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9 luglio 2022 6 09 /07 /luglio /2022 07:36
Magnolie di notte (Foto di Maurizio Crispi)

Rapidi ed effimeri fulgori di luce
si alternano ad ampi viali d'ombra
Si crede di essere nella luce,
si gode del suo calore
e il cuore si riscalda
Poi, all'improvviso,
senza nessuna ragione
se non il tiro di dadi di un dio ottuso
ci si ritrova a brancolare nel buio e nel freddo

 

Il vento fuori soffia incessante
e spazza via la cappa di calore intollerabile
Il suo soffio fresco è una benedizione

 

Il cielo si illumina ad est d'un vago chiarore

Ma forse oggi il sole non sorgerà di nuovo

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7 luglio 2022 4 07 /07 /luglio /2022 09:40
A tu per tu con me stesso (foto Maurizio Crispi)

Sono impegnato a seguire come fotografo accreditato un evento podistico, forse una maratona, forse a Parigi
Per realizzare le migliori foto devo tenermi in contatto con la testa della gara
Vado incontro a vicissitudini avventurose
Spesso perdo di vista il mio obiettivo principale
Devo superare ostacoli inauditi, vengo risucchiato indietro, devo recuperare il tempo perduto, affannarmi
C’è perfino un funerale a cui mi ritrovo a partecipare
E poi mi ritrovo nel bel mezzo di un mesto assembramento attorno ad una donna molto ammalata di un morbo che l’ha fatta raggrinzire nel volto e nel corpo, rendendola del tutto irriconoscibile.Ed è anche impossibile dire se sia ancora giovane o se sia anziana o vecchia
Amici e parenti raccolti attorno a lei sono preda di mestizia e sconsolato dolore, molto più intensi di coloro che si trovavano a seguire il funerale
E ci sono anche delle lamentatrici professioniste che, reclutate per la bisogna, intonano alti lai
Io non so come reagire davanti a simile spettacolo, combattuto tra mestizia e orrore/repulsione
Poi mi allontano anche da questo assembramento e riprendo il mio cammino, ritrovandomi a dover superare degli ostacoli, tipici da Parco avventura e inusuali per una semplice maratona
Da fotografo-gonzo anche io devo tuffarmi e scivolare a vertiginosa velocità sospeso ad un cavo d’acciaio, ma in fase d’atterraggio perdo la presa e vado a sbattere malamente
Per l’ennesima volta perdo la testa della corsa e devo recuperare il terreno perduto. Acciuffo una moto di grossa cilindrata a portata di mano e mi lancio a velocità folle per le vie di Parigi
Auto sfrecciano accanto a me
Altre mi vengono incontro e le devo scansare
Finalmente ritrovo l’accesso al circuito di gara, ma qui é tutto transennato
Come fare? Un addetto alla sicurezza mi dice che andare al di là delle transenne é sufficiente che io mostri il mio pass di fotografo accreditato
Ah già! Che stupido! Nella foga mi ero dimenticato di averne uno
Guardo bene e c’è l’ho appeso al collo
Supero così la transenna e mi avvio
Forse ce la farò a fotografare la testa della corsa e poi anche gli arrivi dei primi con le braccia alzate al cielo!

 

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6 luglio 2022 3 06 /07 /luglio /2022 17:58

Ancora un mio testo onirico, risalente al 2021, pubblicato inizialmente su Facenook e rimasto sepolto su questo blog, dietro le quinte, in forma di bozza, Eccolo.

selfie (foto di Maurizio Crispi)

(9 settembre 2021) Ho sognato che facevo un viaggio con una compagnia di sciamannati.
Eravamo stati all’estero, forse in un lontano stato insulare dell’Unione e avevamo portato con noi le auto.
Al momento del rientro la compagnia si era riunita per procedere all’imbarco delle auto. Ognuno di noi doveva esibire la documentazione sanitaria, certificati vaccinali e green pass.
All’arrivo, dopo un viaggio turbolento in nave, durante il quale i miei sodali si erano dati ai bagordi, approdiamo al porto di Palermo.
Le auto escono dal ventre della nave e si forma subito una lunga coda perché le certicazioni sanitarie devono essere controllate una per una.
Io sono da solo alla guida dell’auto.
Gli altri li ho persi di vista.
Alcuni si sono fermati a quello che sembra un free shop e hanno comprato l’inimmaginabile, compresi gli espositori delle merci.
Si va avanti a fatica, ancora più lenti che un ragionevole passo d’uomo.
Improvvisamente, mi rendo conto di non avere più con me la certificazione sanitaria, richiesta per superare i controlli.
Panico totale.
Mi levo dalla colonna di auto per poter frugare nei miei bagagli.
Nulla.
Arriva un’agente di frontiera che viene subito assalita da molti altri, pure essi privi di documenti e tempestata di domande ansiose
A nessuno di loro viene data una risposta utile.
Mi faccio strada nella calca e anch’io pongo la mia domanda: “Ho dimenticato le mie certificazioni sanitarie al porto di partenza! Come devo fare per rientrare? Io sono in buona salute e ho fatto tutte le vaccinazioni richieste!”.
La guardia mi guarda, muta come una sfinge.
Rimango sconsolato al bordo della strada, torcendomi i polsi come un personaggio di un romanzo dell'Ottocento, tirandomi la barba e strappandomi le sopracciglia, ma so che non c’è niente da fare.
Penso - con un senso di claustrofobia - che dovrò sottopormi alla quarantena oppure che verrò rimandato indietro, al porto di partenza, per recuperare le certificazioni smarrite.
Sconforto, disperazione e poi rassegnazione.
Intanto, il traffico incolonnato a poco a poco defluisce.
I miei amici, presi dall’euforia del rientro e dal'orgia degli acquisti, sono tutti scomparsi.
Nessuna solidarietà da parte loro. Non si sono preoccupati di lasciarmi indietro. Anzi, non sono nemmeno stato nei loro pensieri.
Ma ho modo di notare che la via diretta in città si è ora svuotata del tutto.
Mi decido: farò un tentativo.
Salgo in auto, accendo il motore e parto, con il cuore in gola.
Vado avanti… con un filo di speranza.
E mi rendo conto che il posto di blocco per il controllo dei documenti non è più presidiato!
Le transenne sono state rimosse.
E VIAAAA!

Entro nella mia città da clandestino, per una volta sperimentando l'ebbrezza (ma anche l'inquietudine) di essere un sans-papier!

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6 luglio 2022 3 06 /07 /luglio /2022 09:15
Piccola avventura di viaggio (foto di Maurizio Crispi)

Sono partito da casa alle 18.00 circa nel pieno sole del pomeriggio estivo
Con la bici che dovevo portare sino alla casa di Via del Pesco a Cardillo dove si sono trasferiti a stare mia moglie e mio figlio Gabriel: avevo pensato di farmi accompagnare al ritorno, oppure - in alternativa - di prendere il treno che collega Palermo con l'aereoporto e che fa sosta proprio dietro casa loro
Ho percorso tutta la strada sotto il sole, pedalando e sgobbando
Sono arrivato e loro non c'erano
Non avevo portato con me le chiavi, confidando sul fatto che fossero a casa
Ho parlato con la nonna della compagna di scuola di Gabriel che abita nello stesso condominio
Gentilmente mi ha aperto il portone e così ho potuto riporre la bici all'interno, davanti all'ingresso dello scantinato
Quindi, sempre nella calura, mi sono diretto alla stazione Trenitalia Palermo Cardillo per apprendere che il prossimo treno in direzione di Palermo Notarbartolosarebbe passato alle 19.17. Ed erano ancora le 18.35Si prospettava una lunga attesa.
Nel frattempo, ho provato a fare il biglietto alla macchinetta distributrice, ma non ci sono riuscito: delle due una, o la macchina era malfunzionante, oppure ero io a sbagliare la procedura. Malgrado i miei tentativi, nel momento in cui avrei dovuto pagare (provavo ad inserire le monete) non riuscivo a farlo. Mistero!
Impossibile indugiare lì
Sì, c'erano delle accoglienti panchine, ma quelle sul binario dove avrei dovuto attendere erano in pieno sole
No, non era possibile!
La pregustata attesa, seduto in panchina, a leggere, non era affatto realizzabile

Quindi, me ne sono andato: ero assetato e desideravo qualcosa di fresco
Mi sono incamminato verso il Bar Gardenia, storico, sulla strada principale - tuttora Statale - per Trapani, anche se affogata nelle case e negli agglomerati residenziali
Mi sono concesso un bel gelato dissetante: una coppetta mista anguria e limone (costo: €2,50)
Me la sono goduta tutta
Quindi mi sono riavviato verso la stazione
Qui sono riuscito a fare il biglietto: ma non ho potuto pagare con la moneta, ho dovuto per forza usare il bancomat, per pagare l'obolo richiesto (€1,70)
Mi ha aiutato  in questa bisogna una ragazza dal forte accento agrigentino, che era per tutto il tempo con l'orecchio incollato al telefonino e che era reduce dall'aver partecipato ad un concorso nazionale per l'assunzione di impiegati ministeriali, da quanto ho capito carpendo il contenuto della sua conversazione
Nell'attesa dell'ultima manciata di minuti prima del passaggio del treno proveniente da Punta Raisi mi sono potuto accomodare sulla panchina, finalmente in ombra e sono riuscito anche ad aprire un libro che avevo nel mio zainetto e leggerne alcune pagine.
Il treno è arrivato puntuale come un orologio... mi ci sono imbarcato e in 12 minuti come promesso dal tabellone sono sceso alla Stazione Notarbartolo, da dove in cinque minuti a piedi ero a casa.
E' stata una piccola avventura di viaggio, con tutti i suoi imprevisti e con le soluzioni da adottare. Mi ha rinfrancato: nel senso che, siccome negli ultimi anni, ho poco viaggiato, mi ha dato l'ebbrezza di farmi sentire - anche se soltanto per un paio d'ore - "on the road"
Il bello - nei viaggi - è proprio questa cosa qui: riuscire a sfruttare in modo creativo i contrattempi e i tempi morti, facendoli diventare qualcosa di vivo

Una piccola avventura di viaggio… nella calura
Una piccola avventura di viaggio… nella calura
Una piccola avventura di viaggio… nella calura
Una piccola avventura di viaggio… nella calura
Una piccola avventura di viaggio… nella calura
Una piccola avventura di viaggio… nella calura
Una piccola avventura di viaggio… nella calura
Una piccola avventura di viaggio… nella calura
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4 luglio 2022 1 04 /07 /luglio /2022 09:01
Notte d'estate (foto di Maurizio Crispi)

La notte d'estate è densa
con i suoi richiami misteriosi
e le sue ombre,
ma i cani sono vigili
Quando avvertono suoni e rumori
(ma anche odori)
scattano sull'attenti
con i loro latrati vivaci ed impetuosi
e pattugliano il terreno
sino ai suoi confini più remoti
La notte d'estate è una coltre calda
in cui si intrecciano gli aromi della terra e dell'erba secca,
surriscaldate dal sole,
e quello più sottile dell'umido delle conche,
innaffiate all'imbrunire,
per abbeverare i giovani virgulti assetati

 

Mi muovo nella notte
con i sensi all'erta,
insonne
E poi, crollo addormentato,
sul divano
con il libro aperto sulla faccia
Sogno d'essere in un paese lontano
ma ci sono contrattempi
e il mio viaggio non riesce a decollare
Ci sono cose che ho dimenticato di prendere con me,
altre che non ho fatto prima di congedarmi,
persone care che non ho salutato,
e avrei dovuto
Tormentato dal senso di colpa
per mancanze e dimenticanze
rimango fermo, immobile,
in attesa,

o forse come in bilico su di una soglia
che non riesco a superare

 

Aspettando che arrivi qualcuno
capace di sciogliere il dilemma

 

Give me shelter (selfie di Maurizio Crispi)

 

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4 luglio 2022 1 04 /07 /luglio /2022 08:43

Anche in questo caso, quello che leggerete di seguito, è uno scritto di circa un anno fa. Fu pubblicato il 4 luglio 2021 nel mio profilo Facebook e, quindi, inserito come bozza su questo blog in attesa di pubblicazione. Assorbito da altre cose mi son dimenticato di pubblicarlo sino ad oggi, quando in corrispondenza del 4 luglio 2022, Facebook non lo ha fatto riemergere come "ricordo" (memory).
E, dunque, eccolo qua! Benedetto algoritmo di FB!

Sogni e catastrofi

Cammino per una via
e scorgo, seduto al tavolo di un bar, all'aperto,
il mio amico di vecchia data e compagno di scuola da sempre,
Augusto
E' in compagnia d'uno psicologo,
anche lui una mia vecchia conoscenza,
ma degli anni lavorativi,
una presenza grifagna ed inquietante
Costui è da anni che non lo vedo,
con mio beneficio, devo dire
Vorrei evitare l'incontro, ma lui mi scorge incedere
e già si alza dalla sedia per salutarmi,
sempre con quella sua aria gufeggiante e un po' da menagramo
Augusto, invece, rimane seduto
Saluto obtorto collo anche il Grifagno,
ma la mia attenzione si rivolge all'Augusto
Mi chiedo cosa ci faccia lui
in una simile, improbabile, compagnia
Parliamo del più meno
mi dico stupito di averlo incontrato,
non pensavo che sarebbe tornato a Palermo a breve tempo
Lo invito a pranzare da me,
sempre che non debba ripartire subito
Lui accetta con entusiasmo ed io son contento
Siamo a casa mia e dovremmo appunto desinare
con pietanze che sono già pronte,
provvidenziali, ma il tavolo è mobile:
non riusciamo a trovargli un'adeguata collocazione
che renda confortevole il nostro pasto
Il desco rimane sempre tutto sbilenco ed asimmetrico
rispetto alle linee della stanza,
(odio le asimmetrie negli arredi
vorrei vedere solo linee dritte,
tendo ad applicare sempre dei correttivi
le linee sbilenche, in genere, mi danno fastidio
come quando mi ritrovo a guardare una foto
in cui la linea dell'orizzonte sia inclinata)
Anche se a fatica, io e il mio amico Augusto
riusciamo a pranzare, comunque
e a fare un po' di conversazione

 

Poi la scena si sposta in una scuola d'infanzia
In un locale ampio e luminoso,
ci sono i bimbi, le animatrici e le maestre,
molto movimento e tanto colore,
luce ed aria che entrano a fiotti da ampi finestroni
e che, allietati come sono dalla colonna sonora
di grida gioiose e di risate,
danno un senso di libertà
Fuori si intravede un paesaggio selvaggio e montagnoso
e, in particolare, una montagna brulla di aspre rocce marroni,
che domina una fitta foresta tropicale
I bambini giocano e al centro della loro attenzione
c'è un tavolo magico, a scomparsa:
nel senso che chiunque vi salga,
dopo un attimo scompare,
come inghiottito dallo stesso tavolo
che dunque appare essere come uno strumento di scena del grande Houdini
In realtà, sul piano del tavolo, v'è una botola
che dà accesso al pianale d'un montacarichi
in comunicazione con il piano di sotto
(come nel caso del collegamento tra il piano delle cucine
e la tavola dei banchetti nella nostra Palazzina Cinese di Palermo)
Una delle maestre con molta riluttanza si presta al gioco e scompare
tra risatelle e gridolini di gioia e di sorpresa
dei bimbi assiepati attorno al tavolo
Io per un po' guardo il gioco e sorrido tra me e me
poi lancio un occhiata fuori dal finestrone
per accorgermi con sgomento che la montagna impervia
svettante sulla fitta vegetazione
sta eruttando una colonna di fumo nero inquietante
e, alla sua base, si vedono baluginare bagliori rossastri,
mentre lapilli incandescenti solcano il cielo,
tracciando strie di fumo grigio-nero
Grido: "C'è un eruzione in corso,
dobbiamo metterci in salvo il più presto possibile!".
ma il mio grido di allarme passa inascoltato, nessun si muove
Tutti rimangono come incollati nelle loro posizioni,
e continuano imperterriti nel gioco,
indifferenti a tutto il resto
Io penso che saremo presto travolti
da quella terribile colata lavica, dal fango e dai detriti,
e che non avremo scampo
Ma sì, in fondo, cosa importa!?
E' il nostro momento, probabilmente...
Sono preoccupato ed improvvisamente vedo un tremestio nella fitta vegetazione
che separa la fabbrica della scuola dalla montagna che sta esplodendo
e il tremestio altro non è che una tumultuosa avanzata di pietre,
una marea di roccia e lava e fango che scendono
a velocità verso di noi
Grido ancora, sollecitando tutti a mettersi in salvo
ma non ho idea se riusciremo a farlo

Sembra che non ci siano vie di fuga possibili

Dissolvenza

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1 luglio 2022 5 01 /07 /luglio /2022 07:34

Ecco, ho scritto questo post su Facebook ai primi di luglio del 2021. Poi mi sono dimenticato di pubblicarlo su questo blog. O meglio, mi ero riproposto di farlo, ma poi è rimasto in bozza sino ad ora. Lo lancio adesso, a distanza di un anno. Meglio tardi che mai.

Un geco

L'altro giorno (ero in campagna) ho aperto uno stipetto per prendere qualcosa che mi serviva per la cucina
Nel richiudere lo sportello, ho avvertito un brusco movimento.
Cos'è cos'è?
Mi sembrava di sentire quasi un rimestio, una vibrazione.
Un insetto? Boh! Una scolopendra? Boh!
Ho guardato a terra e c'era una specie di vermicello che si agitava freneticamente, quasi fosse percorso da una corrente elettrica
Mi sono spaventato
ho pensato ad un qualche insetto velenoso a me sconosciuto
oppure ad un alien nella sua seconda fase metamorfica
Spinto dall'impulso all'autodifesa, ma anche animato da un timore cieco ed irrazionale, ho preso a percuotere la "cosa" con la suola della ciabatta
Ma per quanto colpissi, l'essere risultava coriaceo e continuava ad agitarsi, frenetico.
Alla fine l'ho avuta vinta. Il vermicello, così l'ho vedevo nella penombra della stanza, è rimasto finalmente inerte, sul pavimento.
Ho raccolto la "cosa" con un ramaiolo per esaminarlo meglio. Ho voluto evitare qualsiasi contatto fisico con qualcosa che potesse essere potenzialmente velenoso.
E cos'era se non la coda mozza di un piccolo geco?
Evidentemente il movimento di apertura/chiusura dello sportello aveva mozzato la coda di un gechino lì appostato, in attesa di prede di cui sfamarsi.
Mai avevo visto in prima persona di questo fenomeno di cui, naturalmente avevo letto la descrizione, quello secondo cui
in situazioni di pericolo, lucertole ed altri rettili imparentati sono capaci di liberarsi cedendo un arto o una coda che siano rimasti imprigionati in una trappola.
Il fenomeno, detto "autotomia", così viene descritto:

"La coda delle lucertole, assai lunga, si assottiglia gradualmente nella parte terminale, diventando sempre più fragile: in caso di necessità, una contrazione dei muscoli caudali rapida e violenta ne consente il distacco. Tale meccanismo, definito autotomia, serve alle lucertole per sfuggire ai predatori, quali uccelli rapaci, serpenti e piccoli mammiferi: afferrate per la coda, le lucertole la abbandonano e riescono a scappare. Col tempo la parte amputata sarà rigenerata. Altri animali ricorrono all’autotomia: insetti, crostacei e aracnidi possono liberarsi delle zampe afferrate da un predatore".

E sì, avevo anche letto che la coda staccata dal corpo continua per qualche istante a muoversi di movimenti riflessi che possono essere frenetici perché sono privati del controllo propriocettivo spinale.
Poi, la coda persa ricresce, ma questo non lo so per certo.
La vix sanatrix della natura: in questo caso, un vero fenomeno!
Sarebbe bello se anche noi fossimo dotati di una simile facoltà.
Mi è dispiaciuto non aver fotografato la coda mozza prima di liberarmene.

(Piano Aci, il 1° luglio 2021)

A proposito di gechi, vedi anche:

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1 luglio 2022 5 01 /07 /luglio /2022 06:24
Sfabricidi e bici (foto di Maurizio Crispi)

Ho pedalato per le vie della città
sotto il sole cocente
del primo giorno di luglio
I soliti spettacoli,
turisti festaioli
in leggeri abiti estivi,
donnoni con cosce enormi
e con polpacci che sembrano fiaschi per il vino
Trolley che rullano sull'asfalto,
ipnotici
Gente che si affretta,
capelli di paglia in testa

 

E' come essere in Africa, qui

 

Quando passo vicino
a questi corpi in movimento
mi pare di sentire la puzza di sudore
che promana dalle ascelle
e dalle anguinaie
Lo so! Lo so! Forse sono intollerante!
Non mi adatto bene alle presenze altrui
Quanta più gente vedo, in genere,
tanto più sono tentato di ritirarmi
su di un’isola deserta
oppure sulla cima di una montagna
oppure mi sento spinto a rinchiudermi
nella frescura ombrosa
di casa mia
e qui aspettare che passino i giorni del caldo
e forse tutta la vita che mi resta

 

Procedo, comunque,
pedalando a testa bassa
schivando i corpi che mi si parano innanzi
e poi quegli odiosi monopattini elettrici
Vado avanti, con il sudore
che mi sgocciola negli occhi
ed intride la mia T-shirt
Vado e vado, strizzo gli occhi
abbacinati dal pieno sole

 

Poi arrivo in una strada desolata,
come fossimo in Mexico
(mancano le nuvole, però)
e qui trovo un'isola gigantesca di pattume abbandonato
davanti ad un fabbricato,
abusivo probabilmente, lasciato a mezzo
Una terra di nessuno, evidentemente
Rifiuti di ogni genere giacciono nel sole a fermentare
e da essi si levano miasmi fetidi
si potrebbe svenire,
se solo si respirasse a pieni polmoni
Un mar dei sargassi di monnezza
e forse al suo interno
c’è qualcuno che è stato catturato
da quei tentacolari miasmi
e che ora si decompone lentamente
grazie al lavoro solerte di pigri mosconi
Negli occhi  dei radi passanti
non c'è nemmeno l’ombra di rassegnazione,
solo indifferenza

 

Vorrei volare via,
anziché essere assorbito
da prosaiche incombenze
anziché stare a rompermi la schiena
arrancando su questa bici
Vorrei essere lontano,
magari intento a percorrere il Cammino,
dimentico di tutto,
dei vincoli, delle camurrìe, dei grattacapi quotidiani
Invece, devo abbassare la testa,
gli occhi incollati a terra,
lo sguardo a non più di un metro dai miei piedi
a tirare il carico che mi è imposto
Vorrei volare alto, ma non posso

 

Quando torno a casa,
dopo la folle pedalata nel caldo,
mi seppellisco dentro me stesso
in un angolo profondo e recondito
dove nessuno mi potrà trovare
Ed è balsamico per l'animo mio,
starsene lì arrotolato come una larva nel suo bozzolo,
oppure come un lombrico
nell’umido ventre della terra,
in attesa di resurrezione,
dopo la necessaria espiazione
Per quali peccati non so,
forse per quelli commessi
in un'altra vita precedente,
una delle tante
nel ciclo eterno di morti e rinascite

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26 giugno 2022 7 26 /06 /giugno /2022 07:51
Viale Lazio di primo mattino - foto di Maurizio Crispi

Sono ancora rinchiuso nei miei sogni notturni
che adesso non ricordo più
Le prime ore del giorno sono spesso colme
di un'infinita tristezza,
anche quando non sono da solo
Vorrei raggiungere la luna
a cavallo di un destriero alato
Vorrei librarmi nel cielo
come i gabbiani al mattino,
quando con i loro voli salutano il sole
Vorrei rincorrere qualcun'altro
come quelle rondini gioiose,
con le loro acrobazie

 

Invece,
cammino da solo, a passeggio con un cane nero
lamentandomi dell'anca che oggi mi duole
stringendo le chiappe,
perché urge una visita al bagno
e, certamente, non posso accovacciarmi
qui in mezzo alla strada,
come un selvaggio,
per soddisfare il mio bisogno

 

Intanto il giorno avanza,
il caldo si fa più intenso
le foglie secche cadute in morìa
crocchiano sotto i piedi

 

Vado avanti,
ma è come se andassi indietro
risucchiato da un gorgo
al quale non riesco a sottrarmi

 

Oggi è così, domani si vedrà

 

 

Today’s Walk (domenica 26 giugno 2022)

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21 giugno 2022 2 21 /06 /giugno /2022 09:23
La scultura in terracotta è di Pietro Gianelli

Ho visto una camminare per via Lincoln
in un giorno d'estate

 

Portava uno zainetto sulle spalle

 

Indossava un leggero vestitino estivo
stampato a fiori
con il gonnellino un po' scampanato

 

Aveva cosce poderose e sode come prosciutti,
polpacci delle dimensioni d'un birillo da bowling,
caviglie colonnari
e, ai piedi, dei leziosi sandaletti

 

Bianco-lattea di carnagione era

 

Io andavo in bici e quando l'ho superata
ho visto che Indossava una mascherina di comunità,
anch'essa stampata con una fantasia di fiori
Faceva pendant con il vestitino estivo
(anche se, all'aria aperta, oramai,
la mascherina uno se la potrebbe risparmiare)

 

Una donna boteriana, se vogliamo,
che, uscita dritta dritta da un quadro, portava a spasso
un'immagine di sé orgogliosa,
e che, malgrado la pesantezza della sue membra,
si muoveva nel mondo lieve e soave,
per quanto con una leggiadrìa,
condita da una robusta dose di auto-assertività

 

Ho apprezzato questo modo di essere
poiche possedeva una sua intrinseca eleganza
di cui era fiera

Mi sento contenta per lei
e per tutti i pacchion* del mondo

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DSC04695.jpegQuesta pagina è la nuova casa di due blog che alimentavo separatamente. E che erano rispettivamente: Frammenti. Appunti e pensieri sparsi da un diario di bordo e Pensieri sparsi. Riflessioni su temi vari, racconti e piccoli testi senza pretese.

Era diventato davvero troppo dispendioso in termini di tempi richiesti alimentarli entrambi, anche perchè nati per caso, mentre armeggiavo - ancora alle prime armi - per creare un blog, me li ero ritrovati ambedue, benchè la mia idea originaria fosse stata quella di averne uno solo. Infatti, non a caso, le loro intestazioni erano abbastanza simili: creatone uno - non ricordo quale dei due per primo - lo ho "perso" (per quanto strano ciò possa sembrare) e mi diedi alacremente da fare per ricrearne uno nuovo. Qualche tempo - nel frattempo ero divenuto più bravino - il blog perso me lo ritrovai).

Ohibò! - dissi a me stesso - E ora cosa ne faccio?

La risposta più logica sarebbe stata: Disattiviamolo!. E invece...

Mi dissi: li tengo tutti e due. E così feci. E' stato bello finchè è durato...

Ma giocare su due tavoli - e sempre con la stessa effcienza - è molto complicato, ancora di più quando i tavoli diventano tre e poi quattro e via discorrendo....

Con overblog ho trovato una "casa" che mi sembra sicuramente più soddisfacente e così, dopo molte esitazioni, mi sono deciso a fare il grande passo del trasloco, non senza un certo dispiacere, perchè il cambiamento induce sempre un po' di malinconia e qualche nostalgia.

E quindi ora eccomi qua.

E quello che ho fatto - ciò mi consola molto - rimane là e chiunque se ha la curiosità può andare a dargli un'occhiata.

 

Seguendo il link potete leggere il mio curriculum.

 

 


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