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18 aprile 2024 4 18 /04 /aprile /2024 10:10
Cap d'Agde. La spiaggia (foto di Maurizio Crispi)

Sono a Cap con una comitiva di amici
Siamo sulla sua vasta spiaggia che ben conosco 
di fronte ad un mare sconfinato
C'è tanta tanta gente a prendere il sole 
Son tutti naturisti 
Gli unici tessuti in vista 
sono le tele degli ombrelloni, 
tutti vivacemente colorati,
e quelle di tovaglie, parei e teli, distesi sulla sabbia
a formare un fitto mosaico 
di rettangoli, quadrati e losanghe
sui quali prendono risalto
i corpi nudi di uomini e donne
tutti scrupolosamente depilati 
e resi totalmente glabri
Alcuni prendono il sole oppure sono intenti nelle consuete attività
alle quali ci si dedica in relax al mare
Altri invece sono impegnati in attività sessuali,
in cui fellatio e cunnilingui sono all'ordine del giorno,
per non parlare di accoppiamenti plateali e piccole orige,
e happening di vario genere
Mi ritrovo a partecipare a situazioni hot di sesso promiscuo
Scivolo dentro di esse con facilità 
come se stessi riprendendo 
a praticare un linguaggio da tempo abbandonato
ma di cui conosco perfettamente grammatica e sintassi 
e di cui continuo a conservare una perfetta padronanza
Quelli che sono con me 
- i miei accompagnatori - 
rimangono stupiti - direi basiti - 
dalla fluidità del mio comportamento 
e mi osservano in tralice
nelle mie performance e acrobazie sessuali
La loro reazione attiva, in verità, il mio naturale esibizionismo, 
accendendolo e conferendogli energia
Mi sembra di essere un SuperSex 
oppure anche il suo maggiore emulatore e seguace
C'è, in particolare, l’incontro con una donna 
non più giovane ma piacente,
attraente e compiacente al tempo stesso
Mi avvicino a lei, la tocco prima sfiorandone la pelle delicatamente, 
poi toccandole i capezzoli che subito rispondono al tocco,
indurendosi, e palpandone con più decisione i seni
Poiché non mi respinge, 
mostrando di gradire le mie avance, 
io proseguo nell’approccio, 
passando a forme di contatto più intimo e ancora più esplicito,
Presto ci troviamo avvinti in un amplesso appassionato 
sotto gli occhi di tutti 
ed anche dei miei amici, 
quelli con cui ho fatto il viaggio
Sono meravigliato di me stesso 
e anche i miei accompagnatori, per contro, 
sono meravigliati di me, 
poiché stanno scoprendo qualcosa delle mie capacità amatorie 
che non avrebbero mai potuto supporre 
La situazione è molto gradevole
e vorrei protrarre il più possibile il piacere che ne traggo
Sopravvengono altri attori tra cui il compagno della donna
che si unisce volentieri a me nel procurarle piacere 
Questo inserimento, tuttavia, 
mi destabilizza, 
facendomi perdere in un istante tutta la mia foga
Poi, passato questo momento, mi distacco dalla mia comitiva,
per fare un giro esplorativo
Vorrei scoprire un luogo molto bello sul mare
che ben ricordo dalle mie visite precedenti, 
un luogo di selvaggia bellezza 
dove ci si ritrova su di una spiaggia meravigliosa
che si estende a partire da un enorme e ciclopico arco
di bianca roccia calcarea
Quindi, me ne vado in giro
(sempre tutto nudo, come mamma mi ha fatto)
con l’idea di ritrovare questo luogo
per poi condurci i miei amici 
Però, mi perdo 
Non riesco più a riconoscere i luoghi 
Mi sembra di non avere più punti di riferimento 
Vedi una costa irta di edifici 
aggettanti sul mare 
e piccole spiagge grandi come fazzoletti affollate di gente
Ma si tratta di spiagge per famiglie:
ci sono, infatti, molti bambini e adolescenti
E tutti gli utenti di queste minute spiaggette sono tessili
Io, a questo punto, mi sento fuori posto
e sotto lo sguardo di tutti

 

Rientro al di là della cortina di edifici 
e salgo su di un treno 
Ho capito che devo ritornare indietro di un paio di fermate
per trovare quel luogo che desidero rivedere 
Ma anche qui la memoria mi tradisce
poiché, quando finalmente discendo dal treno, 
mi ritrovo nella località della terraferma 
che si chiama Agde, 
mentre io avrei dovuto ritrovarmi al Cap (e qui si intende "d'Agde")
Quindi rientro immediatamente nella stazione 
Mi presento dalla bigliettaia 
e acquisto un biglietto per Cap D’Agde 
Quando la bigliettaia mi dice il prezzo, 
io prendo a rovistare tra le mie cose 
tutte ridotte al contenuto 
d'un semplice ed essenziale tascapane
Entro in ansia, 
perché mi sembra di non avere con me abbastanza soldi in contanti
Tiro fuori tutto quanto,
in sostanza rivoltando la borsa
Riguardo per bene
e, alla fine, spunta una banconota da 10 euro
con cui posso pagare il biglietto,
ricevendo solo qualche spicciolo di resto
Ridiscendo al livello inferiore 
che é quello dove transitano i treni, 
non senza difficoltà però
Perché prima di arrivare alla piattaforma (l’unica, del resto) 
sbaglio ripetutamente strada
E poi sono lì ad attendere, 
assieme a molti altri tutti a me sconosciuti
Chiedo ad un ferroviere
che se ne sta lì a ciondolare
senza far nulla 
se è vero che tra breve arriverà il treno 
e lui annuisce
In effetti, dopo poco, il treno fa il suo ingresso in stazione
con cigolii, stridio di freni e sbuffi 
Quando si aprono le porte automatiche
ci sono delle difficoltà inaudite 
per poter salire a bordo 
I gradini del treno stranamente 
non sono allineati con la piattaforma 
ma tra questa e il treno 
c’è una specie di profonda trincea 
al cui fondo bisogna calarsi 
per poi risalire a forza di braccia sul gradino del vagone
Tutto ciò richiede uno sforzo sovrumano
Devo anche aiutare delle persone fragili
che sono a rischio di caduta nel fondo della trincea,
sorreggendole e spingendole verso l'alto
Vorrei tornare il più presto possibile a Cap 
per assaporare quei piaceri trasgressivi,
per fare altri incontri di sesso spensierato

 

Il treno riparte a velocità moderata 
dovrò scendere alla fermata di Massy-Palaiseau
(ma allora sto viaggiando nella Metro di Parigi!)
La mia fantasia galoppa, 
assieme al suono ipnotico delle ruote 
che sferragliano sui binari

 

Dissolvenza
 

Il sogno di un ritorno
Il sogno di un ritorno
Il sogno di un ritorno
Il sogno di un ritorno
Il sogno di un ritorno
Il sogno di un ritorno
Il sogno di un ritorno
Il sogno di un ritorno
Il sogno di un ritorno
Il sogno di un ritorno
Il sogno di un ritorno
Il sogno di un ritorno
Il sogno di un ritorno
Il sogno di un ritorno
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8 marzo 2021 1 08 /03 /marzo /2021 12:53
Hieronymous Bosch, Il Giardino delle Delizie, pannello centrale

Sono in un grande resort vacanziero al mare
Faccio parte di una numerosa comitiva in cui vi sono molte donne, forse più donne che uomini.
Alcune le conosco, altre no.
C'è una grande ressa al momento della prima colazione con i buffet allestiti in vasti saloni con le volte a botte.
C'è profusione di tutto, infinita ed impressionante, e non si sa cosa scegliere prima. Il solito dilemma tra dolce e salato, ovviamente.
Poi si va al mare.
C'è una spiaggia sabbiosa poco lontano, attrezzata con sdraio ed ombrelloni, dove abbiamo prenotato.
Ma prima vogliamo esplorare.
A quanto pare dal piano sotterraneo dell'hotel si può accedere ad una scogliera e da lì per un impervio sentiero alla spiaggia.
Nel piano sotterraneo, a quanto vediamo, ci sono centri benessere, saune e hammam che attraverso grandi vetrate guardano verso l'esterno.
Tutti sono nudi e portano fieramente in giro la propria nudità, sia all'interno sia fuori.
Il mare ancora non si vede, ma soltanto un grande spazio stretto tra le fondamenta dell'albergo e una sorta di immenso muro di controscarpa, costruito con grandi blocchi di calcare, che lo separa dal mare.
E qui ci sono acque gorgoglianti, fontanili, piccole piscine con acqua calda e fredda, jacuzzi, grotte ombrose e chioschi.
Sono molti quelli che fanno sesso tranquillamente in coppie o in gruppo.
Altri se ne stanno indolenti a guardare, in piedi o seduti o sdraiati. Si respira un'aria di grande libertà e di rilassatezza e a me [che sogno] pare d'essere in un sogno il cui scenario è costruito come Il Giardino delle Delizie di Hieronymous Bosch.
Ci facciamo strada un po' distratti da quanto accade: ed anche noi, nella mia piccola comitiva, siamo totalmente nudi senza nemmeno avere addosso un minimo brandello tessile.
E continiamo a cercare una via che ci conduca verso il mare.
L'incertezza del poter trovare un passaggio crea un senso di aspetattiva ed uno stimolo in più, accompagnato da un brivido di avventura di fronte all'ignoto (Troveremo mai la via? Riusciremo ad arrivare al mare?). E poi c'è il piacere di vedere tutta quella libera e disinvolta nudità attorno a noi e quello più immediato dei corpi flessuosi ed abbronzati delle mie compagne ancheggiare davanti a me, mentre avanzano lungo il percorso, seguendo le mie indicazioni, quasi che fossi il loro pastore.
Dopo vari attraversamenti perigliosi che richiedono agilità, salti da capra ed equilibrismi vari, arriviamo alla fine ad un ampio scivolo scavato nella roccia che scende a spirale e percorso da un sottile velo d'acqua che, nel corso degli anni lo ha reso lipposo con chiazze di muschio qua e là.
E ci lasciamo scivolare lungo di esso con grida di gioia infantile per ritrovarci in un largo spiazzo levigato di fronte al mare che vediamo percorso da piccole creste di spuma bianca, in netto risalto sul colore dominante di uno straniante azzurro nel quale cielo e mare si confondono. Più in là si intravede la linea della scogliera e il profilo di una grande scalinata di pietra per la quale probabilmente si potrà accedere alla tanto agognato spiaggia sabbiosa e alle dune retrostanti.
E siamo avvolti dall'odore intenso di alga e della salsedine nebulizzata che rende l'aria vibrante.
Meraviglia.
E c'è sulla mia pelle elettrica un leggero brivido per il piacere che verrà.

Dissolvenza

 

Stendardi nel vento (foto di Maurizio Crispi)

 

 

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20 luglio 2020 1 20 /07 /luglio /2020 08:40
Spiaggia di Cap d'Agde (foto di Maurizio Crispi)

Palla di ginepro in un bagno di sole

Vento contro vento
Vento che soffia instancabile

verso il mare colore del vino
Gabbiani volteggiano e planano
Tortore lanciano il loro richiamo
Refoli di finissima sabbia dorata
spostata dalle raffiche
tutto si copre d'un sottile velo giallino
perdendo i suoi contorni
Vecchi legni corrosi dalla salsedine
imbiancati come ossa calcinate
conchiglie - ed anche conchiglioni -
molte integre, altre frammentate
formano al limite della linea dell'alta marea
uno strato fitto ed aspro
come il letto di un fachiro,
bordi taglienti e affilati,

a volte il loro scintillio
e il disegno cangiante della loro superficie,
le infinite variazioni di colori 
attraggono lo sguardo e lo trattengono
un caicco all'orizzonte 
naviga in un mare di pagliuzze d'oro
 

Il cielo d'un intenso azzurro
solcato da nuvolette bianche
come tanti lievi batuffoli di cotone
I passeggiatori da spiaggia
vanno avanti ed indietro
a passo vigoroso o moscio,
a seconda dei gusti
Cazzi e seni al vento
Venditori gagliardi,
anche loro nudi 
con l'eccezione d'una scarsella per i denari
legata in vita,
spingono i loro carrelli con vigore,

allenandosi per la corsa di fine anno
in cui verrà premiato il più forte spingitore

cielo e nuvole ad Agde (foto di Maurizio Crispi)

Al limitare della linea delle dune
non dune mosse,
ma trattenute dalla crescita spontanea delle psammofile, 
dai filari di canneti piumati 
e dall'impianto di una fitta cortina di tamerici
semi-nascosti nell'ombra magra da esse generata
si scorgono i profili di pazienti sentinelle,
erte e vigili (ma tristanzuole)
con lo sguardo pronto a captare la più sottile anomalia
Tende tendalini, ombrelloni colorati,
ma oggi il vento se li porta via
Lo scavatore di fossi, impenitente ed alacre,
lavora alla realizzazione della sua trincea,
mentre il cercatore di oggetti d'oro e metalli pregiati
scannerizza la sabbia con il suo apparecchio,

alla ricerca di tesori smarriti
e tutto un mondo si dispiega davanti ai miei occhi

 

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30 ottobre 2019 3 30 /10 /ottobre /2019 09:51
Chris Kraus, I Love Dick, Neri Pozza, 2017

Afferma René Girard, nel suo testo Geometrie del desiderio (Raffaello Cortina, 2012) che in tutte le relazioni amorose, incluse quelle "letterarie", vige il principio secondo cui,in maniera occulta o esplicita, debba esserci la presenza di un terzo, il cui esserci serve ad alimentare la passione amorosa e tutti i movimenti interiori su cui si fonda la relazione.

Il testo di Chris Kraus, I Love Dick (traduzione dall'inglese americano di Maria Nadotti), pubblicato da Neri Pozza (Collana Bloom), nel 2017, è una valida semplificazione di questo assunto ed  è anche - per molte ragioni - come scrive Joan Hawkins nella postfazione si presenta - se lo si volesse etichettare in qualche modo - come una fiction "teoretica", nel senso che in contesto epistolare-diaristico una triangolazione amorosa evolve rapidamente - senza aver visto prima qualsivoglia "consumazione" - verso una dimensione cerebrale ed una condivisione intellettuale, piuttosto che fisica.

Chris Kraus, filmmaker sperimentale e sposata da anni con l’intellettuale Silvère Lotringer, nel corso di una serata assieme Dick, critico culturale inglese, crede di innamorarsi di lui, sulla base di poche parole e sguardi scambiati (e la prepotente sensazione di una nascente complicità). Nasce quindi nei giorni seguenti, senza che ci sia stato alcun approccio fisico, un fitto scambio epistolare, quasi febbrile, con Dick: molte delle lettere non saranno mai spedite.

Lo scambio epistolare è pienamente condiviso con Silvère che è anche autore di alcune delle lettere indirizzate a Dick.

Si crea dunque un triangolo amoroso, in larga parte del tutto mentale (da qui la definizione di "fiction teoretica"), mentre Chris continua a cercare di suscitare una qualche attenzione da parte di Dick. Questo coinvolgimento emozionale, ma anche intellettuale, nei confronti di un terzo, conduce Chris e Silvère a riprendere dei contatti sessuali, ormai interrotti da anni, ma in un successivo momento alla loro separazione definitiva, per quanto poi il loro rapporto continui in modi diversi.

Nella realtà vissuta, ci saranno soltanto due o tre incontri tra Chris e Dick, tutti caratterizzati da una fondamentale ritrosia da parte di Dick che non apprezza l'irruenza di Chris e cerca di prenderne le distanze.

La dimensione epistolare si trasforma dunque in una dimensione diaristica, in cui Chris si rivolge continuamente a Dick, assunto a suo interlocutore ideale, per raccontargli dei suoi viaggi, del suo lavoro, dei suoi ricordi intellettuali, dei suoi pensieri e riflessioni sul mondo artistico che frequenta, sulla sua arte.

Il rapporto tra Dick e Silvère prosegue e si rafforza, prendendo le forme di una collaborazione culturale, da cui Chris invece è esclusa. Per Chris, dunque, Dick è un catalizzatore di emozioni, di riflessioni e di idee. Dick, in realtà, non è interessato per nulla a le, anzi al contrario trova l'esuberanza di Chris eccessiva e fuor di luogo. Tra le righe - ecome sembra suggerire il finale - si è portati a pensare che l'invaghimento di Chris abbia funzionato piuttosto per l'attivazione e il consolidarsi di una relazione tra Dick e Silvére, su di un piano intellettuale e collaborativo, dunque di stampo omosociale, benché non direttamente agita sul piano omosessuale.

Si può sicuramente affermare che il modello di relazione a tre offerto da Chris Kraus nella sua opera si ponga ad un estremo di un ampio spettro di relazioni amorose traingolari, al cui estremo opposto si collocano quelle in cui due partner di un stesso sesso dividono una relazione amorosa con un terzo partner di sesso opposto, con diverse possibili configurazioni. dalla condivisione di uno stesso spazio di vita e momenti di relazioni sessuali duali differenziate alla non condivisione di spazi di vita comuni e relazioni sessuali a tre, prevalenti ma non esclusive (con una coppia che nella sua costituzione è dominante rispetto all'altra), per arrivare infine a situazioni in cui la scelta di un parner terzo solo esclusivamente nell'ambito della sessualità avviene solo occasionalmente e in contesti specifici (quelle che vengono definite situazioni "trasgressive", idioma più recente rispetto all’espressione di sapore ottocentesco quale era la cosiddetta “licenziosità libertina”) e in cui la presenza di un partner terzo ed intercambiabile sovente in situazioni promiscue ha la funzione di rinsaldare la relazione e la complicità all'interno di una coppia, attivando il desiderio.

Parlando di queste diverse configurazioni gli esempi nella letteratura e nella cinematografia sono molteplici, a partire da quello che si può considerare un classico del genere e che è il romanzo Jules e Jim di Pierre Roché (e il film che ne è stato tratto, considerato uno dei capolavori di Jean-Luc Godard), ma possiamo anche fare riferimento al bel film basato sulla vita reale, Il Professore Marston e Wonder Woman (che offre un esempio di convivenza a tre tra il professore Stanton, il creatore del personaggio femminile dei fumetti Wonder Woman due donne, in sfida alle convenzioni dell'epoca). E la lista degli esempi letterari e cinematografici potrebbe allungarsi notevolemente, sino al recentissimo film dello spagnolo Gaspar Noé, Love.

In queste relazioni a tre, ovviamente, esiste anche una forte componente omofila che lega tra loro intensamente i due partner dello stesso sesso, più facilmente esplicitata tra donne  (nella combinazione 2W+1M) che non tra gli uomini nel caso della configurazione 2M+1W.

Si tratta di situazioni che spesso dai benpensanti re dal perbenismo ottuso sono state bollate come licenziose, peccaminose, frutto del vizio, perverse, ma che in realtà rappresentano una sfida ad un modo di essere e di amare totalmente diverso da ciò che recitano le convenienze e le ristrettezze morali. E, in parte, ancora oggi, questi comportamenti sono oggetto di riprovazione sociale.

Il quesito che viene lanciato sul tappeto è infatti questo: "Perchè mai un uomo non dovrebbe poter amare contemporaneamente due donne? O una donna due uomini?”.

Una situazione a tre che, se agita concretamente con tutti i necessari adattamenti, è sicuramente ben più coraggiosa di squallide situazioni in cui un terzo partner esiste, ma sta nell'ombra di una relazione extraconiugale che deve rimanere segreta alla consapevolezza sociale.
La liberazione sessuale vera passa attraverso l'abolizione di tutte le segretezze, dalla libera esplicitazione delle proprie attrazioni e desideri e dalla condivisione inclusiva con il proprio partner.

Gay Talese, La donna d'altri, Rizzoli

Si veda a questo riguardo il magnifico racconto  sulla nascita negli Stati Uniti di questo tipo di movimento di liberazione sessuale che uno dei massimi rappresentanti del new journalism Gay Talese ha fatto nel suo La donna d’altri (The Neighbor’s Wfe),partendo in larga parte da materiale osservativo da lui personalmente raccolto, originariamente pubblicato nel 1980  e riedito nel 2012 (BUR Rizzoli) con una nota di aggiornamento su persone e luoghi da parte dello stesso talese che per scrivere questo libro si "infiltrò" negli ambienti scambisti del tempo e che per qualche tempo si prestò anche - per raccogliere materiale osservativo di prima mano - ad esercitare le funzioni di direttore di un salone per massaggi. Ecco cosa scrive Talese, in particolar modo, nel descrivere l'atmosfera della Associazione scambista e di libero amore, chiamata Sandstone Retreat che lui si trovò personalmente a frequentare e a osservare "in modo partecipato", come si ritrava a dichiarare nella sua postfazione al volume:

A volte il salotto di Sandstone poteva sembrare un circolo letterario, ma il piano inferiore restava un luogo destinato ai piaceri, con spettacoli e musiche che molti visitatori non si sarebbero mai immaginati di sperimentare sotto un unico tetto, nel corso di un'unica serata.
Dopo aver sceso la scala coperta da un tappeto rosso, gli ospiti entravano in un ampio localein penombra: il caminetto illuminava i cuscini sparsi sul pavimento, dove stavano sdraiaiti uomini e donne di cui si scorgevano silo i volti in ombra, le membra intrecciate,i seni prosperosi, le dita che afferravano, le natichein movimento, le schiene sudate, le spalle, i capezzoli, gli ombelichi, i lunghi capelli biondi sui cuscini, le grosse braccia che stringevanofianchi morbidi e candidi, la testa di una donna che andava su e giùsopra un pene in erezione.Sospiri, lamenti estatici, i risucchi delle carni che si accoppiavano, risa, mormorii, la musica trasmessa dall'impianto stereo, lo scricchiolio della legna nel camino.
(ib., p. 408).
E più avanti, Talese continua enunciando l'assalto senso-percettivo a cui veniva sottopostoun'ospite di Sandstone apppena giunto e ancora alle prime armi:
...donne a cavalcioni di uomini, coppie sdraiate fianco a fianco, donne con le gambe sopra le spalle del partner, un uomo nella posizione del missionario con i gomiti affondati nei cuscini rivestiti di madras e il sudore che gli colava dal membro barbuto. Accanto una donna tratteneva il fiato e ansimava, mentre l'uomo dentro di lei godeva
; un'altra rispondeva a quei suoni arcuando la schienae aumentando il ritmo per lasciarsi andare all'orgasmo (...)
In  un angolo della sala illuminata da luci cangianti proiettate sulle pareti, si scorgevano le sagome di alcune persone nude che stavano ballando. In un altro angolo una donna unta di oli stava supina su di un tavolo, mentre cinque persone la accarezzavano e massaggiavano ogni parte del suo corpo. Un uomo muscoloso stava in punta dei piedi davanti al tavolo e si sporgeva verso le sue cosce divaricate per leccarle i genitali.
(ib., p.409)

Insomma, quella che viene descritta da Talese è una situazione di sesso orgiastico, in cui il piacere è accresciuto da stimolazioni sensoriali multiple, quasi sinestesiche, e per usare le parole di Talese, "...un potente afrodisiaco audiovisivo, un 'tableau vivant' degno di Hieronymus Bosch": il naturale punto di arrivo e inizio nello stesso tempo di enormi sviluppi "libertini", a partire dalla liberazione della relazione di coppia dai vincoli rigidi postoi dalla morale borghese. Tutto ha inizio - se si legge la storia dei diversi personaggi che convergono verso la creazione di un luogo come il Sandstone Retreat - dall'introduzione nel rapporto di coppia codificato di un terzo, non più soltanto nell'immaginazione ma nella realtà.
Il finale di Love Dick che, appunto, si innesta in questo filone che attiene ad una triangolazione amorosa per così dire "sincronica" e non più suggellata dalla segretezza in cui viene mantenuto il "terzo", escluso dal rapporto formale di una coppia qualsivoglia, è suggellato da una delle pochissime azioni esplicite di Dick, che invia due lettere una a Silvère e l'altra a Chris: ma quella destinata a Chris è soltanto una miserevole fotocopia della lettera scritta per Silvère. Questo fatto, assieme alla constatazione che la prima lettera d'amore per Dick è stata scritta da Silvère e non da Chris fa dire alla postfatrice che "...nel classico triangolo girardiano, le donne funzionino funzionano come tramite per una relazione omosociale tra uomini..." e dunque sembrerebbe proprio che, alla fine di tutto, in tutta questa storia venga celebrato il trionfo di una relazione amicale tra Dick e Silvère, da cui alla fine Chris viene ad essere totalmente emarginata (p. 290).

 

(Risguardo di copertina) Filmmaker sperimentale di trentanove anni, Chris è sposata con Sylvère, docente universitario di cinquantasei anni. Appassionata d’arte di cattiva qualità, che secondo lei rende molto piú attivo chi la osserva, Chris, diversamente da Sylvère, non si esprime in un linguaggio teorico. È abituata perciò ad attenersi a un perfetto silenzio quando Sylvère si avventura nei suoi discorsi sulla teoria critica postmoderna.

Non facendo piú sesso, i due però non evitano affatto di parlare. Praticano anzi una rigorosa «decostruzione» a modo loro. In altre parole, si raccontano tutto.

Dopo aver trascorso l’intero anno sabbatico di Sylvère in un cottage sperduto tra le montagne a un’ora e mezza da Los Angeles, una sera i due cenano in un sushi bar di Pasadena con Dick, critico culturale inglese e buon conoscente di Sylvère. Durante la cena, mentre i due uomini discettano sulle ultime tendenze del postmoderno, Chris si accorge che Dick cerca di continuo il suo sguardo, e non può fare a meno di sentirsi eccitata da quell’inaspettata attenzione. Eccitazione che si accresce quando, dopo aver raggiunto casa di Dick nel deserto di Antelope Valley, per trascorrervi la notte ed evitare così di avventurarsi sulle strade innevate, Chris si rende conto che l’inglese flirta apertamente con lei. Lo sogna perciò tutta la notte. Ma la mattina dopo, quando si sveglia sul divano letto offerto dal loro generoso ospite, Dick non c’è piú.

Quella scomparsa le sembra il perfetto compimento di un’intensa storia non vissuta, anzi, come confessa a Sylvère, di una «Scopata Concettuale». Una volta tornati nel cottage, Sylvère – per un gioco perverso o forse perché per la prima volta dall’estate scorsa Chris gli appare animata e viva – le suggerisce di scrivere a Dick e di esprimergli i suoi sentimenti.

Pubblicato per la prima volta nel 1997 e tornato prepotentemente a far parlare di sé, I love Dick è un romanzo di culto considerato «uno dei piú importanti libri femministi degli ultimi due decenni» (Observer) oltre che «un formidabile romanzo di idee» (New Statesman).

 

Hanno detto di I Love Dick

«Questo è il libro piú importante sugli uomini e sulle donne che l’ultimo secolo ci ha lasciato» (Guardian)

«I Love Dick è uno dei più importanti libri mai scritti sull’essere donna» (Observer Magazine)

«Uno dei piú esplosivi, rivelatori, laceranti e insoliti memoir mai portati sulla pagina» (Rick Moody)

«Per anni, prima di leggerlo, ho continuato a sentir parlare di I love Dick. Sono in ritardo di due decenni, ma ho capito subito di avere tra le mani un testo incandescente» (Leslie Jamison, New Yorker)

 

Chris Kraus

L'autrice. Chris Kraus, di origini neozelandesi, è nata a New York nel 1955 e ha trascorso la sua giovinezza tra il Connecticut e la Nuova Zelanda.

Si laurea alla Victoria University of Wellington in Nuova Zelanda e, tornata a New York, completa i suoi studi di recitazione con Ruth Maleczech e di teoria economica con Arthur Felderbaum.

Kraus ha realizzato film e video arte e messo in scena spettacoli e rappresentazioni in diversi città. Alla fine degli anni ’70 era membro di The Artist Project, un’impresa di servizio pubblico finanziata dalla città e compresa da pittori, poeti, scrittori, cineasti e ballerini. Il suo lavoro come artista di performance e video ha satireggiato la politica di genere della scena Downtown e ha favorito i tropo letterari, fondendo tecniche teatrali con Dada, critica letteraria, attivismo sociale e performance. Kraus è ebrea e affronta molti aspetti spirituali e sociali dell’ebraismo nelle sue opere. Dice che i suoi genitori hanno frequentato la chiesa cristiana e non le hanno detto che la sua famiglia fosse ebrea fino a quando non si è trasferita a Manhattan, forse per proteggerla dall’antisemitismo.

Esordisce nella narrativa nel 1997 con il romanzo I love Dick che diviene vent'anni dopo una Serie TV con protagonista Kevin Bacon[4]. Ha continuato a girare film fino alla metà degli anni ’90. A partire dal 2006 era sposata con Sylvère Lotringer, un ebreo che é soppravvisuto all’Olocausto da bambino; hanno divorziato nel 2016. Alcune delle sue opere sono basate sul suo matrimonio e sul suo ex marito.

Insegna cinema alla European Graduate School a Saas-Fee[5].

A I Love Dick si èispirata una serie televisiva.
 

Quello che segue è un racconto di fantasia liberamente ispirato a I Love Dick e alle tematiche che vi sono connesse e che sono state toccate nelle mie riflessioni.

Senza perdere la tenerezza


Mi trovavo in un resort vacanziero naturista un'estate di un paio d'anni addietro ed ero andato, come facevo solitamente da una certa ora del pomeriggio, a passareun po' di tempo in la grande piscina naturista con annesso hammam dove praticare lo scambismo che, a differenza di altri luoghi similari, è misto, cioè aperto alle coppie e ai singoli.
Mentre ero a bordo piscina, separata da me solo da una sdraio vuota, c'era una tipa affascinante dalla pelle bianco-lattea e capelli corvini, seno piccolo, ma sodo, intenta a leggere con interesse un libro, che era "I Love Dick": proprio, prendendo spunto da questa sua lettura abbiamo avviato una conversazione, io ne ho riconosciuto la copertina e, in effetti, ricordavo di averlo a casa, senza tuttavia averlo già letto.
Abbiamo parlato del più e del meno e lei con la sua pelle eburnea e un grande cappellaccio di paglia a tesa larga che continua a tenere su, benché fosse all’ombra, era realmente fantastica, anche per la sua variegata cultura. Veniva voglia, lì su die piedi, di toccarla e di stringerla.

Non ho avuto la presenza di spirito di domandarle se fosse qui solo per il naturismo oppure anche per le gioie dello scambismo, se fosse in altri termini – per usare il termine inglese – una swinger. La domanda rimase inespressa.

Poco dopo è arrivato il suo compagno e hanno consumato assieme un gelato; quindi, indolentemente se ne sono andati, per imbucarsi nell’hammam. Guardandoli in piedi, ho notato quanto entrambi fossero alti e longilineii, lei sinuosa e morbida nei movimenti, dotata di una grazia quasi felina. Una coppia davvero bene assortita, ho pensato.

Li ho seguiti, quasi immediatamente, spinto da un’irressistibile puslsione e da un forte rimescolio nei lombi.

E li ho trovati lì, in uno degli anfratti dell'hammam dove era messo a disposizione un grande sommier che può accogliere diversi scopatori contemporaneamente oppure situazioni tipo gang bang (per coloro che non conoscono il gergo, si intenda “ammucchiata”): si sviluppava un happening a tre, con la donna di prima messa carponi che veniva scopata da dietro da uno in piedi, mentre davanti a lei stava il suo partner che godeva delle sue effusioni orali.

A prenderla da dietro, sempre con l'autorizzazione partner, si susseguivano diversi uomini. Avrei voluto scoparla anche io: era ancora presto e non c'era ancora molta ressa.

Avrei potuto (e avrei voluto), ma non ero ancora pronto poiché subito prima una tipa mi aveva afferrato il pene, in ginocchio davanti a me, mi aveva donato un pompino, il primo della giornata, ed ero appena venuto. Un minimo di tempo per ricaricarsi ci vuole, per quanto veloci si possa essere nel recupero...

Per quanto desiderassi quella scopata non riuscivo a farlo venire duro e quindi giocoforza mi sono tenuto in disparte, fuori da quel gioco in cui avrei voluto buttarmi a capofitto.

Sono rimasto a guardare, tuttavia, perchè la situazione mi pareva assolutamente intrigante e, come ho già detto, lei mi piaceva da morire.

Più tardi, nell'arco della giornata ho visto quella coppia diverse volte aggirarsi nei diversi spazi dell'hammam. I due erano entrambi alti e longilinei: a causa di ciò non li si poteva non notare.

Lei mi pareva nella sua nudità un'elegante gazzella, ma insieme dotata di una grazia felina: insomma, al tempo stesso, preda e predatore.

Più tardi, mentre mi ero adagiato su uno dei grandi cuscini a tirare il fiato, dopo una travolgente scopata, ecco arrivare i due che si mettono comodi proprio accanto a me: elettrizzato ho allungato la mano e ho preso ad accarezzare la pelle serica della donna e le sue lunghe cosce di gazzella.

E' bastato un attimo e ci siamo avvinghiati: ho cominciato a baciarla nella bocca, mentre il compagno di lei in ginocchio sul divano ci guardava.

Baci e carezze e lei con grande tenerezza, a tratti oscillante verso la passione, mi accarezzava la schiena o me la strisciava con la punta delle unghie, provocandomi brividi di intenso piacere..

Poi, gliel'ho infilato dentro, dopo aver indossato il preservativo di rito, e ha avuto inizio una lunga e impareggiabile scopata, non violenta ed energica, ma dolce e lenta. E lei intanto tenendo le cosce ben divaricate continuava a cingermi e a carezzarmi con le sue lunghe mani la schiena, mandandomi in visibilio.

E intanto ci baciavano con passione.

E lei gemeva di piacere.

Il compagno, accanto a lei, all'altezza delle nostre teste, intanto si masturbava e se lo faceva venire duro.

Poi, in una pausa del lungo bacio per prendere fiato, lui le ha infilato il cazzo in bocca e se lo è fatto succhiare, mentre io continuavo a scoparla con tutta la dolcezza possibile. Anche il pompino che lei somministrava al suo partner era dolce ed appassionato allo stesso tempo, senza strattoni, fatto in modo da protrarre il piacere il più a lungo possibile, come piace a me. Quindi il guardarla mentre succhiava il cazzo del suo compagno era fonte per me di ulteriore piacere.

Poi, alla fine, con un lungo gemito sono venuto e ho sfilato il cazzo dalla sua vagina.

Ma sono rimasto disteso accanto a lei a carezzarla e a baciarla nella bocca, mentre il compagno prendeva a scoparla, tenendola sempre distesa di schiena.

E anche questa seconda scopata è durata a lungo. Lei  è venuta più volte, con lunghi gemiti, non rumorosi e plateali. Anche il compagno è venuto.

Dopo, appagati, siamo rimasti distesi a lungo con lei al centro, dispensandole carezze e baci, sino a che eccitati di nuovo ed entrambi con il cazzo duro abbiamo ricominciato ma questa volta a posizioni invertite.

E' stata la migliore scopata scambista a tre della mia vita.

Non ci siamo presentati, come si usa fare in questi luoghi della trasgressione, nemmeno tanto per sapere il nome di ciascuno.

Eppure, anche se nel più totale anonimato, si è trattato di una lunga parentesi di sesso, decisamente memorabile, eccitante, ma anche piena di tenerezza.

Quando è finita e ci siamo lasciati, sapendo che questa cosa sarebbe rimasta confinata all'hic et nunc, c'era dentro di me un pizzico di nostalgia.

E raccontandola - così come sto facendo adesso - mi viene voglia di ripetere  quell'esperienza, intensa e forte come un'ubriacatura. Anzi di più. E il cazzo mi viene duro e lubrificato, pronto di nuovo.

Ho più volte pensato e ripensato a questa avventura, ripercorrendola avanti e indietro nei suoi dettagli, e devo dire che la mia riflessione di fondo è che con questo tipo di esperienza - se solo si ha il coraggio di abbandonare le convenzioni -ci si si immerge in un vero giardino delle delizie e dopo non è tanto facile ritornare ad un registro "normale" di relazioni sessuali. E rimane nello sfondo una forte nostalgia anche se non tutti gli incontri con swinger e scambisti vari possono fregiarsi di questa sublime combinazione di carnalità ee tenerezza.

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5 gennaio 2013 6 05 /01 /gennaio /2013 06:51

Cap d'Agde. Oasi di Libertinaggio naturista. Sulle tracce di Houellebecq. Premessa(Maurizio Crispi) Anni fa, dopo una serie di osservazioni da me direttamente compiute a Cap d'Agde (Languedoc, Francia) scrissi un testo piuttosto lungo per descrivere e documentare le pratiche libertine sulla spiaggia di quello che è considerato come uno dei più grandi siti naturisti del mondo, del tutto sui generis.
Sino ad ora questo testo è rimasto nel cassetto, perchè - per alcuni aspetti ero imbarazzato a divulgarlo, trattando un argomento alquanto scabroso.
Ma adesso mi sono deciso e romperò gli indugi.
Pubblicherò questo lungo scritto a puntate, visto che è suddiviso in diversi capitoli, oltre a numerose appendici che approfondiscono alcuni aspetti descritti o li sostanziano meglio (con il ricorso ad alcune anonime testimonianze raccolte nel corso del tempo).
Quella che segue è la premessa allo scritto.  

 


 

Cap d’Agde, oasi di libertinaggio naturista:
sulle tracce di Michel Houellebecq
 

 

 Premessa

 

Cap d'Agde. Oasi di Libertinaggio naturista. Sulle tracce di Houellebecq. PremessaAlcuni anni fa, ebbi modo di leggere uno dei romanzi di Michel Houellebecq, il cui titolo era, se non ricordo male, Le particelle elementari[1].

Alcuni dei suoi capitoli si svolgevano in una località del Sud della Francia – Cap d’Agde - dove si trova un grande campo naturista, “anomalo”, in quanto oltre ai più “classici” naturisti, ospita dei nudisti che amano declinare la propria scelta in senso libertino[2], cioè come occasione per vivere la propria sessualità in modi non canonici.

In questo romanzo, si raccontava appunto di una breve vacanza di uno dei protagonisti della vicenda che, preso da una sorta di spleen esistenziale, sceglieva di recarsi con la compagna proprio in questo sito spinto dal desiderio di uscire dal suo stato di profonda noia depressiva.

Non mancavano accurate e realistiche descrizioni del luogo e di ciò che vi accadeva.

Sono dunque partito sulle tracce di Houllebecq, mosso dalla curiosità di verificare, guardando con i miei occhi, se quanto descritto dall’autore francese fosse frutto d’una semplice (fervida) fantasia letteraria o se non corrispondesse a realtà: e quanto questa realtà fosse stata edulcorata o abbellita o enfatizzata dall’autore.

Ho visitato il sito e ho fatto le mie osservazioni.

Mi rendo conto che nel tentativo di descrivere in modo attendibile ho utilizzato una certa enfasi, in parte spinto dalla necessità di dare consistenza letteraria a quanto scrivevo, ma in parte perché sicuramente mi si sono ritrovato a riversare nelle descrizioni quella forma di “contaminazione” mentale di cui faccio cenno.

D’altra parte, mi rendo conto anche che un luogo così sfugge in larga parte ai parametri della percezione ordinaria e che, nel tentativo di raccontarne, vi è – consistente - il pericolo di scivolare in una rappresentazione non necessariamente aderente alla realtà, anche perché nel condensato di poche pagine sono descritti eventi che non sempre accadono tutti contemporaneamente.

Cap d’Agde è – per alcuni versi un luogo che agisce come una droga della mente. L’esposizione iniziale alla sua fenomenologia antropica non consente di percepire molti degli accadimenti che vi si sviluppano, ma osservando quanto vi accade un po’ più a lungo (o in reiterate occasioni, come è stato il mio caso) ci si comincia ad accorgere di cose che il primo sguardo del neofita non potrebbe subito cogliere.

Bisogna sapere cosa guardare e, nello stesso tempo, bisogna sapere come distanziarsi.

Più che la dimensione dei privé, molto diffusi all'interno del sito naturista e parte essenziale del divertimento notturno, ciò che mi ha maggiormente colpito è stata la modalità della vita diurna e , soprattutto, la dimensione vacanziera della spiaggia.

Una spiaggia enorme, con un litorale che si estende per quasi tre chilometri, e che è interamente naturista, si badi bene.

Ma solo in una zona della spiaggia si affollano i naturisti "libertini": qui, nelle ore di punta, a partire da mezzogiorno circa, sino a pomeriggio inoltrato si può osservare una distesa compatta di corpi nudi, strettamente stipati fianco a fianco, in una sorta di horror vacui (non un centimetro libero di sabbia è lasciato in alcuni punti).

In parte i corpi nudi sono ombreggiati da teli ed ombrelloni, altre volte in pieno sole, a crogiolarsi.

E' - secondo me - la stessa nudità dei corpi, una nudità totale e adamitica, senza pudore o ritegno, assieme al caldo meridiano ad accendere le voglie erotiche nelle coppie o tra estranei. Si accendono movimenti lascivi, toccamenti prima inapparenti poi più espliciti, ciò che viene attivato individualmente diviene rapidamente collettivo e si estende a macchia d'olio, come un'onda di contagio erotico che si propaga rapidamente.
Inizialmente, si potrà sperimentare di fronte a tutto questo un certo sbigottimento, soprattutto per questa rappresentazione di totale libertà di corpi nudi copulanti (coppie, ma anche partouze) e tanta gente che guarda, eccitata ed eccitandosi.

Spaesamento, anche, probabilmente: ma, poi, subentra la condivisione di uno stato “eccitato” della mente, come se l’energia delle pratiche copulatorie creasse un’effetto “nuvola” in cui anche gli osservatori sono avvolti.

Quello che accade è stato espresso magnificamente da Aristide Maltecca (2002)[3]: “Ammettiamo di stare in un’oasi nudista: sicuramente la luminosità dei corpi offerti liberamente alla luce e alla vista è in grado di generare un discreto, ma soffuso sentimento di generale sensualità, come una specie di ‘cameratismo erotico’: esso se da una parte stempera qualsiasi tono di possibili ossessioni erotiche e sessuali specifiche, dall’altra può sensitivamente e sensualisticamente favorire una maggiore espressione carnale anche nella semplice amicizia che potrà andare ad istaurarsi tra coppie: ivi il semplice amichevole abbraccio non potrà ovviamente non esprimersi carnalmente con contatti anche involontari fra varie zone erogene dei corpi. Se poi, così com’è accettata l’altrui nudità, si passa ad accettare un sereno e libero manifestarsi erotico ed anche copulatorio delle varie coppie presenti, forse inevitabilmente i partner della coppia si sentiranno eccitati e spronati anch’essi ad amoreggiare in mezzo ad altri in un crescendo di erotizzazione di tutta la situazione. Mi sovviene l’intramontabile scena di decine di copulazioni simultanee di nell’ormai classico Zabriskie Point di Antonioni. (…), cfr. pp. 46-47.


A Cap d’Agde, soprattutto nella zona della spiaggia riservata a gli adulti, ma tutto il sito nella sua globalità, espone chi ci va ad un vero e proprio assalto dei sensi, ad una sovrastimolazione erotica, perché come giustamente osserva Maltecca, la contiguità dei corpi nudi apre la via al naturale desiderio di altre forme di intimità.

In occasione della mia prima visita a Cap d’Agde dove mi ero recato con la mia compagna di quel tempo, pur non condividendo l’opportunità del sesso open air, nel nostro privato al termine di una giornata di esposizione a queste forme di intimità spinta (e multipla) da parte degli altri, avevamo una sessualità particolarmente vigorosa, mentre non è un caso che, in occasione di altre mie visite (da solo), io abbia divorato una quantità incredibile di libri e romanzi che mi offrivano panorami alternativi ad un mondo dominato dal sesso e che, in qualche misura, spegnevano la febbre erotica che si accendeva nel mio corpo e nella mia mente.

 

Nel corso del tempo i miei appunti si sono estesi al di là del previsto.

Pertanto, ho ritenuto utile suddividere il materiale in tre parti.

Una prima parte che è la più corposa contiene le mie impressioni per esporre le quali utilizzo uno stile ibrido tra reportage socio-antropologico e scrittura diaristica.

Ne è venuto fuori un testo che ha alcune delle qualità del giornalismo “gonzo”.[4].

La seconda parte raccoglie alcune testimonianze raccolte da altri che si sono trovati a frequentare il sito naturista, soprattutto per quanto concerne la spiaggia “libertina”.

La terza parte, infine, raccoglie dei materiali vari che – a mio avviso – sono di qualche interesse per farsi una idea più completa della varietà e delle caratteristiche delle “trasgressioni” che a Cap d’Agde vengono messe in atto, comprese alcune testimonianze e pareri difformi da quelli espressi dagli estimatori del libertinaggio.

 

In ogni caso, ho sempre cercato di “narrare” il luogo e le sue consuetudini senza mai prendere posizione in termini di giudizio morale su ciò che vi accade.

La scrittura di questa testo, a metà tra memoir di viaggio, saggio non impegnativo di sociologia applicata ed esercizio di new journalism, non avrebbe potuto essere altrimenti possibile.

 

 

 

 

 

 


Note

 

[1] Michel Houellebecq, Le particelle elementari, Bompiani. L'autore francese dopo la pubblicazione di alcuni dei suoi romanzi è stato al centro di feroci polemiche anche per il contenuto sessualmente esplicito di alcuni dei loro passaggi. Ma si veda anche, per affinità di temi e forse anche per una citazione dello stesso luogo, il suo Piattaforma nel centro del mondo, giunto con Bompiani alla 7^ edizione in traduzione italiana. Il testo di Houllebecq  contenuto ne “Le particelle elementari” è riportato per intero all’Appendice n° 1 (per leggere l'appendice clicca qui: Cap d'Agde. Oasi di Libertinaggio naturista. Sulle tracce di Houllebecq (Appendice n° 1). La descrizione di Michel Houellebecq)

 

[2]  Nel Seicento con il termine di libertini non si indicano più i sostenitori di costumi riprovevoli giustificati da motivazioni religiose (gli antecedenti erano gli aderenti alla setta del Libero Spirito) ma coloro che si  erano allontanati dalla vera fede e che erano caduti nella dissolutezza morale. Non sempre il termine veniva interpretato negativamente ma poteva anche significare "esprit fort", uno spirito forte: una mente che tendeva all’estremizzazione, ma convinta delle sue posizioni.

Il termine libertino, nei periodi successivi, acquistò diverse stratificazioni di significato, sia nel linguaggio comune sia tra i filosofi:

  • il libertino era un depravato
  • un ateo dedito solo ai piaceri del corpo
  • un filosofo scettico.

Una di queste definizioni non escludeva l’altra, anzi autori cristiani sostenevano come un comportamento licenzioso spesso portasse all’abbandono della fede e, viceversa, un atteggiamento di critica o incredulità nei confronti della Chiesa fosse causa di depravazione morale. Certo questo poteva essere vero per i più rozzi e incolti, ma esisteva anche un "libertinage erudit" (libertinaggio erudito) proprio di personaggi intellettualmente di rilievo. De Sade che propugnava il libertinaggio sessuale era anche un grande picconatore delle Istituzioni della Francia del suo periodo, tanto che venne condannato al carcere duro non per la licenziosità sessuale predicata nei suoi libri, ma per la dissacrazione delle Istituzioni (monarchia, religione, società, famiglia).

Per quanto riguarda l'aspetto più noto del libertinismo, quello della morale sessuale oggi, almeno in Occidente, nessuno che voglia usufruire della propria libertà sessuale ritiene di dover giustificare filosoficamente le sue tendenze.

 

[3] Aristide Maltecca, Piedi in Amore, Prolegomeni ad una nuova simbologia erotica del piede, Coniglio Editore, 2002. Se non vi è una specifica volontà perversa, ma è la situazione a facilitare il libero dispiegarsi della sensualità, della sessualità e dell’erotismo, tra coppie abituali e tra sconosciuti, vi sono le premesse per quella che – secondo Maltecca – una situazione di trasgressività “non trasgressiva”, perché tutto avviene naturalmente, quasi fosse nell’ordine delle cose. In questo senso, le dispute feroci dei naturisti “fondamentalisti” contro la pratica del semplice nudismo a cui non sottesa la filosofia di vita naturista e che può implicare il piacere e il gusto delle pratiche sessuali all’aperto, negli stessi luoghi dove si pratica il nudismo, hanno un sapore alquanto retro e esprimono un arroccamento su posizioni non “naturali”.
In questo senso, il nudismo è veicolo – strumento, si potrebbe dire – per una pratica sessuale più libera e decisamente anticonvenzionale, oltreché una rottura della concezione borghese della sessualità.

 

[4] Gonzo è, originariamente, uno stile di ripresa fotografica, cinematografica o di qualunque altra produzione multimediale nella quale l'autore della ripresa, il regista o il creatore è coinvolto nell'azione piuttosto che esserne un osservatore passivo.

Analogamente il giornalismo "gonzo" è uno stile in cui gli articoli sono scritti soggettivamente, includendo spesso lo stesso reporter come parte della storia con l'utilizzo della narrazione in prima persona (anzichè quella impersonale, più comunemente utilizzata e, in genere, richiesta).

La parola "gonzo"  fu utilizzata per la prima volta nel 1970 per descrivere un articolo di Hunter S. Thompson (che è stato uno dei più noti collaboratori della mitica rivista "Rolling Stone" e di cui sono disponibili in italiano diverse traduzioni antologiche dei migliori scritti, oltre che di un romanzo di grande successo, Paura e disgusto a Las Vegas, in seguito tradotto in film per la regia di Monthy Pithon); successivamente, dallo stesso Thompson, che finì con il diventare una specie di mito vivente del giornalismo americano, lo stile "gonzo" venne reso molto popolare. La storia giornalistica di Thompson è stata di recente rappresentata in un film documentario del 2008, di cui lo stesso Johnny Depp è stato co-produttore (Gonzo: The Life and Work of Dr. Hunter S. Thompson). Da allora, il termine venne indicato per indicare una serie di applicazioni artisticamente fortemente plasmate dalla soggettività dell'autore.

Il giornalismo "gonzo" tende a  dare maggiore risalto allo stile rispetto all'accuratezza, utilizzando spesso esperienze personali ed emozioni per creare un contesto all'argomento o all'evento oggetto della trattazione. Del pari, non prende in considerazione (o addirittura mostra di disprezzare) la rifinitura  del prodotto da pubblicare preferita dai mezzi di stampa e puntando ad un approccio più grezzo e sanguigno.

Uso di citazioni, sarcasmo, humour, esagerazioni e iperboli sono comuni figure retoriche, ampiamente utilizzate dai giornalisti "gonzo".

In altri contesti "gonzo" ha preso a significare "con totale abbandono," o, più ampiamente, "estremo." 

Analogamente, il termine "gonzo" si riferisce anche a  film pornografici che sono realizzati dagli stessi partecipanti e, in quanto tali,  sono privi di qualsiasi intreccio e di qualsiasi traccia di sceneggiatura, di dialoghi, focalizzandosi esclusivamente sulla ripresa di azioni sessuali. In queste produzioni, sovente lo stesso cineoperatore o il regista prendono parte all'azione, parlando agli attori, o partecipando come attori (performanti) essi stessi. Analogamente, gli attori (figuranti o performanti) sono liberi da copioni da recitare o interpretare.

Il regista non riprende una recitazione ma un evento reale (un "happening") che si sviluppa in presenza della telecamera.

Si potrebbe dire che è la presenza stessa dell'occhio della telecamera a creare l'evento, così come nell'orgia è l'occhio del partecipante (che contemporaneamente osserva, ponendosi nel doppio ruolo di spettatore/attore) a dar vita all'evento.

 

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4 gennaio 2013 5 04 /01 /gennaio /2013 22:05

“Evidentemente non è una coincidenza che, nella Genesi, una delle punizioni più gravi impartite da Dio ad Adamo ed Eva nel cacciarli dal Paradiso sia stato il senso della vergogna per la loro nudità: La divinità giudiaco-cristiana aveva decretato che i due ingrati provassero eterno imbarazzo nel mostrare i propri corpi. A prescindere da come la pensiamo sulle origini bibliche di questo sentimento di vergogna fisica, è chiaro che ci vestiamo non solo per stare al caldo ma anche, e forse soprattutto, per paura che la vista della nostra provochi repulsione negli altri. I nostri corpi non sono mai come li vorremmo; anche nei momenti più seducenti ed atletici della giovinezza, abbiamo lunghe liste delle parti del nostro corpo che preferiremmo diverse. Ma questa ansia ha una base esistenziale che va oltre l’avversione estetica. C’è un che di fondamentalmente imbarazzante nel rivelare ad un testimone un corpo adulto nudo, e cioè un corpo capace di desiderare e di fare sesso”.[1]

 

Cap d'Agde. Oasi di Libertinaggio naturista. Sulle tracce di Houellebecq (Cap. 1°). La fiera dei corpiUna miriade di corpi affolla una grande spiaggia

Corpi ignudi, di uomini e di donne distesi, seduti, in piedi, in ginocchio,

Molti camminano su e giù lungo la battigia, esponendo il proprio corpo allo sguardo altrui.

Alcuni corrono.

Altri sono intenti in forme varie di energy-walking oppure di più moderato fit-walking.

Altri ancora passeggiano indolenti.

Nella corsa e nella passeggiata vi è da parte di alcuni qualche concessione al vestiario: in alcuni casi, viene coperta soltanto la parte superiore del corpo. Solo alcuni sono abbigliati di tutto punto.
Massima libertà, dunque, tra l’essere “tessili” in alcune circostanze ed essere del tutto nudi.

È come se fosse in atto una sorta di “fiera” per l’esposizione e la vendita di corpi.

Un tempo quando nei porti delle Americhe arrivavano le navi dei negrieri, s’attivava immediatamente il mercato degli schiavi: quelli che erano sopravvissuti a condizioni di viaggio disumane venivano ripuliti ed esposti totalmente nudi allo sguardo dei potenziali acquirenti. I loro corpi venivano esplorati da sguardi indagatori, palpeggiati, soppesati. Delle donne si apprezzava soprattutto l’ampiezza del bacino e  la grossezza delle mammelle: sarebbero state delle buone fattrici e avrebbero dato vita ad una nuova generazione di nati schiavi. Degli uomini si valutava lo stato della muscolatura e, in generale, a tutti quegli elementi indicativi di prestanza fisica e buona salute. A tutti, prima dell’acquisto, si controllava minuziosamente la dentatura.

In ogni caso, quelli che riuscivano ad arrivare integri al mercato degli schiavi e al momento dell’esposizione/valutazione del proprio corpo erano i sopravvissuti al trauma di essere stati strappati dalla propria teraa, viaggio durissimo, agli stenti, alle angherie: ed erano indubbiamente i più forti e i più prestanti, quelli emergenti da un impietoso processo di selezione.

Qui, invece, sembra che domini un mix: ce n’è per tutti i gusti, anche in assoluto spregio di qualsiasi criterio estetico.

A differenza delle genti d’Africa che erano costrette a mostrarsi ignude, qui l’esibizione del corpo è volontaria e risponde al criterio della più totale libertà.

Si potrebbe dire che sia in vigore una totalizzante democrazia dei corpi.

Corpi vecchi, corpi giovani.

Corpi obesi, corpi scheletriti.

Corpi raggrinziti, corpi nel loro pieno vigore.

Corpi flaccidi, corpi muscolarizzati.

Culi steatopigici e dorsi cushinghiani.

Culi grossi, culi magri.

Culi atletici, culi vizzi e cadenti.

Gambe dritte, gambe storte

Cosce cellulitiche, cosce scavate, cosce piene e sode.

Seni pendenti, seni flaccidi.

Seni grossi e turgidi, seni siliconati, big bloobs,

Seni vizzi, seni piatti.

Per questa infinita rassegna di seni, di tutte le forme e dimensioni, ci vorrebbe un Ramos de la Serna redivivo per descriverli tutti con ricchezza di parole evocative e fantastiche[2].

Ancora: corpi abbronzati, corpi pallidi e lunari, corpi arrossati del colore dell'aragosta; corpi spellati, corpi tatuati.

La mancanza di qualsiasi abbigliamento distintivo e griffato (che consenta di dire al primo sguardo: Dimmi come ti vesti e ti dirò chi sei) fa sì che, in applicazione della ineliminabile necessità interiore di creare comunque delle differenziazioni rispetto all’Altro da sé, vengano valorizzati al massimo tatuaggi e piercing soprattutto in quelle parti del corpo che, essendo solitamente occultate, vengono  differenziate non dalla loro morfologia ma dall’indumento coprente: tatuaggi e  piercing fantasiosi e vari sono uno spostamento della frontiera del vestiario.

Cap d'Agde. Oasi di Libertinaggio naturista. Sulle tracce di Houellebecq (Cap. 1°). La fiera dei corpiDa un capo di vestiario semplicemente appoggiato alla pelle, si passa ad una condizione in cui la pelle stessa  - in accordo con la filosofia dei Primitivi Moderni [3] – diventa vestiario ed è, di conseguenza, “decorata” con disegni realizzati con inchiostri iniettati al di sotto e con ornamenti che, in varia guisa, la perforano.

Ma ancora, ritornando alla vertigine della lista: cazzi piccoli e microscopici; cazzi turgidi e gloriosamente ballonzolanti tra le cosce del  loro proprietario; cazzi grinzi, cazzi lunghi; cazzi storti, cazzi dritti; cazzi lucidi d’olio, cazzi smanettati; cazzi bagnati di sperma per una sega estemporanea fatta senza ritegno; cazzi e scroti con il piercing.

Anche di questi ce n'è per tutti i gusti.

Cazzi, culi, seni e fiche sono un po' come i nasi, prima dell’avvento della chirurgia  plastica, cioè non omologati, ma esprimenti ciascuno profonde differenze individuali.

Fiche pelose, fiche depilate, fiche impudicamente spalancate, fiche perciate, fiche tatuate.

Per tutti, c’è un posto al sole.

A ciascuno spetta la piena dignità del corpo esposto, in una condizione “favorente” in cui sono stati banditi del tutto quei sentimenti, come la vergogna, il pudore, il senso di colpa che ordinariamente impediscono una piena ostensione del proprio corpo, inclusi i suoi più vistosi difetti.

Nell'esibizione del corpo, vige il principio della massima democrazia.

La condizione della nudità, la presentazione del proprio corpo nudo rendono tutti eguali: si tratta, in fondo, di una sorta di celebrazione del body-pride in cui ogni corpo è bello, di ogni corpo si può essere orgogliosi, lo stesso sentimento alla radice della pubblica ostentazione - senza veli - della ciccia degli obesi targati USA..

Ognuno esibisce il proprio corpo senza vergogna: Corpo è bello.

Ma anche: Brutto è bello.

La nudità totale, senza infingimenti, si fa interfaccia di dialogo.

Una nudità non edulcorata, tuttavia, come è quella dei “naturisti”, ma pienamente intrisa di sessualità ed eros.

Accade che, qui, sembra ricomporsi la divisione tra identità pubblica e identità sessuale (solitamente relegata alla dimensione privata), anche perché si respira un’aria in cui vi è comunanza di intenti e la condivisione di uno stesso credo.

Non c’è più nulla tuttavia dell’estetismo decadente dei Wandervőgel [4] che coltivavano attivamente il culto del corpo snello, agile e temprato; non vi  è nulla nemmeno della dissacrante e gioiosa esposizione della nudità dei corpi concepita come mezzo per abbattere i tabù della società benpensante da parte dei Figli dei Fiori: si è di fronte, piuttosto, alla pratica dell’estetica del brutto, alla glorificazione del  Kitsch, in definitiva di tutto ciò che può essere profondamente sgradevole e che, in altre condizioni, sarebbe oggetto di un certo pudore.

Cap d'Agde. Oasi di Libertinaggio naturista. Sulle tracce di Houellebecq (Cap. 1°). La fiera dei corpiIn effetti, sembra che qui vergogna e pudore siano stati del tutto aboliti.

Tutto fuori,  sembra essere la parola d’ordine, una sorta di must; ma così, non rimane alcuno spazio per la fantasia e per quella forma di gioco mentale, di solleticamento intellettuale, alimentato dalla curiosità di sollevare, uno per uno, i metaforici sette veli.

La vergogna semmai funziona al contrario: quella di mostrarsi con una parte del corpo coperta, come anche il guardare, il porsi nella condizione di osservatore, essendo coperti e soprattutto avendo i genitali occultati implica a corto circuito l’attivarsi di meccanismi di esclusione e di rifiuto, se non addirittura l’allontanamento fisico di un corpo che, tessilmente fasciato, appare irrimediabilmente estraneo (e ciò è tanto più marcato in quelle aree del sito naturista dove viene dato libero campo all’espressione della sessualità pubblica).

In ogni caso, vige il principio tassativo della scopertura radicale di quelle parti del corpo che, di solito, sono maggiormente oggetto del pudore e, conseguentemente, della censura.

Magari, se tira il vento e fa fresco, alcuni non esitano a coprirsi con una T-Shirt la parte superiore del corpo, ma allora è d’obbligo lasciare il culo scoperto e così pure le fiche e i cazzi.

Il volto e la seduzione degli occhi, dello sguardo, delle labbra, nella bailamme di nudità, in quest’orgia di corpi ignudi, non hanno più nessuna rilevanza.

Tanta nudità provoca un’intensa eccitazione a pelle, molto fisica, molto somatica, una tensione elettrica che sembra caricare l’aria di vibrazioni magnetiche, per nulla filtrata dalle componenti  pensanti e desideranti dall’animo romantico.

Viene da pensare che il luogo – con le sue strane regole - predisponga ad una consumazione sessuale – non erotica – violenta e selvaggia, per nulla sentita (e in niente elicitante una partecipazione/coinvolgimento sentimentale).




Note

[1] Questo afferma Alain de Botton in una sua recente opera, Come pensare (di più) il sesso (Guanda, 2013, pp. 24-25), quando spiega che l’atto dello spogliarsi è un modo per mettere fine alla “vergogna” del corpo derivante, nell’immaginario giudaico-cristiano, dal peccato originale e dalla cacciata di Adamo ed Eva dall’Eden.

Spogliarsi mette fine alla vergogna, sia nell’ambito di una coppia che si accinge ad un rapporto sessuale, sia in un ambito sociale e collettivo come può essere un contesto naturista (o nudista).

Alain de Botton sostiene anche non è possibile spogliarsi, abbandonando il pudore e il senso della vergogna, se non si accetta il proprio corpo, anche nella sua dimensione sessuale.
Ne consegue che la distinzione che taluni fanno tra naturismo e nudismo, sottolineando nel primo l’aderenza ad una filosofia di vita più ampia e e contemporaneamente affermando che una corretta “visione” naturista debba dissociare l’eros dal corpo nudo, rimanda la sessualità e l’espressione erotica ad una dimensione privata e nascosta.
L’atteggiamento del naturismo fondamentalista tradisce di fatto il principio che dovrebbe essere sotteso alla liberazione del corpo nudo, privandolo della dimensione dell’eros: il vissuto della vergogna, cacciato via dalla porta, rientra per così dire dalla finestra.
Per una discussione sul confronto/contrasto - a mio avviso artificiosi - tra naturismo e nudismo si rimanda all'Appendice 2.

 

[2] Cifr. Ramos de La Serna, Seni, Dall’Oglio, Milano, 1978.

 

[3] A proposito di Primitivi moderni, si vedano le seguenti considerazioni, tratte da “Corpo e mutazione” (in http://www.idra.it/cyberia/CorpMuta.htm ):

Nella società occidentale l'avanzamento tecnologico sollecita l'uomo ad un cambiamento talmente radicale che è forse opportuno parlare di mutazione .

L'offerta esponenziale di opportunità tecnologiche e la globalizzazione delle informazioni pongono infatti l'uomo nella necessità di un adeguamento continuo, talmente veloce da creare sensibili disambientamenti.

E' la ricerca di una stabilità psicologica che riguarda sia la conoscenza simbolica che l'intera fisicità.

Da sempre l'innovazione tecnologica comporta un'estensione del nostro corpo come oggi questa potenzialità ha raggiunto livelli così avanzati. Attraverso la virtualità sarà infatti possibile fare azioni ed esperienze a distanza e ciò comporterà una riconfigurazione sensoriale e di conseguenza una generale revisione dei rapporti con lo spazio e il tempo. Potremmo quindi arrivare ad affermare che l'uomo tende a non essere più la misura del mondo ma à il mondo stesso ad essere sempre più la misura dell'uomo.

L'avanzamento tecnologico ci invita insomma ad una sorta di accelerazione evolutiva che comporta in primo luogo una ridefinizione del rapporto tra uomo e mondo: tra corpo e spazio esterno.

La complessità è tale da comportare molteplici approcci al problema: dall'utilizzo funzionale di interfacce per "dialogare" con gli apparati di comunicazione all'insofferenza per l'inautenticità delle mediazioni culturali e artificiali in atto espressa da comportamenti che potremo definire Primitivi Moderni in cui il corpo acquista una valenza assoluta, limite.

L'arte della performance, ma anche alcuni fenomeni come il piercing o il trans-gender, possono essere considerati spie significative di questa mutazione in relazione al corpo.


Cap d'Agde. Oasi di Libertinaggio naturista. Sulle tracce di Houellebecq (Cap. 1°). La fiera dei corpi[4] La storia dei Wandervogel la si trova scritta, con l’accompagnamento di una ricca documentazione fotografica in  un volume pubblicato alcuni anni fa dal titolo  I Wandervögel: una generazione perduta (Winfried Mogge Edizioni Socrates ). Questa che segue ne è una sintesi.
All'inizio del Novecento, uno studente liceale di Berlino, Karl Fischer, diede vita al gruppo dei Wandervögel, "uccelli migratori". In origine si trattava soltanto di un manipolo di ragazzi del quartiere di Steglitz.

Ma già nel 1904 i Wandervögel erano migliaia, sparsi per tutta la Germania.

I Wandervögel erano animati da un acceso spirito antiborghese che si esprimeva nella vita del campo, del cameratismo. Disprezzavano i miti borghesi del denaro, della felicità materiale, del successo, della vita comoda, oltre che gli pseudo-valori della società liberaldemocratica e della sua ideologia.

Ancorché estranei alla vita politica, i Wandervögel erano nazionalisti. Sognavano la 'rinascita' della Patria attraverso i Männerbunde (ordini virili), piccole élite unite dal culto dell'amicizia e del cameratismo.

Il pregevole saggio di Winfried Mogge (direttore dell'Archivio del Movimento giovanile tedesco) ha l'indubbio merito di contribuire alla riscoperta dei Wandervögel, dopo decenni di messa al bando perché ingiustamente assimilati alla gioventù nazionalsocialista. L'Autore spiega che ad accomunare e caratterizzare i Wandervögel erano "un certo modo di vestire, l'emozione della riscoperta della canzone e della danza popolare, la liberatoria esperienza di sé all'interno del gruppo. E inoltre, e soprattutto, le escursioni, un modo di entrare in contatto con la natura che andava ben al di là del viaggiare "economico". Queste gite, infatti, in fondo non originali e riprese da motivi letterari, in quella situazione storica vennero afferrate al volo, golosamente, come possibilità di vivere la comunità e di distaccarsi, almeno per un po', dalla famiglia e dalla scuola, dagli istituti "ufficiali" della socializzazione. In questo contesto si potevano sviluppare e sperimentare modi di vivere e di comportarsi propri e nuovi: nei gruppi si poteva assaporare <<il calore del nido all'interno di una società diventata fredda>>, nelle leghe si poteva articolare la protesta contro il mondo in cui si viveva e riflettere su altre e migliori possibilità di essere uomini. Nel manifesto programmatico elaborato e divulgato sull'Alto Meissner non c'erano dichiarazioni concrete su come dovesse apparire l'agognato futuro; ma venivano espressi, in sintesi, i desideri e le nostalgie di questo Movimento giovanile: <<La Libera gioventù tedesca intende plasmare la propria vita secondo la propria determinazione, la propria responsabilità, la propria verità interiore>>".

Nella Prefazione, Oliviero Toscani, provocatorio maestro della fotografia, rende omaggio ai Wandervögel: "Fin da quando eravamo studenti a Zurigo, quando ci incontriamo tra compagni, continuiamo a scambiarci l'augurio Gut Licht (buona luce), il saluto dei Wandervögel, che attraverso l'uso della loro "cassettina della luce", la macchina fotografica, seppero far conoscere e imporre un preciso stile di vita”. Il libro di Winfried Mogge è corredato d’un cospicuo apparato iconografico

 

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3 gennaio 2013 4 03 /01 /gennaio /2013 13:58

Cap d'Agde. Oasi di Libertinaggio naturista. Sulle tracce di Houellebecq (Cap. 2°). La dimensione naturalistica e naturista

 

Il luogo è bellissimo, con splendidi scorci.

Ombrelloni e teli colorati a perdita d’occhio

La sabbia giallo chiara con puntinature nere, sottilissima, quasi polvere impalpabile.

Il mare aperto che si distende verso l’orizzonte, senza nessun ostacolo che arresti la fuga dello sguardo.

Enormi banchi di nuvole che si accumulano nel cielo danno solennità al luogo, trasformandolo in una cattedrale a cielo aperto e dandogli slancio orizzontale.

Altre nubi, al tramonto (il sole qui tramonta nell’entroterra) si accendono di mille colori, creando fughe prospettiche.

La superficie marina di un colore blu intenso nelle giornate di sole, marezzata di grigi e di blu con il vento, grigio-ferro sotto il cielo plumbeo.

Con il calare della marea ampie strisce di sabbia compatta di colore marrone vengono lasciate all’asciutto: il terreno ideale per camminare o per correre, mentre a volte in lievi avvallamenti della battigia ristagna dell'acqua che non è arrivata a defluire.

La sabbia sempre punteggiata delle conchiglie di grandi bivalvi, sputai dalla risacca, assieme ad altri piccoli detriti.

Alle spalle della larga striscia di sabbia rovente, accecante sotto il sole, si stende una fascia di piccole dune, su cui è cresciuta una fitta gariga, il movimento della sabbia trattenuto da palizzate che delimitano i pendii di ogni duna in rombi irregolari, trattenendoli da un'eccesso di mobilità.

Il vento soffia sovente, vigoroso: ed attenua la calura del sole nelle giornate più calde.

Cap d'Agde. Oasi di Libertinaggio naturista. Sulle tracce di Houellebecq (Cap. 2°). La dimensione naturalistica e naturistaTutto allude ad una bellezza selvaggia, per nulla guastata dagli enormi edifici ad anfiteatro di Heliopolis e Port Ambonne e da quelli - dai contorni più regolari e squadrati - di Port Nature che si ergono sulla destra dell'osservatore che se ne stia in piedi con lo sguardo rivolto verso il mare.

Al mattino presto decine e decine di podisti, di runner lenti, di fit-walker percorrono su e giù la battigia, da un’estremità all’altra del sito naturista.

Tutti nudi, ovviamente.

Correre ignudi: per quanto possa sembrare strano, è bellissimo, non c’è nessun impaccio, si ha una sensazione di grande libertà, si può nutrire l’idea di essere ancora all’alba della creazione e di poter sperimentare il mondo come ebbero modo di fare Adamo ed Eva, prima della caduta.

È sublime la sensazione del vento della corsa che lambisce il corpo e la pelle in ogni sua parte, insinuandosi tra le cosce; è sublime il delicato movimento delle palle e del pene che sobbalzano ad ogni passo, ma senza sgradevolezza. Chi non ha mai provato a farlo è portato a pensare che un simile movimento oscillatorio alla lunga possa essere scomodo e fastidioso: invece no, le sensazioni sono piacevoli, il cazzo e le palle, dolcemente accarezzati dall’aria, oscillano qua e là, ma in modo assolutamente naturale, riportando l’uomo civilizzato allo stato mentale del primitivo quando, intento nella caccia, si lanciava all’inseguimento della sua preda.

La zona naturista è del tutto separata dalla parte rimanente dell'immensa spiaggia di Cap d'Agde (che non è solo un sito naturista, ma anche centro vacanziero e di divertimenti) e la separazione assolutamente rigorosa viene determinata dal fiume canale invalicabile. Dal lato di Cap d'Agde, l'accesso al sito naturista è sorvegliato ed è a pagamento.
Dal lato opposto dove la spiaggia sta in continuità con quella di Marseillan, e dove si stendono uno di seguito all'altro altri capeggi (non naturisti), si può entrare liberamente nella spiaggia, ma non si può usufruire dei servizi, in quanto gli "abusivi" sono privi del braccialetto di plastica (di colore diverso ogni stagione) che viene dato ai paganti.
Ma ci sono sempre tanti portoghesi - più che altro curiosi, guardoni o persone morbosamente attratte dalla possibilità di fare sesso facile e promiscuo - in giro, anche se la loro presenza è limitata alla spiaggia: oltre non possono andare, perchè gli accessi alla cittadella naturista sono sempre presidiati da personale preposto.

Da un lato, dunque, si distende la spiaggia tessile e dall'altro quella naturista, con annessi e connessi.

 

Cap d'Agde. Oasi di Libertinaggio naturista. Sulle tracce di Houellebecq (Cap. 2°). La dimensione naturalistica e naturistaLa meraviglia del sito naturista è tuttavia il fatto che non sia soltanto una spiaggia, ma un luogo dove si vive da naturisti: avendo la possibiltà - condizioni meteo permettendo - di rinunciare del tutto all'uso degli abiti dalla mattina alla sera: alcuni si coprono soltanto la sera, quando l'aria si fa frizzantina, oppure quando si avverte un po' di umidità.

Ma per il resto, non ci sono limitazioni.
Nudi si va a fare la spesa.

Nudi si va al ristorante.

Nudi si va a prendere un caffé al bar oppure a fare un giro nelle numerose boutique, sparse tra Heliopolis, a Port Ambonne e a Port Nature.
Nudi ci rilassa davanti alla propria tenda o sotto la tettoia di tela del proprio camper, sorseggiando un bicchiere di vino o leggendo il giornale.

Nudi si va dal barbiere o dal parrucchiere: ricordo con meraviglia una volta che andai a farmi spuntare la barba e rimasi estasiato dal poter entrare del tutto nudo in una bottega di barbiere gestita da due ragazze che però - per quanto succintamente - erano vestite (non per pudore, ma per motivi igienici, in questo caso) e che mi curarono come in qualsiasi altra situazione di questo tipo; oppure quando, in una delle mie prime visite, mi ritrovai assieme alla mia accompagnatrice di quella volta ad entrare in una boutique di intimo femminile e di quanto ridemmo, quando ci rendemmo conto che non esisteva un camerino di prova: del resto a quale scopo, visto che si entrava nel piccolo negozio del tutto nudi e privi di orpelli e che ad accoglierti c'era una piacente commessa con indosso un grazioso negligée trasparente? 
Nel camping, poi, nelle zone dei servizi non vi è alcuna differenza per i bagni degli uomini e per quelli delle donne: del resto, che bisogno c'è di fare una differenziazione, visto che le necessità del riserbo e il senso del pudore sono del tutto abbattuti?
La prima volta che misi piede a Cap d'Agde, all'inizio, non volevo credere all'estensione e all'intensità possibile della pratica del naturismo e alle sue potenzialità.
Pagai il pedaggio per accedere all'area naturista e superai il cancello.
Parlavo con la mia compagna e commentavamo la bellezza e la tranquillità del posto (era ancora molto presto di mattina e sembrava che non si muovesse foglia).
E dicevamo tra noi: "Ora che siamo dentro la zona naturista, cosa facciamo? Ci leviamo sin da ora gli abiti che indossiamo e cominciamo questa nuova esperienza?"
Ma eravamo un po' esitanti: sotto sotto persisteva l'impressione di poter fare qualcosa di sconveniente, tanto sono forti i condizionamenti culturali ricevuti nel corso di un'intera vita passata a nascondere il proprio corpo.
Cap d'Agde. Oasi di Libertinaggio naturista. Sulle tracce di Houellebecq (Cap. 2°). La dimensione naturalistica e naturistaAd un certo punto, a rompere questa nostra incertezza, ecco arrivare verso di noi un anziano signore a cavallo di una vecchia bici consunta tutto nuovo, dotato di pene e palle cadenti, ma tuttavi adall'aspetto segaligno e vigoroso, che come fosse nulla ci ha superato, continuando a pedalare palcidamente.
Ci siamo guardati e con gli occhi ci siamo detti: Ah! Allora, se le cose stanno così...
E, in un lampo, senza aspettare un altro secondo ci siamo liberati di tutti gli abiti.
Quello che abbiamo provato è stata una sensazione esilarante di libertà e di benessere: potere avere la conoscenza di un posto, senza alcuna mediazione e senza alcun filtro, senza l'argine culturale degli abiti e con la possibilità di sperimentare qualcosa in modo totale, cinestesico e con tutta la superfice del corpo che diventa immediatamente un enorme - sensibilissimo - recettore di impressioni, a partire da quella banalissima - eppure di meravigliosa - di sentire la brezza accarezzare ogni parte del tuo corpo, per non parlare della consapevolezza di essere più schietti, senza nessun infingimento o mascheratura, solo con l'abito più bello e veritiero che si possa indossare e, cioè, la propria pelle.

03.01.2013

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2 gennaio 2013 3 02 /01 /gennaio /2013 09:56

Cap d'Agde. Oasi di Libertinaggio naturista. Sulle tracce di Houellebecq (Cap. 3°). Il sesso selvaggio e disinibito sulla parte di spiaggia riservata ai nudisti libertini

 

E con questo capitolo si entra nel vivo: è come scendere progressivamente dall'alto per osservare meglio in un viaggio che procede dal generale al dettaglio[i].

Nella parte centrale della spiaggia naturista, passata la parte dei “lidi” attrezzati e quella, prospiciente il camping, frequentata anche da unità familiari si apre per una lunghezza di oltre cinquecento metri lo scenario frequentato dai nudisti cochon, libidinosi e libertini. Poi, andando oltre dopo altri 500 metri si arriva al limitare della zona naturista e si giunge alla spiaggia di Marseillan, lungo la quale si trovano ubicati altri campeggi non naturisti.

In questo settore, a differenza dei segmenti di spiaggia più vicini agli enormi residence a mezzaluna (Heliopolis e Port Ambonne), e a quelli più squadrati di Port Nature, salta immediatamente all’occhio l’assenza di bambini.

La pratica del naturismo libertino esclude la presenza dei più piccini ed anche degli adolescenti.

La mancanza di quel naturale mix generazionale tipico dei luoghi di villeggiatura, è un elemento che crea un certo effetto di spaesamento straniante che si riduce non appena si torna indietro, camminando lungo la distesa di sabbia, verso Heliopolis, perché lì i bimbi tornano nuovamente ad essere normalmente rappresentati, con le tipiche scenette di giochi da spiaggia, pur nella dimensione naturista… come la ricerca delle conchiglie, la costruzione di castelli e dighe di sabbia, oppure l'attuale evoluzione del gioco dei tamburelli, mentre i giochi a palla sono interdetti perchè causerebbero troppo distrubo alla quiete dei bagnanti e dei sunbather.

Dove si concentrano invece i nudisti libidinosi, ciò che si vede all’inizio, avvicinandosi da lontano, è una distesa di corpi nudi, disposti fittamente su teli da bagno di mille colori, su materassini, su stuoie di paglie, parzialmente al riparo di una schiera di piccoli ombrelloni anch'essi multicolori

Single, coppie, comitive più o meno numerose.

Un autentico brulicare di corpi raccolti a formare una specie di sincizio, percorso da continui e serpeggianti movimenti: non essendoci più i colori dei costumi da bagno a individuare i limiti dei singoli corpi, ma soltanto quello  uniforme della pelle abbronzata, si ha la sensazione di essere di fronte ad una massa indistinta e compatta.

Molti, alla periferia di questo tappeto di corpi e carne, stazionano in piedi, prevalentemente uomini, muovendosi incessantemente da un punto all’altro di esso, scrutando con occhi vigili e febbrili alla ricerca di eventi eccitanti, oppure insinuandosi negli stretti passaggi lasciati aperti nel cuore del sincizio, stando attenti a non calpestare teli e corpi.

Molti di quelli distesi sono impegnati in attività “normali”: prendono il sole, leggono, chiacchierano, fumano una sigaretta, sono intenti in libagioni, mangiano o semplicemente se ne stanno a guardare molto tranquillamente ciò che accade; un gelataio spinge il suo carrettino preposto anche alla vendita di panini, caffè e bevande ghiacciate: ovviamente, anche lui nudo, in accordo con lo spirito del posto, ma con il marsupio per riporre i denari pendente sotto un ventre tondeggiante, marsupio e ventre più osceni del pene penzolante al disotto.

A metà circa di questo tratto di spiaggia, in una posizione lievemente preminente, un piccolo ristorante costruito in maniera spartana come un semplice padiglione sulle dune è meta di numerosi avventori che, muovendosi dal sincizio di corpi ed ombrelloni colorati, formano una discontinua processione, portando con sé solo un marsupio (o uno zainetto, borsa, sporta che sia) e un asciugamano da interporre “di rigore” (si potrebbe dire che questo accessorio fa parte del “protocollo” nudista) tra il proprio culo, annessi e connessi, e il sedile.

Cap d'Agde. Oasi di Libertinaggio naturista. Sulle tracce di Houellebecq (Cap. 3°). Il sesso selvaggio e disinibito sulla parte di spiaggia riservata ai nudisti libertiniLa sabbia è sempre rovente qui: ciabatte e sandali sono l’unico elemento di abbigliamento consentito. Primitivi sì, ma solo sino ad un certo punto: meglio preservarsi dalle ustioni sulla pianta dei piedi…

Davanti al padiglione che è su di una posizione rilevata tale da consentire un ampio sguardo circolare sulla distesa di sabbia con il suo rivestimento brulicante, vi è una impiantito di assi, affollato di tavoli e di ombrelloni multicolori e di supporti per grandi teli bianchi che assicurino riparo e frescura.
Il servizio ai tavoli è garantito da personale vestito normalmente, ma anche nel desinare tutti gli avventori mantengono la loro nudità.
Ed anche qui l’effetto di spaesamento è garantito.

Si mangia benissimo in questo ristorantino: una delle sue specialità è costituita da cozze cotte in un saporito brodetto lattiginoso (dal forte gusto di cipolla) che vengono servite in un’enorme zuppiera (e, in tempi successivi come rilevato da me personalmente nel corso degli anni, in grandi valve di tridacna), accompagnate da un’altrettanto abbondante porzione di patate fritte (il nome della pietanza è, nel suo insieme: moules frites)

La visita a questo ristorante rappresenta una pausa di relax rispetto alla inevitabile “contaminazione” indotta dalla frequentazione della spiaggia naturista cochon e delle sue continue movimentazioni.

La vista dal padiglione consente, in effetti, un salutare distanziamento dalla bolgia dei corpi, rendendo possibile planare a volo d’uccello sulla distesa di sabbia e sul brulichio delle molteplicità di parti anatomiche.
Attestarsi su di un vertice d’osservazione esterno facilita il flusso dei pensieri e delle riflessioni, per i quali vi è una sorta di preclusione quando la prossimità con i figuranti è eccessiva.

Poi, relativamente disintossicati e avendo elaborato qualche straccio di meta-riflessioni, si può nuovamente scendere nella mischia per accumulare altre osservazioni.

 

La vicinanza dei corpi e la totale nudità sembrano indurre una caduta dei limiti posti solitamente dal pudore e dalla decenza.

È d’obbligo non sorprendersi di nulla: te ne stai sdraiato a prendere il sole, magari ti addormenti e, quando ti risvegli, ti ritrovi i due che erano sdraiati accanto a te impegnati in un fervido 69.

Nella bailamme dei corpi passano quasi inosservate le carezze intime che molti si scambiano, carezze pudiche ed impudiche, ma più spesso impudiche, dirette ed esplicite: mani che sfiorano le fiche, mani che afferrano cazzi e li masturbano, bocche che spompinano.

Come a dire: Visto che siamo tutti nudi, non c’è alcun bisogno di tergiversare, andiamo subito al sodo!

All’insegna di tale considerazione vengono ostentati senza alcun timore di esser visti tutti quei gesti di intimità che, di solito, in un luogo pubblico, si compiono con qualche ritegno e con circospezione, appunto perché solitamente si ritiene che attengano alla sfera privata.
Ricordo che, una volta in una spiaggia del sud della Sicilia, con la mia compagna di allora, indotti dal caldo e dalla solitudine e dalla brezza che accarezzava i nostri corpi, iniziammo un'attività di petting che sfociò presto in un'intensa attività sessuale, ma c'era un certo disagio: continuamente, occorreva tenere d'occhio i tratti di spiaggia circostanti per essere certi che non arrivasse nessuno a tiro di sguardo.
Qua, invece, nessuna preoccupazione: ma è necessario che vi sia un capovolgimento delle regole dell'intimità. Nel senso che, in qualche misura, l'itimità deve diventare pubblica, ciò che di norma viene tenuto nascosto deve farsi esplicito: e tutto a condizone che ci sia una forte voglia esibizionistica e ciè di volersi mostrare "performanti" nell'intimità sessuale, sapendo che, immediatamente, si raccoglierà un folto pubblico.

Cap d'Agde. Oasi di Libertinaggio naturista. Sulle tracce di Houellebecq (Cap. 3°). Il sesso selvaggio e disinibito sulla parte di spiaggia riservata ai nudisti libertiniIn realtà, è come se i gesti dell’intimità ostentati pubblicati finissero di diventare “intimi” e inerenti ad una forma di complicità erotica tra due persone e assumessero esclusivamente – e prosaicamente – il rango di gesti meramente “sessuali”

Anzi, probabilmente, la consapevolezza di una tale libertà - per alcuni la libertà di toccarsi in modi sessualmente espliciti, per altri la libertà di guardare e  masturbarsi - abbia l’effetto di un potenziamento dell’eccitazione.

Bisogna sapere osservare dentro questa distesa di corpi nudi: se non si ha idea di ciò che è possibile trovare o avvistare, c’è il rischio che lo scandaglio dello sguardo plani su questa folla senza accorgersi di nulla.

Bisogna essere pronti a cogliere le diverse “scene” (o "teatrini"), le piccole performance, consumate lentamente e senza fretta, e attivate dall’esposizione al sole che sollecita torride fantasie “meridiane” che, quasi a corto circuito, possono incarnarsi in pratiche dirette ed esplicite.

Alla luce di tali aspetti, si comprende più facilmente cosa stiano a fare tutti quegli uomini in piedi ai margini della grande ammucchiata o in continuo movimento negli angusti spazi tra i corpi proni/supini: non v’è dubbio alcuno che vadano alla ricerca di materiale per il proprio voyeurismo. In questo senso sono dei veri e propri “scout” del sesso.

Sono allenatissimi e pronti a cogliere ciascun singolo evento e, di conseguenza, in branco, migrano velocemente da un punto all’altro, attivandosi non appena un “esploratore” abbia notato l’inizio di una performance “interessante”, vale a dire più esplicita o più "promettente" (in un senso che spiegherò in seguito).

In altri termini, è come se lo scenario creasse le premesse per un’eccitazione sessuale diffusa ed indifferenziata come quando si è di fronte ad un generico film soft-core: all’interno di questo scenario si attivano in modo policentrico ed asincrono performance sessuali esplicite che altro non sono che la riproduzione di scene analoghe viste e riviste negli hard-core (ci sarebbe da chiedersi se molti di questi performanti non siano prigionieri di un loop ricorsivo, che rimbalza di continuo dalla rappresentazione all’azione e viceversa).

Ma i performanti non hanno nessuna di quelle qualità estetiche che solitamente contraddistinguono i figuranti del porno: si è immersi in un clima di totale quotidianità.

Attorno ad alcuni dei performer più espliciti e decisamente esibizionisti, si formano densi capannelli di corpi nudi fittamente assiepati, vere e proprie ruote umane che gravitano attorno ad un fulcro di interesse che diventa anche un loro momentaneo centro di gravità: tutti guardano in religioso silenzio ciò che accade al centro e, nel far ciò, molti si manipolano il cazzo con ostentazione e compulsivamente, ma le erezioni che ottengono rimangono per lo più poco soddisfacenti e mosciarelle.

Forse, ad alcuni, una tale sovra-stimolazione sensoriale produce l’effetto contrario.

Alcuni si accosciano vicino ai corpi performanti e cominciano a menarselo: alcuni con calma e pacatezza altri con sfregamenti energici, altri ancora tentano dei toccamenti del corpo femminile, ottenendo in taluni casi il consenso a proseguire nelle advance come bene accetti ospiti: e sono queste le situazioni più "promettenti" di cui accennavo prima

La frustrazione, derivante da ostacoli e dinieghi posti al farsi avanti non provocano mai alcun tentativo di forzare la mano, né tentativi di esercitare una violenza.

Cap d'Agde. Oasi di Libertinaggio naturista. Sulle tracce di Houellebecq (Cap. 3°). Il sesso selvaggio e disinibito sulla parte di spiaggia riservata ai nudisti libertiniL’eventuale rifiuto viene accolto con fair play e civile accettazione. Rifiuto ed accettazione fanno parte entrambi dei codici di comportamento del luogo.
Soltanto ad alcuni è consentito di diventare partner attivi (per quanto attiene toccamenti, carezze, massaggi della fica offerta impudicamente agli osservatori), mentre, ai più, tocca di rimanere relegati al ruolo di voyer passivi.

Molti degli spettatori non desiderano altro. In qualche misura questo luogo è anche il paradiso dei guardoni: i guardoni/voyeur/scopofili qui non sono detestati, anzi - al contrario – rappresentano una sorta di valore aggiunto, un complemento indispensabile all’esibizione, all’ostentazione impudica della sessualità e ai numerosi teatrini istrionici della copula.

I “guardoni” passivi, non partecipanti, sono una controparte necessaria: la sessualità esibita ha la concreta necessità di un suo pubblico, non neutro, ma altamente eccitabile.

Inutile dire che i voyeur/masturbatori sono prevalentemente, se non esclusivamente, uomini: le donne in prevalenza si offrono nelle performance, come partner attive, anche se non mancano le coppie che amano guardare e, magari, mentre entrambi guardano, la donna afferra vogliosa il cazzo del suo uomo e lo masturba.

La caratteristica spiazzante che qui fa sfuggire il voyeur alle ordinarie catalogazioni è che il voyeur di oggi, domani sarà uno dei figuranti del sesso, in una continua riformattazione liquida di identità mutanti.

Poi, quando dai performanti che hanno dato vita a un loro teatrino viene raggiunto il climax, il gruppo di osservatori si disperde (non senza un applauso di apprezzamento) per dare luogo ad uno sciame di esploratori/sentinelle: ciascuno, individualmente, riprende la sua ricerca; di lì a poco, un altro raggruppamento si forma in un altro punto della spiaggia: un’altra scena, con altre modalità oppure con identiche coordinate, ma siccome il punto di vista di ciascun osservatore varia, è variabile anche la scena per quanto strutturalmente identica ad altre già prese in considerazione.

Ora sono tre donne tendenti all’obesità, ma di un’obesità tonica e stenica, super-abbronzate che si dedicano ad un partner sdraiato, succhiandogli a turno il cazzo, mentre lui sditalina un'altra donna che, seduta accanto, osserva la scena.

Cap d'Agde. Oasi di Libertinaggio naturista. Sulle tracce di Houellebecq (Cap. 3°). Il sesso selvaggio e disinibito sulla parte di spiaggia riservata ai nudisti libertiniOra sono due gay, uno dei quali sdraiato supino sulla schiena dell’altro incula il compagno, ma senza molti movimenti, semplicemente tenendogli piantato il cazzo nel buco del culo: ma i due gay nessuno li prende in considerazione. Paradossalmente possono accoppiarsi alla luce del sole, mentre l’attenzione di tutti gli astanti è polarizzata da altri eventi, etero e lesbo, che hanno luogo a breve distanza.

Ora è una coppia, in cui lei succhia il partner ma si ferma non appena si accorge di essere diventata a sua volta oggetto dell’attenzione pressante di uno dei voyeur che s’è abbandonato sulla sabbia a pochissima distanza dei due, manipolandosi con frenesia il cazzo.

Una funzione a parte esercitano quelli che potremmo definire le “sentinelle”.

Per buona parte del giorno alcuni uomini se ne stanno in acqua, in piedi, immersi, sino a circa metà coscia e da là scrutano avidamente ciò che accade. Intanto si manipolano il membro per averlo sempre ben turgido.
Sono alla ricerca di "eventi" acquatici, per così dire.

Non appena scorgono delle coppie o dei terzetti che, pure in acqua, intraprendono delle effusioni, si fanno sotto da tutte le parti, allungano le mani, toccano, palpano mammelle, offrono il loro cazzo per eventuali succhiamenti: a volte sono accettati, altre volte respinti e, in tal caso, fittamente assiepati, rimangono a far da contorno all’accoppiamento in atto, proseguendo nella loro masturbazione corale che può sfociare in eiaculazione collettiva, selvaggia e disinibita.


 

 


Note

[1] Da questo momento in avanti, il linguaggio per assicurare alcune descrizioni antropologiche e renderle vivide sarà necessariamente scurrile. Ho preferito adottare questa strategia linguistica, anziché attnermi ad un linguaggio più censurate, proprio per assicurare attraverso le parole quell’impatto visivo che si offre al visitatore alla sua prima esperienza del luogo.

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1 gennaio 2013 2 01 /01 /gennaio /2013 07:39

Cap d'Agde. Oasi di Libertinaggio naturista. Sulle tracce di Houellebecq (Cap. 4°). Le scorie di un giorno trascorso sotto l'impero dei demoni meridiani

Sull’imbrunire, quando il tratto di spiaggia riservato ai libertini si va svuotando dai bagnanti meno libidinosi (o di quelli che ne hanno già avuto abbastanza) che, alla spicciolata, si sono incamminati lungo la battigia in direzione del grande anfiteatro di Heliopolis, dando vita ad una multicolore processione, si formano dei corposi capannelli di ritardatari, non ancora sazi del doppio ruolo di performer/osservatori.

Allora, può capitare di scorgere da lontano il formarsi repentino di gruppi di trenta-quaranta persone raccolte in formazioni circolari,  i corpi a così stretto contatto che - ancora una volta - se ne trae l’impressione di vedere - nella distanza –  dei giganteschi sincizi o delle strutture ameboidi fluttuanti.

Ci si chiede, osservando queste scene nel loro insieme, cosa stia accadendo e, mossi dalla curiosità ci si muove in quella direzione.

Non è facile capire - di primo acchitto -, perché c’è un muro fitto di corpi assiepati. 
Tutti nudi, ovviamente.

Guadagnando terreno a fatica e allungando il collo per superare con lo sguardo la cortina di carne, natiche e schiene, si riesce a capire meglio: si tratta di un happening più tosto, decisamente.
Alcuni si infilano a carponi, strisciando tra le gambe degli astanti per poter sbirciare cosa accade nel mozzo della grande ruota umana.

Al centro di ogni capannello c’è un piccolo spazio vuoto.

In uno ci sta una donna, che se ne sta in ginocchio con un’espressione rapita e gli occhi chiusi, manipolando con energia tutti i cazzi eretti che riesce ad acchiappare. Li acchiappa e li masturba, veloce ed efficiente, a tratti li succhia anche, portandoli rapidamente al climax con uno schizzo finale che, ogni volta, asperge il suo corpo e il suo volto. Lo sperma le cola addosso sul volto, sulle mammelle, sull’addome.

Gli uomini in prima fila, man mano che si svuotano, si fanno da parte, lasciando spazio a quelli che premono da dietro; non c’è ressa, non c’è calca, ma solo paziente attesa del proprio turno.
All'esterno del sincizio ci sono anche delle coppie che si eccitano guardando e non è raro che la donna, rapita, scivoli in ginocchio per cominciare a succhiare il membro del suo compagno o che accetti le advance di chi le sta accanto e che tenta di coinvolgerla ad un più intimo contatto , carezzandole il seno o toccandole le natiche.

Cap d'Agde. Oasi di Libertinaggio naturista. Sulle tracce di Houellebecq (Cap. 4°). Le scorie di un giorno trascorso sotto l'impero dei demoni meridianiÈ quasi religioso il silenzio con cui l’intera situazione va avanti: nessuno proferisce parola.

Una sorta di surreale catena di montaggio…

E la cosa va avanti sino a che la giovane donna al centro delle attenzioni e dispensatrice di piacere si rimette in piedi, un po’ traballante, un po’ stordita e, ringraziando tutti, si fa strada nella calca, dirigendosi con le sue nudità colanti sperma verso il mare per immergersi e compiere dei lavacri.  

Al centro di un altro dei capannelli, invece, ci sta una donna in piedi, fronteggiata da un uomo anch’esso nudo, il suo partner probabilmente

La donna afferra i cazzi e li masturba. Stessa modalità di prima: qualcuno in prima fila, di tanto in tanto, la tocca, le infila le dita nella vagina, le titilla il clitoride. Il partner sembra avere una funzione di “guardiano”, “custode”, o anche di “supervisore”: se è il caso, disapprova sulla base di un suo personale, indecifrabile, criterio e con un cenno fa capire che non è il caso di proseguire. E immediatamente il “toccatore” recede, accontentandosi della posizione che ha conquistato nella prima fila per accedere al privilegio della dionisiaca masturbazione. Quando il “guardiano” identifica un manipolatore di suo gradimento lo lascia fare. La donna manipolata sempre più a fondo comincia a tremare  e ad ansimare, finché non esplode in un orgasmo che sembra interminabile e che la rende tremante ed incerta sulle gambe; ma, per tutta la durata del suo orgasmo, continua a manipolare i cazzi che esplodono in solenni sborrate sulle sue cosce e sul suo ventre. Quando le ondate esplosive dell’orgasmo si placano, anche questa donna, ringraziando (Merci, Merci!) si divincola e uscendo dal cerchio degli ignudi, va a tuffarsi in mare.

Queste situazioni sembrano appartenere al genere gang bang[1], uno stile gang bang spontaneo e ruspante, anche se limitate alla masturbazione e alla fellatio, con qualche estensione al genere bukkake, ma è incredibile e strano vederle accadere: l’effetto è straniante, come vedere trasposta nella realtà la sequenza di un film porno-hard di genere. C’è da chiedersi quanto l’esposizione ai film a luci rosse, in internet o nei DVD per visione domestica non abbia plasmato l’immaginario dei performanti, spingendoli a riprodurre nella realtà ciò che hanno più volte visto  nello schermo del televisore di casa o nel monitor del PC.

Cap d'Agde. Oasi di Libertinaggio naturista. Sulle tracce di Houellebecq (Cap. 4°). Le scorie di un giorno trascorso sotto l'impero dei demoni meridianiUn po’ discosto, vicino al limitare della macchia mediterranea, ci sono due tipi strani, un uomo e una donna, perciati e un po’ punk, circondati da un branco di maschi dall’aspetto maghrebino: quest’ultimi e il partner maschile della coppia parlamentano e parlano fitto: sembra che vogliano convincerlo a fare sesso mentre loro stanno a guardare.

Stanno a lungo a confabulare finché i due iniziano degli approcci sotto l’occhio attento dei maschi che si fanno stretti e iniziano a masturbarsi. Il tipo della coppia, quando gli approcci con la sua donna si fanno più decisi,  inala una fiala di popper per accrescere il livello di eccitazione e la potenza del climax.

In generale, si può dire che l’eccitazione e l’atmosfera elettrica che pervadono il popolo della spiaggia durante le ore del giorno si spiegano sia per via della continua esposizione a scene di sesso estemporaneo che si possono osservare a macchia di leopardo in qualsiasi momento, ma sempre più frequentemente man mano che il giorno va avanti (un’esposizione che sconfina insensibilmente nella sovra-esposizione), sia per il fatto che, man mano,  si fanno incontenibili e debordanti - in alcuni - l’attesa (e il desiderio) di poter essere coinvolti in scene di sesso di gruppo.
E’ così che,  verso sera, appunto si possono osservare questi teatrini più spinte, proprio perché rimangono ad indugiare le persone più disponibili in questo senso: una sorta di distillato della libidine dell’intera giornata di sole e sesso, il risultato dell'implacabile azione dei demoni meridiani.

 

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Note

Cap d'Agde. Oasi di Libertinaggio naturista. Sulle tracce di Houellebecq (Cap. 4°). Le scorie di un giorno trascorso sotto l'impero dei demoni meridiani[1] Il termine gang bang si usa per designare una pratica sessuale con rapporti uno-molti in cui il soggetto protagonista è al centro dell'attenzione di tutti i partecipanti (ma è nello stesso tempo utilizzato per indicare un "genere" della filmografia porno). La tipologia più consueta di gang bang è quella che vede come protagonista una donna e, come partecipanti, un numero variabile di maschi, i quali si alternano nella penetrazione, oppure si rendono protagonisti di penetrazioni multiple o di altre attività sessuali, come ad esempio il sesso orale, la masturbazione o il bukkake. Vi sono anche gang bang attuate fra sole donne, con tendenze al lesbismo o alla bisessualità. Infine, ma più raramente, si svolgono gang bang che hanno come protagonista un unico soggetto maschile o due al massimo, nella funzione di co-protagonisti, e attorno una moltitudine di donne: in questo caso si parla di reverse gang bang (per esempio, alcuni dei film realizzati da Rocco Siffredi sviluppano specificatamente questo aspetto) ovvero - detto in Italiano - di gang bang inversa. Queste forme di sessualità praticate in gruppo, che hanno avuto un'ampia rappresentazione pornografica in immagini e video, ora sono anche stati prodotti da registi italiani (anche se non in Italia: vedi l'esempio citato sopra di Rocco Siffredi) e commercializzate (prima in VHS, ora in DVD) soprattutto nei sexy shop (o attraverso la vendita per corrispondenza da parte di rivenditori/distributori specializzati, come ad esempio la Preziosa Video).
Le origini delle pratiche sessuali legate alla gang bang si perdono nel tempo; un riferimento suggestivo può essere fatto alle orge rituali, tipiche di antichi culti (ad es. i cortei bacchici o le feste in onore di Dioniso), nonché a particolari figure femminili la cui caratteristica sarebbe stata quella di dedicarsi al sesso in maniera particolarmente lasciva e voluttuosa. Si ricordano, ad esempio, nella Roma classica, le maratone sessuali, vere o presunte, dell'imperatrice Messalina (le cui gesta erotiche sono raccontate in uno splendido - ed eccitante - romanzo di Lasse Braun; Lady Caligola) che - secondo alcune fonti - avrebbe avuto rapporti sessuali persino con 25 uomini in un solo giorno. Nel Cinquecento era invalsa e richiestissima, tra le cortigiane, l'usanza del cosiddetto Trentuno, denominazione probabilmente riferentesi ai 31 giorni del mese concentrati in una sola giornata, che consisteva nel farsi possedere da trentuno uomini consecutivamente, come racconta Lorenzo Veniero nel poemetto La Zaffetta, celebrando le arti della cortigiana veneziana Angiola Zaffa.

 

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31 dicembre 2012 1 31 /12 /dicembre /2012 07:58

Sulle tracce di Houellebecq (Cap. 5°). Lo sguardo degli scopatori

 

(5° capitolo) Una riflessione specifica occorre dedicarla a quello che io chiamerei lo “sguardo” degli scopatori di Cap d’Agde, poiché qui lo sguardo assume delle valenze particolari.

Quando ci sono sulla spiaggia teatrini di sesso multiplo con gente che via via si aggiunge, inserendosi in una situazione sessuale già avviata (come ad esempio quella di una donna che succhia il cazzo al suo uomo, oppure di due che si mettono a scopare, frequentemente la donna sopra nella classica posizione "spegni-candela"), e che si attiva sessualmente, gli sguardi degli scopatori uomini assumono delle specifiche peculiarità: si fanno freddi, di ghiaccio, taglienti.

Frequentemente è uno sguardo intento ad esplorare circolarmente il mondo attorno: uno sguardo un po' rapace, che plana circolarmente sulla folla degli astanti che, a loro volta guardano o di altri scopatori.
Ho avuto la sensazioni più di una volta che in questi sguardi mancasse qualcosa di essenziale: forse il sentimento o forse anche l'emozione.
E' come se prevalesse una dimensione di sesso performativo, con in più la tendenza a guardarsi attorno con un movimento di esplorazione dello spazio circostante di tipo circolare.

Uno sguardo che gira da una persona all'altra, come una lama che esplora.

Poi c’è lo sguardo intenso e febbricitante delle persone che sono escluse dal gioco sessuale in corso, come partner attivi, ma che sono inclusi come guardoni con piena licenza di eccitazione e che fanno pienamente parte del gioco con una legittima funzione complementare.

Ho notato che le persone che guardano (e dalle diverse scenette di sesso ne sono attirate – e catturate - a decine e decine, come mosche dalla carta moschicida) non sono dei semplici guardoni (voyeur o scopofili, per usare una terminologia da manuale) nel senso classico del termine: sono piuttosto delle persone che vorrebbero partecipare attivamente, ma non ne hanno ancora avuto l'opportunità.

Da qui l’intensità febbrile dello sguardo: c’èil godimento derivante dal guardare, ma intanto c’è la ricerca di situazioni in cui si apra la possibilità di partecipare attivamente, di inserirsi.

Diciamo pure che alcune categorie precostituite delle cosiddette parafilie vengono ad essere sovvertite: o, meglio, più  semplicemente non possono essere applicate.

Nei giorni successivi potrà capitare di osservare che una di quelle persone che prima è stata soltanto a guardare, magari smenandosi l'uccello, si ritrova a diventare sessualmente attiva perché è stata accettata all'interno di una nuova interazione sessuale, agita da altri partner.

Quello che si osserva è una sorta di rotazione continua con un'intercambiabilità fluida dei ruoli

Per esempio, uno che è stato accettato per inserirsi in un gioco di coppia tra due Italiani e che il giorno successivo era impegnato in un gioco a tre acquatico, in cui lui penetrava da dietro una tizia che intanto succhiava il cazzo al suo compagno, questo stesso - si chiama Sebastian, una specie di folletto della spiaggia di Cap d'Agde sempre addentro in varie situazioni e con l emani in pasta, si fa per dire - il giorno successivo era in prima a fila a guardare un'interazione di sesso tra due coppie formate da giovani tedeschi, in cui una coppia scopava, lei messa alla pecorina, mentre gli altri due erano intenti in una situazione di sesso orale (lei in ginocchio che succhiava l'uccello al partner).

Così, c'è una piena intercambiabilità dei ruoli.

Sulle tracce di Houellebecq (Cap. 5°). Lo sguardo degli scopatoriI classici guardoni - i voyeur o scopofili che traggono esclusivamente piacere ed eccitazione  dal guardare - sono appena una minoranza: tutti gli altri sono dei single che aspettano l'occasione per poter entrare a far parte di un''ammucchiata, transitando così dal ruolo di spettatori a quello di performanti (e si badi che ciascuna categoria è complementare ed essenziale all'altra: qui, a Cap d'Agde, il sesso non può mai essere disgiunto dalla consapevolezza dello sguardo dell'Altro).

Gli spettatori qualche volta riusciranno nel loro intento. Del resto, il guardare è anche importante ai fini dell'apprendimento di un codice di comportamento di Cap d'Agde, come anche dei privé[i] (nota sui codici di comportamento che vigono all'interno dei privé).

Con il semplice guardare si va a scuola e si apprendono regole di comportamento, poi una volta appresi i codici fondamentali, basta essere intraprendenti e sfrontati, considerando che qui le regole delle comuni interazioni del vivere quotidiano nella relazione con l’Altro sono destituite di ogni valore, come – del pari – è bandita qualsiasi situazione che abbia attinenza con il sentimento e la passione.

Questa – se cc’è – rimane confina alla privatezza del rapporto di coppia, anche all’interno delle cosiddette coppie trasgressive”.

Le tecniche di aggancio ed infiltrazione sono molteplici: ci si avvicina, ci si mette in prima fila, magari per attuare una maggiore prossimità con chi fa già sesso ci si accovaccia sulla sabbia (facendo in modo da avere sempre il cazzo pronto), si scambiano quattro parole con la coppia che ha avuto un'interazione, cogliendola in un suo momento di pausa, ma anche frasi allusive e scherzi verbali salaci possono servire, e magari ci si lancia in proposte esplicite.

Ma ciò che più conta è il linguaggio del corpo: ci si avvicina, si tentano dei toccamenti, in parti sensibili alla lei della situazione (quei contatti che, in una graduzione del raggiungimento dell’intimità sessuale nella vita “normale” rappresentano la metà ultima da varcare, prima del rapporto sessuale vero e proprio) e, se questi approcci non sono rifiutati,  ci si può spingere ad azioni ancora più esplicitamente sessuali ed elaborate, come toccare il seno della donna, baciarle e succhiarle i capezzoli, toccarle ld gandi labbra o spingere il dito ancora più dentro e, infine, succhiare la fica della donna mentre lei succhia il cazzo del compagno o iniziare a sditalinarla.

Dopodiché si entra facilmente in tutte le fasi ulteriori dell'interazione.

Quando ciò accade, e il neo-partner si addentra nell'interazione sessuale, assume lo sguardo freddo e glaciale di cui si parlava prima.

C'è qualcosa che fa pensare che si tratti di una modalità di interazione sessuale senz'anima.

In altri termini, se da un lato si riscontrano l'eccitazione dei sensi e il senso primitivo della conquista, dall’altro manca del tutto quell'addolcimento della gentilezza degli affetti e delle emozioni.

Siamo al livello primordiale della sessualità, per alcuni versi.




Note

Sulle tracce di Houellebecq (Cap. 5°). Lo sguardo degli scopatori[1] Nella frequentazione dei Privé all’interno dei quali si pratichi il sesso promiscuo e lo scambio di coppia sono suggerite alcune regole di comportamento-base. Facendo un giro nella rete se ne possono reperire diversi esempi che tuttavia sembrano tutte un copycat di una comune matrice.

Quelle che seguono sono prese dal sito web di un privé (New Harmony Privé: http://www.armonyclub.net/index.php/it/il-club/comportamento-nel-club.html).

Amiche ed amici, benvenuti nel regno del sesso libero e non mercenario. Vi proponiamo un decalogo di comportamento per coppie e single:

1. Il Club Privé non è un bordello ma un luogo di incontro per coppie e singoli che desiderano fare sesso di gruppo o desiderano scambiarsi i relativi partner.

2. Lo scambismo è un gioco di sesso sganciato dai sentimenti pertanto non è il caso né di corteggiare né di innamorarsi, in un Club.

3. Nel Club tutto è possibile, ma nulla è obbligatorio: quindi nessuno è autorizzato a chiedere a coppie o a single prestazioni sessuali.

4. Nel Club si accede solo se socio non si può imporre la propria presenza se questa non è gradita alla presidenza del Club.

5. Un abbigliamento decoroso per l'uomo, raffinato ma intrigante per la donna costituisce un ottimo biglietto da visita.

6. Riservatezza, discrezione, rispetto per la donna e buona educazione sono la premesse per stabilire un amichevole rapporto con gli altri.

7. Un Club non è né un night né un albergo a ore. le signore non vanno invitate ad appartarsi né sollecitate a fare sesso tanto meno in assenza del partner, che, invece, è sempre presente - a meno che decida di non esserlo - e partecipe.

8. Un single, interessato ad una socia, deve sapere che l'approccio è comunque con la coppia.
9. Prima di "agire", guardarsi intorno ballare, fare amicizia: respirare l'atmosfera del Club.
10. Né una coppia, né un single devono essere timidi la discoteca è il posto migliore per abbordarsi. Reciprocamente ci si può avvicinare tentando sfioramenti e carezze. Un rifiuto non sarà mai scortese, ma evidenziato da un discreto gesto.

 

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Come sono arrivato qui

DSC04695.jpegQuesta pagina è la nuova casa di due blog che alimentavo separatamente. E che erano rispettivamente: Frammenti. Appunti e pensieri sparsi da un diario di bordo e Pensieri sparsi. Riflessioni su temi vari, racconti e piccoli testi senza pretese.

Era diventato davvero troppo dispendioso in termini di tempi richiesti alimentarli entrambi, anche perchè nati per caso, mentre armeggiavo - ancora alle prime armi - per creare un blog, me li ero ritrovati ambedue, benchè la mia idea originaria fosse stata quella di averne uno solo. Infatti, non a caso, le loro intestazioni erano abbastanza simili: creatone uno - non ricordo quale dei due per primo - lo ho "perso" (per quanto strano ciò possa sembrare) e mi diedi alacremente da fare per ricrearne uno nuovo. Qualche tempo - nel frattempo ero divenuto più bravino - il blog perso me lo ritrovai).

Ohibò! - dissi a me stesso - E ora cosa ne faccio?

La risposta più logica sarebbe stata: Disattiviamolo!. E invece...

Mi dissi: li tengo tutti e due. E così feci. E' stato bello finchè è durato...

Ma giocare su due tavoli - e sempre con la stessa effcienza - è molto complicato, ancora di più quando i tavoli diventano tre e poi quattro e via discorrendo....

Con overblog ho trovato una "casa" che mi sembra sicuramente più soddisfacente e così, dopo molte esitazioni, mi sono deciso a fare il grande passo del trasloco, non senza un certo dispiacere, perchè il cambiamento induce sempre un po' di malinconia e qualche nostalgia.

E quindi ora eccomi qua.

E quello che ho fatto - ciò mi consola molto - rimane là e chiunque se ha la curiosità può andare a dargli un'occhiata.

 

Seguendo il link potete leggere il mio curriculum.

 

 


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