![Goya, Il Volo delle streghe](https://image.over-blog.com/fZjqeO7NugjmpGoYfE5afj-s5XM=/filters:no_upscale()/image%2F1498857%2F20240916%2Fob_c46279_0128d043-b0d0-42d0-8f07-eb650f36f37f.jpg)
La notte è sempre un luogo incerto
poiché si va via dal luogo
in cui si sta con il proprio corpo
che giace immoto
e si va verso lande lontane e sconfinate
S’intraprendono scorribande
di cui spesso, al risveglio,
non s’ha memoria
Qualche volta, sì, tuttavia
qua e là si aprono le porte alla meraviglia
Dopo i nostri voli delle streghe
nottetempo o, talvolta, anche diurni
facciamo ritorno per riprendere
i nostri giochi e doveri,
ad eccezione di alcuni che,
in quelle lande rimangono prigioni
Una parte della mente dei ritornanti,
credo,
conserva intatto il ricordo di quei vagabondaggi
e li custodisce in una camera segreta,
salvo che, occasionalmente,
non abbiano a tracimare fuori
Questo è, e così sempre sarà
Abbiamo molte vite notturne,
molti volti che rimangono nell’ombra
Conosciamo ben poco di noi stessi
Siamo maghi, streghe e stregoni,
ladri di Bagdad, avventurieri,
navigatori o o anche
contemplatori pensosi,
eremiti in privazione
ed anche Buddha
mentre intona la sillaba sacra,
siamo il Boia e la Vittima sacrificale,
possiamo tutto e il contrario di tutto
in mille e una possibili divergenze e diversificazioni,
in mille e uno mondi,
in mille e uno multiversi
Siamo instancabili vagabondi delle stelle e dell’universo
Da questi luoghi che visitiamo
da queste diverse e multiformi
vesti e mascheramenti che indossiamo
nascono i cunti e le storie
in un’infinita riverberazione di echi
![Goya, il Volo delle streghe (dettaglio)](https://image.over-blog.com/69cHcM1cXMwp_2E9ysmEb8Tg0go=/filters:no_upscale()/image%2F1498857%2F20240916%2Fob_74b599_volo-delle-streghe-dettaglio.jpg)
Francisco Goya, Il Volo delle streghe o Le Streghe in volo (GW 659).
Questo dipinto - si chiama così - è del 1797, lo stesso anno del molto più noto Sonno della ragione, e rappresenta una scena notturna difficile da descrivere.
Nella parte alta si svolge qualcosa di imprecisato. Tre donne, presumibilmente, anche se quella in primo piano esibisce una muscolatura atletica, quasi maschile, ma nell’angolo acuto descritto dalla linea della schiena e dal braccio destro si intuisce un gonfiore mammillare. Anche le natiche tornite sembrano robustamente femminili.
Tre streghe pertanto, a torso nudo, coi cappelli a punta che Goya mette in testa anche ai giudici dei tribunali dell’Inquisizione, sostengono senza fatica il corpo esanime o incosciente di una figura, l’unica di cui si vede completamente il viso, direi senza dubbi maschile. Le sue braccia allargate, che sembrano quelle del condannato alla fucilazione con la camicia bianca e i calzoni gialli del 3 maggio 1808, sono il particolare che ci suggerisce che è ancora in vita, se fosse morto non sarebbero così, e ha le gambe che incrociano le braccia delle due streghe di sinistra.
Una di esse, quella che volge le spalle col gonnellino verde, e quella che le sta di fronte sembrano o suggere o insufflare qualcosa nel corpo maschile fluttuante. È una scena che non si capisce se più magica o erotica, religiosa o sacrilega, di sogno o vista realmente. Chi lo sa che ambienti frequentava Goya per rappresentare così spesso sabba notturni e voli magici? È una scena su cui cade una luce dall’alto, ma le figure fluttuanti non hanno ombra, non sono umane. Cerimonia o rito, teatro o recita, qualche dubbio viene fugato se scendiamo a terra. Vediamo cosa troviamo.
Distesa vi è un’altra anonima figura maschile, ha il volto rivolto verso il basso e si tappa le orecchie per non sentire qualcosa che non percepiamo. Il ronzio delle streghe, i lamenti strazianti dell’incosciente umano volante ancora in vita? Ma ancora più scioccante è la figura maschile, con imponente ombra nera, che si copre il volto con un lenzuolo bianco trattenuto con una mano destra che pare avere sei dita. Costui ha il coraggio di sostenere il brusio che atterra l’altro, ma non quello di vedere ciò che sta succedendo, sacrificio, gioco erotico o tortura che sia. Non vedo, non sento. Le due figure a terra rompono l’equilibrio danzante delle figure in volo, danno un tono di alta drammaticità alla scena, ci dicono che per gli umani ciò che accade in cielo è insostenibile, è un monito per il loro futuro, anche loro saranno divorati o bevuti con una cannuccia dalle streghe.
Oppure non è così. Può darsi che colui che si copre il volto col lenzuolo bianco sia il mago, può darsi che sia lui l’artefice del prodigio, che sia lui che fa la magia di sollevare e mantenere in aria le streghe e la vittima. Finché resta lì, anche le streghe restano in volo, lievi, senza gravità e senza ombra. Comunque sia, una figura non umana, un animale, un asino, una bestia stupida assiste alla scena, muso e occhi rivolti verso il basso, imbucato in una posizione in discesa rispetto al piano degli umani. Il mondo di Goya sembra composto di tre cerchi: in alto il mostruoso stregonesco, benché in questo caso di belle fattezze e sembianze, senza ombra e con il potere sulla vita, in mezzo gli umani che proiettano al suolo la loro ombra, disperati e impotenti, e in basso, in ombra, fuori luce, gli animali timidi ed innocui. La semplice bestia asinina sembra disinteressarsi, ma ha le orecchie ritte, segnala una certa malcelata attenzione ad udire cosa sta succedendo. Troppo facile pensare alla sordità di Goya, che all’epoca della composizione del quadro però, non aveva ancora colpito il pittore di corte, il pittore dei re spagnoli e delle pitture nere della casa del sordo.
scrivi un commento …