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27 gennaio 2024 6 27 /01 /gennaio /2024 08:17

Un piccolo racconto onirico ancora non lanciato qui sul mio blog

Maurizio Crispi (12 marzo 2023)

Foto di William Eugene Smith

Camminavo con Gabriel lungo una via
contornata da una fitta e alta siepe di Bouganvillea
Questa siepe era stata potata di fresco
e aveva un aspetto curato
Ma doveva essere di una vitalità prorompente
Infatti, dal marciapiede e dall’asfalto
per tutta la sua lunghezza
- che era di almeno cinquanta metri - 
erano spuntati a centinaia
dei vigorosi polloni 
dritti e turgidi
che arrivavano alla mia vita e oltre 
Per andare avanti 
bisognava passare 
attraverso la selva di polloni
E non era cosa facile
perché erano dotati di grosse spine acuminate
In più, avevano l’estremità pulsante,
sicché assumevano l’aspetto pericoloso
di tentacoli senzienti, pronti a ghermirci
Dicevo a Gabriel di non preoccuparsi
e di tirare dritto
tenendomi per mano,
senza mai lasciare la presa
Non guardarli - lo esortavo -
Se non li guardi 
non ci faranno del male
Intanto, ricevevo una telefonata 
da un mio antico collega
che mi parlava d'un mio ex-paziente
ora suo paziente
Il quale, a sua volta,
doveva comunicare o per lettera 
o per telefono
con un altro mio paziente storico,
molto anziano,
ora ricoverato in ospedale
Io dicevo al collega
che avrei avuto bisogno 
di una copia della lettera
o della trascrizione della conversazione intercorsa
in modo da potere monitorare gli effetti
che questo contatto
avrebbe potuto avere sul mio paziente
- molto fragile - 
partendo da un dato di realtà 
Mi sembrava,
così su due piedi,
un buon escamotage
Nel mentre mi ritrovavo a camminare
nel bel mezzo della foresta di polloni,
con molto impaccio
perché dovevo di continuo
divincolarmi, 
sempre tenendo Gabriel per mano
Con la coda dell’occhio 
- anche io evitavo di guardarli
direttamente -
mi sembrava di cogliere dei movimenti e dei guizzi
da parte dei polloni-tentacoli
Per via d’un movimento brusco
il telefono mi cadeva di mano
e dovevo piegarmi a terra
per raccattarlo,
frugando e ravanando alla cieca
e a mano nuda tra quei polloni turgidi e pulsanti
Lo ritrovavo, Deo Gratias!,
e riprendevo il cammino periglioso

 

Un vecchio e un bambino 
che si tengono per mano

(Dissolvenza)

William Eugene Smith

(da "Le foto che hanno fatto la storia") Forse, all'occhio moderno, l'immagine di due bambini nel bosco appare sentimentale, ma assume una risonanza del tutto diversa se si scopre di più sul suo autore.
William Eugene Smith operò come reporter di guerra durante la seconda guerra mondiale e, durante il suo servizio, venne ferito in modo grave da una granata che lo costrinse ad oltre 32 interventi prima di poter riprendere il suo lavoro per la rivista Life.
Ma la guerra non lo aveva ferito solo nel corpo, ma anche e soprattutto nello spirito. Smith era rimasto talmente sconvolto da quel conflitto da pensare di non poter più fotografare.
Fu proprio questo scatto che lo condusse sul sentiero della guarigione.
La fotografia venne scattata durante una passeggiata con i figli ed è lo stesso Smith che ce ne parla: "Mentre osservavo i miei bambini lungo il sentiero tra gli alberi maestosi e vedevo il loro stupore di fronte a ogni piccola scoperta, mi accorsi all'improvviso che nonostante tutto, nonostante le guerre e le vicissitudini passate, in quel momento avrei voluto cantare un inno alla vita!"

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26 gennaio 2024 5 26 /01 /gennaio /2024 06:48
(foto di Maurizio Crispi)(foto di Maurizio Crispi)

(foto di Maurizio Crispi)

Anche queste due immagini hanno una loro piccola storia che vale la pena di essere raccontata
Passeggiavo lungo via Leopardi se non ricordo male (poco dopo l'incontro con Mr Arancino, di cui ho raccontato prima) e la mia attenzione è stata attratta dal cartello che potete vedere nella foto, non pienamente visibile perché scritto con tratto leggero senza ricalcare troppo e che diceva in tono quasi sommesso 


"Si prega di non fare la pipì qui
 

Era stato posto al centro d'un vaso che ospitava delle piante grasse e che era collocato sul marciapiede di fronte al portone di un condominio 
Mi sono soffermato a scattare un paio di foto (quelle che vedete), come faccio sempre per questo tipo di cartelli ingiuntivi o dissuasivi  (a volte minacciosi) relativi alla pipì e alla cacca dei cani 
Mentre fotografavo, cercando di posizionare la scritta che il vento un po’ piegava da una parte dall’altra in modo tale che fosse interamente a favore di camera e si potesse leggere bene in tutte le sue parti, ecco che si è si affacciato al portone del condominio che era sino a poco prima ancora chiuso un signore gentile 
Mi ha detto: "Sa io sono il portiere qua ma guardi che questo cartello non è per quelli che fanno fare la pipì ai propri cani… Per loro si può anche capire [evidentemente non era informato sulla nuova normativa varata dall'ARS - inclusa in un decreto anti-randagismo - per cui, in teoria, i padroni dei cani dovrebbero camminare - in teoria perché pochissimi lo fanno - con una bottiglia d’acqua per dilavare via l’urina dei propri cani] … quindi io questo cartello l’ho messo in realtà per le persone".
Perché?, faccio io 
"Mah! L’altro giorno la portineria era ancora chiusa ed io mi accingevo ad aprire il portone quando ho visto uno che, in piedi davanti al vaso, ci faceva dentro la pipì come se fosse un WC o un orinatoio pubblico. Ci sono andato vicino e gli ho detto 'ma scusi che sta facendo? Non si fa la pipì qua! Non si fa nel vaso davanti a tutti e davanti alla portineria da dove escono i condomini! Abbia un po’ più di rispetto!' Quello non ha detto niente e se ne andato. E' stato allora che ho pensato bene di mettere questo cartello dissuasivo se, eventualmente, l’urinatore o altri come lui si fossero presentati di nuovo".
Io allora ho replicato: "Certo non non è adeguato! Non è affatto adeguato, magari se uno ha un improvviso bisogno o è uno senza fissa di dimora magari può cercarsi un gabinetto in un bar oppure se i bar sono chiusi è l'emergenza è incontenibile può cercarsi un angolo un po’ più riposto - recondito - non così davanti a tutti minacciando il senso del pudore e il decoro del condominio!"  
Ho aggiunto di poi che il suo cartello aveva suscitato il mio interesse, perché ogni volta che vedo cartelli di questo tipo io sempre li fotografo poiché nel mio profilo Facebook - assieme ad altre cose - alimento sempre con nuove testimonianze una piccola collezione di questi cartelli spontanei, dopodiché me ne sono andato contento di avere raccolto per strada, oltre all’immagine fotografica, anche questa piccola storia

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25 gennaio 2024 4 25 /01 /gennaio /2024 06:44

Un mio piccolo scritto risalente a molti anni addietro, recuperato attraverso i "ricordi" proposti quotidianamente da Facebook

Maurizio Crispi (25 gennaio 2010)

Il cagnolino decollato (foto di Maurizio Crispi)

Ero un simpatico cagnolino da cappelliera d'auto
Me ne stavo sul retro alle spalle del mio padrone e, mentre l'auto si muoveva, la mia testa oscillava festosamente salutando il mondo che scorreva ai miei piedi
Poi, un giorno, ho visto una cagnetta
Bellissima! Aveva le ciglia lunghe lunghe e mi guardò una sola volta, ammiccando con i suoi occhioni neri
E poi, mi ha lanciato uno sguardo lungo e languido
Io, in un attimo, di fronte a tanta bellezza e leggiadria, persi la testa per lei
Fu un vero colpo di fulmine, di quelli che più non si dimenticano
La mia testa, letteralmente, se ne andò appresso a quella meravigliosa cagnetta, e il mio corpo - una spoglia vuota - rimase indietro, senza vita
Il mio padrone, avendo constatato che io ero ormai ero andato via - la mia testa perduta in un sogno d'amore - e fallito ogni tentativo di rianimazione del mio corpo senza vita e decollato, pensò che fossi ormai inservibile: non potevo più fare oscillare il mio capo con quella eleganza che mi contraddistingueva, fingendo un sorriso che non era più dentro di me
Allora, crudelmente, in un attimo decise di sbarazzarsi di me e, con una gentilezza riparatoria (questo lo devo ammettere), mi depose sul marciapiedi, vicino a dove aveva parcheggiato la sua auto
Spero che, un giorno, la mia testa rinsavita possa ricongiungersi con il resto del mio corpo
Ma non c'è più molto tempo ormai: stiamo arrivando ad un punto di non ritorno
Presto qualcuno mi raccatterà e mi butterà nel cassonetto che si erge minaccioso a soli pochi passi da me
Lo sento
Attendo malinconicamente e consumo questi ultimi istanti come una fiammella morente, prossima ad estinguersi
La mia vita di giocattolo mi sta abbandonando a poco a poco
Ma sino all'ultimo non smetterò di sperare che la mia testa ritorni o che qualcuno mi raccatti e mi porti via con sé, anche così come sono, decollato

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24 gennaio 2024 3 24 /01 /gennaio /2024 09:57
C'è sempre una panchina per...

C’è sempre una panchina dove sedersi
per riflettere
per guardarsi attorno
per riposarsi
per leggere
per consultare lo Smart Phone
per parlare con se stessi
ma anche per grattarsi la pancia,
se si ha voglia di farlo,
oppure per fissare l’ombelico
con insistenza meditativa
per smarrrircisi dentro
o, infine, per dormire in beatitudine

Maurizio Crispi (23.01.2023)

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24 gennaio 2024 3 24 /01 /gennaio /2024 05:47
Sudafrica, in una città mineraria

I giorni passano,
fluttuando

Un giorno
Punto e a capo
Un altro giorno
Punto e a capo
I giorni passano,
in un'infinita ripetizione
Sleep!,
Wake up!,
Eat!, 
Sleep!,
Repeat!
Repeat!
Repeat!

I giorni passano
e passano
e passano
e poi ripassano

Il cielo oggi d’un azzurro brillante
(che di più non si può)
fa male agli occhi
La temperatura è mite, 
niente di invernale! 
Quando arriverà l’inverno vero?
Quando la punta del naso si congela 
Quando i polpastrelli delle dita
s'induriscono e diventano bluastri 
Vorrei l’inverno, sì! 
Vorrei giorni di pioggia, 
giorni con un meteo idoneo 
che possa giustificare tristezza e malinconia

Sbrigo incombenze,
faccio cose,
vado in giro, 
porto il cane a passeggio 
leggo,
scrivo,
quanto a parlare
poco parlo,
e niente altro
Poi ripeto
Ripeto
Ripeto 

Arriva l’ambulanza,
Arrivano i vigili del fuoco 
La sirena fende l’aria,
ferisce le orecchie 
É sempre lo stesso giro 
in cui tutto è vecchio,
niente mai veramente nuovo 

Sono stanco, 
stanco, 
spossato,
molto stanco

Vorrei dormire
Vorrei poter passare le mie giornate dormendo 
per non sentire la mia voce arricchita
ripetere sempre - o quasi sempre -  
le stesse cose 
e nessuno che mi ascolta 

Forse sono nel fondo
d'un pozzo profondo
Da dove sono vedo soltanto
uno spicchio di cielo 
mentre io sono sempre
nel cono d’ombra densa
in una sewmi oscurità
mai attraversat da un raggio di sole

nemmeno per via d'un miracoloso gioco di specchi riflettenti
Scrutando dall'alto, oltre il bordo di pietra,
nessuno può vedermi
poiché sono ombra che si maschera nell'ombra
Mentre sono lì sotto,
nel buio e nell'umido,
se parlo,
se grido,
se urlo
nessuno può veramente sentirmi

La mia voce, le mie parole,
rimbalzano sulle pareti di pietra
e si spengono
prima di arrivare in superficie,
lasciando a me un effetto crudele
di echi che vanno in dissolvenza

Amen
 

Il pozzo delle voci che si spengono
Il pozzo delle voci che si spengono
Il pozzo delle voci che si spengono
Il pozzo delle voci che si spengono
Il pozzo delle voci che si spengono
Il pozzo delle voci che si spengono
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23 gennaio 2024 2 23 /01 /gennaio /2024 09:35
quel che resta (foto di Maurizio Crispi)

Discorsi e parole
vagano nell'aria
sopra le teste dei parlanti

Ragionamenti stentati
Parole abborracciate
Bofonchiamenti
Pochi intenti
C'è un buddha dormiente
le mani intrecciate placide
sull'ampio ventre
C'è uno che si alza e si siede
di continuo
come un pupazzo a molla
(ma è proprio un Jack-In-The-Box!)
C'è il lanciatore di porte,
tra non molto in lizza
per i prossimi campionati della specialità
C'è lo stalker in pectore
oggi senza rosario
C'è l'aspirante novizia
che, per il momento,
ha messo da parte il suo pio progetto,
dunque anche lei senza rosario
C'è un altro dormiente,
armadiforme e massiccio,
semovente,
gli occhi cisposi
e la testa ciondoloni
C'è anche un armadillo,
momentaneamente assente,
perché dormiente
E poi c'è quello ossessionato
dallo Smart Phone,
che sempre lo vuole usare
Uno chiede se ci sono delle cure
per aumentare la statura
Vorrebbe crescere
di qualche centimetro, lui
Io, invece, diminuisco
di tre millimetri al giorno
Incombe su tutti
il grande assente,
presente pur assente,
nietzschiana-mente ribelle

E, poi, tutti quanti non vedono l'ora
che arrivi il momento della merenda
(occhio febbrile incollato all’orologio!)
o che si possa andare ad acquistare
l’agognato “pezzo” famigerato
Quando scatta il millisecondo,
eccoli a far ressa dietro la porta
pronti per quando la vivandiera la aprirà

Qui, il cibo ha un ruolo predominante,
mi sa

E questo, temo, è tutto per oggi

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23 gennaio 2024 2 23 /01 /gennaio /2024 07:13

Questo scrissi il 28 dicembre 2014,
quando ci recammo in campagna, Piano Aci,
e portai Gabriel a far visita al suo fratellino albero
Era passato poco più di un anno dalla sua piantumazione,
così come dalla nascita di Gabriel
Oggi quel piccolo ulivo cresce vigoroso,
così come Gabriel
Mi commuove sempre fare certi ritrovamenti sul mio profilo FB
che scorre sempre come una strada
e che, ogni tanto, rigurgita fuori qualcosa
- un pezzetto di passato - e me la ripresenta,
un ricordo, una traccia, un segno, un reperto

Maurizio Crisapi (14 dicembre 2014)

Guarda le nuvolette in cielo
che assomigliano a pecorelle
Guarda le montagne innevate nella distanza
Il profilo di isole lontane e il cielo azzurro

Senti la brezza lieve 
che ci accarezza il volto
Senti il sole che ci riscalda

Osserva la fioritura precoce dei nespoli
e quel calabrone che, ronzando vicino all'inflorescenza,
ne sugge il nettare

E ancora, guarda la strada
che si perde all'infinito
fiancheggiata da cipressi


E, infine, guarda l'ancora piccolo Gabriel Tree
che cresce vigoroso,
carico di promesse
e che un giorno porterà frutto

The Gabriel Tree
The Gabriel Tree
The Gabriel Tree
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21 gennaio 2024 7 21 /01 /gennaio /2024 10:03
Relatività - Le scale di Escher

Salgo lunghe rampe di scale
C’é con me
la Cociola al guinzaglio
Non si arriva mai
Una rampa,
una svolta,
un’altra rampa
Scale che come quelle di Escher
non portano da nessuna parte
Devo raggiungere il resto della squadra
all’ultimo piano dell’edificio,
dove, in una stanza,
se ne sta rinserrato un paziente
per il quale deve essere avviato 
un trattamento sanitario obbligatorio
Vorrei arrivare prima degli altri
per dire a quel paziente di scappare
finché è in tempo
E, invece, no!
Quando, infine, giungo sul posto
la porta è stata sfondata
(come in una perfetta azione stile SWAT)
e l’alloggio è stato già invaso
da una moltitudine vociante
Uno che sembra essere al comando
sta filmando tutto con uno Smart Phone 
per documentare l’appropriatezza dell’azione
e per poter dare testimonianza
Si è già all’atto finale
e degli energumeni si accingono
a portare via quel paziente riottoso
che protesta la sua sanità di mente
e che, così facendo, 
rifiuta di essere cosa

 

Dopo, 
mi ritrovo a pedalare 
su d’una vecchia bici scricchiolante
Accanto a me corre la Cociola (Flash),
tenuta ad un lungo guinzaglio 
Sono nudo dalla vita in giù 
(palle e pisello al vento) 
e porto drappeggiato malamente 
attorno al corpo 
un asciugamani lungo e stretto 
Cammino per le strade della città 
(anche queste strade alla Escher 
che non portano da nessuna parte
e che sfidano le leggi spaziali)
in questo stato 
Sono imbarazzato dalla mia nudità 
e vorrei coprirmi 
Cerco di fare quest’operazione 
in modo maldestro, 
utilizzando l’asciugamani, 
pur continuando a pedalare,
ma non ci riesco 
Il mio disagio cresce a dismisura 
Cosa fare? 
Cerco di ripararmi da qualche parte 
dove non ci siano troppi testimoni oculari
per compiere l’operazione di vestizione 
in modo discreto 
senza che l’attenzione occhiuta altrui
venga puntata su di me 
Mi fermo allora con la bici 
(marca Disney Bash) in un anfratto 
che sembra possa garantirmi protezione
e procedo, cercando di coprirmi
alla meno peggio 
L’asciugamani, peraltro nuovissimo, 
è lungo e stretto 
della lunghezza spropositata 
d’alcuni metri,
una fascia più che un asciugamano 
e, quindi, 
impossibilitato a drappeggiarlo 
come una tunica
provo ad indossarlo 
come fosse un dhoti 
alla maniera indiana (in stile Gandhi) 
Ci sono alcuni passanti 
che mi guardano con insistenza
sorpresi e meravigliati
Sono costretto a ripartire 
tenendo l’estremità della lunga fascia
stretta in mano, 
poiché non sono riuscito
a fissarla per bene
Sempre precario mi sento,
anche così con questo accrocco
Entro con la bici in un condominio
per consegnare un pacchetto
al portiere
Stranamente, 
per raggiungere la portineria
devo scendere di alcuni piani 
sotto il livello del suolo
E quindi mi ritrovo a percorrere 
altre scale
che, come quelle di prima,
non mi conducono da nessuna parte
E questo è tutto, per questa volta
Con l’incombenza
di un’impossibile consegna
mi sono svegliato

Relatività di Escher

Maurits Cornelis Escher (1898-1972) è stato un incisore e un grafico olandese, appartenente al movimento dell’Optical Art.

L’Optical Art nasce intorno agli anni ’60 del Novecento ed è un sottogenere dell’arte astratta: illusione è la parola d’ordine, la chiave per leggere e interpretare le opere che non sono mai quello che sembrano.

La realtà rappresentata è fluida, soggetta a cambiamenti repentini e imprevedibili, un punto non è mai fisso, le figure bidimensionali paiono fuoriuscire dalla tela; e distogliere lo sguardo per un attimo può dare vita a forme sempre nuove. Sono molteplici le letture possibili: le illusioni ottiche sono legate al movimento e alla cosiddetta “arte cinetica”; semplici linee ortogonali e modulari possono confondere lo spettatore, gettandolo in uno stato di incertezza, di instabilità percettiva.  L’illusione coinvolge lo spettatore e lo destabilizza.

La “Relatività” di Escher, realizzata nel 1953, raffigura delle rampe di scale salgono, che scendono, porte e pianerottoli, dritti e inclinati; è impossibile seguire un percorso, è facile perdersi, cadere, precipitare e ritrovarsi su un’altra scala, più in basso, più in alto, in una sequenza infinita.

Tutto è relativo, questo il messaggio di Escher, da qui il titolo dell’opera; esistono più piani della realtà e non è possibile scinderli, non è possibile separare realtà e finzione, dimensione lucida e onirica.

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20 gennaio 2024 6 20 /01 /gennaio /2024 09:01
Uno dei tre alberetti morto abbandonato nel cassonetto (foto di Maurizio Crispi)

C’erano una volta tre alberetti
messi a dimora in Piazza Noce
Due non passarono l’estate afosa del ‘22
e morirono prosciugati dalla calura
Né i giardinieri del Comune,
né la gente del quartiere
si preoccuparono di abbeverarli

Il sopravvissuto alla prima estate
dopo la piantumazione
ha tirato avanti per un anno ancora
Ma non è riuscito a passare l’estate del ‘23
altrettanto afosa della precedente
Anche quest'alberetto
è morto di sete,
perché nessuno s’è preoccupato
di  portargli dell'acqua
per rinfrancarlo

Adesso il tronco disseccato
è stato rimosso
ed è stato collocato di traverso
su due cassonetti dell’indifferenziata
all’angolo della via

Se ne sta là
da qualche tempo
e nessuno lo rimuove
Probabile che gli addetti
allo svuotamento dei cassonetti
ritengano che non sia faccenda
di loro competenza

Fino a quando la reliquia dell’alberello defunto
se ne starà là?
Non si sa!

Certo a vederlo così,
gli animi più sensibili fremono d'indignazione

La sua presenza lì, come spoglia,
è un monumento all'insipienza, all'indifferenza,
alla sciatteria, al pressapochismo, alla inettitudine
e a tutte le altre buone (pessime) qualità 
dei cittadini non-cittadini
dei governanti non governanti

Questa è Palermo, Bellezza! 

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18 gennaio 2024 4 18 /01 /gennaio /2024 13:24
scarpe abbandonate nell'aiuola (foto di Maurizio Crispi)

Raffiche calde a gennaio
Scirocco, Libeccio, Simun
Foglie secche 
spinte via
ammassate in mucchi
negli angoli riposti e
In sacche di quiete
Sacchetti di rifiuti smossi
rotolanti qua e lá
capricciosamente
come rotolacampo
si fermano poi nelle canalette
Alcune strade,
mistero!,
più arruffate di altre,
forse per l'attivazione di micro-climi locali

 

Le raffiche energetiche e frizzanti
creano scompiglio nei pensieri
che, come i sacchetti,
diventano rotolacampo,
vaganti senza meta
di qua e di là
Procediamo a passo lieve e allegro,
io e il mio segugio,
piedi e zampe immersi sino alla caviglia
nelle foglie secche scricchiolanti

 

Con una mano sulla testa 
io tengo ben stretti 
i miei pensieri
per evitare che volino via
nel vento

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DSC04695.jpegQuesta pagina è la nuova casa di due blog che alimentavo separatamente. E che erano rispettivamente: Frammenti. Appunti e pensieri sparsi da un diario di bordo e Pensieri sparsi. Riflessioni su temi vari, racconti e piccoli testi senza pretese.

Era diventato davvero troppo dispendioso in termini di tempi richiesti alimentarli entrambi, anche perchè nati per caso, mentre armeggiavo - ancora alle prime armi - per creare un blog, me li ero ritrovati ambedue, benchè la mia idea originaria fosse stata quella di averne uno solo. Infatti, non a caso, le loro intestazioni erano abbastanza simili: creatone uno - non ricordo quale dei due per primo - lo ho "perso" (per quanto strano ciò possa sembrare) e mi diedi alacremente da fare per ricrearne uno nuovo. Qualche tempo - nel frattempo ero divenuto più bravino - il blog perso me lo ritrovai).

Ohibò! - dissi a me stesso - E ora cosa ne faccio?

La risposta più logica sarebbe stata: Disattiviamolo!. E invece...

Mi dissi: li tengo tutti e due. E così feci. E' stato bello finchè è durato...

Ma giocare su due tavoli - e sempre con la stessa effcienza - è molto complicato, ancora di più quando i tavoli diventano tre e poi quattro e via discorrendo....

Con overblog ho trovato una "casa" che mi sembra sicuramente più soddisfacente e così, dopo molte esitazioni, mi sono deciso a fare il grande passo del trasloco, non senza un certo dispiacere, perchè il cambiamento induce sempre un po' di malinconia e qualche nostalgia.

E quindi ora eccomi qua.

E quello che ho fatto - ciò mi consola molto - rimane là e chiunque se ha la curiosità può andare a dargli un'occhiata.

 

Seguendo il link potete leggere il mio curriculum.

 

 


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