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21 gennaio 2025 2 21 /01 /gennaio /2025 09:52
Tunnel di alberi capitozzati (foto modificata di Maurizio Crispi)

Ho sognato che avevo un lavandino di casa con lo scarico intasato, tanto intasato che non passava più nemmeno una goccia d’acqua
(in altri termini, per dirla in siculo latino, lo scarico del lavandino era bello attuppato)
Provavo e riprovavo a sturarlo, ma nessun risultato ottenevo 
Sempre nel sogno, dal Ferramenta andavo e lì compravo un Mister Muscolo e l’applicavo, ma con modesti - per non dire insignificanti - risultati 
Un po’ d’acqua se ne andava, sì, ma il resto continuava a ristagnare ed io ero sempre più indispettito 
Allora, andai da un altro Ferramenta al quale dissi: Voglio uno sgorgante di prima qualità, uno sgorgante che apra tutti i condotti! 
E quello mi condusse in un angolo riposto del suo negozio fornitissimo e mi indicò una serie di flaconi tra i quali uno color grigio ferro e, indicando proprio questo, mi disse: Questo è di prima scelta, questo è lo sgorgante per professionisti; tutti gli altri, proseguì, indicando con un ampio gesto quelli di altre marche, sono solo acqua fresca. Se lei vuole buttare i suoi soldi compri uno di questi, ma se veramente vuole ottenere un risultato allora deve comprare questo qua, concluse, ritornando ad indicare il primo prodotto che mi aveva indicato.
La sue perorazione mi convinse appieno  e così, di quello dato per efficacissimo in quei contenitori grigio ferro, ne presi ben due! Non si sa mai, mi dissi!
Il negoziante solerte, mi raccomandò di fare attenzione perché si trattava di un prodotto a base di un  acido potentissimo
Mi disse che nell’aprire il flacone dovevo proteggere le mie dita con dei guanti e aggiunse anche che lo dovevo versare nello scarico del lavandino, ma ben girato di spalle, allo scopo di evitare che ritorni esplosivi di acido vaporizzato e sulfurei schizzi potessero danneggiarmi gli occhi, il cuore o i polmoni o altre parti sensibili
Per essere più incisivo mi disse anche: Giusto una settimana fa hanno portato un ragazzo al pronto soccorso a causa di ciò e il povero cristo è dovuto rimanere ricoverato per ben cinque giorni prima di ripigliarsi!
Me ne andai, convinto di avere ben speso i miei soldi, ma non senza qualche preoccupazione che qualcosa potesse andare storto
Arrivato a casa, dopo essermi bardato di tutto punto, aprii il primo flacone e lo versai tutto nel lavandino, seguendo accuratamente le istruzioni che quel venditore cortese mi aveva impartito (girato di spalle, senza guardare, etc, etc) 
Dopo averne versato tutto il contenuto, rimasi lì, ad attendere, sempre girato di spalle e senza osare guardare; improvvisamente, dopo una serie di gorgoglii e sfiati sempre più distanti da me, cominciai a sentire un puzzo diabolico e devastante di mefitici vapori ammoniacali e di acidi ribollenti, un puzzo greve, intollerabile, miasmatico, tale da farmi pensare che sarei potuto svenire da un momento all’altro
Mi feci forza e mi girai e, malgrado le esortazioni del negoziante, sentendomi un po’ come il biblico Lot (la cui moglie contravvenne all'ordine del suo Signore e si volse indietro a guardare la distruzione delle due città del peccato), mi decisi a sbirciare alle mie spalle 
Cosa vidi mai?  
C’era, si, il lavandino, ma solo quello!
Tutto il resto del mondo era scomparso, 
disciolto dalla potenza di quello sgorgante
Andato!
Gone!
Scomparso!


Potenza di quello sgorgatore e dell'astuto venditore, 
forse meglio della bomba atomica!
Meglio della fusione dell'Idrogeno!


E c’era solo quel lavandino fluttuante 
nel vuoto cosmico e io accanto a lui, 
con il flacone del talentuoso 
e portentoso sgorgante ormai vuoto 
Gaza
Netanyahu e la sua follia
L’Ucraina
Putin il vilain
Put-in-the-bin
Trump e la sua tracotanza
Lo sconvolgimento climatico
La Meloni con i suoi accoliti
Tutto digerito dall’acido
Tutto cancellato via


Ma è rimasto solo quel lavandino
non più intasato di casa mia
Il mondo ridotto ad un lavandino


Ma come sarebbe il mondo 
ridotto ad un solo lavandino,
sia pure sgorgato?


Passerò - son certo di ciò - molti anni a venire 
ad arrovellarmi e a riflettere, 
alla ricerche di risposte soddisfacenti


Intanto dovrò accontentarmi del lavandino sgorgato!
E' già qualcosa, no?


Dissolvenza

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20 gennaio 2025 1 20 /01 /gennaio /2025 11:27

A volte Facebook e i social sono un autentico scrigno di tesori, dove si trovano proprie cose scritte estemporaneamente e poi lì abbandonate e dimenticate. Come è il caso di questa piccola storia che riguarda il ritrovamento di un elefantino abbandonato e alcune nefaste conseguenze che, a torto o a ragione ad esso attribuii. Da questo piccolo racconto si vede bene che il pensiero magico è sempre presente in noi ed è ben difficile che la razionalità possa estirparlo del tutto!

Maurizio Crispi (20 gennaio 2010)

Guanto di latex e foglie secche (foto di Maurizio Crispi)

Una volta ho raccolto da terra un elefantino di peluche
Era piccolo piccolo: stava confortevolmente nel palmo della mia mano chiusa a pugno
L'ho portato a casa, l'ho lavato e strigliato ben bene e l'ho messo ad asciugare
Quindi l'ho mandato per posta ad una mia amica, accompagnandolo con una lettera che era, a tutti gli effetti, una richiesta di adozione da parte di un elefantino smarrito e trovatello
Il plico arrivò a destinazione, ma purtroppo aperto e depredato proprio del povero elefantino del quale da quel momento si sono perse le tracce
Chi sa adesso su quali sentieri del mondo starà girovagando, tutto solo e ramingo?
Questa storia per arrivare al punto cruciale: dopo averlo raccolto e maneggiato, tempo due giorni, fui invaso da un prurito irrefrenabile in ogni parte del corpo, ma quello più penoso era nel palmo delle mani e nella pianta dei piedi. Passavo ogni notte, per quasi quindici giorni, a grattarmi irrefrenabilmente, insonne. E più mi grattavo più il prurito arrivava a vertici di insostenibilità. Cominciai a fantasticare che quell'elefantino fosse stato abbandonato a bella posta da qualche scienziato folle, dopo averlo intriso di batteri e virus da testare come armi biologiche (avevo letto poco tempo prima un medical thriller proprio incentrato su questo argomento)
Con il mio collega medico giungemmo alla conclusione che, probabilmente, si era trattato di un'infezione virale di tipo neurale, in forma blanda, partendo dall'osservazione che non vi erano i segni tipici (a livello locale) delle manifestazioni di tipo allergico, insomma una neuropatia diffusa di tipo virale
Poi a poco a poco, la sintomatologia si ridusse fino a scomparire del tutto
Ora non vorrei sbagliarmi ma cominciai a prendere anche del cortisone, dopo aver tentato, ma invano di lenire i sintomi, con gli antistaminici…
Ma il ricordo di quei giorni terribilmente pruriginosi è per me rimasto indelebile
Siccome, però, il lupo perde il pelo ma non il vizio, io continuai a raccogliere tutte quelle cose abbandonate per strada (purchè fossero di decente aspetto) che attraessero la mia attenzione, avendo l'accortezza di maneggiarle - prima del rituale (ed obbligatorio) lavaggio - con una certa cautela
Ancora non mi è capitato di imbattermi in un abito di latex con borchie sadomaso, ma non dispero, sono certo che prima o poi anche questo incontro si avvererà…
Una pura curiosità: quel guanto di latex della foto, l'ho ritratto a nemmeno dieci metri di distanza dal punto in cui quasi tre anni fa avvenne il rinvenimento dell'elefantino di peluche
E aggiungerò che stavolta mi sono ben guardato dal  toccare il reperto e semplicemente sfiorarlo, per timore di una ulteriore e letale contaminazione

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13 gennaio 2025 1 13 /01 /gennaio /2025 15:47
Babinskji modificato

Andava in giro
nottetempo
con in mano un punteruolo aguzzo
con il quale testava
i piedi dei dormienti
ed anche di coloro
che svegli erano
Godeva profondamente lui,
fremiti di piacere
quel Babinskji
(per gli amici solo Binskji)
sperimentava,
seguendo il suo sogno e cercando il segno
Un piacere quasi orgasmico
riceveva
quando i piedi testati
sì accartocciavano in difesa
oppure quando a ventaglio si estendavano

Il folle Binskji
arrivò persino a sperimentare
su se stesso,
esponendo il proprio piede nudo
a quell’attrezzo,
freddo e pungente

La forza di Binskji
fu quella di creare un movimento,
raccogliendo attorno a sé
un folto gruppo di discepoli
che perpetuarono
nel tempo e nello spazio
quella dolce tortura,
anche quando lui decise
di ritirarsi a miglior vita,
poiché era un po’ stanchino
e, a forza di tastare i piedi altrui,
le sue mani sapevano troppo di stantio

Ed io mi onor d’essere
tra i suoi impenitenti seguaci 
e il sempreverde  segno di Babinskji 
sempre vo' cercando

        

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20 dicembre 2024 5 20 /12 /dicembre /2024 16:26
Incontro con la befana (foto di Maurizio Crispi)

Whoops!
La befana è arrivata in anticipo quest’anno!

Così ho pensato quando l’ho vista

Era lì che guardava il mondo con la sua scopa in mano dalla bocca di un cassonetto per la raccolta differenziata degli abiti dismessi
Forse Befana c’era entrata dentro per trovare qualche straccio colorato e rinnovare così il suo misero guardaroba 
Che ci fai tu là?, le ho chiesto
Eh eh eh!, ha ridacchiato la vecchina, mostrando una bocca sdentata sotto il naso adunco
Vado di fretta adesso, le ho detto, Sto andando a prendere mio figlio a scuola
Di ritorno, ti prendo e ti porto via con me
Eh eh eh!, ha di nuovo ridacchiato Befana, Fai come ti pare!
Ma non so se mi troverai ancora qui!
In effetti, al mio passaggio di ritorno, Befana non c’era più 
Sono certo che fosse volata via sulla sua scopa

L’incontro magico è avvenuto a Palermo, in via Papireto 

Un incontro anzitempo con la befana
Un incontro anzitempo con la befana
Un incontro anzitempo con la befana
Un incontro anzitempo con la befana
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2 dicembre 2024 1 02 /12 /dicembre /2024 04:59

Malinconia struggente, tristezza, solitudine Eppure, lontano, un angolo di cielo si sta rischiarando Bisogna attendere
Forse, ritornerà il sereno.
Me lo auguro!
Non mi piace star fermo con questo gelo che mi penetra nelle ossa e mi fa sentire fragile come un cristallo, pronto ad incrinarsi al minimo sussulto

Maurizio Crispi (2 dicembre 2009)

Una traccia pubblicata su Facebook il 2 dicembre 2009, saltata fuori come “ricordo” con l’algoritmo

Maurizio Crispi

Ricordo di Halloween (foto di Maurizio Crispi)

Sono un ricordo di Halloween 

Nessuno mi vuole piú

Mi hanno lasciato solo, al freddo, esposto alla pioggia 

Prima, la mia vita era stata una bella festa, vedevo tanti bimbi ciarlieri attorno a me

Non immaginavo che, senza alcun preavviso sarei stato considerato una vita di scarto e gettato via con tanta indifferenza
I miei occhi vuoti non vedono più niente nuovo
Ma ho scoperto il modo di trarre consolazione da questa nuova esistenza che mi rimane - anche se non so per quanto tempo ancora
Guardo il cielo, così alto ed immenso sopra sopra di me, e le nuvole che, a volte, viaggiano come fiocchi cotonosi simili a pecorelle e che, altre volte, si addensano minacciose, incutendomi timore
Guardo il sole nel suo ciclo giornaliero e qualche volta la sua radiosità mi fa male, perchè sono una creatura della penombra.
Guardo la luna benevola e le stelle di cui è tempestata la volta celeste, di notte
E tutto questo mi tiene compagnia
Ora sei arrivato con quella macchinetta fotografica e mi hai salvato: anche se il mio corpo di carta si dissolverà presto, la mia immagine sopravviverà per molto tempo ancora
Grazie, amico sconosciuto, per avermi preso con te!

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2 luglio 2024 2 02 /07 /luglio /2024 10:20

E' del 29 giugno 2023 questa mia annotazione che combina assieme due diversi avvistamenti, quella dell'anfora (o arancina) semovente su monopattino elettrico e quella della cicciona incastrata nella poltroncina con braccioli in pizzeria.
Vi prego, leggete queste due storielle gustandovi gli aneddoti in sé, senza lasciarvi forviare da chi potesse dire che si tratta di descrizioni poco consone e politicamente scorrette.
Sono avvistamenti che si inseriscono perfettamente nella grande narrazione delle 'Storie di Massa' e, in fondo, trattano di ciccioni felici e fieri della propria pacchionaggine.

L’altro giorno dalla coffa della mia nave ho avvistato una donna anfora solcare la strada sul suo mono-moto pattino a vela.
La foggia dell’anfora era suggerita dal grosso culone, dalla bassa statura e dalla posizione dei piedi che formavano una base d’appoggio piccola e circoscritta che andava a svasare verso l’alto e culminava nell’ampio deretano che rappresentava, appunto, la parte capiente dell’anfora o anche della giara.
Qualcuno leggendo la breve descrizione impressionistica (forse anche umoristica) che ho lanciato nel mio status ha suggerito che potesse trattarsi di un’arancina semovente su monopattino elettrico.
Non ho chiesto, però, a colui che aveva formulato questo commento (e sollevato questo interrogativo) se intendesse riferirsi ad un’arancina con carne o ad un’arancina al burro, messa per il lungo (quest’ultima, un’immagine decisamente più benevola!).
Comunque, rimanendo nel tema, l’altro giorno ero in pizzeria e ho visto ad uno dei tavoli apparecchiato per quattro, una tipa (appartenente indubbiamente alla multiforme categoria delle "signore Massa") chiacchieriare affabilmente con le sue amiche. 
La tizia era enorme, saldamente tonica, gioviale e allegra. 
Fianchi moolto sviluppati, debordanti; culone sovradimensionato. 
Le sedie a disposizione erano, in verità, delle poltroncine con i laterali (piuttosto robuste, e solide, non c’è che dire).
Poichè le sponde laterali impedivano al culone della tizia di potere appoggiare totalmente alla seduta, le terga opime rimanevano sollevate, in realtà incastrate tra i due braccioli (se la tizia avesse dovuto alzarsi all’improvviso, quasi certamente la poltroncina sarebbe rimasta attaccata al suo tafanario come il carapace di una grande testuggine).
La postura dell’emula della Signora Massa (il mio prototipo, in quest’ambito) era quindi tutta sbilenca e con il suo corpo pendeva in avanti come una Torre di Pisa che é andata già ben oltre il suo punto di equilibrio e che non si ribalta solo perché ha trovato un efficace puntello.
In questo caso, il puntello era rappresentato dal tavolo sul quale poggiava in modo pieno ed invadente un senone ultra-prosperoso, di dimensioni pari al sottostante culone.
Il davanzale occupava una buona metà del tavolo, tanto che mi sorpresi a pensare come su di esso avrebbero potuto esserci appoggiate le pietanze per lei e le commensali sue amiche.
Interrogativo che, purtroppo, é rimasto senza risposta perché l’allegro quartetto aveva già consumato ed era intento a conversare fitto, indugiando in un’atmosfera di conviviale rilassatezza.
Ho solo potuto fare delle illazioni: forse la gigantessa e le sue tre convitate hanno mangiato a turno, oppure i camerieri hanno portato loro un unico piatto con il cibo disposto per tutte…

Insomma, in questo caso, mi è sembrato di intravedere un personaggio rabelaisiano, pieno di vitalità e assolutamente baldanzoso, oltre che fiero del suo ridondante corpaccione.

Il più delle volte quelli che vedo in giro sono dei ciccioni felici e non credo che ci sia nessuna offesa se mi soffermo a descrivere questi incontri-avvistamenti con dettagli ridondanti. 

Thar! She blows! Così gridavano le vedette appostate sulla coffa quando avvistavano una balena.

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25 febbraio 2024 7 25 /02 /febbraio /2024 10:34
Autoscatto (foto si Maurizio Crispi)

Ho sognato che arrivavano a casa,
come ospiti, la regina Elisabetta
e il principe consorte Filippo 
Si trattava di una visita non formale
C’era anche la mamma 
Io ero ero coinvolto in prima persona 
e mi davo da fare
per rendere confortevole 
la permanenza della regina 
intrattenendola in conversazione 
offrendole qualcosa da mangiare 
e da bere
Insomma, facevo tutto ciò 
che s’ha da fare 
quando ci sono ospiti di riguardo 
Ricordo, in particolare,
che dovevo selezionare una tovaglietta elegante
da collocare sul desco 
davanti al quale la regina 
s’era accomodata 
Cercavo e scartabellavo nei cassetti 
alla ricerca di quella più bella
E qui chiedevo il parere della mamma 
alla quale però non piacevano 
le soluzioni da me trovate 
Provavo anche a fare conversazione 
in inglese con la regina
e con il principe consorte 
Quest’ultimo lo blandivo
dicendogli che appariva molto giovanile 
e in ottima forma 
E provavo a spiegargli un posto 
non distante da casa 
dove avrebbe potuto montare a cavallo,
sapendo - o supponendo -
che lui fosse appassionato di equitazione 

 

Ero lusingato di avere a casa 
ospiti così importanti 
C’erano anche altre persone presenti
- non dignitari, bensì gente comune -
che sembravano essere un po’ inibite 
dal rango delle Loro Maestà 

 

Io invece non provavo soggezione alcuna,
come se fosse del tutto normale 
trovarsi per casa una coppia di regnanti

 

(Dissolvenza)

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27 gennaio 2024 6 27 /01 /gennaio /2024 07:53

Quell’esperienza rimase per me come il modello archetipico del viaggio

Maurizio Crispi

Gabriel si nasconde (foto di Maurizio Crispi)

Mio padre viaggiava spessissimo già quando ero piccolo
Per via delle sue attività giornalistiche andava molto frequentemente a Roma Erano i suoi viaggi brevi, nervosi, andare e tornare senza ozi
Negli anni ‘50 si viaggiava ancora molto in treno forse 
Ancora non esisteva nemmeno l’aeroporto di Punta Raisi che venne costruito in epoca più recente e c’era un traffico di voli di linea molto limitato sull’aeroporto di Boccadifalco, con piccoli aereomobili, semplici bimotori ad elica 
Quindi, il mezzo elettivo per viaggiare era il treno 
Mio padre andava a Roma a seguire spesso lavori parlamentari o per prendere contatti importanti per il suo lavoro giornalistico
Una volta disse a mia madre che mi avrebbe portato con sé nel suo prossimo viaggio
Io ero molto piccolo - potevo avere forse 10 o 11 anni al massimo 
Fui molto inorgoglito (ed eccitato) da questa idea di papà e non stavo più nella pelle
Venne il momento della partenza e io salutai pieno di emozione la mamma che rimase in banchina a sventolare la mano in segno di saluto mentre ai miei occhi si andava facendo sempre più piccola
Allora, viaggiando in treno, c’era il momento del passaggio dello stretto 
Quella fu per me una prima volta in assoluto
Si usava allora - come poi ho fatto decine di altre volte nella mia vita di adulto - scendere dalla carrozza, che era stata appena imbarcata sul traghetto, sul ponte della nave per andare al bar a consumare qualche cosa (era un rito mangiare le arancine con carne di cui lì era in mostra una bella scorta) e poi affacciarsi all’esterno per osservare con emozione la costa siciliana che si allontanava e quella calabrese che farsi sempre più vicina.
In quella mia prima esperienza ci fu il seme di tutte quelle, successive, dell’attraversamento dello stretto sia in andata sia in ritorno e sempre mi ritrovai a sperimentare le stesse emozioni di quella prima volta in cui ebbi in modo netto la percezione della nostra insularità
Seguendo dunque il copione (quello che per molti era un rituale irrinunciabile) salimmo con papà sul ponte del traghetto, poiché lui voleva portarmi fuori ad ammirare il panorama (ma anche a farmi prendere consapevolezza - a toccar con mano - dell’insularità della Sicilia che ci stavamo lasciando alle spalle).
Però prima venne intercettato da alcuni conoscenti e si fermò ad parlare con loro, forse suoi colleghi, per un tempo che a me sembrò interminabile.
Io fremevo per l’eccitazione.
Avrei voluto uscire al più presto per guardare fuori.
Però papà s’era immerso in una fitta conversazione con i suoi colleghi - o forse persone importanti, pensa io così piccolo come ero - e quindi io ero là che guardavo dal basso in alto questa conversazione che andava avanti apparentemente infinita, un parlare di cui non capivo un bel niente 
Fu allora che provai ad interferire e tirai papà per i pantaloni con insistenza e lui mi guardò di rimando con uno sguardo duro che mi intimorì, come a dirmi “Stai al tuo posto, non interferire mentre parlo di cose di lavoro!
Rimasi come paralizzato.
E rimasi ad aspettare senza dire altro.
Questa cosa mi è rimasta profondamente impressa in tutti gli anni successivi.
Mi viene sempre in mente quando Gabriel piccolino interferisce in una telefonata che ricevo - “importante” o di lavoro - che cerco di portare avanti mentre lui è presente.
Invariabilmente, in queste situazioni, anche adesso che lui è decente Gabriel manifesta degli improvvisi bisogni, sente l’urgenza  di dire qualche cosa di importante o di chiedermi qualche cosa. Quando era più piccolo, presi l'abitudine di non rispondere nemmeno e di rimandare le mie telefonate ad altro momento.
Ogni volta che questo succede la mia mente torna a quell’episodio con papà, alla sua severità  e al suo bisogno di dover tenere separati le sfere tra ciò che era la sua attività di lavoro la sua funzione di genitore.

Ieri, ho provato a raccontare a Gabriel questa piccola storia del mio passato, proprio dopo che aveva interferito in una mia telefonata

Ma tornando a quel viaggio con papà, la cosa strana è non ne ricordo molti altri dettagli.
Questo episodio è quello che si staglia in maniera prepotente e che esce fuori da una nebbia indistinta, assieme alle impressioni del treno che sbuffando si allontana dalla banchina della stazione e la figura della mamma che si fa sempre più piccola, mentre ci saluta:
forse in questa immagine c'è l'archetipo di tutte le mie partenze successive che il più delle volte, avvenivano senza accompagnamento da parte di parenti stretti, familiari e amici. 
Il più delle volte, da solo partivo e da solo ritornavo, bevendo sino all'ultima goccia il calice del viaggio.

Di quel viaggio con papà, ricordo un altra cosa e fu il fatto che mi portò a visitare il per me "mitico" negozio di giocattoli che, nei suoi viaggi frequenti visitava sempre, per portarmi ogni volta soldatini e modellini di automezzi militari. Il negozio, se non ricordo male, si chiamava Gulliver (adesso non ne ne trovo traccia, facendo una ricerca veloce su internet) ed era non lontano dall'albergo in cui mio padre scendeva e che era in pieno centro, a poca distanza dalla piazza dove campeggiava solenne la Colonna Traiana e dunque non distante dai luoghi topici per le sue attività giornalistiche e per i suoi incontri.
Mi parlava di questo negozio come di una vera e propria caverna delle meraviglie ed io morivo dal desiderio di visitarlo: quella volta fui accontentato.
Anche da grande, ormai autonomo nei miei spostamenti, ci tornai a comprare soldatini da collezione.
Non so se esista ancora.
Del resto di quel soggiorno, non ricordo granché - come ho detto.
Sicuramente, passavo diverse ore in albergo (ero abbastanza grande da stare da solo in camera, ma non tanto da andarmene in giro da solo), mentre lui sbrigava le sue cose.
Poi, al termine di quei due o tre giorni (nemmeno ricordo l'esatta durata del viaggio), risalimmo sul treno per tornare indietro in Sicilia,
E fu tutto.

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25 gennaio 2024 4 25 /01 /gennaio /2024 06:44

Un mio piccolo scritto risalente a molti anni addietro, recuperato attraverso i "ricordi" proposti quotidianamente da Facebook

Maurizio Crispi (25 gennaio 2010)

Il cagnolino decollato (foto di Maurizio Crispi)

Ero un simpatico cagnolino da cappelliera d'auto
Me ne stavo sul retro alle spalle del mio padrone e, mentre l'auto si muoveva, la mia testa oscillava festosamente salutando il mondo che scorreva ai miei piedi
Poi, un giorno, ho visto una cagnetta
Bellissima! Aveva le ciglia lunghe lunghe e mi guardò una sola volta, ammiccando con i suoi occhioni neri
E poi, mi ha lanciato uno sguardo lungo e languido
Io, in un attimo, di fronte a tanta bellezza e leggiadria, persi la testa per lei
Fu un vero colpo di fulmine, di quelli che più non si dimenticano
La mia testa, letteralmente, se ne andò appresso a quella meravigliosa cagnetta, e il mio corpo - una spoglia vuota - rimase indietro, senza vita
Il mio padrone, avendo constatato che io ero ormai ero andato via - la mia testa perduta in un sogno d'amore - e fallito ogni tentativo di rianimazione del mio corpo senza vita e decollato, pensò che fossi ormai inservibile: non potevo più fare oscillare il mio capo con quella eleganza che mi contraddistingueva, fingendo un sorriso che non era più dentro di me
Allora, crudelmente, in un attimo decise di sbarazzarsi di me e, con una gentilezza riparatoria (questo lo devo ammettere), mi depose sul marciapiedi, vicino a dove aveva parcheggiato la sua auto
Spero che, un giorno, la mia testa rinsavita possa ricongiungersi con il resto del mio corpo
Ma non c'è più molto tempo ormai: stiamo arrivando ad un punto di non ritorno
Presto qualcuno mi raccatterà e mi butterà nel cassonetto che si erge minaccioso a soli pochi passi da me
Lo sento
Attendo malinconicamente e consumo questi ultimi istanti come una fiammella morente, prossima ad estinguersi
La mia vita di giocattolo mi sta abbandonando a poco a poco
Ma sino all'ultimo non smetterò di sperare che la mia testa ritorni o che qualcuno mi raccatti e mi porti via con sé, anche così come sono, decollato

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13 gennaio 2024 6 13 /01 /gennaio /2024 07:01
La clonazione dei libri (autoscatto di Maurizio Crispi)

Ho sognato che, mentre ero a casa,
e mi muovevo tra scaffali e pile di libri
improvvisamente, loro (i libri)
prendevano a moltiplicarsi 
Si suddividevano e si clonavano 
sotto i miei occhi esterrefatti 
Da ogni nuovo clone 
ne nascevano altri
Era un processo continuo, inarrestabile,
fuori controllo
Mi sembrava di vivere una situazione
analoga a quella dell’apprenti sorcier
del cartone animato Disney 
Lo spazio di ogni stanza
si colmava rapidamente
Poi cominciavano ad esondare,
uscendo, schizzando e saettando 
fuori dalle finestre e dalla porta,
sospinti da un’incoercibile pressione
Quando, all’esterno, 
cadevano a terra 
subito mettevano radici
trasformandosi in alberi
che con rapidità inaudita
crescevano vigorosi
sino alla fioritura
e poi fruttificavano
con frutti libreschi
i quali cadendo a terra
generavano nuovi virgulti
in un processo veloce ed inarrestabile
Presto tutt’attorno a me
cresceva una foresta di alberi
portatori di libri,
votata a diventare più grande e più fitta
d'una foresta amazzonica

 

E poi di botto
mi svegliavo
con un libro
posato sulla faccia

 

Esaminandolo per bene
mi accorgevo con un brivido
che, dalla sua rilegatura,
era in corso una gemmazione
di piccoli cloni 
e il loop onirico ricominciava

 

(dissolvenza)

Risveglio

Sfoglio qualche pagina
scricchiolante
quasi fosse fatta di antica pergamena 

Leggo parole
assaporandole una ad una
quasi fossero chicchi d'uva,
e poi digerendole

Una prima colazione
a base di parole,
parole lette dapprima in silenzio, 
poi articolate e pronunciate 
ad alta voce 
con voce gracchiante,
spigolosa e rigida
come il richiamo del corvo,

Parole ispide e ruvide
come la barba non fatta
al tocco delle dita

E poi sono pronto
a lanciare le gambe
fuori dal letto,
che è come una nave spaziale
dove ho viaggiato
verso lontananze siderali,
per iniziare un nuovo giorno

(12 gennaio 2024)

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Come sono arrivato qui

DSC04695.jpegQuesta pagina è la nuova casa di due blog che alimentavo separatamente. E che erano rispettivamente: Frammenti. Appunti e pensieri sparsi da un diario di bordo e Pensieri sparsi. Riflessioni su temi vari, racconti e piccoli testi senza pretese.

Era diventato davvero troppo dispendioso in termini di tempi richiesti alimentarli entrambi, anche perchè nati per caso, mentre armeggiavo - ancora alle prime armi - per creare un blog, me li ero ritrovati ambedue, benchè la mia idea originaria fosse stata quella di averne uno solo. Infatti, non a caso, le loro intestazioni erano abbastanza simili: creatone uno - non ricordo quale dei due per primo - lo ho "perso" (per quanto strano ciò possa sembrare) e mi diedi alacremente da fare per ricrearne uno nuovo. Qualche tempo - nel frattempo ero divenuto più bravino - il blog perso me lo ritrovai).

Ohibò! - dissi a me stesso - E ora cosa ne faccio?

La risposta più logica sarebbe stata: Disattiviamolo!. E invece...

Mi dissi: li tengo tutti e due. E così feci. E' stato bello finchè è durato...

Ma giocare su due tavoli - e sempre con la stessa effcienza - è molto complicato, ancora di più quando i tavoli diventano tre e poi quattro e via discorrendo....

Con overblog ho trovato una "casa" che mi sembra sicuramente più soddisfacente e così, dopo molte esitazioni, mi sono deciso a fare il grande passo del trasloco, non senza un certo dispiacere, perchè il cambiamento induce sempre un po' di malinconia e qualche nostalgia.

E quindi ora eccomi qua.

E quello che ho fatto - ciò mi consola molto - rimane là e chiunque se ha la curiosità può andare a dargli un'occhiata.

 

Seguendo il link potete leggere il mio curriculum.

 

 


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