Un anno fa questo scrissi, ispirato dalla voglia incontenibile di merendine pomeridiane di mio figlio Gabriel
Maurizio Crispi (8 febbraio 2024)
Merenda, merenda
Voglio la merenda
Merenda sì, merenda no
Merenda sì, sì, sì, sì
Sìiiiiiiiiii, nooooooooo,
SÌ!
Io merenderò, merenderò
Il Merendero l’è un gran bandidero
È sempre merenda
Ogni momento è buono per far merenda
Merenda dolce,
merenda salata, questo l’é
un gran dilemma
Panino con la Nutella
Panino con la mortadella
Fettine di salamella
Una bella ciambella
ma anche un’arancinella bella
ma anche la bella salsiccia
o i würstel giganti
con la maionese
Biscottini e patatine,
ma anche pancetta abbrustolita,
ovetto sodo,
ovetto al tegamino,
piatto di pasta fumante
Pane con l’olio
Pane abbrustolito con lo zucchero
Una banana,
due banane,
tre banane
Mela che mela
Ora me la mena la mela
Mela bollita,
mela cotta nel forno
Ho fame, fame, fame,
molta fame,
tanta fame,
è sempre tempo di far merenda,
il mondo intero fa merenda,
il mondo in una merenda,
il mondo è una merenda
Merenda delenda
Merenda for ever
A volte Facebook e i social sono un autentico scrigno di tesori, dove si trovano proprie cose scritte estemporaneamente e poi lì abbandonate e dimenticate. Come è il caso di questa piccola storia che riguarda il ritrovamento di un elefantino abbandonato e alcune nefaste conseguenze che, a torto o a ragione ad esso attribuii. Da questo piccolo racconto si vede bene che il pensiero magico è sempre presente in noi ed è ben difficile che la razionalità possa estirparlo del tutto!
Una volta ho raccolto da terra un elefantino di peluche
Era piccolo piccolo: stava confortevolmente nel palmo della mia mano chiusa a pugno
L'ho portato a casa, l'ho lavato e strigliato ben bene e l'ho messo ad asciugare
Quindi l'ho mandato per posta ad una mia amica, accompagnandolo con una lettera che era, a tutti gli effetti, una richiesta di adozione da parte di un elefantino smarrito e trovatello
Il plico arrivò a destinazione, ma purtroppo aperto e depredato proprio del povero elefantino del quale da quel momento si sono perse le tracce
Chi sa adesso su quali sentieri del mondo starà girovagando, tutto solo e ramingo?
Questa storia per arrivare al punto cruciale: dopo averlo raccolto e maneggiato, tempo due giorni, fui invaso da un prurito irrefrenabile in ogni parte del corpo, ma quello più penoso era nel palmo delle mani e nella pianta dei piedi. Passavo ogni notte, per quasi quindici giorni, a grattarmi irrefrenabilmente, insonne. E più mi grattavo più il prurito arrivava a vertici di insostenibilità. Cominciai a fantasticare che quell'elefantino fosse stato abbandonato a bella posta da qualche scienziato folle, dopo averlo intriso di batteri e virus da testare come armi biologiche (avevo letto poco tempo prima un medical thriller proprio incentrato su questo argomento)
Con il mio collega medico giungemmo alla conclusione che, probabilmente, si era trattato di un'infezione virale di tipo neurale, in forma blanda, partendo dall'osservazione che non vi erano i segni tipici (a livello locale) delle manifestazioni di tipo allergico, insomma una neuropatia diffusa di tipo virale
Poi a poco a poco, la sintomatologia si ridusse fino a scomparire del tutto
Ora non vorrei sbagliarmi ma cominciai a prendere anche del cortisone, dopo aver tentato, ma invano di lenire i sintomi, con gli antistaminici…
Ma il ricordo di quei giorni terribilmente pruriginosi è per me rimasto indelebile
Siccome, però, il lupo perde il pelo ma non il vizio, io continuai a raccogliere tutte quelle cose abbandonate per strada (purchè fossero di decente aspetto) che attraessero la mia attenzione, avendo l'accortezza di maneggiarle - prima del rituale (ed obbligatorio) lavaggio - con una certa cautela
Ancora non mi è capitato di imbattermi in un abito di latex con borchie sadomaso, ma non dispero, sono certo che prima o poi anche questo incontro si avvererà…
Una pura curiosità: quel guanto di latex della foto, l'ho ritratto a nemmeno dieci metri di distanza dal punto in cui quasi tre anni fa avvenne il rinvenimento dell'elefantino di peluche
E aggiungerò che stavolta mi sono ben guardato dal toccare il reperto e semplicemente sfiorarlo, per timore di una ulteriore e letale contaminazione
Gli ombrelli rotti
(e abbandonati)
dopo il giorno di pioggia
e di buriana di vento
Sono come fiori appassiti,
anzitembo
alcuni scarnificati
da venti cannibalici
e ridotti
all’essenziale del loro scheletro
Nelle pozze d’acqua piovana
si riflettono
il cielo e le nuvole
e gli alberi spogli
e, a volte, anche quegli ombrelli rotti,
naufraghi e derelitti
Mondello, 27 dicembre 2009 - Dopo due giorni di temperatura mite, si è scatenato il diluvio
E, come sempre accade, queste piogge "monsoniche" attirano immediatamente i venditori ambulanti di ombrelli (che praticano dunque una vendita specialistica "mono-articolo", al bisogno
Analogamente, se ci fosse un'epidemia di lombosciatalgie e tutti andassero in giro sciancati sarebbero subito pronti ad offrirti vasetti di balsamo di tigre ed altri unguenti)
In questo caso, il venditore ha utilizzato la panchina disponibile come banco da esposizione, ma - poiché pioveva a dirotto - si è rifugiato al caldo in macchina, rinunciando dunque a fare da testimonial dell'articolo da lui proposto
Un venditore assai poco convincente, perché non è disposto a mettersi in gioco in prima persona
Sono convinto che oggi gli affari, al venditor di ombrelli che non ha voluto dare testimonianza della bontà della sua merce, non siano poi andati così bene
Sappiamo che il burattino di legno voleva essere un bambino di carne e ossa
La rosellina di plastica era triste perchè avrebbe voluto essere un fiore vero.
Io le ho detto: Non essere triste! Sei bella anche così e poi durerari molto più a lungo di qualsiasi fiore vero"
E la rosellina mi ha detto: "Non voglio vivere in eterno, voglio essere un fiore vero, anche se dovessi durare per un solo giorno. Voglio essere annusata e voglio che chi mi si avvicini possa cogliere la mia fragranza
Voglio sentire dentro di me la tensione della crescita del fiore ancora in boccio la cui linfa preme per trasformarsi in petali, stami e pistilli..."
E a questo punto la rosellina non disse altro
Si chiuse nel silenzio triste d'un impossibile sogno
E io non potei dire null'altro per placare la sua malinconia.
Forse per consolarla, la raccolsi dal pavimento di nudo cemento dove era stata gettata con sprezzo e la deposi su di una fioriera, accanto a dei fiorellini di lantana, dall'odore pungente ed aspro.
Mi commiatai da lei: "Buona vita a te, Rosellina: magari un giorno il tuo sogno di esser vera sarà esaudito..."
Questo frammento di sogno è della notte tra il 7 e l’8 novembre 2023.
L’algoritmo di Facebook me lo ripropone come “ricordo”.
Ho fatto i debiti controlli e mi sono reso conto di aver trascurato di averlo riportato qui nel blog.
Dunque, eccolo!
Maurizio Crispi (Facebook)
Mi ritrovo in un posto lontano
a seguire con tanto di macchina fotografica
una gara internazionale sulla distanza di 100 km su strada
Faccio parte del team italiano
come reporter e fotografo
Mi aggiro, mi muovo, cammino qua e lá
alla ricerca delle migliori inquadrature
cercando di abbinare
attenzione al paesaggio
e alle bellezze architettoniche
con le necessità della ripresa sportiva
Così facendo,
perdo di vista il contesto sportivo
e mi ritrovo in un punto distante
ed anche caratteristico della città
Si tratta di un luogo più unico
che raro,
un’installazione di panchine
che racconta la storia della panchina
attraverso i secoli
e quindi con panchine di varia foggia
ed anche costruite con i materiali più diversi
Ci sono anche panchine a due o tre elevazioni,
panchine a castello,
si potrebbe dire,
con le panchine dei piani alti
raggiungibili mediante graziose scalette
Le panchine non sono da esposizione
ma sono tutte fruibili
Infatti c’è gente seduta
chi a leggere
chi a conversare
chi a rilassarsi e a contemplare
chi a sonnecchiare
Ci sono molte scolaresche in visita,
compitamente chiassose
e per terra un tappeto di giocattoli
vivacemente colorati
Io sono avvolto da un senso di maraviglia
Faccio scatti su scatti
cercando le inquadrature migliori
Poi, scelgo anch’io una seduta libera
e mi accomodo
per poter godere anche da seduto
di cotanta bellezza
Il dovere presto mi richiama
Mi rimetto in strada
per ritornare al percorso di gara
Ci sono mille ostacoli che si frappongono
e non riesco mai a raggiungere
la mia meta
Mi imbatto tuttavia
in altre cose
strane e meravigliose
di cui al risveglio
non ho più ricordato i dettagli
Resti immondi,
un tempo amabili
Bambole
Pupazzi
Dismessi
Abbandonati
nella polvere,
nella morchia
ai piedi di un cassonetto
stracolmo di indifferenziata
Cose inutili adesso,
un tempo utili,
amate,
desiderate,
forse anche con un nome
ora caduto nell'oblio del disuso
Senso di desolazione
Tristezza
Un sonnellino,
in attesa dei primi compratori
al volante
Giuseppe è sempre lì
in postazione
da quando aveva otto anni
Di questo tratto di strada
conosce ormai
ogni singola pietra
ogni filo d’erba
ogni asperità
Giuseppe è sempre lì
come un soldatino nella sua garitta
(che non riceve mai il cambio guardia),
quando fa bel tempo,
quando piove e tira vento,
dalle prime luci dell’alba,
sino a sera
Orario di lavoro coatto, il suo
Si muove di continuo,
avanti e indietro,
instancabile,
percorre chilometri e chilometri
in uno spazio circoscritto
con un diametro di un centinaio di metri
che è come una prigione dalle pareti invisibili
Non può andare via il cristianeddu
se non ha prima venduto
tutta la merce che gli è stata affidata
per quel giorno
Nei pressi della via dove abito a Palermo, all'incrocio tra Via Principe di Paternò e Via Piemonte (che ora si chiama in un modo diverso che non ricordo - ma non importa) stazionano da sempre dei ...
Ho camminato oggi pomeriggio da via Imera (dove ho parcheggiato l’auto) sino a piazzetta Sett’Angeli alle spalle della cattedrale di Palermo per prendere mio figlio in uscita da scuola alle 17.00
Tutto nuovo per me poiché siamo all'apertura del nuovo anno scolastico e Gabriel sta appena cominciando a frequentare questa scuola, il Convitto Nazionale "Giovanni Falcone" la cui fabbrica è antica e gravida di storia.
É stata l’occasione per fare una passeggiata nel cuore del centro storico di Palermo in un orario insolito, accompagnato dal mio cane Black: una passeggiata che non facevo da tempo; e, sicuramente, si è anche trattato di un'occasione per guardarmi attorno, per osservare e per riflettere
Il centro storico di Palermo per come lo ricordo dei tempi in cui - negli anni Sessanta - ci passavo di frequente per andare alle lezioni al Policlinico é, oggi, completamente stravolto: da un lato, per l'enorme numero di bar, locali per la ristorazione, gelaterie, negozi di souvenir che, come fossero fatti con lo stampo, mettono in vendita tutti le stesse mercanzie, ma anche di empori e bazar gestiti da extracomunitari; insomma di tutto e di più, attività proliferate come funghi, ma certamente non pensate per chi (sicuramente pochi, ma nemmeno poi tanto) nel centro storico ci vive
Dall’altro lato, vi è un fervore di gente, ma soprattutto torme di turisti in comitive e in greggi oppure in coppia, o ancora in piccoli gruppetti autonomi o in solitaria
È tutto ruota attorno ai turisti, comprese le carrozzelle a traino animale e il forte odore di letame e di urina, aleggia greve attorno a loro
Indubbiamente, se uno guarda verso l'alto, a seguire la verticalità imponente di alcune strutture monumentali oppure se con gli occhi accarezza i centenari - se non millenari - monumenti, potrebbe essere indotto a pensare che la città sia bellissima, uno scrigno di tesori, un'autentica meraviglia, traboccante di storia, di premesse estetiche e di tanto altro.
In effetti, nei secoli passati, Palermo era considerata una città magnifica e cosi fu vista dai diversi dominatori che si sono succeduti:, ciascuno arricchendola di qualcosa ad imperitura memoria le pietre della città e i suoi monumenti recano tracce dei loro passaggi e si può avere la sensazione di essere schiacciati dal peso della storia mentre si volge il viso verso l’alto a guardare la maestosità delle fabbriche
Ma se lo sguardo si volge al basso, anche l’animo meno sensibile potrebbe trovarsi a sperimentare un moto di repulsa, per i numerosi inestetismi dei quali si senta assediato
Subito alle spalle dei monumenti più celebrati, si nascondono strade dove sono rimasti aperti dei cantieri infiniti e, apparentemente, dimenticati, come ad esempio proprio lungo via Imera
Qui, in certi tratti, mancano del tutto i marciapiedi e si cammina a rischio di essere arrotati dagli automobilisti impazienti, mentre l’olfatto é offeso dai miasmi fetidi provenienti da accumuli di rifiuti putrescenti abbandonati e dai cassonetti stracolmi
Indubbiamente, in questo, la Sicilia rivela la sua forte vocazione di terra di contrasti netti e irrevocabili, la parte nobile e la parte plebea, l’ascesa al cielo delle torri e delle cupole e il sapore tutto terreno della decomposizione, la più sublime bellezza e la più radicale e bieca ignoranza
Infatti, a fare da cornice a questo quadro, vi è la mancanza di cultura e di educazione di molti
Mescolati con le torme di turisti vocianti e spesso obesi, si osservano i “maranza”, i tascioni, i ciané, gli ineducati che si sentono elevati per il solo fatto di possedere un iPhone di penultima generazione, un monopattino elettrico o un motociclo elettrico
Dai a costoro i moderni aggeggi tecnologici e loro risponderanno perfettamente e da perfetti consumatori, omologati, allineati e coperti, senza un guizzo di originalità, ma non acquisiranno mai gli strumenti per elevarsi culturalmente e spiritualmente
Lo senti da come parlano con voci dialettali sguaiate nelle quali non si intravede il benché minimo sforzo d'un miglioramento lessicale o di una crescita culturale
Tutto ciò è davvero molto snervante, deludente ed anche - devo ammetterlo - fastidioso
Destreggiandomi tra turisti e maranza, costretto a navigare in mezzo alla sporcizia e ai rifiuti in decomposizione, in alcuni momenti di sconforto non sento più di appartenere a questa terra di Sicilia, a questi luoghi
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera. Il convitto nazionale "Giovanni Falcone" di Palermo è un convitto con scuole statali interne: primaria, secondaria di I grado e liceo classico. È situato in ...
Una mia piccola notazione del 20 ottobre 2022: considerazioni scritte velocemente su FB all'uscita della scuola di mio figlio Gabriel. Mio figlio mi ha detto, mentre ce ne stavamo nella piazzetta ...
Si tratta del mio commento ad una foto che scattai nel settembre del 2009 nel corso di una mia passeggiata a Villa Sperlinga e Piazza Unitá d’Italia. Il commento è nato nel cono d’ombra dei miei duetti a distanza (attraverso FB) con il mio amico Enzo che di lì a poco scomparve dai social
Maurizio Crispi
Un gigante di pietra - un telamonio - contempla le nuvole.
La scultura, al centro di un’aiuola spesso rinsecchita perchè popolata da un tipo di albero di alto fusto che prosciuga letteralmente il terreno (si tratta dei Brachychiton), è stata voluta alcuni anni dall'Amministrazione comunale, assieme ad altre due collocate all’interno della vicina Villa Sperlinga.
A differenza di queste ultime due alquanto indecifrabili (e, a mio parere, insignificanti), la prima (il torso di pietra) esercita sul passante una certa suggestione, forse perché in qualche misura induce a pensare ai "prigioni" michelangioleschi.
Il torso è possente e così pure la metà inferiore del corpo. La mancanza della testa e di parte degli arti superiore conferisce all'opera una certa inderteminatezza e un senso di incompiutezza.
In questo scatto, ravviso un doppio avvistamento.
Nelle mie infezioni, la foto doveva riguardare soltanto le nubi e non mi ero accorto - forse per via dell’incidenza della luce - che nell'inquadratura cadeva anche il prigione.
Quindi, in questa prima specie di avvistamento si è verificato un effetto blow-up.
Ma, nello stesso tempo, sembra che il gigante pietrificato sia intento a sua volta nell'avvistamento delle nubi nel cielo sopra di lui e che il suo corpo sia percorso quasi da un fremito di annichilimento e disperazione nella percezione del divario esistente tra la levità delle nubi che veleggiano alte e i vincoli cui - come statua - è condannato.
Era diventato davvero troppo dispendioso in termini di tempi richiesti alimentarli entrambi, anche perchè nati per caso, mentre
armeggiavo - ancora alle prime armi - per creare un blog, me li ero ritrovati ambedue, benchè la mia idea originaria fosse stata quella di averne uno solo. Infatti, non a caso, le loro
intestazioni erano abbastanza simili: creatone uno - non ricordo quale dei due per primo - lo ho "perso" (per quanto strano ciò possa sembrare) e mi diedi alacremente da fare per ricrearne uno
nuovo. Qualche tempo - nel frattempo ero divenuto più bravino - il blog perso me lo ritrovai).
Ohibò! - dissi a me stesso - E ora cosa ne faccio?
La risposta più logica sarebbe stata: Disattiviamolo!. E invece...
Mi dissi: li tengo tutti e due. E così feci. E' stato bello finchè è durato...
Ma giocare su due tavoli - e sempre con la stessa effcienza - è molto complicato, ancora di più quando i tavoli diventano tre e
poi quattro e via discorrendo....
Con overblog ho trovato una "casa" che mi sembra sicuramente più soddisfacente e così, dopo molte esitazioni, mi sono deciso a
fare il grande passo del trasloco, non senza un certo dispiacere, perchè il cambiamento induce sempre un po' di malinconia e qualche nostalgia.
E quindi ora eccomi qua.
E quello che ho fatto - ciò mi consola molto - rimane là e chiunque se ha la curiosità può andare a dargli un'occhiata.