(da noi a me)
Niente, solo la pioggia che cade triste
Ed è solo uno sgocciolìo quieto.
L’ora è tarda, la casa vuota
Armadi traboccanti di vecchi indumenti, carte e carpette, libri polverosi vecchi di tre generazioni
Tutto da rivedere e da soppesare
In un cassetto, una lettera che mi scrisse mia madre, molti anni fa, quando ancora non esistevano i cellulari, lettera a cui forse non risposi mai
Un piccolo folder con foto in formato piccolo e piccolissimo che formano una piccola carrellata sulla storia familiare, raccolte da mia madre e poi dimenticate in un fondo di cassetto
Mio fratello che, dalle foto, mi guarda con il suo sguardo fiero, a volte spaventato, di quando era piccolo e poi adolescente.
Nelle sue foto di adolescente, c’è spesso tristezza nel suo volto allungato A volte, però, fierezza e fiducia Ricordo che, a volte, da adolescente, mi chiudevo in bagno e lì, in solitudine, piangevo e singhiozzavo per mio fratello, pregando silenziosamente perché un miracolo gli rendesse la salute e la capacità di camminare
Foto di famiglia, come si usava un tempo, tutti in tiro, nel giorno della prima comunione e della cresima, Salvatore nel punto focale del gruppo, un po’ emozionato
Mio fratello, attorniato dal suo gruppo di amici ridenti che lo omaggiavano spesso di foto spassose per strappargli un sorriso
Mio padre in uniforme da ufficiale e in divisa da campo, con la bustina che si usava allora
Ancora mio padre, magrissimo (perchè aveva patito la fame), appena tornato dal campo di prigionia, ma già attivo e laborioso, che cammina a passo svelto lungo via Ruggero Settimo, dando l’impressione di uno che ha molto da fare e molti sogni che gli frullano per la testa
Io, in foto tessera, vestito da da ufficiale e con la barba
Le mie continue trasformazioni camaleontiche Barba sì, barba no Baffi sì, baffi no, Capello lungo hippieggiante, nel tempo giusto per farlo, oppure capello corto stile nazi o ancora rapato a zero Io, con aria meditativa Io, con atteggiamento da guerrigliero Io, palestrato
Noi, da piccoli, sulla spiaggia, per me mio fratello era un eguale, anche se non poteva fare le stesse cose che facevo io, e quei giorni sulla spiaggia di Mondello, giorni assolati con le merende di pane e uva erano splendidi
Ogni cassetto che si apre è una capsula del tempo che riserva inattese sorprese e riporta indietro con whoosh che a volte mi lascia stordito
Continuo a sentirmi un sopravvissuto in quelle stanze che sembrano popolate di fantasmi e non ancora risorte a nuova vita
Once upon a time... Nel passato ci sono le favole e i drammi Il futuro ci attende con il ripetersi di vecchi copioni, anche se a volte ce ne sono di nuovi ed inaspettati. Ed qui che sta tutta la meraviglia
E’ strano che io parli del futuro, quando il mio tempo si fa stretto, quando c’è sempre margine e meno strada da percorrere, meno storie da scrivere, e quando l’apertura di sempre nuove e sorprendenti capsule del tempo mi risucchia indietro con prepotenza
In definitiva, chi sono io? Dove vado? Cosa faccio? Cosa ci faccio qui?
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