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12 aprile 2024 5 12 /04 /aprile /2024 11:36
Uomo nel labirinto, Robert Silverberg, Fazi

Ho letto di recente, appassionandomene, L’uomo nel labirinto (The Man in the Maze, nella traduzione di R. Valla), di Robert Silverberg, uno dei "grandi vecchi" della letteratura SF, ripubblicato meritoriamente da Fazi, nel 2008

Per quanto io abbia divorato centinaia di romanzi di fantascienza e anche molte opere dello stesso Silverberg, questo romanzo mi era sfuggito.
In effetti, credo di poter dire che sia uno dei migliori romanzi SF che io cambio letto negli ultimi anni.

La città-labirinto o L'uomo nel labirinto (The Man in the Maze, 1968), venne pubblicato la prima volta in traduzione italiana con il titolo “La città-labirinto”, (nella traduzione di Maria Benedetta De Castiglione), nella prestigiosa collana Urania (n.498, Arnoldo Mondadori Editore, 1968): e forse, in questa veste, mi sarà passato per le mani, visto che - grazie all'input di papà - ero divenuto un divoratore dei romanzi di fantascienza targati Urania e li compravo tutti, senza lasciarmene sfuggire nemmeno uno.
Il romanzo è stato presentato in una nuova edizione ben quarant’anni dopo dalla casa editrice Fazi, con una bella introduzione a firma di Neil Gaiman.

La trama è molto semplice, in verità, anche se tremendamente profonda per quanto riguardo il suo valore metaforico e forse anche allegorico.
C’è un uomo, Müller, che si è ritirato a vivere all’interno d’una città labirintica, costruita da una specie aliena estinta e abbandonata da millenni, ma ancora in perfette condizioni, poiché si auto-mantiene e si ripara in continuazione. 
Ma - nello stesso tempo - è dotata di trappole mortali che uccidono gli incauti visitatori o esploratori, in un sistema di difesa costruito in epoche remotissime per difendere la città da qualsiasi intrusione.
Müller vive al centro del labirinto da oltre dieci anni e qui coltiva attivamente il suo odio nei confronti dell'intero genere mano che, dopo averlo usato per i suoi fini, lo ha poi rifiutato e respinto per via della "cattive" ed intollerabili emanazioni psichiche che diffondeva attorno a sé, a causa di ciò che gli alieni avevano fatto alla sua mente.
Al suo arrivo a Lemnos, è riuscito a penetrare all'interno del labirinto, superando tutti gli ostacoli e sopravvivendo ai tranelli letali. 
Vive dunque da solo, in totale autosufficienza, ha tutto ciò che gli occorre e detesta il genere umano.
È arrivato sul pianeta Lemnos e alla sua città labirintica, in fuga, desideroso di far perdere le sue tracce per sempre.
Perché lo ha fatto?
Gli uomini hanno preso a odiarlo e a respingerlo perché dopo una missione di contatto con una specie aliena (rivelatasi peraltro infruttuosa) egli è tornato trasformato in una maniera impensabile, poiché emana delle radiazioni psichiche sgradevoli, una specie di “fetore mentale” che rende a tutto impossibile stargli accanto a distanza ravvicinata per più di pochi secondi, senza provare un indicibile disagio. 
Come i lebbrosi di un tempo, Müller - prendendo atto di ciò - ha deciso di ritirarsi dal consesso umano, maledicendolo tuttavia per il modo in cui tutti lo hanno rifiutato.

 

Robert Silverberg, La città-labirinto, Urania (Mondadori)

La sua stessa pena, all’improvviso, si rivela preziosa per gli uomini che vengono a stanarlo dal suo ritiro forzato, avendo improvvisamente bisogno di lui per la loro stessa salvezza.
Muller è combattuto: da un lato detesta gli uomini, e vorrebbe continuare a stare nel suo splendido isolamento, ma dall’altro vorrebbe recuperare ciò che ha perso.
Il romanzo si dipana come una grande allegoria con una tematica che non può non coinvolgere il lettore.
Un Silverberg d’annata, davvero in stato di grazia!

 

(Risguardo di copertina) Dick Muller è un uomo solo, la cui vita è stata stravolta da un incontro con gli alieni avvenuto durante uno sfortunato viaggio spaziale: la permanenza di un anno sul loro pianeta gli ha lasciato una strana malattia, l'impossibilità, fisica e morale, di sopportare quella che per lui dovrebbe essere la più "normale" delle presenze, quella degli altri uomini. Dotato di poteri telepatici che non può governare, incapace ormai di interagire con gli altri esseri umani, di trasmettere loro i propri sentimenti migliori, e troppo permeabile a quelli degli altri, la sua vicinanza mette i suoi simili a disagio, lo rende una presenza indesiderata, repellente, tanto da spingerlo a scegliere l'esilio sul pianeta disabitato di Lemnos, sede di un millenario labirinto, luogo ideale per tenersi lontano da tutti. Fino a quando la sua presenza sulla Terra diventa indispensabile per salvare l'umanità dal pericolo dell'estinzione; due vecchi compagni andranno così a riprenderlo, sfidando il labirinto e i suoi pericoli mortali, e lo stesso Muller, ancora memore delle antiche offese e in cerca di vendetta.

L'autore. Robert Silverberg (New York, 15 gennaio 1935) è uno scrittore di fantascienza, curatore editoriale e sceneggiatore statunitense, ripetutamente vincitore, tra gli altri riconoscimenti, dei premi Hugo e Nebula.

Robert Silverberg

È considerato, insieme a Philip K. Dick e a J.C. Ballard, uno degli scrittori che meglio sa creare utopie visionarie per raccontare il nostro presente. Nel 1956 si laurea alla Columbia University con una tesi in letteratura comparata e si sposa con Barbara Brown. Inizia in quegli anni a scrivere racconti su alcune riviste pulp di San Francisco guadagnandosi il premio Hugo come autore più promettente. Il trasferimento a New York, nell’estate del 1955, segna per Silverberg un passaggio importante della sua esistenza: Randall Garrett, un affermato scrittore di fantascienza, è il suo vicino di casa. Anche Harlan Ellison, un’altra giovane promessa letteraria, vive nello stesso stabile. Garrett introduce Silverberg a molti promettenti editor di quegli anni e i due collaborano a diversi progetti, utilizzando spesso il nome di Robert Randall.

Oltre alle collaborazioni, Silverberg continua a scrivere moltissimo, tanto che è stato costretto ad utilizzare degli pseudonimi (oltre 56) per evitare un’inflazione del proprio nome sul mercato.

Tra gli altri nomi con cui ha firmato le sue opere compaiono David Osborne, Ivar Jorgenson e Calvin M. Konx.

Tra il 1957 e il 1959 pubblica più di 220 racconti ed 11 romanzi, dedicandosi anche ai generi noir, western e romanzi erotici. Le opere comprese nel decennio 1967-1976 sono considerate ancora oggi le più importanti nella produzione di Silverberg: Nightwings, vincitore del premio Hugo nel 1968, The Masks of Time (1968), Tower of Glass (1970), A Time of Changes (1971), vincitore del premio Nebula nel 1971, Dying Inside (1972), The Book of Skulls (1972), il romanzo vincitore del Premio Nebula Good News from the Vatican (1971) e Born with the Dead (1974).

Oggi vive ad Oakland, in California, con la moglie e collaboratrice Karen Haber.

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Come sono arrivato qui

DSC04695.jpegQuesta pagina è la nuova casa di due blog che alimentavo separatamente. E che erano rispettivamente: Frammenti. Appunti e pensieri sparsi da un diario di bordo e Pensieri sparsi. Riflessioni su temi vari, racconti e piccoli testi senza pretese.

Era diventato davvero troppo dispendioso in termini di tempi richiesti alimentarli entrambi, anche perchè nati per caso, mentre armeggiavo - ancora alle prime armi - per creare un blog, me li ero ritrovati ambedue, benchè la mia idea originaria fosse stata quella di averne uno solo. Infatti, non a caso, le loro intestazioni erano abbastanza simili: creatone uno - non ricordo quale dei due per primo - lo ho "perso" (per quanto strano ciò possa sembrare) e mi diedi alacremente da fare per ricrearne uno nuovo. Qualche tempo - nel frattempo ero divenuto più bravino - il blog perso me lo ritrovai).

Ohibò! - dissi a me stesso - E ora cosa ne faccio?

La risposta più logica sarebbe stata: Disattiviamolo!. E invece...

Mi dissi: li tengo tutti e due. E così feci. E' stato bello finchè è durato...

Ma giocare su due tavoli - e sempre con la stessa effcienza - è molto complicato, ancora di più quando i tavoli diventano tre e poi quattro e via discorrendo....

Con overblog ho trovato una "casa" che mi sembra sicuramente più soddisfacente e così, dopo molte esitazioni, mi sono deciso a fare il grande passo del trasloco, non senza un certo dispiacere, perchè il cambiamento induce sempre un po' di malinconia e qualche nostalgia.

E quindi ora eccomi qua.

E quello che ho fatto - ciò mi consola molto - rimane là e chiunque se ha la curiosità può andare a dargli un'occhiata.

 

Seguendo il link potete leggere il mio curriculum.

 

 


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