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28 agosto 2022 7 28 /08 /agosto /2022 09:35

Anche questo scrissi nel lontano 28 agosto 2010. E anche questo breve scritto mi è stato restituito in forma di "ricordo" dall'algoritmo di Facebook. Lo ripropongo qui, poichè non fu mai pubblicato nei blog che tenevo attivi a quel tempo.

Carpe diem

Gli attimi sono sempre fuggenti. E' nella loro natura esserlo

Crediamo di avere la presa sul presente e ciò che riteniamo di possedere, in un attimo, è già passato

Il presente di fatto non esiste

Ciò che è in un modo transita veloce verso successive - imprevedibili - metaformosi

E non c'è mai l'immobilità, né l'equilibrio assoluto

Viviamo in un continuo disequilibrio alla ricerca di continui micro-equillibri esistenti soltanto in funzione del caos che preme da ogni parte

Io non ho mai un mio centro, non riesco ad averlo nemmeno quando ci provo e sono convinto di provarci

Se lo avessi, probabilmente non scriverei come faccio - spinto da un'ossessione d fissare - attraverso la scrittura - le cose (gli accadimenti) e i pensieri e le emozioni

Se io faccio ciò è per vincere il fantasma della morte e di ciò che si deteriora e si guasta

Se scrivo e se penso e se ricordo l'attimo fuggente oppure ciò che è stato ed è fuggito via da tanto tempo, sono vivo

Ancora per un attimo

Poi, si vedrà

Il commento che segue non è mio e ci tengo a riportarlo sia pure in forma anonima:

"Gli attimi sono importanti.
Sono fuggenti, ma sono come un puzzle e permettono la crescita e la costruzione di tutta la nostra vita, delle nostre emozioni, della nostra... storia.
Ogni attimo passato ci ha permesso di essere come siamo.
Ogni attimo presente ci permette di esserci domani.
L'attimo fugge la morte, perchè la morte è l'ultimo attimo.
L'unico attimo che viviamo senza quasi esserne consapevoli se non forse per una frazione di secondo

anonymous

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28 agosto 2022 7 28 /08 /agosto /2022 09:18

Questo scrissi il 28 agosto 2010, cercando di rimettere assieme le impressioni scaturite da una passeggiata notturna nel cuore del quartiere della Palermo antica, conosciuto con il nome di ballarò.

Anche questa nota mi è stata restituita da Facebook in forrma di "ricordi". Mai pubblicata nei miei blog.

Chiesa di Maria SS del carmelo a Ballarò (Palermo)

Il barong della monnezza urla, scricchiola, sbuffa e geme,

attorniato dalla sua scolta di servitori vocianti,

prezzolati solo per alimentare di continuo la sua bocca rapace

 

Mentre il ventre immenso del drago viene riempito,

grevi olezzi si diffondono nell'aria,

odori di digestione acidula, di putrefazione e morte

che nemmeno i più densi fumi d'incenso possono mascherare

 

La piazzetta è piena di banchi di vendita secolari,

accatastati e protetti da teli colorati che, nella notte,

paiono tutti dello stesso colore smorto

I venditori sono a dormire, adesso,

a terra sul pavimento di grosse pietre squadrate

ci sono solo i resti del mercato

 

Una volta passata la furia meccanica del barong

è di nuovo in quiete in attesa del nuovo giorno.

 

C'è una cupola arricchita di rilievi barocchi,

che domina dall'alto

rievocando i fasti passati d'una città,

oggi corrotta

 

Vie dai nomi antichi

formano un reticolo labirintico

dove, per non smarrirsi, occorre legarsi ad un filo di Arianna

nella speranza di non dover incontrare mai

l'orrendo minotauro dei nostri sogni più crudeli,

e la Bestia

 

Ma le strade sono vive e vitali

bar e osterie ancora aperti a tarda notte

 

Africani dalle pelle d'ebano,

avvolti in vesti colorate, indugiano

parlottando tra loro in idiomi stranieri

 

Musulmani con il turbante

accompagnati da donne velate

camminano inquieti

 

Giovani maghrebini hanno appena finito

la cerimonia del narghilé

nei pressi della porta antica

che trapassa i resti d'una possente cinta muraria

e, vicino, una torre d'acqua stillante umidore

 

Con un po' di fantasia

si potrebbero avvistare anche gruppi di dervisci danzanti,

con i loro cappelli cilindrici tinti di rosso cupo

e le ampie vesti bianche

alla ricerca della loro estasi turbinante

 

E, al passaggio, nella piazzetta,

chiuso dentro un'edicola incassata nel muro,

si nasconde un cristo dal volto sofferente,

incorniciato di spine e reclinato

sotto il peso immane della croce

(ma la croce si può soltanto immaginare, perchè manca,

eppure - nell'assenza - se ne riconosce l'ingombrante presenza)

 

Poco più avanti,

l'icona statuaria, a grandezza naturale,

di un santo pio benedicente,

attorniata da fiori e offerte votive.

 

Sussurri, brevi conversazioni, silenzi

il tessuto vivente della via risuona tutt'attorno

 

La vita pulsante

fatta di fede e bestemmie,

di cose quotidiane e cose ultime

i cui simboli sono disseminati dovunque

perchè mai ci si debba dimenticare

del termine che ci attende

 

E questi segni,

imbevuti della presenza di santi e demoni,

leniscono la fatica d'un cammino solitario

di cui è scritto che, dopo brevi pause,

debba ricominciare

in un eterno ritorno

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24 agosto 2022 3 24 /08 /agosto /2022 11:20

1. Dopo il temporale
(alias nubifragio, alias - ma solo per i media conformisti -
“bomba d’acqua”)
è ritornato il sereno

 

Il cielo è di un azzurro che più non si può
Qualche nuvoletta cotonosa indugia nell’azzurro

 

Prima, brontolio di tuoni annunció la bufera

 

E infuriarono anche raffiche di vento poderose,
assieme a fulmini e saette
Sedie e sdraio da balcone volarono
Tende da sole dispiegate come vele
furono divelte
Vasi di piante si schiantarono

 

Ed ora ci crogioliamo di nuovo
nel sole che non dà requie

 

2. E poi di notte ha piovuto di nuovo,
ma così quietamente
che non me ne sono accorto
Ora, al mattino, nuvole vaganti
si addensano e si separano
nel grande melting pot del cielo

 

Mentre cammino assiem al mio Fedele
è anche ricominciata la pioggia,
ma é solo una pioggerellina lieve,
solo alcune gocce sparse
Ma qualcuno, dei radi passanti,
ha ritenuto opportuno
aprire l’ombrello di scorta,
inscenando così
una romantica passeggiata a due
sotto la pioggia

 

Mentre i due sotto l'ombrello
si allontanano
facendosi sempre più piccini
un piccione spennacchiotto,
posato su di una ringhiera,
sembra guardarli con fiero cipiglio,
tubando in attesa di dispiegare
le ali della libertà

 

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23 agosto 2022 2 23 /08 /agosto /2022 10:43
in controtendenza (foto di Maurizio Crispi, autoscatto)

Sono stato irrequieto, viaggiatore, vagabondo
Adesso sono statico ed immobile
L’altra faccia di una stessa medaglia
Viaggio con i libri e nei libri
Viaggio nei miei sogni
Sono beffardo
Pratico l’auto-sberleffo
Raramente mi prendo sul serio
Buffoneggio
Sento di essere come un ragazzino,
o forse come un Peter Pan
che ha smesso di crescere

 

Lascio che i giorni e le notti
mi scorrano sulla pelle

 

Preferisco essere un dormiente
che non uno attivo e propositivo

 

Guardo il mondo dal balcone di casa
o dalla finestra

 

E questo é tutto

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19 agosto 2022 5 19 /08 /agosto /2022 08:32
Tutta mia è la città (Foto di Maurizio Crispi)

Come sempre la città è deserta,
quando la attraverso al primo mattino

 

Dopo il caldo violento di ieri
e gli incendi appiccati dovunque da mani ignobili
mi sembra di sentire l'odore dei fuochi
un vago sentore di legno resinoso bruciato,
il lezzo greve della monnezza parzialmente combusta
Il cielo è dominato da una cappa di nubi biancastre
che non danno sollievo
A tratti, si attivano refoli di vento
che smuovono le foglie accartocciate
cadute per via della calura abnorme
Ma questi soffi sono illusori
Non rinfrescano
Sembrano aliti caldi, surriscaldati
ma non più come ieri
quando si aveva l'impressione di entrare
dentro una fornace,
non appena si usciva all'aperto
e non c'era refrigerio possibile

 

La città è desolatamente vuota,
abbandonata
le vie sono del pari deserte
Guardando le vetrine svuotate
di negozi andati falliti nel corso degli ultimi mesi
e quelle di altri chiusi per ferie
(momentaneamente o, ci si chiede, non sarà per sempre?)
si potrebbe pensare di camminare
in una città il giorno dopo una catastrofe

 

Gli unici abitanti sono soltanto
pochi gatti sparuti
e le moltitudini di manichini che affollano i negozi
di abbigliamento e intimo,
corpi immobili, nudi o seminudi,
alcuni decollati,
in catatonica immobilità
Chissà perché, ma questo sguardo circolare
potrebbe portare il visitatore ingenuo a pensare
che le uniche attività commerciali ancora fiorenti
siano state quelle di abbigliamento ed intimo

 

In realtà non è così,
gatti sparuti e manichini
sono soltanto le sentinelle del nulla
di questa città desolata,
le retroguardie rimaste di scolta,
come i pochi umani ancora prsenti
perchè non hanno un luogo dove rifugiarsi

 

Sopravviveremo agli assalti furiosi
della desolazione e del nulla incalzante?
Sopravviveremo alla fornace?
Sopravivverò?
Non so... Vedremo!
Intanto, continuo a camminare, noncurante in aparenza
ma con il cuore greve di tristezza,
lungo le vie presidiate dai manichini,
e dai gatti del nulla
Entrambi li sento amici e colleghi, in qualche modo


L'ultima mia visione di questo vuoto
è un'aerea bici fantasma sospesa
sotto un balcone e subito sopra l'insegna d'una polleria
(chiusa per l'ora, si spera, e non per ferie)
e, poco più in là, un manichino di donna, avvenente,
avvolta in un giubbino di pellicciotto
rinchiusa lei, tutta sola,
dentro la vetrina di un negozio sprangato causa vacanze
Ho pensato stizzito che i suoi padroni
avrebbero potuta condurla con loro,
anziché abbandonarla così da sola
e, per giunta, con addosso un abbigliamento
così poco consono alla stagione
Che crudeltà, ho pensato,
così sola e starà pure morendo di caldo
Ho lanciato un ultimo sguardo al manichino
che mi ha ricambiato dalla immobile postazione
con uno sfingeo sorriso etrusco

Ho tirato dritto, corrucciato
E ho pensato che ci sono cose ben peggiori
che accadono dovunque
Ci sono pure quelli che abbandonano gli animali domestici,
cani e gatti che si sono affidati
o che sono cresciuti come persone di famiglia
oppure ci sono quelli che lasciano i propri bambini di pochi mesi,
a casa da soli, a morire di fame di sete,
oppure a disidratarsi sotto il sole per ore,
in auto arroventate dalla canicola

 

E' questo il vero cuore doloroso
della catastrofe che stiamo attraversando,
la perdita della humanitas,
l'inaridirsi del sentire,

il divenire mostri a forza di sentire di mostri,
di dimenticanze fatali,
di morti annunciate

 

Se la nostra evoluzione procede in questa direzione,
verso un progressivo e letale imbarbarimento,
è colpa di tutti noi
e non meritiamo più di vivere
E' giusto che ci attenda la catastrofe prossima ventura,
quale che sia,
seguendo il paradigma di quella che ebbero in sorte le due città bibliche
che vennero rase al suolo dagli angeli vendicatori

 

Forse, è proprio quello che sta avvenendo a noi
E ancora non lo abbiamo capito

Tutta mia è la città
Tutta mia è la città
Tutta mia è la città
Tutta mia è la città
Tutta mia è la città
Tutta mia è la città
Tutta mia è la città
Tutta mia è la città
Tutta mia è la città
Tutta mia è la città
Tutta mia è la città
Tutta mia è la città
Tutta mia è la città
Tutta mia è la città
Tutta mia è la città
Tutta mia è la città
Tutta mia è la città
Tutta mia è la città
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18 agosto 2022 4 18 /08 /agosto /2022 10:09

Il 18 agosto 2010, mentre facevo una passeggiata antelucana con il mio cane, camminando lungo Villa Sperlinga sopraggiunsi sul teatro di un gravissimo incidente d'auto da poco accaduto.Un giovane alla guida di una piccola monovolume rossa era morto sul colpo dopo che, per un errore di manovra (o per un improvviso perdita di controllo), la sua auto lanciata a folle velocità si era schiantata sulle auto parcheggiate a fianco del giardino pubblico.
La giovane vittima era già stata portata via: rimanevano soltanto i rottami dell'auto in attesa che i Vigili Urbani compissero i loro accertamenti.

Rimasi fortemente impressionato da ciò che vidi e la mia mente si spostò velocemente, con un rapidissimo back-rewind, a quando appena diciottenne (quindi, credo che fosse nell'autunno del 1967, quindi con un balzo indietro di più di quaranta anni, ero stato io ad incorrere in un grave incidente con la moto: un incidente che avrebbe potuto essere letale, ma la sorte aveva decretato che io, invece, dovessi vivere. Finii in ospedale, però, dove il giorno successivo subii un intervento in sala operatoria per le suture delle ferite lacero contse che avevo riportato.

E ricordai anche che, nel 1991, cercando di rimemorare alcune sensazioni che erano rimaste fortemente impresse dentro di me in quelle circostanze, avevo scritto alcune frasi, una mia "nota di diario" come amo dire, parlando di ciò che butto giù di tanto in tanto.

Di seguito, il testo scritto nel 1991 (recuperato dalle "note" di Facebook) e la breve notizia, scarna, presumibilmente ricavata da un comunicato d'agenzia su quell'incidente così perturbante di cui ebbi modo di osservare ciò che rimaneva.

 

Cattedrale di silenzio

(1991, pensando all'autunno del 1967)

 

Distesa di silenzio oscuro

Lontano, al di là della vasta cattedrale di tenebre

ammiccano minute luci pulsanti

assiepate

gialle arancione bianche rosse

Separatezza senza nostalgia

Lieve

galleggio nel buio

inondato dalla meraviglia

e dalle vibrazioni di una pace

mai conosciuta prima

 

Solitudine che non pesa

 

Poi, di botto,

il tumulto delle voci

stridore di freni

la sirena lontana di un'ambulanza

(o il clacson di un'auto premuto a cappella?)

lacera il cielo

come un urlo di dolore

 

(2022) Scrissi tutto questo per esprimere le mie sensazioni: appena subito l'impatto (ero volato sul tettuccio di un'auto parcheggiata sulla quale mi ero schiantato), rimasi lì con questa sensazione fluttuante di pace profonda e di silenzio. EEra sera quando accadde l'incidente, vedevo le luci della via, ma mi sembravano lontanissime come se mi fossi allontanato a dismisura. E assieme alla pace, c'era un silenzio profondo. Mi sono chiesto più volte se queste sensazioni non siano state l'equivalente di un'epserienza di quasi-morte. Poi, però, sono tornato indietro: trovai la forza di scivolare giù dal tettuccio dell'auto e di mettermi in piedi. Però, di lì a poco fui travolto da sensazioni di violento dolore, senza potere capire la causa. Era tutto il corpo che mi faceva male. E soprattutto, malgrado le ferite che poi furono evidenziate non c'era sangue. Ce n'era soltanto una macchiolina, più piccola di una lenticchia, sui pantaloni.
Fui caricato in macchina dallo stesso investitore (colui che tagliandomi la strada aveva provocato l'incidente) e fui trasportato subito al Pronto Soccorso di Villa Sofia.
Durante il trasporto, mi contorcevo dal dolore: alla fine del breve viaggio mi ritrovai con la testa e il busto al posto dei piedi e piedi e gambe sul sedile. C'era un unico (giovane) medico presente. Mi visito. Scoperse le ferite lacero-contuse e voleva subito suturare. Ed io mi opposi. Gli dissi che volevo che, prima di ogni cosa, arrivasse mio padre. Il medico, vedendo la mia ferma opposizione, si rassegno ad attendere. E, in effetti, quando mio padre arrivò, dopo una breve discussione e considerando la delicatezza dell'intervento di sutura, io venni ricoverato per essere suturato il giorno successivo in sala operatoria e sotto anestesia.
Oggi le cose sarebbero andate diversamente, io sarei rimasto sul posto in attesa dell'arrivo dell'ambulanza del 118 e sarei stato soccorso in maniera meno "garibaldina", ma allora si usava così. Oggi, però sarei rimasto a lungo in attesa dell'arrivo di un'ambulanza, come è capitato al ragazzo deceduto nell'incidente del 2010.
E' andata bene, ero senza casco, perchè allora non si usava; non subii un trauma cranico (a parte il forte shock), ma avrei potuto riportare una grave frattura del bacino. Il medico che ebbe a visitarmi (non quello del Pronto Soccorso), mi disse che mi era andata bene perchè ero giovane e le mie ossa erano ancora molto elastiche.

Incidente d'auto 1991, Villa Sperlinga, Palermo

Ma torniamo al 2010. Ho scritto "Cattedrale di silenzio" quasi vent'anni fa (in calce alla pagina c'è scritto: 6 gennaio 1991), sforzandomi di ricordare le sensazioni sperimentate più di venti anni prima, quando incorsi in un grave incidente con la moto, dal quale per fortuna - e miracolosamente, malgrado la violenza dell'impatto - uscii indenne.

Le riprendo oggi per pura causalità e le presento qui, lievemente trasformate in modo più conforme con il mio modo di scrivere attuale (e qui mi riferisco al 2010).

Un ragazzo di vent'anni, L.A., è morto la notte scorsa a Palermo in un incidente stradale verificatosi in via Piemonte, all'altezza di Villa Sperlinga. La monovolume rossa, su cui viaggiava in compagnia di un'altra persona, si è schiantata contro un suv parcheggiato lungo il marciapiedi che costeggia la villa. L'urto è stato di una violenza tale da spostare il suv di diversi metri. Oltre ai Vigili urbani e al 118 sono intervenuti anche i Vigili del Fuoco per tagliare le lamiere e liberare i due occupanti della vettura. Il ferito è stato soccorso e trasportato nel più vicino nosocomio per tutte le cure del caso.

"L'ambulanza del 118 è arrivata in piazza Unità d'Italia 16 minuti dopo che ho telefonato, segnalando l'incidente. E' un ritardo incomprensibile dato che erano le 4 della notte e per strada non c'era nessuno. I genitori del povero ragazzo che è morto devono saperlo". E' lo sfogo di Giovanna Marano, svegliata nella notte dal boato provocato dallo schianto. "Dopo il boato - dice Marano, segretaria siciliana della Fiom-Cgil - mi sono affacciata al balcone, dal quarto piano ho visto l'auto in fiamme. Ho subito avvertito il 118, mentre il ragazzo tunisino che lavora dal fioraio è intervenuto gettando acqua sul radiatore. Nel giro di pochi minuti sono arrivate 5 auto della polizia e due mezzi dei vigili del fuoco. L'ambulanza del 118 è arrivata 16 minuti dopo". Sull'incidente indaga la polizia municipale.

 

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17 agosto 2022 3 17 /08 /agosto /2022 12:12

Questa piccola nota risale al 17 agosto del 2014, pubblicata come "nota" su Facebook e mai qui sul blog. La rilancio, perchè nella sua brevità mi piace particolarmente.

Lampadina nuda (foto Maurizio Crispi)

Il vento soffia gelido,

annunciando l'inverno

che verrà

 

Alba che trascolora

in un giorno mesto e grigio,

mentre la luce gialla

della nuda lampada a bulbo

impallidisce

 

Odore di latte appena munto

e di panni lavati

stesi ad asciugare

 

Le foglie secche

improvvisano danze

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17 agosto 2022 3 17 /08 /agosto /2022 08:29
Crispi clonato (foto di Maurizio crispi)

Ho sognato che dormivo

Mentre dormivo,
all'inseguimento di chissà quali immagini oniriche a sfondo erotico,
il mio cazzo si faceva duro e grosso
E scoprivo con sorpresa che non avevo un solo cazzo, bensì due
Un secondo pene turgido si gemmava dalla base del primo,
come un fungo figlio che si origina dalla base di uno già ben cresciuto
Questo clone era un po' più piccolo quanto a diametro,
ma quasi della stessa lungezza
Ero un po' perplesso per questa strana cosa
che mi accadeva
Mi sentivo spaesato e stordito
un po' come il povero Gregor Samsa
del celebre racconto di Kafka

 

Andavo subito dal Medico e gli parlavo di questo accadimento
Lui non sembrava affatto sorpreso
e, stemperando la mia veemenza, mi chiedeva:
Ma lei si vuole operare?

 

Come! - facevo io - Non se ne va da solo questo intruso?
 

E no! Purtroppo no! - replicava il Medico -
 

No? Ma io non posso vivere portandomi appresso
questa specie di ascia bipenne! - esclamavo io

 

Allora non ci sono alternative, visto che non se andrà da solo,
l'unica via da percorrere è quella chirurgica - insistette il Medico,
aggiungendo poi, quasi a riassumere - Se si convince a levarlo,
dovrà sottoporsi all'intervento chirurgico di ablazione!
Sarà una cosa semplice semplice,

una specie di crio-chirurgia amplificata!
Un'autentica passeggiata!
Ma non subito però, poichè per adesso
Lei mi deve continuare la terapia ormonale che sta facendo!

 

Quale terapia ormonale? - ho chiesto io, allarmato
(non avevo memoria di alcuna terapia ormonale intrapresa
in precedenza)

 

Ma quella che le ho prescritto alcuni mesi fa! Non ricorda?
- ha replicato il Medico, piccato -
Come è mai possibile che non si ricordi
di esser venuto da me
lamentandosi di un calo delle sue performance erotiche?

 

No, in effetti no! - ribattevo io, un po' smarrito e vieppiù perplesso
 

E intanto il Medico, quasi sovrapponendosi alla mia voce, diceva
- Se vuole che il neo-pene sia asportato, dovrà aspettare!
Dovrà portare pazienza!
Pazienza! Pazienza e ancora pazienza!
E, intanto, cosa che di sicuro non guasta,
avrà del tempo per riflettere! - aggiunse, deciso

 

Ma io non lo voglio asportato! - sussultai io
Non voglio sottopormi a nessun intervento chirurgico!
Voglio soltanto che questo coso anomalo se ne vada via da me!
Sia come sia, se ci dovrò convivere,
come farò ad apparire in pubblico?
E ad andare al mare, poi! Nelle spiaggie naturiste, se mai dovessi andarci?
Tutti mi considereranno un scherzo di natura, un mostro!
Ricordo che quando studiavo - dissi ancora al Medico
che mi guardava di sottecchi - c'era, in uno dei testi,
la foto inquietante d'un pene deforme - per causa congenita -
che si biforcava ad ipsilon!
Ed era un'immagine che mi turbava e mi infastidiva
Non voglio finire con l'essere citato in un testo per studenti di medicina,
con tanto di fotografia!

 

Il medico replicò allora,
tenendo
tra gli indici delle due mani una matita in orizzontale
e facendola lentamente ruotare sul suo asse,
No, nooo, mio caro, deve stare tranquillo, non è niente di grave!
Se vorrà tenerlo, vedrà che ci farà l'abitudine!
E capitato anche ad altri (di cui - per discrezione - non Le rivelerò l'identità)
e costoro non sono certo morti di ostracismo sociale
oppure della sindrome dell'Uomo Elefante!
Le dirò anzi che si sono affezionati
alla realtà di possedere un pene clonato
E poi, pensi ai vantaggi della cosa,
con il doppio pene potrà soddisfare contemporaneamente due donne!
Oppure, pensi all'altro indubbio vantaggio
di poter replicare immediatamente un rapporto,
senza soluzione di continuità:
appena finisce con uno dei suoi membri,
l'altro sarà già pronto, in piena erezione!
(e Le dirò anche che su questa mia affermazione ci sono delle incofutabili evidenze!)

 

Ma non ci pensò proprio! - esclamai io -
anzi l'idea di fare sesso, adesso, in queste condizioni,
me lo fa ammosciare!
E, in effetti, l'erezione che mi aveva portato alla scoperta del secondo pene
era scomparsa da tempo

 

Vedrà che il secondo pene, continuando la terapia,
si rafforzerà sempre di più, fino a diventare pari,
se non più potente, del primo;
non rimarrà per sempre un cazzetto da strapazzo!
Lo potrà mostrare ed esibire al mondo intero con orgoglio
e trarne anche piena soddisfazione performativa!
- replicò il Medico con fare conclusivo

 

Me ne andai perplesso e tutto mogio
Mah... proprio non sapevo cosa fare!
Elencavo nelle mia mente tutte le situazioni imbarazzanti
in cui sarei potuto incorrere con il pene replicato
e non potevo più dormire

 

Poi, malgrado l'irrequietezza, alla fine
sono scivolato nel sonno
e ho sognato che mi trovavo con tanta gente
impegnato in una grande manifestazione pacifica a favore dell'Europa
Eravamo su di una grande nave
che, dopo aver navigato nel Mediterraneo e attraverso il Mar Nero,
avrebbe dovuto risalire il corso del Danubio,
toccando tutte le città che vi si bagnavano
e portando a tutti un messaggio di pace
Portavamo con noi un'enorme bandiera dell'Europa
che tutti quanti dovevamo tenere sempre ben dispiegata sul ponte
in modo tale che dall'alto dei cieli fosse costantemente visibile
anche da grande altezza
(come ad esempio ai ricognitori aerei e ai droni
che si fossero trovati a sorvolarci):
così saremmo stati protetti da eventali incursioni missilistiche
e il nostro messaggio sarebbe stato chiaro ed evidente
Il corso del fiume si faceva sempre più tortuoso e fitto di anse
Il viaggio pareva interminabile
A tratti, pareva che il fiume andasse in discesa
e la nave, sbuffando e tremando in tutti i suoi giunti,
doveva arrancare, come in salita, di conseguenza,
non soltanto controcorrente
E, alla fine, arrivavamo a Vienna,
e, benchè ci fosse ancora un po' di navigazione da fare,
già sentivo che la nostra missione era compiuta,
che il nostro canto per l'Europa era stato cantato
sino in fondo
Avremmo salvato l'Europa?
No so!
Ma so per certo che alcune cose si fanno
perchè è giusto così,
senza chiedersi perchè

 

Poi, mi svegliavo e non potevo più dormire
perchè ripensavo a quel mio cazzo biforcuto
e al fatto che non sarei più stato normale,
con un pene unico e solo, come tutti
Mi sono alzato,
abbandonando la stanza buia e silenziosa
nella quale mi sentivo soffocare
e sono andato via

Avevo qualcosa da scrivere,
subito, prima di dimenticare

(Palermo, il 17 agosto 2022)

 

La seconda parte del sogno - chissà come - mi è stata ispirata dall'ultimo libro di Paolo Rumiz (Canto per l'Europa, Feltrinelli, 2021) che, da molti mesi se ne sta sul mio comodino in attesa di una lettura più vigorosa.
A differenza di altri scritti di viaggio di Rumiz non mi prende, forse perchè è troppo poetico e visionario.

Ma come sottolinea Umberto Eco il contenuto dei libri in modi misteriosi si travasa dentro di noi anche qando non li leggiamo in modo canonico, dall'inizio alla fine.

Giusto la sera prima avevo preso tra le mani il volume, cercando di recuperare il filo interrotto, ma avevo troppo sonno e ho lasciato perdere.

Eppure ciò è stato sufficiente a creare una traccia onirico.. E questo è davvero uno dei misteri del sognare.

Paolo Rumiz, Canto per l'Europa, Feltrinelli, 2021

(dalla scheda editoriale su IBS) Paolo Rumiz scrive un poema che ricorda le sonorità de La cotogna di Istanbul, ma al tempo stesso, nel richiamare il mito della fondazione del nostro continente, si interroga sulle sue origini, sui suoi valori, sui suoi strappi e sulle sue lacerazioni: in un dittico ideale con Il filo infinito.

«Una cintura di costellazioni ornava le murate della barca come segno d'augurio per il viaggio.»

Una giovane siriana, profuga di guerra, fugge sulla barca a vela di quattro uomini assetati di miti. La ragazza si chiama Evropa. Da quel momento la leggenda della principessa fenicia rapita sulla costa del Libano da Giove trasformatosi in toro si intreccia con gli eventi del Mediterraneo di oggi: emigrazioni, secessioni, conflitti, turismo di massa. Ingravidata in sogno dal re degli dèi, la ragazza riesce a sbarcare in Italia dopo infinite avventure e a dare il suo nome alla Terra del Tramonto, che però non riconosce in una figlia dell'Asia la Grande Capostipite. Dopo il suo drammatico sbarco, Petros, il capitano, continuerà a viaggiare da solo senza più attraccare in nessun porto. Clandestino anche lui, ma libero, fino alla sua misteriosa scomparsa.

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16 agosto 2022 2 16 /08 /agosto /2022 14:53
I cannoli del fontanile settecentesco di Palazzo Adriano (foto di Maurizio Crispi)

Il giorno dopo ferragosto,
sono uscito di primo mattino,
come d'abitudine,
per la rituale passeggiata umano-canina
L'impatto dell'aria calda è stato forte e devastante
Par d'essere davanti alla bocca d'un forno di panificio o per le pizze
che stia andando a pieno regime,
o nella traiettoria dell'alito caldo di un gigante

 

Ho camminato per vie deserte
Non un'anima viva, benché formalmente
il giorno sia lavorativo
Ma la verità è che la città è tutta chiusa per ferie
come un villaggio messicano
all'ennesima potenza
Anche le edicole,
ma già!, forse, il giorno dopo Ferragosto
i giornali non escono

 

Il cane ansima per il gran caldo
Io sudo copiosamente
e vado cercando i tratti di strada più ombreggiati
(o meno esposti al sole)
Le foglie dei platani, appassite anzitempo,
si sono ammucchiate negli angoli morti
e vengono di continuo spostate dai refoli dello scirocco
Ombre lunghe nel primo mattino
Eppure scorgo di tanto in tanto
qualche camminatore affranto e traballante
trafelato alla ricerca di frescura
Arriva uno su di una bici elettrica,
grosse ruote tozze,
che tiene sospeso un dispositivo
per ascoltare la musica dal cellulare
a tutto volume, mediante bluetooth
Procede in un'onda sonora di bassi
che fanno tremare i polsi

 

Sono ancora nel caldo torrido,
così torrido che di più non si può
e la mia attenzione è attratta
dalla carcassa di un piccione che si dissecca sull'asfalto,
piume e ossa, in una parvenza di mummificazione
un resto che forse, prima, è stato cibo
per i gabbiani cittadini, sempre più predatori e carnivori
Il vento che ha soffiato una notte di bufera,
qualche giorno fa,
ha spezzato rami e abbattuto dei grossi platani
Uno è stato rimosso
e rimane soltanto un'ampia ferita nella tessitura
del marciapiede con le grandi pietre squadrate
che delimitavano l'aiuola spostate come fuscelli

 

E ancora vedo delle piccole farfalle gialline
che si rincorrono nell'aria
celebrando la loro effimera vita
Loro danzano lievi,
malgrado il caldo,
ma hanno poco tempo,
non possono fermarsi a riposare
neppure per un istante

 

Poi, all'improvviso,
si sente in alto,
forse proveniente da qualche tetto condominiale
sul quale hanno preso alloggio,
sento un'improvvisa baruffa tra gabbiani
Cosa si diranno mai?

 

Il loro è loro ormai

Noi umani siamo una specie
in via d'estinzione

 

I cannoli dell'antico fontanile settecentesco di Palazzo Adriano (PA) - Foto di Maurizio Crispi)

I cannoli dell'antico fontanile settecentesco di Palazzo Adriano (PA) - Foto di Maurizio Crispi)

Dolci e fresche acque - chioccolanti - dal cannello di ottone dell'antico fontanile di pietra, al centro della Piazza di Palazzo Adriano...
In questa fontana che non cessa mai di mormorare c'è tutta la storia di un luogo...E c'è tutta la magia delle fontane quando l'acqua per dissetarsi e per rinfrescarsi era libera e gratuita, un bene di tutti.
Queste meraviglie - le fontane che erogano in continuità acqua sempre fresca e pulita - stanno scomparendo dal mondo nella disattenzione generale...

Maurizio Crispi

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16 agosto 2022 2 16 /08 /agosto /2022 11:48

Questo scrissi il 15 agosto 2010.
Si tratta di un recupero

Maurizio Crispi

Rondoni in volo riempiono il cielo (dal web)

Nuvole al tramonto

Cielo vuoto che, d'improvviso, si riempie di voli frenetici

Di solito, i rondoni, nelle ore meno calde del giorno (quindi soprattutto al mattino presto e a sera) si aggregano casualmente e si lanciano di continuo in voli solo apparentemente ludici

Vanno in caccia di insetti volanti e, quindi, con le loro prede nel becco ritornano frequentemente nei nidi a nutrire i piccoli in attesa

I nidi di erba secca, rinsaldati con fango rappreso con la saliva, spesso sono collocati nei cassoni delle serrande, da dove i rondoni possono entrare ed uscire con maestria in volo.

I loro voli sono stridenti e danno la vertigine

Passano e ripassano a velocità turbinosa e, osservandoli, ci si chiede come facciano ad infilarsi al volo e con tanta destrezza nei ristretti passaggi che li conducono al nido

Volano al mattino e all'alba, nelle ore più fresche delle giornate estive, da fine primavera a metà estate

Con i loro voli  rendono l'aria vibrante ed elettrica, carica dell'energia che si sprigiona dai loro corpi.

Poi, improvvisamente, dopo aver riempito il cielo dei loro voli, dall'oggi al domani, quasi si fossero dati un comune segnale, scompaiono

I piccoli nutriti amorevolmente sono cresciuti e sono diventati atti al volo: e, quindi, lo stormo è pronto a partire per migrare altrove seguendo rotte millenarie

Quest'estate è successo il 7 agosto

Il giorno prima c'erano ancora.

Il giorno dopo erano scomparsi e il cielo era vuoto e silente, morto quasi

In una città semideserta per l'esodo di Ferragosto che si avvicinava a grandi passi anche i rondoni se ne sono andati di botto, lasciando in coloro che amano osservarli un senso di vuoto ed una cupa tristezza

Ma tanto si sa che torneranno l'anno prossimo, di nuovo con i loro voli allegri

Questo ci si può dire a se stessi in funzione lenitiva di questo vuoto 
e ripeterlo più volte in una asseverazione consolatoria

Ma gli amici rondoni, intanto, non ci sono più

Il cielo è irrimediabilmente vuoto ed anche se è dello stesso colore azzurro di prima ora è triste e melanconico.

Ci vuole un po' di tempo a riabituarsi al vuoto

Al posto delle loro strida disordinate, solo il frinire delle cicale e il richiamo sporadico di qualche merlo solitario

I rondoni appartengono alla categorie delle cose che, all'improvviso vengono a mancarci, ma che poi ritorneranno

Sono di quelle cose prima ci sono e che poi non ci sono più. I corsi e i ricorsi. Le nuvole che vanno e, vengono e ritornano in un continuo movimento. La marea che si alza e poi refluisce. Il giorno che segue la notte. Il tempo ciclico che muove tutte le cose della natura e che, con le certezze dei ritorni, aiuta a stemperare l'ansia sconfinata indotta dalla percezione del tempo lineare che si muove lungo un vettore in movimento inesorabile verso la fine.Il tempo ciclico è un tempo che ritorna, riavvolgendosi su stesso, mentre il tempo lineare ha delle sue scadenze inevitabili e, per noi umani, è "a termine", con un punto di scadenza per ciascuno di noi

In verità, il tempo ciclico ci serve da antidoto alla crudeltà del tempo lineare e al più o meno rapido incedere verso la fine

Noi uomini, tuttavia, non possiamo vivere solo di tempo ciclico, ma abbiamo bisogno di avere nella nostra vita anche la percezione del tempo lineare che significa poter sempre riflettere sulla caducità e di quanto prezioso sia prezioso il tempo che abbiamo a disposizione, ma anche per introdurre nella nostra vita progettualità e attivare desideri che, per essere realizzati, implicano determinazione, lavoro e capacità di attesa.

Il rondone è una specie di grossa rondine, da cui si distingue per le maggiori dimensioni, il colore grigio scuro, le ali strette e falcate, la coda corta (quella della rondine è molto lunga) e le zampe cortissime, tanto che se si posa a terra ha poi grosse difficoltà a riprendere il volo.
Il rondone una specie che, una volta involata, vive quasi perennemente volando (può addirittura dormire in volo) e si posa solo quando nidifica, il che avviene in edifici, fessure su dirupi o buchi di alberi.
I piccoli di rondone caduti dal nido quindi non possono essere alimentati dai genitori e devono essere raccolti.

Sezione lecchese del WWF Italia

I rondoni sono le staffette del tempo ciclico: vanno e poi ritornano...
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DSC04695.jpegQuesta pagina è la nuova casa di due blog che alimentavo separatamente. E che erano rispettivamente: Frammenti. Appunti e pensieri sparsi da un diario di bordo e Pensieri sparsi. Riflessioni su temi vari, racconti e piccoli testi senza pretese.

Era diventato davvero troppo dispendioso in termini di tempi richiesti alimentarli entrambi, anche perchè nati per caso, mentre armeggiavo - ancora alle prime armi - per creare un blog, me li ero ritrovati ambedue, benchè la mia idea originaria fosse stata quella di averne uno solo. Infatti, non a caso, le loro intestazioni erano abbastanza simili: creatone uno - non ricordo quale dei due per primo - lo ho "perso" (per quanto strano ciò possa sembrare) e mi diedi alacremente da fare per ricrearne uno nuovo. Qualche tempo - nel frattempo ero divenuto più bravino - il blog perso me lo ritrovai).

Ohibò! - dissi a me stesso - E ora cosa ne faccio?

La risposta più logica sarebbe stata: Disattiviamolo!. E invece...

Mi dissi: li tengo tutti e due. E così feci. E' stato bello finchè è durato...

Ma giocare su due tavoli - e sempre con la stessa effcienza - è molto complicato, ancora di più quando i tavoli diventano tre e poi quattro e via discorrendo....

Con overblog ho trovato una "casa" che mi sembra sicuramente più soddisfacente e così, dopo molte esitazioni, mi sono deciso a fare il grande passo del trasloco, non senza un certo dispiacere, perchè il cambiamento induce sempre un po' di malinconia e qualche nostalgia.

E quindi ora eccomi qua.

E quello che ho fatto - ciò mi consola molto - rimane là e chiunque se ha la curiosità può andare a dargli un'occhiata.

 

Seguendo il link potete leggere il mio curriculum.

 

 


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