Il video che riporto sopra racconta un evento increscioso al tempo del lockdown, accaduto qui in Sicilia, complici i camici bianchi in funzione puramente repressiva e nella veste di garanti dell’ordine pubblico.
Il camice bianco, in questa circostanza, in modo palese diventa emblema di potere, di cui si fa senza mezzi termini abuso.
Lo voglio riportare qui giusto per non dimenticare alcuni degli eccessi che sono stati perpetrati in tempo di Covid e per riflettere su alcune storture dell’apparato psichiatrico che continua, purtroppo, a ripetere quelle pratiche aborrite discendenti dalla legge manicomiale del 1904 che, pur essendo stata formalmente superata dalla legge 180 del 1978, continua ad essere viva e presente nella mente di molti (il Manicomio continua ad essere presente e vivo nella mente di molti, moltissimi, e rimane come costrutto di pensiero che salta sempre fuori).
Devo il recupero dell'assurdo episodio alla recente lettura (ancora in corso) di un testo di Piero Cipriano, Il libro bolañiano dei morti. Esercizi di ego dissoluzione (2020).
“Complottista secondo me era pure Dario Musso ragazzo drammatico e teatrale di Ravanusa che il lockdown (non vedo l’ora di dimenticare questa parola) come a tutti gli aveva spezzato la pazienza e inizia a fare video inquietanti in cui si punta un cacciavite alla tempia e incita alla rivolta e pochi giorni prima viene fermato da un carabiniere Che assiste allibito a lui ti ha contrattacca gli dice che fare il carabiniere di questi tempi affermare persone innocenti è una merda e brucia la sua carta d’identità e il giorno del fermo sanitario e in giro nella sua auto con un megafono che incita alla disobbedienza a non abboccare alle favole governative non c’è nessun virus dice, togliete le mascherine riaprite negozi, uscite…
(ora confessate di non averlo pensato almeno una volta pure voi tutto ciò) lo circondano carabinieri e agenti municipali, lui fa un video in diretta in cui prova a mantenere la calma, scende, resta calmo, bravo Dario così si fa, ma non basta perché arrivano tre sanitari uno dei quali ha una siringa, il sanitario non gli va incontro davanti per parlargli no, lo aggira gli punta la siringa, vuol siringarlo da dietro con tutti i pantaloni, stato di necessità diranno poi nel processo che si farà ma io dico, dalle immagini, non c’era nessuno stato di necessità, legittima difesa dite? Nemmeno eppure un carabiniere lo prende per le gambe e lo atterra, il sanitario col camice e la siringa lo infila, la donna che fa il video grida atterrita in siciliano lo stanno sedando lo stanno sedando. Finisce il video inizia l’audio, il fratello di Dario, avvocato, prova per giorni a chiamare all’ospedale di Canicattì, al reparto psichiatrico dove Dario è ricoverato in TSO sedato legato cateterizzato ma la dottoressa balbetta, dice non possiamo dare notizie lui richiama e lei dice suo fratello dorme lui richiama lei dice non abbiamo il cordless lui richiama lei dice ho un’urgenza ho un ricovero ora non posso parlare, sono imbarazzato per lei per questa poverina che senza dignità né etica si schermisce. Dopo cinque sei giorni tali le pressioni, le lettere, le telefonate, ai medici e al sindaco, tra queste quella di Gisella Trincas dell’UNASAM (associazione di familiari dei pazienti psichiatrici) o del garante nazionale dei detenuti o di me stesso che provo a parlare invano con la dottoressa che ha sempre un’urgenza e non può rispondere, insomma Dario viene (altrettanto selvaggiamente) dimesso e per fortuna non fa la fine di Franco Mastrogiovanni o Giuseppe Casu o Elena Ca sì setto (cioè: non muore legato al letto).” (ib., pp. 116-117)
"La pandemia non esiste": la strana storia del Tso a Dario Musso | VIDEO - Le Iene
Il 2 maggio Dario Musso subisce un Tso dopo esser andato in giro in auto gridando con un megafono che non esiste nessuna pandemia. Le immagini del momento in cui viene fermato hanno fatto il giro ...
https://www.iene.mediaset.it/2020/news/tso-dario-musso-strana-storia_795053.shtml
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