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30 gennaio 2025 4 30 /01 /gennaio /2025 14:55
Levanzo 1989 - Imbarco a Trapani (foto di Maurizio Crispi)

Fu questo viaggio improvviso e alla ricerca di un senso di benessere (o forse la fuga dal malessere), tra il 28 marzo 1989 (il martedì dopo il Lunedì dell'Angelo) e il successivo 1° aprile, con l'idea di andarmene a Levanzo (la mia isola preferita di quegli anni) "via dalla pazza folla", in un periodo in cui sicuramente non avrei trovato affollamento vacanziero. 
Come sempre facevo (e faccio tuttora) avevo con me la mia fedele attrezzatura fotografica ed anche una macchinetta polaroid, molto divertente da adoperare e che consentiva di avere foto immediate in un tempo in cui la fotografia analogica richiedeva tempi e attese (durante i quali le foto fatte si potevano pregustare solo nell’immaginazione).
Mi portai appresso persino la canoa, in modo da poter fare, oltre alle passeggiate instancabili e ai miei allenamenti di corsa, poiché quello fu anche l'anno in cui decisi di andare a correre la mia prima maratona (a New York), anche delle escursioni in canoa lungo la costa dell'isola. Furono giorni di solitudine e di pensieri che mi arrovellavano. 
Fuggivo, in verità, dalla mia depressione e cercavo soluzioni interiori senza però trovarne. Come dice Orazio in una delle sue satire, rivolgendosi all'amico tormentato da pene d'amore, è inutile spostarsi in un altro luogo pensando che il cambiamento d'aria e di latitudine possa giovare, poiché il tuo dolore si sposterà con te. 
Ero cieco e sordo a tutto in quei giorni e sentivo di avere il cuore straziato e sofferente. 
Ricordo che una delle letture che mi portai appresso fu un grosso volume sui medici nazisti (una lettura non certo rallegrante) che lessi avidamente sino alla fine. 
Avevo con me altri libri, ma di quelli i titoli non li ricordo (forse si trattava di letture “più leggere”, ma non ho memoria). 
Andai bene attrezzato di walkman e delle molte musicassette dove avevo registrato la musica che in quei mesi avevo imparato a preferire.
Correvo, passeggiavo, andavo in canoa, una serie di attività frenetiche ed ardite. Con la canoa, soprattutto, feci delle cose ardite ed imprudenti, come ad esempio spingermi a fare l'intero giro dell'isola, mettendo tra parentesi il rischio implicito (pur sempre possibile) del guastarsi del mare e del capovolgersi del fragile guscio della mia imbarcazione (se ciò fosse accaduto sarebbero stati guai, perché con quella canoa, risalire dall'acqua non si poteva e il tratto di costa esposto ad ovest era impervio e poco praticato dalle imbarcazioni locali.
Ma anche dedicavo molto tempo a scrivere nella mia agenda e a leggere.

 

Scalo a Faviglana (Marzo 1989) - Foto di Maurizio Crispi)

(on the road, 28 marzo 1989

Viaggio magico 
all'alba 
Nastro d'asfalto 
corre sotto le ruote 
Velocità 
La luna alta nel cielo, 
una metà perfetta 
illumina di una luce quieta 
la campagna punteggiata di fioche luci palpitanti, 
sparse e remote 
Stelle brillano ancora nel cielo,
immote 
Ecco che a Oriente, 
alle mie spalle 
balugina il primo chiarore 
d'un nuovo giro 
Il miracolo del nuovo giorno che risorge, 
si ripete


 

Approdo a Levanza, dalla zia Sarina /foto di Maurizio Crispi)

(Levanzo, 29 marzo 1989)

Due gabbiani
si rincorrono
con volteggi arditi,
cabrate e picchiate
Il cielo è di un incredibile azzurro,
senza una sola nuvola,
senza nemmeno la traccia d'una scia
L'aria è ferma
Il sole picchia
ma senza far sentire il suo calore
sulla pelle
Forse ancora l'ora è giovane
Poi, più tardi,
si è levata la brezza
con un soffio che penetra nelle ossa
I gabbiani continuano le loro evoluzioni
con strida continue e laceranti
e salgono più su, più su,
oltre la cima della montagna
e, per certo, con il loro occhio vagante
possono scrutare la distesa di mare 
al di là
poi, d'improvviso,
i due gabbiani,
forse stanchi di ascendere e di osare,
prendono a scivolare d'ala,
paralleli, in perfetta formazione
come due cacciabombardieri
guidati da mani esperte,
quasi si toccano, 
pur tenendo la distanza
Scendono
Scendono,
sin quasi alla superficie del mare,
luminosa e mossa
Poi, con un colpo d'ala,
s'impennano di nuovo verso il cielo
Mi chiedo se questo non sia,
dei due gabbiani in coppia,
una sorta di volo nuziale,
oppure semplicemente un inno alla gioia
Non saprei dire
Mentre rimugino su questa domanda
i due si separano
e i loro voli prendono
inattese direzioni divergenti,
mentre compare d'improvviso 
un terzo gabbiano,
prima fuori dalla vista,
con intenti predatori 
o di prevaricazione
(così mi mi pare)
Uno dei due due gabbiani felici di prima
si allontana solitario e si perde nel blu
La nuova coppia
che s'è appena formata
riprende quota
e ricomincia i giochi aerei


 

Autoscatto a Levanzo (foto di Maurizio Crispi)

(Levanzo, 30 aprile 1989)

Il segreto del walkman è quello di questa musica magica
che ti penetra nelle orecchie e nella testa, 
inondando la mente
Si viene a creare una sorta di dissociazione percettiva
tra ciò che vedono gli occhi
e ciò che arriva attraverso il canale uditivo
Le percezioni uditive non sono più supportate e arricchite 
dal canovaccio di uno sfondo sonoro variegato
(fatto di voci, suoni, i rumori più diversi e casuali)
Le percezioni visuali 
vengono ad essere in un certo qual modo
de-affettivizzate

E' come vedere le cose che accadono
o che entrano nel proprio campo percettivo
e sentirsene distaccato
perché al tempo stesso attraverso gli auricolari 
hai questa musica che ti entra nelle orecchie
e ti fa sentire distante da ciò che vedi,
non coinvolto

In fondo, è come vedere un film
supportato da una bella colonna sonora
Sai, in questo caso, che ciò che vedi
è soltanto una finzione
Nel film qualcuno potrebbe essere ucciso
o torturato
o picchiato
e a te non importerebbe granchè
poichè hai quella bella musica nelle orecchio
che fa da filtro e stravolge del tutto 
il percetto visuale
In fondo il Walkman 
[come tutte le tecnologie successive]rientra perfettamente
nel tema generale della ricerca di un oggetto-droga
che consenta di frapporre un filtro rispetto alla realtà,

oppure di sentirsi distanziato dalla realtà degli altri

Ciò che vediamo diventa soltanto uno scenario,
nel quale non siamo più coinvolti

 

Tracce di nuvole (foto di Maurizio Crispi)

Il cielo sopra di noi

Una traccia bianca
distante
attraversa il cielo azzurro
(un azzurro tanto intenso che fa male agli occhi
e lacera il cuore)
Una mano invisibile traccia 
una sottile stria bianca 
che dopo un po' si sfalda e si perde
La sicurezza spavalda e perentoria di quella linea
si annulla,
rivelando la sua effimera natura

Lassù in alto una vita palpita
ai comandi della volta celeste 
e delle sfere sublimi
Gli uomini se ne stanno in basso,
minuti come formicole,
annichiliti di fronte all'immensità
e a loro è dato solo 
volgere gli occhi al cielo,
con sguardo carico di nostalgia

(Palermo, 14 marzo 1989, rielaborata)

 

Foto di Maurizio Crispi. Creta anni Ottanta

Un'immagine della fine

Colate nere,
come di inchiostro,
scendono giù dal cielo
e si spandono in basso,
cancellando a poco a poco
il mondo degli uomini
che si stravolge,
mentre perde i suoi dettagli e le sue varietà,
appiattendosi alla bidimensionalità,
come una foto che si va cancellando 
dalla periferia verso il suo centro 
ma anche da altri punti di nulla 
scaturenti dal suo interno

Ecco quello che succede, 
mentre io osservo 
pieno di meraviglia, ma anche di orrore,
perché son certo che presto 
tutto quel nero 
attraverso i miei occhi 
entrerà nella mia mente,
tutto annullando,
cancellando irrevocabilmente 
memoria e pensieri,
emozioni e desiderio,
sino a che anche il cuore 
annerito e divorato
cesserà di battere
Passano le ore
Passano i giorni 
Passano le settimane e i mesi
Passano gli anni, i lustri e le decadi
E questa processione procede sempre più veloce 
sino ad avere il ritmo frenetico di un tornado

Poi, 
senza che nemmeno ci si accorga,
la fine è giunta 

(testo originario del 21 marzo 1989, rielaborato)

Levanzo 1989 - foto di Maurizio Crispi
Levanzo 1989 - foto di Maurizio Crispi
Levanzo 1989 - foto di Maurizio Crispi
Levanzo 1989 - foto di Maurizio Crispi
Levanzo 1989 - foto di Maurizio Crispi
Levanzo 1989 - foto di Maurizio Crispi
Levanzo 1989 - foto di Maurizio Crispi
Levanzo 1989 - foto di Maurizio Crispi
Levanzo 1989 - foto di Maurizio Crispi
Levanzo 1989 - foto di Maurizio Crispi
Levanzo 1989 - foto di Maurizio Crispi
Levanzo 1989 - foto di Maurizio Crispi
Levanzo 1989 - foto di Maurizio Crispi
Levanzo 1989 - foto di Maurizio Crispi
Levanzo 1989 - foto di Maurizio Crispi
Levanzo 1989 - foto di Maurizio Crispi
Levanzo 1989 - foto di Maurizio Crispi
Levanzo 1989 - foto di Maurizio Crispi
Levanzo 1989 - foto di Maurizio Crispi
Levanzo 1989 - foto di Maurizio Crispi
Levanzo 1989 - foto di Maurizio Crispi
Levanzo 1989 - foto di Maurizio Crispi
Levanzo 1989 - foto di Maurizio Crispi
Levanzo 1989 - foto di Maurizio Crispi
Levanzo 1989 - foto di Maurizio Crispi
Levanzo 1989 - foto di Maurizio Crispi
Levanzo 1989 - foto di Maurizio Crispi
Levanzo 1989 - foto di Maurizio Crispi
Levanzo 1989 - foto di Maurizio Crispi
Levanzo 1989 - foto di Maurizio Crispi
Levanzo 1989 - foto di Maurizio Crispi
Levanzo 1989 - foto di Maurizio Crispi
Levanzo 1989 - foto di Maurizio Crispi
Levanzo 1989 - foto di Maurizio Crispi
Levanzo 1989 - foto di Maurizio Crispi
Levanzo 1989 - foto di Maurizio Crispi
Levanzo 1989 - foto di Maurizio Crispi
Levanzo 1989 - foto di Maurizio Crispi
Levanzo 1989 - foto di Maurizio Crispi
Levanzo 1989 - foto di Maurizio Crispi
Levanzo 1989 - foto di Maurizio Crispi
Levanzo 1989 - foto di Maurizio Crispi
Levanzo 1989 - foto di Maurizio Crispi
Levanzo 1989 - foto di Maurizio Crispi
Levanzo 1989 - foto di Maurizio Crispi
Levanzo 1989 - foto di Maurizio Crispi
Levanzo 1989 - foto di Maurizio Crispi
Levanzo 1989 - foto di Maurizio Crispi
Levanzo 1989 - foto di Maurizio Crispi
Levanzo 1989 - foto di Maurizio Crispi
Levanzo 1989 - foto di Maurizio Crispi
Levanzo 1989 - foto di Maurizio Crispi
Levanzo 1989 - foto di Maurizio Crispi
Levanzo 1989 - foto di Maurizio Crispi
Levanzo 1989 - foto di Maurizio Crispi

Levanzo 1989 - foto di Maurizio Crispi

Ho riflettuto a lungo su quanto sia sottile il confine tra la vita e la morte
Si può arrivare alla morte dopo una lunga malattia e con molta sofferenza
Si può morire per un trauma violento ed improvviso e, in tal caso, forse, non si avrà neppure la consapevolezza del trapasso
Oppure, il morire potrebbe consistere in un lento scivolamento, dolce e senza scosse, in cui l'atto finale - quello del transito (o, come dicono gli Inglesi, del "passing over") avviene insensibilmente, come se si fosse presi dal sonno e poi si entrasse in uno stato di incoscienza e di oblio (un dormire dal quale non ci sarà più risveglio, oppure forse sì, se si crede ad una vita possibile dell'anima dopo la morte)
Come accade con il sonno fisiologico, quando si chiudono gli occhi aspettando fiduciosi di essere ghermiti da Morfeo, così potrebbe accadere per il sonno definitivo e senza risveglio della Morte
Forse, in quest'ultima evenienza, il morire non dovrebbe essere una cosa così angosciante e terrificante (cosa a cui invece pensavo molto da ragazzo): il morire come strenua lotta, come battaglia, come agone...
La morte dolce e lenta è, in un certo senso, quella dei filosofi: una consapevole e desiderata transizione nel Mistero per andare a vedere cosa vi sia dall’altra parte

(Palermo, il 25 Marzo 1989)

Foto Polaroid, Primavera 1989
Foto Polaroid, Primavera 1989
Foto Polaroid, Primavera 1989
Foto Polaroid, Primavera 1989
Foto Polaroid, Primavera 1989
Foto Polaroid, Primavera 1989
Foto Polaroid, Primavera 1989
Foto Polaroid, Primavera 1989
Foto Polaroid, Primavera 1989
Foto Polaroid, Primavera 1989
Foto Polaroid, Primavera 1989
Foto Polaroid, Primavera 1989
Foto Polaroid, Primavera 1989
Foto Polaroid, Primavera 1989
Foto Polaroid, Primavera 1989

Foto Polaroid, Primavera 1989

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6 gennaio 2025 1 06 /01 /gennaio /2025 14:13
Foto Michelacci

L'arrivo a Faenza dopo aver percorso i 100 km che la separano da Firenze, attraversando l’Appennini, é stato sempre profondamente emozionante
Ogni volta ho avuto la consapevolezza di aver compiuto un'impresa importante
Sapevo anche che avrei voluto riprovarci, 
senza però sapere con certezza se ci sarei riuscito di nuovo alla prossima tornata
Ho partecipato da runner 15 volte alla Cento del Passatore e sono stato finisher al traguardo di Faenza 8 volte. 
Ho smesso di correre prima di arrivare per la nona e decima volta a Faenza e conquistare così l’ambito riconoscimento dei dieci arrivi a Faenza
Il mio compianto amico Enzo ci è riuscito, pur avendo iniziato dopo di me a percorrere queste strade

La foto si riferisce alla 100 km del Passatore - Firenze-Faenza svoltasi nel1995 tra il 27 e il 28 maggio. Questa partecipazione vide la mia seconda migliore prestazione cronometrica all time (alla mia terza partecipazione): feci un po' meglio l'anno successivo quando conclusi in 13h02'. 
Qui tagliai il traguardo a Piazza del Popolo di Faenza in 13h12'28.
Ma anche di questa Cento ho un bellissimo ricordo
Parti questa volta senza niente con me e senza depositare dei ricambi al 50° km. Solo una T-shirt ritagliata che entrava tutta ripiegata nel marsupio (unico mio bagaglio). 
Come sempre ero senza assistenza: ho sempre pensato che la 100 km la si debba correre da soli, nudi e crudi, senza aiuti esterni oltre a quelli che ti offre l'organizzazione.

Foto Francesco Michelacci

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27 dicembre 2024 5 27 /12 /dicembre /2024 13:32
Il venditore di ombrelli pigro e poco convincente (foto di Maurizio Crispi)

Mondello, 27 dicembre 2009 - Dopo due giorni di temperatura mite, si è scatenato il diluvio
E, come sempre accade, queste piogge "monsoniche" attirano immediatamente i venditori ambulanti di ombrelli (che praticano dunque una vendita specialistica "mono-articolo", al bisogno

Analogamente, se ci fosse un'epidemia di lombosciatalgie e tutti andassero in giro sciancati sarebbero subito pronti ad offrirti vasetti di balsamo di tigre ed altri unguenti)
In questo caso, il venditore ha utilizzato la panchina disponibile come banco da esposizione, ma - poiché pioveva a dirotto - si è rifugiato al caldo in macchina, rinunciando dunque a fare da testimonial dell'articolo da lui proposto
Un venditore assai poco convincente, perché non è disposto a mettersi in gioco in prima persona
Sono convinto che oggi gli affari, al venditor di ombrelli che non ha voluto dare testimonianza della bontà della sua merce, non siano poi andati così bene

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8 dicembre 2024 7 08 /12 /dicembre /2024 05:00
Gabriel e Frida, dicembre 2017 (foto mia)

Gabriel e Frida, dicembre 2017 (foto mia)

Nella foto d’annata si vedono

una Frida ormai vecchietta
e Gabriel piccolino

che sembra volersi 

distendere su di lei

o cavalcarla come fosse un cavalluccio

Frida era ultrapaziente e mite
Da Gabriel si faceva fare di tutto
Talvolta, mi sembravano
quasi simbiotici


Frida, tra i cani che sono stati con me,

è stata longeva:
mi ha accompagnato per 16 anni
Me la sono portata appresso
in molti viaggi in auto
in giro per l’Italia
Poi, nel suo ultimo anno di vita,
s’è riempita di acciacchi
Se n’è volata via
e quella luce si è spenta 
nei suoi occhi buoni


Cane mitissimo e paziente
era Frida
Mi facevano ridere
quelli che mi chiedevano:
“Ma morde?”


 

Frida cane fedele (foto di Maurizio Crispi)

Tenerissima era Frida,
e le mancavano solo le parole
quando mi seguiva con lo sguardo
con quei suoi occhi umidi e scuri
Poi, se sparivo alla sua vista, 
si alzava e veniva a vedere
cosa facessi
All’ultimo non si muoveva
quasi più dal suo giaciglio
ed ero io che dovevo andare a vedere
cosa facesse


Ha tratto il suo ultimo respiro
mentre viaggiavamo in auto
alla volta della campagna
Ed è lì che l’ho inumata


Qui, con Gabriel, siamo a Cesaró 
il 7 dicembre 2017,
in occasione di una gara podistica

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15 settembre 2024 7 15 /09 /settembre /2024 03:55

Una mia piccola storiella di molti anni fa

Maurizio Crispi (15 settembre 2011)

La mia cagnetta Frida in un momento di relax (foto di Maurizio Crispi)

Questa mattina, mentre portavo a spasso la Frida, ho incrociato una signora che aveva al guinzaglio  tre cagnotti tracagnotti (tutti e tre minuscoli ed altezzosi, da "grembo" - come si suol dire...)...
Dall'altro lato, avanzava contegnosa una signora, anche lei portata al guinzaglio da un biancocane  (bianco come il bianconiglio) vecchiotto alquanto e dondolante sulle corte gambe.
Trafficato il marciapiede alle dieci del mattino!, ho pensato. 
Cose che succedono quando si è pensionati e non si è più costretti ad orari antelucani!
Un "tecnico" di qualcosa era intento, assieme ad un suo collega, a trascinare un grosso televisore demodé lungo lo stesso marciapiedi
Fatica improba, visto che il suddetto era poco più di un rottame con viscere catodiche oscenamente esposte e fili pendenti come nervi recisi.
Il tizio - moderno Sisifo - si è distolto un attimo dalla sua fatica e, evidentemente colpito dal profluvio di cani in transito, e - prendendo me come interlocutore privilegiato (forse per via dell'inevitabile complicità scaturente dall'appartenenza allo stesso sesso) - ha detto: "La prossima volta che nasco, voglio nascere cane... Almeno, la vita me la godo... senza pensieri".

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8 settembre 2024 7 08 /09 /settembre /2024 03:57

Si tratta del mio commento ad una foto che scattai nel settembre del 2009 nel corso di una mia passeggiata a Villa Sperlinga e Piazza Unitá d’Italia. Il commento è nato nel cono d’ombra dei miei duetti a distanza (attraverso FB) con il mio amico Enzo che di lì a poco scomparve dai social

Maurizio Crispi

Il telamonio e le nuvole (foto di Maurizio Crispi)

Un gigante di pietra - un telamonio - contempla le nuvole. 
La scultura, al centro di un’aiuola spesso rinsecchita perchè popolata da un tipo di albero di alto fusto che prosciuga letteralmente il terreno (si tratta dei Brachychiton), è stata voluta alcuni anni dall'Amministrazione comunale, assieme ad altre due collocate all’interno della vicina Villa Sperlinga. 
A differenza di queste ultime due alquanto indecifrabili (e, a mio parere, insignificanti), la prima (il torso di pietra) esercita sul passante una certa suggestione, forse perché in qualche misura induce a pensare ai "prigioni" michelangioleschi.
Il torso è possente e così pure la metà inferiore del corpo. La mancanza della testa e di parte degli arti superiore conferisce all'opera una certa inderteminatezza e un senso di incompiutezza.
In questo scatto, ravviso un doppio avvistamento.
Nelle mie infezioni, la foto doveva riguardare soltanto le nubi e non mi ero accorto - forse per via dell’incidenza della luce - che nell'inquadratura cadeva anche il prigione. 
Quindi, in questa prima specie di avvistamento si è verificato un effetto blow-up.
Ma, nello stesso tempo, sembra che il gigante pietrificato sia intento a sua volta nell'avvistamento delle nubi nel cielo sopra di lui e che il suo corpo sia percorso quasi da un fremito di annichilimento e disperazione nella percezione del divario esistente tra la levità delle nubi che veleggiano alte e i vincoli cui - come statua - è condannato.

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12 febbraio 2024 1 12 /02 /febbraio /2024 07:04
L'uomo con l'ombrello in un giorno di pioggia: accura agli spruzzi! (foto di Maurizio Crispi)

L'uomo con l'ombrello in un giorno di pioggia: accura agli spruzzi! (foto di Maurizio Crispi)

L'anziano signore, traballante su gambe incerte, vedendo sopraggiungere a velocità un auto che già da lontano solleva spruzzi di acqua sporca, dice, protendendosi in avanti: "Accura!".
Ma poi la macchina in avvicinamento a velocità sostenuta, è passata egualmente, senza prendere nessuna cautela e sollevando scuri baffi liquidi fanghigliosi
Al che, per consolare il vecchio, mentre ancora santiava e brontolava, prendendo in esame i danni subiti, gli ho detto: "M****a, non guardano in faccia a nessuno, 'sti stronzi!" e ho proseguito la mia corsa, stando attento - a mia volta - di non essere inondato dagli insensibili automobilisti in transito

Maurizio Crispi (9 febbraio 2012)

Venditore di ombrelli in un giorno di pioggia (foto di Maurizio Crispi)

Qui di seguito, brevemente annotate, le circostanze di questa foto.
Il 9 febbraio 2012, dovendo sbrigare alcune commissioni in parti diverse della città, mi sono deciso ad andare di corsa, assieme alla mia cagnetta e con il mio ombrello (visto che il tempo era molto incerto). 
Decisione saggia quella di prendere l'ombrello, poiché - appena messo il naso fuori casa - ha cominciato a piovere stizzosamente - e non vi dico il freddo.
Le montagne attorno tutte innevate
Eppure, di tanto in tanto, quasi per incanto  le nuvole pesanti si diradavano e venivano fuori scampoli di cielo azzurro, allietati da raggi di sole sbarazzini - e allora si stava bene e io potevo chiudere l'ombrello che, peraltro, durante la corsa è utile come energico dissuasore per gli automobilisti non rispettosi delle strisce pedonali, quando ti trovi ad attraversare (la tecnica è quella di sollevare imperiosamente l'ombrello chiuso, quasi fosse uno scettro o il bastone da pellegrino di Mosè, quando impone alle acque del Mar Rosso di aprirsi per consentire il passaggio alle schiere del popolo eletto.
Il mio giro è stato da casa mia all'estremità di corso Leonardo da Vinci, passando poi per Viale della Regione Siciliana, Via Pitrè, Piazza Indipendenza, Corso Alberto Amedeo, e quindi, dopo l'attraversamento di via Dante e Via Notarbartolo sino a casa. 
 

Il venditore di ombrelli, approfittando della giornata, è già in azione
Oggi, si vendono solo ombrelli
Pare soddisfatto: ha la consapevolezza che oggi riuscirà a fare buoni affari

Maurizio Crispi (9 febbraio 2012)

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10 febbraio 2024 6 10 /02 /febbraio /2024 09:28
Foto di Maurizio Crispi

Foto di Maurizio Crispi

Un'anziana signora ha calato il classico "panaru" e lo sta ritirando
Scene d'altri tempi, tutt'ora presenti
U' panaru è legatissimo ai miei ricordi d'infanzia, quando la signora che abitava da noi come collaboratrice (come si dice adesso), calava "u panaru" dalla ringhiera delle scale per ritirare la frutta e la verdura che compravamo dal venditore ambulante che passava ogni giorno dalla via dove abitavamo, declamando con voce stentorea le sue mercanzie, esposte su di una carrettella a trazione animale (e ricordo che era trainato da un paziente asinello),

Io (da piccolo ero una piccola, autentica, peste e ne facevo di tutti i colori), ogni volta, approfittando della sua distrazione, quando rientrava in casa a prendere i soldi - uscivo dal nascondiglio dove mi ero rintanato, come un fulmine, rapido ed invisibile, e slacciavo la corda con cui il panaro era fissato sospeso ad altezza d'uomo nell'androne
Sicché poi la signora (che, tra l'altro, era sofferente claudicante per una forma trascurata di diabete) era costretta a scendere le scale per recuperarlo (o l'omone a salire le scale irritato e vociante contro di me: Tosto sì!, mi gridava.
Mi voleva bene, la Marietta, e tollerava pazientemente queste mie piccole crudeltà (di cui da adulto non posso che pentirmi), anche se il ricordo delle mie continue marachelle ancora oggi mi fa sorridere.

Maurizio Crispi (10 febbraio 2012)

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4 dicembre 2023 1 04 /12 /dicembre /2023 17:46

Un mio piccolo scritto dimenticato del 2 dicembre 2009. E appartiene alla categoria delle 'foto raccontate' o delle "foto parlanti'.
La foto da cui scaturisce la piccola storia è un bell'esempio di quelle foto che suscitano delle storie; ma si potrebbe anche dire che ci sono delle storie nella mia testa che prendono corpo in una foto e che la foto che allora scatto la scatto proprio perché c'è quella storia che preme per essere espressa e raccontata.
In questa faccenda è difficile comunque trovare il bandolo della matassa, come è impossibile, del resto, rispondere alla fatidica domanda: 'Viene prima l'uovo o la gallina?'

Maurizio Crispi

Halloween, quel che resta (foto di Maurizio Crispi)

Sono un ricordo di Halloween

Nessuno mi vuole più 

Mi hanno lasciato solo, al freddo, esposto alla pioggia

Prima, la mia vita era stata una bella festa, vedevo tanti bimbi ciarlieri attorno a me

Non immaginavo che, senza alcun preavviso sarei stato considerato una vita di scarto e gettato via con tanta indifferenza
I miei occhi vuoti non vedono più niente nuovo
Ma ho scoperto il modo di trarre consolazione da questa nuova esistenza che mi rimane - anche se non so per quanto tempo ancora
Guardo il cielo, così alto ed immenso sopra sopra di me, e le nuvole che, a volte, viaggiano come fiocchi cotonosi simili a pecorelle e che, altre volte, si addensano minacciose, incutendomi timore
Guardo il sole nel suo ciclo giornaliero e qualche volta la sua radiosità mi fa male, perchè sono una creatura della penombra
Guardo la luna benevola e le stelle di cui è tempestata la volta celeste, di notte
E tutto questo mi tiene compagnia
Ora sei arrivato tu con quella macchinetta fotografica e mi hai salvato: anche se il mio corpo di carta si dissolverà presto, la mia immagine sopravvivrà per molto tempo ancora
Grazie, amico sconosciuto, per avermi preso con te!

 

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6 novembre 2023 1 06 /11 /novembre /2023 06:53
6 novembre 2011, sulla spiaggia di Isola delle Femmine (foto di Maurizio Crispi)

6 novembre 2011, sulla spiaggia di Isola delle Femmine (foto di Maurizio Crispi)

Il 6 novembre 2011 mi ritrovai a fare una passeggiata lungo la spiaggia di Isola delle Femmine, come spesso mi capitava di fare. La giornata era grigia e ventosa. Grosse nubi scure e aggrondate si addensavano e subito venivano spazzate via dal vento oppure, semplicemente mosse dalle raffiche, mutavano di forma.
La giornata ideale per cimentarsi nel kite-surf e per i dilettanti degli aquiloni. C'erano infatti molti (singoli o intere famiglie) che varavano i propri aquiloni e li facevano navigare in cielo, cercando di tenere le corde ben tese. I bambini si cimentavano o guardavano: in entrambi i casi, quando il loro aquilone si librava in cielo) lanciavano grida di gioia e meraviglia.
Quella che ho scelto, di quella giornata, è la foto che preferisco.
Quello che segue ciò che scrissi allora.

Maurizio Crispi

Sin da ragazzo mi sono piaciute sempre molto le foto in cui le figure umane, minuscole, sembrano perdersi - dissolversi quasi - nell'immensità del paesaggio, di cui anziché essere il fulcro, come vorrebbe una visione antropocentrica, sono - come è invece giusto nel rispetto di una concezione globale e olistica - un semplice accessorio, si potrebbe pensare anche un optional.
Cancellate quelle figure e il paesaggio rimarrebbe quello che è, immutabile.
Generazioni di giocatori e cacciatori di aquiloni possono succedersi nei secoli, ma il loro tempo sarà sempre breve, brevissimo come un battito di ciglia, nella vita lunga di quella montagna sullo sfondo, del cielo e del mare i cui unici cambiamenti saranno la mutevolezza dei colori e piccole variazioni di forma e di composizione chimica.

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Come sono arrivato qui

DSC04695.jpegQuesta pagina è la nuova casa di due blog che alimentavo separatamente. E che erano rispettivamente: Frammenti. Appunti e pensieri sparsi da un diario di bordo e Pensieri sparsi. Riflessioni su temi vari, racconti e piccoli testi senza pretese.

Era diventato davvero troppo dispendioso in termini di tempi richiesti alimentarli entrambi, anche perchè nati per caso, mentre armeggiavo - ancora alle prime armi - per creare un blog, me li ero ritrovati ambedue, benchè la mia idea originaria fosse stata quella di averne uno solo. Infatti, non a caso, le loro intestazioni erano abbastanza simili: creatone uno - non ricordo quale dei due per primo - lo ho "perso" (per quanto strano ciò possa sembrare) e mi diedi alacremente da fare per ricrearne uno nuovo. Qualche tempo - nel frattempo ero divenuto più bravino - il blog perso me lo ritrovai).

Ohibò! - dissi a me stesso - E ora cosa ne faccio?

La risposta più logica sarebbe stata: Disattiviamolo!. E invece...

Mi dissi: li tengo tutti e due. E così feci. E' stato bello finchè è durato...

Ma giocare su due tavoli - e sempre con la stessa effcienza - è molto complicato, ancora di più quando i tavoli diventano tre e poi quattro e via discorrendo....

Con overblog ho trovato una "casa" che mi sembra sicuramente più soddisfacente e così, dopo molte esitazioni, mi sono deciso a fare il grande passo del trasloco, non senza un certo dispiacere, perchè il cambiamento induce sempre un po' di malinconia e qualche nostalgia.

E quindi ora eccomi qua.

E quello che ho fatto - ciò mi consola molto - rimane là e chiunque se ha la curiosità può andare a dargli un'occhiata.

 

Seguendo il link potete leggere il mio curriculum.

 

 


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