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10 febbraio 2025 1 10 /02 /febbraio /2025 07:44
E la vinse zi' Dima (foto modificata di Maurizio Crispi)

Dov’ero io?
Cosa facevo?
Cosa dicevo?

Ero in un grande palagio labirintico,
pieno di corridoi
scale, 
disimpegni
Rimbombi
Voci dissonanti ed aspre
Idiomi stranieri
Clangore di cancelli 
che si aprono e chiudono
Alte mura
Finestre strette
guarnite di inferriate di solido acciaio
C’è, difficile da trovare,
un'unica porticina stretta
come via d'uscita e salvamento
oltre la quale
(behind the Green Door)
s’apre lo sguardo libero
verso un infinito cielo azzurro
non dissonante
Devo viaggiare
ogni volta attraverso questa magione
percorrendone i camminamenti,
eludendone le trappole letali,
evitando abilmente i vicoli ciechi,
senza sapere
se mai potrò ritrovare 
la via del ritorno
e sopra ogni cosa
rivedermi con Ale
che, prima di ogni nuova esplorazione,
m’infonde fiducia con le sue parole
(e so che mi aspetta 
per tendermi la mano
e aiutarmi a percorrere 
gli ultimi passi perigliosi
Poi, al nuovo rintocco di campana,
partirò per compiere 
ancora il mio giro
Certa è la dipartita
Incerto è il ritorno
Mi sento come Teseo
pronto ad entrare nel Labirinto
irto di pericoli
e infestato non da uno
ma da molti, cento, Minotauri 
Questa volta son fiducioso
Il mio umore è lieto, quasi
Forse, posseggo
un metafisico filo
per ricondurmi indietro
e ne ho la padronanza;
e quel filo, sottilissimo eppure solido,
tessuto da Aracne,
me lo ha donato la mia Arianna

(dissonanza in dissolvenza)

Viaggio in auto con mio fratello
La macchina è quella mia,
ne sono certo
Siamo seduti ambedue
sul sedile di dietro
e da lì io guido
tenendo in mano delle redini di cuoio
come fossi l’auriga 
d’un cocchio da guerra trainato
da un tiro di quattro possenti roani
La velocità si fa grandissima
e temo di perdere il controllo 
della mia vettura
Sono un po’ nel panico
Mio fratello è divertito 
e si lancia in grandi risate
Arrivando ad una rotonda,
decido di fermare la corsa 
ormai fin troppo perigliosa
e tiro i freni
C’è una gran derapata
con stridore di ruote
e minaccia di capovolgimento,
e poi un’immobilità silenziosa
in cui si sentono solo
i crepitii lievi di metallo urlante
surriscaldato che si detende 
Scendo per verificare i danni 
eventuali
vicino al blocco motore si è fermato
uno dalla faccia poco raccomandabile 
e sta armeggiando con qualcosa del motore
Temo che voglia asportare un pezzo 
essenziale per il suo funzionamento
Si aggiunge un altro ceffo
Capisco che anche costui
é tutt’altro che amichevole
Sì allontanano 
Io li seguo
Cerco di colpire uno dei due
con un pugno da barzelletta
che non ha efficacia
(é come se fossi senza forze)
Poi afferro uno dei due 
e con forza sovrumana
lo sollevo come fosse un fuscello
e lo scaglio lontano
La stessa cosa faccio con l’altro
trovando dentro di me
una forza inattesa ed esplosiva

Dissolvenza

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8 febbraio 2025 6 08 /02 /febbraio /2025 07:56
Le torri della cattedrale (foto modificata di Maurizio Crispi)

Alte torri merlate 
svettano,
adornate di guglie ardite
che da secoli
sfidano il cielo

D’improvviso
tremano e oscillano
vibrano e si torcono
in preda al tormento interno,
d’un demone prigione 
chiedente liberazione
e crollano
in una gran nube di polvere
che si leva dalle macerie
e poi è tutto silenzio
Non una voce si leva
per interminabili istanti


E poi richiami concitati
risuonano e si rincorrono
Che?
Che fu?
Ci fu cosa?
Brusio di parole
Babele delle lingue

Indi compaiono

i primi fantasmi barcollanti
grigi di calcinacci
e di pietre sbriciolate


Quelle ombre 
a passi incerti
camminano sperse
tra i rottami desolati
delle glorie di un tempo

Tempo verrà 

Sic transit gloria mundi

Il 7 febbraio, alle 16.19 circa è stata registrata una scossa di terremoto, con epicentro al largo delle isole Eolie. La scossa è stata avvertita con forza ad Alicudi e a Filicudi tanto da indurre gli abitanti ad abbandonare le case, ma si è sentita anche a Palermo e a Messina.
In quel momento, io ero dalle parti della Cattedrale dove mi ero recato come d'abitudine per prendere mio figlio all'uscita della scuola.
E' stato mio figlio a dirmi dell'evento e subito abbiamo cercato conferma su internet.
E' stato immediato per me costruire nella mia mente le immagini che ho riportato in questa nota di diario e in cui visualizzavo il crollo delle torri millenarie (più o meno) della Cattedrale.
Non ho potuto fare a meno anche di richiamare alla mente il poema di Percy Bysshe Shelley, ovviamente

Maurizio Crispi

Percy Bysshe Shelley

I met a traveller from an antique land
Who said: “Two vast and trunkless legs of stone
Stand in the desert . . . Near them, on the sand,
Half sunk, a shattered visage lies, whose frown,
And wrinkled lip, and sneer of cold command,
Tell that its sculptor well those passions read
Which yet survive, stamped on these lifeless things,
The hand that mocked them, and the heart that fed:
And on the pedestal these words appear:
‘My name is Ozymandias, king of kings:
Look on my works, ye Mighty, and despair!’
Nothing beside remains. Round the decay
Of that colossal wreck, boundless and bare
The lone and level sands stretch far away.”

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8 febbraio 2025 6 08 /02 /febbraio /2025 05:14

Un anno fa questo scrissi, ispirato dalla voglia incontenibile di merendine pomeridiane di mio figlio Gabriel

Maurizio Crispi (8 febbraio 2024)

Arancia abbandonata in un anfratto (foto di Maurizio Crispi)

Merenda, merenda
Voglio la merenda
Merenda sì, merenda no
Merenda sì, sì, sì, sì 
Sìiiiiiiiiii, nooooooooo,
SÌ!
Io merenderò, merenderò 
Il Merendero l’è un gran bandidero
È sempre merenda
Ogni momento è buono per far merenda

Merenda dolce, 

merenda salata, questo l’é

un gran dilemma
Panino con la Nutella
Panino con la mortadella
Fettine di salamella 
Una bella ciambella
ma anche un’arancinella bella
ma anche la bella salsiccia
o i würstel giganti
con la maionese 
Biscottini e patatine,
ma anche pancetta abbrustolita,
ovetto sodo,
ovetto al tegamino,
piatto di pasta fumante
Pane con l’olio
Pane abbrustolito con lo zucchero 
Una banana,
due banane,
tre banane
Mela che mela
Ora me la mena la mela
Mela bollita,
mela cotta nel forno
 

Ho fame, fame, fame,
molta fame,
tanta fame,
è sempre tempo di far merenda,
il mondo intero fa merenda,
il mondo in una merenda,
il mondo è una merenda
Merenda delenda
Merenda for ever

 

Amen

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7 febbraio 2025 5 07 /02 /febbraio /2025 06:13
Pensoso (selfie, Maurizio Crispi)

Ho sognato che andavo a New York
Partivamo tutti quanti per andarci: mio padre, mia madre, mio fratello e ci andavamo con la Tatamobile (La speciale vettura con rampa mobile per consentire l'accesso su di essa di mio fratello in carrozzina) e c’era anche il cane, come nei due famosi romanzi di 
Jerome K. Jerome
A New York ci andavamo per mare e, infatti, a bordo del veicolo giungevamo fino a un porto dove avremmo dovuto imbarcarlo 
Arrivati ai moli e agli attracchi, io scendevo dall’auto e cominciavo a scattare delle foto a un gruppo di marinai che si facevano degli scherzi tra loro e che saltavano in alto, facendo piroette con abilità degna di artisti circensi e mettendo alla prova la propria abilità in una sfida reciproca
Riuscivo persino a congelare uno in aria in una strana postura  (ed ero molto fiero di questo scatto)
Più tardi, il viaggio era già compiuto e con la Tatamobile parcheggiavamo in uno spazio dedicato alle vetture per disabili, proprio davanti all’hotel a cui eravamo destinati
Due vigilanti nerboruti e con il volto di pietra  (di quelli con il dispositivo auricolare nell’orecchio, per intenderci) ci guidavano sino al nostro parcheggio
Entravo nell’hotel, con la mia attrezzatura fotografica, e qui trovavo una grande folla fatta di tanti, uomini, donne, per non parlar dei cani, che erano venuti sin da Palermo per correre la maratona di New York
Io non ero là per questo, ma solo per fotografare 
Eppure mi ritrovavo immerso in questo turbine di folla oceanica, uno sterminato fiume di persone intente nel loro scopo, immerse nel loro sogno e nella loro visione, tutti camminanti a testa alta e con vigore nella stessa direzione
Mi univo a loro
il mio cuore batteva all'unisono
All’improvviso, comprendevo che anch’io avrei fatto parte della squadra, che avrei indossato un pettorale e che avrei corso la maratona di New York, pur non avendo alcuna preparazione per portare il complimento la sfida della grande mela 
Ricevevo gli indumenti idonei, pantaloncini e canotta, scarpe da corsa e indossavo il numero che mi viene assegnato, con foga quasi sacrale ed iniziatica
Nient'altro, niente orpelli tecnologici, niente computerini da polso, niente cronometro, niente smartphone per tracciare il percorso fatto, niente cardiofrequenzimetro: voglio correre la distanza di maratona alla maniera di Fidippide
Non ero pronto, eppure mi sentivo pronto 
Avevo il cuore in gola 
Trepidante sono in attesa del segnale dello start 
Non so se ce la farò 
Ma sicuramente ce la metterò tutta 

Il dado è tratto!

Ready Player Number One!

Dissolvenza

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4 febbraio 2025 2 04 /02 /febbraio /2025 14:02
foglia e specchio d'acqua (foto di Maurizio Crispi)

Ho sognato che pedalavo sulla bici
Poi imboccavo un viale del Parco della Favorita contromano
Mi accorgevo dell’errore
E vercavo di tornare sulla retta via
Quando lo facevo, mi rendevo conto che l’altra carreggiata s’era trasformata in un fiume impetuoso che avrei dovuto passare a guado

Di questi tempi con “bombe d’acqua” ed allagamenti, esondazioni ed altre calamità dovute ad improvvisi eventi climatici fuori controllo, bisogna essere preparati

E il sogno, appunto, mi induceva a tenere nel debito conto tale eventualità e a fare, per dir così, delle prove generali

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3 febbraio 2025 1 03 /02 /febbraio /2025 03:52

La trascrizione di questo sogno è di un anno fa
Pubblicato su FB e mai trascritto qui, nel blog

Maurizio Crispi (3 febbraio 2024)

Gli occhi degli alberi (foto di Maurizio Crispi)

C’è un sogno di questa notte
Non l’ho annotato subito 
e tanti dettagli sono andati persi 

Recupero adesso quello che posso 

Sono in viaggio, 
tanto per cambiare 
In auto con altri 
Forse c’è mio figlio Gabriel con me 

Camminiamo e camminiamo 
(qualcun altro alla guida),
a un certo punto superiamo delle transenne
Ci fermiamo in quella che sembra essere 
una grande piazzola di sosta 
In ogni caso, la strada asfaltata non prosegue oltre 
Scendiamo dall’auto,
ci sgranchiamo gli arti rattrappiti
Siamo ai piedi di un'altissima rupe verticale 
percorsa da grandi spaccature 
che fanno intuire che aldilà della parete rocciosa vi sia altro,
un'ampia vallata nella quale si dispiega una città intera
Quindi, ad una simile vista, 
non posso resistere al richiamo 
E subito vado ad esplorare, ritrovandomi
a girare per le vie di questa città antica e affascinante, 
piena di edifici storici architetture 
gotiche, baroccheggianti e neoclassiche
Di tutto e di più 
Esploro senza sosta, in lungo e in largo 
Cammino 
Fotografo 
Respiro l’aria  ferma e polverosa 
che si respira nelle vie e nelle piazze, 
nei boulevard e nei vicoli 
umidi e ombrosi
Ma la città che rivela di possedere un nobile fasto 
e che sembra intatta
manca del tutto di abitanti, di animali, 
di voci e di vita 

Poi mi ritrovo a camminare su una bici sgangherata
lungo una strada 
che sto esplorando 
(c’è sempre una strada da percorrere)
e c’è con me Gabriel,
anche lui in bici

Siamo adesso dei viaggiatori ciclomontati 
Appassionante!
Ci fermiamo nei pressi di un edificio 
che sembra una chiesa di campagna 
le mura di pietre antiche, a vivo, e muschiose
Entriamo 
Ci sono voci vibranti che si levano in preghiera, 
mormorii e la sulla sacra echeggiante
sotto ardite capriate
e ci rendiamo conto che c’é
in corso una funzione

I fedeli della congrega
sono stipati attorno ad un predicatore 
(più che un prete delle nostre chiese
sembra un reverendo,
un pastore di anime 
che raduna attorno a sé le sue pecorelle)

Io ascolto mescolato tra la folla,
sornione
Faccio dei cenni con la testa
come dire che comprendo bene le parole
che vengono enunciate
Tutti cominciano a girarsi verso di me,
anche il predicatore

Ho l’impressione che mi prendano
per un profeta
per uno che ha da dire delle parole messianiche
Mi sento un po’ imbarazzato
da questa attesa gravida di speranze,
riposta in me
Ma sto al gioco

Parlo
usando parole volutamente oscure
alle quali gli altri che ascoltano
possono dare il significato 
che preferiscono, 
a ciascuno più congeniale

Vengo interpellato 
sempre più di frequente

Alla fine, 
tutti pendono dalle mie labbra
Quando il discorso del reverendo
è concluso
c’è da fare una raccolta di denaro
per il benessere della comunità 
Io stesso do un contributo generoso
Poi, io e il predicatore 
ci mettiamo a parlare in privato,
scambiando punti di vista
(siamo colleghi in fondo)
Il predicatore è barbuto 
come lo sono io
Potremmo essere la stessa persona
Si attiva un senso di identità molto profondo,
ma anche inquietante

Poi, alla fine, mi commiato,
facendo voti di fare ritorno un dì

Esco fuori dal luogo di culto
e trovo Gabriel che m’attende paziente

Nel mentre ha cominciato a smontare 
Il bivacco che, evidentemente,
avevamo allestito
prima di entrare nella chiesa
(ma di questo non avevo memoria)
Gabriel ha smantellato tutto quanto
lasciando però le cose ammezzo
senza provare ad impacchettarle
per bene

Un po’ lo rimprovero perché
non ci ha nemmeno provato
Quindi comincio a darmi da fare
per sistemare il nostro bagaglio
dandogli al tempo stesso
delle spiegazioni 
perché impari a fare da solo un domani
quello che mi sta vedendo fare oggi

E qui il sogno finisce, 
andando in dissolvenza

Amen

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2 febbraio 2025 7 02 /02 /febbraio /2025 07:41
Selfie distorto (foto di Maurizio Crispi)

Sono piombato in un sonno letargico
in cui accadono cose

Siamo convenuti in una casa 
in cui c’è un’indemoniata
o forse si tratta di una che è posseduta dalla droga
Non vuole essere aiutata, però 
È proterva
Grida e si agita
Aggredisce anche
Bisogna agire con cautela
Siamo arrivati nella casa in tanti, 
forse per effetto del passaparola
Ci sono molti visi sconosciuti, per me,
ma anche vecchie conoscenze
Qualcuno ha organizzato un banchetto
Ognuno ha portato cibo e bevande
Siamo tutti aggregati 
attorno ad un grande tavolo
Io sono in piedi, al margine come sempre
L’indemoniata è nell’altra stanza
I preda ai suoi deliri 
Ogni tanto qualcuno si alza
e va a vedere cosa stia accadendo
È una brutta storia,
cose mai viste

All’inizio io non partecipo al banchetto
Nessuno mi ha invitato a sedermi
Vedere tutto quel cibo
mi stimola l’appetito e la voglia
Mi avvicino goffo e riluttante
e a fatica trovo un posto a sedere
tra i banchettanti
C’è un piatto invitante di affettati misti 
che viene passato di mano in mano
e vorrei servirmene
Quando mi arriva a tiro
cerco di prenderne qualcosa
ma tutte le fette sono aggrovigliate tra loro
e per districarle devo usare 
tutta la mia forza,
aiutandomi come posso
con mani, unghie e denti
Devo offrire,
impegnato in tale lotta primordiale,
uno spettacolo ben misero di me
Alla fine riesco a staccare 
qualche brandello per il mio fiero pasto
Davanti a me, 
c’è un calice per il vino rotto
da cui è impossibile bere 
senza tagliarsi le labbra 

Qualcuno mi osserva 
con occhi mobili e grifagni
Non è un banchetto normale, questo,
la gente va e viene di continuo,
la conversazione è spezzata,
aspra e dissonante
Continuo a sentirmi
come un pesce fuor d’acqua
Ogni tanto mi manca l’aria,
annaspo
e risponde solenne
uno squillo di tromba

Poi sono in un ufficetto
dove devo esaminare
un incartamento sanitario
che riguarda un tale,
e mi pare di conoscerlo
C’è un mucchio di lastre radiografiche
e una ricca documentazione scritta
Le lastre non le guardo nemmeno,
perché non ci capisco una mazza
Le carte, invece, per essere studiate,
devono essere prima 
sistemate cronologicamente
(e sono tante)
Il tizio chiede di essere esentato
per motivi medici da un qualcosa, 
ai sensi della sua malattia
Studiando le carte, tuttavia,
non riesco a capire quale sia il morbo,
né tantomeno a vedere dove stia l’inghippo
Ma chi è questo qua?
Dove l’ho incontrato?
Pare che la decisione ultima,
quale che sia, 
dipenda da me
Me ne vado, irritato,
senza aver concluso nulla
e cammino lungo un vasto,
interminabile, corridoio
I miei passi risuonano ritmici,
e c’è quel tizio girato contro il muro
che urina ostentatamente
con un rivolo di piscio giallo
che scorre tra i suoi piedi
Al mio passaggio 
volge la testa verso di me
con un ghigno ammiccante

Arrivano due inservienti massicci
e nerboruti
che lo prendono tra loro 
per portarlo via a forza
Il tizio ha ancora la patta aperta
e il membro di fuori,
in piena erezione
Uno dei due inservienti 
lo nasconde 
mettendoci sopra
un bicchiere di plastica capovolto, 
a mo’ di astuccio, 
come quelli usati dagli indigeni
delle selve profonde
Il bicchiere è di un bel rosso acceso

Penso che la situazione del tizio
sia seria e disperata
e rifletto anche su quanto egli sia ridicolo,
con quel pene turgido,
rivestito da un bicchiere di plastica
Come potrà sopravvivere 
al pubblico ludibrio?

Dissolvenza

 

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2 febbraio 2025 7 02 /02 /febbraio /2025 04:39

È buio pesto fuori,
di freddo e di umido
Lampioni gettano attorno
una luce tenue, sparuta
che ben poco intacca
l’immensità della notte morente
Pioviggina,
una pioggia sottile e fredda
intrisa di malinconia
Dalle fronde d’un albero
ancora avvolto nell’oscurità
si diffonde un suono
argentino e armonioso,
il canto di un uccello,
un trillo gioioso
per salutare il giorno incipiente
I rami possenti delle magnolie
si stagliano nel buio
come le sagome di enormi esseri
preistorici

Io cammino
affiancato dal cane fedele,
due ombre nell’ombra

È così che comincia
il nuovo giorno

Maurizio Crispi (2 febbraio 2024)

Foto di Maurizio Crispi

Foto di Maurizio Crispi

Ho scelto questo titolo d’impeto, per rendere omaggio al meraviglioso romanzo di Walter Tevis

Solo il mimo canta al limitare del bosco

Walter Tevis, Solo il mimo canta al limitare del bosco, Minimum Fax, 2015

 

Siamo nel 2467 e da diverse generazioni sono i robot a prendere ogni decisione, mentre un individualismo esasperato regola la vita dell'uomo: la famiglia è abolita, la coabitazione vietata e ogni persona assume quotidianamente un mix di psicofarmaci e antidepressivi. I suicidi sono in aumento, non nascono più bambini e la popolazione mondiale sta avviandosi all'estinzione. Simbolo e guardiano dello status quo è Spofforth, androide di ultima generazione che agogna un suicidio che gli è però impedito dalla sua programmazione. A lui si contrapporranno Paul Bentley, un professore universitario che, riscoperta casualmente la lettura dimenticata da tempo, grazie ai libri apprende l'esistenza di un passato e la possibilità di un cambiamento, e Mary Lou, che sin da piccola ha rifiutato di assumere droghe pur di tenere gli occhi aperti sulla realtà.Tevis si muove dall'incrocio di queste tre vite creando una distopia postmoderna sulle inquietudini dell'uomo, dove la tecnologia senza controllo si trasforma da risorsa in pericolo.
 

Prefazione di Goffredo Fofi.
Con una nota di Jonathan Lethem.

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2 febbraio 2025 7 02 /02 /febbraio /2025 04:15

In anno fa esatto, questo sognai, ma non trascrissi, qui nel blog

Maurizio Crispi (2 febbraio 2024)

Blob (dal web)

V’è un dispositivo strano,
una roba mai vista prima,
in funzione
È posato sul tavolo 
d’una stanza da pranzo, 
allestito con una graziosa tovaglia 
su cui stanno poggiate
in un familiare disordine,
molte cose, le più disparate, 
tipo libri, portapenne e altri oggetti 
di uso comune in una cucina, 
come stoviglie posate e utensili vari
La macchina emette deboli ronzii 
vibrando a bassa frequenza 
e trasmettendo la vibrazione 
al tavolo e a tutti gli oggetti sopra 
C’è con me la mamma: 
lei non comprende questo dispositivo,
non ne conosce la funzione 
(ma del resto nemmeno io,
ma io l’accetto per quello che sia)
e ne è disturbata
Vorrebbe fermarlo
A più riprese, interferisce 
toccandolo alla ricerca  
d’un interruttore o una leva 
per mettere fine 
alla vibrazione e al ronzio 
fastidioso e incessante 
Ma così facendo, 
disturba la macchina,
dalla quale si leva una voce meccanica

“Ora andrò in modalità difensiva”,
questo l’annuncio minaccioso
Da una fessura, ora comincia 
a colare fuori una sostanza nastriforme, verdastra, vomitevole,
che comincia ad accumularsi sul tavolo

come una specie di malefico blob
Io entro nel panico, immediatamente

Capisco che si tratta d’una sostanza contaminante e pericolosa, 
senza che nessuno me l’abbia detto 
(forse, una conoscenza innata)
So che qualsiasi cosa vivente 
dovesse venire in contatto 
con la materia verdognola 
sarebbe inglobata e trasformata 
in quella stessa materia


Entro nel panico 
chiedo alla mamma 
di aiutarmi a sgombrare la tovaglia 
da tutti gli oggetti e gli ammennicoli 
che vi stanno posati, 
ma la mamma non comprende
e rimane inerte, 
malgrado le mie ripetute sollecitazioni
Allora, freneticamente, 
mi do da fare
per spingere via 
tutti gli oggetti e i libri,
faacendoli cadere 
con frastuono e spicinii vari a terra 
in modo tale da liberare 
del tutto la tovaglia, 
lasciandovi soltanto la macchina ronzante 
e l’accumulo del malefico blob,
via via crescente
Fatto questo, aduno i capi della tovaglia

per raccogliere assieme 
sia la macchina in funzione 
sia la materia che ha sputato 
e che continua sputare dalle sue viscere. Afferro il fagotto, 
cercando di chiuderlo 
di sigillarlo, anzi, 
e mi avvio per le scale 
per andare da qualche parte 
ad eliminare il pericolo 
in un posto sicuro dove nessun vivente 
possa venire a contatto 
con la malefica sostanza verde

 

(Dissolvenza)

Papi, sto facendo un esperimento!
Lasciami filtrare l’acqua
Della parlata in inglese
non è venuto scritto nulla!
Cosa vuoi, Gabriel?
Dillo di nuovo!
Dillo di nuovo più forte!
Perché registra la mia voce, ma non la tua?
Prova a parlare!
Ciao, raga!
Ma vai a cagare!
Ce l’hai già l’acqua
nel bicchiere!

Maurizio Crispi (2 febbraio 2024)

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31 gennaio 2025 5 31 /01 /gennaio /2025 09:07
Banale che si riflettono sull'acqua

Ero al lavoro
Mi muovevo attraverso grandi stanze spoglie, fredde.
grandi atri ed enormi disimpegni 
Percorrevo corridoi interminabili 
in prospettive spezzate da barriere a gabbia
Anche le stanze 
erano chiuse da porte di ferro 
ed eran fornite d finestre 
chiuse da inferiate di acciaio massiccio 
per i cui riquadri s'intravedono 
scampoli di cielo azzurro e guizzi di gabbiani
Nei miei vagabondaggi

apparentemente senza fine
stringo  in mano una bottiglia di'un pregiato vino rosso d'annata, 
forse prodotto artigianalmente, 
poiché non reca alcun contrassegno 
se non un cartiglio di pergamena vecchia,
incollato nella sua parte panciuta 
e recante una semplice dicitura in corsivo,
vergata con penna stilografica a pennino grosso, 
con il luogo e l’anno di produzione

Entro, infine, in una stanza, 
forse è quella dove dovrò fare un colloquio 
La stanza è spoglia
come tutte le altre  
All’infuori di tre sedie e una scrivania 
non v'è altra mobilia
Sul ripiano del tavolo - verso il margine - 
troneggia un grosso mucchio di feci fumanti 
Quanto a quantità e dimensioni 
sembra lo sterco di un cavallo 
e per certo non vi ravviso qualità umane,

piuttosto una cifra diabolica
Sono alquanto indispettito nello scorgere 
questo inatteso mucchio di merda 
Entro nella stanza guardandomi attorno 
e scrutando negli angoli più riposti, 
ma non c’è alcun luogo, né anfratto, 
dove il selvaggio spargitore di feci 
possa essersi nascosto

Poso allora la bottiglia sul tavolo 
a poca distanza da quel fastidioso reperto, 
stando bene accorto a che la preziosa bottiglia

non si sporchi  
ed esco a cercare aiuto, 
a chiedere, ad indagare
Ma non c’è nessuno con cui confrontarmi 
Disilluso e frustrato, ritorno quindi sui miei passi 

Il mucchio di feci è ancora lì 
a far bella mostra di sé,
adesso un po' meno fumante di prima
Ma qualcuno, in una rapida sortita,
ha appiccicato 
alcuni di quei cilindri fecali sul cartiglio della bottiglia 


Mi chiedo come e quando
ciò possa essere accaduto
Uscendo mi ero premurato di sbarrare la porta 
chiudendo con delle mandate la sua serratura 
per mezzo d’una lunga e pesante chiave 
di almeno 30 cm e fatta di puro ottone levigato
Come per la deposizione iniziale della cacca, 
questa seconda irruzione
 
sarà stata messo in atto 
da un fantasma sabotatore

da un prestidigitatore ed escapista,
insomma un personaggio alla Houdini
che tanto vorrei incontrare, 
ma che è scomparso, dileguandosi 
senza lasciar traccia di sè
e non c’è nient’altro da fare


Vorrei rimediare al danno, 
vorrei rimuovere quelle feci 

Prendo in mano la bottiglia

e stringendola per il collo 
mi rendo conto che non ho con me

nessuno instrumento 
per poter rimuovere quell'obbrobrio e la sozzura,
se non le mie nude mani 


E qui il sogno va dissolvenza

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Come sono arrivato qui

DSC04695.jpegQuesta pagina è la nuova casa di due blog che alimentavo separatamente. E che erano rispettivamente: Frammenti. Appunti e pensieri sparsi da un diario di bordo e Pensieri sparsi. Riflessioni su temi vari, racconti e piccoli testi senza pretese.

Era diventato davvero troppo dispendioso in termini di tempi richiesti alimentarli entrambi, anche perchè nati per caso, mentre armeggiavo - ancora alle prime armi - per creare un blog, me li ero ritrovati ambedue, benchè la mia idea originaria fosse stata quella di averne uno solo. Infatti, non a caso, le loro intestazioni erano abbastanza simili: creatone uno - non ricordo quale dei due per primo - lo ho "perso" (per quanto strano ciò possa sembrare) e mi diedi alacremente da fare per ricrearne uno nuovo. Qualche tempo - nel frattempo ero divenuto più bravino - il blog perso me lo ritrovai).

Ohibò! - dissi a me stesso - E ora cosa ne faccio?

La risposta più logica sarebbe stata: Disattiviamolo!. E invece...

Mi dissi: li tengo tutti e due. E così feci. E' stato bello finchè è durato...

Ma giocare su due tavoli - e sempre con la stessa effcienza - è molto complicato, ancora di più quando i tavoli diventano tre e poi quattro e via discorrendo....

Con overblog ho trovato una "casa" che mi sembra sicuramente più soddisfacente e così, dopo molte esitazioni, mi sono deciso a fare il grande passo del trasloco, non senza un certo dispiacere, perchè il cambiamento induce sempre un po' di malinconia e qualche nostalgia.

E quindi ora eccomi qua.

E quello che ho fatto - ciò mi consola molto - rimane là e chiunque se ha la curiosità può andare a dargli un'occhiata.

 

Seguendo il link potete leggere il mio curriculum.

 

 


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