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1 settembre 2023 5 01 /09 /settembre /2023 06:20
La mitica buccia di banana (foto di Maurizio Crispi)

La mitica buccia di banana (foto di Maurizio Crispi)

Quella che vedete nella foto è la classica "buccia di banana", abbandonata per strada…
La buccia di banana è rinomata (un classico topos delle gag e storielle comiche nel cinema e nei fumetti) perché l'incauto che vi mette sopra il piede, mentre cammina, irrimediabilmente scivola rovinosamente a terra, facendosi anche mooolto, molto male, anche se per chi guarda l'evento dall'esterno lo scivolone ha qualcosa di intrinsecamente comico e che strappa la risata o un sorriso divertito. 
Sarebbe del resto lo stesso se si mettesse il piede su di una cacca di cane (lasciata esposta dal proprietario di un cane cittadino) particolarmente molle e ancora non rinsecchita dal sole.
Tutto questo è ovviamente riferito alle città, non certamente alle campagna dove è lecito (ed è possibile) trovare roba scivolosa sui sentieri che si percorrono.
Ma là non succede nulla. Sarà probabilmente, nelle città, a provocare i summenzionati incidenti, la combinazione dell'oggetto molle e scivoloso e il suo giacere su una superficie dura che non offre aderenza di sorta (come è appunto il caso dei marciapiedi rivestiti di cemento o di altri materiali)

Tuttavia oltre alla buccia "reale" nella quale ci possiamo sfortunatamente imbattere, ritengo che la buccia di banana abbandonata per terra abbia anche una sua valenza metafisica.
Ognuno ha - in fondo - la "sua" buccia di banana sulla quale prende prima o poi grandi scivoloni…
Quale sarà la mia?
Quale la vostra?

 

Il lapsus freudiano si può spiegare ricorrendo alla metafora dello scivolone sulla buccia di banana.

(Treccani.it) Per affrontare adeguatamente il lapsus forse ci può essere di aiuto la metafora dello “scivolone”, uno degli altri significati espressi dal termine latino. In genere lo scivolone è un evento con delle cause banali e degli effetti per lo più insignificanti (come il classico scivolone su una buccia di banana), che generalmente non richiede altro intervento al di fuori di un sorriso, ma che talvolta può indicarci, se accompagnato da altri segni, la presenza di una sottostante disfunzione (pensiamo all’esordio di una patologia neuro-muscolare), diventando quindi meritevole di un approfondimento.


 

Per questo motivo dire che "uno ha preso uno scivolone su di una buccia di banana" è anche un'espressione metaforica per dichiarare il fallimento di una costruzione di pensiero o di un'impresa ben congegnata per un nonnulla, come è appunto una buccia di banana.
Questa della foto, per fortuna, era stata misericordiosamente posta in alto.
Ma chi è davvero sfigato sarebbe capace di prendersi uno scivolone anche quando la buccia di banana - come in questo caso - viene messa in sicurezza...

La fisica dello scivolamento su una buccia di banana è stata studiata dagli scienziati giapponesi Kiyoshi Mabuchi, Kensei Tanaka, Daichi Uchijima e Rina Sakai.
 Questi hanno misurato il coefficiente di attrito radente (μr) tra la buccia di una banana Cavendish e un pavimento in linoleum, che risulta essere di 0,07. Inoltre, è stato calcolato che l'angolo del passo, di solito di circa 15°, per non scivolare su una buccia deve essere ridotto a 3,8°. Per questa ricerca, gli scienziati giapponesi hanno ottenuto il Premio Ig Nobel per la fisica nel 2014.
Dal punto di vista biologico, gli stessi ricercatori giapponesi hanno scoperto che sulla superficie interna della buccia di banana sono presenti dei piccoli follicoli che se schiacciati sono in grado di rilasciare un gel lubrificante composto da polisaccaridi e proteine[1], che provoca la scivolosità della buccia di banana.

imprevisto di più o meno grave entità, che provoca un danno, una perdita: il ministro è scivolato sulla buccia di banana di uno scandalo.

Dizionario De Mauro

Quando New York aveva un grave problema di bucce di banana
E da lì viene il cliché dello scivolone.

New york e bucce di banana (foto d'epoca)

(Enrico Pitzianti, pubblicato il 05/08/2019) Avete presente la scenetta di qualcuno che scivola su una buccia di banana? È un cliché così diffuso che lo diamo per scontato, come se fosse sempre esistito, perché è tanto datato da sembrare quasi ovvio - ma al contempo privo di fondamento: chi mai scivola sulle bucce di banana nella realtà? Ovviamente nessuno.

Eppure in passato succedeva eccome. Sembra strano pensarci oggi, ma in una città come New York le bucce di banana furono un problema enorme, così grosso che il sindaco dell'epoca, Theodore Roosevelt (sì, proprio lui) dovette intervenire dichiarando "guerra alle bucce di banana". Disse proprio una frase del genere.

Per avere un'idea di quanto grande fosse il problema basta guardare un articolo che uscì alla fine dell'ottocento proprio in un importante giornale newyorkese, era intitolato: “Banana Peel Causes Death”, cioè le bucce di banana causano la morte.

Come mai tanta attenzione alle bucce di banana? Le cause erano molte: l'immondizia si buttava in strada, e non perché poi qualcuno sarebbe passato a raccoglierla (cosa che capitava molto raramente) ma proprio perché la strada funzionava da discarica. Erano altri tempi, è passato più di un secolo, ma la mentalità era così diversa, così ingenua, ignorante e disattenta alle conseguenze ambientali dell'azione umana (vi ricorda qualcosa?) che oggi appare quasi irreale.

Per leggere tutto l'articolo segui il link sotto

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17 febbraio 2019 7 17 /02 /febbraio /2019 09:30

"...d'un tratto mi balenò, per così dire nella mente la rivelazione dell'unica cosa veramente comica al mondo. Questo non significa che ci siano molte cose non comiche. E che non lo sono sino in fondo, perchè tutte hanno un lato tragico. Questa invece lo è sempre, immancabilmente. E' la scorreggia. Ridi pure, se vuoi, ma così facendo mi darai solo ragione. Sì, la scorreggia é sempre buffa, non la si può mai prendere sul serio. La più dilettevole tra le umane debolezze.

Paul Auster, Notizie dall'interno, Einaudi, 2014, p. 158

Un esempio di scorreggia infuocata (dal web)

Riprendo qui una mia nota, originariamente pubblicata nel mio profilo Facebook, il 18 dicembre 2018: con qualche piccolo miglioramento rispetto all'originale.

Quella di Paul Auster, serissimo scrittore, ma con il senso dell'ironia, è un'affermazione decisamente vera, molto allineata a quella famosa frase di Montaigne che fa "Si haut que l'on soit placé on n'est jamais assis que sur son cul" che lo zio Luigi, fratello di mia madre, ai vertici della carriera militare, ma con uno spiccato senso dell'ironia, soleva spesso ripetere.

Insomma culo e scorregge sono eguali per tutti e, secondo Paul Auster, queste ultime sono, in assoluto, la cosa più buffa che è data all'uomo di produrre.

E sul fatto che, in generale, di fronte ad una scorreggia o - per meglio dire - investiti da essa acusticamente e/o olfattivamente, tenendo conto dell'esistenza dei peti silenziosi), non si può che ridere, nemmeno su questo ci piove. Ancora di più quando si è nei panni del "subdolo artigliere" (ovverossia colui che produce scorregge non rumorose, ma estremamente puzzolenti), al centro di un nobile - ed ignaro - consesso. E sull'intrinseca comicità delle scorregge e dei riti messi in atto dallo scorreggiatore esplicito, ognuno avrebbe molti divertenti episodi da citare. Come il caso di uno che, nel bel mezzo di riunioni salottiere in cui si bivaccava sino a tarda ora, ogni qualvolta avesse pronta una scorreggia da liberare si alzava in piedi (effetto amplificato dalla sua imponente statura) e puntando il dito al cielo emetteva un peto sonoro e prolungato e talvolta la sua performance era seguita da scroscianti risate, mentre in altri casi cadeva nell'indifferenza generale, quasi fosse un evento normale, come un brontolio di tuono fuori dalla finestra, che non è considerato tale da interferire con le umane attività: e queste sono state una mie osservazioni personali.

Ma che dire delle scorregge che "uccidono"?. Come nel caso della notizia (bufala o no che sia): "Credeva che fosse una scorreggia ed é morto asfissiato".

Oppure cosa dire delle scorreggie "infuocate" che sono una dimostrazione tangibile del loro mefitico potere? Per intendere quelle che incendiate dallo scorreggiatore medesimo mediante la fiamma di un accendino all'atto dell'emissione, si trasformano in palle e gettiti di fuoco, impressionanti effetti pirotecnici, per quanto effimeri?

Insomma ci sono scorregge e scorregge ed io, personalmente, non riderei mai della scorreggia sganciata da un aguzzino che si accinge a torturarmi con strumenti medievali. Non la prenderei mai come un qualcosa che allegerisce la tensione del momento con una risata liberatoria.

Ma, a parte questo caso drammatico (e, forse, non realizzabile, poichè di norma gli aguzzini hanno uno scarsissimo, se non assente, senso dell'ironia e si pigliano molto sul serio), Paul Auster ha ragione, penso...

"Ed ei avea del cul fatta trombetta": e tutta la cupa rappresentazione dell'Inferno dantesco non ci ha esentato dal ridere di grasse risate, quando ci siamo imbattuti in questo verso. Non soprenderà riconoscere che, al tempo in cui Paul Auster, scrisse la fraae citata, egli studiava Letteratura alla Columbia University di New York e che aveva da poco letto l'Inferno di Dante.

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28 gennaio 2019 1 28 /01 /gennaio /2019 06:57
Salta La Merda. Un nuovo gioco sociale, ovvero un passatempo ludico gratuito, offerto da padroni di cani maleducati

"Gioca anche tu a Salta la Merda": mentre leggevo il cartello, assieme avvisoe ingiunzione, disseminato in ogni angolo del piccolo giardinetto attraverso cui l'altro giorno mi sono ritrovato a passare - praticamente ogni albero ne aveva affisso uno, se non due - calpestavo voluttuosamente un ricciolo di merda canina o, forse, umana.
Ma nessuna sorpresa del resto...

 

Non calpestare! Salta!

Calpestare la merda è un fatto pressoché inevitabile: pensiamo ad esempio allo stuolo di senzatetto, oppure di runner presi alla sprovvista da un impellente bisogno, oppure dalle centinaia di uccelli commensali delle nostre città che mollano le loro deiezioni dall'alto dei cieli...
Oppure, potremmo pensare alle grosse "torte" (o "buse", come dicono su al Nord) lasciate dalle mucche al loro passaggio per i luoghi di pascolo, oppure alle più fini deiezioni delle colonie di conigli in cui ci imbattiamo durante le nostre passeggiate in natura.
La merda è così onnipresente da aver determinato - anche per via della ben nota equazione feci=denaro - alla ferma convinzione che calpestare una merda e imbrattare le proprie calzature di cacca di qualsivoglia origine sia sinonimo di una buona fortuna che verrà.
Le merde canine - a ben pensarci - rappresentano soltanto una piccola parte di un tutto ben più vasto. Ed anche quei beneducati padroni di cani che provvedono a rimuovere pazientemente le deiezioni dei propri beneamati (tra i quali io mi annovero) non possono certo fare ogni volta una pulizia perfetta, qualche traccia rimane sempre, a meno che (e questo sarebbe impensabile) non si uscisse di casa armati di secchio e spazzolone.
Bisogna guardare le cose con una certa dose di humour e di ironia, ricordandosi ad esempio, quando si è messo il piede su di una merda di chicchessia (animale o essere umano), della storia spassosa raccontata in una canzone da Elio e le Storie Tese, oppure immaginando di essere stati vittima di un Trattamento Ridarelli.
Il passatempo ludico gratuito, denominato "salta la merda" e proposto con tanta veemenza dall'anonimo estensore dell'avviso affisso pubblicamente nel giardinetto pubblico di Palermo, diventerebbe così un trattamento anti-fortuna: ma si può senz'altro essere empatici con il grave disagio da cui esso scaturisce.

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21 novembre 2017 2 21 /11 /novembre /2017 08:33
Svapo io che svapi tu

E' in crescita la tribù degli svapatori.
"Svapare" è un neologismo di recente introduzione che sta ad indicare l'attività di coloro che utilizzano i dispositivi sostitutivi delle sigarette che consentono di inalare vapore acqueo aromotizzato con essenze varie e arricchito con una certa percentuale di nicotina.
Gli svapatori sono inconfondibili perchè emettono spesso, per strada (negli spzi chiusi non sempre è consentito svapare) nuvole di denso fumo che altro non è che vapore acqueo.
Una batteria di solerti svapatori potrebbe sostituire efficacemente una macchina della nebbia, di quelle usate nel corso degli spettacoli per produrre effetti speciali, oppure in azioni militari avere lo stesso effetto dei dispositivi atti a produrre le cortine funogene.
C'è di norma una grande solidarietà tra gli svapatori e ci si incontra sul tema della comune attitudine.
Cosa svapi?
Quanta nicotina metti nel tuo svapatore?
In alcuni casi si crea una rete di implicità complicità e solidarietà e si accendono legami reciproci, quasi tribali.
L'aspetto tribale è in fondo accentuato dal fatto che i dispositivi per svapare, in alcuni casi, possono assomigliare in maniera straordinaria ad un calumet della pace.
C'è anche un confronto serrato tra i rispettivi dispositivi, alcuni dei quali sono arricchiti da design ricercati, da quello più funzionale a quello più arzigogolato e prezioso.

 

svapare

Per gli svapatori esistono negozi specializzati che vendono di tutti dai congegni svapanti, agli accessori, alle ricariche agli aromi da utilizzare e alla soluzione di nicotina da addizionare.
L'altro giorno passando davanti ad uno di questi negozie specializzati, ho visto che il gestore se ne stava seduto dietro al banco svapando egli stesso. Quale migliore pubblicità per questa tipologia di esercizi commerciali? Coerenza e il tipo di messaggio trasmesso all'acquirente potenziale: "Anche io svapo, quindi ti puoi fidare! Sapro consigliarti per il meglio". Peccato che il negozio in questione fosse desolatamente vuoto di clienti...
Sul termine "svapare" si trovano giù delle entry interessanti da parte dell'Accademia della Crusca, che mostrano quanto questo termine e altri correlati siano entrati nell'uso corrente.

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15 settembre 2017 5 15 /09 /settembre /2017 09:19
La carta igienica, presidio oggi irrinunciabile

La carta igienica è oggi elemento essenziale dell'igiene defecatoria, salvo che non si voglia ripiegare sulle usanze del contadino di un tempo (pietra ed erba; i più raffinati carta di giornale e quelli ancora più esigenti la carta velina con cui, un tempo, veniva avvolto il pane nei panifici e nelle rivendite di pane e che- per evitare sprechi - veniva indirizzata a questo uso.
Anche se non ci si pensa più, perché si è portati a ritenere che la carta igienica in rotoli abbia sempre fatto parte del nostro panorama degli oggetti utili e "comodi" (e, secondo gli slogan pubblicitari, anche carezzevole per le nostre terga), questo così importante e ormai ineliminabile "presidio" della nostra igiene personale post-"ineludibile bisogno" è arrivata con gli Americani nel dopoguerra (nella seconda metà secolo scorso). Ma all'inizio era solo un lusso per pochi...: la prima nazione europea ad utilizzarla come prodotto industriale fu il Regno Unito nel 1942: poi divenne un prodotto popolare, simbolo dell'American Way of Life, diffussisimo e must immancabile in tutte le case, grazie anche ad una martellante pubblicità (i famosi "venti piani di morbidezza" per citare uno dei tanti slogan imperanti).
Ricordo che, quando ero piccino, nei lunghi pomeriggi, in cui c'era poco da fare (le grosse faccende domestiche si sbrigavano la mattina) la nostra governante Maria - ma per tutti noi "Marietta" secondo il decreto delle prozie che non volevano si facesse confusione con il nome della nonna Maria -  (si trattava di un'anziana signora, che vestiva come una befana, capelli grigiastri sopposi, totalmente edentula, sicchè il mento tendeva ad unirsi al naso adunco, ma sempre affettuosissima e devota verso di me) si sedeva al tavolo della stanza da pranzo e, ripiegata in due, perchè non ci vedeva bene, con le forbici strette a fatica nelle mani ritorte, ritagliava pazientemente la carta velina che avvolgeva il pane e che, giorno dopo giorno,veniva conservata parsimoniamente (all'insegna del Verbo imperante nelle famiglie italiane del dopoguerra, secondo cui "nulla doveva essere buttato"). Poi quei fogliettini di dimensioni irregolari (ma non troppo) venivano appesi in bagno ad un gancio ricato da un filo di ferro ripiegato, pronti per l'uso.
Un'altra attività pomeridiana della Marietta dei miei ricordi era quella di fabbricare i "chiacchi" per stendere la biancheria, utilizzando i lazziteddi che legavano il pane avvolto nella sua carta velina. Ma questa è un'altra storia...

Anche nei raduni podistici la carta igienica è divenuta un presidio irrinunciabile... Anche se in corso di gara non mancano i podisti che riccorrono a tecniche di igiene post-defecatoria arcaiche (passtorali et similia), come anche si mostrano esuberanti nello sputo grasso ed abbondante e nella soffiata di naso "alla maniera del contadino"

Anche nei raduni podistici la carta igienica è divenuta un presidio irrinunciabile... Anche se in corso di gara non mancano i podisti che riccorrono a tecniche di igiene post-defecatoria arcaiche (passtorali et similia), come anche si mostrano esuberanti nello sputo grasso ed abbondante e nella soffiata di naso "alla maniera del contadino"

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12 aprile 2017 3 12 /04 /aprile /2017 20:16
L'avvistamento casuale di un nido di larve di Processionaria del Pino

Casualmente, mentre camminavo sulle pendici brulle e disseminate di sassi muschiosi di Montagna Longa sul versante che guarda Cinisi, mi sono imbattuto in una curiosa formazione, la cui superficie appariva stranamente mobile... Da lontano, se non fosse stato per un effetto cangiante della sua superficie, si sarebbe potuta scambiare per una roccia affiorante ricoperta di muschio giallastro (o per un mucchio di deiezioni di vacca, una "busa" direbbero su al Nord).
Guardando meglio e a distanza ravvicinata, tuttavia, mi sono accorto che si trattava di un ammasso di millepiedi, di un genere che non avevo mai visto prima. Un vero e proprio "groviglio" non di serpenti (per citare il titolo di un famoso romanzo di Mauriac), ma di millepiedi pelosi.
Il bello è che dal mucchio pulsante e cangiante spuntava imperterrito un piccolo fiore di campo, quasi ad aggiungere un tocco estetico.
Mi dicono che si tratta della Processionaria, un lepidottero nocivo alle piante, all'uomo e agli animali (cani, per esempio) per via delle imponenti reazioni allergiche che possono essere causate dai numerosi peli urticanti posseduti dalla larva, prima non avvistabile dalle nostre parti e ora presente (sarà anche questo un effetto del cambiamento climatico?).
Se è valida l'ipotesi "processionaria" (la cui larva, in alcuni luoghi, in alcuni luoghi è anche chiamata "gatta pelosa"), quelli che ho visto io non sarebbero pertanto dei millepiedi come - nella mia ignoranza - mi sono ritrovato a pensare, ma delle larve, cioè forme intermedie nel passaggio alle farfalle adulte. Le larve nascono in genere nella stagione fredda, dopo avere vissuto alla stato di uova, e quindi vanno poi ad interrarsi per venire fuori come farfalle verso maggio-agosto. Probabilmente vorrei pensare che quelle che ho colto con il mio occhio fotografico avevano portato a termine la loro "processione", dopo aver mangiato lungo la via, e si preparavano ad interrarsi.
Dicono anche quelli che hanno commentato in primis la mia foto che la Processionaria deve il suo nome al fatto che i singoli individui, quando non stanno più ammassati in un mucchio palpitante e decidono di spostarsi, procedono in fila indiana, quasi attaccati gli uni agli altri e come in processione.
E per fortuna che non avevo Frida con me che, sicuramente, conoscendola, in quel mucchio di larve ci avrebbe infilato baldanzosamente il muso...
Ma, in ogni caso, ciò che ho avvistato è la meraviglia della Vita in una delle sue poliedriche manifestazioni....

L'avvistamento casuale di un nido di larve di Processionaria del Pino
L'avvistamento casuale di un nido di larve di Processionaria del Pino
L'avvistamento casuale di un nido di larve di Processionaria del Pino
L'avvistamento casuale di un nido di larve di Processionaria del Pino
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31 marzo 2017 5 31 /03 /marzo /2017 14:51
O Bombolaro e l'arte di arrangiarsi e di sopravvivere

(Maurizio Crispi) Ieri, essendo finita la bombola del gas, ho chiamato per avere la pronta consegna di una nuova bombola del gas direttamente a domicilio...
Ogni volta che mi ritrovo in questo frangente non posso non pensare alla canzone del palermitano gruppo "Le Cozze" (attivo particolarmente negli anni Settanta), un vero e proprio inno dedicato alla figura del "bombolaro", spesso un giovane senza grande futuro lavorativo che un tempo girava su di un vespino appositamente attrezzato con rastrelliera di ferro per il trasporto delle bombole (anche se oggi il vespino d'antan non si vede più e il servizio viene espletato su mezzi più moderni e di più ampie possibilità), e disponibile H24 (pensiamo ad esempio alla necessità improrogabile di cucinare un piatto di "midnight spaghetti").
Ma la canzone è anche un peana sull'arte di arrangiarsi e sulla mancanza di futuro delle più giovani generazioni. Per questo, per quanto datata, è sempre attuale e assolutamente godibile. Un piccolo capolavoro della sicilianità.

Un classico sull'arte di arrangiarsi e sulla mancanza di prospettivo, con l'aggiunta del fatalismo e dell'inettitudine tipicamente sicule

Si futterono u vespino cu bombole e supporto
mi c'ero affezionato puru s'era della ditta
sugnu tuttu surato,vagnatu, stanco morto
ma fici puru a peri, un pozzo stari addritta

Folla o collocamento mi ruole puru a testa
sugnu disoccupato, vulissi travagghiare
ma cà ri bombolari, u sai, un c'è richiesta
ma solo u bombolaro u sottoscritto sape fare

chi sa fari chi sa fari sape fare sape fare
Bombolaro, o, o bombola, bombola

Staiu cercanno travagghio, da quattro misi
caro lei sinni po gghire, semo in crisi
me mugghieri talia rintra u portafogghio
arristammo senza un goccio r'ogghiu

u salumiere don Ciccio, stu deficienti
a cririenza a tia un ti rugnu nienti
a stu puntu me mugghieri pigghia e sfasa
quann'è chi porti i sordi a casa

Un ci a fazzu cchiu, Un ci a fazzu cchiu, Un ci a fazzu cchiu, schifio

A i quattru meno un quarto u patruni ra casa
accumincia a vuciare ma in maniera vastasa
è perlomeno un anno che non mi ha pagato
ci sto mettendo tutte cose in mano all'avvocato

tri miliuni e quattrocento mila lire
unni schifiu i vaiu a piscari
facissi cariri stu muru a corpi 'i testa
a ttia sti picciuli cu ti impresta

Bombolaro (rit)

 

Me frati Giovanni, ddu nullafacente
si'nnio a travagghiari 'nu continente
mi scrisse 'na lettera "Caro Edoardo,
'cca c'é travagghio, un fare u rifardo

'cca c'é anticchiedda friddo, ma manciamo perlomeno
vatinne a stazione, pigghiati u primo treno"
Ci rico a me mugghieri: "tutto risolto"
e vasa u picciriddo chiddo cull'occhio torto

Un cia fazzo cchiu (rit)

Arrivo a stazione, acchiano supra u trenu
sugnu nirbusu, è megghio ca mi freno
finalmente trovo u me scompartimento
é chino como un uovo, e cchi c'è un reggimento ?

assittato c'è un parrino, accanto un chierichetto
mi tocco verso il basso, parlando con rispetto
una vecchia pacchiuna si leva i scarpe
mi mette i peri supra e finalmente u treno parte

Bombolaro (rit)

Stazione i Ficarazzi - mi staio rumpenno i cazzi
Poi c'è Ficarazzelli - lanzavo tre panelli
arrivati all'Aspra - c'è un cristiano chi s'arraspa
arrivamo a Bagheria - m'acchiana a malincunia
arrivamo a SantaFlavia - una cristiana pigghia e sgrava
arrivati a Casteldaccia - unu mi passa supra a faccia
Altavilla Milicia - qui rima non ce n'é
arrivati a Trabia c'è una forte caloria
a Termini Imerese - una fermata a tre riprese
Agglomerato Industriale - ci travagghia u zu Pasquale
Campofelice di Roccella - lanzavi l'ultima panella
a Lascari e allascati, e allascati e allascati
Arrivamo a Cefalù - scinnu e un ci penso cchiu.

Schifio

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21 settembre 2016 3 21 /09 /settembre /2016 12:58
Attenti a quel percoroso

Un cartello plastificato indica il percorso pedonale da seguire passando per Viale Lazio (Palermo), visto che la strada è - e sarà - chiusa per secoli in attesa del completamento dei lavori di una stazione sotterranea di quella che sarà la potenziata Metro di Palermo.

percoroso pedeonale in Viale Lazio (PalermoMa l'amanuense frettoloso non si è accorto del refuso che ha trasformato "percorso" in "percoroso", - si sa che i programmi di videoscrittura, non ben bilanciati nel loro utilizzo da un'attenzione sempre desta, possono causare dei clamorosi errori.
Leggendo l'indicazione involontariamente comica e, procedendo per libere associazioni, ci si pongono quindi dei problemi: sarà il percoroso indicato pericoloso o comodoso? Sarà esso odoroso o spiritoso? Sarà stertoroso o rumoroso? Bisognerà provarlo per capire quali infinite sfumature situazionale questo inedito percoroso possa contenere.
Certo, odoroso di sicuro, visto che il passaggio indicato è disseminato di cacate canine (poveri cani! Certo non per colpa loro!). E il percoroso sarà anche pericoloso (per via delle insidie cui saranno sottoposti i piedi dei passanti non attenti) e odoroso, se non francamente puzzoso per via delle deiezioni canine in vari stadi di trasformazione dallo stato organico a quello minerale.
Yes!, anche rumoroso (per via dell'azione continua dei complessi macchinari deputati allo scavo della stazione sotterranea di viale Lazio) e stertoroso, di sicuro, quando da quel percoroso si trovano a passare bande di runner allo stremo delle forze in un eccesso di competività dialogica.
Insomma, si potrebbe pensare che l'oscuro amanuense abbia scritto "percoroso" a bella posta, per creare nel cittadino che si fosse trovato ad adocchiarlo una serie di possibili associazioni sulle qualità del passaggio indicato.

E se, invece di "percoroso", fosse stato scritto "percor-orsoso" avremmo avuto la suggestione che, in piena città, ci fosse un percorso per orsi (paura!) a memoria della famosa invasione degli orsi in Sicilia raccontata da Buzzatti; o se avessimo letto "percor-orcoso" avremmo pensato di poterci trovare di fronte a una gang di orchi (paurissima!) in cerca di cibo.
Insomma, a partire da un banale lapsus, la nostra giornata può essere allietata dall'umorismo.. e mi raccomando... attenti a quel percoroso!

 

Le foto sono di Maurizio Crispi

Gli interminabili lavori per la stazione sotterranea della metropolitana a Palermo (viale Lazio)

Gli interminabili lavori per la stazione sotterranea della metropolitana a Palermo (viale Lazio)

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27 marzo 2015 5 27 /03 /marzo /2015 16:15

Durante uno scavo archeologico condotto in un sito di interesse nell'antica città di Varna in Bulgaria è stato rinvenuto uno scheletro gigante (della statura di 2,50 metri).E' stato datato con i carbonio è sembra risalire indietro a circa 2500 anni.
Naturalmente il ritorvamento nella città di Varna, collegata con l'immaginario collettivo grazie alla storia di Dracula il Vampiro, ha dato adito a numerose speculazioni fantasiose, tra cui anche quelle relative ad un'antica razza di giganti giunta sulla Terra dallo spazio.

(da Montaigne - un sito senza pretese) Negli ultimi anni pare che la Bulgaria sia teatro ideale in cui ambientare i ritrovamenti più sensazionali di sempre. Dopo gli scheletri dei vampiri, l’ultimo attore, suo malgrado, di questa sceneggiatura, che non si basa su storia vera, ma è creata all’uopo, è uno scheletro rinvenuto durante gli scavi alla Necropoli nella città di Varna.

E’ vero che questa zona è ricca di storia e cultura e questo sedicente antico gigante, datato al carbonio, è stato sepolto più di 6500 anni fa. Sappiamo che in quest’area nel VISecolo AC i Greci fondarono Odessos (ora Varna) una città popolata anche da Traci, trasformata poi in rifugio romano alla fine del II secolo DC, e rinominata dai romani Odessus. Questo ce lo dice la Storia.

Durante gli scavi alla Necropoli gli archeologi hanno scoperto il muro di un’antica fortezza e hanno proseguito gli scavi per restituirlo quanto più possibile alla luce, in questo lavoro è stato rinvenuto lo scheletro, che ha destato stupore non per le sue dimensioni ma per il fatto che si trovasse proprio lì, sotto le mura, sepolto in modo cerimoniale ovvero con le mani poste sulla sua vita e il suo corpo che punta ad est (testa) e ad ovest (piedi).

«La loro ipotesi è che l’uomo probabilmente è morto in un incidente durante la costruzione del muro fortezza di Odessos alla fine del IV o all’inizio del V secolo. Lo scheletro è stato scoperto davanti alla parete rocca di città trovando pezzi di lampada in ceramica, che è determinata dalla datazione. La prova che si tratta di un funerale sono la posizione e l’orientamento delle mani del corpo secondo le direzioni est-ovest. Gli archeologi ritengono che la stessa area era la porta di Odessos. Durante gli scavi hanno trovato le fondamenta di un edificio dello stesso periodo».

La sensazionalità è riservata alla scoperta in sé e non certo alle dimensioni delle ossa, ce lo dicono gli esperti che hanno studiato le fotografie sparse in rete e gli archeologi, unici in grado di fornire un parere autorevole che metta a tacere le inutili speculazioni su questo argomento. Scrivere delle scoperte è un passo in avanti perché tutti conoscano il passato, lanciarsi in falsi sensazionalismi è un passo verso l’oblio che si tentava di evitare.

Une équipe d’archéologues a découvert les restes d’un géant dans la ville de Varna, en Bulgarie.

Située sur la rive orientale de la mer Noire, Varna est désormais une attraction touristique majeure. La région possède une culture riche et son histoire remonte tout droit jusqu’à 5000 avant JC. Le trésor le plus ancien contenant de l’or du monde a été trouvé lors de fouilles dans la Nécropole de Varna et la datation au carbone 14 a révélé qu’il a été enterré il y a plus de 6500 années.

Au 7ème siècle avant JC, les Grecs ont fondé un poste d’échanges appelé Odessos dans ce qui est maintenant Varna. Il a été peuplé par un mélange de Grecs et de Thraces. Vers la fin du deuxième siècle de notre ère, Odessos a été transformé en une retraite romaine et a été rebaptisé Odessus.

Le squelette géant a été trouvé plus tôt ce mois-ci, enterré près des ruines de l’ancienne muraille de la ville de Odessus. On estime que l’humain géant vécut et mourut au cours du 5ème siècle après JC.

Valeri Yotov, un membre de l’équipe des fouilles archéologiques a été cité en déclarant que la taille des os était «impressionnante», mais a refusé de fournir des détails précis.

« Comme nous avons commencé à découvrir l’ancien mur de la forteresse, nous nous posons beaucoup de questions, et, bien sûr, nous avons dû continuer à creuser pour atteindre les fondations du mur. Voilà comment nous sommes tombés sur le squelette », at-il dit.

La position du squelette est une indication claire qu’il a été enterré selon un rituel. Ses mains ont été placées sur sa taille, et sa tête est alignée avec l’Est.

En attendant d’obtenir de plus amples détails, nous ne pouvons que spéculer à son sujet. Si le squelette possède effectivement des proportions gigantesques, il constituerait alors une avancée archéologique majeure et ce serait encore mieux si cette découverte ne se retrouvait pas poussée d’un coup de balais sous le tapis.

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Ceci étant dit, ce n’est pas l’unique squelette géant qui a été découvert en Europe de l’Est. Durant l’été 2012, des archéologues ont fait une découverte similaire près de la ville roumaine de Carei. L’excavation d’une grande guerrière de 2,50 mètres de haut, enterrée avec un poignard à côté de sa tête, remontant à 5,0000 ans en arrière durant l’âge de bronze. À l’époque, la hauteur moyenne d’un individu était d’environ un mètre cinquante, ce qui fait que la propriétaire de ce squelette était une vraie géante parmi ses pairs.

Source: Before It’s News

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10 marzo 2015 2 10 /03 /marzo /2015 07:00

Il dottor Charles Eugster, 95 anni, dentista inglese in pensione, ha battuto sabato il primato mondiale sui 200 metri indoor nella categoria master (M95) ai British Masters Championship.
Charles Eugster ricorda uno dei vecchietti protagonisti del film «Cocoon», ma con una buona dose di esibizionismo e di "sano" (e, peraltro, giustificato) narcisismo: dalle foto che circolano nel web si potrebbe proprio dire che Eugner sia un "vecchietto di ferro"!

Dopo l’impresa è tornato in hotel per un (meritato) riposino. Lo stakanovista della pista ha infatti totalizzando 55,48 secondi, migliorando di 2,4 secondi il precedente record mondiale stabilito nel marzo 2013 dall’americano Orville Rogers.

Eugster è nato a Londra e attualmente vive a Zurigo, dove ha sempre svolto la professione di odontoiatra.

Negli ultimi anni ha partecipato con grande successo anche a diverse gare di canottaggio (vincendo un totale di ben 40 medaglie).

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DSC04695.jpegQuesta pagina è la nuova casa di due blog che alimentavo separatamente. E che erano rispettivamente: Frammenti. Appunti e pensieri sparsi da un diario di bordo e Pensieri sparsi. Riflessioni su temi vari, racconti e piccoli testi senza pretese.

Era diventato davvero troppo dispendioso in termini di tempi richiesti alimentarli entrambi, anche perchè nati per caso, mentre armeggiavo - ancora alle prime armi - per creare un blog, me li ero ritrovati ambedue, benchè la mia idea originaria fosse stata quella di averne uno solo. Infatti, non a caso, le loro intestazioni erano abbastanza simili: creatone uno - non ricordo quale dei due per primo - lo ho "perso" (per quanto strano ciò possa sembrare) e mi diedi alacremente da fare per ricrearne uno nuovo. Qualche tempo - nel frattempo ero divenuto più bravino - il blog perso me lo ritrovai).

Ohibò! - dissi a me stesso - E ora cosa ne faccio?

La risposta più logica sarebbe stata: Disattiviamolo!. E invece...

Mi dissi: li tengo tutti e due. E così feci. E' stato bello finchè è durato...

Ma giocare su due tavoli - e sempre con la stessa effcienza - è molto complicato, ancora di più quando i tavoli diventano tre e poi quattro e via discorrendo....

Con overblog ho trovato una "casa" che mi sembra sicuramente più soddisfacente e così, dopo molte esitazioni, mi sono deciso a fare il grande passo del trasloco, non senza un certo dispiacere, perchè il cambiamento induce sempre un po' di malinconia e qualche nostalgia.

E quindi ora eccomi qua.

E quello che ho fatto - ciò mi consola molto - rimane là e chiunque se ha la curiosità può andare a dargli un'occhiata.

 

Seguendo il link potete leggere il mio curriculum.

 

 


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