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21 gennaio 2024 7 21 /01 /gennaio /2024 10:03
Relatività - Le scale di Escher

Salgo lunghe rampe di scale
C’é con me
la Cociola al guinzaglio
Non si arriva mai
Una rampa,
una svolta,
un’altra rampa
Scale che come quelle di Escher
non portano da nessuna parte
Devo raggiungere il resto della squadra
all’ultimo piano dell’edificio,
dove, in una stanza,
se ne sta rinserrato un paziente
per il quale deve essere avviato 
un trattamento sanitario obbligatorio
Vorrei arrivare prima degli altri
per dire a quel paziente di scappare
finché è in tempo
E, invece, no!
Quando, infine, giungo sul posto
la porta è stata sfondata
(come in una perfetta azione stile SWAT)
e l’alloggio è stato già invaso
da una moltitudine vociante
Uno che sembra essere al comando
sta filmando tutto con uno Smart Phone 
per documentare l’appropriatezza dell’azione
e per poter dare testimonianza
Si è già all’atto finale
e degli energumeni si accingono
a portare via quel paziente riottoso
che protesta la sua sanità di mente
e che, così facendo, 
rifiuta di essere cosa

 

Dopo, 
mi ritrovo a pedalare 
su d’una vecchia bici scricchiolante
Accanto a me corre la Cociola (Flash),
tenuta ad un lungo guinzaglio 
Sono nudo dalla vita in giù 
(palle e pisello al vento) 
e porto drappeggiato malamente 
attorno al corpo 
un asciugamani lungo e stretto 
Cammino per le strade della città 
(anche queste strade alla Escher 
che non portano da nessuna parte
e che sfidano le leggi spaziali)
in questo stato 
Sono imbarazzato dalla mia nudità 
e vorrei coprirmi 
Cerco di fare quest’operazione 
in modo maldestro, 
utilizzando l’asciugamani, 
pur continuando a pedalare,
ma non ci riesco 
Il mio disagio cresce a dismisura 
Cosa fare? 
Cerco di ripararmi da qualche parte 
dove non ci siano troppi testimoni oculari
per compiere l’operazione di vestizione 
in modo discreto 
senza che l’attenzione occhiuta altrui
venga puntata su di me 
Mi fermo allora con la bici 
(marca Disney Bash) in un anfratto 
che sembra possa garantirmi protezione
e procedo, cercando di coprirmi
alla meno peggio 
L’asciugamani, peraltro nuovissimo, 
è lungo e stretto 
della lunghezza spropositata 
d’alcuni metri,
una fascia più che un asciugamano 
e, quindi, 
impossibilitato a drappeggiarlo 
come una tunica
provo ad indossarlo 
come fosse un dhoti 
alla maniera indiana (in stile Gandhi) 
Ci sono alcuni passanti 
che mi guardano con insistenza
sorpresi e meravigliati
Sono costretto a ripartire 
tenendo l’estremità della lunga fascia
stretta in mano, 
poiché non sono riuscito
a fissarla per bene
Sempre precario mi sento,
anche così con questo accrocco
Entro con la bici in un condominio
per consegnare un pacchetto
al portiere
Stranamente, 
per raggiungere la portineria
devo scendere di alcuni piani 
sotto il livello del suolo
E quindi mi ritrovo a percorrere 
altre scale
che, come quelle di prima,
non mi conducono da nessuna parte
E questo è tutto, per questa volta
Con l’incombenza
di un’impossibile consegna
mi sono svegliato

Relatività di Escher

Maurits Cornelis Escher (1898-1972) è stato un incisore e un grafico olandese, appartenente al movimento dell’Optical Art.

L’Optical Art nasce intorno agli anni ’60 del Novecento ed è un sottogenere dell’arte astratta: illusione è la parola d’ordine, la chiave per leggere e interpretare le opere che non sono mai quello che sembrano.

La realtà rappresentata è fluida, soggetta a cambiamenti repentini e imprevedibili, un punto non è mai fisso, le figure bidimensionali paiono fuoriuscire dalla tela; e distogliere lo sguardo per un attimo può dare vita a forme sempre nuove. Sono molteplici le letture possibili: le illusioni ottiche sono legate al movimento e alla cosiddetta “arte cinetica”; semplici linee ortogonali e modulari possono confondere lo spettatore, gettandolo in uno stato di incertezza, di instabilità percettiva.  L’illusione coinvolge lo spettatore e lo destabilizza.

La “Relatività” di Escher, realizzata nel 1953, raffigura delle rampe di scale salgono, che scendono, porte e pianerottoli, dritti e inclinati; è impossibile seguire un percorso, è facile perdersi, cadere, precipitare e ritrovarsi su un’altra scala, più in basso, più in alto, in una sequenza infinita.

Tutto è relativo, questo il messaggio di Escher, da qui il titolo dell’opera; esistono più piani della realtà e non è possibile scinderli, non è possibile separare realtà e finzione, dimensione lucida e onirica.

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18 gennaio 2024 4 18 /01 /gennaio /2024 08:08

Di questo sogno, ci sono molti altri dettagli relativamente a ciò che accade prima della corsa a perdifiato, ma non ci mi sono soffermato, perché - per me - era quello che racconto di seguito il momento cruciale e culminante della narrazione onirica.
Tuttavia, voglio aggiungere - a mo' di preambolo - ciò che avevo scritto la sera prima ancora da sveglio, in quanto sento che questa piccola nota diaristica ne rappresenta un necessario antefatto, anche se il collegamento rimane criptico (ma non per me, almeno del tutto).

Maurizio Crispi (18.01.2024)

Alba grigia con squarcio di sereno a Villa Sperlinga (Palermo) - foto di Maurizio Crispi

Alba grigia con squarcio di sereno a Villa Sperlinga (Palermo) - foto di Maurizio Crispi

Il cielo era incerto stamane
Un po’ di pioggerella,
niente di che
Temperatura sostanzialmente mite
Poi, le nubi si sono diradate
lasciando spazio al sereno
ma con scarsa visibilità nella distanza
Sui monti circostanti
banchi di nubi
si sono attardati
alquanto pigri
Malgrado il rischiararsi del cielo
e la ricomparsa del sereno
la giornata è stata grigia
lasciando uno strascico fastidioso,
come la bava d’una lumaca
sulla pelle
Ho fatto una merenda al volo
divisa con Gabriel
e poi, a sera,
mi sono cucinato
un piatto di pasta vastasa
per risollevare gli umori
Quindi, ora che ho la pancia piena
e riscaldata dal piccante condimento
(ma libagioni solo con kefir d’acqua)
non mi resta che arronchiarmi
E mi sono arronchiato,
aspettando un’alba
dai cieli infuocati,
risonante del ruggito del Leone

Maurizio Crispi (17.01.2024)

Foto di Alessandra Leone

Corro a perdifiato giù 
lungo un canalone ghiaioso
che scende dritto come una freccia
da un piccolo paese di montagna
verso valle,
ripidissimo
Corro a perdifiato,
senza paura alcuna
Le gambe girano leggere
Non ho paura di mettere il piede in fallo
di cadere
di ruzzolare
di farmi male
Sono così veloce
che mi sembra di volare
Durante la discesa supero una pecora
che pur avendo quattro gambe a disposizione
é più lenta di me
Provo delle sensazioni inebrianti
perché - lo ripeto -
ho cancellato del tutto
dal mio cuore la paura
E finalmente
in un ultimo rush
il canalone finisce
e con lui la discesa
Sono adesso 
In un greto ciottoloso 
pianeggiante 
dove scorre un fiume ribollente
Al di là della corrente c’è un argine erto
Non ci sono punti di guado sicuro
Bisogna effettuare il passaggio 
saltando con perizia
da un masso all’altro
Qui, davanti alla corrente, indugio
Qui, sì, ho paura
Temo di bagnarmi i piedi
oppure di cadere e farmi male
e, poi, oltre la corrente,
c’è solo quell’argine spoglio
Intanto che indugio 
guardandomi intorno
alla ricerca di vie alternative
cominciano ad arrivare
in gruppi sempre più numerosi
altri podisti vocianti, fracassoni,
I quali  - senza neppure interrompere la corsa -
balzano nel fiume e lo superano
inerpicandosi su per l’argine
Li osservo e penso:
Forse è l’unione
che da loro la forza!
Stranamente (o no?)
ho con me
l’attrezzatura fotografica
e comincio a scattare foto
Così non mi pongo più 
il problema dell’attraversamento
Mi guardo attorno
Mi giro e getto uno sguardo lungo 
alle mie spalle
e, in alto,
vedo il paese da cui ero partito
Sembra così incredibilmente lontano! 
Eppure è tutto nitidissimo,
quasi scolpito nei più minuti dettagli
Vedo persino una bandiera 
garrire nel vento
Dio, quanto è lontano!,
mormoro tra me e me
pensando anche alla fatica bestiale
di dover fare di corsa 
tutta la strada all’incontrario
e poi inerpicarsi, senza sostare,
sono alla cima della montagna 
alle spalle del paesello, 
su su sino al cielo
Penso alla strada che ho fatto
Penso da dove vengo
Penso a quanta fatica ci vorrebbe
per ripercorrere a ritroso
tutta la strada percorsa 
sino a qui
Che fatica! E perché poi?
Perché tornare indietro?
Perché andare avanti, OLTRE!?
Intanto ci sono dei corridori 
che si radunano 
e che si scattano reciprocamente delle foto
tutti si sorridono,
ridono nell’obiettivo
appaiono euforici ed esaltati
Ed io scatto foto a loro
che si scattano le foto
Uno dice:
Ma come facciamo 
a rendere subito visibili
nei social questi scatti?
Qui non c’è connessione!
Un mio antico paziente,
seduto su d’un grosso masso
sulla riva della corrente impetuosa,
come il vecchio pescatore
della canzone di De André
(con un solco lungo il viso
come una specie di sorriso)
dice allora, un po’ brontolando,
ma parlando con tutti e con nessuno,
E che fretta c’é?
Potrai farlo 
quando tornerai a casa,

se ci tornerai!
 

Non si sa cosa ci sia dietro l’argine
Non c’è nessuna visione dell’aldilà
È tutto grigio ed indistinto,
avvolto nella caligine 
Non si sa dove siano finiti
tutti i podisti vocianti e rumorosi
che già hanno guadato
e che senza guardarsi indietro
sì sono inerpicati
su per quell’argine
passando al di là di esso
Forse al di là c’è 
la fine del mondo conosciuto 
Finisterre!
 

L’unica certezza è la strada fatta,
ma anche le mie foto sono una certezza,
documenti della memoria,
Immagini della memoria

 

Ed é così che io indugio 
alla fine della mia corsa euforica,
assaporando l’incertezza del passo successivo
e la reminiscenza
senza sapere quando guaderò 
come gli altri

 

Vivo il momento
in un tempo sospeso,
così strano dopo la corsa euforica,
a perdifiato

 

(dissolvenza)
 

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15 gennaio 2024 1 15 /01 /gennaio /2024 07:43

Ritrovato su Facebook e mai riportato nei miei blog

Maurizio Crispi (13 gennaio 2013)

Pink Floyd - Wish you were here

Devo partecipare ad una mezza maratona in una località imprecisata. Arrivo sul posto in auto, assieme ad altri, e parcheggiamo.

Dall'area di sosta bisogna salire su per una scala: incito le altre persone a far presto (“Presto che è tardi!”), ma quelle se ne rimangono ad indugiare vicino alla macchina, indolenti.

Io mi inerpico e mi fermo a guardarli dall'alto, da uno dei pianerottoli della lunga fuga di scale. Accanto a me c'è la mia amica Laura, runner e trailer di valore.

Decidiamo di proseguire: che gli altri si arrangino, il tempo stringe. 

Finite le scale, ci ritroviamo davanti ad un vasto terreno pianeggiante che è, In realtà, una distesa di acqua lacustre, immobile come una lastra di vetro e meravigliosamente limpida.  Io e questa Laura attraversiamo il campo lacustre a guado, con l'acqua che ci arriva alla vita.

La bellezza del posto è tale che, in un primo momento ci dimentichiamo dell'impegno della gara di lì a poco e ci viene naturale intraprendere spensierati giochi d'acqua, tuffandoci e rincorrendoci.

Splash, splash e poi ancora splash…

Ma si deve proseguire.

L’imperativo categorico del podista prende il sopravvento sul piacere e sul più puro istinto ludico: entra in scena il Super-io podistico, in altri termini.

Più avanti, la distesa lacustre finisce e siamo di nuovo sul terreno solido.

E riprendono le infinite rampe di scale.

Il tempo è tiranno. La Laura adesso è scomparsa: mi accorgo all’improvviso di essere solo.

Penso: Si sarà affrettata per arrivare alla partenza… Tutto sommato, lei è una delle favorite.

Io, invece, indugio ad attendere quelli con cui eravamo arrivati che sono sempre più in ritardo e ancora fuori dalla vista.

La scala è percorsa da una continua processione di podisti vocianti che mi superano, costringendomi a farmi da parte per non esserne travolto.

Vanno d’impeto, come è naturale che sia, tutti presi dall’eccitazione della gara imminente.

Io, messo da parte rispetto alla corrente dinamica di uomini e donne in completini da runner, attendo: afferro il mio cellulare e cerco di connettermi con uno dei miei amici.

Mi confondo, però: è come se non riconoscessi più le singole funzioni del dispositivo. Poi, mentre me lo rigiro tra le mani, mi rendo conto che stavo cercando di telefonare con una macchinetta fotografica digitale compatta. Rimango stordito e semi-paralizzato. Gli addetti dell'organizzazione, che già vedo in cima all’ultima rampa di scale, mi incitano a gesti a sbrigarmi: mi rendo conto che il tempo sta per scadere...

Cerco, a questo punto, di rimettermi in movimento, anche se i miei amici non sono ancora arrivati, ma sono come paralizzato. Penso che non ce la farò mai ad arrivare in tempo alla linea di partenza. E più penso a questo, più mi sento diventare pesante, come fossi incollato al suolo e schiacciato prepotentemente da una maligna forza di gravità. 

[questo sogno è della notte del 13 gennaio 2013

 

Aggiungo in calce due spunti associativi, stimolati da alcuni commenti postati in calce allo scritto sul profilo Facebook

Prima ancora di iniziare a correre, sognavo di correre, di camminare e di andare di continuo in luoghi lontani.

La mia casa, in questi sogni, era sempre la strada. Non avevo mai requie.

Poi, ho cominciato a correre, ma i sogni in cui correvo e camminavo hanno continuato a visitarmi.

Anche se di base sono stanziale e non sono certo "leggero" (essendo pieno di ingombri tra i quali i molti miei - beneamati - libri) come il sinologo protagonista di Autodafè di Elias Canetti, in realtà con la mente - e qualche volta anche con il corpo - sono in movimento su qualche strada.

Credo di essere, fondamentalmente, un nomade e un vagabondo.

Quando da piccolo mi chiedevano - come si fa per gioco - cosa avrei voluto fare da grande, rispondevo con molta serietà e decisione: "Voglio fare il vagabondo!"

I sogni servono a questo: a ricordarci chi siamo e da dove veniamo, a dirci cosa vorremmo essere e a segnalarci dove vorremmo andare o dove potremmo essere

A proposito di telefono (che sembrerebbe essere uno degli elementi chiave del sogno), proprio in questi giorni vado rimuginando delle riflessioni che partono dal sentimento di stizza e di fastidio ogni qualvolta vedo qualcuno che declama per strada le sue telefonate, oppure che parla al cellulare mentre è alla guida della sua auto (sprezzante del divieto) oppure ancora intento a digitare messaggi sempre mentre è alla guida.

In questi casi, sono sopraffatto da un sentimento di stizza, che si tramuta in ira savonarolesca, se non addirittura in un movimento repentino (ed inaccettabile, per alcuni versi) di odio.

Poi, il tutto si stempera e rimane soltanto una bava di antipatia e futilità.

Ma che hanno da dirsi? - mi chiedo.

Perché non assaporare il momento della solitudine e dell'essere soli con se stessi alla guida della propria auto o mentre si cavalcano i "cavalli di San Pietro"?

Rimango del tutto basito da questa incapacità del mio prossimo di poter accedere ad un momento di fusione con se stessi e con il mondo, come potrebbe accadere mentre tu cammini solo con i tuoi pensieri e totalmente immerso nella realtà che ti circonda, in uno stato d'animo fluido e permeabile da dove - esattamente come quando ti siedi su di una panchina ad osservare il mondo che scorre accanto e attorno a te che te ne stai immobile - non sei isolato dagli altri, ma puoi osservarli e fantasticare su di loro.

La telefonia mobile ti riempie le orecchie di un costante brusio di fondo, mentre la messaggeria per sms ti annebbia la vista. 

I tuoi sensi vengo ottusi e la tua mente non può più vedere.

Rimani prigioniero di invisibili fili.

Per quanto concerne, la meraviglia del telefono mobile che si tramuta in macchina fotografica digitale, questa trasformazione esprime molto la mia cifra personale di "catturatore d'immagini" (mentali innanzitutto).

Mi relaziono con il mondo, il più delle volte, con la macchina fotografica - non ho difficoltà ad ammetterlo e osservo le cose attraverso un mirino e, se non ce l'ho materialmente con me, è come se ce l'avessi.

Devo anche aggiungere che questo sogno si sta rivelando molto produttivo e che i commenti si dipanano quasi come se fossi sdraiato sul lettino di uno psicoanalista [commenti presenti sul profilo facebook e qui non riportati, all'infuori di quello sul telefono].


 

(Scrive, in un commento, Alice Ferretti, al secolo Tiziana Torcoletti, su FB)
Mauri in caso ti ricapitasse🙂:
"Telefonare è il gesto familiare che si compie molto di frequente con cui si ricerca o si riceve una comunicazione. Telefonare o ricevere chiamate è altrettanto frequente nei sogni proprio perché è un’azione ampiamente diffusa, con connotazioni che vanno al di là dell’ atto puro e semplice.
Telefonare è entrare in “contatto” con qualcuno di cui in quel momento si ha bisogno, qualcuno che si ama o con cui c’è un legame, è cercare notizie di chi provoca un interesse, è sentire una voce che può avere un profondo significato, è prendere accordi, chiarirsi, o anche affrontare argomenti scabrosi che la lontananza fisica può più o meno facilitare, è ricevere buone o cattive notizie, è l’ ignoto di una voce sconosciuta.
Il telefono è il mezzo che consente tutto questo e che, nella nostra epoca vissuta all’insegna della velocità, assume un’importanza esponenziale trasformato in cellulare, nella possibilità quindi di creare un collegamento in ogni situazione e in ogni momento.
Il vecchio telefono fisso che consentiva di parlare solo in determinati luoghi e solo previa ricerca del numero telefonico e del rituale ruotare del disco numerico, è stato così soppiantato dal cellulare che ci accompagna ormai in ogni luogo. Difficile pensare che un uso così ampio ed una diffusione ormai capillare di tale strumento non si accompagnino ad un investimento libidico e a proiezioni individuali molto forti.
Così nei sogni, telefono fisso, cordless o cellulare diventano il simbolo della possibilità di “comunicare“, possibilità che viene vissuta molto spesso come “potere” di risolvere una situazione, di ritrovare un legame, di trovare aiuto. Le immagini oniriche in cui il telefono appare sono varie ed accompagnate da emozioni molto diverse. L’analisi di ogni situazione e di ogni sfumatura emotiva sarà allora indispensabile per comprendere il significato simbolico che il telefono assume.
Frequentissimi sono i sogni in cui si tenta di telefonare al proprio partner o alla persona di cui si è innamorati, accade allora che: non si trovi più il cellulare, non si ricordi più il numero da digitare, non si riesca a digitare tale numero, oppure giunga all’orecchio una voce incomprensibile o suoni che disturbano la ricezione. Questi sono forse i casi più frequenti che possono alludere a difficoltà di comunicazione nella coppia, a tentativi fatti in tal senso che non hanno portato a buon fine, oppure, situazione anche questa molto frequente, ad un interesse a senso unico, un amore non condiviso.
Tuttavia essere ostacolati nel telefonare o non sentire con chiarezza ciò che l’ interlocutore dice, può fare riferimento anche a difficoltà presenti in rapporti più formali, in situazioni di lavoro di affari: “non ci si capisce” non si riesce a trovare un codice comune, non c’è un mezzo che consenta la “comprensione”.
Così telefonare e non ricevere nessuna risposta può indicare il “silenzio emotivo” da parte della persona che si cerca: un amore finito, un’amicizia incrinata, aspettative e bisogni che sono disattesi.
Ricevere una telefonata può mettere in evidenza la disponibilità di qualcuno nell’offrire sostegno, aiuto, amore al sognatore, mostrare che questi non è solo, che ha legami “attivi ” nella vita, mentre la qualità dell’interazione telefonica può mostrare la disponibilità a farsi aiutare e a saper ricevere.
Capita anche che il telefono funga nei sogni da tramite con il mondo dei defunti, numerosi esempi evidenziano quanto questo mezzo sia usato nelle situazioni oniriche alla ricerca di un ulteriore contatto con la persona cara scomparsa, e come sia straziante il silenzio, la comunicazione mancata o la ricezione che si interrompe, come avviene nel sogno seguente:
Provo a telefonare a E. per metterci d’ accordo sul programma del pomeriggio. Il telefono squilla, ma lei non risponde. Non so come ma mi trovo proiettato a casa sua dove vedo che lei non vuole rispondere… fissa il telefono sorridente, guarda me (non so come ma si è resa conto che in un qualche modo sono li) e mi fa capire che questa, cioè rispondere ad una mia chiamata, sarà una di quelle cose che non potrà mai più fare! A questo punto io mi sveglio di soprassalto ed un’angoscia terribile mi assale, piano piano realizzo il sogno e metto a fuoco la realtà.” ( M.- Roma)
Sogni di questo genere possono ripetersi durante l’ elaborazione del lutto fino a che il sognatore infine “lascia andare” il legame terreno che ancora lo condiziona ed in lui subentra la rassegnazione."

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13 gennaio 2024 6 13 /01 /gennaio /2024 07:01
La clonazione dei libri (autoscatto di Maurizio Crispi)

Ho sognato che, mentre ero a casa,
e mi muovevo tra scaffali e pile di libri
improvvisamente, loro (i libri)
prendevano a moltiplicarsi 
Si suddividevano e si clonavano 
sotto i miei occhi esterrefatti 
Da ogni nuovo clone 
ne nascevano altri
Era un processo continuo, inarrestabile,
fuori controllo
Mi sembrava di vivere una situazione
analoga a quella dell’apprenti sorcier
del cartone animato Disney 
Lo spazio di ogni stanza
si colmava rapidamente
Poi cominciavano ad esondare,
uscendo, schizzando e saettando 
fuori dalle finestre e dalla porta,
sospinti da un’incoercibile pressione
Quando, all’esterno, 
cadevano a terra 
subito mettevano radici
trasformandosi in alberi
che con rapidità inaudita
crescevano vigorosi
sino alla fioritura
e poi fruttificavano
con frutti libreschi
i quali cadendo a terra
generavano nuovi virgulti
in un processo veloce ed inarrestabile
Presto tutt’attorno a me
cresceva una foresta di alberi
portatori di libri,
votata a diventare più grande e più fitta
d'una foresta amazzonica

 

E poi di botto
mi svegliavo
con un libro
posato sulla faccia

 

Esaminandolo per bene
mi accorgevo con un brivido
che, dalla sua rilegatura,
era in corso una gemmazione
di piccoli cloni 
e il loop onirico ricominciava

 

(dissolvenza)

Risveglio

Sfoglio qualche pagina
scricchiolante
quasi fosse fatta di antica pergamena 

Leggo parole
assaporandole una ad una
quasi fossero chicchi d'uva,
e poi digerendole

Una prima colazione
a base di parole,
parole lette dapprima in silenzio, 
poi articolate e pronunciate 
ad alta voce 
con voce gracchiante,
spigolosa e rigida
come il richiamo del corvo,

Parole ispide e ruvide
come la barba non fatta
al tocco delle dita

E poi sono pronto
a lanciare le gambe
fuori dal letto,
che è come una nave spaziale
dove ho viaggiato
verso lontananze siderali,
per iniziare un nuovo giorno

(12 gennaio 2024)

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8 gennaio 2024 1 08 /01 /gennaio /2024 07:41

Due frammenti onirici, datati su Facenbook "8 gennaio 2023".
mai trascritti qui sul mio blog e li ripropongo ora
Mi sembra di leggere a distanza di un anno i copioni per un film

Maurizio Crispi

Riflesso (foto di Maurizio Crispi)

1. Ero in un luogo di mare
Un’ampia passeggiata
fiancheggiata da stabilimenti balneari
Giornata corruscata, grigia
Il mare percorso da possenti cavalloni
che si infrangevano a riva
con torri di spruzzi
Ero con la cagnetta Flash (aka Cociola)
al guinzaglio, con i suoi leziosi
foularini pendenti dal collo come bavaglini
Camminando, cercavo un varco 
per scendere alla scogliera
Mi infilo lungo una passatoia
che sembra promettente
Arrivo però ad uno spazio chiuso
che pare di pertinenza di uno stabilimento
Infatti, corse verso di me un guardiano minaccioso e gesticolante
che mi ingiunge di andar via di lì
con effetto immediato
Arretro, rinculo e mi infilo in uno stretto passaggio
Arrivo su una passerella sospesa sul vuoto, 
protetta solo da un passamano 
storto e pericolante
C’è da aver paura
Io ho paura
Cociola si sporge in fuori
Infilandosi nello spazio non protetto
dal passamano
E cade giù 
Io, vincendo il senso di vertigine
che sempre mi prende 
quando guardo verso il basso
mi sporgo e vedo che è caduta 
dentro una buca circolare
come un grande pozzo
con pareti lisci e e uniformi
saltando e risaltando
riesce con i suoi unghioli 
ad aggrapparsi al bordo liscio
ma poi, ogni volta, ricade giù 
Intanto, gli spruzzi dei marosi 
ricadono con violenza su di lei,
sommergendola e rischiando di farla annegare;
e lei guaisce disperata
Sono molto in apprensione
Esploro con lo sguardo i percorsi possibili
per raggiungerla e metterla in salvo 
Dapprima, non mi sembra di scorgere alcuna via
tanto che penso di buttarmi giù,
vincendo la paura
Poi, si, vedo un’esile passerella
che sembra discendere verso il basso
con l'apparenza di essere precaria e traballante
Mi precipito, con il cuore in gola
Arrivo trafelato al pozzo
Afferro la Cociola e la tiro su
Puff puff, salva, pant pant
Nemmeno l’ho salvata
che già mi scappa via
La rincorro ma è in un subito scomparsa alla vista
Cercandola arrivo sino ad una vasta piazza
circondata da edifici severi,
una piazza d’armi, a quel che sembra
E qui vedo un essere strano,
Una specie di struzzo preistorico
che corre a perdifiato, emettendo alte strida 
In questo turbine di movimento mi accorgo
che Cociola è attaccata con una stretta della mandibola al deretano della creatura
che nella sua corsa lascia a terra
una scia di gocce di sangue
Cerco di intervenire
ma non è cosa facile intercettare
la corsa panica e imprevedibile dello struzzo
Alla fine dopo molte prove ed errori
Riesco ad afferrare Cociola per la collottola
e ad allentare la sua presa
Prima di riuscire a staccarla del tutto
lei comincia a mordere da un’altra parte
lacerando le carni del povero animale
ed io sono investito da una pioggia di gocce di sangue


(E qui mi sono risvegliato come Little Nemo)

 

2. In un campus
C’è uno che mi ha preso di mira
e mi stalkerizza
Ogni volta che acquisto da lui un panetto di Hashish
e io gli do i soldi
lui trattiene metà della roba,
costringendomi così a pagarlo il doppio
Una specie di pizzo dal quale non so difendermi
e la cosa si ripete di continuo 
come un loop senza via d’uscita
All’ennesima estorsione,
non potendo più sopportare
una tale prevaricazione
lo afferro al collo 
con ambedue le mani 
e comincio a strozzarlo 
con tutta la mia forza,
anzi di più, 
perché sento che le mie braccia
sono percorse da una forza non usuale,
come una corrente d’energia elettrica

 

(e di nuovo risveglio improvviso come Little Nemo)

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1 gennaio 2024 1 01 /01 /gennaio /2024 18:23
Prigionieri in vetrina (Foto di Maurizio Crispi)

Sono in movimento
con la mia compagna, per strada
e ci mettiamo a fare sesso,
così, all’improvviso

 

I preamboli sono focosi
e, presi dalla foga,
incuranti di essere sulla pubblica via
e di poter dare scandalo
ed anche causare offesa al senso del pudore e alla decenza 
ci denudiamo quasi del tutto
Ma come? 
E se arriva qualcuno?
E i tutori dell’ordine?
E le telecamere a circuito chiuso?
Ma sì! Chi se ne frega!
Ma chi se ne importa!
 

Poi, chi sa perché, 
ci dobbiamo spostare
da qualche altra parte,
io con i segni delle effusioni amorose 
ancora pienamente visibili

E siamo sempre tutti nudi
come mamma ci ha fatto
Passiamo davanti al panificio lì di fronte
e uno dei lavoranti che se ne stava fuori
a fumarsi una sigaretta

chiama gli altri all’interno
con grida sguaiate e dissonanti,
perché non si perdano lo spettacolo
tra lazzi, scherzi e parole volgari
Imbarazzo totale
Non abbiamo dove nasconderci 
per ripararci dal loro sguardo perforante e lascivo
Prendo dallo zaino
un asciugamano da mare
con il quale cingo i fianchi della mia compagna 
E così sfiliamo 
davanti a quegli occhi lubrichi 
e passiamo oltre
sentendoci un po' come Adamo ed Eva
che, cacciati dall'Eden,
provarono per la prima volta la vergogna
della nudità dei corpi

(dissolvenza)

Andante vivace
Andante vivace
Andante vivace
Andante vivace
Andante vivace
Andante vivace
Andante vivace
Andante vivace
Andante vivace
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28 dicembre 2023 4 28 /12 /dicembre /2023 21:35
Sogni non sogni

Ho sognato che ero con la Giorgia Meloni
Forse ieri
che era la vigilia natalina
ho mangiato troppo pesante
Cosa succedeva?
Non mi ricordo più
Ho perso troppo tempo
ad annotare le sequenze oniriche
e quelle tracce sono svanite
Meglio così!

Maurizio Crispi (26 dicembre 2023)

Anche questa notte é trascorsa
apparentemente senza sogni
o, meglio, senza sogni emergenti
Sì, ho sognato, ma non ricordo
Di certo, facevo qualcosa di faticoso e ripetitivo
Sognavo anche che ero sveglio
e che non potevo dormire,
mentre - in effetti - dormivo
Poi sognavo che mi risvegliavo
e che facevo delle cose
Non potevo più capire
se fossi sveglio o se dormissi
e mi perdevo in un labirinto di specchi
Non ricordo del tutto
l’esatta natura di ciò
che stavo facendo
Poi, tanto affaticato da questo sonno
fatto di scatole cinesi,
venivo risvegliato di botto
dal suono della mia sveglia
interiorizzata
Mi sono alzato,
schizzando in piedi
come un solerte soldatino
e mi son messo in circuito
per il mio quotidiano giro di giostra
tra scherzi, lazzi, risate,
ma anche fatica e sudore

E vedremo presto il nuovo giorno,
con i suoi piccoli doni
Son desto
o sto ancora sognando?
Forse sto andando a caccia
del dragone cinese

Maurizio Crispi (28 dicembre 2023)

Selfie con effetto speciale (Maurizio Crispi)

Selfie con effetto speciale (Maurizio Crispi)

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20 dicembre 2023 3 20 /12 /dicembre /2023 07:29

La trascrizione del frammento di un sogno del 20 dicembre 2020.
Mai travasato qui nel blog
Ancora una volta in viaggio

Maurizio Crispi (20 dicembre 2020)

aereoporto (dal web)

Ecco il sogno di qualche giorno fa (15 dicembre). Ero in un aeroporto affollato e facevo parte di una compagnia numerosa di viaggiatori, uomini e donne, tutti a me sconosciuti.
Eravamo arrivati all'aeroscalo in largo anticipo, tanto che decidevamo di montare le tende, parte della nostra attrezzatura da viaggio assieme ad un'imponente scorta di viveri e vare parafernalia.
Dopo aver piazzato le tende, organizzavamo un bivacco e consumavamo un pasto frugale, utilizzando le nostre scorte.
Al mattino, quando già urgeva il momento di fare il check-in, ci trovavamo davanti al compito di dovere smantellare tutto quanto, cancellando ogni traccia del nostro passaggio e riponendo tutto in zaini e bisacce.
Io mi assumevo questo compito ingrato. Ma non riuscivo mai a concludere perché mancava sempre parte dell'attrezzatura, una volta erano i pioli, una volta i paletti, e i teli non erano mai ripiegati nel modo giusto.
Operativamente parlando, mi ritrovavo paralizzato.
Intanto, quelli che erano andati al check-in tornavano e sollecitavano a far presto.
Notavo che alcune donne della comitiva indossavano leggeri abiti estivi alquanto succinti e che, con le loro abbronzature ramate, erano seducenti.
Ed eravamo dunque in una situazione di stallo.

E' un chiaro sogno sull'angoscia di (a scelta)
a) trovare i gabinetti occupati (sollecitavano a far presto....)
b) aver dimenticato le carte di imbarco
c) avere comprato troppe tende e pochi zaini
d) che i maschi vanno a Capo Nord con piumini e sacchi a pelo mentre le femmine vanno a Mikonos
e) castrazione (nn saprei perché) (ma quella nn ce la facciamo mancare mai)

Psicoanalista dixit (scherzoso)

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16 dicembre 2023 6 16 /12 /dicembre /2023 07:40

Though I'm past one hundred thousand miles
I'm feeling very still
And I think my spaceship knows which way to go
Tell my wife I love her very much she knows
Ground Control to Major Tom
Your circuit's dead, there's something wrong
Can you hear me, Major Tom?
Can you hear me, Major Tom?
Can you hear me, Major Tom?
Can you?

Space Oddity, David Bowie

sedia nella pioggia (foto di Maurizio Crispi)

Sto viaggiando
Devo andare in treno 
in una località della Scozia

 

Sono molto eccitato 
per questo viaggio 
da lungo tempo organizzato

 

Vado dunque in stazione ferroviaria
Ho tutte le credenziali di viaggio
Ho tanti diversi biglietti
per coprire diverse tratte in successione
L’ultimo dei biglietti mi consente di arrivare sino ad un luogo 
che si chiama Dauno
(almeno, così mi pare di ricordare)
La sequenza delle località da attraversare é quella giusta
Tuttavia mi manca giusto il biglietto
per raggiungere la mia meta finale,
percorrendo l'ultima delle tratte
(e arrivando alla quale
dovrò subito partire 
per un giro organizzato all inclusive,
per il quale ho già tutte le credenziali)

 

Ci sono lunghe discussioni
con gli addetti della biglietteria
per cercare di ricostruire 
quale sia questa località 
e per poter staccare il biglietto
che mi consenta di viaggiare
sino alla misteriosa meta finale

Anche altri passeggeri sfaccendati 
e passanti senza fretta
si uniscono alla discussione
e ognuno vuol dire la sua
Frugo nel mio zaino da viaggio
attrezzatissimo, ma ingombro
all’inverosimile di questo e di quello
tirando fuori alla fine dell'indaginosa ricerca
una dettagliatissima mappa
che, dispiegata, è davvero enorme
(e potrebbe rappresentare il mondo intero)
Tutti la consultano
Ma questa località non salta fuori 
Sembra che sia stata rimossa
del tutto
dalla carta geografica 
e dal prontuario degli orari delle partenze e arrivi
ma anche dalla mente mia 
e di tutti quanti

 

Luci e ombre di un quasi natale (foto di Maurizio Crispi)

È una situazione davvero paradossale
So che devo andare in un certo posto
ma non posso fare il biglietto 
per coprire l’ultima tratta
perché non ne ricordo il nome
e nessun altro lo sa 
anche coloro che dovrebbero saperlo
Si crea così una situazione di stallo
e di enorme confusione
con conversazione collettiva 
che non porta a nessuna verità ultima,
perché tutti parlano lingue diverse
come dopo la torre di Babele

 

In fondo, è così la nostra vita
Non sappiamo quale sia la nostra meta ultima
Non sappiamo come dovremo fare per raggiungerla
E nessun altro ci può dire quale sia
e nemmeno rammentarci il suo nome
La meta ultima è ineffabile
e innominabile 
Nessuno sa quale essa sia o dove sia
Non è scritta su nessuna carta
Forse, potremo saperlo
solo arrivandoci
ma sarà sempre posta
al termine d’un ulteriore segmento di viaggio
non pianificabile, forse nemmeno immaginabile

 

In verità, credo che questa meta finale
senza nome di cui nessuno
sembra avere conoscenza o memoria
sia l’essenza stessa 
del Mistero che ci attende a fine corsa

 

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13 dicembre 2023 3 13 /12 /dicembre /2023 06:41

Strade e cielo nel giorno di Santa Lucia
I panifici hanno fatto mezz’orario
e le pizzerie sono rimaste chiuse,
come quella vicino casa
Volenti o nolenti,
rispettosi della tradizione o no
non si può mangiare in questo giorno
alcunché che venga dalla farina,
cioè dal grano macinato
Si potrebbe trasgredire
e ci si potrebbe pur sempre
allestire un piatto di pasta casalingo
Ma in fondo cosa c’è di male
nell’aderire ad una tradizione condivisa?
Un giorno anomalo,
di libeccio,
aria calda
temperatura 26°
(decisamente anomala)

Il giorno di Santa Lucia del 2023

Ho sognato 
che nel giorno di Santa Lucia
mangiavo 
un’arancina gigante
alta come una montagna

 

Era così grande
che per potermene cibare
ci scavavo un tunnel dentro
e andavo rosicchiandola
a poco a poco 
dall’interno
quasi fossi un topolino

 

Crunch crunch e ancora crunch,
e forse ero proprio diventato
un topino-firmino

 

Ma com'era buona!

L'arancina gigante della nonna per una nipotina gigantessa. Invece di molte arancine nel giorno di Santa Lucia, una sola gigantesca! (vignetta tratta dal web - FB)

L'arancina gigante della nonna per una nipotina gigantessa. Invece di molte arancine nel giorno di Santa Lucia, una sola gigantesca! (vignetta tratta dal web - FB)

A parte il fatto che noi a Palermo diciamo "Arancina" e che "arancino" non ci suona proprio!

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Come sono arrivato qui

DSC04695.jpegQuesta pagina è la nuova casa di due blog che alimentavo separatamente. E che erano rispettivamente: Frammenti. Appunti e pensieri sparsi da un diario di bordo e Pensieri sparsi. Riflessioni su temi vari, racconti e piccoli testi senza pretese.

Era diventato davvero troppo dispendioso in termini di tempi richiesti alimentarli entrambi, anche perchè nati per caso, mentre armeggiavo - ancora alle prime armi - per creare un blog, me li ero ritrovati ambedue, benchè la mia idea originaria fosse stata quella di averne uno solo. Infatti, non a caso, le loro intestazioni erano abbastanza simili: creatone uno - non ricordo quale dei due per primo - lo ho "perso" (per quanto strano ciò possa sembrare) e mi diedi alacremente da fare per ricrearne uno nuovo. Qualche tempo - nel frattempo ero divenuto più bravino - il blog perso me lo ritrovai).

Ohibò! - dissi a me stesso - E ora cosa ne faccio?

La risposta più logica sarebbe stata: Disattiviamolo!. E invece...

Mi dissi: li tengo tutti e due. E così feci. E' stato bello finchè è durato...

Ma giocare su due tavoli - e sempre con la stessa effcienza - è molto complicato, ancora di più quando i tavoli diventano tre e poi quattro e via discorrendo....

Con overblog ho trovato una "casa" che mi sembra sicuramente più soddisfacente e così, dopo molte esitazioni, mi sono deciso a fare il grande passo del trasloco, non senza un certo dispiacere, perchè il cambiamento induce sempre un po' di malinconia e qualche nostalgia.

E quindi ora eccomi qua.

E quello che ho fatto - ciò mi consola molto - rimane là e chiunque se ha la curiosità può andare a dargli un'occhiata.

 

Seguendo il link potete leggere il mio curriculum.

 

 


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