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5 aprile 2024 5 05 /04 /aprile /2024 10:04
Veduta veneziana (Francesco Guardi)

1. Ho sognato, tanto per cambiare
Dov’ero questa volta? 
Mi trovavo in un grande stabilimento balneare
Quello che vedevo era insolito
C’era un’enorme quantità di cabine e piccoli bungalow ben allineati in lunghe file attorno a grandi spazi pieni d’acqua
Sembrava uno stabilimento balneare lacustre costruito su di un labirinto di specchi e vie d’acqua comunicanti 
Tutto l’insieme aveva un aspetto bellissimo, indubbiamente 
Vedevo dispiegarsi in lontananza canali e superfici liquide che si ramificavano e si connettevano tra loro 
Ogni bacino d’acqua immobile e scintillante era contornata da cabine di legno dipinte con vivaci colori che sulla liquida superficie si riflettevano
Vedevo anche dei tipi, cioè delle persone, muoversi pigramente in lontananza su piccoli natanti che potevano essere tavole da stand surfpaddling oppure oppure canoe o anche semplici sandolini
O forse era soltanto una mia falsa percezione per colmare un’intollerabile desertitudine
Ero in esplorazione, ma non c’era nessuno  in giro, a parte quelle figurette lontane e irraggiungibili come in un dipinto di Guardi e di altri paesaggisti veneziani
Pareva che tutto il mondo fosse andato in rovina o che tutto quanto fosse stato all’improvviso abbandonato e svuotato, lasciando però ogni cosa intatta a futura memoria
Ero lì con altri di cui avevo consapevolezza, ma che rimanevano sempre fuori dal mio campo visivo, e con loro, come in esplorazione, andavamo passando da uno specchio d’acqua all’altro a guado, provocando nell’acqua fredda e immobile, come unico rumore, un debole sciaguattio
L’acqua, peraltro, era trasparente ed era popolata dall’affaccendamento di piccoli animali marini dai colori vividi che non mi parevano appartenere a specie viventi conosciute
Andando avanti e avanti, stesso identico panorama, ma il fondale adesso non era più sabbioso 
Ora si trattava di vere e proprie vasche, costruite con pietre e grandi lastroni perfettamente combacianti o, in alternativa, decorate con altre pietre rocciose, disposte ad arte per simulare una costa scogliosa 
Dentro le grandi vasche si scorgevano delle cavità più piccole, alcune delle quali apparivano parzialmente riempite di macerie 
Sguazzavo con gioia e con curiosità dentro queste vasche e, intanto, mi guardavo attorno ammirato e meravigliato dalla magnificenza di ciò che vedevo, da quelle vestigia, tracce di un’antica civiltà ormai del tutto estinta 
In particolare, mi sorprendevo ad ammirare un’enorme vasca di pietra, collocata davanti alla facciata di un magnifico palazzo nobiliare il cui ingresso monumentale, contornato da grandi colonne intarsiate e scolpite, era dotata di una grande scalinata - come un Ghat sulla riva del Gange - che consentiva un tempo agli abitanti della magione di entrare direttamente nell’acqua per compiere abluzioni rituali
Dominava dentro di me, durante tutto il sogno, il senso di una grande meraviglia

(5 aprile 2024)

 

La Valletta veduta (dal web)

2. Sono in un posto diverso dall'ordinario
Forse è Malta,
ma nello stesso tempo non lo é
Ci sono edifici grandiosi
che rievocano antichi fasti,
baroccheggianti 
e gigantesche mura di difesa, ciclopiche
Soffia un vento eterno,
dal quale non c’è riparo
Sono estasiato, 
pieno di meraviglia per ciò che vedo,
curioso anche
di conoscere questa nuova realtà,
di mangiarla con gli occhi
sino alla sua essenza più profonda
Lungo le strade affollate corrono
come in un giorno di festa
degli autobus coloratissimi
che vanno su e giù per le strade ripide,
carichi di gente ed alcuni anche sul tetto
Non sono da solo,
ma appartengo ad una comitiva di viaggiatori
(che non conosco)
Poi siamo in un albergo enorme
e ci aggiriamo lungo un’infinita serie 
di stanze comuni 
alla ricerca di quella dove si fa il breakfast
Sono affamato (tutti lo sono)
Non sappiamo dove andare
perché la responsabile del nostro gruppo
s’é dileguata
senza darci spiegazioni
e siamo abbandonati a noi stessi
Finiamo in una stanza 
dove è allestito un buffet
che é in realtà riservato 
alla comitiva dell’agenzia Kiwi Tour
(così recita un cartello scritto a grossi caratteri)
Siamo fuori posto, degli estranei,
dei clandestini,
ma l’addetta al servizio, gentilissima,
ci offre comunque da mangiare
e a me tocca uno squisito sandwich
con ripieno di prosciutto e formaggio,
ben farcito e arricchito di maionese
Mangio di gusto
(avevo proprio fame)
Poi ci avviciniamo all’uscita
poiché dovremmo partire 
per un tour di visita alle bellezze dell’isola
Non sappiamo dove andare,
perché la nostra responsabile
se n’è andata chissà dove
e ci ha abbandonati
Vedo che altri gruppi 
seguono disciplinati le istruzioni
dei rispettivi capi cordata
(ognuno di loro dotato
d’un bastone di comando)
e che, a poco a poco,
s’imbarcano sui torpedoni in attesa
Dove andremo?
Cosa faremo?
Mi ritrovo ad armeggiare con un I-Phone 
Scatta una suoneria 
(o forse è un brano musicale)
che parte a tutto volume
Cerco di manovrare i diversi comandi
per smorzare il suono insistente
Niente da fare!
Non ci riesco 
Aiutooo!
Le mie dita sono intorpidite, impacciate
come fossero diventate rigide salsicce 
Il suono continua insistente
Temo che gli altri dormienti
possano esserne risvegliati 
e che poi vengano a lamentarsi con me
Mi sveglio di colpo 
Allora era solo un sogno!
Respiro di sollievo
E il vento continua ad ululare,
feroce


(C’era molto altro 
che però mi è sfuggito)



(7 gennaio 2024

J. W. Turner, Veduta veneziana (dal web)

3. Sono in un grande resort vacanziero
e faccio parte di una comitiva 
composta da intere famiglie con bambini
Riconosco anche alcuni genitori
della scuola di mio figlio
Siamo tutti in questo posto, enorme,
pieno di attrazioni marine e non,
un’ammucchiata,
una confusione inaudita
con pasti abbondanti, al buffet,
garantiti ad intervalli regolari,
ma bisogna rispettare gli orari,
perché se si arriva fuori tempo
si rimane senza
(a bocca asciutta)
É un resort misto, 
perché c’è anche una cittadella proibita,
un’area interdetta ai bambini,
al cui interno è possibile partecipare
ad intrattenimenti erotici e a partouze
Per accedervi bisogna pagare 
un pedaggio, più cospicuo 
se ad entrare sono uomini soli, 
di minore entità per le coppie,
mentre le donne single non accompagnate 
usufruiscono della gratuità 
Fuori ai due lati del botteghino,
dove si paga per l’accesso
e dove occorre dar prova della propria età,
sono disposte delle bacheche 
nelle quali sono esposte foto esplicite
che mostrano al visitatore novizio
ciò che accade all’interno
Vedo due ragazze
che indugiano davanti
alle bacheche 
e che, conversando tra loro,
si chiedono dove si possano acquistare 
le foto che le ritraggono
Io sono nella comitiva
e vengo risucchiato oltre
(stacco)
Siamo di ritorno 
da un qualche divertimento collettivo
e siamo bene in ritardo 
rispetto all’orario della mangiatoia
Siamo costretti ad accelerare il passo
ma siamo come una mandria imbufalita
che è difficile tenere assieme e compatta
Poi, i bambini creano 
continui diversivi e rallentamenti
Occorre imbarcarsi 
su una specie di cestello funicolare
per arrivare alla mensa
che si trova molto più in basso 
e così facciamo
stipati all’inverosimile
Il cestello così carico
oscilla nel vuoto
e pare che qualcuno possa volare giù 
Io scongiuro il pericolo,
tenendomi convulsamente aggrappato
ad una sbarra,
le nocche sbiancate per lo sforzo
Uno accanto a me
mi sussurra all’orecchio:
Grazie! Il suo coraggio
mi è d’ispirazione!
Quando al termine della discesa
il cestello affollato
Oscilla pericolosamente
senza toccare terra
e siamo ancora troppo alti
per potere saltare giù 
Il manovratore è una bestia!
Tutti gridano impauriti!
Alla fine con molte scosse atterriamo
e tutti si riversano fuori,
starnazzando 
Ma la porta che immette nella sala mensa
è chiusa
(a quanto pare dovremo aspettare 
che i primi giunti concludano il loro pasto)
Alla fine, il portale viene spalancato
e tutti sciamano dentro spintonandosi
Quando io arrivo al tavolo del buffet,
il cameriere addetto alla distribuzione
mi dice che è quasi tutto finito
e mi porge un bicchiere
pieno di una bevanda nerastra
che pare ciofeca
Si accontenti di questa bevanda, mi dice,
É ottima e corroborante!
Ho dei forti sospetti al riguardo
Intanto, con la coda dell’occhio
vedo che ad un bambinello,
alto quanto un soldo di cacio,
viene consegnata un’enorme guantiera 
carica di pezzi di rosticceria mignon
Il bambino se ne va subito
con il suo carico prelibato 
in equilibrio alquanto precario 
e con andatura malferma
Lo seguo con intenti rapaci,
perché il mio stomaco gorgoglia
e reclama la sua parte
Ci inerpichiamo lunghi ampi scaloni
sino ad arrivare quasi alla cima d'un ampio edificio 
Intravedo il bimbetto che incede
sempre con la sua guantiera
carica di prelibatezze
sulla più alta delle terrazze,
per poi infilarsi in una porta
Quando arrivo ai piedi di quella terrazza
constato che non vi è alcuna via d’accesso
e che occorre compiere un’azione di free climbing
pencolando nel vuoto
prima di potere raggiungere con uno slancio il parapetto di quella terrazza
Lo faccio o non lo faccio?
Mi butto o non mi butto?
In queste cose sono in genere 
piuttosto timoroso e pusillanime
Preferirei non cimentarmi
anche in questa circostanza
Ma poi decido per il sì
Mi aggrappo
Mi sollevo di braccia
Compio un rapido volteggio
con gli arti inferiori
E ce l’ho fatta!
Mi complimento con me stesso
per l’ardire ed anche per l’agilità 
messa in campo
Ci manca soltanto una salva di applausi
da parte di una platea virtuale,
come nelle sitcom 
E ora andiamo alla ricerca del cibo 
che mi spetta!


(dissolvenza)

(29 dicembre 2023)

4. Sono in un posto,
un’area portuale, 
dove stanno stivando in una nave,
con l’ausilio di possenti macchinari,
delle carrube
Ma qualcosa non mi quadra, 
perché sono bianche 
(o forse sono sbiancate)?
Di ciò - di quest’anomalia -
non riesco a darmi pace
Chiedo, interrogo,
faccio domande,
ma nessuno sembra darmi risposte convincenti
Alcuni mi dicono di leggere le etichette che corredano le balle di fave
ma lì ci sono solo dati tecnici
che riguardano le procedure d’impacchettamento e non altro
Io insisto, diventando molesto
I lavoratori portuali mi guardano
con sospetto e forse anche 
con commiserazione,
come se fossi un pazzo,
un esaltato o un molestatore,
uno che Interferisce con il loro lavoro
Non riesco a cavare un ragno dal buco 
Eppure qualche verità nascosta,
da qualche parte deve pur esserci
Non è naturale che le carrube siamo bianche
Forse vengono trattate con la calce,
rimugino, ma con simile procedura
perderebbero tutte le loro proprietà 
organolettiche e nutrienti 
E dunque?
Cerco di coinvolgere altri 
nell’attenzionare una simile anomalia
ma tutti rimangono indifferenti,
anche i giornalisti che interpello
per indurlo a scrivere sull’argomento
e mobilitare l’opinione pubblica
È così che vanno le cose, del resto
Oggi nessuno si incuriosisce più per nulla 
Non c’è nessuno che si sorprenda 
nemmeno per un po’
Nessuno che si ponga delle domande
e che voglia andare alla ricerca della verità 
Io sí, invece, 
io mi pongo interrogativi, sì,
come per questa cosa per adesso
Io voglio vederci chiaro
e continuo instancabile nella mia lotta 
Pare che la mia missione nel mondo
sia diventata quella di svelare
in modo definitivo
il mistero delle bianche carrube

 

(dissolvenza)

 

Il frutto del carrubo

(da Wikipedia) I frutti del carrubo, chiamati popolarmente carrube, vajane o sciuscelle, sono dei lomenti: grandi baccelli indeiscenti lunghi 10–20 cm, spessi e cuoiosi, dapprima di colore verde pallido, in seguito quando sono maturati, nel periodo compreso tra agosto e ottobre, marrone scuro. Presentano una superficie esterna molto dura, con polpa carnosa, pastosa e zuccherina che indurisce col disseccamento. I frutti permangono per parecchio tempo sull'albero e hanno maturazione molto scalare per cui possono essere presenti, allo stesso tempo, frutti secchi di colore marrone, e frutti immaturi di colore più chiaro. A causa dell'elevato contenuto in tannino, la polpa dei frutti può avere effetto irritante, se assunta in grande quantità.
I frutti del carrubo contengono semi scuri, tondeggiati e appiattiti, assai duri, molto omogenei in peso, detti "carati" poiché venivano utilizzati in passato come misura dell'oro.
ORIGINE DEL NOME CARATO - Il nome carato deriva dall’arabo Quirat (ventiquattresima parte), a sua volta derivante dal greco keration, indicante un tipo di frutto i cui semi erano ritenuti avere una massa eccezionalmente costante. 
In realtà questo mito è stato sfatato: uno studio dell’Università di Zurigo ha dimostrato che la massa di questi semi varia da seme a seme, esattamente come succede per gli altri tipi di frutti. Probabilmente, gli antichi avevano scelto di usare questo frutto come metodo di paragone perché è relativamente facile constatare la differenza dimensionale ad occhio nudo.

(26 dicembre 2023)

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DSC04695.jpegQuesta pagina è la nuova casa di due blog che alimentavo separatamente. E che erano rispettivamente: Frammenti. Appunti e pensieri sparsi da un diario di bordo e Pensieri sparsi. Riflessioni su temi vari, racconti e piccoli testi senza pretese.

Era diventato davvero troppo dispendioso in termini di tempi richiesti alimentarli entrambi, anche perchè nati per caso, mentre armeggiavo - ancora alle prime armi - per creare un blog, me li ero ritrovati ambedue, benchè la mia idea originaria fosse stata quella di averne uno solo. Infatti, non a caso, le loro intestazioni erano abbastanza simili: creatone uno - non ricordo quale dei due per primo - lo ho "perso" (per quanto strano ciò possa sembrare) e mi diedi alacremente da fare per ricrearne uno nuovo. Qualche tempo - nel frattempo ero divenuto più bravino - il blog perso me lo ritrovai).

Ohibò! - dissi a me stesso - E ora cosa ne faccio?

La risposta più logica sarebbe stata: Disattiviamolo!. E invece...

Mi dissi: li tengo tutti e due. E così feci. E' stato bello finchè è durato...

Ma giocare su due tavoli - e sempre con la stessa effcienza - è molto complicato, ancora di più quando i tavoli diventano tre e poi quattro e via discorrendo....

Con overblog ho trovato una "casa" che mi sembra sicuramente più soddisfacente e così, dopo molte esitazioni, mi sono deciso a fare il grande passo del trasloco, non senza un certo dispiacere, perchè il cambiamento induce sempre un po' di malinconia e qualche nostalgia.

E quindi ora eccomi qua.

E quello che ho fatto - ciò mi consola molto - rimane là e chiunque se ha la curiosità può andare a dargli un'occhiata.

 

Seguendo il link potete leggere il mio curriculum.

 

 


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