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24 settembre 2024 2 24 /09 /settembre /2024 07:05

Un mio piccolo scritto, pubblicato come nota (di diario) suFacebook e dimenticato.
Riemerso oggi come "ricordo"
La mamma era morta da meno di un anno
Per la testa mi passavano molti pensieri tristi
ed era un continuo meditare sulla morte e sulla dissoluzione

Maurizio Crispi (24 settembre 2010)

Il bon ton delle mosche (dal web)

Sull'asfalto bigio

giacciono
i resti sparsi d'un panino con hamburger McDonald,

sbriciolato

e poi patate fritte (finte)

disseminate attorno

Piccioni che becchettano

e con un frullo d'ali

prendono il volo

timorosi

all'avvicinarsi di qualcuno
e poi ritornano

 

Si fa avanti un cane spelacchiato

e prende a mangiare

con avidità quei resti

 

Il cielo è coperto,

afoso

 

Mosche torpide

s'appiccicano alle pelle

e ci brucano sopra,

palpando e toccando,

alla ricerca di piccole piaghe

in cui deporre le uova

e dar corso ad un nuovo ciclo vitale

 

Il ciclo della vita va sempre avanti,

anche in mezzo alle nostre macerie quotidiane,

anche dopo molto morire

 

Palermo, il 24 settembre 2010

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22 settembre 2024 7 22 /09 /settembre /2024 11:53

Scrivo delle parole
sul risguardo di copertina di un libro
e, già mentre le scrivo,
i caratteri si fanno sbiaditi
e vengono dilavati via
dall’acqua dell’alluvione
che già s’è infiltrata
per ogni dove
Non so se il proprietario del libro
riceverà mai il mio messaggio

Strane forme nelle nuvole
si formano
e si scompongono
di continuo
Ho visto un cavalluccio marino
tramutarsi in ippogrifo e destriero alato
per dissolversi in un attimo

Poi, una poiana maestosa
ha preso il volo, fischiando,
e s’é dileguata subito dopo

Maurizio Crispi (23 settembre 2024)

Nuvola nel cielo blu (Foto di Maurizio Crispi)

Nuvola nel cielo blu (Foto di Maurizio Crispi)

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22 settembre 2024 7 22 /09 /settembre /2024 07:01
Ascesa finale per il Madangad Foet

Sono all'interno d'una strana casa verticale
Tutto è oltremodo ripido
Qualsiasi spostamento mi procura le vertigini
Si tratta di scendere lungo una ripida scaletta con delle alzate fuori norma, con lo spazio dove poggiare il piede molto stretto
Ci si addentra (o meglio si scende) in una vasta sala ad anfiteatro ad assetto verticale
[e - lo dico qui come inciso - mi sono ricordato di quando, nel corso del mio viaggio in Messico, mi ritrovai a visitare la Piramide dell’Indovino, a Uxmal. La giornata era umida e piovosa. Tutto era grigio e da lontano vedevo i turisti che si arrampicavano su per la ripidissima scalinata, sorreggendosi ad una grossa catena che fungeva da appiglio e da sicura, come se stessero percorrendo una Ferrata. Mi vennero le vertigini solo a guardarli, soprattutto quelli arrivati alla sommità che parevano esili figurette in balia del vento e della pioggia: e mi rifiutai di compiere quell’ascensione]
In questo frangente, c’è anche Gabriel con me, ma presto - preso come sono a dovermi confrontare con il mio terrore cieco - lo perdo di vista
Rimango paralizzato su uno dei primi gradini della discesa
Non riesco a muovere il passo successivo e rimango, tremolante, a guardare il vuoto sotto di me che mi vuole inghiottire, famelico
No, no, no!
Non posso!
NO! 
NON VOGLIO!

Comincio ad arretrare, ansimante, in preda ad un'incontrollabile fame d'aria, con la fronte imperlata di sudore freddo
Sia come sia, riesco a cambiare direzione e, volgendo le spalle all’abisso, ritorno indietro, emergendo attraverso una specie di botola in uno spazio relativamente piano e senza precipizi di sorta
Traggo un grande sospiro di sollievo
E Gabriel?
Non c’è!
Oh deus! 
È rimasto là sotto!
Provo a chiamarlo, ma la mia voce è flebile, priva di forza
Si tratta di andar via, al più presto possibile, da questo posto folle
Immagino che, ovunque, vi possano essere trappole e trabocchetti
che possono ricondurmi a confrontarmi con il vuoto e con l’abisso
Gli abitanti della casa
mi guardano con sufficienza
e con commiserazione
perché non ho superato la loro prova ordalica
Alla fine Gabriel arriva,
fresco e pettinato
(ma lui ha fatto climbing e non ha paura del vuoto)

 

E ci incamminiamo per fare ritorno a casa
Dobbiamo viaggiare con la Metro e, dunque, scendiamo sottoterra per prendere il primo treno utile
E viaggiamo, viaggiamo
Il treno sfreccia silenzioso
Supera stazioni illuminate, 
con le pareti dipinte con colori sgargianti,
alcune deserte,
altre affollate di gente in attesa
E poi arriva il momento di scendere
Risaliamo le scale, 
attraversiamo atrii grandiosi,
camminiamo lungo interminabili corridoi
Poi mi giro, guardo, cerco
Gabriel non c’è più 
Ero immerso nei miei pensieri
e mi ero dimenticato di tenerlo d’occhio
Che fare?
Penso di chiamarlo con il telefono
Armeggio con il mio, facendo una serie di errori, lancio chiamate a destinatari sconosciuti, per poi accorgermi che il suo telefono ce l’ho io
Gabriel l’aveva infilato nella tasca laterale della mia bisaccia (senza però dirmi niente)
Non so che fare
Magari me ne starò fermo ad aspettarlo, confidando nel fatto che lui possa ritornare indietro e raggiungermi
Poi, mentre sto elucubrando, mi giro e Gabriel è lì con me!
Pensavo che ti fossi perso!, gli dico
E lui: No, papà, no! Sono stato con te tutto il tempo!
Riprendiamo il viaggio verso casa e abbandoniamo lo spazio chiuso della Metro per venire alla luce
Dove siamo?
Non ne ho idea alcuna!
Non riesco ad orientarmi!
Effetto di derealizzazione e spaesamento
Mi guardo attorno e vedo che ci ritroviamo nel bel mezzo di un’immensa area portuale, dove grandi bastimenti attraccano di continuo e altri partono
E’ difficile procedere perché tutti gli spazi sono ingombri di catene enormi e di grosse gomene e, inoltre, giganteschi muletti entrano ed escono di continuo dal ventre delle navi, spingendo grossi carichi di mercanzie, autotreni e pesanti container
Poi, all’improvviso, intravedo la sagoma familiare di Monte Pellegrino e allora grido di giubilo: Allora, siamo a casa! E vaiiiiiii!
Si tratta soltanto di trovare una via di uscita da questo scalo portuale così caotico
Spero che riusciremo a farcela,
prima o poi


Dissolvenza
 

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22 settembre 2024 7 22 /09 /settembre /2024 06:59

Questo sogno risale ad una decina di anni addietro.
Pubblicato come nota su Facebook, mai trascritto qui nel blog.
Lo faccio adesso.
E' un sogno che fa parte della serie dei "viaggi impossibili" o dei "viaggi con impedimento"

Maurizio Crispi

Una granded nave in arrivo a Palermo, vista da Monte Pellegrino, al primo chiarore del sole (foto di Maurizio Crispi)

Devo partire in nave

La partenza è prevista per le 20.30

E sono già le 20.00, ho ospiti a casa: e, ed proprio mentre sono intento a chiacchierare con loro che mi ricordo all'improvviso di questa partenza

Non ho ancora preparato nessun bagaglio

Cerco di mettere assieme il necessario, chiedendo agli ospiti di  aiutarmi a raccattare questo o quello

Ma loro sono più che altro d'intralcio

Si fa una gran confusione

A tratti scompare persino la borsa dove vorrei riporre il necessario

Manca sempre qualcosa di essenziale

Non capisco come io potrei ancora farcela a salire sulla maledetta nave. Forse, nemmeno un miracolo!

Ho la sensazione che il tempo stia per scadere e continuo ad affannarmi, sempre più trafelato.

Non mi arrendo, ma non riesco a concludere nulla: controllo di continuo la preparazione del bagaglio e manca sempre qualcosa. 

Mi profondo in spiegazioni, inciampo nella borsa sempre aperta, corro di qua e di là. 

Sembra che le stesse scene si ripetano di continuo, dando vita ad un incubo senza fine in un tempo dilatato.

All'improvviso, mi risveglio, angustiato.

Con un senso di sollievo, penso: "Ma io non devo partire. perchè allora tutto questo affanno?".

E mi sono riaddormentato tranquillo

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21 settembre 2024 6 21 /09 /settembre /2024 06:55
Philip K. Dick, Redivivi S.p.A (ripubblicato con il titolo di Tempo Inverso")

Oggi non scriverò

Mi manca lo slancio per farlo
Eppure sto scrivendo
Quale cogente contraddizione!
Sogni, niente!
Riflessioni, niente!
Recensioni, niente!
Sono pieno di letture,
traboccante di parole scritte
come un vaso di Pandora
Forse, sin troppe, pagine e parole:
l'eccesso di letture m’intasa la mente
che, di tanto in tanto,
va sgorgata
con una specie di Rio Azzurro 
per lettori troppo avidi,
altrimenti i pensieri
non fluiscono più liberamente

Notte opaca di sogni
Intendo dire che ci sono stati, i sogni,
ma che sono rimasti dietro uno schermo opaco 
che mi ha impedito di vederli 
e di poterne raccontare

Ho dormito da molto presto, ieri sera:
forse alle otto ero già a letto
e ho fatto dei sonni di due ore circa
Alle 10,50 mi sono svegliato per la prima volta,
avendo la sensazione di aver già dormito 
per un tempo infinito
Ho guardato l'orologio
e non mi capacitavo
che fosse ancora così presto
Ho guardato con attenzione il quadrante
e le lancette mi parevan ferme
L'ho scosso un po',
dopo essermelo sfilato dal polso
e poi ho realizzato che la lancetta dei secondi
si muoveva, 
ma era come se andasse al rallentatore,
facendo di tanto in tanto uno scatto all'indietro

Forse era questo il sogno:
quello d'un mondo in cui il tempo andava a ritroso
Ricordo che, una volta, una cosa simile
m'è capitata da sveglio
Tenevo un orologio a batterie 
su d’un piccolo tavolino
accanto alla poltrona
dove mi seggo abitualmente
quando lavoro con i pazienti
(ora non più tanto)
per tenere d'occhio il progredire dell'ora
Sbirciai l'orologio 
e vidi con sorpresa
che le lancette si muovevano all'indietro,
in senso antiorario
Non è possibile!, pensai
Rigirai l'orologio,
lo scossi,
tolsi le batterie e le rimisi al posto
Niente! Le lancette, imperterrite,
continuavano ad andare all'indietro
E continuarono così per giorni e giorni
Che sia stato un effetto paranormale?
Un messaggio che mi era trasmesso
da un altro mondo?
Poi, un bel dì, il fenomeno si concluse:
come se niente fosse stato, le lancette cominciarono a progredire 
nel senso giusto
Mai ho trovato una spiegazione razionale
a questo accadimento
(che trovai perturbante)
Non ho potuto fare a meno di pensare
al capolavoro dickiano "Counterclock World"
e di riflettere su tutti i paradossi 
che verrebbero a verificarsi 
in un mondo in cui il tempo
dovesse cominciare a scorrere all'indietro

E così, anche per oggi, 
ho raccontato la mia piccola storia

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21 settembre 2024 6 21 /09 /settembre /2024 06:55
Philip K. Dick, Redivivi S.p.A (ripubblicato con il titolo di Tempo Inverso")

Oggi non scrivo

Mi manca lo slancio
Eppure sto scrivendo
Quale cogente contraddizione!
Sogni, niente!
Riflessioni, niente!
Recensioni, niente!
Sono pieno di letture,
traboccante di parole scritte
come un vaso di Pandora
Forse, sin troppe, pagine e parole:
l'eccesso di letture m’intasa la mente
che, di tanto in tanto,
va sgorgata
con una specie di Rio Azzurro 
per lettori troppo avidi,
altrimenti i pensieri
non fluiscono più liberamente

Notte opaca di sogni
Intendo dire che ci sono stati, i sogni,
ma che sono rimasti dietro uno schermo opaco 
che mi ha impedito di vederli 
e di poterne raccontare

Ho dormito da molto presto, ieri sera:
forse alle otto ero già a letto
e ho fatto dei sonni di due ore circa
Alle 10,50 mi sono svegliato per la prima volta,
avendo la sensazione di aver già dormito 
per un tempo infinito
Ho guardato l'orologio
e non mi capacitavo
che fosse ancora così presto
Ho guardato con attenzione il quadrante
e le lancette mi parevan ferme
L'ho scosso un po',
dopo essermelo sfilato dal polso
e poi ho realizzato che la lancetta dei secondi
si muoveva, 
ma era come se andasse al rallentatore,
facendo di tanto in tanto uno scatto all'indietro

Forse era questo il sogno:
quello d'un mondo in cui il tempo andava a ritroso
Ricordo che, una volta, una cosa simile
m'è capitata da sveglio
Tenevo un orologio a batterie 
su d’un piccolo tavolino
accanto alla poltrona
dove mi seggo abitualmente
quando lavoro con i pazienti
(ora non più tanto)
per tenere d'occhio il progredire dell'ora
Sbirciai l'orologio 
e vidi con sorpresa
che le lancette si muovevano all'indietro,
in senso antiorario
Non è possibile!, pensai
Rigirai l'orologio,
lo scossi,
tolsi le batterie e le rimisi al posto
Niente! Le lancette, imperterrite,
continuavano ad andare all'indietro
E continuarono così per giorni e giorni
Che sia stato un effetto paranormale?
Un messaggio che mi era trasmesso
da un altro mondo?
Poi, un bel dì, il fenomeno si concluse:
come se niente fosse stato, le lancette cominciarono a progredire 
nel senso giusto
Mai ho trovato una spiegazione razionale
a questo accadimento
(che trovai perturbante)
Non ho potuto fare a meno di pensare
al capolavoro dickiano "Counterclock World"
e di riflettere su tutti i paradossi 
che verrebbero a verificarsi 
in un mondo in cui il tempo
dovesse cominciare a scorrere all'indietro

E così, anche per oggi, 
ho raccontato la mia piccola storia
Dite la vostra che ho detto la mia!

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21 settembre 2024 6 21 /09 /settembre /2024 06:55
Philip K. Dick, Redivivi S.p.A (ripubblicato con il titolo di Tempo Inverso")

Oggi non scrivo

Mi manca lo slancio
Eppure sto scrivendo
Quale cogente contraddizione!
Sogni, niente!
Riflessioni, niente!
Recensioni, niente!
Sono pieno di letture,
traboccante di parole scritte
come un vaso di Pandora
Forse, sin troppe, pagine e parole:
l'eccesso di letture m’intasa la mente
che, di tanto in tanto,
va sgorgata
con una specie di Rio Azzurro 
per lettori troppo avidi,
altrimenti i pensieri
non fluiscono più liberamente

Notte opaca di sogni
Intendo dire che ci sono stati, i sogni,
ma che sono rimasti dietro uno schermo opaco 
che mi ha impedito di vederli 
e di poterne raccontare

Ho dormito da molto presto, ieri sera:
forse alle otto ero già a letto
e ho fatto dei sonni di due ore circa
Alle 10,50 mi sono svegliato per la prima volta,
avendo la sensazione di aver già dormito 
per un tempo infinito
Ho guardato l'orologio
e non mi capacitavo
che fosse ancora così presto
Ho guardato con attenzione il quadrante
e le lancette mi parevan ferme
L'ho scosso un po',
dopo essermelo sfilato dal polso
e poi ho realizzato che la lancetta dei secondi
si muoveva, 
ma era come se andasse al rallentatore,
facendo di tanto in tanto uno scatto all'indietro

Forse era questo il sogno:
quello d'un mondo in cui il tempo andava a ritroso
Ricordo che, una volta, una cosa simile
m'è capitata da sveglio
Tenevo un orologio a batterie 
su d’un piccolo tavolino
accanto alla poltrona
dove mi seggo abitualmente
quando lavoro con i pazienti
(ora non più tanto)
per tenere d'occhio il progredire dell'ora
Sbirciai l'orologio 
e vidi con sorpresa
che le lancette si muovevano all'indietro,
in senso antiorario
Non è possibile!, pensai
Rigirai l'orologio,
lo scossi,
tolsi le batterie e le rimisi al posto
Niente! Le lancette, imperterrite,
continuavano ad andare all'indietro
E continuarono così per giorni e giorni
Che sia stato un effetto paranormale?
Un messaggio che mi era trasmesso
da un altro mondo?
Poi, un bel dì, il fenomeno si concluse:
come se niente fosse stato, le lancette cominciarono a progredire 
nel senso giusto
Mai ho trovato una spiegazione razionale
a questo accadimento
(che trovai perturbante)
Non ho potuto fare a meno di pensare
al capolavoro dickiano "Counterclock World"
e di riflettere su tutti i paradossi 
che verrebbero a verificarsi 
in un mondo in cui il tempo
dovesse cominciare a scorrere all'indietro

E così, anche per oggi, 
ho raccontato la mia piccola storia
Dite la vostra che ho detto la mia!

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19 settembre 2024 4 19 /09 /settembre /2024 06:46

Si tratta di una mia nota del 2009, scritta a commento di una foto da me scattata (testo in buona parte di tipo compilativo)

Maurizio Crispi (18 settembre 2009)

Lombrico stanato dalla pioggia

Dopo la pioggia vengono fuori i vermicelli, lunghi e grassi
In realtà, si tratta di quelli che più appropriatamente si chiamano lombrichi e, quando si parla di lombrichi, il pensiero non può che correre a Darwin.
Su queste umili creature Charles Darwin, che oggi compirebbe 200 anni, scrive l’ultimo libro della sua vita, nel 1881, un anno prima di morire. Il libro si intitola "The formation of Vegetable Mould, Through the action of Worms, with Observation on Their Habits"  (tradotto in italiano con il titolo "L'azione dei vermi") e molti studiosi lo considerano una curiosità o addirittura una stranezza, non all’altezza di un naturalista del suo calibro.

Fa eccezione Stephen Jay Gould, che sostiene che quest’ultima opera è «una celata sintesi dei principi di argomentazione, elaborati lungo un’intera vita, identificati e utilizzati nella più grande trasformazione della natura mai prodotta da un solo uomo». «I vermi – continua Gould – sono a un tempo umili e interessanti, e il lavoro di un verme, se sommato per tutti i vermi, per lunghi periodi di tempo, può plasmare il paesaggio e modellare il suolo». Il terreno è qualcosa che l’intuito ci porta a considerare come molto stabile, se non addirittura immutabile. Forse è perché ci appoggiamo sopra le nostre case, i beni immobili cui affidiamo il nostro benessere e la nostra protezione. Darwin dimostra però che il suolo tanto stabile non è perché è in realtà sottoposto a un continuo fermento provocato dai lombrichi.

Darwin svela l’entità del lavorio di queste piccole bestie sulle turbolenze del suolo in maniera meticolosa. Innanzitutto dà i numeri, calcolando «quale vasto numero di vermi vive non visto da noi, sotto i nostri piedi»: oltre 21 000 per ettaro di suolo britannico (pari a 142 chilogrammi di vermi). Poi con i dati che raccoglie da persone sparse in ogni angolo del pianeta, arriva a concludere che i vermi sono distribuiti in maniera molto più ampia e in una varietà di ambienti ben superiore rispetto a ciò che noi possiamo immaginare. Quindi scava buchi profondi nel terreno per vedere quanto i vermi si estendono in profondità nel suolo. Infine cerca evidenze dirette del continuo ricircolo del terriccio sulla superficie terrestre, che sarebbe provocato dall’ingestione e dall’escrezione della terra da parte di queste bestie tubuliformi.

Darwin compì numerose, pazienti misure degli escrementi dei lombrichi, che stima variare fra 3 e 7 tonnellate per ettaro. Secondo i suoi calcoli ogni dieci anni si formano fra 2 e 6 centimetri di nuovo terriccio. Sono numeri non trascurabili, se li moltiplichiamo per migliaia di anni. Viene da pensare che i vermi abbiano contribuito ad affossare le rovine greche e romane su cui si sono costruite le nostre città medievali e moderne. L’ultimo libro di Darwin è dunque, citando di nuovo Gould, «un trattato esplicito sui vermi e il suolo, e una discussione velata di come è possibile imparare sul passato studiando il presente».

Buon compleanno Mr. Darwin!

Il saggio ultimo di Darwin fa riflettere sulla finitezza della vita e sul modo in cui attraverso la morte e il disfacimento si generi di continuo nuova vita

Charles Darwin, L'azione dei vermi

Charles Darwin, L'azione dei vermi (a cura di Giocchino Scarpelli, nella traduzione di Milli Graffi), Mimesis, 2012

Ultima opera di Charles Darwin, questo studio sulle piccole creature della terra convalida la teoria dell’evoluzione. Come una metafora dell’intero sistema, il lombrico agisce allo stesso modo della selezione naturale: lavora in modo nascosto e instancabile, e con la complicità del tempo è in grado di trasformare la faccia del pianeta. Dedicato appunto allo studio delle creature più ordinarie e umili, il testo del grande naturalista rivela come i lombrichi, nel loro inesausto impegno nel rivoltare e vagliare la terra, producano alla lunga vasti e inaspettati effetti, dalla formazione dell’humus al dissodamento del suolo, alla trasformazione del paesaggio stesso. Tutt’altro che esseri spregevoli, nonostante l’aspetto, i lombrichi delle pagine di Darwin, dalle quali trapela una poeticità profonda, dimostrano anche barlumi di quella che chiamiamo intelligenza. Qual è allora il lascito di Darwin, in quest’opera che precede di poco la sua scomparsa? Che la Selezione Naturale è come un verme, cieca e instancabile. Che l’uomo non è l’unico detentore dell’intelletto. Che esiste nel regno animale una scala nella distribuzione di facoltà e disposizioni, ma nessun salto, poiché la nostra origine è comune. Anche se tocca alla specie umana il dovere di salvaguardare e preservare il mondo vivente.

Charles Darwin (1809-1882) con la teoria dell’evoluzione biologica per selezione naturale ha rivoluzionato la scienza, la filosofia e il pensiero occidentale. L’azione dei vermi nella formazione del terriccio vegetale fu pubblicata nel 1881, benchè quello di Darwin fosse un interesse che risaliva al 1837. Le sue opere più celebri sono Viaggio di un naturalista intorno al mondo (1839), L’origine delle specie (1859), L’origine dell’uomo (1871) e L’espressione delle emozioni nell’uomo e negli animali (1872).

Giacomo Scarpelli insegna Storia della Filosofia all’Università di Modena e Reggio Emilia. È autore dei volumi Il cranio di cristallo. Evoluzione della specie e spiritualismo (1993), Il dio solo. Alle origini del monoteismo (1997), La scimmia, l’uomo e il Superuomo. Nietzsche: evoluzioni e involuzioni (2008), Ingegno e congegno. Sentieri incrociati di filosofia e scienza (2011). Ha curato l’edizione di opere di Kant e di Bergson e Storia della biologia in Italia (1987). 

Milli Graffi, poetessa e anglista, ha insegnato all’Università di Verona. Dirige la rivista “Il Verri”. Ha pubblicato i volumi di versi Mille graffi e venti poesie (1979); Fragili Film (1987); L’amore meccanico(1994); Centimetri due (2003), Embargo voice (2006) e, inoltre, studi su Marinetti, Palazzeschi e Breton. Tra le sue traduzioni Alice nel paese delle meraviglie e Attraverso lo specchio (1989), e La caccia allo Snualo (1985) di Lewis Carroll.

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17 settembre 2024 2 17 /09 /settembre /2024 18:45

Scrissi questa nota il 24 aprile 2013, come frutto di una mia riflessione nata da una notte trascorsa all’addiaccio in un aeroporto della Francia (forse quello di Bordeaux), dove ero arrivato troppo presto per poter proseguire con la tappa successiva del viaggio che implicava la necessità di prendere un’auto a noleggio.
Arrivato attorno alle 2.00 del mattino dovetti aspettare sino ad oltre le 7.00 perché aprisse l’ufficio delle auto a noleggio.
Un’attesa scomoda, ma tuttavia foriera di riflessioni e meditazioni

Maurizio Crispi (24 aprile 2014)

In aeroporto (foto di Maurizio Crispi)

I viaggi spesso cominciano da un aeroporto affollato e frenetico,
oppure da uno sonnolento e semideserto
e finiscono in un aeroscalo deserto
in cui arrivi dopo un volo notturno

E allora trovi
grandi spazi vuoti
bar negozi e boutique chiusi
porte mobili che si attivano appena ti avvicini
il rumore dell'aria forzata nelle condotte di ventilazione
e forse anche un addetto alle pulizie
che si muove con il suo spazzolone spianato come un'arma,
spingendo davanti a sé un supermocho 

con ruote cigolanti

 

E ti confronti con luci al neon fredde
che appiattiscono ogni dettaglio

Tutti vanno via
Solo qualcuno si ferma a passare una notte scomoda
in attesa che aprano i noleggiatori d'auto,
mentre lo spazio echeggiante
si riempe di sleepwalker e dreamwalker,
ma per vederli ci vuole un pizzico di fantasia

E poi,
in compagnia di qualche altro spettro vagante,
ci si ritrova fuori dalle porte mobili
al freddo 
a fumare una sigaretta

Vorrei scrivere qualcos'altro,
ma  ora sono troppo stanco per connettere
e per produrre un pensiero creativo
ho finito di leggere un bel romanzo di Block,
un giallo classico con congegno narrativo perfetto
e abile artigiano in dialoghi divertenti
e schermaglie di parole
Solo dopo aver letto ho dormito per poco 
su di una scomoda panca di ferro
con una fredda corrente d'aria molesta
che mi attanagliava la gola
ma ho resistito sino all'ora dell'apertura del bar
e al cappuccino con croissant, carico di strutto, 
come solo qui in Francia sanno fare,
eppure buonissimo
E adesso,
ancora con il sapore in bocca di quel croissant
sono pronto ad andare
la strada mi aspetta,
l'avventura si schiude
davanti a me

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17 settembre 2024 2 17 /09 /settembre /2024 06:50

Il 13 settembre 2014 scrissi questa breve nota, mettendo assieme un riferimento a delle statistiche (forse dal mio blog dove in un solo giorno avevo avuto oltre tremila visite) e un sogno in cui compariva mio fratello.
Mi chiesi allora e mi chiedo tuttora cosa accucchiassero assieme le statistiche e il sogno riportato...
C'era mio fratello e ci sarebbe stato ancora per pochi mesi.
Forse, intendevo sottolineare che la preoccupazione per le statistiche avesse un valore decisamente secondario e che invece sarebbe stato meglio nutrire di cose, ma soprattutto di attenzioni, coloro che mi circondavano

Maurizio Crispi (14 settembre 2014)

Con Tata Tatiba (autoscatto, Maurizio Crispi)

L'ossessione per le statistiche
in ascesa piramidale verso l'alto
in picchiata verso il basso
le montagne russe, insomma

Preferisco lo steady state del plateau


E dove mettiamo l'emozione di trovare
un bel giorno che hai avuto un picco
di oltre  tremila pagine aperte
nell'arco delle 24 ore

 

Un emozione che paghi poi con l'altra,
quella di renderti conto
che la condizione abituale
è un'interminabile e monotona pianura 
dove nulla accade
e dove il picco più alto è un filo d'erba


Questa notte ho sognato

Rientravo a casa dopo una lunga assenza
e facevo un'ispezione per verificare
che tutto fosse a posto

Bon ero solo
Infatti, poi ci mettevamo seduti 
attorno ad un tavola per mangiare

Tata Tatiba vicino a me
ognuno di noi con un bel piatto 
di spaghetti fumanti davanti

Mangiavamo e conversavamo
Ed io accalorato nella discussione
dimenticavo di far mangiare mio fratello
che mi guardava con disapprovazione

I suoi spaghetti
quando, alla fine, cercavo di prenderne una forchettata
per porre rimedio alla disattenzione
erano induriti,
come trasformati in un ammasso pietroso

E qui il sogno finiva.

Ma mi chiedo ancora:
cosa c'entrano le statistiche con questo sognare?

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Come sono arrivato qui

DSC04695.jpegQuesta pagina è la nuova casa di due blog che alimentavo separatamente. E che erano rispettivamente: Frammenti. Appunti e pensieri sparsi da un diario di bordo e Pensieri sparsi. Riflessioni su temi vari, racconti e piccoli testi senza pretese.

Era diventato davvero troppo dispendioso in termini di tempi richiesti alimentarli entrambi, anche perchè nati per caso, mentre armeggiavo - ancora alle prime armi - per creare un blog, me li ero ritrovati ambedue, benchè la mia idea originaria fosse stata quella di averne uno solo. Infatti, non a caso, le loro intestazioni erano abbastanza simili: creatone uno - non ricordo quale dei due per primo - lo ho "perso" (per quanto strano ciò possa sembrare) e mi diedi alacremente da fare per ricrearne uno nuovo. Qualche tempo - nel frattempo ero divenuto più bravino - il blog perso me lo ritrovai).

Ohibò! - dissi a me stesso - E ora cosa ne faccio?

La risposta più logica sarebbe stata: Disattiviamolo!. E invece...

Mi dissi: li tengo tutti e due. E così feci. E' stato bello finchè è durato...

Ma giocare su due tavoli - e sempre con la stessa effcienza - è molto complicato, ancora di più quando i tavoli diventano tre e poi quattro e via discorrendo....

Con overblog ho trovato una "casa" che mi sembra sicuramente più soddisfacente e così, dopo molte esitazioni, mi sono deciso a fare il grande passo del trasloco, non senza un certo dispiacere, perchè il cambiamento induce sempre un po' di malinconia e qualche nostalgia.

E quindi ora eccomi qua.

E quello che ho fatto - ciò mi consola molto - rimane là e chiunque se ha la curiosità può andare a dargli un'occhiata.

 

Seguendo il link potete leggere il mio curriculum.

 

 


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