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2 dicembre 2018 7 02 /12 /dicembre /2018 10:53

Mi capita sovente di sognare di un appartamento segreto.
Un posto che sembra essere quasi un rifugio, al quale soltanto io ho l'accesso.
Si trova ubicato in un grande palazzo, nell'intercapedine tra due altri appartmenti: ed in comunicazione con entrambi attraverso porte a scomparsa, occultate ad arte, che soltanto io posso aprire.
E' un appartamento attrezzato del minimo necessario, ma sostanzialmente di aspetto monacale: benchè sia segreto ed invisibile è dotato di finestre che si aprono all'esterno e che ne consentono aereazione e una buona illuminazione con la luce del giorno.
Dall'appartamento si accede ad un'enorme terrazza che occupa l'intera superficie dell'edificio.
Di fatto, questa terrazza è un enorme giardino pensile dove crescono piante da fiori e anche alberi che nel corso del tempo sono diventati enormi e ramificati sino a formare una vasta foresta incolta.
Non ho mai avuto tempo di curarla nelle mie fugaci visite, poichè c'è sempre qualche evento imprevisto che mi distoglie dal curarmi del mio giardino.
Ogni tanto, nei miei sogni, mi aggiro nei meandri di qesta piccola foresta, sorprendendomi ogni volta nello scoprire che nuovi virgulti sono cresciuti, fino a formare un fitto sottobosco e che alberetti prima piccoli sono diventati enormi e fronzuti.
Ogni tanto mi affaccio alla ringhiera e vedo dei bambini che nei cortili sottostanti giocano e si rincorrono, ma nessuno di loro si accorge mai di me che li osservo dall'alto. E' come se da questo rifuggio segreto nessuno mi potesse vedere e, d'altra parte, è impossibile qualsiasi comunicazione a voce, in considerazione dell'altezza.
Qualche volta nei sogni, sono all'esterno dell'appartamento, e mi soffermo a trastullarmi con l'idea che posso entrarci qando voglio, passando in rassegna le diverse stanze che lo compongono: trattandosi di una cosa che sento solo ed esclusivamente mia non ha davvero importanza entrarci, perchè so che sono l'unico a possedere le chiavi di questo piccolo regno nascosto.
Altre volte, invece, mi aggiro al suo interno, ma sempre senza particolarmente soffermarmi in una stanza o nell'altra: ma i sogni non mi dicono mai cosa faccio quando sono al suo interno. In effetti, le stanze sono spoglie, come in attesa di essere occupate.
Le porte d'accesso sono nascoste e soltanto io ne conosco il segreto: mi sorprendo a volte che questo appartamento possa esistere ignorato da tutti.
A volte mi chiedo come ciò sia possibile: a volte, mi rispondo dicendo che l'appartamento si trova in un'intercapedine di cui nessuno conosce l'esistenza e in cui io, per qualche bizzarria della sorta, mi sono imbattuto. Altre volte, contagiato dalle mie letture di fantascienza, mi dico che si tratta piuttosto di una porta verso un altro mondo che, tuttavia, rimane in un rapporto di stretta contiguità con quello da cui provengo. Ma questo pensiero è di per sé inquietante, poichè a volte mi trovo a pensare che le porte d'accesso possano chiudersi definitivamente anche per me, proprio quando sono al suo interno. O anche - con un pensiero più ardito - penso che possa essere una camera per il teletrasporto di cui ignoro il meccanismo di funzionamento.
Sì, sembra essere decisamente una dimora da vivere in solitudine, quasi fosse la dimora di un eremita che ha fatto il voto del silenzio, ma quando sono lì dentro o sulla sua soglia, non mi sembra mai che mi manchi qualcosa di essenziale. E dire che, nel corso delle mie visite, non ho mai visto al suo interno, alcun libro, o cd. C'è sì uno spazzolino da denti nel bagno che presenta tracce d'uso.
L'altro giorno, per la prima volta, ho sognato che Gabriel era con me dentro quell'appartamento segreto. Un po' giocavamo assieme, un po' Gabriel faceva qualcosa per cui io lo rimproveravo. Malgrado questi piccoli screzi, avevo la netta sensazione che io e lui stavamo bene assieme, come quando ci ritroviamo a giocare assieme.
Quest'ultimo sogno, a differenza degli altri simili, era molto lungo: mi dava un una percezione soggettiva di interminabilità.
Mi svegliavo e ripiombavo nel sonno per sognare lo stesso scenario, oppure - mi sono poi detto - i risvegli non erano reali e facevano pure parte di quel sogno. Non saprei.
Ma, ad un certo punto, mi sono angosciato: ho pensato di essere intrappolato lì dentro una volta per tutte e di non poterne uscire più: come se il paradiso segreto stesse per trasformarsi in una prigione dalla quale non ci sarebbe più stata una fuga possibile.
Una sorta di concamerazione segreta della mia mente, nella quale sarei rimasto bloccato per sempre.
Un luogo, dal quale non potrei più essere recuperato, come se un dio che gioca con l'Universo potesse decretare: "Quelle porte che erano per aperte per te, ora saranno chiuse per sempre e tu non potrai mai fare ritorno".
E, a questo punto di quest'ultimo sogno, mi sono risvegliato in preda ad una profonda ed inesprimibile angoscia.


 

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29 novembre 2018 4 29 /11 /novembre /2018 08:22

Il tempo,
i mesi,
i giorni
le ore
scorrono eguali
se piove
o se fa bel tempo
notte, giorno, giorno, notte
Ogni tanto a notte fonda guardo fuori dalla finestra
mentre tutto è silenzio
e la via è illuminata dal chiarore giallo dei lampioni
Niente accade
Ogni giorno eguale all'altro
Dormire
mangiare
cacare
radersi un giorno sì e uno no
i lavoretti in campagna
di pietre
di cemento
di fuochi
di foglie secche
che svuotano la mente
come quando si fa un puzzle da mille pezzi
Leggere molti libri
n libro per ogni stanza
Finirne in media uno al giorno

Sognare
Ma non sempre i sogni riafforano alla coscienza
Anzi quasi mai, se non per il ricordo confuso
di avventure rocambolesche e di meravigliosi viaggi

Poi tutto - anche queste esili tracce -
scompare in un baleno
E' lontano il tempo in cui
meticolosamente i sogni che mi arrivavano
li trascrivevo
per poi rileggerli a distanza di tempo
e sentirli come quelli di un estraneo
Quasi mai parlare, se non per monosillabi
Ogni tanto, quando spiccico poche parole,
rimango sorpreso dal suono della mia voce
poco articolata e gracchiante,
per il lungo disuso
degno della regola di un monaco trappista

Vorrei lasciare qualche traccia di me
a futura memoria
ma questa speranza si fa più esigua
giorno dopo giorno
Il mio pensiero che ci fosse
una continuità tra una generazione e l'altra
è pura illusione,
forse follia

In solitudine, mi incammino
in un viaggio che porta verso altre solitudini
indicibili
e verso l'oblio ineffabile


Già ora, del resto,
è come se fossi l'uomo invisibile
che attraversa il mondo mai visto, mai notato

E comunque, anche se in questo modo distorto,
vivo e continuo a vivere

C'è qualcosa da fare
C'è sempre l'attesa di un istante meraviglioso
proprio dietro l'angolo

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17 ottobre 2018 3 17 /10 /ottobre /2018 06:43
I segni nei muri

Il tempo scorre veloce

Ieri era agosto ed eravamo nel pieno dell'estate
Oggi, mezzo ottobre è stato superato e siamo in pieno autunno
Un giorno tira l'altro a velocità da vertigine,
come un turbine,
una tromba d'aria originata da un refolo di vento

Ogni settimana è più breve della precedente

Ed è tutto eguale,
tutto ordinatamente disposto

 

Vedo nei muri i segni della carrozzina di mio fratello
dove spesso nei quotidiani spostamenti
da una stanza all'altra
strisciava e sbatteva
se era condotta da mani disattente

Mio fratello è sempre qui
a guardarmi con i suoi occhi ironici e un po' sornioni,
benevolo al tempo stesso

Al mattino, e in altri momenti della giornata
passo sempre in rassegna quei segni nei muri

Quelli, sono l'ancoraggio salvifico
nel gorgo del tempo
che mi risucchia

 

Nella foto, il Gorgo di Salttraumen, in Norvegia (nei pressi delle isole Lofoten, considerato il più potente del mondo.

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23 agosto 2018 4 23 /08 /agosto /2018 08:55
Foresta Ginko Biloba

Ho sognato che vagavo in una foresta di Ginko Biloba
Una foresta labirintica e mai addomesticata, forse preistorica
Silenzio e solitudine,
il suolo ticco di humus,
ricoperto di foglie cadute
i rami ritorti mi costringevano
a fare lunghi giri
a piegarmi
ad arrotolarmi
ad attorcigliarmi
a strisciare ventre a terra
Ma non c’era stanchezza in me
malgrado il protrarsi di uno sforzo acrobatico,
soltanto il senso della meraviglia

 

E sentivo lontana la presenza del grande mare
sempre irragiungibile

Il suo profumo ed un accenno di scoloritura
degli scampoli di cielo sovrastanti
Thalassa, thalassa

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7 agosto 2018 2 07 /08 /agosto /2018 08:24
Sul vulcano

E' in corso una potente eruzione vulcanica

Forse è l'Etna, a Muntagna

Ma potrebbe essere dovunque

Io sono lì, nell'epicentro dell'eruzione

per identificare il cratere "pilota"

e giungo con il mezzo

simile a quello disegnate per attività esterne extramodulari

sui pianeti in esplorazione

in un profondo canalone fiancheggiato da ripide pareti di roccia lavica

e il fondo di sabbia nera molto mobile

Mi metto lì in attesa dei segni premonitori della formazione del Cratere Pilota

- e non so cosa sia -

Poi, comprendo di aver sbagliato del tutto le mie stime

e di essere nel mezzo del posto sbagliato

Comincia una corsa contro il tempo per spostarmi in una differente location

ma il fondo di sabbia del canalone si fa instabile

e minaccia di inghiottirmi

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4 agosto 2018 6 04 /08 /agosto /2018 08:30
Saluto al sole

Il sole sorge ancora
al di là dell'ampia fabbrica circolare, enorme
un'astronave piombata giù dal cielo
da tempo immemore
ora incatenata al suolo

La sfera infuocata del sole s'affaccia dall'orlo del suo perimetro più alto
dissipando velocemente lo scuro della notte

Gabbiani e rondini,
scuotendo via il freddo e l'umido,
prendono quota
volteggiano ed intrecciano voli,
ciascuno secondo le proprie geometrie

Le rondini soprattutto sembrano allinearsi
in direzione del fuoco dell'astro nascente,
come in un immane sforzo migratorio

Ma poi cambiano rotta all'improvviso
dissipandosi in mille voli rifratti

Il loro era solo un saluto al sole e alla vita

(Foto di Maurizio Crispi)

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20 luglio 2018 5 20 /07 /luglio /2018 12:46
La Cena del Cinquantenario

(Maurizio Crispi) Fu così che a cinquant'anni suonati dal loro congedo al termine degli anni di Ginnasio e di Liceo, frequentati presso il Liceo Statale G. Garibaldi di Palermo, un buon 70% dei componenti del Corso A, si è riunito per celebrare la ricorrenza e per gioiere di essere arrivati sino a questa tappa che, guardandola, quando ancora semi-imperbi si lasciarono alle spalle la Scuola secondaria con le sue fatiche diuturne, i suoi sogni (a volte velleitari), le sue ambizioni e frustrazioni, entrarono nell'ampio fiume della vita, dell'impegno (o del disimpegno), senza sapere esattamente dove quella corrente - a tratti pacifica, a tratti tumultuosa - li avrebbe portati. Alcuni avevano le idee chiare su cosa volessero dalla vita, altri ancora no. Alcuni erano supportati dalla Fede, altri erano non credenti o, in alcuni casi, agnostici. Alcuni avevano una profonda fiducia in se stessi e nelle proprie forze, altri no. Alcuni sapevano già cosa volevano fare da grandi e avevano una strada già da seguire, altri no: lo avrebbero scoperto solo in seguito.
Tutti andammo avanti, alcuni spavaldamente con l'impeto dell'esercito che deve conquistare nuovi territori, altri timidi e ritrosi, altri ancora come in una danza fatta di passi in avanti e, sovente, di passi laterali o  indietro. Nessuno rimase impaniato nei mali che colpirono la generazione sessantottina, grazie al cielo. Fummo fortunati.
Alcuni si sono costruiti una carriera prestigiosa, fatta di duro lavoro, altri un po' meno (forse nel cuor loro erano incorregibilmente edonisti). Ma tutti si sono impegnati.
E adesso si sono ritrovati al post apice dei loro percorsi, anche se, in taluni casi, alcuni sono ancora nel pieno vigore lavorativo e tengono ancora botta, mentre altri si sono - da più o meno tempo - ritirati nella propria isoletta, a coltivar lenticchie, per così dire, come fece Garibaldi (cui il loro liceo era intitolato) dopo l'Impresa dei Mille.
I loro archi di vita professionale, in ogni caso, hanno sviluppato egregiamente l'assioma che - ancora negli anni Sessanta (e poi per parte dei successivi anni Settanta) - il Liceo Garibaldi sfornava persone brillanti (in alcuni casi creative) che avrebbero rinfoltito in linea di massima le fila dei professionisti affermati, dando invece un gettito di gran lunga meno significativo alla specie di coloro che facevano carriera nella politica (solo pochi, se non pochissimi, del nostro gruppo hanno percorso questa strada). Non fu più così dopo, a causa del declino postriforma della scuola pubblica.
Noi fummo tra gli ultimi a studiare - e ad affrontare gli esami di maturità - con il vecchio metodo, quello che avevano sperimentato anche i nostri genitori, quando queste cose parevano immutabili da una generazione all'altra. Ma noi fummo fortunati, poichè - a causa del terremoto che colpì la Sicilia, proprio all'inizio del '68, i programmi ministeriali che ci sarebbero toccati vennero ridotti: quindi, oggetto d'esame, per noi furono soltanto i programmi sviluppati nel corso dell'anno: ma, ciò nonostante dovemmo affrontare uno studio rigoroso ed intenso, proprio tra quel giugno e quel luglio di 50 anni addietro.
Ed ora eccoli lì, quei sodali di un tempo, a festeggiare, a cazzeggiare, a ritrovare la verve di un tempo, a rivangare vecchi conflitti e a citare episodi proverbiali, ognuno donando un proprio frammento di narrazione che altri possibilmente hanno dimenticato e componendo così un mosaico più vasto intessuto di ricordi condivisi.
E hanno anche brindato.
A cosa?
Forse al fatto di esserci ancora, avendo ricordato con mestizia coloro che li hanno lasciati anzitempo.
Forse al fatto che una simile ricorrenza agapica potrebbe ripertersi ancora, non certo, però dopo altri cinquant'anni, quando nessuno di loro ci sarà più, ma magari dopo cinque anni: guardando ai prossimi anni come si usa fare quando si percorrono i fatidici 100 km di corsa, senza mai concentrarsi sulla meta finale che apparirebbe irraggiungibile e lontana, ma a quella più immediata e pedalabile che è rappresentata dal posto di ristoro, collocato dopo aver superato i primi trenta km, ogni 5 km.
Un ringraziamento doveroso va a Giovanni Passalacqua che ha reso possibile questo incontro di vecchie glorie, prodigandosi in infaticabili telefonate e in un sforzo cospicuo per rintracciare tutti, anche quelli che risiedono da anni lontano da Palermo. E il bello è che la maggior parte hanno risposto al richiamo, sobbarcandosi ad un viaggio dai propri luoghi di residenza a palermo, proprio per essere presenti e poter dire: "Io c'ero".
Grazie anche all'impareggiabile Salvatore Pipitone per aver preparato una presentazione in Powerpoint semplice ed immediata, utilizzando del materiale fotografico che molti di noi avevano da tempo smarrito.
Ma grazie anche ai calembour libero-associativi in stile volutamente demential-chic di Claudio (Michele) Dell'Aria, aka Chuck, che - in un folle cavalcata verbale - hanno condotto i compagni ritrovati in una sgangherata cavalcata tra soprannomi e nick che ciascuno si era meritato, personali idiosincrasie, mitici eventi di cui l'uno o l'altro si rese protagonista, motti e motteggi, strappando applausi, sorrisi e risate e, in alcuni casi, passeggeri moti di lieve disagio. Ha tenuto banco: e, vi assicuro, ce n'è stato per tutti, nessuno egli, con i suoi motteggi, ha mancato di trascurare, a volte in modi piuttosto imbarazzanti, ma sempre strappando il sorriso con la verve frizzante di questa incontenibile cavalcata associativa.
Alla fine, è stata di prammatica una foto di gruppo per i tutti i quasi settantenni e alla prossima!!!

Il meeting con cena e libagioni varie si è svolto al Gianni Reataurant, nei pressi di via Emerico Amari. Qualche imbarazzo, all'inizio, poicè nell'approccio iniziale, man mano che si andava arrivava, non tutti hanno riconosciuto tutti: comprensibile, in alcuni casi, non ci si vedeva esattamente da 50 anni...
Ciò nonostante, abbiamo condiviso una parte importante e fondamentale della nostra vita: un tempo che a noi parve lunghissimo. Adesso quegli anni, guardandoli retrospettivamente, ci possono sembrare una frazione minima del nostro arco di vita: eppure, quando ci diplomammo, rappresentavano, per noi appena diciottenni, un buon 25% dei nostri anni vissuti.

Un saluto accorato a quelli che ci hanno lasciato prematuramente che elenco in ordine alfabetico: a Carmelo Burlò, a Nino Cannone, a Roberto Grillo, a Massimo Mangano e ad Alessandro Musco. Loro che ci hanno abbandonato prematuramente in pectore, nel corso della serata,sono stati con noi.

Le note di cui sopra le ho scritte di getto. Nei giorni successivi ho riflettuto e ritengo necessario aggiungere qualcosa.
In realtà non è del tutto vero che non ci siamo più visti per 50 anni, una volta concluso il percorso della scuola secondaria (ginnasio e liceo) con il culmine degli "esami di maturità".
Circa il 50% di noi scelse di seguire gli studi di Medicina e, quindi, ci ritrovammo assieme all'Università, pasando dallo status di "compagni" a quello di "colleghi", negli anni successivi. Ovviamente, quelli di noi che seguivano gli studi di Medicina, all'inizio avevano occasioni di vedersi alle lezioni e agli esami; poi ognuno, seguendo i propri ritmi, si distanziò dagli altri; alcuni rispettarono i tempi, altri si adagiarono in un ritmo di avanzata più lento. Alcuni si vedevano nel tempo libero, si crearono dei piccoli gruppi di studio, in alcuni casi ci furono anche delle occasioni di fare delle brevi vacanze assieme (come, ad esempio, nel caso di una mitica vacanza-lavoro in Inghilterra). Con altri, che non scelsero il percorso della Medicina, si persero i contatti: ma altri gruppi che avevano intrapreso scelte analoghe (come ad esempio Giurisprudenza) ebbero modo, per lo stesso motivo, di continuare a frequentarsi. Si crearono dei piccoli gruppi, coinvolti in legami di tipo amicale che perpetuavano alcune scelte che avevano avuto origine negli anni della scuola, oppure si crearono rapporti del tutto nuovi ed inediti tra persone che, per così dire, si riscoprivano.
Quindi, a macchia di leopardo, alcuni si sono trovati a frequentare molti altri, in una forma di reciprocità fluida. Di altri invece si persero completamente le tracce.

Quello che volevo dire, insomma, e che non avevo a sufficienza sopttolineato nel mio scritto di prima, è che in questa circostanza "celebrativa", ci siamo ritrovati insieme come classe e che, in quest'occasione - pur nella differenza, unicità ed originalità dei percorsi seguiti individualmente - ci siamo ritrovati a vivere quella dimensione un po' atemporale dell'essere una "classe" con le necessarie rievocazioni del tempo che fu, ma senza cascami nostalgici.

Alcune foto di gruppo della nostra classe negli anni del Ginnasio e del Liceo
Alcune foto di gruppo della nostra classe negli anni del Ginnasio e del Liceo
Alcune foto di gruppo della nostra classe negli anni del Ginnasio e del Liceo

Alcune foto di gruppo della nostra classe negli anni del Ginnasio e del Liceo

In occasione di questa "Cena del Cinquantenario" siamo assurti agli onori della cronaca. E' stato pubblicato il 24 luglio 2018, un trafiletto, corredato di foto di gruppo, a pag.15 del Giornale di Sicilia, nel quale veniamo definiti "...i garibaldini di mezzo secolo fa"...

In occasione di questa "Cena del Cinquantenario" siamo assurti agli onori della cronaca. E' stato pubblicato il 24 luglio 2018, un trafiletto, corredato di foto di gruppo, a pag.15 del Giornale di Sicilia, nel quale veniamo definiti "...i garibaldini di mezzo secolo fa"...

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16 luglio 2018 1 16 /07 /luglio /2018 08:44
volo di gabbiani

Ho visto tre poiane volteggiare
in ampi cerchi ascensionali sopra di me
gettando la loro ombra
ed emettendo richiami
e la loro ombra tremolante a terra vicino a me
Anche i gabbiani volano alti
ma disordinati
- non ossessivi come i rapaci -
affollandosi attorno alla cresta rocciosa del monte
calcinata dal sole
e stridono come bambini
disperati e pieni di dolore
Tolti gli uccelli,
nell'ora meridiana,
sono in totale solitudine,
anche troppa forse

C'è lo stormire delle fronde
mosse da refoli di maestrale che ha preso a soffiare
Le foglie secche rotolano e rullano con un lieve fruscio
Toglierle via è come tentare di svuotare il mare
con un secchiello bucato
E ricordo che quand'ero piccolo
mio padre con mia grande meraviglia
costruiva per me dei giganteschi vulcani di sabbia
con tanto di fumata

Certo, si può anche morire di solitudine

E se non parli con qualcuno,
dopo ore di silenzio,
la voce ti si fa stridula e roca
sino a che - per quanto ti sforzi -
nessun suono potrai più emettere

Sono in solitudine dall'alba alla sera
e anche nelle notti dormo in solitudine
Non so più cosa sia il desiderio carnale
E vivo dunque come un novello Origene

 

Poiana in volo
La Poiana è un agile rapace diurno che in aria sfrutta abilmente le correnti ascensionali, roteando a lungo senza battere le ali.

 

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18 maggio 2018 5 18 /05 /maggio /2018 07:23
(foto di Maurizio Crispi)
(foto di Maurizio Crispi)
(foto di Maurizio Crispi)
(foto di Maurizio Crispi)
(foto di Maurizio Crispi)
(foto di Maurizio Crispi)
(foto di Maurizio Crispi)
(foto di Maurizio Crispi)
(foto di Maurizio Crispi)
(foto di Maurizio Crispi)
(foto di Maurizio Crispi)
(foto di Maurizio Crispi)

(foto di Maurizio Crispi)

Camminare nei borghi antichi può essere a volte un'esperienza ineguagliabile e carica di emozioni che sconfinano nella nostalgia, non senza tuttavia un pizzico di meraviglia.

Ciò deriva forse dalla strana mescolanza di abbandono all'incuria del tempo e di nitore.
Da un lato ci sono le strade strette, lastricate di pietra, tanto pulite che quasi ci si potrebbe mangiare; i balconcini e i davanzali decorati di belle piante in pieno rigoglio; i panni stesi ad asciugare i cui colori vibrano nel vento, scarpe ordinatamente lasciate fuori dalla porta di casa; quei  vecchi catenacci e lucchetti, a dir poco centenari.

Mistretta (foto di Maurizio Crispi)

Se si bussa ad una porta e si chiede un bicchiere d'acqua per dissetare un bimbo, ecco che si fa sull'uscio un'anziana signora con i bigodini in testa, subito pronta a soddisfare la richiesta: nel nome di un antico senso di ospitalità: un bicchiere d'acqua non si nega mai ad alcuno.

In una città grande, non ci sarebbe verso.

Accanto, a macchia di leopardo, case piccole accatastate le une sulle altre, l'una in mutuo appoggio dell'altra - sembrano essere dimore da Hobbit, tanto son basse le architravi delle porte - sono in stato di abbandono, cadenti, porte e finestre sfondate, oppure malamente rabberciate, i balconcini e i davanzali, i pianerottoli delle ripide scalette esterne sono invasi dalle male erbe, che pure, tuttavia, creano note di colore e vibrazioni di luce.

Cartelli con su scritto "vendesi" sparsi qua e là.

Silenzio dappertutto, nitore anche nella decadenza.

Pochi passanti, oppure arriva qualcuno e subito si ritira nella fresca penombra della sua abitazione.Verrebbe voglia di fermarsi

qua per qualche tempo per vivere nel silenzio e nell'abbandono di ogni cosa.

Tutto questo ho visto a Mistretta (Messina), in una recente visita.

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14 maggio 2018 1 14 /05 /maggio /2018 08:11
Correre nello Spezzino

Ci sono giorni il cui inizio predispone alla tristezza.

Quando, ad esempio, il cielo è coperto da nubi, non tanto però, sicchè qua e là si intravedono strisce di un celeste slavato.

E quando l'aria non è ferma, ma soffia incessante una leggera brezza fresca.

E, quando malgrado il frusciare del vento, il silenzio pesa come un macigno, assieme alla sensazione di totale solitudine, di quella di unico essere senziente nell'intero universo.

La combinazione di questi elementi produce invariabilmente dentro di me uno stato d'animo predisposto alla tristezza, specie quando di primo mattino cammino lungo strade vuote e disseminate dei detriti della modernità decadente.

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Come sono arrivato qui

DSC04695.jpegQuesta pagina è la nuova casa di due blog che alimentavo separatamente. E che erano rispettivamente: Frammenti. Appunti e pensieri sparsi da un diario di bordo e Pensieri sparsi. Riflessioni su temi vari, racconti e piccoli testi senza pretese.

Era diventato davvero troppo dispendioso in termini di tempi richiesti alimentarli entrambi, anche perchè nati per caso, mentre armeggiavo - ancora alle prime armi - per creare un blog, me li ero ritrovati ambedue, benchè la mia idea originaria fosse stata quella di averne uno solo. Infatti, non a caso, le loro intestazioni erano abbastanza simili: creatone uno - non ricordo quale dei due per primo - lo ho "perso" (per quanto strano ciò possa sembrare) e mi diedi alacremente da fare per ricrearne uno nuovo. Qualche tempo - nel frattempo ero divenuto più bravino - il blog perso me lo ritrovai).

Ohibò! - dissi a me stesso - E ora cosa ne faccio?

La risposta più logica sarebbe stata: Disattiviamolo!. E invece...

Mi dissi: li tengo tutti e due. E così feci. E' stato bello finchè è durato...

Ma giocare su due tavoli - e sempre con la stessa effcienza - è molto complicato, ancora di più quando i tavoli diventano tre e poi quattro e via discorrendo....

Con overblog ho trovato una "casa" che mi sembra sicuramente più soddisfacente e così, dopo molte esitazioni, mi sono deciso a fare il grande passo del trasloco, non senza un certo dispiacere, perchè il cambiamento induce sempre un po' di malinconia e qualche nostalgia.

E quindi ora eccomi qua.

E quello che ho fatto - ciò mi consola molto - rimane là e chiunque se ha la curiosità può andare a dargli un'occhiata.

 

Seguendo il link potete leggere il mio curriculum.

 

 


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