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24 dicembre 2023 7 24 /12 /dicembre /2023 16:43

Perchè mai ho scritto questa nota di diario?
Cosa mi è saltato in mente?
Parlo di me oppure di qualcun altro?
Mistero!

Maurizio Crispi (fonte: Facebook)

Fontana con getto d'acquua verticale (Roseto, Palermo) - Foto di Maurizio Crispi

Son delicato

Basta un nonnulla
- anche il tocco d'una piuma - 
a mandarmi in frantumi
come i petali d’una rosa congelati

Sono deboluccio
e tutti pensano che io sia una roccia
che nulla può scalfire

E invece no!
Son fragile,
son vulnerabile,
son cagionevole,
son caduco,
son frangibile
e devo sempre muovermi circospetto
perché posso rompermi
ad ogni piè sospinto

So bene che il mio destino ultimo
sarà quello di finire a terra
come un giocattolo rotto
spaccato in mille pezzi

Abbiate misericordia!

Cercate sempre di essere gentili con me
Toccatemi con cautela
Usate guanti di velluto
e ve ne sarò sempre grato
e forse non andrò in frantumi

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24 dicembre 2023 7 24 /12 /dicembre /2023 10:31
Una Barbie abbandonata (foto di Maurizio Crispi)

Una Barbie abbandonata 
cestinata e bidonata,
una bella principessa delle fiabe,
esiliata da un sovrano malvagio

Un qualche sadico scherano
le ha mozzato mani e piedi
Del suo fulgore antico conserva 
una splendida chioma bionda
e un abito di raso viola
Se ne sta riversa 
a faccia in giù
Homeless!
Hopeless!
L’ho raccolta da terra
e l’ho messa in piedi
accanto alla staccionata di ferro
A stento si reggeva sulle gambe
(capitela, era senza piedi la poverina)
Però almeno sul muretto 
poteva starsene tranquilla
ad osservare il mondo
Ciao!, le ho detto
Dovrò lasciarti qui
Non vorrei, ma devo

E lei mi ha ringraziato comunque,
mentre una lacrimuccia 
scendeva sul suo volto tornito,
sussurrando poi:
Non ti scordar di me!

Io l’ho più volte fotografata
e queste foto 
sono il mio modo di portarla con me e ricordarla
Mi è venuto in mente un precedente incontro
con una sua consimile
e quella l’avevo salvata,
portandola meco

E di un'altra ancora
- ma non era una Barbie -
di cui rimaneva soltanto la testa
dai bei capelli fluenti
spiccata dal corpo
e con lo sguardo malinconico

Queste Barbie - e bambole -
abbandonate e derelitte
m'intristiscono oltre modo
e mi fanno venire in mente

la caducità e l'impermanenza
di tutte le cose

Una Barbie abbandonata
Una Barbie abbandonata
Una Barbie abbandonata
Una Barbie abbandonata
Una Barbie abbandonata
Una Barbie abbandonata
Una Barbie abbandonata

Era una barbie
ed è stata smembrata
e fatta a pezzi
dal mondo crudele

Maurizio Crispi (23 marzo 2022)

(foto di Maurizio Crispi)

(foto di Maurizio Crispi)

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24 dicembre 2023 7 24 /12 /dicembre /2023 07:56
Natale Rosso Sangue (foto di Maurizio Crispi)

Siamo sempre qua

Ci siamo arrivati
alla vigilia delle vigilie

Anche questa vigilia passerà 
Anche questo Natale passerà,
come tutte le cose umane

Anche questa volta
arriveremo alla fine di un anno
e saremo pronti
ad iniziare un nuovo ciclo
La ruota delle ore e dei giorni
si metterà in moto,
all'inizio molto lentamente,
con gemiti e scricchiolii
poi più veloce e fluida

Chi vuol esser lieto, sia
Chi vuol esser triste, sia

Ricordiamoci tuttavia
che in molti posti del mondo
c’é gente che muore,
ci sono bimbi che soffrono,
ci sono guerre, distruzioni e malattie,
miseria e fame, se non carestia,
terremoti e disastri naturali,
forse anche - da qualche parte - 
un’invasione di cavallette

Non c’è alcun dio salvifico
Non c’è alcuna redenzione 
attraverso la sofferenza
Non c'è salvezza

Che l’approssimarsi del nuovo anno
e l’inizio d’un nuovo giro di giostra
sia occasione per una pausa di riflessione,
per un momento di meditazione 
e non un passaggio immemore
tra feste, banchetti, bagordi
e grandi bevute e notti brave

Soprattutto cerchiamo di evitare
botti ed esplosioni,
accogliendoli giulivi,
perché tanto - troppo - 
ricordano la guerra e le bombe
e il sangue sparso di vittime innocenti

 

Erri De Luca

(Erri De Luca) Nello scasso profondo dei nuclei familiari, Natale arriva come un faro sui cocci e fa brillare i frantumi. 
Si aggiungono intorno alla tavola apparecchiata sedie vuote da tempo.
Per una volta all’ anno, come per i defunti, si va in visita al cerchio spezzato.
Natale è l’ultima festa che costringe ai conti. Non quelli degli acquisti a strascico, fino a espiare la tredicesima, fino a indebitarsi.
Altri conti e con deficit maggiori si presentano puntuali e insolvibili. I solitari scontano l’esclusione dalle tavole e si danno alla fuga di un viaggio se possono permetterselo, o si danno al più rischioso orgoglio d’infischiarsene.
Ma la celebrazione non dà tregua: vetrine, addobbi, la persecuzione della pubblicità da novembre a febbraio preme a gomitate nelle costole degli sparpagliati. 
Natale è atto di accusa. Perfino Capodanno è meno perentorio, con la sua liturgia di accatastati intorno a un orologio con il bicchiere in mano.
Natale incalza a fondo i... disertori.
Ma è giorno di nascita di chi? Del suo contrario, spedito a dire e a lasciare detto, a chi per ascoltarlo si azzittiva.
Dovrebbe essere festa del silenzio, di chi tende l’orecchio e scruta con speranza dentro il buio. Converge non sopra i palazzi e i centri commerciali, ma sopra una baracca, la cometa. Porta la buona notizia che rallegra i modesti e angoscia i re.
La notizia si è fatta largo dentro il corpo di una ragazza di Israele, incinta fuorilegge, partoriente dove non c’è tetto, salvata dal mistero di amore del marito che l’ha difesa, gravida non di lui. Niente di questa festa deve lusingare i benpensanti. Meglio dimenticare le circostanze e tenersi l’occasione commerciale. Non è di buon esempio la sacra famiglia: scandalo il figlio della vergine, presto saranno in fuga, latitanti per le forze dell’ordine di allora. Lì dentro la baracca, che oggi sgombererebbero le ruspe, lontano dalla casa e dai parenti a Nazareth, si annuncia festa per chi non ha un uovo da sbattere in due.
Per chi è finito solo, per il viandante, per la svestita sul viale d’inverno, per chi è stato messo alla porta e licenziato, per chi non ha di che pagarsi il tetto, per i malcapitati è proclamata festa.
Natale con i tuoi: buon per te se ne hai. 
Ma non è vero che si celebra l’agio familiare. 
Natale è lo sbaraglio di un cucciolo di redentore privo pure di una coperta.
Chi è in affanno, steso in una corsia, dietro un filo spinato, chi è sparigliato, sia stanotte lieto. È di lui, del suo ingombro che si celebra l’avvento. È contro di lui che si alza il ponte levatoio del castello famiglia, che, crollato
all’interno, mostra ancora da fuori le fortificazioni di Natale.

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22 dicembre 2023 5 22 /12 /dicembre /2023 07:37
Deadline

Si vive e si va avanti

Abbiamo licenza di stare al mondo, 
per quanto tempo non si sa

C’è un ufficio in cui tutto si decide
e dal quale vengono rilasciate
periodiche proroghe,
dopo le attente e ponderate valutazioni
che ogni singolo caso merita

Ciò accade sistematicamente
per ognuno dei residenti del Pianeta
Un apposito documento
firmato dai responsabili valutatori
e debitamente vidimato
con bolli e timbri
viene rilasciato e notificato

La proroga autorizza a rimanere
per altri sei mesi:
e così si va avanti
di sei mesi in sei mesi;
e passano gli anni,
a volte una vita intera

A ciascuno degli interessati
viene notificato il provvedimento
ogni sei mesi,
sino a quando qualcuno 
decide che il tempo è scaduto
e che bisogna passare 
ad altro tipo di percorso
che conduca in un Altrove di cui non si sa 

Il momento più delicato è quello 
in cui la proroga non verrà più rinnovata:
ed è così che inizia
un conto alla rovescia
per il tempo che resta
Potranno essere giorni soltanto,
o settimane, 
talvolta anni
Poi, all’improvviso, in alcuni casi,
con gradualità in altri,
il filo della vita si romperà 
oppure si usurerà 
sino a spezzarsi

Coloro che muoiono
sono i sanspapier della proroga
I prorogati hanno la certezza 
dei prossimi sei mesi
(il loro orizzonte è chiuso, però)
I sanspapier (i non prorogati o, anche, gli sprorogati)
non ne hanno più alcuna
ma, potenzialmente, 
hanno davanti a sé un orizzonte illimitato,
anzi sono oltre l’orizzonte, degli O-L-O

Viene semplicemente detto loro
Esci dal muro della proroga 
e vivi per tutto il tempo che potrai

Alcuni non reggono al peso di ciò 
non tollerando l’incertezza
della loro condizione
e vorrebbero rientrare
nella gabbia delle proroghe

Ma ciò non è mai accaduto

Un simile evento 
non è stato registrato negli annali della storia 
una sola singola volta

Nessuno torna indietro

pròroga s. f. [der. di prorogare]. – 1. L’atto di prorogare; prolungamento della durata di qualche cosa o rinvio del termine precedentemente stabilito per l’esecuzione di una prestazione: chiedere, ottenere, concedere, negare una p.; p. di qualche giorno, di due settimane, di un mese; p. del contratto di locazione; p. degli sfratti; p. dei termini (di consegna, di restituzione, ecc.). Nel linguaggio commerciale e bancario: p. di pagamento, dilazione del termine convenuto concessa al debitore per il soddisfacimento della sua obbligazione; p. d’imbarco, rinvio dell’epoca d’imbarco della merce su una nave, cui ha diritto il venditore qualora l’imbarco sia temporaneamente impossibile all’epoca fissata per cause di forza maggiore;
(etc.)

Dizionario Treccani

I've got a suitcase of memories that I almost left behind
Time after time
Time, time, time
But you say to go slow but I fall behind
Time after time after time (after time, oh)

Time after Time

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21 dicembre 2023 4 21 /12 /dicembre /2023 06:50
Monopattini e monnezza (foto di Maurizio Crispi)

Monopattini e monnezza
Palermo é la città delle due M

 

Lo dicono anche i più esperti cartografi

 

Avete notato che i monopattini elettrici
abbandonati in strada
si associano spesso
alla monnezza
a cassonetti straripanti
e a cesti debordanti come maligne cornucopie?

 

C’è, forse, in questo
una naturale affinità tra le due cose,
in omaggio ad un oscuro pensare delirante?

 

Oppure, forse, ciò accade
perché la monnezza è endemica,
ovvero ovunque e comunque presente,
assillante,
prepotente,
invadente,
tracimante,
come del resto son diventato endemici
i mono-trabiccoli elettrici
di sicuro altrettanto assillanti e invadenti?

 

Palermo, è dunque la città delle due M
o forse si potrebbe anche dire
la città delle tre M,
se includiamo anche
le epidemiche merde dei cani,
costantemente presenti,
inquinanti e assillanti

 

In questo mare magno,
siamo costretti a  navigare a vista,
eludendo,
scansando,
saltellando,
per scansare queste tre M
moleste e assillanti 

 

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20 dicembre 2023 3 20 /12 /dicembre /2023 08:09
Gabriel e la cimballa (foto di Maurizio Crispi)

Gabriel all’uscita da scuola era affamato (capita sovente)
Ha chiesto qualcosa da mangiare (capita sovente) e siamo entrati al bar di Piazza Noce (che è anche panificio)
Aveva voglia di qualcosa di dolce e ha scelto un ciambellone gigantesco
Ma, per sovrappiù, ha chiesto se fosse possibile arricchire la ciambella con un’aggiunzione di nutella
Ed è stato accontentato dalla proprietaria che, nel tempo, ha preso a benvolerlo perché Gabriel è gentile e saluta sempre quando entriamo e quando andiamo via
Bene, della ciambella gigante con nutella (un’autentica leccornia, ma pesante!), Gabriel non ha lasciato neanche una briciola
Osservare mio figlio, mentre sbafava, mi ha fatto venire in mente una mia storia di quando ero ragazzino
Forse 15nne, già dotato d’una certa autonomia, mi trovavo a Mondello in un assolato giorno d’estate
Ero andato al mare con i miei amici in autobus per trascorrere un’intera giornata fuori
Avevo con me 150 lire che avrei dovuto usare per il pranzo
E feci questa spertata
Con 100 lire avrei potuto comprare un pezzo (che a me pareva troppo poco)
Puntai la mia attenzione sulle ciambelle che, allora, costavano 50 lire cadauna 
Pensai che mangiarne tre potesse essere una buona cosa, per riempirmi per bene la pancia
E così feci
Non posso nascondervi il fatto che mi costò già in po’ di fatica attaccare la terza e mangiarne la prima metà 
Dovetti decisamente forzarmi per ingollare l’ultima metà
Mi ritrovai, alla fine di questo pasto monotematico, bello appanzato, forse addirittura stordito e con la mente un po’ appannata, come quando si è reduci da un pesante banchetto
Devo dire che non ho più ripetuto una simile esperienza, ma da quella volta ho capito che potevo digerire anche il FERRO e le PIETRE!

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20 dicembre 2023 3 20 /12 /dicembre /2023 07:29

La trascrizione del frammento di un sogno del 20 dicembre 2020.
Mai travasato qui nel blog
Ancora una volta in viaggio

Maurizio Crispi (20 dicembre 2020)

aereoporto (dal web)

Ecco il sogno di qualche giorno fa (15 dicembre). Ero in un aeroporto affollato e facevo parte di una compagnia numerosa di viaggiatori, uomini e donne, tutti a me sconosciuti.
Eravamo arrivati all'aeroscalo in largo anticipo, tanto che decidevamo di montare le tende, parte della nostra attrezzatura da viaggio assieme ad un'imponente scorta di viveri e vare parafernalia.
Dopo aver piazzato le tende, organizzavamo un bivacco e consumavamo un pasto frugale, utilizzando le nostre scorte.
Al mattino, quando già urgeva il momento di fare il check-in, ci trovavamo davanti al compito di dovere smantellare tutto quanto, cancellando ogni traccia del nostro passaggio e riponendo tutto in zaini e bisacce.
Io mi assumevo questo compito ingrato. Ma non riuscivo mai a concludere perché mancava sempre parte dell'attrezzatura, una volta erano i pioli, una volta i paletti, e i teli non erano mai ripiegati nel modo giusto.
Operativamente parlando, mi ritrovavo paralizzato.
Intanto, quelli che erano andati al check-in tornavano e sollecitavano a far presto.
Notavo che alcune donne della comitiva indossavano leggeri abiti estivi alquanto succinti e che, con le loro abbronzature ramate, erano seducenti.
Ed eravamo dunque in una situazione di stallo.

E' un chiaro sogno sull'angoscia di (a scelta)
a) trovare i gabinetti occupati (sollecitavano a far presto....)
b) aver dimenticato le carte di imbarco
c) avere comprato troppe tende e pochi zaini
d) che i maschi vanno a Capo Nord con piumini e sacchi a pelo mentre le femmine vanno a Mikonos
e) castrazione (nn saprei perché) (ma quella nn ce la facciamo mancare mai)

Psicoanalista dixit (scherzoso)

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18 dicembre 2023 1 18 /12 /dicembre /2023 06:52

Un ricordo del 18 dicembre 2011
(recuperato da Facebook)

Maurizio Crispi

Il sottopasso di Villa Trabia, di notte, dopo una notte di vento (foto di Maurizio Crispi)

La città di notte

- dopo il vorticare delle compere stolte

e della folla pazzamente riversata nelle strade -

è deserta,

dimenticata,

morta

Solo il vento spazza le strade

Un vento che sembra eterno,

fa vibrare le saracinesche di lamiera

sposta qua e là i contenitori della raccolta differenziata,

mobili sulle loro ruote come fossero robot domestici

indisciplinati,

stacca le ultime foglie ingiallite dai platani

e facendone grandi cumuli sui marciapiedi

che poi si spostano seguendo la fisica delle dune

- quasi - dune crepitanti e scricchiolanti

sotto il passo del viandante,

unica presenza di vita ad un'ora tarda

provoca l'oscillazione ritmica degli aloni di luce gialla dei lampioni

 

Ogni tanto un oggetto in volo,

cessata la forza propulsiva della raffica,

crolla a terra

Un gatto miope miagola

mimetizzato nell'oscurità

Se ne indovina la presenza 

solo per il baluginio degli occhi

e per il suo ghigno (lo scintillio dei denti bianchi),

quasi fosse il gatto del Cheshire,

ma in gramaglie ninja

lì, acquattato, immobile

sentinella della notte

di guardia al suo terreno di caccia

Il vento che soffia a raffiche parla di solitudine

e paesi lontani

Potrebbe aver già percorso le gelide steppe dell'Asia

o chissà quali altri luoghi sperduti del mondo

S'avverte qualche passo sul cemento

un ticchettio di tacchi alti,

un frammento di conversazioni sussurrate,

parole in libertà,

una porta sbattuta con forza,

un tintinnio di vetri infranti

ma sono rumori che vanno subito in dissolvenza

dando l'impressione che le vie siano percorse

da fantasmi più che da Uomini

 

Poi, con il sorgere del giorno

quei fantasmi si dileguano

e rimangono soltanto

i cumuli di foglie morte

e il vento che continua

a soffiare incessante

 

La temperatura s'è abbassata

Un giorno freddo si annuncia

 

Ed è solo l'anticipo di giorni ancora più gelidi e desolati

Ma il vento si è portato via tutto,

gli uomini, le donne, gli animali,

le parole,

i pensieri,

persino le speranze e i sogni,

lasciando soltanto un insopprimibile vuoto

Poche le riserve di energia,

poche le risorse,

nessuna attrezzatura per attraversare indenni

il lungo inverno che ci attende,

in attesa d'una primavera che forse mai arriverà

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17 dicembre 2023 7 17 /12 /dicembre /2023 07:39
Piazza Lolli di notte (foto di Maurizio Crispi)

Molti volti
molte identità 
molte storie
ed anche molte non-storie

 

Nei social 
siamo uomini e donne dai molti volti
Scriviamo
Opinioniamo
Raccontiamo la rava e la fava
di tutto
Ci affanniamo

 

Riteniamo, ciascuno di noi,
di avere un fermo possesso 
delle chiavi del Regno
e di essere 
tra gli eletti,
tra coloro che hanno compreso
e che comprendono
tra coloro che hanno il potere
della Verità unica e sola
Come ci sono molti volti,
così ci sono molte verità 
Litighiamo
Ci accaniamo
Replichiamo con intolleranza alle voci discordi
Cancelliamo, cassiamo, blocchiamo,
in preda all’ira
Preferiamo aggregarci 
Il simile con il simile
costituendo tribù di opinionisti
dello stesso segno
conformi 
uniformi
omologati

 

E poi…
e poi
ci si espone
ci si si racconta
in interminabili diari giornalieri
che parlano di tutto e di niente
A volte ci si gloria,
a volte si mente,
a volte si omette,
altre volte ci si confessa candidamente
Siamo alacri ed instancabili
nella quotidiana babele delle lingue
Crediamo di essere social
ma siamo monadi
siamo come monaci e monache
votati al silenzio e alla clausura
e che credono di comunicare
e di essere dialettici
mentre ognuno se sta chiuso 
nella propria cella
con annesso giardinetto e orticello,
cinti però da un alto muro,
Impenetrabile allo sguardo
e invalicabile
Siamo un po' degli hikimomori

 

Viviamo nella grande illusione
di sapere e di conoscere,
ma sono solo ombre
le cose che crediamo 
di vedere con chiarezza
I social sono la caverna
in cui abitiamo confinati
dove del mondo esterno 
possiamo percepire
solo bagliori indistinti,
ombre e nulla più 
Noi stessi siamo solo ombre indefinite agli occhi degli altri
Ed anche al nostro sguardo
Di noi percepiamo spesso solo un simulacro
oppure l'immagine falsata di un selfie
Oppure siamo come astronauti
che vagano nello spazio profondo,
alla deriva,
chiusi all’interno di navicelle monoposto,
in comunicazione apparente
con ground control 
e con gli altri navigatori celesti,
sino a quando la distanza
sempre crescente
renderà impossibile qualsiasi contatto
e ci perderemo nel vuoto del vasto universo

Ecco, ho appena finito di scrivere
un’autentica cagata
Ci ho provato, però, 
a tirare fuori un pensiero 
che mi frullava per la testa
Non so se ci sono riuscito

Ed è stato anche 
il mio compito del giorno,
il mio Work-Of-The-Day
Voglio tenermi in esercizio
scrivendo ogni giorno qualche cosa,
una piccola riflessione
o anche un semplice gioco di parole 
una libera associazione, 
qualcosa ogni giorno,
anche se non voglio
Scrivo una parola o due 
e poi le altre cominciano a fluire,
come se fossero legate assieme da un filo,
ma non sono più io a decidere
cosa verrà fuori
E non ho mai idea 
di dove andrò a finire 
così procedendo,
talvolta arrivando in luoghi imprevedibili

Maurizio Crispi (epicrisi)

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16 dicembre 2023 6 16 /12 /dicembre /2023 07:40

Though I'm past one hundred thousand miles
I'm feeling very still
And I think my spaceship knows which way to go
Tell my wife I love her very much she knows
Ground Control to Major Tom
Your circuit's dead, there's something wrong
Can you hear me, Major Tom?
Can you hear me, Major Tom?
Can you hear me, Major Tom?
Can you?

Space Oddity, David Bowie

sedia nella pioggia (foto di Maurizio Crispi)

Sto viaggiando
Devo andare in treno 
in una località della Scozia

 

Sono molto eccitato 
per questo viaggio 
da lungo tempo organizzato

 

Vado dunque in stazione ferroviaria
Ho tutte le credenziali di viaggio
Ho tanti diversi biglietti
per coprire diverse tratte in successione
L’ultimo dei biglietti mi consente di arrivare sino ad un luogo 
che si chiama Dauno
(almeno, così mi pare di ricordare)
La sequenza delle località da attraversare é quella giusta
Tuttavia mi manca giusto il biglietto
per raggiungere la mia meta finale,
percorrendo l'ultima delle tratte
(e arrivando alla quale
dovrò subito partire 
per un giro organizzato all inclusive,
per il quale ho già tutte le credenziali)

 

Ci sono lunghe discussioni
con gli addetti della biglietteria
per cercare di ricostruire 
quale sia questa località 
e per poter staccare il biglietto
che mi consenta di viaggiare
sino alla misteriosa meta finale

Anche altri passeggeri sfaccendati 
e passanti senza fretta
si uniscono alla discussione
e ognuno vuol dire la sua
Frugo nel mio zaino da viaggio
attrezzatissimo, ma ingombro
all’inverosimile di questo e di quello
tirando fuori alla fine dell'indaginosa ricerca
una dettagliatissima mappa
che, dispiegata, è davvero enorme
(e potrebbe rappresentare il mondo intero)
Tutti la consultano
Ma questa località non salta fuori 
Sembra che sia stata rimossa
del tutto
dalla carta geografica 
e dal prontuario degli orari delle partenze e arrivi
ma anche dalla mente mia 
e di tutti quanti

 

Luci e ombre di un quasi natale (foto di Maurizio Crispi)

È una situazione davvero paradossale
So che devo andare in un certo posto
ma non posso fare il biglietto 
per coprire l’ultima tratta
perché non ne ricordo il nome
e nessun altro lo sa 
anche coloro che dovrebbero saperlo
Si crea così una situazione di stallo
e di enorme confusione
con conversazione collettiva 
che non porta a nessuna verità ultima,
perché tutti parlano lingue diverse
come dopo la torre di Babele

 

In fondo, è così la nostra vita
Non sappiamo quale sia la nostra meta ultima
Non sappiamo come dovremo fare per raggiungerla
E nessun altro ci può dire quale sia
e nemmeno rammentarci il suo nome
La meta ultima è ineffabile
e innominabile 
Nessuno sa quale essa sia o dove sia
Non è scritta su nessuna carta
Forse, potremo saperlo
solo arrivandoci
ma sarà sempre posta
al termine d’un ulteriore segmento di viaggio
non pianificabile, forse nemmeno immaginabile

 

In verità, credo che questa meta finale
senza nome di cui nessuno
sembra avere conoscenza o memoria
sia l’essenza stessa 
del Mistero che ci attende a fine corsa

 

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DSC04695.jpegQuesta pagina è la nuova casa di due blog che alimentavo separatamente. E che erano rispettivamente: Frammenti. Appunti e pensieri sparsi da un diario di bordo e Pensieri sparsi. Riflessioni su temi vari, racconti e piccoli testi senza pretese.

Era diventato davvero troppo dispendioso in termini di tempi richiesti alimentarli entrambi, anche perchè nati per caso, mentre armeggiavo - ancora alle prime armi - per creare un blog, me li ero ritrovati ambedue, benchè la mia idea originaria fosse stata quella di averne uno solo. Infatti, non a caso, le loro intestazioni erano abbastanza simili: creatone uno - non ricordo quale dei due per primo - lo ho "perso" (per quanto strano ciò possa sembrare) e mi diedi alacremente da fare per ricrearne uno nuovo. Qualche tempo - nel frattempo ero divenuto più bravino - il blog perso me lo ritrovai).

Ohibò! - dissi a me stesso - E ora cosa ne faccio?

La risposta più logica sarebbe stata: Disattiviamolo!. E invece...

Mi dissi: li tengo tutti e due. E così feci. E' stato bello finchè è durato...

Ma giocare su due tavoli - e sempre con la stessa effcienza - è molto complicato, ancora di più quando i tavoli diventano tre e poi quattro e via discorrendo....

Con overblog ho trovato una "casa" che mi sembra sicuramente più soddisfacente e così, dopo molte esitazioni, mi sono deciso a fare il grande passo del trasloco, non senza un certo dispiacere, perchè il cambiamento induce sempre un po' di malinconia e qualche nostalgia.

E quindi ora eccomi qua.

E quello che ho fatto - ciò mi consola molto - rimane là e chiunque se ha la curiosità può andare a dargli un'occhiata.

 

Seguendo il link potete leggere il mio curriculum.

 

 


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