Ma subito son crollato
con li libro aperto sulla faccia acquattato
E adesso dopo tre ore mi son scrollato
Un po’ scollato, ma ben cucuato
(o forse collocato?)
sentendomi come uno che sul dark side of the moon
sia atterrato
O dovrei dire allunato?
O ammunnato?
No sé sasá
Invece, mi ritrovo semplicemente allettato
ma anche ben levigato
Pronto ad una secondo turno di ronfamento
Every Day We Do It We Do It Better
Ogni giorno che lo facciamo,
lo facciamo meglio
Amen e Così sia
Ora, si ho dormito ancora, una seconda tappona tutta filata nel sogno prendevo parte ad una gara di triathlon moderno e vincevo persino una medaglia di categoria “primo posto Red cat. M70”, con PIF che tifava per me
Il sonno procede
a balzi quantici
di sogno in sogno
di risveglio in risveglio
Sogno e poi son desto
ma la materia del sogno
continua a filtrare
nello stato vigile
oppure una parte delle molecole del mio cervello
è rimasta indietro
impigliata nella rete del sogno
Ed ecco dove mi trovo
Sono a casa di amici
invitato ad un pranzo o ad una cena
Mi accorgo con mia sorpresa
che c'è anche mio figlio grande
Sono arrivato tardi al convito
e indugio in piedi davanti al tavolo
attorno al quale dovremo desinare
Viene servito un'aperitivo,
semplice, senza pretese
potrebbe trattarsi di un Martini Rosso,
da quel che posso capire
guardando il colore rubino della bevanda
servita con ghiaccio in capaci tumbler
Si fa un po' di conversazione, non impegnativa
Sono preso da un'improvvisa frenesia
Mi ricordo che ho un'incombenza urgente da sbrigare
Poco opportunamente mi allontano dalla compagnia
L'abitazione dei miei amici si trova ai piani alti
di un'alta torre
e quindi mi accingo a prendere l'ascensore
che presto arriva al piano
Entro e ci sono altri passeggeri,
alcuni entrano in cabina, altri ne escono
Mi avvicino alla pulsantiera per prenotare la discesa
Intanto arrivano altri per fare la stessa cosa
Si crea una grande confusione e intrecci di dita
Io sbaglio il mio codice e quindi l'ascensore riprende a salire
La cabina continua la sua ascensione inesorabile, verso il cielo
Sono a disagio, vorrei bloccare la corsa dell'ascensore
Armeggio con la tastiera
che, ad un certo punto, va in corto,
sprizzando scintille ed esalando infine una nuvoletta di fumo nero
e odore di fili bruciati
L'ascensore intanto continua la sua corsa
e poi, dopo aver raggiunto il culmine,
prende a scendere verso il basso
Ma adesso non è più un semplice ascensore,
ma una seggiovia o una navicella aerea
che mi deposita alla fine,
al termine della sua corsa,
in un luogo ameno,
in alta montagna
Potrebbe trattarsi di un rifugio d'alta quota
Come fare adesso a tornare indietro,
a casa dei miei amici?
Mi staranno aspettando,
magari saranno anche in ansia,
visto che mi sono allontanato
senza dir nulla a nessuno
Vorrei avvisare mi figlio usando il telefono
Lo prendo, ma il dispositivo è morto
A mia insaputa, forse per via
delle troppe app lasciate aperte
la batteria si è scaricata
Sono fuori gioco,
fuori tiro
Cosa penseranno di me?
E poi mi sono risvegliato
come Little Nemo al termine di un sogno
Spazio spazio stellato
universo
buco nero
fantasmi vendo
e poi me ne andrò a dormire
di nuovo
di nuovo
febbre Titta Juve ant rap
Titta Juve ant
ho detto rap e Titta rap
Titta Juve ant Juventus
Juve ant
bisticciamo
bisticciamo
non riusciamo ad intenderci,
intenderci bene
trastulli amo i trastulli
amo terra Shark Shark
tetù e catalani
tetù e catalani
Tata Tata Tata
la Tata Tata
Esperimento
detrimento
nocumento
fermento fermento tormento avvicendamento accroccamento
te lo te te lo te tu torte
Lulù Lulù Lulù Lulù Lulù
Lollo Lollo Lollo Lollo
e ancora Lollobrigida
tana Ocean tana Ocean
Tarallo cavallo Varallo
e corro via come un cavallo imbizzarrito
Ho sognato che dovevo partecipare ad una grande corsa di resistenza, dopo molto tempo di inattività
Avrei dovuto raggiungere il punto di partenza, da cui ero ancora molto lontano
C’era una folla tremenda, composta da genti di tutto il mondo
Ed io dovevo solcare questa folla, procedendo a zig zag per scansare i corpi che mi si paravano innanzi
Un po’ camminavo e un po’ correvo
Ansimavo
La mia corsa era dunque cominciata ben prima della partenza ufficiale: una corsa contro il tempo prima della corsa
Per aiutarmi nella marcia utilizzavo due enormi cucchiaie di legno, di quelle per rimescolare la pasta o altri generi alimentari in cottura nel calderone, in formato magnum - per l’arredo della cucina di un gigante - e di lunghezza diseguale
Per via di ciò, appoggiandomi nel mio andare alle due cucchiaie, pareva che fossi sciancato
Attraversavo il suq di una città di pescatori tutto fatto di strade coperte ed ombrose, con reti da pesca pendenti dai muri ad asciugare, barche tirate in secca, statue di santi protettori benedicenti ai crocicchi
Un po’ camminavo tutto sbilenco
Un po’ correvo e, mentre correvo, tenevo le due cucchiaie con una mano sola
Non arrivavo mai alla mia destinazione finale (che sarebbe stato un punto di partenza)
Da che c’era una folla, adesso non c’era più nessuno
Mi ero lasciato tutto alle spalle
Il labirinto forse mi aveva catturato e non mi lasciava più uscire
Mi fermavo in una vecchia casa abbandonata per rifiatare
Vi trovavo un bagno sporco di incrostazioni secolari e sentivo all’improvviso l’esigenza di svuotare la vescica
Tiravo fuori il pene e mi accorgevo con allarme che era delle dimensioni di una proboscide e che, mentre mi liberavo senza vigore, la sua estremità pendula andava a lambire la latrina intasata e maleodorante
Mi accorgevo che un estraneo mi osservava con insistenza attraverso il vetro sporco di una finestrella, come se fossi un fenomeno da baraccone
Avrei voluto fare dei gesti vigorosi per dirgli di andar via e smetterla di fissarmi
Ma niente
Non riuscivo a compiere nessun gesto incisivo, all’infuori di un inarcamento delle sopracciglio e di un ruotar d’occhi
Non se ne dava per inteso
Avrei voluto ritrovarmi all’aperto, nella piena luce del giorno e correre nel sole
Qualcuno, nel buio, mi bisbigliava nell’orecchio, dicendomi che la prossima tappa sarebbe stata una cella d’isolamento e che, chiuso nella segreta, ben avvoltolato in una camicia di forza a impedirmi in ogni movimento, avrei potuto essere vagabondo delle stelle
Sognavo di essere un acrobata dello skateboard
e che andavo su e giù, pavoneggiandomi
e facendomi bello della mia abilità
E tutto questo esibirmi perché,
al di là del narcisistico piacere
d'una cosa ben fatta?
Ma ovvio!
Per attirare l'attenzione delle femminelle!
(e scusatemi il termine così poco adeguato,
decisamente contro lo spirito della proposta di legge Zan!)
Ma - per intendersi - alcuni termini,
senza nessuna offesa per le controparti,
vanno pure usati!
Altrimenti, il linguaggio
- se si seguono le norme del politicamente corretto,
all'americana - perde di nerbo
e finisce con l'appiattirsi
Ebbene sì!
Io mi esibivo e volteggiavo sulla mia mitica tavola,
per sedurre al primo sguardo
tutte le femmine che mi guardassero
o che soltanto appuntassero gli occhi su di me!
Volteggiavo,
facevo giravolte,
doppi e tripli salti morali, staccavo i piedi dalla tavola
facendo una giravolta per poi ricaderci
esattamente con i piedi sopra
senza mai perdere l'equilibrio
Roba da mozzare il fiato!
Eppure c'era qualcosa che interferiva
con la mia esibizione
e, alla fine, il mio desiderio risultava frustrato
ed ero costretto a ridimensionare il mio ego ipertrofico
Un sogno del 17 ottobre 2021, trascritto solo su Facebook ed ora recuperato. Non ho assolutamente idea di cosa accadesse in quel 17 ottobre del 2021.
Dovevo partire per un lungo viaggio
ed ero nella cucina di casa
Mi muovevo affannato
per raccogliere le poche cose che mi servivano
Ero anche affamato,
ma avevo cose più urgenti da fare
C'era mio padre
che, standosene seduto al tavolo della cucina,
mangiava voracemente dei piccoli buccellati
Poi si spazzolava con gusto anche dei croissant
con ripieno di marmellata
appena presi al panificio
Sembrava affamato,
come se non avesse potuto mangiare da lungo tempo,
Nei mesi subito dopo il suo ritorno dalla prigionia,
così mi raccontava la mamma,
mangiava a quattro palmenti
Aveva molto da recuperare,
poiché in quei due anni aveva perso molto peso,
ed era soprattutto goloso di cose dolci
Nel sogno, non mi parlava
Mangiava soltanto,
con voracità,
e mi guardava ammiccante
Io ero contento
di averlo con me
Intanto, continuavo nei miei preparativi
Ma c'erano piccoli eventi
che ne intralciavano la fluidità e la schiettezza
Per esempio, mi ritrovavo con il pavimento
cosparso di zucchero non raffinato
ed ero molto arrabbiato
Solitamente, quando parto per un viaggio
voglio lasciare la casa in ordine
e così, considerando che il tempo a disposizione
non era molto
e che avrei dovuto impegnarmi a pulire,
chiedevo a mio figlio, il piccolino,
se fosse stato lui
(tipico, peraltro)
e lui mi diceva soltanto che aveva cercato di mangiare
il contenuto d'una bustina di zucchero,
di quelle che danno al bar
e che io solitamente, non usandole nel caffé,
porto a casa)
Una pietosa menzogna,
a meno che il responsabile del misfatto
non fosse stato qualcun altro,
perché di zucchero sparso
ce n'era almeno un chilo
Mi mettevo di buona lena
a pulire, non solo il pavimento ma anche i ripiani,
e ramazzavo, ramazzavo
sentendomi come l'apprendista stregone di Walt Disney,
nella scena in cui scope, scope e secchi d'acqua
si moltiplicano all'infinito
e si agitano impazziti e fuori controllo
Ammassavo lo zucchero,
ma assieme c'erano anche cumuli interi
di foglie secche, autunnali
A creare scompiglio
arrivava anche un grosso cane
di nome Black
che dopo aver ravanato tra le briciole sparse di zucchero
saltava e si accovacciava nel buttatoio,
messo all'angolo della cucina,
arredo antico delle cucine di un tempo
e oggi, in nome del funzionalismo moderno, ormai desueto
(quello del nostro appartamento, ad esempio,
venne rimosso a seguito di un rifacimento della cucina)
Quello del cane, un comportamento davvero strano ed insolito!
Alla fine, riuscivo a mettere tutto in ordine
e mi sentivo pronto a partire
Ma con mio grande dispiacere
mio padre mi diceva che non sarebbe venuto con me
Aveva altro da fare
Non riuscivo però ad afferrare i cani
- nel frattempo era arrivata anche la cagnetta Flash -
e nel tentativo di metterli al guinzaglio,
per evitare che mi seguissero,
la mia dipartita subiva ulteriori ritardi
Sono da qualche parte al mare
Siamo in molti, tanti, troppi, tutti stipati sotto un ombrellone minuscolo
Vanno avanti le solite ed ordinarie attività balneari
Poi, tutti vanno via
ed io rimango assieme ad un bimbo di quattro o cinque anni
Che sia mio figlio?
Non lo so.
Se lo è, non ne ho memoria
Piange, è agitato, non la smette mai
Ha il volto arrossato per lo sforzo ed è tutto sudato
Lo prendo in braccio, cercando maldestramente di consolarlo
Abbandono quell'ombrellone e quell'ombra striminzita e surriscaldata,
per entrare in un vasto appartamento ombroso
una fuga lunga ed interminabile di stanza ampie e riccamente arredate,
con oggetti antichi e raffinati pezzi di mobilia
Non c'è nessuno
All'inizio sembra proprio disabitato, anche se in perfetto ordine
Questo appartamento me ne ricorda un altro
di cui talvolta ho sognato,
consistente in un'enorme, faraonica, fuga di stanze
che non finisce mai, poiché ad un certo punto
si trasforma in una sua immagine speculare
e questa, a sua volta, dà vita ad un'ulteriore immagine speculare
e, in questo gioco di specchi, si procede
all'interno di quella dimora all'infinito
senza mai poterne venire fuori
Qui, in questa caverna di Aladino, cerco di fare giocare il bimbo che è con me,
prestando attenzione a che egli non rompa
nessuno degli oggetti preziosi che vi sono contenuti
Ma è inevitabile che faccia dei rumori
E, improvvisamente, compare una donna
Sembra una governante o una custode
Mi invita a cercare di fare silenzio
e poi mi dice che stanno tutti riposando,
poiché è l'ora della siesta
Tutti chi?, chiedo io in un sussurro
Ma il professore e tutti i suoi ospiti!, fa lei quasi dicendo un'ovvietà,
mostrandosi stupita che io non sappia
Il Professore!, qualcosa di vago mi s'accende in testa
Forse so di chi si tratta!
Che non sia quel grande personaggio che ho conosciuto in passato
e che ha impresso una forte impronta in me?
Grande cultura e grandissima intelligenza, umanità anche,
ma contornato da una coorte di personaggi ambiziosi
e non sempre alla sua altezza, culturalmente parlando
Sono emozionato e, al tempo stesso, imbarazzato
per essere penetrato nella sua dimora,
insalutato ospite e, per di più, con un bimbetto
che con le sue frigne può disturbare l'atmosfera del cenobio
A poco a poco ecco comparire gli ospiti,
sbadiglianti senza alcuna solennità
e strascicando piedi pantofolati
E poi Lui
Sì, lo riconosco! Vorrei prostrarmi ai suoi piedi
Dirgli: Eccomi qui, Maestro, sono tornato!
Ma Lui rimane distante,
non mi ha visto, o forse mi ha visto di sottecchi
e mostra di non vedermi
E attorno a lui si agita la folla dei suoi Seguaci,
non tutti di animo puro
Il mio bimbo (sì è proprio il mio!)
è l'unico essere in tenera età
in questo consesso di adulti gravi e pensosi,
anche se non solenni
per via delle nebbie del riposino pomeridiano
Ed io sono alle prese con lui,
desideroso di tenerlo a bada,
di distrarlo e renderlo contento,
ma anche evitando che rompa qualcuno dei tesori
che adornano le stanze
C'è una grande vasca in una stanza
illuminata da una grande finestra a soffitto
e qui crescono papiri e grosse carpe screziate
si agitano senza tregua
Il bimbo casca nell'acqua
a faccia in giù
Cerco di riprenderlo, ma faccio fatica
E poi quando lo tiro su
è un peso morto
Mi accorgo con orrore che la parte superiore della sua testa
è scoperchiata, come dopo un'autopsia,
e che si intravedono le circonvoluzioni cerebrali
nascoste sotto le pie membrane
Cerco di rianimarlo, ma senza alcun risultato
Solo in quel momento gli ospiti sembrano perdere la loro flemma olimpica
per iniziare ad agitarsi
Mi ritrovo alla guida di un'ambulanza
che sfreccia con la sirena in funzione
verso un ospedale
e penso che andrà tutto bene
Questa annotazione fu scritta e lanciata su Facebook il 27 settembre 2021.
La recupero qui.
(27 settembre 2021) Questa notte ho sognato che andavo in canoa.
Mettevo in acqua la mia canoa personale (la vecchia canoa olimpica in vetroresina gialla, non quella che acquistai successivamente per diporto costiero) da una grande piattaforma in mezzo al mare, una struttura galleggiante alta e turrita come un castello.
Mi mettevo in mare e cominciavo a pagaiare con vigore
I muscoli guizzavano nel movimento alternato, il sudore scorreva sulla pelle e mi inondava gli occhi
La superficie del mare, scintillante sotto il sole, era totalmente piatta
Le condizioni ideali per la canoa olimpica, notoriamente instabile
Tuttavia, ogni tanto, senza nessuna ragione apparente, si levavano delle onde, dei grandi rigonfiamenti sulla superficie altrimenti piatta come una tavola, come se un leviatano del mare fosse sul punto di riemergere spostando una massa d’acqua pari a quella del suo corpo. Davanti a queste perturbazioni, non mi perdevo d’animo e, ogni volta, con un senso di grande euforia, cavalcavo l’onda, raddoppiando la mia velocità, ma stando attento a non lasciare che la prua affondasse troppo nel cavo che si creava davanti al fronte dell'onda
Questi momenti mi davano un sensazione di grande euforia e. pur impegnato a mantenere l'equilibrio e la rotta, gridavo di gioia, a pieni polmoni
E poi riprendevo con la mia tranquilla velocità di crociera
Arrivavo ad una città costiera
Approdavo e, dopo aver tirato a secco la canoa, mi incamminavo in esplorazione
La città era fatta di case tutte intonacate di bianco e di strette viuzze con il selciato di pietra
Arrivavo così ad un suq: qui mi immergevo in una folla variopinta e vivace, chiassosa, ognuno intento ai suoi affari
Nessuno mi prendeva in considerazione
Non parlavo con nessuno
Ero come invisibile
Ero uno straniero, senza patria e senza parte
Dovevo andare alla celebrazione della messa
in memoria di mio fratello
che si sarebbe tenuta
nella cappella d’un grande ospedale
Quando arrivavo ero distolto da questo obiettivo
dal dover portare a compimento, prima,
alcune pratiche di tipo fiscale
Mi aggiravo quindi lungo interminabili corridoi,
affacciandomi in molte stanze
dove regnavano sovrani caos e disordine,
portando il carico di enormi faldoni
pieni di documenti
di cui non capivo nulla
e lasciandomi dietro una scia
di pezzi di carta, stropicciati
e ricoperti di oscuri geroglifici,
che andavano sfuggendo
da quei faldoni sovraccarichi
Arrivavo dal commercialista
e posavo sul suo tavolo il mio fardello
Lei (era una donna)
guardava prima me,
poi i faldoni, inarcando il sopracciglio,
e senza mezzi termini
mi diceva: Eh! Così non ci siamo proprio!
Riprendevo le mie peregrinazioni
all’interno dell’ospedale
Entravo e uscivo dai reparti
alla ricerca di mio fratello e della cappella
Mi ritrovavo in una stanza di rianimazione
e un’infermiera veniva verso di me
spingendo un grande letto a ruote
drappeggiato di panni verdi chirurgici
Era inquietante
Non capivo se sotto quei drappi
ci fosse un paziente
oppure se il letto fosse vuoto,
pronto per me
Scappavo da lì, spaventato,
pensando che mai sarei riuscito
ad arrivare in tempo per la messa in memoria
In questo mio vagare,
incrociavo anche mio fratello in carrozzina,
sospinto dal suo badante
Quindi Tatà era ancora vivo,
c’era pure lui!
Eppure, sapevo che era morto
Anche lui stava andando alla messa in memoria (ma di chi poi?)
Cominciavo a dubitare
su chi fosse morto
e su chi fosse ancora in vita
Poi, le nostre strade divergevano di nuovo
Per recuperare tempo decidevo di percorrere una via sotterranea dove scorreva a serpentina un enorme tappeto su rulli come i marciapiedi mobili che si vedono negli aeroporti o in certe stazioni ferroviarie moderne Solo che questo serviva a raccogliere i rifiuti solidi che arrivavano dai reparti di cura sovrastanti In altri termini, mi ritrovavo dentro la cloaca dell’ospedale Ad intervalli irregolari da grandi bocchettoni cadevano grumi di rifiuti indifferenziati Io cercavo di modulare la mia andatura, accelerando il passo o rallentandolo, per evitare di esser centrato dalle deiezioni ma di rado ci riuscivo e venivo di continuo beccato in pieno da quelle masse puzzolenti Era davvero uno schifoda cui non vìera scampo
e speravo che questo arduo percorso sarebbe finito presto Arrivavo avventurosamente alla cappella: mi dicevano però che la celebrazione non si sarebbe tenuta li, ma in un differente luogo di culto, sempre all’interno dell’ospedale, anche se meno conosciuto E riprendevo a cercare Mi sembrava di dover fare il giro del mondo, mentre un Dio crudele si beffava di me
Giungevo tutto trafelato alla seconda cappella
Mio fratello se n’era già andato
Tutti erano andati via,
persino il prete
Lì, non c'era più niente per me
Le panche erano state ammassate tutte da un lato
Il pavimento era cosparso di rifiuti
le candele e le lucine devozionali erano state spente
S'avvertiva greve un lieve sentore di decomposizione e di morte che promanava da ghirlande e cuscini di fiori
precocemente appassiti, gettati alla rinfusa in un angolo
Riprendevo a camminare lungo un'altra serpentina di marciapiede mobile Dai bocchettoni sempre presenti cadevano adesso fiotti di sabbia e polvere di cemento Pensavo che sarebbe stata una buona occasione per fare rifornimento di cemento per i miei lavoretti Almeno, in tanta confusione, qualcosa di utile! E ne raccoglievo un sacco
Si faceva subito avanti un tipo,
un levantino
segaligno e dalla carnagione olivastra
chiedendomi il pagamento
in contanti però, cash!
Dicevo: Quanto?
E lui: Otto euri!
Mi sembra troppo per un solo sacco di cemento!, faccio io
No, è quello che è!
Prendere o lasciare, replica lui,
implacabile e avido
Rassegnato, ho cominciato
a ravanare dentro una tasca
alla ricerca di monete,
tirandone fuori una manciata di diverso valore
Il Levantino ha proteso verso di me
una mano sporca come può esserla
quella di chi passa tutto il giorno
a maneggiare denaro
Le unghie erano adunche e orlate di nero
Devo trattenere un conato di vomito
per quanto mi fanno schifo
Comincio a contare i denari
per poterglieli passare
evitando un contatto diretto
con quella mano lurida
In effetti ci riesco
Una moneta da un euro e una da cinquanta cent
riesco a posarle sul palmo del tizio
rivolto verso l’alto
Nel mentre, però altre monete cascano giù
S’avvicina subito,
tale e quale un avvoltoio,
un tipo maghrebino,
dalla faccia intagliata
e in abiti tradizionali,
carico di carabattole di scarso valore.
di ombrelli e di occhiali da sole
(pronto per tutte le evenienze climatiche)
che porta in giro per la vendita
(è un vu cumprà, per usare un termine politicamente scorretto)
Ma è anche un rapace
Ha subito adocchiato le monete a terra
e si china repentinamente
nel tentativo di ghermirle
Levati!, gli urlo infuriato
spintonandolo via
Recupero le monete
e riprendo la conta
facendole cadere una ad una
sul palmo lurido del Levantino
Conto sino a 6 euri e cinquanta centesimi
e mi fermo
Il Levantino mi dice: Non hai finito, bello mio!
Ancora mi devi un euro e cinquanta!
Cazzo, questi te li ho già dati prima!
Non te ne ricordi?
Prima che mi cadessero le altre monete per terra.
No no! Non mi hai dato proprio niente!, fa quello,
condendo la frase con un sorrisetto di supponenza e mellifluo
dietro il quale intravedo
il ghigno del Lupo Cattivo,
irto di denti affilati
Mi adiro e m’infurio
Mi metto a gridare
Gli metto le mani addosso
Gli strizzo le guance tra le dita
come se volessi strappargli le carni
da quella faccia di merda che si ritrova
Ora ti faccio vedere io,
stronzo che non sei altro!, grido,
io stesso spaventato da questo accesso di ira non usuale
Sono in una qualche scuola
Devo lavorare come consulente esterno
con il gruppo degli insegnanti
Mi ricordo dei tempi del mio lavoro
al servizio per le tossicodipendenze
quando tra i compiti istituzionali
ci era richiesto di fare prevenzione nelle scuole superiori
Sono andato in moto
e lo lasciata parcheggiata
con le chiavi attaccate
Si avvicina una delle insegnanti
- forse é la preside -
Tocca la chiave malaccortamente
e la moto parte da sola
cominciando a correre di qua e di lá
come un cavallo imbizzarrito
Una scena degna di una comica finale
Alla fine il trabiccolo si schianta contro un muretto
e vado a recuperarlo
Fortunatamente, non é successo nulla,
ma si tratta di una moto ben bizzarra
In realtà ha la struttura di una bici da corsa
che ha avuto montato sopra
un motore a scoppio a due cilindri,
gigantesco
Mi accorgo che le ruote sono un po’ sgonfie
e mi adopero per gonfiarle
cercando - ma senza trovarla -
una pompa per bici
Le cose si complicano
Dico alle insegnanti
che é meglio che si limitino
a fare le insegnanti
e che non si improvvisino psicologhe
ma poi sul più bello
scompaiono tutti
insegnanti ed allievi
inghiottiti da una vasta aula
dove viene celebrata la messa quotidiana
E dove si recita il rosario
Vado fuori per recuperare la bici-moto
E lì, nella corte interna,
mi accorgo che dei tizi
mascherati da lavoratori ecologici
con giubboni catarifrangenti addosso
se la sono caricata su di un automobile
e se la stanno portando via
Li inseguo a grandi falcate,
gridando
Loro si fermano e mi guardano
sogghignanti e sfottenti
Via, dicono, non c’è bisogno
di fare così!
Come minimo vi denuncio!,
esclamo io adirato,
Siete degli avanzi di galera!
Dentro il portabagagli dell’auto
ci sono anche dei pezzi di altre auto
Scarico anche quelli
I tipi se ne vanno
ed io rimango da solo
con la mia bici-moto
e un’accozzaglia di pezzi di ricambio d’auto,
soprattutto parti di carrozzeria
Che fare? Che ne farò?
La linea ferrata si allontana dalla città
e s’addentra in un territorio sconosciuto
Ora sta seguendo il fondo
d’un canyon scosceso e profondo
Quando arriva alla fine,
la stretta gola si apre
verso il mare scintillante
e su una cittadina antica,
tutta raccolta attorno ai ruderi di un tempio,
greco o forse ancora più vetusto,
risalente al tempi dei Grandi Antichi
Intensa è la mia meraviglia
nel contemplare questo manufatto
e il perfetto amalgama di forme di epoche differenti
Scendo nella piccola stazione
e, poiché sono sprovvisto del documento di viaggio
per il ritorno, vado alla biglietteria
L’impiegato è distratto e scostante
A stento mi ascolta
Insisto e, a poco a poco,
gli cavo dalla bocca informazioni utili
Per tornare indietro da dove sono venuto
c’è soltanto un treno notturno
Ma ciò che di più mi preoccupa
é il costo spropositato del biglietto
che ammonta a qualche centinaio di euro
e non ho con me questa cifra
Che fare?
Mi dicono che, se raggiungo a piedi
la zona portuale,
potrò imbarcarmi su di un vascello
in procinto di partire verso il mio Paese
Così, mi incammino a piedi,
trasportando sulle spalle uno zaino pesante
Il percorso è complicato
e c’è da districarsi in un fitto tappeto
di automobili e di altri mezzi a trazione animale,
e poi bici, risció e tuctuc
Un’autentica gimkana
Non so se ce la faró
a raggiungere la mia destinazione
Arranco, senza perdermi d’animo
Mi godo l’attimo
nella continua transizione
tra presente e passato
Era diventato davvero troppo dispendioso in termini di tempi richiesti alimentarli entrambi, anche perchè nati per caso, mentre
armeggiavo - ancora alle prime armi - per creare un blog, me li ero ritrovati ambedue, benchè la mia idea originaria fosse stata quella di averne uno solo. Infatti, non a caso, le loro
intestazioni erano abbastanza simili: creatone uno - non ricordo quale dei due per primo - lo ho "perso" (per quanto strano ciò possa sembrare) e mi diedi alacremente da fare per ricrearne uno
nuovo. Qualche tempo - nel frattempo ero divenuto più bravino - il blog perso me lo ritrovai).
Ohibò! - dissi a me stesso - E ora cosa ne faccio?
La risposta più logica sarebbe stata: Disattiviamolo!. E invece...
Mi dissi: li tengo tutti e due. E così feci. E' stato bello finchè è durato...
Ma giocare su due tavoli - e sempre con la stessa effcienza - è molto complicato, ancora di più quando i tavoli diventano tre e
poi quattro e via discorrendo....
Con overblog ho trovato una "casa" che mi sembra sicuramente più soddisfacente e così, dopo molte esitazioni, mi sono deciso a
fare il grande passo del trasloco, non senza un certo dispiacere, perchè il cambiamento induce sempre un po' di malinconia e qualche nostalgia.
E quindi ora eccomi qua.
E quello che ho fatto - ciò mi consola molto - rimane là e chiunque se ha la curiosità può andare a dargli un'occhiata.