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17 settembre 2022 6 17 /09 /settembre /2022 07:09
Nuvole arruffate dopo una notte di vento (foto di Maurizio Crispi)

Ha soffiato il vento
questa notte

 

Una persiana non fissata
ha sbattuto a lungo ad intervalli irregolari
e i vetri tintinnato di continuo
Altri oggetti
sono stati trascinati qua e là
come la ciotola del cane
o i sottopiatti lasciati fuori, sul tavolo
Un piccolo lampione sospeso al muro
oscillava di quando in quando
e un cerchio di tremula luce gialla
danzava qua e lá
I gechi si erano messi al sicuro
e, del resto, le loro prede agognate
erano state portate via dalle raffiche

 

Sono cadute anche rade gocce di pioggia
ma è stata una pioggia avara
che si faceva desiderare
Il vento nella ciminiera del camino
risuonava come il respiro di un gigante
caduto in un sonno profondo

 

All’alba il mondo è tutto arruffato
Le nuvole sono arruffate
Gli alberi di alto fusto sono arruffati
e si vede che il vento li ha fatti penare
Il sole appare e si nasconde
Il vento soffia sempre impetuoso

 

La casa adesso scricchiola e si agita,
perché non può resistere al richiamo,
ed é pronta ad alzare le vele 
e a salpare gli ormeggi
per un lungo viaggio per i sette mari
verso terre lontane
Ed io con lei
assieme a Sinbad il Marinaio
a Billy Budd, appollaiato nella sua gabbia di parrocchetto
 e a narratore Ismael
e al fiociniere Quiqueg,
con la sua bara di salvamento

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16 settembre 2022 5 16 /09 /settembre /2022 07:51
In attesa, selfie (foto di Maurizio Crispi)

Si é sempre in attesa di qualcosa.
L’attesa è un tempo sospeso
Paradigma dell'attesa è starsene seduti su una panchina
e da lì osservare il mondo che scorre frenetico 
Oppure su di un gradino
Oppure ancora in una stazione o in aeroporto,
accomodati su di una panca oppure per terra,
sul pavimento di linoleum,
con le spalle appoggiate ad una parete
quando si verifica un imprevisto ritardo

 

Nell’attesa, si sperimenta un diverso flusso temporale 

L'attesa può riguardare eventi quotidiani,
ricorrenti
Ma anche altri imprevisti ed ominosi,
o piuttosto fortemente desiderati
Non sempre si verifica ciò per cui si è atteso
Spesso l'attesa polarizzata
riserva brutte sorprese
Porta a delusioni concenti e a dispiaceri
L'attesa deve essere non finalizzata
e, mentre si attende, bisogna saper creare 
il vuoto nella propria mente
Nell'attesa si raccolgono i propri pensieri in un fascio
e li si buttano via
Lo stesso dovrebbe accadere 
per ricordi e desideri
sino a creare un vuoto di memoria e di desiderio

L'attesa può dar luogo ad un istantaneo satori
 

Non tutti tollerano l’attesa
Alcuni si spazientiscono
Altri imprecano
Altri ancora si spaventano

 

Chi sa perchè

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13 settembre 2022 2 13 /09 /settembre /2022 08:17
All'ufficio postale - selfie (foto di Maurizio Crispi)

Quelle che seguono sono le mie impressioni dopo un tentativo di approccio all’Ufficio Tributi del Comune di Palermo, in Piazza Giulio Cesare, proprio l'altro giorno.
Esperienza fresca fresca che merita di essere raccontata, in maniera non organica, ma impressionista…
C’è poco da dire, qui a Palermo, siamo indietro di anni luce rispetto al consesso civilizzato.
Credo che il nostro standard sia perfino peggiore del più disorganizzato dei paesi africani.
Le code sono all’ordine del giorno, anche laddove sia obbligatoria la prenotazione online.
Ci sono quelli che arrivano comunque senza prenotazione e, per loro, viene istituita un turno a parte, ma “senza alcuna garanzia”, come viene sottolineato da solerti impiegati che, di tanto in tanto, come dei cucù si affacciano fuori dalla porta che immette nell’ufficio, ma rimanendo al di qua di una transenna gialla che fa da separatore tra loro e la folla tumultuante.
Infatti, poiché continuano ad imperversare i cascami Covid, - con o senza prenotazione - si deve attende accalcati fuori dalla porta, sul marciapiede, senza alcun riparo dal solleone o dalle intemperie, una massa di persone vocianti-urlanti che, a volte, hanno solo bisogno di informazioni. Se le porte sono a vetri, come è nel caso di questo Ufficio Tributi del Comune di Palermo (unica interfaccia con il pubblico in tutto il territorio metropolitano: ma perché?), queste vengono opportunamente oscurate con fogli di carta, in modo tale che non si possa vedere ciò che accade all’interno (alla faccia della trasparenza!).
Fuori, la folla semi-inferocita è un guazzabuglio di proteste e lamentele e bisogna adattarsi ad ascoltare la rava e la fava delle disavventure tributaristiche dei cittadini in attesa. E se ne sentono davvero delle belle, storie di continue malfunzioni che hanno dell’incredibile e sembrano trasformarsi in narrazioni di vessazioni!
Come afferma una (ovviamente all’esterno della transenna), qui siamo fermi all’”era glaciale”.
Le prenotazioni online sono una burla, poiché come dice un impiegato il sistema è andato in stallo, poiché non accetta nuove iscrizioni, dopo 6 mesi.
E allora? Il consiglio che viene elargito dai solerti impiegati (che si affacciano dalla porta a vetri ogni tanto) è aspettare e riprovare più avanti, sperando che il sistema si sia alleggerito.  Oppure?
L'alternativa che viene proposta è quella di venire molto presto la mattina, prima dell’orario di apertura al pubblico e prendere un turno fisico - come già detto - senza garanzie di riuscita. Quindi, viene immediatamente contraddetto ciò che viene recitato anche da un cartello affisso opportunamente fuori dal portone, nel quale si dice che vengono accettate solo ed esclusivamente prenotazioni online. 
Il turno fisico, d’altra parte, è l’unica alternativa per molti cittadini (anziani e ignoranti) che non hanno accesso alle moderne tecnologie.
Mi chiedo perché l’ufficio in questione (tributi) non debba ampliare l’orario di apertura al pubblico che, allo stato, è implacabilmente 9-13, ovviamente dal lunedì al venerdì, perché i dipendenti hanno diritto alla settimana corta. Un po’ pochino, non trovate?
Gli uffici sono evidentemente diretti da dirigenti che non sanno dirigere (oppure sanno, ma poco fanno) e che siano capaci di organizzare il lavoro con criteri manageriali, adattando duttilmente il servizio che deve essere erogato alle esigenze dei cittadini.
E poi, durante l’attesa fuori dalla parte e sul lato esterno di quella esecrabile transenna, quante storie di malfunzione dei pubblici uffici si sentono raccontare!
Io penso che nel terzo decennio del XXI secolo, qui in Sicilia e a Palermo in particolare siamo nel pieno dell’era oscura e le cose vanno sempre più a peggiorare, anche quando si ammantano di un velo di ammodernamento che rimane più nella forma che nella sostanza.
E comunque tale da creare una distanza vieppiù crescente tra i cittadini e le agenzie pubbliche.
Ahimè!
Cambierà mai qualcosa?

 

E ha un bel dire un tale M.S. che su Facebook, avendo letto questa mia nota, ha replicato, quasi piccato: 

 

Ho saputo di un amico che non ha avuto alcuno dei problemi da voi lamentati. E' stato prelevato da un'auto municipale, e portato presso gli uffici, in cui ha ricevuto piena assistenza senza alcuna attesa. E dopo pochi minuti è stato riaccompagnato a casa. Siete i soliti disfattisti. Se non ci credete, scrivetegli a: roberto.lagalla@comune.palermo.it

 

A parte il fatto che un simile commento (per altro con una coloritura da campagna elettorale, considerando il "voi" che mi è attribuito - come se io fossi il portavoce di un gruppo ostile o contrario - e l'aggiunta in calce dell'indirizzo mail del nostro nuovo sindaco) esprime la esecrabile tendenza a schierarsi comunque e dovunque, anche in senso contrario a ciò che è evidente a tutti, io credo che non sia il semplice aneddoto a risolvere i problemi veri, quelli che affliggono la maggior parte dei cittadini, soprattutto quelli più poveri di mezzi e di cultura.
Non è l'aneddoto a salvare il mondo e a salvarci, dico io. E penso che questo pensiero checché ne dica MS sia condivisibile da molti.

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9 settembre 2022 5 09 /09 /settembre /2022 08:36

Ho sognato che stavo facendo un tour fotografico nella mia città,
assieme a mio figlio
Camminavamo e scattavamo foto,
non le stesse, ovviamente
Ognuno fotografava ciò da cui era attratto
Talvolta ci trovavamo a puntare l'obiettivo
nella stessa direzione
ma ognuno - di uno stesso soggetto -
dava una sua personale interpretazione
Non era una gara, ma piuttosto un'attività condivisa,
sulla base d'un interesse comune
Girando e rigirando
arrivavamo in un angolo sconosciuto ed insolito
Era una via stretta e tortuosa,
una specie di budello, delimitato da alte pareti,
da entrambi i lati,
senza né finestre né porte.
Una targa diceva "Via dei Calli"
Ero sorpreso
Mai sentito dire d'una simile via
 

MI ricordai soltanto
di una corsa estrema a piedi attraverso gli USA
da ovest ad est,
dal Pacifico all'Atlantico,
e questa corsa pur avendo la sua denominazione ufficiale,
si conquistò il nomignolo di "Bunyon Derby",
ovvero di "Il Derby dei Calli",
poiché i suoi primi partecipanti,
dotati di scarpe non esattamente tecniche
come quelle odierne,
oltre all'onore e alla gloria
(e, per i primi, anche ai premi in denaro che, alla prima edizione,
mai vennero corrisposti dagli organizzatori truffaldini)
si conquistarono sontuosi calli ai piedi
E mi ricordai anche che, da piccolo,
quando deformavo le parole, per crearne di mie,
nello sforzo di dar vita ad una mia originale neo-lingua,
chiamavo i marciapiedi "Marciacalli",
un tipico esempio linguistico in cui la singola parte
diventa equivalente del tutto (eheeheh)
Mi sovvenne anche la mia ilarità infantile,
quando per la prima volta sentii parlare di Caracalla,
antico imperatore di Roma
dai molti nomi che ora non ricordo,

così chiamato per via del sobrio mantello celtico che usava indossare,
ma questo io da piccolo non lo sapevo
e fantasticavo semplicemente
che egli avesse cari i suoi calli
e che, in qualche modo li avesse nobilitati,
portandoli sin dentro il suo nome imperiale
Ma non potei non pensare anche alle Calli veneziani,
quando io, appena dodicenne,
accompagnato dalla mamma,
in uno dei nostri viaggi assieme,
mi ritrovai a vagare lungo tortuose vie,
selciate di pietre antiche,
accompagnando questi percorsi

da scoppi continui di ilarità, poiché pensavo
che camminando lungo queste calli
stavo di continuo pestando i calli a secolari dignitari
della Serenissima 
 

Insomma, io e mio figlio
eravamo all'inizio di questa via dei Calli,
alquanto stupefatti
e desiderosi di fotografare l'insolito che irrompeva
così all'improvviso nelle nostre vite
e ci abbiamo dato sotto
esplorando con gli obiettivi
ciò che si parava davanti al nostro sguardo,

quasi che gli strumenti ottici
fossero una propaggine tecnologica dei nostri occhi

Nella dura pietra si stagliavano le impronte di piedi callosi
ed erano posati, sparsi qua e là,
anche dei calchi in materiali pregiati di piedi famosi

deformati da calli e callosità varie
E poi, appese alle pareti della tortuosa via
c'erano delle piccole teche contenenti in esposizione
un ricco repertorio strumenti ed accessori 
di diverse epoche storiche,
utilizzati e ancora utilizzabili

per asportare i calli più floridi
Più in là, aveva inizio un'esposizione fotografica
di piedi di Famosi con calli di varie fogge e dimensioni
A circa metà della viuzza s'apriva una scala a chiocciola
che portava chissà dove ed ogni gradino era decorato
con immagini di piedi deformati e distorti dai calli,

realizzati a mosaico
Anche le pareti del vicolo erano istoriate da enormi graffiti e murales
di writer metropolitani,
tutti raffiguranti piedi callosi
ritratti con tecniche realistiche, quasi fotografiche,
ma anche in modi fantasiosi,
con stilemi futuristi o alla Picasso prima maniera


Ecco, il mio sogno era tutto qua
Non c'è un seguito, perché proprio sul più bello
dell'esplorazione
mi son svegliato,
accompagnato dalla vivida impressione
di queste immagini meravigliose di questa Via dei Calli


Mi piace molto il fatto che la Via dei Calli
in questi nostri tempi tristi
mi abbia portato a pensare a Caracalla,
poiché egli fu autore della Constitutio Antoniniana
che concedeva la cittadinanza a tutti gli abitanti dell'impero
che fossero di condizione libera
 

Marco Aurelio Severo Antonino Pio Augusto (in latino: Marcus Aurelius Severus Antoninus Pius Augustus; Lugdunum, 4 aprile 188 – Carre, 8 aprile 217), nato Lucio Settimio Bassiano (in latino: Lucius Septimius Bassianus), conosciuto anche come Marco Aurelio Antonino Augusto (in latino: Marcus Aurelius Antoninus Augustus) dal 198 al 211 ma meglio noto con il soprannome di Caracalla, è stato un imperatore romano, appartenente alla dinastia dei Severi, che regnò dal 198 al 217, anno della sua morte.
Importante provvedimento preso durante il suo regno, fu la Constitutio Antoniniana, che concedeva la cittadinanza a tutti gli abitanti dell'Impero di condizione libera. L'estensione della cittadinanza fu una spinta importante all'uniformazione delle amministrazioni cittadine: spariva la gerarchia fra le città e ormai la differenza fra i sudditi dell'Impero non era più sul piano della cittadinanza, ma sul piano del godimento dei diritti civili, fra honestiores e humiliores.

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8 settembre 2022 4 08 /09 /settembre /2022 08:03
Dialogo con l'ombra (selfie dell'ombra - foto di Maurizio Crispi)

Mi sono assopito sulla sdraio
mentre ero intento nella lettura,
accarezzato da una brezza lieve
il libro scivolato sulle gambe
ma sempre tenuto stretto dalle mani
Mi sono svegliato di soprassalto,
sentendo una voce conosciuta
che mi chiamava per nome
“Mauri!”, ha fatto quella voce,
una sola volta
E poi di nuovo,
"Ehi, Patatoski!"
E poi basta
Ho guardato giù per strada
Nessuno!
C'era solo la carezza continua del vento
sulla pelle e nelle orecchie,
il fruscio delle foglie e poi silenzio
Ho strizzato gli occhi,
per capire se qualcuno si muovesse
nell'ombra fitta degli alberi
Nessuno!
Eppure quel richiamo
era stato così vivido e reale,
benchè io sia un po' duro di orecchio!

Ero desto
oppure sognavo?

 

(Proverbi, 30, 18-19)
Tre cose sono per me così misteriose
che non le comprendo:
il percorso dell'aquila nell'aria,
il sentiero del serpente tra le rocce,
la rotta della nave in alto mare.
E ce n'è soprattutto una quarta:
la via dell'amore tra un uomo e una donna.

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4 settembre 2022 7 04 /09 /settembre /2022 11:28

Scrissi questo pezzo come "nota Facebook" il 27 agosto 2009 ed è rimasto sepolto lì, man mano che i contenuti della bacheca scorrevano in avanti, proiettati lungo un vettore di tempo lineare.

Riemerge oggi e avendo controllato che di questo scritto non v'è traccia nei miei blog, lo lancio qui.

parla di un momento quasi antidiluviano, prima ancora che esordisse un decennio di lutti, ma anche di grandi cambiamenti ed è, per questo motivo una traccia che vale la pena conservare.

mare all'alba (foto di Maurizio Crispi)

Sulla riva del mare, il frinire delle cicale

si mescola al fruscio della brezza

ed anche al suono attutito della risacca,

a voci indistinte,

al gracchiare d'una radio lontana,

triste,

agli schiocchi di bicchieri di plastica

trascinati qua e là da raffiche

che si formano all'improvviso

 

Tutto è indistinto e fuso assieme

nella scala policroma dell'azzurro marino,

di vele all'orizzonte,

di scafi alla fonda e giochi di gabbiani

 

Solo pochi elementi fluttuanti

attraversano le dighe che ho edificato

 

Fuggo dal mondo

e precipito

in un maelstrom

d'assenza di parola

 

Pensavo di aver conquistato un ormeggio sicuro

 

Invece,

sono alla deriva,

in viaggio ancora una volta

verso la fine del mondo

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3 settembre 2022 6 03 /09 /settembre /2022 15:38

Anche questo pezzo risale al 2010, e precisamente venne reso visibile sulla mia bacheca Facebook, il 3 settembre di quell'anno.
Mai pubblicato nei due blog che avevo a quel tempo e, dunque, lo rilancio qui.

Scampolo di cielo di settembre al tramonto a Palermo (foto di Maurizio Crispi)

Scampolo di cielo al tramonto,
sul finire di un giorno di tarda estate...

 

Giorno di vento

 

Il presente si tramuta
veloce in passato

 

Il futuro è esiguo

 

Non c'è tempo
e non c'è niente
per riempire il tempo

 

Una vita di banali atti quotidiani
di vacue scritture,
di abitudini ossessive,
di rituali senza senso,
di colpi a vuoto


Il vento soffia,
eterno,
lasciando l'aria
piena di vibrazioni e tesa

 

Nel cielo corruscato le nuvole
navigano,
vanno,
vengono,
sostano,
si addensano,
poi si sfilacciano
o ripartono...

 

Il vento è premonizione
di qualcosa,
è foriero di eventi oscuri
ancora non scritti
ma, intanto, trascina via con sè
le anime inquiete
degli uomini
che rimangono
vuoti e melanconici
con lo sguardo languido
fisso in alto,
in attesa

 

(Palermo, il 3 settembre 2010)

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1 settembre 2022 4 01 /09 /settembre /2022 10:46
La spiaggia di Modello al tramonto (2009) - foto di Maurizio Crispi

Facevo una passeggiata
lungo una spiaggia che mi è molto cara
e dove non vado da tempo immemore

 

Il suo aspetto era quello autunnale,
della triste smobilitazione, dopo la frenesia dell’estate,
ma anche della restituzione alla bellezza

 

Molti capanni e chioschi abbandonati,
alcuni in rovina e fatiscenti,
e grandi dune di sabbia
create dal vento e dalle mareggiate
Il mare era uno specchio tranquillo,
se non per ondulazioni ampie
che si creavano dal nulla
sulla sua azzurrissima superficie
e un attimo dopo svanivano,
come se giganteschi cetancei
si muovessero appena sotto la superficie

 

Vedevo anche enormi iceberg
spiaggiati,
scintillanti ed erosi dai venti
fino a formare l’apparenza
di audaci architetture
con archi rampanti e torri svettanti,
audaci scalinate
e finestre a bifora,
dalle colonne finemente cesellate

 

C’erano solo pochi bagnanti sparsi
ma abbigliati in modo strano,
come se dovessero andare
ad un eccentrico ballo in maschera
in uno di quei palazzi di ghiaccio
ed anche altri radi frequentatori,
in cammino come me

 

Ero con un mio amico,
morto da molti anni
Ero contento di vederlo
e fwlice che fossimo insieme
in questa passeggiata,
come nelle nostre corse condivise
in un lontano passato

 

Ci fermavamo in un anfratto
riparato dal vento
ed io cominciavo a rovistare
dentro al mio fedele zaino
alla ricerca di qualcosa
che desideravo mostrare al mio accompagnatore
Così facendo tiravo fuori
una quantità di oggetti
da lungo tempo dimenticati
di cui non ricordavo più l’esistenza
ed anche molti altri inutili ammennicoli
che mi meravigliavo di possedere
C’erano i cofanetti vuoti
di due opere I millenni
tutti stropicciati e ammaccati
per via della lunga permanenza nello zaino
Poi, una grande quantità di spille di sicurezza,
di tutte le dimensioni

 

Pensavo che era ora di liberarmi di tutto
per potere procedere libero e leggero
Il mio amico mi guardava,
celato dietro occhialoni da sole,
e non proferiva parola,
enigmatico

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28 agosto 2022 7 28 /08 /agosto /2022 09:35

Anche questo scrissi nel lontano 28 agosto 2010. E anche questo breve scritto mi è stato restituito in forma di "ricordo" dall'algoritmo di Facebook. Lo ripropongo qui, poichè non fu mai pubblicato nei blog che tenevo attivi a quel tempo.

Carpe diem

Gli attimi sono sempre fuggenti. E' nella loro natura esserlo

Crediamo di avere la presa sul presente e ciò che riteniamo di possedere, in un attimo, è già passato

Il presente di fatto non esiste

Ciò che è in un modo transita veloce verso successive - imprevedibili - metaformosi

E non c'è mai l'immobilità, né l'equilibrio assoluto

Viviamo in un continuo disequilibrio alla ricerca di continui micro-equillibri esistenti soltanto in funzione del caos che preme da ogni parte

Io non ho mai un mio centro, non riesco ad averlo nemmeno quando ci provo e sono convinto di provarci

Se lo avessi, probabilmente non scriverei come faccio - spinto da un'ossessione d fissare - attraverso la scrittura - le cose (gli accadimenti) e i pensieri e le emozioni

Se io faccio ciò è per vincere il fantasma della morte e di ciò che si deteriora e si guasta

Se scrivo e se penso e se ricordo l'attimo fuggente oppure ciò che è stato ed è fuggito via da tanto tempo, sono vivo

Ancora per un attimo

Poi, si vedrà

Il commento che segue non è mio e ci tengo a riportarlo sia pure in forma anonima:

"Gli attimi sono importanti.
Sono fuggenti, ma sono come un puzzle e permettono la crescita e la costruzione di tutta la nostra vita, delle nostre emozioni, della nostra... storia.
Ogni attimo passato ci ha permesso di essere come siamo.
Ogni attimo presente ci permette di esserci domani.
L'attimo fugge la morte, perchè la morte è l'ultimo attimo.
L'unico attimo che viviamo senza quasi esserne consapevoli se non forse per una frazione di secondo

anonymous

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28 agosto 2022 7 28 /08 /agosto /2022 09:18

Questo scrissi il 28 agosto 2010, cercando di rimettere assieme le impressioni scaturite da una passeggiata notturna nel cuore del quartiere della Palermo antica, conosciuto con il nome di ballarò.

Anche questa nota mi è stata restituita da Facebook in forrma di "ricordi". Mai pubblicata nei miei blog.

Chiesa di Maria SS del carmelo a Ballarò (Palermo)

Il barong della monnezza urla, scricchiola, sbuffa e geme,

attorniato dalla sua scolta di servitori vocianti,

prezzolati solo per alimentare di continuo la sua bocca rapace

 

Mentre il ventre immenso del drago viene riempito,

grevi olezzi si diffondono nell'aria,

odori di digestione acidula, di putrefazione e morte

che nemmeno i più densi fumi d'incenso possono mascherare

 

La piazzetta è piena di banchi di vendita secolari,

accatastati e protetti da teli colorati che, nella notte,

paiono tutti dello stesso colore smorto

I venditori sono a dormire, adesso,

a terra sul pavimento di grosse pietre squadrate

ci sono solo i resti del mercato

 

Una volta passata la furia meccanica del barong

è di nuovo in quiete in attesa del nuovo giorno.

 

C'è una cupola arricchita di rilievi barocchi,

che domina dall'alto

rievocando i fasti passati d'una città,

oggi corrotta

 

Vie dai nomi antichi

formano un reticolo labirintico

dove, per non smarrirsi, occorre legarsi ad un filo di Arianna

nella speranza di non dover incontrare mai

l'orrendo minotauro dei nostri sogni più crudeli,

e la Bestia

 

Ma le strade sono vive e vitali

bar e osterie ancora aperti a tarda notte

 

Africani dalle pelle d'ebano,

avvolti in vesti colorate, indugiano

parlottando tra loro in idiomi stranieri

 

Musulmani con il turbante

accompagnati da donne velate

camminano inquieti

 

Giovani maghrebini hanno appena finito

la cerimonia del narghilé

nei pressi della porta antica

che trapassa i resti d'una possente cinta muraria

e, vicino, una torre d'acqua stillante umidore

 

Con un po' di fantasia

si potrebbero avvistare anche gruppi di dervisci danzanti,

con i loro cappelli cilindrici tinti di rosso cupo

e le ampie vesti bianche

alla ricerca della loro estasi turbinante

 

E, al passaggio, nella piazzetta,

chiuso dentro un'edicola incassata nel muro,

si nasconde un cristo dal volto sofferente,

incorniciato di spine e reclinato

sotto il peso immane della croce

(ma la croce si può soltanto immaginare, perchè manca,

eppure - nell'assenza - se ne riconosce l'ingombrante presenza)

 

Poco più avanti,

l'icona statuaria, a grandezza naturale,

di un santo pio benedicente,

attorniata da fiori e offerte votive.

 

Sussurri, brevi conversazioni, silenzi

il tessuto vivente della via risuona tutt'attorno

 

La vita pulsante

fatta di fede e bestemmie,

di cose quotidiane e cose ultime

i cui simboli sono disseminati dovunque

perchè mai ci si debba dimenticare

del termine che ci attende

 

E questi segni,

imbevuti della presenza di santi e demoni,

leniscono la fatica d'un cammino solitario

di cui è scritto che, dopo brevi pause,

debba ricominciare

in un eterno ritorno

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Come sono arrivato qui

DSC04695.jpegQuesta pagina è la nuova casa di due blog che alimentavo separatamente. E che erano rispettivamente: Frammenti. Appunti e pensieri sparsi da un diario di bordo e Pensieri sparsi. Riflessioni su temi vari, racconti e piccoli testi senza pretese.

Era diventato davvero troppo dispendioso in termini di tempi richiesti alimentarli entrambi, anche perchè nati per caso, mentre armeggiavo - ancora alle prime armi - per creare un blog, me li ero ritrovati ambedue, benchè la mia idea originaria fosse stata quella di averne uno solo. Infatti, non a caso, le loro intestazioni erano abbastanza simili: creatone uno - non ricordo quale dei due per primo - lo ho "perso" (per quanto strano ciò possa sembrare) e mi diedi alacremente da fare per ricrearne uno nuovo. Qualche tempo - nel frattempo ero divenuto più bravino - il blog perso me lo ritrovai).

Ohibò! - dissi a me stesso - E ora cosa ne faccio?

La risposta più logica sarebbe stata: Disattiviamolo!. E invece...

Mi dissi: li tengo tutti e due. E così feci. E' stato bello finchè è durato...

Ma giocare su due tavoli - e sempre con la stessa effcienza - è molto complicato, ancora di più quando i tavoli diventano tre e poi quattro e via discorrendo....

Con overblog ho trovato una "casa" che mi sembra sicuramente più soddisfacente e così, dopo molte esitazioni, mi sono deciso a fare il grande passo del trasloco, non senza un certo dispiacere, perchè il cambiamento induce sempre un po' di malinconia e qualche nostalgia.

E quindi ora eccomi qua.

E quello che ho fatto - ciò mi consola molto - rimane là e chiunque se ha la curiosità può andare a dargli un'occhiata.

 

Seguendo il link potete leggere il mio curriculum.

 

 


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