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28 maggio 2021 5 28 /05 /maggio /2021 16:22
Locale predisposto per una riunione condominiale , marzo 2021 (foto di Maurizio Crispi)

Ho sognato
Camminavo
Camminavo in una valle arida e desolata, piena di polveri e di miasmi: più che un luogo disegnato dalla natura, pareva una infossatura, simile ad una vallata - o meglio un avvallamento - che interrompeva la piatta distesa di un'infinita distesa di rifiuti solidi, interpunta da pozze di liquami fetidi e maleolenti, scintillanti sotto i raggi di un sole implacabile e fumanti.
Dopo aver compiuto questa lunga traversata, mi ritrovavo in una camera che mi risultava familiare nell'aspetto, ma in rovina, polverosa e puzzolente, con l'aria pesante, poiché le finestre erano state per lungo tempo rinserrate.
Uno che era stato mio silenzioso compagno di viaggio si muoveva in giro per aprire le finestre e per cercare di rendere l'aria più respirabile. Nello scostare i pesanti tendaggi i cui colori e disegni originali erano soltanto un'ombra, del tutto stinti ormai, questi si sbriciolavano e cadevano a pezzi. E ciò accresceva la sensazione di disperazione e di mancanza di speranza.
Il mio silenzioso compagno di viaggio, addirittura, per arieggiare meglio levava gli infissi della finestra e li appoggiava al muro.
Ma non c'era niente da fare, quella non era più casa: era solo una stamberga, un catoio degradato: nulla di ciò che era stata un tempo poteva essere salvato. Nulla poteva tornare a rivivere come prima.

[stacco]

In un momento successivo, mi ritrovavo in un hub vaccinale.
Tutt'attorno stesso spettacolo di desolazione di prima, come se fossi nel bel mezzo di una città devastata da una catastrofe o da un evento apocalittico di inimmaginabili proporzioni.
E dovevo fare due cose urgenti.
Ricevevo dal mio medico curante una serie di schede e di vaccini: zaino in spalla, dovevo andare in giro a fare delle vaccinazioni domiciliari.
L'altro motivo per cui mi ritrovavo nel centro vaccinale era che io stesso dovevo sottopormi alla vaccinazione di richiamo.
Mi presentavo allo sportellino blindato e dicevo, parlando attraverso una stretta fessura, che ero lì per questo.
Dall'interno, l'addetto alla reception mi chiedeva il documento attestante la precedente somministrazione e le schede già compilate.
Mi accorgevo con imbarazzo e fastidio che non avevo nulla con me.
Andavo a rovistare nel mio zaino che avevo lasciato da parte. Guardavo dovunque, tasche e tasconi compresi nella mia meticolosa ricerca, e niente! Non avevo con me nessuno dei documenti richiesti.
Tornavo allo sportello e, pieno di frustrazione, riferivo all'impiegato della mia ricerca infruttuosa.
Lui a questo punto mi chiedeva se avessi il codice che mi era stato attribuito, al momento della prima vaccinazione, come fosse il numero che veniva impresso, in forma di tatuaggio, sulla superficie anteriore dell'avambraccio dei deportati nei campi di concentramento.
E, sì, tornavo a rovistare nello zaino e vi trovavo un talloncino autoadesivo, con un codice a barre e sotto di esso, anche un codice numerico.
Mostravo il talloncino all'impiegato che a questo punto annuì: "Vediamo cosa posso fare!" per poi andarsene, ciabattando abbuttato, in un'altra stanza, probabilmente a rovistare in uno schedario.
Wow! L'Uomo dell'Hub ha detto yes!, pensavo tra me e me, sollevato e giulivo.
Rimanevo in attesa, ma - nello stesso tempo - respiravo di sollievo, perché così avrei potuto completare la mia vaccinazione e svolgere la mia attività di vaccinatore itinerante, senza che le dosi di vaccino che mi erano state affidate andassero a male.

Inaugurazione dell'Hub vaccinale di Cinecittà (da internet)

 


Dissolvenza

Chi sa perchè si parla di "Hub" vaccinali, e non di "centri" vaccinali? Cosa è mai questa anglofonia ridicola da parte di persone - come siamo mediamente noi italiani - che per lo più non hanno molta propensione a parlare le lingue straniere? E invece abbiamo espressioni come hub vaccinale, oppure road map delle vaccinazioni e altre espressione che invadono i comunicati e che diventano come un'epidemia. Già l'infodemia è anche questo. L'uso a tempesta di determinate parole, senza in alcun modo chiedersi il perchè e il per come. Come, ad esempio, l'altro tormentone che à la "bomba d'acqua" per indicare un piovasco improvviso e violento.

Molti non sanno che "hub" può avere questi significati, limitandosi a ripetere pappagalescamente la parola:

  1. In una rete informatica, dispositivo che collega i vari clienti al server, raccogliendo i cavi provenienti dai diversi computer.
  2. Aeroporto internazionale di transito, cui fanno capo numerose rotte aeree e che raccoglie la maggior parte del traffico di un dato paese.

La parola "hub" peraltro entra in alcune parole composte come, ad esempio, "wheel hub" che è l'espressione equivalente in Inglese del nostro termine "mozzo della ruota".
L'immagine del mozzo della ruota estende i possibili significati della parola "hub", al di là dei riferimenti informatici, poichè starebbe ad indicare il punto in cui tutti i raggi convergono: e dunque potrebbe diventare illuogo di convergenza di attività di vario tipo, un nodo, un punto focale.
Per noi che siamo Italiani, tuttavia a ben vedere, la semplice parola "centro" per dire "Centro vaccinale" rimane molto più azzeccata e pertinente.

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26 maggio 2021 3 26 /05 /maggio /2021 16:24
Strade vuote all'alba (da internet)

Le strade si dipanano di continuo davanti a noi

Le strade corrono e si svolgono sotto i nostri piedi
un nastro infinito su cui è scritta una storia infinita

Non siamo noi a camminare, ma sono le strade a portarci

La strada della vita è interminabile,
potrà essere corta o lunga
ma sempre interminabile è,
fatta di istanti eterni e faticosi,
qualche volta veloci
perché vi si accendono improvvisi sprazzi di gioia
illuminati da un repentino fascio di luce
oppure quando si penetra nell'oscurità verdognola e frusciante
dell'ombra fitta di grandi alberi che le fiancheggiano
Oppure, quando all'alba,
si vede, nella lontananza,
un coniglio che, al rumore dei passi,  si blocca spaventato
e poi fugge via a rapidi balzi, dileguandosi nel fitto dell'erba

Siamo soli, sulla strada,
a volte in compagnia
ma è solo per brevi tratti
Ci sono camminatori-lettori
Ci sono camminatori-scrittori

Leggiamo e scriviamo, mentre camminiamo sulla strada,
a volte scriviamo le nostre memorie e i nostri ricordi
a volte sogniamo
la strada è anche fatta delle pagine del mondo
che scorrono nella nostra testa
a volte affastellate,
a volte fruscianti come un mazzo di carte che viene rimescolato,
altre volte una alla volta

pagine intonse mai lette prima
e tutte ancora da esplorare,
ancora vergini si potrebbe dire
pagine spiegazzate e gualcite per una lunga consuetudine,
così consumate da apparire come un esile trama
che si sbriciola al più delicato tocco
pagine che ci raccontano storie
e poi volano via nel vento
pagine già lette e ben conosciute,
amate, adorate, ma anche odiate
pagine brancicate dal diuturno uso,

Ma la pagina più bella è quella
che racconta di quel meraviglioso ricordo
sepolto nella mente, da tempo immemore,
e che, all'improvviso, balza fuori prepotente  
per dirci qualcosa
E poi ci sono quelle che si scrivono da sé, mentre viviamo
e che ci raccontano il momento presente

Sono sulla strada e cammino
non mi fermo mai
qualche volta, sopraffatto dalla stanchezza
trascino i piedi e sonnecchio,
come fanno i cavalli o i delfini
con una parte della mente soltanto
attiva e vigile a livello subconscio a tenere i comandi
per una guida automatica, per così dire.
e l'altra parte sognante
Se il sonno si approfondisce, barcollo o incespico
ma poi riprendo l'equilibrio e ricomincio ad andare

La strada non ha mai una fine
procede all'infinito

Ogni tanto c'è una deviazione, talaltra un dosso da superare
e ci si chiede cosa ci sia dietro la curva o dietro quel colle,
quale infinita prospettiva ci possa riservare

Queste sono le uniche variazioni di rilievo
Il vero paesaggio e i suoi mutamenti straordinari
sono dentro la mente del viandante
e dentro la mia

Quando ero piccolo piccolo,
appena un soldo di cacio,
- ovvero un bimbetto scuro e scontroso, sempre con il broncio -
se mi chiedevano:
"Cosa vuoi fare da grande?",
rispondevo con assoluta serietà,
"Voglio fare il vagabondo!"
- Era il mio manifesto e il mio proclama di intenti, inconsapevole -
E poi crescendo conobbi le meravigliose avventure
da outsider, quelle degli hobo e dei vagabondi delle stelle
on the road, ma solo in una pallida parvenza
senza estremi,
quel tanto che bastava per sognare l’avventura dell’ignoto

Questa notte ho sognato che ero su di una strada,
a piedi, accompagnato dal mio cane o dai miei cani,
forse c'erano altri con me
ma erano volti anonimi
il cammino era arduo e faticoso,
bisognava superare un forte dislivello
per raggiungere una meta transitoria
(ma sappiamo che le mete sono sempre transitorie,
mai definitiva)
Ed io spiegavo a questa occasionale comitiva di viandanti
una possibile variante del cammino
che avrebbe consentito di camminare in natura
evitando le strade di grande traffico

E che Cammino era quel cammino!
Mi infervoravo sempre più mentre lo descrivevo  
- da avvocato di cause perse -
come se lo avessi percorso decine di volte
Cercavo di convincere i miei invisibili interlocutori
che era quella la strada da seguire
quella più bella e gratificante

No pain no gain, dicono alcuni

E c'era una pagina che volava via nel vento
come una foglia secca
e che ho afferrato con un improvviso guizzo

Su di essa c'era scritto:
Our earthly condition is that of passers-by
of incompletess moving toward fulfilment
and therefore of struggle

La strada del Faro di Capo Zafferano (Foto di Maurizio Crispi)

 

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21 maggio 2021 5 21 /05 /maggio /2021 07:01
Aquilone in cielo (foto di Maurizio Crispi)

La vita è bella
quando si esce dal lungo e freddo inverno
e dal buio

Giorni lunghi, notti più brevi
strade di sole al tramonto

Riverbero squillante negli occhi

Il glicine, il gelsomino e la zagara
diffondono i loro profumi sontuosi
messaggeri al tempo stesso
della fine imminente, quando quela traccia olfattiva
si trasformerà in sentore di putrefazione

E ci sono i canti degli uccelli
e i voli instancabili dei rondoni

Con le aperture e le riaperture
la gente affolla i marciapiedi

Ma io  cammino, come sempre, da solo

Da solo
alla guida dell'auto
a passeggio con i cani

Da solo parlo e discuto con me stesso
Danzo da solo nel sole

Dove sono tutte le speranze?
Dove i sogni?

Eppure i sogni sono nell'aria
sfrecciano accanto me
qualche volta si posano come farfalle vagabonde

o come meduse colorate che flottano
mollemente anzichè nel mare
nel cielo d'un intenso blu cobalto

Qualche volta atterrano sulla mia testa
e scompigliano quei capelli che non ho
Ed anche i miei pensieri
gettandovi il seme del desiderio

Pensieri scompigliati e scapigliati

Questi sogni in veste di farfalle
potrei inseguirli con un retino e acciuffarli

Come le farfalle, i sogni hanno vita breve
se non si è veloci
ad acchiapparli fuggono via
o si disfanno

Come le farfalle che, dopo tanto volare,
nel loro breve esistere lungo un solo giorno,
poi si fermano su di una foglia
oppure a terra
stremate
e se ne stanno immobili in attesa di morire
poichè il loro tempo biologico é scaduto

Le vite a tempo quelle delle farfalle e dei sogni

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17 maggio 2021 1 17 /05 /maggio /2021 10:20
Giorgia Meloni, Io sono Giorgia

Questa notte ho sognato nientemeno che Giorgia Meloni
C'erano altre due persone con me, due amici o conoscenti, non so.
I loro volti rimanevano anonimi, come se il loro volto fosse stato cancellato, lasciando una sorta di chiazza vuota.
Io parlavo e parlavo, facevo l'avvocato del diavolo. Elogiavo - davanti ai miei due interlocutori che mi ascoltavano in silenzio - la Giorgia Meloni che, del pari, non proferiva una parola.
In particolare, andavo dicendo che il libro autobiografico della Meloni recentemente uscito [Io sono Giorgia] era un buon libro ed anche ben scritto.
Dicevo che ingiustamente alla Giorgia stavano facendo la guerra e siccome i suoi detrattori non potevano appigliarsi a nulla, poiché sostanzialmente il racconto narrava di cose vere, tutti quanti - e in testa a tutti quella Selvaggia Lucarelli di Radio Capital [LeMattine di Radio Capital] - si accanivano a contestarle che lei aveva mentito spudoratamente su un punto che è poi l'incipit della sua narrazione autobiografica, quando la madre decise coraggiosamente di non abortire e di tenersi il figlio (che poi sarebbe stata la figlia, cioè Lei, la Giorgia), andando - invece che a farsi fare l''interruzione di gravidanza - a festeggiare mangiando in un bar cornetto e cappuccino, riconciliata con la vita. Ebbene  tutti (e in testa all'orda sempre quella Selvaggia Lucarelli) le rinfacciavano di aver  mentito poiché negli anni cui si riferisce la Meloni (il 1975-76) l'aborto era ancora clandestino.
Io, nel mio sogno, supportavo invece Giorgia Meloni, quasi fossi un suo devoto o un suo fan, ma sicuramente in contrapposizione con la Selvaggia.

Questo sogno rimane per me un mistero. Non è che faccia pazzie per la Giorgia. Ma al tempo stesso quando noto da parte di altri ingiustificati accanimenti, allora io tendo a mettermi immediatamente dalla parte di chi viene viene vilipeso ed offeso, anche se ideologicamente sono in dissenso con costui/costei.
Saltando di palo infrasca, evviva! Si riaprono le danze, le danze delle aperture, delle ri-aperture e delle tri-aperture, danze e ri-danze e perfino le tri-danze. L'Italia divenuta finalmente (quasi) monocromatica riapre all'economia drogata delle ristorazioni e delle spese dissennate. Questo significa per i più e per chi ci governa "fare ripartire l'economia".
Orsù, caliamoci le maschere e gettiamoci nella mischia!
Piatto ricco mi ci ficco!
Esperimenti sociali, vaccini antivirus in pillole, conviveremo con il virus.
Taralluci e vino.
Festeggiamo, festeggiamo!
Il mondo riapre. Halleluiah! Deo Gratias!
Negli USA è stata decretato l'abolizione dell'uso obbligatorio della mask e i cittadini sono stati invitati a cominciare di pensare di farne a meno nelle situazioni domestiche, quando si va in visita a parenti ed a amici.
Addirittura si parla di dare il via ad attività di ri-condizionamento all'avere il viso libero e scoperto a favore dei renitenti.
Le ville di Palermo invase da folle vocianti.
Molte le famiglie di pacchioni che sfilano in rassegna, pacchione il padre, pacchiona la madre, pacchioni i figli.
Boteriani fidanzati pacchioni che si tengono per mano grassoccia e camminano con andatura ondulante, come pinguini, la ciccia tremolante,i ventri penduli.
Evviva la "panza" del palermitano tipo!
Ma dove andremo?
Cosa ci ha insegnato un anno e qualche spicciolo tra parentesi causa Covid?
Io speravo che ci avrebbe insegnato tanto.
Ma temo che tutti i possibili insegnamenti ne avessimo potuto trarre  siano già stati buttati alle ortiche.
O, in altri termini, temo che - affrettandoci a buttare via l'acqua sporca e lurida del bagno - stiamo buttando via anche il bambino che stava dentro la vasca.
Follia, follia, follia.
Non amo l'umanità, così come è.
Forse capisco perchè GIorgia Meloni abbia messo lo zampino nel mio sogno: in fondo lei è stata la più accanita nello strepitare contro le chiusure e le limitazioni. E dunque proprio in questi e nei prossimi giorni, eccola accontentata.
In fondo, di fronte a tanta dissennatezza, si possono comprendere in qualche misura le scelte di alcuni survivalisti che non volendo dipendere in alcun modo dal mondo tecnologico e rifiutando in blocco le regole della convivenza e le leggi e i regolamenti che la normano vanno a ritirarsi a vivere in qualche luogo isolato, sulla cima di una montagna o nel bel mezzo del deserto, e lì stanno senza collegamenti tecnologici, ma attrezzati di tutto punto per poter sopravvivere alla catastrofe e alla fine del mondo incombente di cui, secondo costoro, un evento pandemico, come quello che ci afflige, può essere un avvisaglia.

 

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3 maggio 2021 1 03 /05 /maggio /2021 08:53

Parlavo e parlavo,
come se fossi immerso in una seduta di psicoterapia,
ma ero io stavolta nella veste di paziente

Dicevo: Dottore, questa notte ho fatto un sogno

E lui: Sentiamo...

Ho incontrato una mia vecchia fiamma
Avrei voluto scopare con lei
Immediatamente, lì sul posto
Anche se eravamo in pubblico,

alla selvaggia
Avevo un'erezione palpitante
che mi scoppiava nei pantaloni

E lo psicoterapeuta, con voce suadente:

Ma, caro mio, le ho sempre detto
che le storie di sesso
qui non devono interessarci
Il sesso distoglie l'attenzione
dalle cose più importanti

Quindi, scavi dentro di sé
alla ricerca di altro,
il sesso è un velo di Maya,
pura illusione
Tirandolo in ballo
ci precludiamo di poter arrivare al cuore
del nostro essere

Tacqui, a questo punto,
imbarazzato

Uno di quei silenzi gravidi di attesa, non tranquillo,
non quello che ti fa sentire 
di essere davanti un mare
nel quale immergersi e dissolversi

in pace

All'improvviso, mi accorsi che il mio dottore
se ne stava seduto di fronte a me,

non più alle mie spalle, come di norma
Mi guardava intento e concentrato
serissimo
Dopo aver distolto a fatica i miei occhi

da quello sguardo magnetico,
mi sono reso conto
che lui si era tirato il cazzo fuori dai pantaloni
e si masturbava lento
Aveva un cazzo enorme,
un obelisco ritto verso il cielo
(il cielo della stanza, come a dire il cielo in una stanza)

Con sapienti movimenti della sua mano,
lenti e misurati,
lo teneva in tiro,
Il glande turgido, scintillante di umori,
era diventato enorme per l'afflusso di sangue e palpitante
Sembrava il glande di un Priapo o di un Dio

Cercavo di non guardare in quella direzione
e di riprendere il mio discorso,
così brutalmente interrotto
Però quel cazzo sbrogliato
era terribilmente ingombrante,
un monolito,

come quello di Kubrick,
catalizzatore della conoscenza

Lo sguardo del terapeuta era - pur fluttuante - intento
a cogliere la ripresa del mio flusso di associazioni,
non tradendo la benchè minima emozione o lascivia
Era come se fosse in atto una dissociazione
tra ciò che accadeva nella sua testa
e ciò che, invece, aveva luogo nei suoi Paesi Bassi,
ma quella mano in movimento era il tramite
tra due mondi vicini, eppure incommensurabilmente distanti

Ciò nondimeno tutto si svolgeva
in una cornice di apparente normalità

Quella manipolazione tantrica,
quel membro benedicente e terapeutico,
quel cazzo totemico

Era forse l'idolo davanti al quale prostrarmi
o Il lingam della tradizione induista
o Il segno sacro di Siva
e conteneva in sé il rimando all'atto creativo e generatore

E c'erano molte altre cose nel sogno,
ma adesso le ho perse,
ho indugiato troppo a lungo al mio risveglio,
prima di trascriverne gli aspetti più essenziali.

Rimane soltanto questa traccia indelebile
come se, stranito, mi fossi ritrovato
davanti alla possente manifestazione fallica del dio

 

La montagna di Ötscher è una delle località montane più popolari dell'Austria, si trova nelle Alpi dell'Ybbstal delle Alpi della Bassa Austria. Di recente la montagna di Ötscher si è svegliata con una bizzarra installazione sulla sua cima. Si tratta di una singolare scultura di legno a forma di pene. Alta 2 metri, l'installazione del fallo di legno è stata scoperta dall'alpinista Marika Roth che ne ha pubblicato le foto sulla sua pagina Facebook scatenando il social media.  Non si conosce né l'autore né il motivo della scultura a forma di pene.

La montagna di Ötscher è una delle località montane più popolari dell'Austria, si trova nelle Alpi dell'Ybbstal delle Alpi della Bassa Austria. Di recente la montagna di Ötscher si è svegliata con una bizzarra installazione sulla sua cima. Si tratta di una singolare scultura di legno a forma di pene. Alta 2 metri, l'installazione del fallo di legno è stata scoperta dall'alpinista Marika Roth che ne ha pubblicato le foto sulla sua pagina Facebook scatenando il social media. Non si conosce né l'autore né il motivo della scultura a forma di pene.

(design.fanpage.it) La montagna di Ötscher è una delle località montane più popolari dell'Austria, si trova nelle Alpi dell'Ybbstal delle Alpi della Bassa Austria. Di recente la montagna di Ötscher si è svegliata con una bizzarra installazione sulla sua cima. Si tratta di una singolare scultura di legno a forma di pene. Alta 2 metri, l'installazione del fallo di legno è stata scoperta dall'alpinista Marika Roth che ne ha pubblicato le foto sulla sua pagina Facebook scatenando il social media.

Non si conosce né l'autore né il motivo della scultura a forma di pene. Mentre la misteriosa installazione di legno è esposta alle condizioni meteorologiche sulla montagna delle Alpi austriache alta 1.893 metri, ci si interroga se si tratti di arte provocatoria o di un'operazione di marketing. La scultura è apparsa nella notte tra l'1 ed il 2 novembre e, secondo alcuni, dovrebbe essere un intervento artistico che evoca un arcaico "culto della fertilità". Non a caso il più antico esempio di artefatto prehistorico di forma fallica è stato trovato nella "hohle fels" (Roccia Cava), una grotta nella Swabian Jura della Germania (Alpi Sveve).

Per leggere tutto l'articolo segui il link.

 

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14 aprile 2021 3 14 /04 /aprile /2021 10:29
I giardini pensili di Babilonia

Ecco un sogno piuttosto intenso...

Sono sul tetto di un edificio condominiale di molti piani
La superficie del tetto è davvero gigantesca, forse più grande di tre campi da calcio messi assieme (o forse anche di più), tanto per quantificare.
Questo superficie ha l'aspetto di un rigoglioso parco selvaggio, come se fossi nel bel mezzo dei giardini pensili di Babilonia [e questa è un'immagine ricorrente nei miei sogni].
Ci sono persino dei pini marittimi di grandi dimensioni  che si estendono verso l'alto con le loro maestose chiome ad ombrello ed altre essenze tipiche della macchia mediterranea, con rami che si intrecciano a formare un fitto tetto di verzura.
I rami si abbassano e gettano una fitta ombra, creando anche una cortina che impedisce di far spaziare lo sguardo sull'orizzonte lontano.
Ma, chinando un po' la testa e sbirciando tra le fronde, riesco a scorgere il mare, scintillante di sole.
E' una visione meravigliosa e rasserenante.
Più distante da me, in una zona in cui la superficie del giardino appare ondulata come se vi fossero delle dune e delle dolci collinette anch'esse ricoperte di crescita verdeggiante, vedo dei tipi che fanno delle evoluzioni sui quad e su altri veicoli da deserto tipo humvee o hummer. Scorrazzano avanti ed indietro facendo rombare i motori; utilizzando quelle dune, per fare anche dei salti acrobatici, schiantandosi ogni volta sulla soletta con le loro ruote possenti e artigliate.
Sono preoccupato, mentre li guardo.
Temo per la stabilità dell'edificio.
Infine, ciò che avevo temuto si avvera: senza alcun preavviso una parte del tetto collassa e, con un rombo cupo, implode verso il basso, come successe con le Twin Towers tanti anni fa, mentre una nuvola di polvere bianca ed accecante si leva verso il cielo, espandendosi ad inghiottire ogni cosa.
Quando la nebbia si dirada, vedo che là dove i veicoli scorrazzavano c'è soltanto un grande buco dai bordi frastagliati e nessuna traccia di viventi sopravvissuti.

Dissolvenza

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3 aprile 2021 6 03 /04 /aprile /2021 11:21
Un rudere dalle parti di Altavilla (foto di Maurizio)

Sono ad un grande raduno podistico, ma entro nel sogno solo nel momento in cui tutti i convenuti hanno completato le loro attività e stanno risalendo in auto per andare via.
Io stesso salgo in auto, accendo il motore e comincio a fare manovra nell'ampio piazzale adibito a parcheggio.
Un'auto con a bordo podisti bertuccianti ed eccitati per l'ennesima impresa podistica appena compiuta (li conosco, a quanto pare), mi taglia la strada e quando le traiettorie delle auto collidono si sente un rumore di lamiere distorte e di ferraglie.
Scontro! E' la mia macchina - a quanto sembra - la più danneggiata. Halleluiah!
Scendo per controllare: verifica con sorpresa che il muso della mia auto è cambiato, non c'è più traccia del vano motore e invece appare piatto come la parte frontale di auto da Formula Uno, basso e slanciato.
Sono interdetto e basito. Comunque, mi avvicino all'altra auto per discutere con gli investitori, quanto meno, e per accordarmi sul pagamento di eventuali danni, anche al di fuori delle garanzie assicurative per evitare il famoso malus che ci perseguita nella vita reale.
Loro mi guardano insolenti; il guidatore mi dice che, sì, mi darà qualcosa (sembra quasi che parli dell'elargizione di un'elemosina), ma poi sgommando se ne va, lasciando soltanto dietro di sè un sentore di gomma bruciata.
Ed io rimango con un pugno di mosche in mano, chiedendomi se e quando verrò rimborsato.
Intanto, cosa dovrò fare di questa mia auto parzialmente trasformata in auto da corsa?
Arriva uno che mi dice: "Dai! Non prendertela. Divertiti La vita è bella!".

" - replico io - il famoso bicchiere mezzo pieno!"

Dissolvenza

Mi ritrovo a casa, quella di via Lombardia.
E' tutta in dissesto, inspiegabile: come sei io stessi tornando dopo una lunga assenza.
Ci sono i miei due cani attuali, uno nero e uno bianco, ma c'è anche un gattino nero. Un nuovo ospite!
Le amabili bestie mi corrono incontro festosi.
A quanto pare sono stati lasciati liberi di scorrazzare per la casa, cosa che abitualmente non accade.
Il gattino, giovane ed intraprendente, si arrampica dovunque, facendo cadere alcune delle suppellettili che ancora si erano salvate dallo sfacelo generale.
La casa, in pratica, è stata trasformata in cantiere. ed in giro ci sono degli operai, alcuni dei quali stanno cercando di smontare una grande veranda, ma con grande imperizia: guardo con apprensione le loro maldestre manovre e penso che tutto quanto, da un momento all'altro, tutto potrebbe precipitare da basso.
Nella confusione generale mi accingo a dar da mangiare alle creature.
Predispongo della pasta e vado alla ricerca del tritato o della carne in scatola per cani.
Mentre rovisto nella dispensa uno degli operai aggiunge alle ciotole già mezze pronte un uovo crudo.
Mi arrabbio molto per questa interferenza e gli dico di smetterla.
Vabbè penso, darò il pastone con le uova crude ai due cani (sperando che l'avidina non gli impedisca di assimilare correttamente il cibo), mentre per il gattino che è più debole di stomaco, forse dovrò predisporre del latte.

Dissolvenza

 

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31 marzo 2021 3 31 /03 /marzo /2021 10:02
Putignano 2013 (forto di Maurizio Crispi)

Sono in una grande città antica, dove è in corso la festa dei suoi santi protettori.
Mi ritrovo a solcare a fatica la folla fitta che si accalca in una via contornata su ambedue i lati da alti palazzi medievali e rinascimentali.
L,assembramento è davvero immane, perché tutti si accalcano in processione dietro quattro enormi statue di santi benedicenti che vengono spinte e tirate affiancate, sì da occupare con la loro mole l'intera larghezza della strada, svettante sino ad oltre il primo piano degli edifici che la fiancheggiano.
Io cerco di divincolarmi, insinuandomi nei pertugi tra i corpi stretti come sardine e cercando di ignorare il lezzo di sudore, di panni non lavati bene e di eccitazione che da essi promana.
Ho con me la macchina fotografica.
Sono lì per realizzare un servizio e devo assolutamente raggiungere il fronte della processione per potere immortalare con i miei scatti i colossali simulacri sospinti in avanti.
E, alla fine, ce la faccio: e posso finalmente riprendere dal basso i volti barbuti dei quattro santi, impassibili e immobili, mentre la folla urlante sembra farli lievitare in alto, rendendoli ancora più più ieratici.
Poi, finalmente svincolato dalla calca, proseguo in avanti per attendere la testa della processione sul sagrato d'una grande cattedrale gotica, con torri, guglie, archi rampanti e gargolle prominenti.
Mi avvicino al grande nartece sul fronte della chiesa e qui c'è allestito un palco forse per le autorità e le personalità eminenti della cittadina. Davanti al palco, c'è un grande tavolo, con sopra libri, pergamene, rotoli di scritture antiche. E, attorno ad esso, distinguo chiaramente la regina Elisabetta con indosso la corona e il suo consorte, il Principe Filippo. Con sussiego, una guida illustra loro il contenuto delle pergamene e carpisco dei frammenti di conversazioni: il loro cicerone vuole mostrare loro delle fonti documentarie originali che rafforzano ulteriormente l'antichità della casata dei regnanti.

 

La regina Elisabetta e il Principe Filippo

Dopo aver esaminato le carte che sono loro sottoposte, il Principe Filippo ribatte che non si tratta di nulla di significativo, poiché sono soltanto delle fonti indirette.
Nel mentre, scatto foto su foto, avvalendomi dello zoom, con dei bei primi piani che andranno ad arricchire il mio archivio fotografico.
Poi mi allontano di qualche passo per potere fare anche delle inquadrature d'insieme e mi accorgo che sotto un porticato al cui riparo sono state allestite file di seggiole per gli spettatori convenuti c'è mia cugina L°°°°° e accanto a lei il cugino A°°°°.
Cerco di attirare l'attenzione di L°°°°° e le faccio cenno con le dita di guardare in direzione del palco. Guarda chi c'è! La Regina d'Inghilterra, nientemeno! E la invito a venire più vicino a me per poter guardare meglio.
Lei è titubante, non vuole lasciare la sua postazione. Ma poi si alza e mi raggiunge.
La faccio scrutare attraverso l'occhio del teleobiettivo.
E la corona impreziosita di gemme rifulgenti si vede benissimo.

Dissolvenza

Di primo acchito, mi viene da dire che questo sogno è un po' la summa di ciò che non si dovrebbe fare alla presenza di Sua Maestà Corona-Virus... ahahah
C'è la folla, anzi la calca, incurante di qualsiasi regola di distanziamento (che è proprio dei tempi della Pandemia).
C'è l'apoteosi dei corpi sudati e maleolenti. Ci sono le voci disarticolati delle persone in preda all'eccitazione mistica che parlano e gridano proiettando goccioline di saliva attorno a sè.
C'è la ressa e bisogna sguisciare di qua e di là per farsi strada.
C'è l'eccitazione di un evento pubblico di massa, nel quale solitamente - che esso sia sportivo o religioso o di cultura non fa differenza - le individualità dei singoli si perdono nel bagno di folla.
Ho sentito che a Barcellona è stato celebrato un concerto con pubblico per la prima volta dall'inizio della pandemia, con degli accorgimenti però, miranti a creare una sorta di "bolla" di sicurezza, quali l'esecuzione del tampone subito prima dell'ingresso nel luogo dell'evento (il cui costo era incluso nel prezzo del ticket), termoscanner, obbligatorio l'uso della mascherina, ingresso in sezioni separate con limite in ciascuna sezione del numero di partecipanti in modo tale da consentire l'opportuno distanziamento.
Ho sentito anche di un evento tipo rave che è stato realizzato in uno spazio all'aperto, dotando tutti i partecipanti di cuffia per l'ascolto della musica e dando loro l'opportunità di danzare - anche roteando come dervisci - ma senza contatti fisici con nessuno degli altri partecipanti.
Insomma, gli eventi pubblici, in attesa di tempi migliori, si stanno rimodulando, così da creare - pur nelle restrizioni - delle modalità alternative.
Secondo me il Calcio dovrà continuare così ancora per molto tempo, come anche bisognerà mantenere le restrizioni nei confronti dei grandi eventi podistici di massa: in entrambi questi casi, perchè non è tanto l'evento in sé a creare dei problemi quanto piuttosto le condizioni di sovraffollamento che si vengono a creare sia prima sia dopo.
Ed intanto le città (ed anche le periferie extraurbane) pullulano di diavoletti in motopattino elettrico, nei cui confronti non ho personalmente alcuna simpatia. I loro fruitori, imbambolati e mummificati a bordo di questi mezzucoli, mi sembrano tutti dei dementi, il più delle volte.
Mi chiedo: perché non usare una "sana" bicicletta all'antica che è gratis e che ti fa fare un buon esercizio fisico?
Boh, cose da decerebrati...
Intanto possiamo pregare i santi protettori e rivolgersi alle entità superiori e soprane a cui ciascuno crede di più perché la piaga del Covid passi presto o che si attenui: e alcuni per ottenere questo risultato hanno - notizia recente che viene ahimè dalla Sicilia - hanno deciso di percorrere la strada della falsificazione dei dati. Quasi un paradosso perché si tratta di una truffa senza beneficiari (oppure se questi avrebbero dovuto esserci, chi essi possano essere  allo stato attuale mi sfugge ancora).
Ma - io credo - non ci sono ne falsificazioni nè miracoli che potranno emendare le cose guaste (anche se l'aspettativa di riceverli - in molti - rimane forte, come è nel caso dell'"idolo" vaccino, considerato come la nostra ultima spiaggia), ma soltanto i comportamenti corretti potranno veramente fare la differenza: che attraverso la rinuncia a certe abitudini radicate del "prima" e alla rimodulazione di altre, assieme all'acquisizione di abitudini del tutto nuovo, potranno veramente salvarci.
Considerando anche, tuttavia, che ai tempi del Coronavirus una normalizzazione, intesa come il ritorno alle abitudini precedenti, non sarà possibile per molto, molto tempo ancora.

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16 marzo 2021 2 16 /03 /marzo /2021 07:45
Un funerale d'altri tempi

Ho sognato che partecipavo ad un funerale.
Mi ritrovavo con persone che non vedevo da diverso tempo.
Altre le riscoprivo con piacere, ma nello stesso tempo - cosa poco appropriata al contesto - sentivo una certa attrazione nei confronti di alcune delle donne presenti.
C'erano di mezzo anche dei libri che ricercavo, ma che, da tempo, non riuscivo a trovare. Altri li avevo con me e poi li smarrivo.
Poi mi ritrovavo in una via fiancheggiata da alte ed imponenti magnolie e i rami delle loro chiome si intrecciavano tra di loro in alto formando una vera e propria cupola di impenetrabile verzura Erano davvero imponenti, con le radici pensili che scendevano verso il suolo in un movimento solitamente impercettibile ma qui a me ma visibile ad occhio nudo, in un modo tale da rendere l'aria intorno vibrante.
La via senza auto del tutto era transennata, forse per facilitare il passaggio del carro funebre o forse anche delle ambulanze, non so.

Il giorno prima ero andato a comprare delle frutta dal fruttarolo-verdumaio che, con il suo camioncino, sta parcheggiato davanti alla chiesa di Regina Pacis. Era in corso un funerale e c'era un sacco di gente in attesa. Chi sa chi è morto, ho pensato. Sarà uno che in vita è stato importante oppure uno a cui molti hanno voluto bene. Oppure entrambe le cose: una, in effetti, non esclude l'altra. E c'erano davvero tante persone, tutti vestiti in maniera appropriata, tutti in scuro, tutti con la mascherina indossata correttamente, tutti in attesa. Molti in silenzio, altri parlottavano tra loro.
Il feretro era ancora all'interno del carro funebre.
Forse aspettavano che venisse data indicazione per portarlo a spalle all'interno della chiesa per la funzione.
Ho notato che erano molte le presenze femminili, in maggioranza rispetto agli uomini. E molte delle donne mi sembravvano attraente, fasciate nelle loro calze nere, anche se incappottate con foulard sulla chioma e mascherate.
La folla sembra cospicua e occupava tutta la piazzetta, ma probabilmente era gonfiata a dismisura dalla regola del distanziamento.
Il funerale non mi riguardava, ma in questi tempi grami, l'ho sentito comunque come un momento importante di socializzazione e ho provato una punta di esclusione. Avrei voluto essere in mezzo a quella folla e sentirmi parte di quella comunità, magari scambiando qualche parola con gli altri astanti.
Ho fatto la mia spesa e me ne sono andato.
Ho notato anche - prima di andar via - che in alcuni locali della parrocchia è stata collocata (forse per via del Covid) una succursale della vicina scuola pubblica Niccolò Garzilli.
Tre diversi i momenti mescolati tra loro, la morte e i mesti addii, la gioiosità dell'infanzia e il commercio... tutto compenetrato in un nodo indissolubile.
C'è un tempo per vivere, e c'è un tempo per morire.

Tempo di funerale
Funus

Funus

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13 marzo 2021 6 13 /03 /marzo /2021 06:55
Il Lazzaretto di Milano durante la Peste del 1630

Vado in ospedale, ma non perché sono ammalato. E' una missione di lavoro: infatti ci vado accompagnato da un'assistente sociale. E dobbiamo andare a parlare con un altro team di un caso clinico che ci preoccupa.
Raggiungere l'ospedale è un vero e proprio viaggio: in primo luogo, perché non riesco a raccogliere preliminarmente tutto ciò che mi occorre. Poi, perché devo affrontare un lungo tragitto su di una metropolitana che non ho mai visto prima, come se nel frattempo il tempo fosse andato avanti. In terzo luogo poichè, una volta arrivati davanti all'immensa struttura, questa ci appare come un castello inespugnabile, contornato da una corte dei miracoli convulsa ed agitata.
E non ci solo solo malati che si fanno sotto per essere ricoverati, ma vi è anche un intero sottobosco di strani ceffi, tossici, prostitute, faccendieri in attesa di cogliere la loro opportunità.
Arrivando all'ingresso non sappiamo a chi rivolgerci per chiedere la via per giungere all'ufficio dove dovremo conferire con altri operatori, e c'è una ressa pazzesca, autoambulanze che vanno e vengono di continuo, macchinari per la respirazione, barelle e lettini, per non parlare di giacigli improvvisati con effetti letterecci buttati lì alla rinfusa. E poi la colonna sonora di grida e urla, per non parlare del rumore violento ed assordante delle sirene dei mezzi di soccorso.
Altri se ne stanno a terra con le spalle appoggiate al muro, in posture contorte che esprimono grande prostrazione, malamente protetti da coperte e da altri ripari di fortuna.
E ci sono quelli che si muovono inquieti trascinando dietro di sé dei respiratori portatili. Colpi di tosse e scaracchiamenti, sputi grassi che volano sino al pavimento, lamenti.  L'aria deve essere sicuramente inquinata da ogni sorta di schifezza, mi ritrovo a pensare e cerco di coprirmi il volto con la mascherina.
Mi rendo conto che sono senza. L'ho dimenticata, malgrado gli accurati preparativi di prima. Deplorevole e sorge immediata la sensazione di una drammatica vulnerabilità.
Cerco di sopperire coprendomi il volto con la mano e tirandomi su a mo' di protezione il collo del maglione, ma con scarso successo.
Nel frattempo sono stato messo in stand-by, la situazione è semplicemente troppo convulsa per poter sperare di esporre in maniera intellegibile il mio problema e di essere indirizzato dove devo andare. E poi non riesco a spiegarmi. Edanche trovare qualcuno del personale addetto all'accoglienza disposto ad ascoltarmi.
Mi seggo e poggio lo zaino davanti ai miei piedi.
Nell'attesa vengo preso da un grande, irresistibile, sopore. La testa mi ciondola e le palpebre mi si appesantiscono: e scivolo in un microsonno di fuga da questo caos.
Mi risveglio di colpo quando sento uno strattone impresso allo zaino che, per uno dei suoi spallacci, ho ancorato al mio piede.
Uno con l'aria furbetta e la faccia da topo, dalla barba ispida, ha appena cercato di rubarmelo. Quando vede che mi sono risvegliato si ritrae spaurito: uno vero sciacallo.
Cerco di riscuotermi e mi rimetto in piedi, zaino in spalla. Meglio cercare di mantenere la lucidità.
E continuo ad aspettare.
Non credo che riuscirò a portare a termine ciò per cui sono venuto qua.
Sono in una valle di lacrime in attesa che ritorni il tempo ordinario.

Gustave Doré

Dissolvenza...,

I miei sogni vanno tutti in dissolvenza: in essi non c'è mai una storia di senso compiuto nella quale si possa riconoscere una fine. Rimane sepre tutto in sospeso... E non credo a quelli che dicono che se il loro sogno è rimasto in sospeso, non sentendosi soddisfatti, si rimettono a dormire cercando un finale adeguato. In questo caso, se davvero lo trovano, il finale è soltanto un artefatto. Ma, del resto, anche la narrazione del sogno che noi facciamo a noi stessi, è un artefatto: ed é ciò che dice Freud quando parla del processo di "elaborazione secondaria" del materiale onirico emergente. La mancanza di un finale, forse, dipende anche dal fatto che i sogni - spesso soprattutto quelli che si ricordano al mattino, appena svegli - hanno un carattere di istantaneità, nel senso che si formano a partire da uno stimolo esterno che penetra nella mente dormiente e fa da trigger (o forse meglio da catalizzatore) per la costruzione dell'intero sogno (se non ricordo male qualcosa del genere viene argomentato da Freud in uno dei capitoli preliminari della sua opera fondamentale).
In ogni caso, poi, non ha importanza che nel sogno vi  siano un inizio o una fine.
Di questa punteggiatura sentiamo l'esigenza nel nostro tentativo di costruire una narrazione coerente, mentre al sognare si attaglia ben di più un processo di giustapposizioni impressionistiche che servano a dar forma alle nostre emozioni e preoccupazioni e a fornirci eventuali vie di uscita da una situazione problematica che sperimentiamo nella veglia (questa è un'altra e differente ermeneutica dei sogni che tuttavia non entra in conflitto con l'esegesi freudiana, ma la integra e la rende sfaccettata).
Inoltre, è notevole come nella composizione del sogno possano entrare sia residui diurni sia immagini stratificate nella nostra memoria e che provengono da suggestioni letterarie, pittoriche, iconografiche e cinematografiche. Tutto diventa materiale di costruzione per il nostro sognare.

Non è la prima volta che mi ritrovo a sognare di un ospedale, da quando è iniziata la pandemia. Già in questa sede ne ho trascritto un altro, che potete ritrovare con il titolo "L'assurdo universo della città-ospedale".

 

 

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DSC04695.jpegQuesta pagina è la nuova casa di due blog che alimentavo separatamente. E che erano rispettivamente: Frammenti. Appunti e pensieri sparsi da un diario di bordo e Pensieri sparsi. Riflessioni su temi vari, racconti e piccoli testi senza pretese.

Era diventato davvero troppo dispendioso in termini di tempi richiesti alimentarli entrambi, anche perchè nati per caso, mentre armeggiavo - ancora alle prime armi - per creare un blog, me li ero ritrovati ambedue, benchè la mia idea originaria fosse stata quella di averne uno solo. Infatti, non a caso, le loro intestazioni erano abbastanza simili: creatone uno - non ricordo quale dei due per primo - lo ho "perso" (per quanto strano ciò possa sembrare) e mi diedi alacremente da fare per ricrearne uno nuovo. Qualche tempo - nel frattempo ero divenuto più bravino - il blog perso me lo ritrovai).

Ohibò! - dissi a me stesso - E ora cosa ne faccio?

La risposta più logica sarebbe stata: Disattiviamolo!. E invece...

Mi dissi: li tengo tutti e due. E così feci. E' stato bello finchè è durato...

Ma giocare su due tavoli - e sempre con la stessa effcienza - è molto complicato, ancora di più quando i tavoli diventano tre e poi quattro e via discorrendo....

Con overblog ho trovato una "casa" che mi sembra sicuramente più soddisfacente e così, dopo molte esitazioni, mi sono deciso a fare il grande passo del trasloco, non senza un certo dispiacere, perchè il cambiamento induce sempre un po' di malinconia e qualche nostalgia.

E quindi ora eccomi qua.

E quello che ho fatto - ciò mi consola molto - rimane là e chiunque se ha la curiosità può andare a dargli un'occhiata.

 

Seguendo il link potete leggere il mio curriculum.

 

 


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