Ho scritto questa nota il 24 novembre 2019, in occasione di una visita a mio figlio Francesco che allora si trovava a Milano.
Pubblicata su Facebook, non l'ho mai trasferita prima qui sul mio blog.
Una dimenticanza.
Eccola, qui, comunque
C’è una spiaggia radiosa, una distesa di fini granelli color giallo-oro, contornata da un lato dal mare intensamente azzurro e dall’altro da una fila di dune piatte, ma di altezza sufficiente a nascondere allo sguardo ciò che rimane al di là
Il mondo in una spiaggia, ecco
Corro
Non so perché io abbia cominciato a correre, o quando
Sono nitide le sensazioni dei piedi che affondano nella sabbia tiepida e ne sono accarezzati
Anche il cielo è intensamente azzurro, da far male agli occhi
Molti altri corrono, assieme a me
Ma ognuno è isolato nel suo correre, totalmente intento in esso
Ogni corridore una monade nomade
A tratti incespico, ma poi riprendo l’equilibrio
Man mano acquisto dimestichezza con il gesto della corsa, corroborato da quelle ondate di energia
Il mio passo si fa più sicuro: come ricordare un gesto desueto, quasi dimenticato
Prendo a balzare, quasi volando
Ondate di energia salgono dentro di me, ad ogni contatto con il suolo e percorrono ogni fibra del mio essere
Lo sento, come un formicolio che mi pervade tutto dalla punta dei piedi sino alla cima della testa
Recupero uno dopo l’altro i corridori che mi precedono e li lascio indietro
Mi sento un leone
Sento l’agilità del mio corpo, un’agilità felina e prorompente
E, al contempo, una sensazione di ebbrezza e quasi di beatitudine
Penso che sto vivendo un’esperienza quasi paradisiaca, impagabile
Alla fine, comincio a sentire esplodere nella mia testa il fragore di una musica trascinante che mi fa muovere ancora più agilmente, a ritmo di samba
(foto di Maurizio Crispi, Trail dello Zingaro, 2019) Ho sognato che correvo All'inizio, ero lì che facevo una corsa da tapascione, strascinando i piedi e senza alzare le ginocchia. Poi, quando mi ...
Mi ritrovo in una grande città alla vigilia di uno spettacolare e partecipato evento podistico Sono arrivato da solo, dopo un lungo viaggio, e con molto anticipo. Ho un imponente bagaglio con me ...
Ho sognato che correvo Stavo partecipando ad una lunga gara, forse ad una Cento Mi sentivo particolarmente vigoroso e tonico Non avvertivo la stanchezza Venivo accompagnato da un ciclista (forse una
In questo sogno
devo riprendere a lavorare
presso un Centro di Salute Mentale
Quando arrivo c’è un’enorme confusione
Ho portato con me la corposa cartella clinica
di un utente in trattamento presso il centro
che si occupa di tossicodipendenze
per poter fare una verifica congiunta
e un incrocio dei dati
Vedo volti conosciuti,
anche se invecchiati
e con i segni del tempo
impietosamente incisi sui volti
La confusione deriva dal fatto
che sono in corso attività di formazione
destinate al personale sanitario
Aspetto e aspetto
e la cosa va per le lunghe
Sono tutti riuniti in plenaria
Gli operatori sono tantissimi,
forse centinaia
Più che un’attività di formazione
pare di vedere l’evolversi
di un convegno o di un congresso
Mi guardo attorno e vedo
ampi spazi
corridoi che divergono
cartelli di segnaletica
per raggiungere ambulatori e laboratori
L’attesa si protrae
Ogni tanto scambio una parola al volo
con qualcuno
Mantengo l’anonimato
Ma d’altronde chi dovrebbe
(o potrebbe) riconoscermi?
Ho sempre la cartella clinica con me,
ingombrante come non mai
Noto che sono presenti
anche militari
che formano dei piccoli capannelli
da cui si levano voci tonanti
che dialogano di controlli a distanza
per mezzo di micro-spie
e altri dispositivi tecnologici di controllo
di ultima generazione,
compresi quelli fondati su impianti intracorporei
di elementi nano-tecnologici
Alcuni che passano indaffarati
mi dicono che devo attendere
che si concluda una delle lezioni del corso
Mi sento un po’ un Candido
Che ci faccio qui?, mi chiedo
Mi sento come uno psichiatra riluttante
Finalmente la porta si apre
ed entro nella stanza adibita ad aula
Sono tutti là, i colleghi-corsisti
(tutti di molto più giovani di me)
eccitati e ciarlieri come scolaretti
che possono avere finalmente
la loro agognata ricreazione
e i relatori di prima seriosi
che ripongono carte e libri
nelle loro borse capaci,
adatte al ruolo
Mi avvicino al loro tavolo,
posto più in alto
rispetto alle sedie dei discenti,
e mi presento
Alcuni mi riconoscono,
altri no, perché troppo giovani
Dico loro il motivo della mia presenza
Mi aspettavano, dicono,
poiché io dovrei essere
il relatore principale della lezione successiva
Spiego che di questo non sapevo nulla
e che quindi non ho predisposto nessuna traccia
e nemmeno una presentazione in powerpoint,
in termini di materiali, slide e quant’altro,
come oggi si usa,
anziché fondarsi sulle capacità oratorie e sulla cultura
dell'oratore di turno
Non ho nemmeno preparato
i soliti test a risposte multiple
per valutare il livello di conoscenza
della tematica proposta
da parte dei discenti
prima e dopo l’attività didattica
(sempre come si usa fare oggi)
Va bene, dico,
cercherò di arrangiarmi improvvisando,
andando a braccio
(d’altronde, nella mia vita passata,
sono sempre stato maestro d’improvvisazioni)
L’attività di formazione
riguarda le Dipendenze Patologiche,
con e senza farmaci,,
e quindi dovrei farcela,
senza troppe difficoltà
Mi rimbocco le maniche della camicia
(parlando in metafora)
e comincio
(Dissolvenza)
In un sogno precedente
a questo di cui ho appena scritto
si verificavano varie cose inquietanti
che non riferisco tutte per brevità
Uscivo da una casa dov’ero ospite
per un banchetto festivo
e mi ritrovavo in una vasta piazza
All’improvviso cominciavano
a scendere dall’alto fluttuando
delle piccole sfere
lievi come bolle di sapone,
apparentemente innocue,
solo che s’intravedeva al loro interno
una masserella di plasma
in movimento
Cosa poteva essere?
Una forma di vita aliena?
Stavo forse assistendo
all’inizio di un’invasione della Terra
da parte di sconosciuti ET?
Scappavamo a perdifiato,
per metterci al riparo
L’idea folle era che se solo
una di quelle bolle ci avesse sfiorato
dissolvendosi,
il plasma di cui erano veicolo
si sarebbe subito insinuato
sotto la nostra pelle,
prendendo possesso dei nostri corpi
e iniziando a controllare le nostre menti
Una sorta di invasione degli ultracorpi,
insomma,
provenienti dallo spazio profondo
(o che siamo piuttosto dei Gizmo?)
Insomma, a tutta velocità, rientriamo
nella casa da cui eravamo usciti
poco prima
e ci barrichiamo dentro
La casa è stata costruita come una fortezza,
proprio in previsione di simili eventi,
ed è dotata di persiane e di porte
di acciaio molto spesse
ed impenetrabili
Qui, davanti ad un variegato consesso,
mi ritrovo a discutere di un libro
che ho letto di recente
Sono seduto ad uno scranno,
in posizione elevata rispetto agli altri
Parlo loro del libro
Alcuni degli uditori si oppongono,
dicendo che il testo è banale e insulso
Io ribatto, facendo notare
che bisogna arrivare alla seconda parte,
perché li c’è un punto di svolta
che fa davvero la differenza nell’impianto narrativo
Uno che ha le fattezze di un paziente
della CTA dove lavoro
mi chiede “Ma dove si compra questo libro?”
con quel modo che indica la sua totale incapacità di essere autonomo
e di occuparsi di se stesso
Io mi irrito fortemente di questa domanda
perché interrompe il filo dei miei pensieri
Rispondo: Ma cosa posso dirti?
Lo puoi trovare in una qualsiasi libreria,
oppure lo ordini su Amazon
o sul sito della Feltrinelli!
Intanto, mi accorgo che dei filamenti
fuoriescono dal polpastrello
dell’indice della mano sinistra
Sembrano di un materiale organico
e paiono vivi, poiché si muovono,
compiendo dei movimenti fluttuanti
(orrore!)
Li afferro con l’altra mano
Comincio a tirare
Sono resistentissimi
Alcuni si spezzano
Altri rimangono
Li afferro meglio
e comincio di nuovo a tirare
per sradicarli,
questa volta senza strattoni,
ma in progressione
Ed ecco che viene fuori
una formazione vermiforme,
traslucida
Tiro, tiro,
anche se mi pare di svenire
per l’orrore e il disgusto
Ed ecco che, con un ultimo strappo,
il mio esserino alieno
è del tutto fuori
Si agita e si contorce
Ora dovrò decidere come disfarmene
E, di colpo,
in preda all’ansia e al terrore,
mi sono svegliato mugolando
(anche se ho trovato amorevole assistenza)
In un momento successivo
sono di nuovo in un CSM
e qui devo confrontarmi
con i colleghi sulle situazioni di alcuni pazienti
ma il confronto non avviene mai
ed io rimango in attesa
sorseggiando un calice di vino
e leggendo un libro
Al mio risveglio sono uscito all’aperto
Erano già le otto del mattino
L’aria era leggera e frizzante
e, nelle ultime ore di buio,
aveva piovuto parecchio
senza che me ne accorgessi
Forse, mentre ero asserragliato
nella mia fortezza,
con il favore della pioggia
era avvenuta la temuta invasione aliena
Mi accorgevo che numerosi filamenti organici
sporgevano da alcuni punti della mia cute,
muovendosi come antenne sensoriali,
ma - a questo punto -
non mi rimaneva altro da fare
se non accettare serena-mente
la nuova realtà e il nuovo corso
E poi ancora,
ecco un altro frammento di sogno
Qui ero in auto (la mia auto)
ferma (bloccata)
dietro una compattatrice dei rifiuti
Ma questa è particolare ed ingombrante
perché ha un grosso rimorchio
delle stesse dimensioni del carro trainante
Io che sono bloccato dietro
vedo sporgere dal cassone
dei capelli bianchi candidi
e ho un brutto presentimento
Scendo dall’auto urlando:
Fermi! Fermate tutto!
C’è una donna anziana nel cassone!
Tiratela fuori!
Salvatela!
Quelli - la crew - con qualche ritardo
fermano il motore e scendono dall’abitacolo
Nel mentre una donna anziana e malmessa
emerge dal cassone con un gesto di stizza,
come a dire
“Mi avete rovinato la festa!”
(come a dire: volevo uscire di scena così,
e me l’avete impedito!)
e scappa via
Roba da manicomio!
Questa scena mi ha fatto pensare
alla sequenza finale di “C’era una volta in America”
Cerco qualcosa che ho smarrito
molto, ma molto tempo prima
C’è un caos totale
È tutto accatastato
A far da mobili
ci sono grossi scatoloni impilati
in equilibrio precario
a formare un arredo alternativo,
povero e insulso
Mi ritrovo a vivere uno stato di agitazione crescente
La mia ricerca è infruttuosa
Vedo delle mie vecchie cravatte
buttate per terra come stracci
Le raccolgo una per una
ripromettendomi di sistemarle meglio
Volevo fare bene,
ma il mio impegno
non è stato ripagato
Ma non c’è granché da fare
É così
Me ne devo fare una ragione
e accettare lo stato delle cose,
accettando ciò che è guasto
e non può essere emendato
Nel cortile di casa sono in corso lavori di pulizia e sgombro del garage, per elminare vecchie cose e carabattole, ma io devo essere presente per evitare scelte non desiderate Qualcuno ha cominciato
Vado a fare una lunga passeggiata
con il mio cane fedele
Sono bene attrezzato con il mio zaino
e sospingo davanti a me
un carrello della spesa
che contiene oggetti vari
disparati e raccogliticci
(come le masserizie di un homeless)
Arrivo nei pressi
di una grande villa antica
che ora è stata trasformata in ospedale
e li mi fermo
C’è un alto muro di conci tufacei
in parte coperto da un magnifico rampicante
e una panca di pietre semicircolare
ai suoi piedi
che delimita uno slargo
ombreggiato da un enorme carrubo
(un luogo che sembra fatto apposta
per il riposo del viandante)
E infatti mi fermo nel suo cono d'ombra
per ristorarmi
Frugo e rovisto nel mio zaino
cercando qualcosa da mangiare,
un veloce spuntino,
niente di più
Tiro fuori tutto ciò che vi è contenuto,
ma niente,
la mia merenda é scomparsa
Vabbéeee, ne farò a meno
Lascio zaino e carrello della spesa
e mi avvio per un ulteriore tratto di passeggiata
con il cane temuto al guinzaglio, ovviamente
anche se a vista
non c’è nessuno
che possa esserne infastidito
(ma non si sa mai)
Quando mi sono già allontanato un po’
mi accorgo che degli operai
con un escavatore
si stanno avvicinando ai miei beni
e torno precipitosamente indietro
per recuperarli
Proseguo il mio viaggio
Adesso sono all’interno
della grande struttura ospedaliera
Percorro lunghi ed interminabili corridoi,
alcuni affollate di persone
che sembrano comparse di un set cinematografico,
altri totalmente deserti
Non riesco a trovare vie d’uscita
Vorrei orientarmi per riprendere la via di casa
Arrivo in un grande salone
dove è in corso in laboratorio
di cucina creativa per i pazienti
C’è la mia amica Anita
che sta insegnando ad un gruppo di discepoli
a decorare la torta
Una torta già confezionata
è poggiata su di un grande pannello azzurro
Ricoperto di linee dorate
che intrecciandosi formano ghirigori e arabeschi
Il manufatto dolciario
già rivestito di glassa bianca
è posato al centro
di questo intrico
e si tratta ora di decorarlo,
seguendo come traccia le linee
sul pannello che s’intersecano e divergono
Mi accorgo che, sulla stessa superficie
sono posati mucchi di aghi e spilli,
come se fosse usata anche
come piano d’appoggio
per lezioni di cucito
Dico alla mia amica con veemenza: Non è possibile!
Già mi sto sentendo male!
Immagino di dover mangiare una torta
infarcita di aghi e spilli!
Perché non levi da lì quella roba?
È pericolosissimo! Certo è che questa torta
non la assaggerò proprio!
La mia amica mi dice qualcosa
ma, in sostanza, non fa nulla per eliminare il pericolo
Poi ci ritroviamo a parlare di varie ricette di cucina
e ci mettiamo a confronto,
bonariamente,
così per gioco
Quando risalivo in auto per ripartire (o per andare a sbrigare una commissione) dopo un lungo parcheggio per una sosta in una specie di campeggio (o ostello molto alla buona), mi accorgevo che la leva del freno a mano non era più al suo posto, ma era conficcata nello sportello di destra, eppure ancora funzionante.
Davvero surreale!
Quel che è più grave, anche il volante era rotto e ne rimaneva appena una piccola mezzaluna, come se tutto il resto si fosse sbriciolato per usura oppure per una troppo lunga esposizione al sole
Ciò che rimaneva ha l'aspetto di una piccola (ed improbabile) cloche per il pilotaggio di un aereo
Mi sono chiesto come avrei potuto continuare il mio viaggio, con un volante così malridotto
Penso: "E se finisse di sbriciolarsi del tutto? Come farò a governare la rotta della mia auto? Con la forza del pensiero?".
Rifletto sul fatto che dovrei trovare una concessione della Toyota o un'officina autorizzata per portarci l'auto in manutenzione ed avere così un volante nuovo ed affidabile.
L'altro mio pensiero è di non fare niente di tutto questo e continuare il mio viaggio come se niente fosse, sfidando la sorte.
Stiamo a vedere, pensiero attendista
(Tiziana Torcoletti così chiosò)
"L’automobile nei sogni si può considerare espressione della personalità del sognatore fuori dalla sua cerchia intima, espressione di sé nel mondo, nella società, nel lavoro, nelle relazioni interpersonali. Il suo modo di essere in mezzo agli altri viene rappresentato sia dall’aspetto che l’auto ha, che dalle condizioni di guida, che dalle situazioni che di volta in volta si presentano.
Così un’auto che si ferma in panne suggerisce il bisogno di fermarsi a riflettere su quanto si sta facendo o su una stanchezza fisica trascurata. Un incidente più o meno grave, fa pensare che qualcosa stia “bloccando” iniziative o progetti del sognatore. Un‘auto che va velocissima e non si riesce a fermare, o nella quale i freni non funzionano, deve indurre il sognatore a domandarsi in che aspetto della vita stia “correndo” troppo (con i pensieri, i sentimenti, le azioni, i progetti, ecc.) o non abbia più il controllo della situazione.
Un’auto guidata da altri, richiamerà l’incapacità di gestire una situazione o il bisogno di sicurezza e di appoggio altrui, o anche la necessità di integrare le qualità che si attribuiscono al guidatore del sogno. L’auto può rappresentare anche aspetti sessuali che vengono espressi simbolicamente. Da questo punto di vista non riuscire a frenare, avanzare o andare troppo veloce, sono situazioni da correlarsi a ciò che in questo campo sta vivendo il sognatore, alle sue difficoltà o inibizioni.
E’ da tenere presente anche il collegamento importante tra l’auto, nella sua immagine completa (carrozzeria, accessori, motore), e corpo umano, dove la carrozzeria rappresenterà l’immagine esteriore, gli accessori tutto ciò che viene usato per coprirsi o esaltare la propria figura, ed il motore gli organi interni.
Le possibilità sono pressoché infinite e vanno valutate singolarmente e relazionate ad ogni contesto onirico. Genericamente si può affermare che c’è una stretta correlazione tra l’automobile e l’energia vitale del sognatore espressa nel mondo.
Può accadere che le diverse letture” del simbolo auto possano coesistere, presentando più livelli interpretativi nella stessa immagine che potrà racchiudere aspetti legati al sociale, alla salute psicofisica o alla vita sessuale.
Importante, in ogni caso, sarà tener conto nei sogni anche di una interpretazione oggettiva e non solo soggettiva del simbolo…così se sogniamo di non riuscire più a fermare la nostra automobile, perché i freni sono rotti, potremo domandarci in quale aspetto della nostra vita stiamo agendo senza riuscire a fermarci, o senza freni inibitori, o senza riuscire ad ottenere ciò che vogliamo ecc… ma sarà utile anche fare un reale controllo ai freni."
La mia canoa nuova di zecca, mai usata se non in un paio di circostanze e poi abbandonata
Sognavo che, lungo una strada interminabile,
trasportavo la mia canoa,
tutta avvolta in bende bianco candide
come se fosse una mummia egizia
La canoa era poggiata su d'un esile carrellino a due ruote
Quando la strada curvava
avevo delle forti difficoltà perché,
per evitare che la fiancata della canoa strusciasse
o si danneggiasse sugli ostacoli
posti sul lato interno della curva,
dovevo allargarmi di parecchio
e la strada su cui mi muovevo era trafficatissima,
percorsa da enormi autotreni in corsa che,
giganteschi com'erano
e con il rombo dei loro motori, mi mettevano paura
In più, c'era il mio cane che balzava gioioso
a destra e a sinistra,
ignaro del pericolo,
impacciandomi ulteriormente con i suoi impeti
Non so dove stessi andando
Camminavo sempre,
come se avessi intrapreso assieme alla canoa-mummia
un interminabile viaggio
Questo sogno è il ricordo d'una bellissima canoa nuova che, in pratica, preso dalle mie paturnie e con una forte impronta riduttivistica impressa alla mia vita dopo la morte della mamma non ho mai adoperato (se non in un paio di circostanze) e che, di fatto, ho poi abbandonato miserevolmente.
Incimurrato
(come soleva dire mio padre)
me ne sto tutto intabarrato e accupunato
per curare a modo mio
l’incipiemte malessere
(come soleva fare mio padre,
che passava la notte sotto sette strati di coperte)
Sonno poco profondo
interrotto da frequenti risvegli
con colpi di tosse e naso che cola,
occhi lacrimosi
Mi sono spostato altrove
(la pratica del disambientamento)
Non sopportavo più di stare a letto
Ho provato a leggere
Chiudevo gli occhi
mentre ero nel vivo della pagina
e senza propriamente dormire
Vagabondavo nell’altrove, tra le stelle
In uno di questi momenti
ho sognato che guidavo la mia auto
lungo una strada di montagna
con frequenti serpentine,
sì da poter mantenere
- pur andando in salita -
un’andatura allegra e frizzante
con cambi di direzione e rettifiche
assicurati da leggeri tocchi al volante
Poi all’improvviso
lo sterzo si irrigidiva,
non rispondeva
più al comando
Il piede rimaneva incollato all’acceleratore
e io uscivo di strada
Mi sono riscosso
Mi sono alzato
e sono tornato a sdraiarmi a letto,
tra le coltri,
intabarrato e accupunato
come prima
Bythos e Orthrus
Kraken,
Sinciziale
My friends
Amenità
Disquisizioni
Ogni tanto una news
Ma non gliene frega più niente a nessuno
Passata é la tempesta
Odo augelli far festa
Ieri sono stato all’ufficio postale
Affollatissimo
Sbracato
Gente che scatarrava e tossiva
Tutti tranquilli
Tutti sereni
Amo respirare mefitici vapori
Mascherine appese ad un chiodo
ad impolverarsi
Oggi ho un lieve mal di gola
Cough! Cough!
Che sarà mai?
(07.05.2023)
L'ittiocentauro è una creatura immaginaria con busto umano, zampe anteriori da cavallo e coda di pesce. Gli ittiocentauri sono "molto usati nell'iconografia, ma assenti nella mitologia". Sono spesso raffigurati come cavalcature delle ninfe. I due ittiocentauri più famosi sono Aphros (personificazione della schiuma del mare) e Bythos (personificazione della profondità del mare). Bythos è stata denominata una delle varianti COVID. E' curioso il fatto che le ultime varianti del Coronavirus identificate in ordine di tempo abbiano ricevuto il nome di esseri mitologici oppure di misteriosi animali viventi (possibilmente pericolosi e letali). Interessante vedere che dalla nomenclatura ispirata a criteri scientifici e neutrali si sia passarti ad una nomenclatura mitopoietica.
2.
Ho sognato
Ero con mio fratello
Prendevamo parte ad un banchetto
Eravamo seduti ad un lungo tavolo
in mezzo a numerosi convitati
Non c'era servizio al tavolo
Ognuno doveva alzarsi e andare a prendere
ciò che voleva ad un buffet allestito poco più in là
Invece, sul tavolo erano già disposte
caraffe d'acqua e di vino, ma anche bottiglie di birra
Io mi alzavo e andavo a riempire un piatto per me e mio fratello,
solo uno - si badi bene -
perché altrimenti mio fratello sarebbe andato in escandescenze
accusandomi di volerlo fare mangiare troppo
Ho dunque riempito il piatto per entrambi,
ma un po' più ricco
Piccoli trucchi di armoniosa convivenza
La stessa cosa che faceva la mamma, per alcuni versi,
con bonomia e con grazia,
ma soprattutto animata di amore materno, inestinguibile
Al buffet c'era un po' di tutto,
di tutto e per tutti i gusti
Non mancavano gli allestimenti fantasiosi
Io procedevo lentamente nel riempire il piatto,
sentivo una specie di impaccio cognitivo
nel riconoscere le diverse pietanze
e nel capire come fossero fatte
Quindi, dedicavo molto tempo
all'analisi di ogni singola entry
cercando di capire appieno quali ne fossero gli ingredienti
In più cercavo in ogni modo di evitare
cibi contenenti abbondante cipudda
Quelli non avrei potuto proprio sopportarli
Sia come sia, alla fine, riuscivo nel mio intento
e tornavo al nostro tavolo con il piatto stracolmo
Mio fratello non era contento, però
Tentennava la testa e disapprovava con energia
Mi diceva che voleva soltanto bere un bicchiere di vino
e poi fumare una sigaretta
Nulla più
Io rimanevo paziente ad ascoltarlo,
senza contraddirlo
e, poi, cominciavo a piluccare qualcosa dal piatto,
porgendogli ogni tanto un boccone
che lui accettava, mostrando di gradire
Mai fargli notare, però, che stesse mangiando!
Era sempre così - è sempre così - che vanno le cose
Quasi rituale il suo rifiuto di cibarsi
Poi, però, si cibava a condizione che anche lo spingitore si cibasse
dello stesso cibo
Una specie di comunione - mangiando per di più dallo stesso piatto-
che scaturiva da una preliminare contrattazione
Faceva parte del suo modo di essere,
specie negli ultimi anni,
di non gioire mai del cibo,
di non accettare i piaceri della tavola,
di non cercarli
Fosse stato per lui
si sarebbe accontentato di una patata bollita a pranzo
e di una a cena
Cibo da anacoreta:
dopo la morte della mamma mio fratello
avrebbe voluto essere sempre un quaresimante spinto
Ma il bicchierino di vino
e la santa sigaretta
non dovevano mai mancare
Mi accorgevo che una delle entrée a cui avevo attinto
era guarnita di abbondante cipudda
Questa ingrediente era sfuggito al mio esame minuzioso
e ormai il danno era fatto
Pazienza!
Chissà perché ho sognato questo sogno
A volte i morti nei sogni ritornano
Forse questa volta sono stato stimolato
dall'aver dormito, per motivi organizzativi,
nella stanza che dividevo con mio fratello,
ancora gravida della sua presenza
In attesa del sonno
questo pensavo:
Sto bene
Sono al caldo
Sono archetipico
Mi fa piacere dormire qui di quando in quando
Quando sono in questo lettuccio striminzito
é come se il cerchio si chiudesse
ed io potessi coltivare l’illusione di essere tornato ragazzino
con un enorme carico di speranze e sogni
davanti a me
Un giovane virgulto
verde e flessibile
elastico e duttile
tanta strada davanti
ancora tutta da percorrere e scoprire
Non so perché i nostri morti
si manifestano a noi
Forse, lui o altri, a volte,
ritornano,
perché sentono il bisogno di dirci qualcosa,
un annuncio in alcuni casi,
una premonizione,
oppure un semplice memento
La vita è fatta ed intessuta di ricordi
Senza, noi moriamo
Senza di loro, i nostri morti,
senza la loro presenza intessuta di ricordi
non non siamo nulla,
più fantasmi di un fantasma
Questo è quello che penso
(7 marzo 2023)
3.
Questa notte ho sognato mio fratello
Lo accompagnavo ad un evento
che si teneva in un grande palazzo storico,
irto di barriere architettoniche
Ad ogni passaggio
bisognava prenderlo di peso
con la sua carrozzina
e spostarlo al di là dell’ostacolo
Era una fatica da Titani
oppure degna di quel traghettatore
che poi ebbe nome di Cristoforo
Poi lo perdevo di vista
Ogni tanto lo scorgevo
Era come se avesse acquisito
la capacità di spostarsi da solo
pur imprigionato in quella carrozzina
(forse solo con la forza della mente)
E, da lontano, lo vedevo
andare a cacciarsi in posti impossibili
In cima a vertiginose scalinate
oppure su davanzali di enormi finestroni
aggettanti sul vuoto
Da queste postazioni
pareva che osservasse ciò che accadeva,
enigmatico o sornione,
come un Lone Ranger in carrozzina a rotelle,
anziché a cavallo
Avrei voluto raggiungerlo per aiutarlo,
ma ogni volta ostacoli
si frapponevano tra me e lui
oppure si attivavano complesse situazioni di folla,
acclamazioni o anche tumulti
Cercavo di gridare il suo nome,
di attirare la sua attenzione
ma dalla mia gola non usciva suono alcuno,
solo inefficaci gorgoglii
Lui si allontanava sempre di più,
sino a diventare evanescente
come un fantasma
oppure come un’entità metafisica
E poi non lo vedevo più,
la sua figura andava in dissolvenza
come in un film,
per poi scomparire del tutto
(29 ottobre 2022)
4.
Il sogno infinito
imprigionato in un loop
Vado ad un raduno di giovani anime
Siamo alloggiati all’ultimo piano
di un grande hotel in stile liberty
alquanto vecchiotto
Ci indicano di salire sino all’ultimo piano
per mezzo di un ascensore cigolante
Ci é stata assegnata una grande camerata
dove dei lettucci striminziti sono disposti affiancati
su ciascuna delle due pareti lunghe
Di fronte, possiamo accedere ai bagni comuni
piuttosto sporchi
Non succede mai nulla
Siamo lì imprigionati, come in attesa in un limbo
Poi ci sono all’improvviso delle scosse violente
e la torre dell’ascensore crolla,
fortunatamente senza vittime
Mi ritrovo a camminare per strada
poiché devo andare a recuperare la mia auto
Poiché indosso ai piedi
due paia di scarpe sovrapposte
non posso camminare bene
e vado avanti strascinando i piedi e ciabattando
Mi imbatto in un mio conoscente d’antan
e gli chiedo se voglia fare la strada
con me, per tenermi compagnia
Ma anche qui non succede mai nulla
Non arrivo mai da nessuna parte
(come spesso accade)
(30 ottobre 2022)
5.
Ho sognato
sognato
sognato
Ho viaggiato
Questa volta ero in una metropoli
e mi pareva che fosse
Roma Capitale
Facevo cose,
mi giravo e rigiravo,
mi muovevo
a volte annoiato
a volte pieno di meraviglia
Dovevo anche fare qualcosa d’importante
e mi rendevo conto
di aver dimenticato
tutto ciò che mi serviva
e soprattutto la mia consueta scorta di libri
C’era molta folla
Solcavo le strade con la sicurezza
di colui che sa
Poi dovevo accompagnare qualcuno
e diventavo, per così dire, lo duca suo
I sogni aprono scenari,
immettono in multiversi
La notte, quando dormo,
vorrei subito scivolare nel sogno
per entrare nella dimensione magica
che mi viene proposta
Se non ricordo il sogno,
poi, mi adiro
e penso di essermi perso
qualcosa di importante
La dimensione del sogno
mi è più congeniale
Non mi stanco mai
Devo sempre vivere sino in fondo
le avventure che il sogno
mi propone,
anche se talvolta
sento di provare un po’ di paura
ma poi mi dico;
“É solo un sogno!”
Mi chiedo come sarebbe
se - una volta o l’altra -
si rimanesse impigliati per sempre
nel proprio sogno,
specie se è uno di quelli inquietanti
A volte ho la sensazione
che sto sognando il sogno di un altro
E allora penso che il sogno
dia l’opportunità di vivere molte vite
E ancora una volta,
quando penso ciò,
torno ad essere
vagabondo delle stelle
Di questo sogno ricordo poca roba
Con maggiore chiarezza
soltanto il momento della registrazione dei partecipanti,
quando, al termine di un lungo viaggio,
tutti in gruppo o alla spicciolata,
arriviamo sovraeccitati e stanchi
in una vecchia casa fatiscente,
piena di boiserie e di inquietanti scricchiolii
che, con il suo aspetto goticheggiante
e molto old America,
sembra essere lo scenario perfetto
per la convention
Io ho portato co me
molti romanzi del Re,
poiché intendo chiedergli degli autografi
È stato scritto chiaramente nei flyer
che sono stati fatti circolare da alcuni giorni
e che mi sono pervenuti:
sarà presente il Re in persona,
anche se non è stato detto quando
Ci sono vivaci conversazioni,
mosse più che da un reale desiderio
di conoscersi, dal bisogno di ambientarsi
e per meglio calarsi nell’atmosfera
(un po’ nel registro di 10 piccoli indiani)
Sono previsti diversi eventi
dark, horror e mistery
Sono molti quelli che indossano
perfette maschere al silicone
che riproducono le fattezze del Re
in diversi momenti della sua vita
Naturalmente, come in tutte le convention che si rispettano,
c’è un’infinità varietà
di partecipanti in maschera
che impersonano i principali caratteri dei romanzi del Re,
alcune pedisseque e precise al dettaglio,
altre assolutamente fantasiose
e ciò nondimeno inquietanti
Moltissimi sono i Pennywise,
ma ci sono anche tutti gli altri,
in un’infinità galleria animata
L’effetto è davvero perturbante
Mi domando come è che faremo,
quando sarà il momento
della sua entrata in scena,
a riconoscere il vero King
dalle imitazioni che ci circondano
Io no,
non indosso alcuna maschera,
non ho adottato alcun travestimento:
sono solo me stesso
con la mia curiosità
Se avessi voluto travestirmi,
quale personaggio avrei potuto impersonare?,
mi chiedo
Non ho dubbi al riguardo
La risposta è: Roland di Gilead,
l’Ultimo Pistolero o anche l'Ultimo Cavaliere,
detto anche The Gunslinger,
della serie The Dark Tower
(la Torre Nera)
e da ciò che posso vedere in questa convention
non c’è nessuno che lo rappresenti
Questo è un sogno la cui trascrizione risale al 23 ottobre del 2011.
Anche in questo caso ho dimenticato - a suo tempo - di trasferire questo breve testo qui nel blog.
Mi rifaccio adesso. Mi piace ripercorrere le tappe di questo sogno poiché in esso compare mio padre (che a volte nei sogni ritorna e continua a ritornare)
Quando mi sono presentato al banco del check-in, mi sono accorto che non avevo il biglietto e nessun altro documento con me
Goffamente rovistavo tra le mie cose contenute nello zaino, nelle tasche, tra le pagine dei libri: niente
Mi sentivo uno stupido perso
In tutto questo traccheggio, mio padre era una presenza costante e discreta, anche se avrei avuto di che per sentirmi in imbarazzo.
Mai essere concreto, mai predisporre le cose in anticipo, mai controllare che tutto sia a posto…
Cosa fare? Il rischio era quello di mandare a monte il viaggio e perdere tutti i soldi investiti nel biglietto
Pensavo che avrei potuto tornare a casa a prendere il biglietto e i documenti e poi farmi riaccompagnare in aeroporto da mio padre
Mi sembrava una buona idea, ma poi mi rendevo conto che ero già in aeroporto e che i tempi disponibili non rendevano affatto praticabile un'idea che, all'inizio, mi era parsa tanto brillante
Ma c'era mio padre che non vedevo da moltissimo tempo, non dell'età che avrebbe oggi, ma come è nel mio ricordo nel periodo i cui morì: un cinquantenne pieno di vigore e di forza. Io dunque, nel sogno ero più vecchio di lui di un decennio
Sentivo che, in qualche modo, avrebbe potuto essere d'aiuto
Mi svegliavo di colpo e pensavo proprio a questo: mio padre anche se solo per poco era stato con me
Forse, era l'idea di compiere un viaggio con lui: cosa che negli ultimi dieci anni della sua vita non avevo mai più sperimentato
Riflettiamo sempre sulla nostra storia: da dove veniamo, dove andiamo
Ci interroghiamo spesso sul nostro futuro: un viaggio pieno di incognite della cui meta finale, in effetti non sappiamo nulla
Era diventato davvero troppo dispendioso in termini di tempi richiesti alimentarli entrambi, anche perchè nati per caso, mentre
armeggiavo - ancora alle prime armi - per creare un blog, me li ero ritrovati ambedue, benchè la mia idea originaria fosse stata quella di averne uno solo. Infatti, non a caso, le loro
intestazioni erano abbastanza simili: creatone uno - non ricordo quale dei due per primo - lo ho "perso" (per quanto strano ciò possa sembrare) e mi diedi alacremente da fare per ricrearne uno
nuovo. Qualche tempo - nel frattempo ero divenuto più bravino - il blog perso me lo ritrovai).
Ohibò! - dissi a me stesso - E ora cosa ne faccio?
La risposta più logica sarebbe stata: Disattiviamolo!. E invece...
Mi dissi: li tengo tutti e due. E così feci. E' stato bello finchè è durato...
Ma giocare su due tavoli - e sempre con la stessa effcienza - è molto complicato, ancora di più quando i tavoli diventano tre e
poi quattro e via discorrendo....
Con overblog ho trovato una "casa" che mi sembra sicuramente più soddisfacente e così, dopo molte esitazioni, mi sono deciso a
fare il grande passo del trasloco, non senza un certo dispiacere, perchè il cambiamento induce sempre un po' di malinconia e qualche nostalgia.
E quindi ora eccomi qua.
E quello che ho fatto - ciò mi consola molto - rimane là e chiunque se ha la curiosità può andare a dargli un'occhiata.