Ecco che sogno, dopo molti giorni senza affioramenti onirici
Sono in un posto a svolgere un lavoro
Sono seduto ad un tavolo, riparato da una tettoia, al centro d’un ampio cortile
Ho l’occorrente per scrivere
Deve prendere appunti su ciò che mi accade intorno
Sono uno scrittore di cronache, come gli antichi storici o gli scoliasti
Sento freddo, all’improvviso
Sono in ciabatte che, scalcagnate come sono, lasciano i piedi scoperti
Decido di andare a cambiarmi per indossare qualcosa di più appropriato
Mi alzo e m’incammino verso i miei quartieri, lasciando tutte le mie cose e l’attrezzatura da scrivano sul tavolo
La via per raggiungere il mio alloggio è lunga e tortuosa
Bisogna percorrere dei corridoi
che assomigliano piuttosto a stretti cunicoli claustrofobici e poi salire per lunghe rampe di scale
Su di un pianerottolo (o in un androne) c’è parcheggiato un passeggino
Poggiata sul sedile ci sta una borsa con le mie cose e i miei indumenti di ricambio
Tiro un sospiro di sollievo per il ritrovamento fortunoso
Decido comunque di ascendere lungo l’ultima rampa di scale per arrivare alla mia stanzetta, con il mio borsone a tracolla
Qui trovo tutto in disordine, come se l’ambiente fosse stato occupato da un estraneo
Sul letto ci sono sparsi in disordine degli indumenti, non miei
Provo a rimuoverli, ma non si staccano dalla coperta di pile che ricopre il giaciglio
Finisco con lo scoprire che sono stati dotati di strisce di velcro perché possano rimanere aderenti gli uni agli altri e alla coperta: insomma, sono alla presenza di un rozzo dispositivo antifurto (questo quello che penso nel sogno)
Sono infastidito da questa invasione di campo
Indosso qualcosa di più pesante per contrastare il senso di freddo che mi ha preso e vado per uscire di nuovo e andare a fare il mio lavoro
Quando scendo lungo la prima rampa di scale, mi affaccio su di un cortile e vedo un auto lì parcheggiata
Capisco che é lì per me e che devo salirci sopra per mettermici alla guida e per andare dove sono diretto
Mi sento espropriato dalla mia capacità di decisione autonoma
È l’auto che decide, non io
Sono dunque alla guida dell’auto, su di un’autostrada che sembra quella di un videogioco
L’auto schizza subito ad una velocità supersonica e mi sembra di non poterne controllare rotta e stabilità
La velocità é tale che mi perdo tutti i segnali di direzione, le diramazioni e gli svincoli
La velocità mi da la vertigine: mi sembra di essere in un tunnel poiché tutti i dettagli del paesaggio attorno a me sfilano così rapidamente da trasformarsi in una poltiglia di colori e di forme indistinte o in una nebbia confusa
Penso di poter perder il controllo, ma temo anche che la vettura possa ribaltarsi
Stacco allora il piede dall’acceleratore e la velocità dell’auto aumenta ancor di più, oltre il concepibile
Provo un senso di panico, piantato lì, al centro dello stomaco, e forse mi si torcono anche le budella
Penso di esser prossimo alla mia fine
É così che finirá?
Dissolvenza
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