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Ombrello cinese ondeggia che ogni tanto ruota con vezzo la ingentilisce e me la rende simpatica e nella scenografia della strada vuota e solitaria è un piccolo colpo d'occhio, in qualche misura estetico - da film forse - e uno che passa sul motorino il gaglioffo se ne va con grossi piedi che ciabattano e intanto s'appoggia, nell'osservarla. eppure deciso. - ormai s'è fatta notte e l'aria s'è fatta fresca - nella villa comunale da dove passo ogni giorno extracomunitari tamil (così pare), in un piccolo slargo arredato con panche di pietra hanno allestito un tavolo quadrato con tanto di tovaglia bianca che hanno portato da casa assieme ad alcune sedie, e, attorno a questo arredo improvvisato indugiano a desinare e a chiacchierare, godendosi la frescura e il dolce abbraccio della notte. Sono di tutte le età: almeno tre generazioni presenti in una scena domestica che s'articola in uno spazio pubblico e ricrea consuetudini antiche... C'è da commuoversi a guardare questa scenetta
La strada, per me, è vuota e deserta
Il caldo ha svuotato la città e il silenzio frusciante di foglie e di cartacce spostaste dalla brezza è gravido di premonizioni
E l'inquietudine non è dissipata dalla rievocazione del quieto consesso familiare di prima che sembrerebbe contraddire il postulato della fondamentale solitudine dell'uomo del XXI secolo
Più tardi, nella notte, sono molestato da un sogno in cui sono in visita da un uomo anziano, dall'incarnato di un bianco spettrale e, mentre parliamo, la pelle del suo volto comincia a desquamarsi e a creparsi e le carni del suo volto ad essicarsi. Lui continua a parlare come se niente fosse, ignaro della metamorfosi. Vorrei chiedere aiuto, ma dalla mia bocca non esce suono alcuno |