Ho sulla schiena
un dispositivo antigravitazionale
che mi consente di salire o di scendere
nel vuoto in verticale,
anche trasportando dei pesi
Quando si scende, peró,
occorre accendere
per motivi di sicurezza
una luce lampeggiante arancione
che è collocata sulla schiena,
mediante un piccolo interruttore
che è pure sulla schiena
Per azionarlo occorre torcere un braccio
all’indietro
Un movimento assai poco naturale
Ed io che sono diventato
un mucchio d'ossa anchilosato
faccio fatica a compierlo
Per il resto, é tutto facile ed intuitivo
Devo soltanto combattere la mia paura del vuoto
Passo ore in una speciale palestra
ad esercitarmi
fino a che ogni movimento
diventa fluido
Mi guida in questo percorso
di apprendimento e sperimentazione
un veterano, indulgente e comprensivo,
Spero di imparare con rapidità
Salgo e scendo nel vuoto
di continuo
senza concedermi tregua
Il professor di fisica,
provando e riprovando,
scoperse chi lo stronzo
precipita fumando
Ho sognato che andavo ad un convegno
(di psicoanalisi o di psichiatria)
su di un magnifico cavallo bianco
Ero gioioso per avere questo cavallo
Tutti erano stupiti nel vederlo
Io ero compiaciuto
Non era soltanto magnifico,
era anche intelligente
Era capace, per esempio,
di aprire il rubinetto dell’acqua
per bere autonomamente,
come se avesse zoccoli prensili
Era una creatura mitologica,
a tutti gli effetti
Il convegno si svolgeva all’aperto
nella vasta corte di un’antica dimora
Incontravo tanti colleghi del passato,
altri - più giovani - mi erano sconosciuti
Ma, in verità, ero più interessato al cavallo
che non al convegno,
né mi sentivo vocazione alcune per le rimpatriate
E poi c’era il cavallo da impastoiare
e da rigovernare
Parlavo con una tizia
che riconoscevo come scrittrice
Nella conversazione mostravo
di possedere un’articolata conoscenza
dei suoi libri
e lei se ne stupiva
Poi se ne andava
e la conversazione si spegneva
Forse, avrebbe voluto
rimanere nell’anonimato
Anche la scrittrice, però, era venuta
al convegno a cavallo
- questo ci accomunava -
ma il suo destriero era un roano
Cominciavano a cadere
grosse gocce di pioggia
Guardavo il cielo ad est
e vedevo che grossi cumuli
grigio-neri, minacciosi,
si addensavano rapidamente Pioverà?, chiedevo alla scrittrice
Lei rispondeva, Sì, certo!
Se non vogliamo bagnarci,
occorre andare!
Il cavallo mi rendeva davvero felice
Non avevo bisogno d’altro
Mi occupavo di lui
Non temevo alcun male
Pensavo che me ne sarei andato via
presto, in groppa al mio destriero,
per scansare la pioggia imminente
Del convegno e delle facce di circostanza
non mi importava proprio nulla
Pregustavo una magnifica uscita di scena,
io e il mio destriero
per andare a passo lento e maestoso
verso altri destini
Broccoli in tutte le salse e in tutti i modi
Ho fatto il pieno di broccoli
Broccoli night and day
Broccoli che fuoriescono
da naso e orecchie
come da una cornucopia
Broccoli di tutto il mondo,
unitevi!
Sogni strani
di cui ricordo poco o niente
Su tutto campeggiava
un enorme broccolo,
stella del mattino e della notte,
che con la sua massa mi annichiliva
ed era anche ominoso simbolo
Anche oggi
avrò da mangiare pasta con i broccoli
residuo di due giorni fa
e poi minestrella di broccoli
o anche un ovetto in tegamino
su di un letto di broccoli e cacio
Ero con la Cociola al mare
Avrei voluto farle fare il bagno
ma avevo perso il guinzaglio e il collare
e, senza, era impossibile condurre
la cagnetta riluttante
sino alla fresca distesa
per un tuffo rigenerante
E poi c’era il problema
dei suoi escrementi da smaltire
tra cui anche due stronzi caduti
In modo tale da essere
perfettamente posizionati
a formare un V V for Victory
Oppure, V per Verità,
per quanto empia o crudele,
o di merda in questo caso,
essa possa essere
Caso o necessità?
Presagio radioso o beffa crudele?
Il V di Vittoria mi convince, tuttavia,
e decido di prendere ad occuparmi
di copromanzia, anziché di cartomanzia
Una lettera al giorno, o più lettere,
a seconda dell’abbondanza delle produzioni,
a comporre nel tempo
un messaggio predittivo,
fausto o infausto che sia,
oppure una parola o frase insolente,
non so,
o solenne e meditativa
degna di Seneca o di altri maestri,
o ancora geroglifici
per la costruzione di una neo-lingua
ricca di ominosi significati
Quindi, nel mio sogno,
per dirla tutta,
non accadeva nulla,
impelagato com’ero
in problemi di smaltimento
ed elucubrazioni
In un altro momento comunicavo
ai presenti (e testimoni)
che dovevo andare ad aggiornare
il mio profilo nei social
e qualcuno,
il cui volto rimaneva indistinto,
mi diceva che era tutto
inutile e velleitario
perché qualsiasi cosa posti
é fake, o tale diventa,
anche se stai parlando di sincere verità
Credi di essere genuino
e invece sei fake,
fasullo che più non si può
Fasullo o fasulo-fasolo
Magari la prossima farò
il pieno di fagioli
per incrementare e variare
i messaggi copromantici
Uscivo di colpo dal loop onirico
e dalla mia tana notturna,
così rassicurante,
ed ero bello che sveglio
pronto a mettere in moto
la macchina del work-of-the-day,
ma con la certezza di dover presto
ricevere un messaggio occulto,
un segno di qualche genere,
una predizione,
una deduzione
Sono pronto,
anche se mai
si può essere
del tutto pronti,
così mi disse una volta
un vecchio saggio
La giuria però era composta solo da due persone
Nella fattispecie, io e un antagonista
Mi spiegavano che
per ogni film proiettato,
io avrei dovuto emettere un parere negativo
Al mio antagonista, invece spettava formulare solo e sempre un parere positivo
Ero un po’ perplesso per questo modo di procedere
Pensavo: cosa accadrà
se i film che mi daranno in visione
mi dovessero piacere?
In tal caso, sarò forse costretto a mentire,
costruendo un giudizio negativo
per una cosa che invece é meritevole?
Che senso c’ha un simile modo di organizzare le cose?
Un vero enigma!
Ed ero come paralizzato
I lavori di questa pazza, pazza giuria
non andavano avanti
Nella notte di Natale-Pasquale
ho dormito profusa-mente
e profonda-mente
E' stata notte di molti sogni,
ma senza ricordo
Babbo Natale scendeva dentro il camino
oppure saliva su per funi
o aiutandosi con provvide scalette di corda
ma all’improvviso
si mutava in un terrifico krampus
Po’, mi son svegliato
Il mio orologio interno
ha suonato la sveglia
puntual-mente
Ho letto e ho trafficato
Ho dato a Black una merendina,
dolcetto senza scherzetto
Ho giocato con lui al lancio della palla
con riporto
E ho visto arrivare l’alba!
Il cielo terso e colorato di arancione ad Est,
l'aria limpida
Fuori c’è umido,
ma la temperatura si preannuncia buona
Ho già visitato il bagno
e vi ho deposto l’obolo natalizio
Ho mangiato una noce
e un mandarino
Erano buoni
Le mia dita sprigionano, adesso,
un forte odore di agrumi
ed è bello inebriarmi con questo sentore
Sono al lavoro
Il Servizio di un tempo,
c’è una questione noiosa
che viene dibattuta tra me
e il mio collega e amico di un tempo
a proposito della distinzione
tra orario di lavoro
e orario di apertura al pubblico
Una conversazione sinceramente noiosa
Io sono fautore della tesi corretta
Il mio collega sembra invece spaventato
e mi raccomanda di “non fare nulla”
per evitare di irritare
quelli che stanno più in alto
(si intende, nella gerarchia)
Tutto qui
Ricordi di un tempo arcaico
in cui, mentre facevo il mio dovere
e svolgevo il mio lavoro
con passione e dedizione
tutto aveva un sapore costrittivo,
poiché veniva formattato
in funzioni delle esigenze tiranniche
di una manciata di amministratori
che, con i loro editti,
dovevano giustificare la propria esistenza
Sono stato davvero contento
quando me ne sono andato
Non sarei rimasto nemmeno
un giorno di più,
neanche mi avessero pagato
a peso d’oro
Amareggiato me ne sono andato,
ma con un senso di liberazione
Mi ritrovo a spolverare dal mio archivio di scritti un documento mai pubblicato prima, poiché a quel tempo non esistevano ancora i blog e, quindi, non era così semplice una sponda su cui rendere ...
Ho sognato che camminavo per le vie della città
e mi imbattevo in uno strano edificio
situato in una via laterale,
poco conosciuta e poco frequentata
Incombente su di un maestoso portale
campeggiava una grande insegna
su cui era scritto a caratteri cubitali e tronfi
"Istituto Pinnazzuoli"
e sotto in caratteri più piccoli,
leggevasi:
"Scuola emerita per la formazione professionale di quadri dirigenti,
amministratori e decisori sul campo"
"Si accettano soltanto pinnazzuoli e furbetti certificati,
ma anche aspiranti lecchini e cortigiani,
dopo specifico test di ammissione"
"Riuscita sicura!"
"Le rette e gli oneri vengono concordati a parte, in camera caritatis"
Managgia! ho pensato A suo tempo, avrei dovuto fingermi un pinnazzuolo e frequentare questa scuola Oppure avrei potuto fare il furbetto?
No! Quella parte non sarei mai riuscito ad impersonarla! E nemmeno quella del lecchino o del cortigiano! In fondo, a pensarci bene, nemmeno la parte del pinnazzuolo mi si sarebbe attagliata
Viaggio con poca roba,
l’essenziale, come un antico globe-trotter
Dopo un’intera giornata
arrivo in vista d'una vetusta cittadina di mare,
turrita e circondata da possenti bastioni,
Inespugnabile
Scendo dall’auto e mi dirigo
verso la spiaggia,
portando con me solo lo zaino
con il necessario e i libri
e una copertina di pile rossa
La spiaggia è cosparsa di sdraio,
a disposizione di chiunque,
nessun obolo è richiesto
Mi accomodo su una di esse
e riposo,
godendomi l’anaclitico momento,
il sole sulla pelle,
il suono della risacca e di voci smorzate,
il sentore di salsedine e di alghe
lasciate scoperte dal ritrarsi della marea
Me ne sto seduto a lungo
inseguendo con gli occhi
le nuvole che galoppano nel cielo,
i cercatori di molluschi che vagano
qua e là sulla battigia,
e i costruttori di castelli di sabbia
Ma guardo anche la cittadina imponente
con i suoi edifici secolari di pietra scura
Penso che dopo aver riposato,
prima di prepararmi al bivacco notturno,
la visiterò e scatterò anche qualche foto
Mi incammino dunque,
zaino in spalle e copertina arrotolata sotto il braccio,
addentrandomi nel cuore della cittadina,
dopo aver superato le sue difese,
bastioni di scarpa e controscarpa,
torrioni e fossati
Poi riesco dall’altra parte
e mi ritrovo a camminare
attraverso una vasta distesa sabbiosa
resa ondulata da piccole dune steppose,
quando all’improvviso
uno stormo di cavalieri su cavalli e cammelli
quasi sorgendo dal nulla
viene verso di me al galoppo
Per buona sorte,
nessuno di loro mi travolge
É una meraviglia essere circondato
da questo turbine di movimento e colore
e grida e incitamenti
e la polvere che si leva
creando una nube cotonosa
Ma si fa il tempo di far ritorno
alla mia casa ambulante
per dormire
Chi sa se riuscirò a ritrovare la via!
Lancio un ultimo sguardo immalinconito
alla città fortificata,
prima di andare
Ho sognato che ero con mio fratello,
lui seduto - come sempre - nella sua carrozzina
Per terra accanto a noi
c’era posato un sacco oblungo, nero,
fatto d'un materiale spesso e solido,
attraversato nel senso della sua lunghezza
da una grossa cerniera lampo
A guardarlo bene,
aveva la foggia di un sarcofago
La presenza di questo oggetto misterioso
ci bloccava
Non facevamo che osservarlo,
quasi polarizzati,
come se non ci fosse nient’altro da guardare
A quanto pare, dovevamo partire,
di lì a poco,
per un viaggio in auto,
ma non saprei dire verso dove
Cercavo di caricare la sacca oblunga
sul tetto della macchina
ma non riuscivo bene,
dovendo fare tutto da solo
Mio fratello, dalla sua carrozzina,
taceva oppure mi incoraggiava
con scarne parole,
che apprezzavo,
senza tuttavia trarne beneficio
nell'espletamento del mio compito
La sacca era ingombrante e, in più,
non offriva una facile e salda presa
Era come se fosse piena di un qualche materiale incoerente,
come sabbia o patate
Ero goffo nei miei tentativi
Quando, a fatica, ero riuscito
ad issare un’estremità dell’involto
e mi accingevo a sollevarne l’altra metà,
la prima cascava per terra
e mi ritrovavo punto e da capo
Se provavo a sollevare l’oggetto dalla sua parte centrale,
ecco che le due estremità rimanevano in basso
senza che riuscissi a issarle
Hopeless!
Durante queste manipolazioni e sforzi e forzate,
accompagnati da grugniti e varie vocalizzazioni,
la cerniera ad una delle sue estremità cedeva e s’apriva,
rivelando il contenuto della sacca
Appariva un volto
ed era quello di nostro padre, con gli occhi chiusi
Il volto scarno,
scurito sulle guance e sul mento
dalla crescita di una barba non fatta,
un colorito grigio-cenere il suo,
ed era immoto
Aveva un tatuaggio strano
tutt’attorno al pomo d’Adamo sporgente,
raffigurante forse una lettera d'un alfabeto di un altra lingua
Turbato, perché non ricordavo che mio padre
avesse mai avuto un solo tatuaggio in vita,
guardavo meglio
e mi pareva di riconoscere quella lettera
Ed era l’aleph
L'aleph è la prima lettera dell'alfabeto fenicio e la prima lettera dell'alfabeto ebraico.
In origine la sua forma assomigliava a una testa di bue stilizzata, aleph significava infatti "bue".L'א deriva quindi dal glifo egizio che rappresentava una testa di bue.
Successivamente in seguito ad una rotazione della lettera, connessa col variare del senso della scrittura, le due "corna" del bue sono diventate le due "gambe" della A stampatello.
Nella scrittura ebraica le lettere venivano anche impiegate come cifre, e ad aleph spettava il valore numerico di 1.
Le lettere presentano anche un forte significato simbolico: il Sefer haBahir afferma che essa esisteva già prima dell'"esistenza" della Torah.
Ulteriori interpretazioni simboliche si basano su di un'analisi della forma della lettera. Graficamente l'aleph (nella sua grafia odierna, diversa da quella antica) si può immaginare formato da due Yod connessi da un Waw.
Nel sistema numerico ebraico la Jodh vale 10 e la Waw vale 6. Dalla somma totale si ottiene il numero 26, che è pari alla somma del valore numerico delle lettere che compongono il nome divino, YHWH; infatti la Yod come precedentemente detto vale 10 più due He del valore di 5 e il Vav con valore di 6 (10+5+6+5 = 26).
Aleph rappresenta anche l'inizio (dell'alfabeto e della numerazione), e pertanto viene connessa ad Adam («uomo e donna li creò»), la più "nobile" creatura di Dio: il nome Adam inizia proprio con aleph (cfr. anche Messia).
Come sempre i sogni introducono elementi di stranezza e stravaganza
Qui sono in un grand hotel
per partecipare ad un convegno
Ma forse i lavori si sono già svolti
o io non vi ho più partecipato
Forse sono in procinto di partire,
ma indugio ancora a parlare con mia madre
(eccola che di nuovo è venuta a trovarmi!)
Le dico dei miei piani di viaggio
quando lascerò l'albergo
Forse lei verrà con me
Sarà una cosa comoda
perché sono arrivato
in questa località con la mia vecchia auto,
niente stress, niente tour de force
All’improvviso mi rendo conto
che si è fatto tardi
e che ho superato di gran lunga
l’orario per il rilascio delle camere
Mi affretto alla volta della cammara
perché temo d’incorrere in una sanzione
o di avere addebitato il costo ulteriore d'un intero giorno
Quando arrivo trovo la porta spalancata
Entro trafelato e comincio subito
a ripiegare gli indumenti e a selezionare
quelli che dovrò indossare alla partenza
Ho poche cose
Sono davvero leggero per questo mio ultimo viaggio
All’improvviso sono pervaso da un senso di straniamento
Mi guardo attorno e mi rendo conto che la stanza è eguale,
eppure diversa
Il letto matrimoniale che troneggiava al centro di essa
è stato rimosso
Davanti ad un piccolo desco addossato a una parete
c’è seduta una mia collega di un tempo
che sta scrivendo al computer portatile,
ma è girata di spalle e non ha dato il benché minimo segno
di aver notato la mia presenza
I casi sono due:
o io sto invadendo lo spazio personale della mia collega antipatica di un tempo,
oppure è stata lei ad entrare di prepotenza nella mia stanza,
indesiderata ospite
Capace! Rapace!
Ma non dico nulla e mi chiudo
nel mio carapace
cercando di finire il mio lavoro di riordino
e sistemazione il più rapidamente possibile
Rimango silente,
come Albus Silente:
è possibile che sia io nel torto
E dunque lasciamo perdere
E poi è meglio che mi affretti
Devo partire per quest’ultimo viaggio
con la mamma
che mi aspetta giù nella hall
e avverto un'intensa nostalgia
Questa trascrizione è dell'11 dicembre 2011, ma non è mai stata pubblicata qui su questo blog, ma soltanto come "nota" nel mio profilo Facebook.
La pubblico ora con qualche lieve modifica.
Sono in una specie di Zoo
Dal punto in cui sono vedo una grande gabbia fatta di ferro che ospita al suo interno una tigre gigantesca
Guardo con apprensione le manovre che compie un uomo - presumibilmente un guardiano - per dare cibo alla tigre
Vedo che si accinge ad aprire un cancello che immette direttamente nello spazio della gabbia
Penso: "Si sta comportando goffamente quell'uomo, non è così che si deve fare! Adesso la tigre scapperà. Prepariamoci al peggio!"
E, in effetti, è quello che succede, esattamente come l'avevo pensato io La tigre si avventa sull'uomo, ferendolo con i suoi artigli e addentandolo… e, quindi, si precipita all'esterno, ruggendo e spalancando le fauci, con le lunghe zanne grondanti sangue e filamenti di carne rosei
Fuggo con tutta la la velocità che mi è consentita per ritrovarmi in una giungla fittissima. Mi inerpico come un novello Tarzan su per un intrico di rami che formano quasi una scala naturale, per ritrovarmi alla fine su di una specie di ripiano naturale formato da frasche intrecciate, liane e foglie cadute: si direbbe quasi un'amaca solida sospesa molto in alto, oppure è la cuccia notturna di un gorilla di montagna
Mi distendo proprio lì su quell'inaspettato giaciglio, pensando che se me ne starò bene immobile per un tempo sufficiente la tigre passerà oltre senza notarmi, né odorarmi
Ma, nello stesso tempo, non posso fare a meno di sentirmi terrorizzato, ponendomi degli interrogativi ansiogeni come:
"E se anche la tigre in fuga decidesse di inerpicarsi verso l'alto alla ricerca di un nascondiglio dove stare al riparo in attesa che si esaurisca l'impeto dei suoi inseguitori"? "Cosa mi accadrà in tal caso, quando sarò a tu per tu con la tigre"?
"Dove andrò a rifugiarmi"?
E, così, rimango in attesa della sorpresina finale e del (per me) tragico epilogo di quest'avventura
Me ne sto lì con il cuore in gola che va al galoppo come un cavallo imbizzarrito e fa Tum-Ta Tum-Ta TTTUm-Ta TTTUUUM-Ta
Cambio di scena: mi ritrovo su di una specie di toboga a forma di divano che scende a velocità folle lungo una strada trafficatissima e, malgrado la goffaggine del mezzo, manovrando con abili spostamenti del mio centro di gravità riesco a fare una gimkana tra i diversi veicoli più lenti che mi si parano davanti
Insomma, come essere su di un divano volante
Il divano volante mi porta a pensare alle cosiddette "sedie volanti" come in passato venivano chiamate le portantine, dove nobili, prelati e potenti venivano trasportato da servitori preposti a questa bisogna
Ed esiste a Palermo una "via Sedie volanti" dove si concentravano un tempo le botteghe degli artigiani specializzati in questo tipo di manufatto
Da alcuni giorni c'è con me un piccolo canguro Una mattina guardavo il piumone del letto grande e vi ho notato un rigonfiamento proprio al centro Incuriosito, sono andato a guardare e c'era il ...
A proposito di tigri, ecco un altro sogno di animali. Hillmann avrebbe, di sicuro, molto da dire al rigardo.u
I sogni di animali, quelli in cui degli animali vengono a visitarci, sono particolarmente appassionanti/intriganti.
A questo riguardo bisognerebbe leggere un testo affascinante di James Hillman che è "Presenze animali" (rielaborazione e riadattamento di una precedente opera pubblicata in Italia con il titolo di "Animali del sogno", a suo tempo edita da Raffaello Cortina Editore)
James Hillman, Presenze animali (nella traduzione di A. Serra), Adelphi, 2018
(Risguardo di copertina) Una magnifica guida per chi voglia riconoscere che cosa sono gli animali in noi. Chi nasce oggi in una grande città – o anche in campagna – non ha molte occasioni per vedere animali, se non gli antichi testimoni della vita domestica: cani e gatti. Ma gli animali continuano a visitarci, per lo meno nei sogni. E ci ricordano un'altra vita – ormai remota e lunghissima – in cui gli uomini erano stati una specie mescolata a molte altre. Anche in cielo, le costellazioni dello Zodiaco – il cui nome stesso significa luogo degli animali – disegnano la mappa di una zoologia che non cessa di manifestarsi. Più di ogni altro fra coloro che hanno preso le mosse da Jung, James Hillman ha saputo interrogarsi su queste «presenze» e inchinarsi davanti al loro potere, come mostra questo libro, che è una magnifica guida per chi voglia riconoscere che cosa sono gli animali in noi.
Era diventato davvero troppo dispendioso in termini di tempi richiesti alimentarli entrambi, anche perchè nati per caso, mentre
armeggiavo - ancora alle prime armi - per creare un blog, me li ero ritrovati ambedue, benchè la mia idea originaria fosse stata quella di averne uno solo. Infatti, non a caso, le loro
intestazioni erano abbastanza simili: creatone uno - non ricordo quale dei due per primo - lo ho "perso" (per quanto strano ciò possa sembrare) e mi diedi alacremente da fare per ricrearne uno
nuovo. Qualche tempo - nel frattempo ero divenuto più bravino - il blog perso me lo ritrovai).
Ohibò! - dissi a me stesso - E ora cosa ne faccio?
La risposta più logica sarebbe stata: Disattiviamolo!. E invece...
Mi dissi: li tengo tutti e due. E così feci. E' stato bello finchè è durato...
Ma giocare su due tavoli - e sempre con la stessa effcienza - è molto complicato, ancora di più quando i tavoli diventano tre e
poi quattro e via discorrendo....
Con overblog ho trovato una "casa" che mi sembra sicuramente più soddisfacente e così, dopo molte esitazioni, mi sono deciso a
fare il grande passo del trasloco, non senza un certo dispiacere, perchè il cambiamento induce sempre un po' di malinconia e qualche nostalgia.
E quindi ora eccomi qua.
E quello che ho fatto - ciò mi consola molto - rimane là e chiunque se ha la curiosità può andare a dargli un'occhiata.