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25 marzo 2023 6 25 /03 /marzo /2023 08:19
Arcano maggiore (selfie di Maurizio Crispi)

Sono in un negozio di libri usati,
pieno di scaffali incurvati
sotto il peso di migliaia di volumi polverosi
Altri sono poggiati in pile disordinate 
su grandi tavolacci al centro delle stanze
che sono numerose
Un volume lo prendo subito e dico al libraio
di metterlo da parte per dopo
Se lo ritiene gli lascerò un anticipo sul prezzo
che è di dieci euri

 

Cerco di ingannare il tempo
e indugio ancora
Infatti, di lì a poco
devo raggiungere mio fratello
che si trova in un posto lì vicino
per una delle sue riunioni
Questa volta dovrò intervistarlo
per scrivere un articolo su di lui
e sulle sue attività 
È ancora molto presto
e c’è da aspettare
Ma quando ci sono in giro libri
da esaminare, da esplorare o da leggere
non ci si annoia mai

 

Adocchio un volume rilegato
con la copertina blu,
di elegante fattura e dall'aspetto solido
Il titolo dice “Racconti fantastici”
ma il nome dell’autore
mi è sconosciuto,
oppure semplicemente non compare
nel frontespizio
Mi incuriosisce,
lo prendo e comincio a sfogliarlo
Poi anche a leggerlo,
delle pagine a caso,
qua e là
Sembra un’edizione di pregio
Le pagine sono pesanti
e riccamente intarsiate
con incrostazioni di gemme e metalli preziosi,
ma presentano anche - sotto le dita -
dei rilievi
come se fossero fatte anche
per una lettura tattile

 

Ho l’impressione di essermi imbattuto
in un antico codice esoterico,
pieno di segreti e misteri
Comincio a sfogliare le pagine
una per una
e ad esaminarle con attenzione
alla ricerca dell’Arcano 

 


(Dissolvenza)

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21 marzo 2023 2 21 /03 /marzo /2023 10:08
Poe

Dopo molti anni 
andavo a scattare le foto
alla Cento del Passatore
Arrivavo in incognito:
non volevo essere riconosciuto da alcuno
C’era una gran folla assiepata
all’ingresso di uno Stadio di Atletica
Erano tutti lì
per ritirare pettorale e pacco gara
Nella massa scorgevo volti conosciuti
Qualcuno mi ammiccava
ma io non mi scomponevo
Mettevo mano alla camera
e cominciavo a scattare
Emergeva la vecchia sensazione di piacere
nel cogliere volti, espressioni, dettagli

 

Vedevo un’alta montagna di fronte
e una fila interminabile di camminanti
in maglia rossa, con lo zaino sulle spalle
che si inerpicavano lungo uno stretto sentiero
che saliva a zig zag
su per il suo fianco scosceso

 

Poi giravo per il paese
ed ero sorpreso di constatare
quanto il luogo fosse cambiato 
dalla mia precedente visita
C’era persino una casa
che un tempo era stata abitata da una strega
la quale aveva compiuto qui
un numero incredibile di omicidi rituali
C’era una targa didascalica affissa sulla porta
che diceva tutta la storia
nei suoi dettagli più macabri e raccapriccianti 
Fuori dalla storica dimora storica
c’erano anche delle riproduzioni 3D in grandezza naturale
della fattucchiera e di alcune sue vittime

 

Arrivava vociante una comitiva di turisti
ed io cercavo di cogliere alcuni dettagli
facendo scatti su scatti


Notavo che l’obiettivo era sporco
e che le mie immagini digitali
erano guastate da un’ombra fastidiosa

 

(Dissolvenza)

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14 marzo 2023 2 14 /03 /marzo /2023 08:29

Nessun uomo è un’isola,

completo in se stesso.

Ogni uomo è un pezzo del Continente,

una parte della Terra.

Se anche solo una Zolla viene portata via

dall’onda del Mare,

l’Europa ne sarebbe diminuita,

come se le mancasse un Promontorio,

o una Magione amica o la tua stessa Casa.

Ogni morte di un uomo mi diminuisce,

perché io sono parte dell’umanità.

E così non chiedere mai

per chi suona la Campana:

essa suona per te.

John Donne – Nessun uomo è un’isola (No Mann is an Island, Meditazione XVII, 1624)

Una meditazione in tre tempi
1.

Non so che dire
Certi eventi irrompono all’improvviso
Ti colpiscono duro
Ti lacerano
Ti fanno sentire in colpa
Ti fanno pensare a ciò che non hai fatto
A ciò che hai fatto e a come lo hai fatto
Rifletti sulle debolezze della memoria, 
sull’oblio e sul modo in cui, a volte,
mettiamo da parte le persone
Poi quando la realtà ti colpisce
al petto come un maglio
è troppo tardi per rimediare
Quando ciò accade
si è portati a pensare
alla propria infinita debolezza e fragilità 

 

Non dimentichiamo che,
quando una campana suona a morto
suona per ciascun vivente

 

2.

 

Il vento scuote gli alberi
Fa vibrare le finestre
Si sente fuori dalle mura 
un rimestio o un brontolio 
Ma anche una vibrazione
altalenante 
come se uno stuolo di monaci tibetani
stesse salmodiando l’OM

 

Carte e cartacce,
fogli di giornale, 
involti oleosi stropicciati
bicchieri di carta,
ma anche foglie secche,
danzano nel vento
si sollevano in piccoli vortici
e poi ricadono
fino a quando un turbine
più vigoroso non li prende
portandoli via con sé

 

Il vento allontana le persone,
le isola,
fa volare via i pensieri,  scompigliandoli,
via sciarpe e berretti
Le costringe a piegarsi per resistere,
ma poi le prende e le trascina
nell’Altrove

 

Dove? 
Forse a Erewhon
Forse a Kansas City
Forse a Xanadu di Kubla Khan 
O forse a Shangri-la
o in altri luoghi dove si possa
ricevere il dono (o la maledizione)
dell’eterna giovinezza

 

Dicono che nei giorni di vento
le anime dei defunti
possano più facilmente volare via
libere da catene e da fardelli

3.

Fa caldo in questo giorno di Marzo
Questa sezione del cimitero
è battuta dal sole,
sotto un cielo implacabilmente terso

 

C’é - a poca distanza -
un rifugio ombroso
ai piedi di un cipresso secolare
Mi ci riparo
Accanto a me,
occhieggia con i suoi fiori
una margherita selvatica
cresciuta a fatica
tra gli interstizi d’una sepoltura

 

Avverto la pace
E se non fosse considerato strano
mi sdraierei volentieri 
su d'una lastra tombale
per assorbirne la tellurica frescura

 

Attorno a me s'erge
un fitto bosco di sepolture,
ornate di croci e colonne mozze,
custodite da angeli in preghiera
o dormienti,
adorne di scritture ultime,
alcune abitate e frequentate,
ingentilite da fiori freschi e piante ancora vitali,
altre neglette, dissestate,
con inferriate e recinzioni di metallo
divelte e rugginose

 

I defunti sono qui
attorno a me
Lo sento
Alcuni sono rappacificati e sereni
Altri levano le loro voci irose
per essere stati trascurati

 

Tutti aspettano qualcosa
L’ora che verrà 
o che mai arriverà

 

Si sente echeggiare il verso del corvo,
nero guardiano

Una meditazione in tre tempi
Una meditazione in tre tempi
Una meditazione in tre tempi
Una meditazione in tre tempi
Una meditazione in tre tempi
Una meditazione in tre tempi
Una meditazione in tre tempi
Una meditazione in tre tempi
Una meditazione in tre tempi
Una meditazione in tre tempi
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4 marzo 2023 6 04 /03 /marzo /2023 08:39
Selfie

Ho sognato un sogno complicatissimo,
pieno di sotto-storie elaborate
di cui ricordo solo frammenti

 

C’è un imbonitore che presenta dei prodotti,
all’interno di un tendone allestito ad hoc
A ciascuno dei presenti viene dato un piccolo zaino
pieno di campioni e di minuscoli dispositivi a batteria
Ci sono anche delle affiche pubblicitarie arrotolate
Quasi al termine della presentazione
metto tutto nello zainetto,
inclusi i rotoli,
e vado via, soddisfatto
di aver ricevuto tanta roba in omaggio
I rotoli-affiche sono molto lunghi
(o che siano degli antichi papiri
oppure i famosi rotoli del mar Morto?)
e sporgono fuori dallo zaino
Finirò per perderli, mi dico
Faccio uno spostamento in auto
e scendo trascinando meco lo zainetto
Mi fermo da un lato dove c’è un appoggio
e mi dispongo ad esaminarne per bene il contenuto
Mi accorgo di aver perso i rotoli,
come del resto avevo previsto
Tra i dispositivi, inclusi nella roba omaggio,
c’è anche una specie di macchinetta per radersi
e una tosatrice per barba e capelli
Decido di provarla su di me,
ma - senza specchio per rimirarsi
e tenere sotto controllo il lavoro svolto -
non é cosa agevole,
tanto che, provando e riprovando,
finisco con l’infliggere seri danni
a barba e baffi

 

C’è una dottoressa in camice bianco
che può testare il funzionamento della macchinetta tosatrice
Basta mettersi in fila
e poi sedersi su di una sdraio
appositamente disposta
Faccio il turno
Mi lascio andare sulla sdraio
La tizia impugna la macchinetta
con piglio da esperta
Ci penso io, dice
Poi alla fine mi porge uno specchio
perché possa guardarmi
e valutare il risultato finale
Un disastro!
Sembro un double-face,
metà faccia con barba e baffi
e l’altra metà glabra
Non mi riconosco,
sembro un pazzo!
Cosa fare?
La dottoressa mi dice
che i danni inferti da me stesso
erano troppo ingenti
E adesso dovrò rimanere così
in attesa che il tempo,
grande scultore, bla bla bla
Oppure, prendendo le vie brevi,
posso risolvere tagliando via
ciò che rimane del pelame
che mi riveste il volto
e donarmi qualche anno in meno
Decido per la soluzione
“tempo grande scultore”
e rimango sconsolato su quella sdraio,
sentendomi sul letto di Procruste
Ci sono alle mie spalle dei tipi
che si arrampicano su di un altissimo muro inclinato
e che poi si lasciano scivolare giù
come se fossero su di un scivolo
Gridano e schiamazzano
mentre vengono giù
Sembrano divertirsi un mondo
e sono tutti ricoperti di intonaco bianco
come fossero dei pesci infarinati
pronti per la frittura
Uno accanto a me,
li guarda preoccupato
e vorrebbe intervenire per fermarli
Lo fermò dicendogli
Don’t worry, be happy!
Take it easy!

Lasciali vivere,
si stanno solo divertendo
e sono, per di più, maledettamente abili!

 

Nel mentre arriva la mia ex-moglie,
la madre di mio figlio Francesco,
e mi chiedo se ho sue notizie
Sono sorpreso di questa domanda
So che mio figlio è andato in un luogo lontano,
ma non ho notizie fresche
Lei dice che, a quanto sembra,
si è incamminato a piedi,
assieme ad altri,
per fare ritorno,
mettendo in scena una specie di lunga marcia
Improvvisamente, entro in uno stato
di grande preoccupazione
e raccolgo le mie cose
per andare alla ricerca di mio figlio
Sono in versione double face,
per quanto riguarda baffi e barba
ma non mi importa
Voglio andare dritto al sodo
Intanto, vedo arrivare dei miei colleghi di un tempo
alcuni allora da me
benevolmente detestati
Cerco di non farmi scorgere,
mantenendo una mia invisibilità sociale,
e adottando strategie mimetiche

 

Proseguo per la mia strada,
pieno di preoccupazione,
alla ricerca di mio figlio

Dissolvenza

(26 agosto 2022)

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2 marzo 2023 4 02 /03 /marzo /2023 08:28
Il venditore ambulante (foto di Maurizio Crispi)

(7 dicembre 2022) All'incrocio tra due vie della mia zona (non dirò quali), da anni che io ricordi, addirittura dai tempi in cui praticavo ancora la corsa - sicuramente negli ultimi vent'anni - ogni mattina arriva uno con la sua macchinetta, una piccola cilindrata monovolume
Arriva presto e parcheggia proprio all'angolo dove ci sono le strisce pedonali
Poi, dopo avere indugiato un po' dentro la sua auto, senza fretta, scende, si sgranchisce appena  e si mette all'opera
Apre il cofano posteriore e comincia a scaricare una sua attrezzatura, con ordine immutabile
Prima una sedia pieghevole
Poi ancora dei trispiti metallici
Quindi è la volta di un robusto foglio di compensato che farà da piano d'appoggio per il suo banchetto
E infine numerosi sacchetti e scatole di dimensione standard (all'apparenza si tratta di scatole per scarpe) che contengono la sua mercanzie
A questo punto viene il momento dell'allestimento di un'esposizione di ciò che mette in vendita
Quindi, il tipo si accomoda sulla sua seggia pieghevole e aspetta
Non fa nulla per invogliare i passanti a fermarsi e a visionare i suoi capi
Ma qual'è la  mercanzia che mette in vendita? Ecco, a questo punto lo dirò lo dirò: si tratta di calzini di tutte le misure e colori
E' dunque un venditore ambulante "monotematico", probabilmente senza licenza
Questo è il suo dignitoso lavoro
Ogni giorno di mercoledì (non ricordo se è presente in altri giorni della settimana): forse è sopravvissuto al tempo in cui Piazza Unità d'Italia era sede di un mercatino rionale, che poi venne spostato a Viale Campania e che aveva luogo, appunto, il mercoledì. Attorno vi era tutta una costellazione di venditori ambulanti improvvisati, senza un proprio posto fisso all'interno del mercatino che sfruttavano il grande afflusso di compratore per fare i loro affari
L'uomo è molto meticoloso e misurato nei gesti
Lento
Non ha fretta, come se avesse tutto il tempo del mondo
E' perfino sopravvissuto ai tempi del Covid che per tanti ha significato la perdita di baracca e burattini
Ovviamente, a quei tempi, non era fisicamente presente nel suo angolino
Una volta finite le restrizioni è ricomparso
La cosa più incredibile è che egli sia tanto affezionato a questo punto della città
Non è che si muova da un punto all'altro, come è nella natura di un ambulante ( o forse sì, ma questo non posso dirlo con certezza: mi baso solo su quello che vedo)
Quest'angolo è il suo posto
Questa è la cosa più rimarchevole
NI sembra che ogni anno che passa l tipo sia un po' più acciaccato, il busto è piegato in avanti, e vedo che si muove a fatica nell'espletare le diverse operazioni: però tiene breccia
Non demorde, anche se non ho mai visto in occasione dei miei passaggi, qualche passante fermarsi ad esaminare la sua mercanzia
E' un esemplare vivente di costanza e di buona volontà
Non credo che questa attività sia per lui decisiva ai fini del sostentamento
Tuttavia, , credo che il beneficio secondario principale di essa sia dare dignità alle sue giornate
Conclusa la mattinata raccoglie tutto quanto e se ne va
Non so dove
Riparte e poi, puntualmente ritorna
Ogni volta che passo accanto al suo banchetto lo saluto e lui risponde al mio saluto

 

E se le cose stessero diversamente?
Il fatto che egli non venda mai nulla è indubbiamente un’anomalia che conduce a degli interrogativi
Per esempio, perché - visto che non fa affari.- non si sposta in un punto della città che sia più redditizio
Forse il suo obiettivo è semplicemente quello di stare, ristare ed osservare.
Qualcuno mi ha detto che in altri punti della città è possibile identificare analoghi venditori che nulla vendono, ma passano il loro tempo in silenziosa (o vigile) attes.
Forse l'omino che non vende mai nulla, come altri suoi colleghi sparsi qua e là nel territorio cittadino, è soltanto una sentinella silenziosa, più che in proprio per conto di qualcuno
È incredibile come una stessa cosa, a partire da piccoli dettagli, possa metamorfizzarsi in qualcosa d'altro, magari inquietante, aprendo la strada a perturbanti interrogativi.

Il venditore ambulante (foto di Maurizio Crispi)
Il venditore ambulante (foto di Maurizio Crispi)
Il venditore ambulante (foto di Maurizio Crispi)
Il venditore ambulante (foto di Maurizio Crispi)
Il venditore ambulante (foto di Maurizio Crispi)

Il venditore ambulante (foto di Maurizio Crispi)

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17 febbraio 2023 5 17 /02 /febbraio /2023 10:27
Interno (foto di Maurizio Crispi)

Vedo spesso un inquilino del mio stabile
di ritorno dalla sua passeggiata quotidiana
Sale le scale lentamente
un gradino alla volta
Pare oberato dalla fatica
Dopo ogni fuga di scale,
se ne sta in piedi sul pianerottolo, 
un po’ tremolante sulle gambe, 
il busto lievemente piegato in avanti
Riposa e rifiata,
prima di affrontare la rampa successiva
Anche quando arriva al suo piano
se ne sta a lungo immobile
prima di dirigersi verso la porta di casa,
timoroso forse di entrare nella sua solitudine

 

Il vecchio portiere defunto 
è ritornato in servizio,
redivivo
Al mio passaggio, 
mi consegna una pipa
di foggia strana
Il fornello è ancora caldo
Scotta quasi
Mi raccomanda di consegnarla
ai signori dell’ultimo piano
che l’hanno dimenticata
Si affida a me per questa incombenza
poiché non più forze sufficienti
per alzarsi dalla sua guardiola
Salgo le scale,
a passo gagliardo,
reggendo la pipa e attento
a non scottarmi
Mi imbatto nell’inquilino
che, come sempre,
sale le scale a tappe
e lo supero
Lui, immobile, come in meditazione,
nemmeno si accorge di me
Volo a grandi balzi verso l’ultimo piano
Penso che sarà bello conoscere
con la scusa della pipa
questi nuovi condomini,
appena arrivati nel palazzo,
e fare con loro conversazione

 

Il mio appartamento è un caos totale
Tutto sottosopra
Non ci sono nemmeno le porte,
rimosse o spostate,
Non riconosco più nulla
del mio familiare disordine
La mia prima reazione sarebbe
quella di agitarmi, e di affliggermi;
Ma respiro a fondo, esalo, respiro
Penso che, in fondo,
ciò non è così grave
Vado a stendere i panni appena lavati
Non mi rimane molto altro da fare
Meglio così 

 

Per vivere, bisogna morire

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16 febbraio 2023 4 16 /02 /febbraio /2023 11:11
Non aprire quella porta (foto di Maurizio Crispi)

Voglio raggiungere A.
nella casetta di Capo Zafferano
Eravamo stati assieme ad una specie di convegno
(non ricordo cosa riguardasse:
forse il tema principale trattato era il Karma
e il modo in cui la conoscenza e l'addestramento all'uso consapevole 
del vento energetico possano modificarlo e farlo evolvere)
Ci separiamo, sicuri del fatto
che di lì a poco 
ci saremmo rivisti
Io mi fermo ad uno spaccio di alimentari
per acquistare qualcosa da mangiare
C'è anche un reparto gastronomia 
e un'espositore di pezzi di rosticceria appena fatti,
ancora fumanti di cottura
Scelgo qualcosa
e aspetto che il commesso al bancone mi incarti tutto
Gli chiedo anche una birra grande
Mi chiede di che marca
Io dico: Una birra messina, in bottiglia grande,
per favore e grazie,!

Ma l'inserviente è di tutt'altro parere 
Comincia ad elencare tutti i diversi tipi di birra che hanno in catalogo,
da quelle più banali alle più esotiche
enunciandone tutte le qualità
Sono alquanto indispettito e non mi lascio abbindolare
Rimango fermo sulla mia posizione
La birra messina è la migliore - affermo
Quelle estere sono spazzatura o una presa per il culo
E poi abbiamo anche altre birre nostrane che sono eccellenti
Per esempio c'è la ichusa
, concludo, ottima, che fanno in Sardegna
Si materializza accanto a me un Maurizio 
che conosco dai tempi del lavoro,
il quale dice: Hai sbagliato si dice Icnusa!
Ah, sì! Grazie!, io replico piccato, Ma la correzione non ha alcuna rilevanza
Ichusa o Icnusa, non fa alcuna differenza, sempre buona è

L'inserviente mantiene un atteggiamento di sufficienza
e non si da per vinto
Gli chiedo di darmi i miei involti in modo tale
che io possa andare via
ma lui, dispettoso li tiene in ostaggio
Per farmeli consegnare e pagare il dovuto
devo litigare con lui ed alzare la voce
Usciamo, io e il mio alter ego
Ci mettiamo in auto e partiamo
Quando siamo ben distanti,
mi batto la mano sulla fronte
C****! Mi sono dimenticato di prendere la birra!
L'altro Maurizio mi fa: Siamo andati troppo avanti!
Non possiamo tornare indietro!
Ed invece sì, faccio io
, stizzito!
Ma A. ci sta aspettando!, fa l'alter ego
Non importa, replico  io, E' una questione di principio!
Cambiamo direzione

 

Non aprite quella porta 2 (foto di Maurizio Crispi)

Dopo un po' arriviamo in un posto distante
che non è certo quello dove si trovava lo spaccio di alimentari
Mi sembra di riconoscerlo, tuttavia
E' uno dei rifugi montani del CAS  
- o è quello di Piano Zucchi
o il Sempria sopra Castelbuono -
Scendiamo dall'auto,
con gli involti del pranzo sotto il braccio
Il mio alter ego omonimo è scomparso
e, al suo posto , c'è ora un giovane avvocato di mia conoscenza
Entriamo nell'atrio del rifugio
e cerchiamo di parlare con qualcuno della reception
che però è deserta
Siamo innervositi dall'attesa
Vorrei chiamare A,
ma non trovo più il mio telefono
Devo avere lasciato pure quello
nello spaccio di alimentari
La mia impazienza cresce a dismisura,
sono arrabbiato
e cerco di placare la mia ira 
respirando regolarmente
Dopo un po', con molto comodo, appare una tizia
sciatta e scialba,
e chiede cosa vogliamo
Io sono senza parole
Parla a nome mio l'avvocato
che spiega del motivo della nostra presenza lì
La tizia dice che non può aiutarci in alcun modo
E l'avvocato chiede: Per fare una telefonata?
La tizia indica un telefono a parete, vecchio come il cucco
E' libero! Servitevi pure! Però, mi raccomando,
TELEFONATE BREVI!!

Sissì, diciamo noi quasi in coro
Vado al telefono, ma - oddìo - 
come fare? Non ricordo a mente il numero di A.!
Come fare ad avvertirla del ritardo?
Sarà lì a marcire in attesa nella villetta di Capo Zafferano, 
e non avendo mie notizie si starà infuriando!
Mi sento perso
Dico all'avvocato: Risaliamo in auto e andiamo!
Ma dove?, fa lui, visto che qui siamo fuori strada e in ogni caso
lontani almeno un centinaio di chilometri 
dal posto dove saremmo dovuti arrivare
Non importa, faccio io, troveremo la via!
ma dobbiamo andare via di qui!
Mi metto alla guida risoluto,
ma - adesso - per uscire dal parcheggio 
bisogna percorrere uno stretto tunnel 
al termine del quale vi è una brusca curva a gomito
dove il passo carrabile sterrato si trasforma
in un sentiero molto stretto,
contornato da una recinzione di filo spinato
Dobbiamo fare marcia indietro, grido concitato,
Da qui non vi è via di uscita!
Ingrano la marcia indietro e parto
Sento subito un rumore di lamiere lacerate 
e un forte stridore metallico
Abbiamo toccato!
Ingrano la prima e faccio un balzo avanti,
causando altri rumori stridenti  e altri danni
Siamo bloccati! Dio mio! 
Come ho ridotto la mia gloriosa auto
con la quale ho già fatto fatto il giro della Terra 
sulla linea dell'equatore per ben sei volte 
(e mi mancano solo 10.000 km
per completare il settimo giro del pianeta, 
che sarà anche il mio Settimo sigillo)

 

Mi sembra di essere in una situazione senza via d'uscita
Ho mancato l'appuntamento con A.
che sarà infuriata con me
Non ho la mia birra
Ho perso il telefonino
Ho semidistrutto la mia auto
Mentre me ne sto seduto impotente 
dentro l'abitacolo della mia vettura
ecco stagliarsi in fondo al tunnel alle mie spalle
la sagoma inconfondibile di mio padre
che non vedo da così tanto tempo
E' sicuramente reduce
da una delle sue passeggiate in montagna
Mi appare calmo e risoluto

Dissolvenza
 

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15 febbraio 2023 3 15 /02 /febbraio /2023 11:30
Rowing (dall'archivio di Maurizio Crispi)

Dopo molto tempo
mi sono ritrovato a vogare sul canoino
Ero nel piccolo golfo di Mondello 
e procedevo in direzione della sede del Lauria
Ma non ero sul canoino
in dotazione del Circolo
Quando ero in prossimità
del punto di attracco,
mi preparavo ad accostare
In modo da avvicinarmi 
ai fondali più bassi
di poppa,
andando cioè a ritroso,
remando contro, in altri termini

 

Il fondale non era sabbioso,
come é nella realtà,
ma irto di scogli aspri
che vedevo nitidamente
nella trasparenza dell’acqua 
Anche la conformazione del punto d’attracco 
era differente:
anziché la superficie liscia
e in dolce declivio dello scivolo per le barche
vi erano grosse rocce affioranti 
piene di punte aguzze
Si era formata una risacca
che mi trascinava velocemente
verso quei massi guarniti di denti
che, in un solo attimo, 
al primo tocco,
avrebbero frantumato la fragile chiglia
Intraprendevo una lotta con la risacca
per risospingere l’imbarcazione 
verso il largo e al sicuro
Per quanto vogassi,
rimanevo in una situazione di stallo
e, a poco a poco, andavo perdendo terreno
(acqua, sarebbe meglio dire)
e vedevo quelle asperità minacciose
farsi sempre più vicine
Non ho scampo, pensavo,
Ora mi schianto!

 

Poi con la forza della disperazione
facevo scendere in acqua i remi
per un’ultima volta
e facevo leva,
concentrato in uno sforzo sovrumano,
i muscoli gonfi allo spasimo,
sino a quando il barchino,
superata l’impasse,
non cominciava a sfilare verso fuori

 

Sono salvo!
Sono libero!

E vogavo di nuovo
verso il mare aperto

Dall'archivio fotografico di Maurizio Crispi

Dall'archivio fotografico di Maurizio Crispi

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10 febbraio 2023 5 10 /02 /febbraio /2023 09:55

Se è andato un vecchio caro amico

Gian Mauro Costa su Facebook

Foto condivisa su Fb da Gian Mauro Costa che ha commentato: “Se è andato un vecchio caro amico”.

Foto condivisa su Fb da Gian Mauro Costa che ha commentato: “Se è andato un vecchio caro amico”.

La grande magnolia abbattuta (foto di Maurizio Crispi)

È crollato un gigante.
È stato come se l’enorme mano d'un gigante invisibile avesse abbattuto un suo pari, dopo una strenua lotta.
Il gigante crollato è l'immensa Magnolia, ubicata all'angolo tra Viale delle Magnolie e via Boris Giuliano (ex Via Piemonte) che - da quando abito in questa zona (e, cioè, dal 1962) - ogni giorno mi sono ritrovato ad ammirare (e a salutare) quando passavo sotto la sua vasta canopia nei miei spostamenti quotidiani.
Tra l'altro, anche adesso, ogni giorno passo da lì, in occasione della mia passeggiata mattutina con il cane. Di solito, percorro viale Lombardia, quindi svolto per via delle Magnolie e passo sul ponticello di metallo, che, nel tempo, è stato parzialmente conglobato nella massa sempre più sviluppata di tronco e radici columnari (cosa che mi piace molto fare). Oggi, al momento di uscire, ho perso del tempo: non trovavo il mio I-phone e mi sono soffermato a scrivere una mail. Probabilmente, se fossi andato senza questi imprevisti mi sarei trovato a passare sotto la magnolia proprio nel momento critico…
Passare da lì, percorrere il ponticello metallico che moltissimi anni addietro l'amministrazione comunale pose per evitare ai passanti di inciampare nell'asperità delle radici emergenti dal suolo e causanti dissesto del marciapiedi, era per me un must. Come pure era un must stare ad osservare le radici pensili che scendevano lungo il tronco e che, anno dopo anno, si andavano ingrossando sino a diventare tronchi che poi si fondevano con quello principale.
Il guaio è che queste magnolie senza la possibilità di gettare radici columnari anche a distanza dal tronco principale e che poi diventano delle vere e proprie colonne portanti della grande fabbrica arborea e senza periodici interventi di alleggerimento finiscono con il diventare instabili, anche perché le radici nel terreno non possono andare dovunque, espandendosi a raggiera, in considerazione della cementificazione.
La grande Magnolia cresciuta a dismisura, con le sue radici interamente su suolo pubblico, è stata sottoposta a manutenzione l'ultima volta circa 10 anni addietro (secondo la testimonianza di uno dei condomini dello stabile ad angolo) e poi nulla più, malgrado le numerose richieste che si sono succedute nel corso degli anni senza che ottenessero nessuna significativa e fattiva risposta.

Ma torniamo al fatto.
Al crollo un’auto di passaggio è rimasta intrappolata. Il tettuccio è stato parzialmente deformato, ma i passeggeri sono stati estratti illesi, per quanto scioccati, grazie all'intervento tempestivo di un buon samaritano e accompagnati all'interno dell'atrio del Tiffany Cityplex, in quel momento aperto per via della presenza del personale adibito alle pulizie. Per loro, solo tanta paura e, ovviamente i danni materiali della vettura schiacciata sotto il peso immane dei rami.
E, per fortuna, il crollo non è avvenuto in ora di punta, quando - spesso e volentieri - le auto in questo tratto di strada sono incolonnate.
Altre auto parcheggiate ai lati della via sono state sepolte sotto le possenti diramazioni del tronco principale.
Come già detto, l’enorme magnolia si trova ubicata all’angolo tra via Boris Giuliano (ex via Piemonte) e viale delle Magnolie, qui a Palermo.
Il crollo è avvenuto con un enorme schianto, attorno alle 7.20: così hanno riferito alcuni condomini della palazzina ad angolo che sono stati a lungo ad osservare gli spasmi dell'albero mentre si apprestava il crollo, quasi avesse ingaggiato una lotta contro un nemico invisibile, prima di soccombere.
Soffiava, nelle ore del cedimento, un forte vento di grecale a raffiche.
Interessante notare che la prima auto della Polizia municipale è arrivata soltanto alle 8,10. Molta tempestività, davvero.
Ma c’è anche da dire che i Vigili Urbani, con maggiore urgenza, sono andati a presidiare l’incrocio tra via Piemonte e via Principe di Paternò. Ovviamente, si è creato subito un ingorgo di immani proporzioni.
Anche i Vigili del Fuoco sono arrivati in leggero ritardo.
Hanno transennato approssimativamente le macerie del grande albero che occupavano l’intera carreggiata e hanno cominciato a sgridare rudemente chi faceva la mossa di avvicinarsi molto: “Adesso che siamo arrivati noi C’é pericolo!” - ha detto qualcuno di loro, con involontaria e inconsapevole ironia.

Foto di Maurizio Crispi
Foto di Maurizio Crispi
Foto di Maurizio Crispi
Foto di Maurizio Crispi
Foto di Maurizio Crispi
Foto di Maurizio Crispi
Foto di Maurizio Crispi
Foto di Maurizio Crispi
Foto di Maurizio Crispi
Foto di Maurizio Crispi
Foto di Maurizio Crispi
Foto di Maurizio Crispi
Foto di Maurizio Crispi
Foto di Maurizio Crispi
Foto di Maurizio Crispi
Foto di Maurizio Crispi
Foto di Maurizio Crispi
Foto di Maurizio Crispi
Foto di Maurizio Crispi
Foto di Maurizio Crispi
Foto di Maurizio Crispi
Foto di Maurizio Crispi
Foto di Maurizio Crispi
Foto di Maurizio Crispi
Foto di Maurizio Crispi
Foto di Maurizio Crispi
Foto di Maurizio Crispi
Foto di Maurizio Crispi
Foto di Maurizio Crispi
Foto di Maurizio Crispi
Foto di Maurizio Crispi
Foto di Maurizio Crispi
Foto di Maurizio Crispi
Foto di Maurizio Crispi

Foto di Maurizio Crispi

Poi, dopo qualche tempo, sono arrivate le motoseghe con le loro urla laceranti e il gigante è stato smembrato e fatto a pezzi, in un tempo risibile considerando il tempo che aveva impiegato a crescere e a fortificarsi.
E mentre le motoseghe urlavano, la magnolia lacerata e spaccata piangeva rivoli di sangue bianco.

A poco a poco, a fatica, il grande corpo è stato smembrato, via le braccia, via le gambe, poi tagliato a pezzi, ma il colosso ha resistito a lungo, in una dura lotta con le motoseghe che stridevano e un escavatore enorme che abbatteva i denti di acciaio che guarnivano la sua benna sul tronco principale già scalfito dalle lame della motosega, per completare la loro opera destruente.
Una tristezza infinita, ancora maggiore di quella derivante dal vedere il colosso abbattuto sull'asfalto.
L’agonia è durata sino al tardo pomeriggio, quando già era calato il buio e quando rimanevano soltanto frammenti e detriti; e soltanto le grandi radici tabulari ancora profondamente radicate.
Chi sa se dopo, con calma e meticolosità, gli uomini delle motoseghe e delle ruspe ingaggeranno una battaglia pure contro di loro!
Oso pensare (e desiderare nel profondo del mio cuore) che quelle radici possenti, sporgenti dal terreno come le creste di un dinosauro antico, vengano lasciate lì in segno di rispetto e nella memoria del grande albero, in attesa che magari un giorno possano germogliare di nuovo e rigenerare una pianta vigorosa.
E' solo una fantasia la mia, ovviamente, perché molto realisticamente sono certo che tutto quanto verrà spazzato via, in nome dei "sani" principi della sicurezza e del "mettere tutto in sicurezza" che escludono del tutto il pensare e il sentire poetico ed emozionale.

È stata questa la fine triste di un gigante che mi è stato compagno, anche amico direi, e che, negli anni, ho fotografato, per non parlare delle innumerevoli volte in cui al mio passaggio ne ho sfiorato il tronco sperando che una parte della sua forza entrasse in me.

Un gigante buono e gentile che, anche nel momento del crollo, è riuscito a non far male a nessuno.

Foto di Maurizio Crispi
Foto di Maurizio Crispi
Foto di Maurizio Crispi
Foto di Maurizio Crispi
Foto di Maurizio Crispi
Foto di Maurizio Crispi
Foto di Maurizio Crispi
Foto di Maurizio Crispi
Foto di Maurizio Crispi
Foto di Maurizio Crispi
Foto di Maurizio Crispi
Foto di Maurizio Crispi
Foto di Maurizio Crispi
Foto di Maurizio Crispi
Foto di Maurizio Crispi
Foto di Maurizio Crispi
Foto di Maurizio Crispi
Foto di Maurizio Crispi
Foto di Maurizio Crispi
Foto di Maurizio Crispi
Foto di Maurizio Crispi
Foto di Maurizio Crispi
Foto di Maurizio Crispi

Foto di Maurizio Crispi

Ficus, riflessione del giorno dopo: io non conosco chi abita nell’appartamento che gode di un bel giardino utilizzato per parcheggiare l’auto e le motociclette anziché godersi il verde in città, e sicuramente mi renderò impopolare con questo post; ma, dalla fotografia, risulta evidente che il cortiletto cementificato apparteneva per legge di natura al ficus centenario, piantumato anni prima che si decidesse di costruire il palazzo, che si decidesse di fare della curva a valle un asse viario dirimente del traffico cittadino. Altre epoche, altre sensibilità, ma mi piacerebbe sognare un futuro in cui le città diano il giusto respiro agli alberi e alla natura, nostra salvezza.

Maria Adele Cipolla - riflessione del giorno dopo

La Conigliera, storica tenuta dei Florio, doveva essere all’inizio del secolo uno degli spazi verdi più belli della città, un giardino caratterizzato dalle sue geometrie e dalla presenza di una struttura Liberty, ora non più esistente. Di quest’area, travolta dalla speculazione edilizia e distrutta infine da un incendio, oggi rimane soltanto un filare di ficus, che costeggia l’attuale via delle Magnolie.

La conigliera dei Florio, emblema di un altro progresso

La memoria della "Conigliera", in Viale delle Magnolie n.1, a Palermo (foto di Maurizio Crispi)

(Mauro Alessi) Panormos era una città tutta giardino e come una collana (dal greco ὅρμος) cinta dalla Conca d'Oro. In questo Eden le famiglie nobili e quelle venute dall'estero per innovative attività imprenditoriali condividevano il piacere di una vita immersa nella Natura di parchi e ville ricchi di specie botaniche acquistate in paesi esotici o scambiate tra loro, nell'ottica di una competizione nata per stupire ospiti, amici e visitatori. Vincenzo Florio che risiedeva all'Olivuzza, a villa Igiea e alla Casina dei Quattro Pizzi all'Arenella aveva acquistato un appezzamento di terreno dell'enorme giardino del duca Oneto di Sperlinga (firriato di Sperlinga) che si estendeva dalla sua settecentesca villa in via P.pe Palagonia (oggi diventata sede del Tribunale per i minori e del carcere Malaspina) verso la costa. Con la sua passione per la caccia e per la botanica realizzò una "conigliera" con un viale d'accesso costeggiato da sedici Ficus Macrophylla columnaris (denominati anche magnoloides da cui Viale delle Magnolie), figli del primo arrivato 170 anni prima all'Orto botanico di Palermo dall'Australia. Alla fine del viale era stato edificato un cottage (chalet) con torretta d'avvistamento per la cacciagione e al centro della conigliera una grande gebbia per irrigazione di agrumi e specie floreali spesso utilizzata per svaghi balneari e per gite in pedalò come fosse un laghetto.
All'interno del cottage, era predisposta una sala biliardo che permetteva il riposo di figli e consorti durante l'attività venatoria di padri e mariti. Un'altra porzione del 'firriato Sperlinga' era stata acquistata nel 1886 da Joshua Whitaker e dalla moglie Euphrosyne, che risiedevano nella palazzetto in stile gotico-veneziano, oggi sede della Prefettura in via Cavour.
Nel 1952 il sindaco Scaduto stipulò un accordo fra il Comune, i rappresentanti della Società Generale Immobiliare e i proprietari dei terreni autorizzando lottizzazioni di 60.000 
metri quadri a fronte di una cessione di 18.000 mq. come parco pubblico urbano (l'attuale "villa Sperlinga"). La speculazione travolse tutto e i poveri Ficus Macrophylla furono avvolti dal cemento non riuscendo più a trovare appigli per le loro radici aeree (columnari) e incontrando fondazioni edilizie per quelle sotterranee.

Le osservazioni di Mauro Alessi si ispirano ampiamente ad un articolo scritto da Cassandra Carroll Funsten, architetto paesaggista che allego qui di seguito in .pdf, scaricabile.

Ecco lo splendido articolo sulla "Conigliera dei Florio di Cassandra Carroll Funsten, architetto paesaggista

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28 gennaio 2023 6 28 /01 /gennaio /2023 11:19
 Scintillante (foto di Maurizio Crispi)

Ho sulla schiena
un dispositivo antigravitazionale
che mi consente di salire o di scendere
nel vuoto in verticale,
anche trasportando dei pesi
Quando si scende, peró,
occorre accendere
per motivi di sicurezza
una luce lampeggiante arancione
che è collocata sulla schiena,
mediante un piccolo interruttore
che è pure sulla schiena
Per azionarlo occorre torcere un braccio
all’indietro
Un movimento assai poco naturale
Ed io che sono diventato 
un mucchio d'ossa anchilosato
faccio fatica a compierlo

 

Per il resto, é tutto facile ed intuitivo
Devo soltanto combattere la mia paura del vuoto
Passo ore in una speciale palestra
ad esercitarmi
fino a che ogni movimento
diventa fluido

 

Mi guida in questo percorso
di apprendimento e sperimentazione
un veterano, indulgente e comprensivo,
Spero di imparare con rapidità

 

Salgo e scendo nel vuoto
di continuo
senza concedermi tregua

 

Il professor di fisica,
provando e riprovando,
scoperse chi lo stronzo
precipita fumando

 

Passo e chiudo

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DSC04695.jpegQuesta pagina è la nuova casa di due blog che alimentavo separatamente. E che erano rispettivamente: Frammenti. Appunti e pensieri sparsi da un diario di bordo e Pensieri sparsi. Riflessioni su temi vari, racconti e piccoli testi senza pretese.

Era diventato davvero troppo dispendioso in termini di tempi richiesti alimentarli entrambi, anche perchè nati per caso, mentre armeggiavo - ancora alle prime armi - per creare un blog, me li ero ritrovati ambedue, benchè la mia idea originaria fosse stata quella di averne uno solo. Infatti, non a caso, le loro intestazioni erano abbastanza simili: creatone uno - non ricordo quale dei due per primo - lo ho "perso" (per quanto strano ciò possa sembrare) e mi diedi alacremente da fare per ricrearne uno nuovo. Qualche tempo - nel frattempo ero divenuto più bravino - il blog perso me lo ritrovai).

Ohibò! - dissi a me stesso - E ora cosa ne faccio?

La risposta più logica sarebbe stata: Disattiviamolo!. E invece...

Mi dissi: li tengo tutti e due. E così feci. E' stato bello finchè è durato...

Ma giocare su due tavoli - e sempre con la stessa effcienza - è molto complicato, ancora di più quando i tavoli diventano tre e poi quattro e via discorrendo....

Con overblog ho trovato una "casa" che mi sembra sicuramente più soddisfacente e così, dopo molte esitazioni, mi sono deciso a fare il grande passo del trasloco, non senza un certo dispiacere, perchè il cambiamento induce sempre un po' di malinconia e qualche nostalgia.

E quindi ora eccomi qua.

E quello che ho fatto - ciò mi consola molto - rimane là e chiunque se ha la curiosità può andare a dargli un'occhiata.

 

Seguendo il link potete leggere il mio curriculum.

 

 


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