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21 gennaio 2025 2 21 /01 /gennaio /2025 09:52
Tunnel di alberi capitozzati (foto modificata di Maurizio Crispi)

Ho sognato che avevo un lavandino di casa con lo scarico intasato, tanto intasato che non passava più nemmeno una goccia d’acqua
(in altri termini, per dirla in siculo latino, lo scarico del lavandino era bello attuppato)
Provavo e riprovavo a sturarlo, ma nessun risultato ottenevo 
Sempre nel sogno, dal Ferramenta andavo e lì compravo un Mister Muscolo e l’applicavo, ma con modesti - per non dire insignificanti - risultati 
Un po’ d’acqua se ne andava, sì, ma il resto continuava a ristagnare ed io ero sempre più indispettito 
Allora, andai da un altro Ferramenta al quale dissi: Voglio uno sgorgante di prima qualità, uno sgorgante che apra tutti i condotti! 
E quello mi condusse in un angolo riposto del suo negozio fornitissimo e mi indicò una serie di flaconi tra i quali uno color grigio ferro e, indicando proprio questo, mi disse: Questo è di prima scelta, questo è lo sgorgante per professionisti; tutti gli altri, proseguì, indicando con un ampio gesto quelli di altre marche, sono solo acqua fresca. Se lei vuole buttare i suoi soldi compri uno di questi, ma se veramente vuole ottenere un risultato allora deve comprare questo qua, concluse, ritornando ad indicare il primo prodotto che mi aveva indicato.
La sue perorazione mi convinse appieno  e così, di quello dato per efficacissimo in quei contenitori grigio ferro, ne presi ben due! Non si sa mai, mi dissi!
Il negoziante solerte, mi raccomandò di fare attenzione perché si trattava di un prodotto a base di un  acido potentissimo
Mi disse che nell’aprire il flacone dovevo proteggere le mie dita con dei guanti e aggiunse anche che lo dovevo versare nello scarico del lavandino, ma ben girato di spalle, allo scopo di evitare che ritorni esplosivi di acido vaporizzato e sulfurei schizzi potessero danneggiarmi gli occhi, il cuore o i polmoni o altre parti sensibili
Per essere più incisivo mi disse anche: Giusto una settimana fa hanno portato un ragazzo al pronto soccorso a causa di ciò e il povero cristo è dovuto rimanere ricoverato per ben cinque giorni prima di ripigliarsi!
Me ne andai, convinto di avere ben speso i miei soldi, ma non senza qualche preoccupazione che qualcosa potesse andare storto
Arrivato a casa, dopo essermi bardato di tutto punto, aprii il primo flacone e lo versai tutto nel lavandino, seguendo accuratamente le istruzioni che quel venditore cortese mi aveva impartito (girato di spalle, senza guardare, etc, etc) 
Dopo averne versato tutto il contenuto, rimasi lì, ad attendere, sempre girato di spalle e senza osare guardare; improvvisamente, dopo una serie di gorgoglii e sfiati sempre più distanti da me, cominciai a sentire un puzzo diabolico e devastante di mefitici vapori ammoniacali e di acidi ribollenti, un puzzo greve, intollerabile, miasmatico, tale da farmi pensare che sarei potuto svenire da un momento all’altro
Mi feci forza e mi girai e, malgrado le esortazioni del negoziante, sentendomi un po’ come il biblico Lot (la cui moglie contravvenne all'ordine del suo Signore e si volse indietro a guardare la distruzione delle due città del peccato), mi decisi a sbirciare alle mie spalle 
Cosa vidi mai?  
C’era, si, il lavandino, ma solo quello!
Tutto il resto del mondo era scomparso, 
disciolto dalla potenza di quello sgorgante
Andato!
Gone!
Scomparso!


Potenza di quello sgorgatore e dell'astuto venditore, 
forse meglio della bomba atomica!
Meglio della fusione dell'Idrogeno!


E c’era solo quel lavandino fluttuante 
nel vuoto cosmico e io accanto a lui, 
con il flacone del talentuoso 
e portentoso sgorgante ormai vuoto 
Gaza
Netanyahu e la sua follia
L’Ucraina
Putin il vilain
Put-in-the-bin
Trump e la sua tracotanza
Lo sconvolgimento climatico
La Meloni con i suoi accoliti
Tutto digerito dall’acido
Tutto cancellato via


Ma è rimasto solo quel lavandino
non più intasato di casa mia
Il mondo ridotto ad un lavandino


Ma come sarebbe il mondo 
ridotto ad un solo lavandino,
sia pure sgorgato?


Passerò - son certo di ciò - molti anni a venire 
ad arrovellarmi e a riflettere, 
alla ricerche di risposte soddisfacenti


Intanto dovrò accontentarmi del lavandino sgorgato!
E' già qualcosa, no?


Dissolvenza

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20 gennaio 2025 1 20 /01 /gennaio /2025 07:39
Attrattori strani (foto modificata di Maurizio Crispi)

1. Ho sognato di essere affaccendato

Poi quando mi son svegliato
niente più 

Il territorio del sogno
appena attraversato
era solo una distesa di terra bruciata,
brulla e arida,
perché qualche feroce invasore
l’ha tutta cosparsa di sale

Ci sono i ricordi del passato,
però, che si agitano
squassati dal vento
e premono per ricevere attenzioni,
ma sono inafferrabili 

Misteriose correnti d’aria
si muovono attorno a me
e il loro tocco
é gelido 
Il vento, fuori?
da ieri 
soffia instancabile

Poi mi sono riaddormentato 
e ho sognato
Eravamo nel pieno di una catastrofe climatica
(e c'erano tutti i segni che indicavano
l’inizio di una nuova glaciazione) 
Faceva freddo 
e c’era neve dovunque
Ma io, nella veste di improvvisato conferenziere,
davanti ad un ristretto pubblico di seguaci,
sostenevo la tesi che fossimo vittima di un inganno
perpetrato ad arte
Le mie argomentazioni erano forti e decise
Quella neve era finta, dicevo
Aggiungevo: Se si trattasse dell’effetto di una nevicata vera
anche le chiome degli alberi
tutt’attorno a noi 
ne sarebbero rivestiti
o comunque sarebbero imbiancati
È tutto un falso!. predicavo,
Qualcuno vuol farci credere che corriamo
verso la catastrofe
Mi sono rivolto a Gabriel 
che era con me
e gli dicevo: 
Forza, Gabriel, andiamo via!
É tempo per noi di fare colazione!

Il vento di notte 
ha continuato a soffiare 
con raffiche incensanti,
muovendo le nubi di continuo,
sparpagliandole, 
ammassandole,
forgiandole,
come fa un cane da pastore
con il suo gregge
Al mattino,
che è gelido,
dopo questo inesausto lavorio
del loro pastore  
le nubi si si sono presentate
a me che le osservo
assemblate 
in foggie fantastiche

 

(19,91,2025)

Attrattori strani (foto modificata di Maurizio Crispi)

2. Ho sognato che ero con i miei figli
All’inizio mi trovavo a scuola con Gabriel
Ero andato a prenderlo, però avevo assistito anche alle lezioni (ma non so a che titolo)
Quindi ci ritrovavamo a lasciare la scuola assieme
Scendevamo per un’ampia scalinata
Gabriel davanti a me ed io dietro
Alla fine dei gradini, Gabriel mi diceva di aver fame
Va bene, faccio io, adesso facciamo merenda! 
Incontriamo Fra che si trova lì per altri motivi, forse
E gli dico: Stiamo andando a fare merenda! Vieni con noi?
Davanti alla scuola ci sono ben due rosticcerie
Gabriel vorrebbe entrare in una (non saprei dire per quale motivo, forse perché è più colorata e scintillante)
Io mi dirigo verso l’altra, dove c’è una ricca esposizione di pezzi già pronti, caldi e fumanti
Devo faticare non poco per convincere Gabriel a seguirmi: lui vorrebbe testardamente andare nell’altro posto
Ma alla fine si convince. E con lui Fra
Gabriel prende un’arancina al burro
Lo stesso fa Francesco
Io, all’inizio, non vorrei mangiare nulla per  mantenere il mio appetito intatto per l’ora di pranzo che non è molto distante (già l’ora s’avvicina)
Sono molto in conflitto ed esitante 
Poi, alla fine, quasi con l’atteggiamento di colui che ha deciso di “sacrificarsi”, ordino un pane con panelle e crocchette (alias, dalle nostre parti, in siculo latino, “cazzilli”)
Mi porgono un mafaldone gigantesco (tanto lo è che stento a tenerlo in mano) con una farcitura ricca e debordante
Mettiamoci comodi!, dico ai miei figli 
E dunque cerchiamo dove sederci
Nello slargo davanti alla rosticceria ci sono solo due tavoli forniti di sedie
Non ci sono grandi problemi di scelta, pertanto, e ci accomodiamo
Già loro, voraci, hanno presso d’assalto la loro arancina
Io faccio del mio meglio per seguirli e assalgo a colpi di mandibola il mio mafaldone 

Crunch! Crunch!
Non c’è che dire!

Il pane è fresco, la crosta crocchiante sotto i denti, morbido e profumato l’interno di mollica, deliziose e fritte al punto giusto panelle e crocché
Ingurgito grossi bocconi, non senza prima aver masticato a lungo per ben gustare i celestiali e robusti sapori

Per un po’ si sente soltanto scroscio di mandibole, poi quando la foga si è attenuata, parliamo di molte cose diverse
Ed questa la prima volta che ci ritroviamo assieme dopo tanto tempo

(20.01.2025)

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18 gennaio 2025 6 18 /01 /gennaio /2025 07:21
Il fratellone con la mamma. Lettura del giornale a Capo Zafferano. 1989 (foto di Maurizio Crispi)

C’è questo sogno in cui arrivo con un carico di masserizie da mettere nel garage di casa (e intendo quella di via Lombardia)
È un’operazione complessa quella da fare, non lineare: del resto il garage è già ingombro di molte altre cose tra vecchi mobili, bici in uso e scassate, materiali vari, vecchie riviste, cumuli di VHS, vecchi giornali a fumetti e perfino molti dei libri della mia infanzia declassati, ma mai buttati

La sistemazione delle nuove cose appena arrivate richiede tutto un processo complesso di risistemazione, una cernita, una sorts di triage
Sono costretto ad abbandonare temporaneamente il carico di oggetti fuori, nel cortile, riservandomi di sistemare le cose dopo
La saracinesca del mio box è alzata e vedo l’interno ingombro di cose e di tramezzi ed anche di supporti metallici per soppalchi e c’è anche un’incongrua impastatrice per il cemento che occupa molto spazio
Devo prendere la bici per andare a prendere Gabriel a scuola e non è cosa semplice estrarla da quell’ammasso
Prima di partire per la mia destinazione salgo su a casa e trovo la mamma e Salvatore che si accingono a pranzare e con loro ci sono degli ospiti, forse una delle mie cugine e due o tre miei vecchi compagni di scuola del liceo
E’ una bella atmosfera, come ai bei vecchi tempi
Mi si stringe il cuore perché io invece devo andare e non posso partecipare al banchetto
Saluto tutti, indugio un po’ sulla porta della stanza, incerto sul da farsi, ma il tempo stringe inesorabile
Eppure quel banchetto che sta per iniziare mi attrae, mi ispira molta serenità e mi sembra la cosa più bella che mi sia capitata

Ma purtroppo devo andare e non posso indugiare oltre

Ed io ricordo
Casa nostra era così: la mamma era sempre molto ospitale

C’era sempre un posto a tavola per chiunque arrivasse e lei mi incoraggiava ad invitare i miei amici a rimanere a pranzo o a cena 
Si trovava sempre qualcosa da mangiare per un ospite e c’erano scorte in frigo abbondanti, quai per poter coprire simili evenienze
La mamma invitava estemporaneamente gli ospiti a restare e condividere un pasto, tanto che poi molti tornavano e si presentavano anche all’ultimo minuto, perché sapevano che sarebbero stati accolti
La mamma era accogliente e caritatevole, a suo modo: aveva sempre pronti attenzioni, ascolto e cibo per tutti
Forse meno per me, poiché era molto occupata con mio fratello per via delle sue condizioni e con tutto il resto del mondo che ruotava attorno a lui
Ha fatto in modo che “il resto del mondo” ruotasse attorno all''asse costituito da mio fratello (e la mamma accanto a lui) ed io usufruivo di questo vantaggio indubbio, traendo cioè vantaggio dal “mondo” che veniva a casa nostra
Io certamente godevo di queste atmosfere conviviali e ricche, godevo del piacere di condividere i pasti assieme e di quello altrettanto importante della conversazione che si protraeva attorno ad una tavola ancora semi-apparecchiata e cosparsa di briciole, mentre sorbivamo il caffè, mangiavamo un dolcetto o un biscotto e magari anche sorbivamo un dito di amaro, fumando l'immancabile sigarettina post-prandiale
Ma la cosa essenziale non era tanto il cibo, era piuttosto la parola che nasceva spontanea e cresceva rigogliosa nella condivisione di pietanze e bevande e nell’atmosfera agapica che si creava quasi magicamente 
I miei compagni di scuola erano attratti da questo e tornavano talvolta, anche quando io non c’ero, se ero impegnato nei miei viaggi
Quella casa, la mamma e mio fratello, erano in verità l’ombelico del mondo, al quale io sono sempre rimasto legato
Quando andavo via e partivo, c’era sempre un cordone ombelicale che mi faceva rimanere legato a questa casa e che mi nutriva, che continuava a nutrirmi anche quando mi allontanavo per raggiungere i luoghi più disparati
Questo cordone si tendeva, si tendeva, mentre si andava allungando ed era anche come un elastico che, poi, al momento opportuno mi avrebbe riportato indietro
Ed ora sono sempre qui, in quella stessa casa che è il centro e l’ombelico del mondo e continuo a nutrirmi di quei ricordi, io con i miei fantasmi

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17 gennaio 2025 5 17 /01 /gennaio /2025 07:28
Una casa islandese con il tetto di torba

Ho una casa bassa,
con le mura di pietra a vivo
chiazzate di muschio e licheni
E' un di quelle case antiche, 
con il tetto fatto di lastre di ardesia
e poi ricoperto di zolle di torba
per ottenere una migliore coibentazione
Tutt’attorno c’è verde di erba smeraldina
e altre case simili,
sparse, a perdita d’occhio 
Davanti c’è anche un maggazzeno della stessa fattura,
ma con il tetto basso
e una porticina così piccola
che per entrare 
bisogna abbassare la testa
per non sbatterla sull’architrave
Forse, un tempo,
quest'ambiente era adibito ad ovile
Una visione idilliaca
di rurale e pastorale bellezza
Sono lì con papà e mamma
e voglio mostrar loro 
questa meravigliosa casetta
che ho appena acquistato
So che a loro piacerà 
Papà sicuramente la vorrà usare
e io gliene darò le chiavi con gran piacere
Anche la chiave che apre la porta 
di legno massiccio è antica
È grossa, lunga almeno 15 cm
ed è fatta di ferro scurito dagli anni

Davanti alla casa c’è un vecchia
un po’ svanita e stranita
con i capelli tutti bianchi 
che però possiede le conoscenze 
della falconeria e che,
quando arriviamo in visita,
parla fitto con un gufo gigantesco
Penso che le chiederò di insegnarmi,
prima o poi
Questa caa, questo luogo
mi trasmettono un senso di felicità,
ineffabile,
mai provato prima

This must be the place

 

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15 gennaio 2025 3 15 /01 /gennaio /2025 08:45
Cercando di afferrare la luna Ifoto di Maurizio Crispi)

Gabriel ha sognato questa notte ed ecco il suo racconto:

"Ero qui a casa con te e tu mi hai detto: Ti regalerò una nuova casa!
Questa casa però era molto piccola 
E tu allora mi dicevi: Tu crescerai e ogni anno avrai una casa più grande della precedente
Dopo 16 anni avrai la casa più grande di tutte
Quando sono arrivato alla sedicesima casa mi rendevo conto che era più piccola di un cracker
E il sogno finiva qui
"

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14 gennaio 2025 2 14 /01 /gennaio /2025 02:58

Un sogno del 14 gennaio 2024

Maurizio Crispi

The Big Brother is Watching You

Ho sognato
Facevo parte di un’organizzazione
guidata da una donna malefica
Erano state stabilite regole assurde
per il controllo e l’eliminazione
dei non allineati, dei contestatori,
dei renitenti e dei riluttanti
Uno degli strumenti 
adottati dalla leader
era costituito dalla somministrazione 
frequentissima
di test ed indovinelli
tutti centrati sul paradosso
Era oltremodo arduo
trovare la risposta giusta
e si correva il rischio,
in caso di errore,
di essere allontanati
o fisicamente eliminati
(se non uccisi sul posto)
da vigilanti armati e minacciosi,
come in un quid game


Vigeva un’atmosfera di terrore
Era impossibile allontanarsi
oppure evadere
Quando arrivava il momento del test
bisognava partecipare
Ed era terrore puro
Durante uno di questi test
io ero assieme ad un compagno di lavoro
e avevamo da risolvere il compito/quiz
del momento
C’era un foglio fitto da istruzioni
da leggere e da decifrare
e c’era un mucchietto di polvere 
(forse pepe o polvere da sparo)
che andava suddiviso 
in un certo modo
alla luce delle indicazioni scritte 
Io ero nel panico più totale 
Le istruzioni non riuscivo a leggerle
perché le lettere mi ballavano
sotto gli occhi
Era tutto assurdo
Il mio compagno-amico mi diceva:
Fai così e così 
Io eseguivo senza fiatare


Al termine della prova 
passavano i controllori a verificare:
e per questa volta ero salvo 
Ma per quante volte ancora
avrei potuto farcela 
per il rotto della cuffia?


Non c’era scampo
Avremmo voluto organizzare una fuga
Ma la leader era ovunque
Compariva nei momenti più impensati
e sempre si metteva a berciare
e a mettere alla prova gli interlocutori
con i suoi indovinelli e paradossi
Se non era lei, 
erano i suoi energumeni ad arrivare
ad interrompere le conversazioni
a frugare e a rovistare
a portare via i dissenzienti
senza se e senza ma


Voglio andare via da qui!
Spero di non dover fare 
la fine di Winston Smith


Assurdo universo!

Poi, ho ancora sognato
Dovevo sostenere un esame universitario
Ero con altri in attesa 
che arrivasse la commissione
Ancora, in verità, non mi ero iscritto
Aspettavo (come facevo un tempo)
l’ultimo momento,
quando affrontavo l’esame
come fosse un lancio di dadi
(affidandomi alla mia buona sorte)
Ma questa volta ero perplesso
Entravo nella stanza 
in cui si sarebbe svolta la cerimonia
Il grande tavolo degli esaminatori
era vuoto
all’infuori di alcuni faldoni
e delle statine degli esaminandi
(proprio così: nel sogno erano
“statine”, non statini)
Mettevo il mio nell’ordine alfabetico
e, con il cuore in gola, 
scoprivo che sarei stato il terzo
ad essere torchiato
Ma io non sono pronto!
E poi di questo argomento non so nulla!
Non è letto nemmeno una pagina
di storia dell’arte
Come faccio se dovessero chiedermi
della scultura e della pittura italiana
del XVIII secolo
Non potrei nemmeno arrampicarmi 
sugli specchi,
utilizzando la mia parlantina
e la mia capacità di condurre il discorso
dove sapevo di più 


Sono fritto
Sono consumato
Aiutoooo!


(Dissolvenza)

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13 gennaio 2025 1 13 /01 /gennaio /2025 08:15

Ho scovato, scartabellando tra i "ricordi" che FB giornalmente mi propone, questa nota del 13 gennaio 2011 che riporta la trascrizione di quattro sogni.
Eccoli

Maurizio Crispi (13 gennaio 2011)

1. Metamorfosi

La costa di Capo Gallo (foto di Maurizio Crispi)

Ero a mare,

immerso a mezza vita

nell’acqua bassa

e cercavo di tenere sotto controllo

una canoa da mare e una iole singola

Era un compito arduo

e avevo a difficoltà a tenere ben ferme

le due imbarcazioni

mosse di continuo dalla corrente.

Ero costretto a risalire a terra a cercare aiuto

Quando tornavo

entrambe le barche erano semiaffondate:

la iole da mare capovolta

e la canoa, pure, piena d'acqua e quasi sommersa

Con abili gesti rovesciavo le due barche,

prima una e poi l'altro

e le svuotavo di gran parte dell'acqua

Quando era il momento di compiere l'operazione

con la canoa,

tuttavia,

venivo ostacolato

dall'improvviso comparire dalla profondità del mare

di un sub a fine immersione

che, mentre emergeva, si liberava di tutta l'attrezzatura

che risaliva a galla

Il GAV pieno d'aria, in particolare,

s’incuneava sotto la canoa e le faceva da galleggiante,

riportandola più velocemente in superficie

Riportavo le due barche sul pontile,

Qui la canoa si tramutava

in un lungo serpente d'acqua

Io, pieno di meraviglia, rimanevo immobile

ad osservare la metamorfosi

Il serpente si arrotolava,

formando molte spire intrecciate

proprio sull'orlo della banchina

e, con curiosità stupefatta,

notavo che il suo ventre biancastro e traslucido

era ricoperto da una miriade di mammelle

 

2. Tsunami

In allenamento in doppio di coppia con Gianfranco Briguglia, Porto di Palermo (dall'archivio fotografico di Maurizio Crispi)

Sono su un'imbarcazione da canottaggio e navigo sul vasto mare, lontano dalla costa.

La barca è uno skiff, instabile e sottile come un fuso.

Basta niente per rovesciarlo: è uno scafo che richiede acque tranquille.

Basta un niente perché le grandi pale dei remi rimangano impigliate sott'acqua e ti facciano capottare.

E ciò può capitare tanto più facilmente se non hai una tecnica di esecuzione perfetta.

E' da tempo che non vogo su una barca siffatta e sono un po' in apprensione.

Sì, dopo tanto tempo, mi sento un po’ arrugginito.

Ogni tanto i remi sbattono sulla superficie e sento lo scafo oscillare, ma – nel complesso - ho la situazione sotto controllo.

Ciò mi conforta e mi riempie di euforia.

Certo, mi rendo conto che non sto vogando nella maniera corretta e che, per minimizzare le scosse e i disequilibri, muovo poco il carrello oppure inclino troppo la schiena all'indietro, per facilitare e rendere più fluido lo svincolo.

Godo del paesaggio marino.

I gabbiani volano in alto e ogni tanto scendono verso la superficie. Altri galleggiano pigramente, assieme alle gallinelle d'acqua.

La superficie del mare è liscia e riflette il cielo.

Ma all'improvviso, alla mia sinistra, vedo levarsi un'onda gigantesca il cui corpo assume una tonalità verde-cupo, mentre la sommità alta almeno 5-6 metri già comincia a sfrangiarsi.

Sono allarmato: mi chiedo come farò a resistere all'impatto della gran massa d'acqua.

La bellezza di prima si trasforma in cupa minaccia e in apprensione.

 

3. L’incontro con il baro

La scopa magica (foto di Maurizio Crispi)

Sono impegnato in una partita a carte con un avversario di cui non conosco l'identità.

Non capisco nemmeno a quale gioco io stia giocando.

Ho in mano le mie carte.

Mi sembra di avere una combinazione favorevole e mi preparo a fare la mia mossa.

Tuttavia, sul più bello, scivolo in un micro-sonno.

Quando mi risveglio noto che le carte sul tavolo sono diverse da prima e che, dunque, la mano non mi è più favorevole.

Penso subito che qualcuno, approfittando della mia “assenza” le abbia manipolate.

In preda all’ira, butto sul tavolo le mie carte e, alzandomi bruscamente, lo rovescio con tutto ciò che vi è sopra.

Me ne vado, lasciando in tredici il mio avversario, dopo avergli gridato che è un baro e un imbroglione.

 

4. Il palazzo in rovina

C'è una grande festa di ragazzi (forse dell'età di mio figlio). Una grande confusione, grida, baccano, musica a tutti volume, vetri e bicchieri infranti.

La festa si svolge all'esterno d’una grande casa, in una spaziosa terrazza.

Entro in casa.

La casa nell'uliveto (foto di Maurizio Crispi)

Dappertutto ci sono affilate lame di cristallo che spuntano dai pavimenti o pendono dal soffitto.

Cocci di vetro sparsi dovunque.

Sono preoccupato: temo che qualcuno dei ragazzi possa ferirsi.

Vado avanti circospetto e penetro sempre più all'interno della misteriosa dimora.

Sgocciolio di acqua. Tubi rotti, da cui sgorgano enormi quantità d'acqua.

Sono un po' contrariato: penso che tutto ciò sia il frutto di atti di vandalismi di qualcuno degli invitati.

Cerco di limitare i danni e tappare le falle.

Ma è un lavoro improbo dagli incerti risultati.

Man mano che vado avanti, gli ambienti si fanno sempre più claustrofobici.

Le stanze spaziose e gli ampi corridoi si tramutano in stretti cunicoli, sempre più bassi, le pareti stillanti umidità rivestite di muffe verdognole che, solo a sfiorarle, mi riempiono di ribrezzo.

Sono costretto, ad un certo punto, a camminare carponi, tanto le volte sono basse.

Spero di ritornare di nuovo all'ariosità di prima.

Ma, come son messo, posso solo andare avanti.

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10 gennaio 2025 5 10 /01 /gennaio /2025 06:30

Un piccolo sogno trascritto esattamente un anno fa

Maurizio Crispi (10 gennaio 2024)

Palme di notte a Piazza Lolli (foto di Maurizio Crispi)

Ho naturalmente sognato

Anche questa volta ero parte
d’una vasta comitiva
costituita da gente comune 
ma anche da molti, sovrastanti, 
dignitari pomposi e vacui
Si trattava di partecipare 
all’inaugurazione d’una nuova tratta ferroviaria
C’erano intoppi e lungaggini
Ricordo che entravamo 
in un vasto atrio 
spazioso ed echeggiante
( o forse si trattava d'un capannone
o d'un hangar)
dove erano disposte
in file interminabili
scomode panche di legno grezzo
alle quali eravamo invitati 
a prender posto
da una voce metallica
(gracchiante) 
proveniente da altoparlanti 
piazzati in angoli remoti del soffitto
Io cercavo di tenermi a distanza
dal resto della folla
(cosa non difficile, visto che le panche 
fornivano sedute sovrabbondanti)
e soprattutto cercavo di tenermi 
a distanza di sicurezza dai dignitari
sempre più pomposi e vacui

E mi ricordai di ciò che scrisse il caustico Voltaire
Si haut que l'on soit placé,
on n'est jamais assis que sur son cul!

Frase che, sovente, mi ripeteva ghignando, 

tra una tirata di pipa e l'altra,
lo zio Luigi, fratello di mamma 
e generale con tre stellette,
sempre dissacrante


Avevo con me,
come sempre, 
la mia attrezzatura fotografica

E di più non ricordo

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8 gennaio 2025 3 08 /01 /gennaio /2025 19:07

Siamo in una grande casa,
forse un resort vacanze
e ci sono tanti bambini che giocano e corrono
Tra di essi c'è anche mio figlio 

Assieme, andiamo in un posto dove si pratica dello sport
e qui vengono sviluppate
lezioni di avviamento alle varie discipline
per i più piccini.

Spiego a mio figlio,
mentre stiamo seduti
su di un enorme letto di una camera matrimoniale,
dell'importanza di stare assieme a ragazzini della sua età,
appartenenti ad etnie diverse.

E' l'unico modo per superare i pregiudizi - gli dico.

Il sogno è confuso e accadono tante altre cose che non ricordo,
ma è fulgido questo momento di dialogo
tra un padre e un figlio che, ancora acerbo,
sta muovendo i primi passi nella sua vita

Maurizio Crispi (Nota Facebook dell'8 gennaio 2014)

Mufasa e Simba, 25 anni dopo

Pur nella sua vaghezza, questo sogno mi ha fatto venire in mente una volta in cui mio padre mi parlò solennemente, chiedendomi se ci fosse qualcosa che non andava bene

Ricordo che avevo circa 10 anni e mio padre, probabilmente era preoccupato del fatto che tendessi a starmene per i fatti miei, senza troppo socializzare con i miei coetanei

Ricordo anche che questa conversazione accadde di mattina presto, mentre mio padre si stava preparando per andare al lavoro

Eravamo nella stanza da letto dei miei genitori che non era ancora stata rifatta

Mio padre chiuse la porta, come a sottolineare l'importanza del momento, a tu per tu, quasi da uomo a uomo

Fu l'unica volta che io ricordi, in cui mio padre (mia madre non lo fece mai, a mia memoria) mi chiese qualcosa di me stesso, se stessi bene o se avessi qualche difficoltà

La mia non era una famiglia nella quale si parlasse molto di cose personali ed intime

Non era nel nostro stile dilungarsi a parlare di sé, anche se a tutti noi era richiesta una dura disciplina, muta e condivisa che ruotava attorno a mio fratello

Se si deve essere forti per superare le asperità della vita, non ci si deve mostrare deboli e occorre procedere a testa alta, senza aspettarsi che la vita faccia sconti di sorta

Eppure quella volta mio padre, superando un suo naturale riserbo, lo fece e mi chiese qualcosa che potesse riguardare la mia sfera intima e privata

 Io non gli diedi molta soddisfazione, a dire il vero

 Dissi  - forse intimidito da questa solennità - che non c'era alcun problema, almeno per quello che potevo capire

Lui soggiunse che, in qualsiasi momento e per qualsiasi cosa potessi aver bisogno, avrei sempre potuto parlare con lui e che in simili circostanze lui mi avrebbe dato la massima attenzione

 Ciò che ricordo di questa conversazione, è il disordine della camera da letto e il fatto che io me ne stessi seduto sul bordo del letto, mentre mio padre era affaccendato nei suoi preparativi

Come ho già detto, probabilmente eravamo d'estate, perché mentre mio padre si preparava per andare al lavoro, io non avevo un'urgenza particolare e, quando mi chiamò per parlare, ciondolavo in giro

La conversazione non ebbe forse l'esito voluto da lui (che era fondamentalmente di poche parole, a meno che non si confrontasse in un agone intellettuale ed io, sotto questo profilo, ero ancora troppo piccolo ed acerbo per essere un suo efficace antagonista), ma fu l'espressione di una sua attenzione nei miei confronti (magari scaturita da una precedente consultazione con la mamma)
E mi fece anche capire (ma lo compresi meglio retroattivamente) che ero cresciuto abbastanza e che ora avrei potuto confrontarmi con lui

Insomma, mi indico una via possibile che, se avessi voluto, avrei potuto percorrere

 E di questo tentativo non posso che essergli grato ancora oggi

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7 gennaio 2025 2 07 /01 /gennaio /2025 07:28
Selfie modificato per la Befana (Maurizio Crispi)

Mi sovviene un sogno strano nel quale accadono molte cose

Prima sono con Gabriel e camminiamo o forse corriamo per le vie di una grande città che forse è Londra.
Dobbiamo trasferirci al posto dove fa l’allenamento di Parkour
Lo spostamento che facciamo è in sè un allenamento di Parkour, poiché dobbiamo arrampicarci, saltare, strisciare, valutare quali siano i passaggi migliori e in più ci sono delle qualità di orienteering.
Prima eravamo passati da una dottoressa in tatuaggi che mi aveva tatuato sul dorso della mano destra il quadrante di un orologio in modo che io con facilità e senza impicci potessi consultare l’ora
Il tatuaggio apparteneva alla categoria dei tatuaggi animati e questo ero il primo che vedevo!
Gabriel era molto meravigliato
Proseguivamo il nostro viaggio scansando ostacoli continui e superando dei passaggi impossibili
Coglievamo l’attimo
mi fermavo anche nella bottega di un barbiere il quale con molto sussiego mi tagliava i capelli e me li acconciava
Io poi andavo via e guardando il mio volto riflesso in una vetrina mi rendevo conto di avere indosso un'orribile parrucchino malfatto che rivelava immediatamente la sua natura posticcia
Me lo strappavo con rabbia dalla testa non senza dolore, poiché quello sciagurato tosatore di cristianeddi e cerusico aveva applicato una potente colla al cuoio capelluto per stabilizzare il finto vello
E con ribrezzo buttavo via quel parrucchino, calpestandolo poi con foga e riducendolo ad uno straccetto
Nella folla che attraversavamo c’era uno che mi sembrava di conoscere
E, siccome non l’avevo subito riconosciuto e pertanto nemmeno degnato di un saluto mi faceva un bonario cazziatone: ed io ero costretto a fermarmi per parlare con lui ed intrattenermi nella conversazione, quando urgeva la frenesia dell'andare, dell'affrontare e superare ostacoli (Ah, la dromomania che è nelle mie fibre!)
Gli spiegavo dove stavamo andando e gli dicevo il motivo della nostra fretta
Poi riprendevamo ad procedere e, con un cambio di scenario, mi ritrovavo a partecipare alla riunione di un circolo esoterico di cui ero divenuto adepto
Tutto è uno
Uno è tutto

La vita è dovunque, anche nelle cose inanimate
Alcune verità possono essere solo sussurrate, mai dette ad alta voce
E' palese che la verità ultima non possa essere pronunciata ad alta voce perché ciò provocherebbe in chi la riceve uno shock cognitivo tale che, in un attimo, la sua mente andrebbe in tilt, letteralmente bruciata nelle sue più profonde diramazioni e connessioni 
Possiamo esercitare un potere totale sulle cose, solo dopo avere attinto a piene mani dalla Forza della Verità ultima e definitiva, quella stessa Forza che è nelle cose e che le rende vive, viventi e pulsanti di vita
Ma occorre addestramento lungo e paziente per potersi abbeverare alle Verità Ultime

Armato di queste verità devo compiere un viaggio su di un aereo ma non all’interno della carlinga, bensì sorreggendomi con le mie sole forze ad un pennone altissimo collegato all’aereo per mezzo di robusti viticci
Io sto lassù e vedo il mondo in basso, farsi sempre più piccolo
Mi aggrappo spasmodicamente al pennone
Il vento sferza il mio volto
Le dita mi si intirizziscono
Eppure sono io che, con i miei impulsi mentali, comando l’aeromobile e lo piego docilmente all’esercizio della mia volontà, imprimendogli con impulsi psichici velocità e direzione
Eppure la mia paura è grande
Paura di perdere la presa
Paura di precipitare nel vuoto e nel freddo
Paura di morire
Paura di vivere

Dissolvenza

 

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Come sono arrivato qui

DSC04695.jpegQuesta pagina è la nuova casa di due blog che alimentavo separatamente. E che erano rispettivamente: Frammenti. Appunti e pensieri sparsi da un diario di bordo e Pensieri sparsi. Riflessioni su temi vari, racconti e piccoli testi senza pretese.

Era diventato davvero troppo dispendioso in termini di tempi richiesti alimentarli entrambi, anche perchè nati per caso, mentre armeggiavo - ancora alle prime armi - per creare un blog, me li ero ritrovati ambedue, benchè la mia idea originaria fosse stata quella di averne uno solo. Infatti, non a caso, le loro intestazioni erano abbastanza simili: creatone uno - non ricordo quale dei due per primo - lo ho "perso" (per quanto strano ciò possa sembrare) e mi diedi alacremente da fare per ricrearne uno nuovo. Qualche tempo - nel frattempo ero divenuto più bravino - il blog perso me lo ritrovai).

Ohibò! - dissi a me stesso - E ora cosa ne faccio?

La risposta più logica sarebbe stata: Disattiviamolo!. E invece...

Mi dissi: li tengo tutti e due. E così feci. E' stato bello finchè è durato...

Ma giocare su due tavoli - e sempre con la stessa effcienza - è molto complicato, ancora di più quando i tavoli diventano tre e poi quattro e via discorrendo....

Con overblog ho trovato una "casa" che mi sembra sicuramente più soddisfacente e così, dopo molte esitazioni, mi sono deciso a fare il grande passo del trasloco, non senza un certo dispiacere, perchè il cambiamento induce sempre un po' di malinconia e qualche nostalgia.

E quindi ora eccomi qua.

E quello che ho fatto - ciò mi consola molto - rimane là e chiunque se ha la curiosità può andare a dargli un'occhiata.

 

Seguendo il link potete leggere il mio curriculum.

 

 


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