Mi sono addormentato di botto
e ho dormito un sonno di piombo
Ho sognato
Per qualche motivo futile
andavo a casa di mio figlio grande
Non so, forse dovevo portare qualcosa,
o prender qualcosa, forse un libro,
o dei libri
Andavo prima da sua madre
E le dicevo che sarei entrato
nell’appartamento contiguo,
quello di mio figlio,
anche se lui non c’era
La chiave, pur nuova e lucente,
stentava a girare nella toppa
Ma poi la serratura cedeva
Ed ero dentro
Nel mentre sopraggiungeva
proprio lui, mio figlio
Era altero e di poche parole
Non sembrava interessato
a sapere di me e del motivo
che mi aveva spinto
ad andare a casa sua
Lui aveva fretta,
era solo di passaggio,
aspettava altri amici
con i quali doveva incontrarsi
di lì a poco
per andare ad una di quelle serate turbinose,
di musiche, strepiti e danze
Rimaneva tutto in sospeso
Le parole restavano non dette
Presto tutto crollerà
o comunque finirà
Case ed edifici che si erano pensati eterni
cederanno logorate dal peso degli anni
Le tubature cederanno
Le mura vetuste si sgretoleranno
E noi che abbiamo vissuto per anni
chiusi in una fortezza impenetrabile
vedremo crollare
una per una
le nostre difese,
bastioni, casematte,
camminamenti di controscarpa,
passaggi sotterranei e rifugi anti-atomici
e saremo vulnerabili ed esposti,
improvvisamente fragili,
come tartarughe private del loro scudo
Alla fine nulla rimarrà,
solo puzzo di bruciato,
una pioggia lenta di cenere grigia
e le pagine sparse e corrose
di chissà quali libri smembrati
si solleveranno in volo
sospinte dalle brezze letali,
come un turbinio di foglie accartocciate
danzanti una danza di morte
dopo l’olocausto nucleare e le piogge nere
Monte dell'alba (foto di Maurizio Crispi)
Risveglio
Sentore di legna bruciata
Aria fresca e frizzante
Luce dorata
Monti dorati
Alba dorata
Il mattino ha l’oro in bocca
Sono in una piccola cittadina di montagna, dove - a quanto comprendo - ha luogo un convegno di psichiatria
Io sono lì per altri motivi
Corro
Sto facendo il mio allenamento quotidiano
Vedo tanti che a piedi si dirigono verso la sede dell’evento
Da qualche parte c’è anche mio fratello, anche se non lo vedo
Sì, che c’è!
Percorro a piedi, a passo di corsa, la strada principale del piccolo paese
Ci sono spesso ostacoli da superare
Per esempio, c’è un energumeno con un cane di grossa taglia al guinzaglio che è irrequieto, tira e si agita, abbaia e ringhia
E c’è anche un bambinetto con un orsacchiotto di pezza sotto braccio e per via del trambusto e dell'agitazione del cagnone ha un’aria spaventata
L’uomo urla e lo terrorizza ancora di più, inducendolo ad una sorta di catatonia reattiva
Intuisco che l’uomo con il cane é il padre del ragazzino e che con i suoi modi ruvidi sta cercando di fargli superare la paura del cane: senza alcun tatto e ottenendo con il suo comportamento rozzo e violento, l’effetto contrario
Tutti, uomo, cane e bambino si muovono di continuo, quest’ultimo intento ad una danza evitante, mentre l’uomo con il molosso si fa sotto con le sue urla cui il cane fa eco ringhiando cupamente
Non riesco proprio a passare
Cerco di scansarmi e sono bloccato
E questo si verifica più volte
Anche io entro a far parte della danza
Provo anche a consolare il bimbo, ma niente! Non si viene fuori dalla situazione di stallo
Alla fine riesco a divincolarmi per proseguire il mio percorso
Quando sto per arrivare al mio alloggio, vengo preso da un’improvvisa necessità fisiologica, così impellente che non potrei certo fare in tempo ad arrivare a casa
Del pari impossibile, é cercare un luogo recondito dove potermi appartare
Devo ingegnarmi a trovare una soluzione, e che sia urgente ed immediata!
Trovo un angolino riparato che ritengo possa fare al caso mio in una zona di sosta riservata ai disabili e penso che mio fratello comprenderà e mi darà l’assoluzione
Conclusa l’opera (che è, a dir poco, monumentale), lascio la scena, ripromettendomi di tornare al più presto per provvedere alla rimozione dei miei resti
É davvero una fortuna che ci siano dei fogli di giornale grazie ai quali posso procedere ad un occultamento parziale del malfatto
Ritorno, infine, al mio alloggio, mi faccio la doccia e indosso abiti freschi e puliti
C’è una macchina, carica di conoscenti, che, dando prova di gentilezza ineffabile,
mi prendono a bordo, per consentirmi di arrivare più spedito, dovunque io stia andando
Ricordo tuttavia che devo procedere al lavoro di pulizia e ripristino
Scendo allora dall’auto e ritorno indietro
Riuscirò a portare a termine la mia missione?
Questo il sogno non me l’ha detto
Scritto il 9 ottobre del 2010 e pubblicato su Facebook
Mai riprodotto nei miei blog di allora e nemmeno qui.
Eccolo dunque
Molto attuale, visto che ci sono alluvioni da tutte le parti
Acqua ruscellante da tutte le parti, colate di fango. Vie e piazze allagate si possono attraversare solo a guado.
In alcuni punti nemmeno questo, perché il livello dell'acqua è pericolosamente alto
Case scoperchiate ed invase dalla mota, alcune parzialmente crollate, mostrano impietosamente i loro interni, desolati e sottosopra
Una catapecchia senza più il tetto e parte delle pareti è affollata di Cinesi. Molti di loro sono all'unisono al lavoro, montati su di un trabiccolo a pedali multiplo che, nell'emergenza, funziona da generatore elettrico. I Cinesi si adattano sempre con prontezza e lavorano alacri in qualunque condizione - penso tra me e me
Un gatto scivola lungo la facciata diruta d'un edificio, quasi fosse su di un toboga, il corpo affusolato lucido di fango: man mano che l'agile e sinuoso movimento lo trascina giù verso l'acquitrino e lo spesso strato di mota sembra trasformarsi in pesce, mutando la sua natura e facendosi esempio vivente di chimera, uscita dritta dritta da un Fisiologo o da un Manuale di zoologia fantastica
Smarrito, sono bloccato in un punto della cittadina, senza poter più muovermi in alcuna direzione
Dovunque il livello dell'acqua s'è levato ancor di più e non v'è valico possibile, se non a guado o a nuoto
Uno sciancato con gli abiti colorati - sembra un clown o un giullare di corte - si materializza accanto a me e, senza parole, mi propone di farmi da guida, attraverso un passo periglioso, sino ad una spianata di roccia scistosa ancora all'asciutto
Ma cosa potrò fare una volta giunto lassù, in alto?
Continua a piovere senza sosta e la luce già fioca, a causa della fitta coltre di nubi nere, comincia a scemare, annunciando la fine del giorno
Ho l'urgenza di andare a recuperare la mia auto parcheggiata da qualche parte
E non so più dove sia…
Le vie sono un pantano
E non so più come raccapezzarmi
La mia guida sciancata è scomparsa
Come farò da solo e - ma che pensiero assurdo, date le circostanze - senza bagnarmi i piedi e senza dovermi levare le scarpe ad arrivare alla mia auto?
Come farò ad andar via di qui?
Un prete, pastore di anime, anche lui sperduto, continua a chiedere allo stuolo di scugnizzi che lo circondano, come un gregge di pecorelle smarrite, "Ditemi, come girano le vie qui"?
In conclusione, sono senz'auto, smarrito
La mia guida-giullare-clown è scomparsa e con lui l'attitudine sbeffeggiante e ironica nei confronti della vita e l'arte di sopravvivere comunque, come è nella natura del giullare che, facendo ridere i potenti, riesce sempre a trovare delle vie di uscita dalle situazioni pericolose; ma anche il pastore di anime è smarrito, non sa più come fare a guidare le sue pecorelle e e a loro chiede come girino le strade.
Ci sono dei momenti nella vita in cui ci si sente smarriti e senza guida
E' indubbio che, nel partorire questo sogno, sono stato colpito dall'alluvione in Liguria [il primo di una lunga serie di eventi alluvionali negli anni successivi] e dalla Marea rossa in Ungheria con le numerose - impressionanti - immagini trasmesse in televisione tra cui i dettagli dei pesci argentei morti e a galla sull'acqua fanghigliosa rossa e velenosa, ma c'è anche il ricordo delle letture che mi faceva mio padre, quando avevo 15 o 16 anni, e lui - avendo scoperto Borges - veniva spesso da me con il Manuale di Zoologia fantastica tra le mani e mi diceva: "Senti questa" e mi leggeva al descrizione di una delle creature fantastiche che vi erano descritte.
Poi se ne andava e, magari, ritornava il giorno dopo per leggermi la descrizione di un altro animale. Quel libro ce l'ho sempre con me.
E da esso nacque in me la passione della lettura dei libri di Borges, poeta e scrittore cieco che scriveva a memoria, attingendo un'infinità di storie dall'enorme libreria custodita nella sua mente.
07/10/2010] News LIVORNO. Le squadre di soccorso al lavoro in Ungheria non sono riuscite ad evitare quello che in molti, a partire dal Wwf e Greenpeace, temevano: I fanghi rossi tossici che hanno ...
Mi alzavo in volo
All’inizio i miei muscoli
erano legati e rigidi
Poi si scioglievano
ed andava meglio
Non era proprio un volare,
poiché ero privo di ali
ed ero come nella vita di sempre
con due braccia e con due arti inferiori
Con abili contratture e decontratture muscolari
semplicemente mi libravo,
seguendo il ritmo della respirazione
Non a grande altezza,
come farebbero
un falco pellegrino
o una poiana
o un’aquila maestosa
ma a poche decine di metri da terra
Non so come ciò avvenisse,
eppure riuscivo a mantenere la quota,
come se galleggiassi senza gravità
oppure perché mettevo in atto un'attitudine innata
Ogni tanto, quando mi abbassavo troppo,
con la mano o con il piede
mi davo una spinta leggera
contro un muro
- o comunque contro un ostacolo solido -
e il mio volo riprendeva
immediato slancio, quota e vigore
C’erano molti
che dal basso,
vincolati al suolo,
mi guardavano stupiti
e mi incitavano
a cercare di andare su su su
sino alle nuvole
Era un’esperienza bellissima,
sublime, impagabile
Ero stupito di me stesso
di poter starmene a mezz’aria
per così tanto tempo,
desiderando
che queste sensazioni
mai avessero fine
Sono appena emerso
da un sogno faticosissimo
nel quale facevo cose
parlavo con molte persone,
incessantemente
In particolare,
(É questo il poco che ricordo)
dovevo occuparmi di uno
che aveva dei comportamenti strani
e delirava
Dovevo ricondurlo a dei modi più accettabili e coerenti
Ma dovevo farlo
senza che lui se ne accorgesse,
attraverso la conversazione
e creando, se fosse possibile,
le premesse d'una relazione amicale,
tra lui e me
Per poter far ciò
dovevo trasferirmi
nel luogo dove costui risiedeva
Ma le cose si complicavano,
quando arrivava il padre del tizio,
un tipo chiassoso e superficiale,
il quale - a sua volta -
con modalità esuberanti ed invadenti
cercava di entrare in confidenza con me,
suggerendomi - ad esempio -
dove andare ad alloggiare
o dove consumare i pasti
Cercavo di sfuggire alle sue attenzioni asfissianti,
ma era implacabile,
un autentico macinasassi rompicoglioni
E non c’era scampo
(Stacco)
E poi di nuovo a sognare di sottomettermi ad aride pratiche burocratiche, di predisporre incartamenti assicurativi non miei, ma di altri, sempre con una forte impronta ripetitiva e fallimentare
Entro ed esco da un cinema mentre è in corso la proiezione
Per esempio, avendo scelto di consumare qualcosa in sala, devo uscirne per andare a compilare un modulo per poter smaltire il vuoto a perdere
Ancora dopo ero intento in una conversazione telefonica con il medico di base di alcuni miei pazienti degenti in comunità ma la comunicazione é disturbata e la linea cadeva di continuo oppure sentivo la voce del mio interlocutore farsi flebile e a tratti indistinguibile
Sino a che, tra un tentativo e l’altro a vuoto, non mi dimenticavo ciò che avevo da dire
Poi, in un altro momento, aprivo gli sportellini di un grosso frigorifero e passavo in rassegna le scorte alimentari giacenti, per scoprire di essere drammaticamente a corto di riserve
I ripiani erano quasi vuoti, ad eccezione di poche uova soltanto
O era un unico grande uovo di Pasqua oppure un UOVO COSMICO...
Poi camminavo per le strade e vedevo grandi affiche pubblicitarie, autentiche gigantografie, dimensioni smisurate, dove riconoscevo - messi in posa a seconda delle esigenze sceniche - persone a me ben note
Era una scoperta che mi sorprendeva e mi meravigliava
Avrei voluto condividere queste impressioni con qualcuno, ma ero solo
Un sogno caotico, pieno di elementi irrappresentabili: è come se un eccesso di elementi non digeribili mentalmente abbia creato un ingorgo, in cui tutto sedimenta senza potere assumere una forma, senza poter essere pensato, né elaborato
Mi sono svegliato
di colpo,
occhi sbarrati nel buio,
la testa pesante
perché avevo sognato
sino al punto del risveglio,
ma non riuscivo a sbrogliare
la matassa informe
che occupava la mia testa,
ingombrante e immobile
come un grosso blocco di pietra
o forse anche di granito, inattaccabile
Sono stato un po’ a lambiccarmi il cervello
Ma niente da fare!
Quell’ammasso pietroso
rimaneva lì e non mi parlava
A volte la narrazione di un sogno
si realizza mettendo su di una tela
su cui appare abbozzata una forma
dettagli, linee, colori e sfumature
Altre volte, invece, si ottiene
con faticoso levare
come quando si ha davanti
un blocco di pietra o di legno
e con mazzuolo e scalpelli e sgorbie
con pazienza ma anche con forza
si deve togliere via
l’eccesso di materia
per fare emergere
la forma che sta sotto
[“per via di porre”
contrapposto al “per via di levare”
nell’analogia michelangiolesca
per dire la principale differenza
tra pittura e scultura,
applicata al sogno]
“Io intendo scultura, quella che si fa per forza di levare: quella che si fa per via di porre, è simile alla pittura: basta, che venendo l’una e l’altra da una medesima intelligenza, cioè scultura e pittura, si può far fare loro una buona pace insieme, e lasciar tante dispute; perché vi va più tempo, che a far le figure”
Poi rieccolo il sognare!
Sono in una grande città di mare,
con vocazione di resort vacanziero
Luogo di divertimento e svago:
la città è affollatissima,
gremita di gente vociante e festosa
Il brusio insistente di parole e risate
mi riempie la testa e me la fa scoppiare
È troppo! Il troppo stroppia!
Resisto e cammino tra la folla
alla ricerca di uno che si chiama
Paco Camino
(anche se non so di chi si tratti),
ma mai lo trovo costui
Vedo una spiaggia dorata
un tempo meravigliosa
oggi sfregiata da lavori
di addomesticamento
Leggiadre aiuole, palmizi e fioriere
e bancarelle di venditori
Dov’è la bellezza selvaggia d’un tempo?
Sono irritato, mentre cammino,
immerso nel bagno di folla,
sospinto quasi, sempre avanti
senza poter esprimere
un briciolo di volontà
Sono qui
Sono lá
Dove sono io?
Il cane fedele è con me,
anche lui spaesato, disorientato
Siamo due revenant
ritornati dopo lunga assenza
e nulla riconoscono dei luoghi
un tempo familiari
C’è una struttura di cemento
aggettante sul mare
e anche lì cammino e cammino,
stupito della quantità di negozi,
tutti eguali,
la cui vocazione è secernere paccottiglia
Ma tutti sembrano essere felici così,
vocianti, estasiati,
in fibrillazione
Poi camminiamo lungo un viale
nel quale si susseguono in fila
decine e decine di enormi SUV
di acciaio brunito,
minacciosi
- o forse sono veicoli da guerra -
pieni di dispositivi misteriosi
Mi ritrovo, infine, in una stanza
Dietro la porta chiusa
c’è il cane uggiolante
Quando la apro
ritrovo il cane festoso
e mio figlio Gabriel
che mi sorride
(Stacco)
Poi sono di nuovo in movimento
Mi fermo ad un bar
che ha dei tavoli rotondi
nel dehor che dà sulla strada
Armeggio con le mie cose
e consulto carte, giornali, libri
Tutto è in disordine caotico
Poi viene il momento di andare via
e ricaccio tutto nello zaino,
senza metodo,
cosicché mi avanza sempre qualcosa
Mi arrendo, alla fine,
e lascio sul tavolo un quotidiano
malamente ripiegato,
tutto stropicciato
Sbuffo di impazienza e risentimento
Mi ritrovo nella comunità
e qui l’amministrativo di turno
mi informa che,
essendo la porta della cucina
(quella che si apre direttamente
sulla strada)
rotta (si tratta della serratura difettosa)
verrà murata
in modo da risolvere ogni problema
alla radice
Io ribatto, controbatto, argomento
Vorrei sostenere il punto di vista
che è molto più economica e ragionevole
la soluzione conservativa,
quella cioè di sostituire o riparare
la serratura compromessa
Ma non la spunto
In alto dove si puote ciò che si vuole
è stata già presa la fatidica decisione
La porta dovrà essere rimossa
e il suo vano murato
Decido di non replicare più
e non dimandare più
C’è movimento di gente
che va e viene di continuo,
affaccendata
Io vorrei andare via
e devo prendere
un grande saccone
pieno di miei effetti personali
Controllo, inventario, catalogo
il suo contenuto
con attenzione ossessiva
per accorgermi
che manca all’appello
una costosa boccetta
di grani di sale rosa dell’Himalaya
E si tratta del mio bene più prezioso
Cerco per ogni dove,
ma invano!
Il mio bene più prezioso
non salta fuori
Faccio parte di un’organizzazione segreta che dovrà operare nel campo dell'intelligence e mi ritrovo assieme ad altri a partecipare ad una riunione operativa in un luogo isolato che è poi una grande villa i cui proprietari sono caduti in disgrazia molto tempo prima
Parliamo e discutiamo del più e del meno
Poi, quando il primo chiacchiericcio si spegne, facciamo una sorta di brainstorming per scaldare l’atmosfera e per imparare a conoscerci meglio, dal momento che non ci siamo mai incontrati prima in altre circostanze
Siamo tutti disposti su delle sedie alquanto scomode, mentre altri hanno preso posto su dei piccoli divanetti accostati alle pareti e alcuni addirittura per terra
L’atmosfera è carica di vibrante attenzione e di aspettativa, dal momento che al termine di questa riunione verranno assegnati i ruoli e i compiti strategici
Ci sono dei movimenti continui, qualcuno si alza dalla sedia, qualcuno se ne va, altri entrano, io che prima me ne stavo in piedi, mi accomodo su un divanetto posto lateralmente rispetto alle file di sedie
Su di un altro divanetto c'è uno che giace scomposto e immobile, apparentemente immerso in un sonno profondo
Discutiamo di qualcosa, ma non ricordo il contenuto del discorso
Poi, non so perché, bisogna esprimere le proprie preferenze alimentari
La scena si sposta all’esterno e io mi assumo il compito di guidare un’auto lungo una strada che si arrampica (o scende) per una stretta vallata alpina
Questa strada è piuttosto stretta e la sua pendenza molto accentuata
Anche questo compito (quello di dover guidar e l'auto) che mi è stato assegnato è, in realtà, una prova da dover superare per verificare la mia idoneità alle missioni a cui, in seguito, mi verrà richiesto di partecipare
Riesco a guidare con perizia, malgrado le difficoltà del terreno, mantenendo una buona velocità di crociera, cosa che non mi è usuale
Ogni tanto la strada si allarga, ma in alcuni punti è stretta con il fondo di basolato di grandi pietre squadrate
Ogni tanto ci sono dei veicoli che vengono in direzione contraria o delle persone a piedi e degli animali domestici: e, in questi casi, occorre destreggiarsi
Riesco a percorrere tutta la strada indenne per arrivare ad un gruppo di case
Qui c’è un bivio: una biforcazione procede in salita, presumibilmente in direzione di un passo montano; mentre l’altra rimane in pianura, correndo tra due file di basse costruzioni per civile abitazione
Imbocco la seconda diramazione, anche se - appena lo faccio - comprendo di aver sbagliato: avrei dovuto proseguire lungo la strada in salita
L’ultimo ostacolo da superare è una strettoia nella quale mi devo confrontare con una donna che cammina in direzione opposta alla mia con un grosso cane al guinzaglio e devo trovare il modo di passare senza troppo rallentare l’andatura ma senza sfiorarli o mettere a repentaglio la loro incolumità
Mi sorprendo nella mia abilità alla guida e capisco che il segreto è sì quello di tenere tutto sotto controllo, vivendo il momento presente, ma nello stesso tempo è nel potere avere il pieno controllo di quello che mi aspetta e, quindi, la regola aurea è nel guardare la strada che ho davanti secondo una prospettiva lunga, insomma tenendo d’occhio - per così dire - la linea dell’orizzonte
Sono in un luogo dove si progettano attività educative e faccio parte del team dei decisori
In questa circostanza si tratta di discutere i programmi per un prossimo corso indirizzato a operatori dell'organizzazione presso cui lavoro
(il sogno non dice nulla sul tipo di organizzazione, e nemmeno sulla tipologia degli operatori, né tantomeno sulle mie qualifiche)
Mi ritrovo tra le mani un foglio con alcuni appunti vergati a meno da un altro componente dello staff e m’ingegno a trascriverli in una forma coerente
(si tratta di compiere anche un lavoro di interpretazione che, a tratti, diventa ermeneutica della più bell'acqua)
Dopo aver fatto ciò, vado a confrontarmi con l’autore della traccia, ma quando arrivo alla sua postazione ho perso tutto, sia la sua traccia sia la mia trascrizione
Assieme, cerchiamo di ricordare ciò che era stato scritto, ma senza successo.
Il mio interlocutore, che si chiama Baldo (non Ubaldo e nemmeno Eubaldo e nemmeno Arcibaldo, ma semplicemente Baldo) , tira fuori dal cassetto della scrivania una seconda traccia, come quella scritta a mano e quasi identica alla precedente nei contenuti (che, anche qui, vanno decifrati e interpretati)
Variano solo alcuni dettagli
Tra di questi vi è il nome di un personaggio da invitare che è una specie di Slavoj Žižek nel campo dell’educazione musicale.
Io, davanti all’inserimento di costui, ho qualche perplessità, poiché ritengo che egli sia un intellettuale piuttosto eccentrico, dalle ardite concezioni e poco adatto alla audience a cui si andrà ad offrire quest’attività, un’audience costituita prevalentemente da operatori portatori di un sapere pratico e, per questo motivo, scarsamente propensi ad indulgere in elucubrazioni intellettuali
Baldo mi dice che costui già è in contatto con noi da tempo e viaggia regolarmente sin qui dalla capitale partenopea dove risiede per dare vita ad una serie di seminari formativi su base volontaria che hanno riscosso molto successo
Da qui scaturisce la proposta di inserirlo in modo più organico nel progetto educativo a cui stiamo lavorando
Non so nulla. E' la prima volta volta che sento parlare di quest'iniziativa
Baldo sembra esserne orgoglioso, come si trattasse di una sua creatura
Io sono per di più alquanto piccato per non essere stato invitato a partecipare
Come risultante visibile, mi mostro perplesso ed esprimo a Baldo tutta la mia disapprovazione a Baldo, per avere avviato quest'attività senza prima discuterne con i decisori, per averne un’approvazione per quanto inizialmente solo informale
Dissolvenza
Che strano sogno, pieno di burocratese!
Ho sognato che ero in un luogo di cura, come medico e psichiatra
E si trattava dunque d'un luogo per la cura del disagio psichico
Un paziente e una paziente nel privato di una stanza facevano sesso
Venivano colti sul fatto
La cosa si veniva a sapere e si scatenava un putiferio, una tempesta di giudizi e di denigrazione
Io - in tale frangente, proprio in quanto medico - ero chiamato a prendere posizione
Chi sa perché quando si tratta di giudicare il comportamento altrui, di comprimerlo, di reprimerlo, di limitarlo, di condurlo entro certi parametri ritenuti accettabili, il medico - specie se psichiatra - viene considerato la massima autorità o, addirittura, il controllore dei controllori, il massimo custode, già chi sa perché!
A me questo ruolo stava stretto
E, dunque, in questa circostanza, mi rifiutavo di prendere posizione nella diatriba in questione e di intraprendere qualsivoglia azione repressiva
La nota che segue racconta uno dei miei strani sogni molti, di quelli molto articolati e che a leggerne a posteriori il resoconto sembrano dei film alquanto surreali
La nota era stata pubblicata in Facebook, ma avevo dimenticato di inserirla nel blog
E dunque eccola
Maurizio Crispi (13 dicembre 2023)
C’è una grande nave ormeggiata
fuori dal porto
Passeggeri e auto si affollano
sulla banchina
in attesa di imbarcarsi
È una giornata radiosa
piena di sole e luce
All’improvviso il mare
comincia a gonfiarsi, minaccioso
Alti marosi prendono ad arrivare
incalzanti,
come una mandria di cavalli
lanciati al galoppo
in una carica irrefrenabile
(come quella di Seicento di Balaklava)
scuotendo e agitando la nave
che è ormeggiata di traverso
rispetto alla loro traiettoria
La loro forza e la loro altezza
li sospinge oltre le barriere portuali
e il lungomare dove mi trovo è invaso dall’acqua
Io e un gruppo di altri
ci allontaniamo prudenzialmente
per andare alla ricerca d’una zona sicura,
asciutta e più in alto
Sono in un gruppetto di alcuni
donne e uomini,
tra cui un certo NN
(mi dice il suo nome e cognome,
ma ricordo solo la sigla)
che mi pare di conoscere
e due tipe
Con una delle due
Io comincio a fare il cretino
(conversazione elettiva e smancerie varie)
entrando in concorrenza con NN
(tipico)
L’altra della combriccola non conta
(tipico anche questo)
Insomma, due cani sopra un unico osso
L’altra rimane invisibile,
a fare da chaperon
Andiamo più all’interno della città
pur rimanendo sempre in vista del mare tumultuoso
Io m’improvviso cicerone
Li conduco e li guido
Mi profondo in spiegazioni
dotte e documentate
Mi faccio bello
Cerco di sopravanzare NN
che, tuttavia, non demorde
e non vuole abbandonare la presa
Siamo come due cani alle prese con lo stesso osso
Ci squadriamo e facciamo le nostre mosse
Io non mi scoraggio affatto
Sono un corridore di lungo corso, io,
e sono resiliente e tenace
Non ho dubbi sull’esito di questa tenzone
Sia come sia,
conduco il gruppetto
a visitare un antico manufatto dell’XI secolo
(una meraviglia)
Un grande portale di pietra,
sormontato da spalti e torrette di guardia
e feritoie a bocca di lupo e caditoie
Poi ritorniamo verso il porto
per vedere se il mare si sia placato,
ma niente, l’impeto dei cavalloni continua
e la nave è sballottata sempre di più
Potrebbe essere sbattuta a riva
e affondare, a questo punto,
per quel che posso capire
Penso ai poveretti che sono già a bordo
e che potrebbero perire
prima ancora di partire per il Perú
dove governa la regina Taitù
Vista la situazione perigliosa,
mi ritengo fortunato di non essere salito a bordo
prima che iniziassero le onde anomale
Ora sarei bloccato a bordo della nave,
sballottata dai flutti,
impossibilitato a partire
e del pari senza poterne scendere
Mentre camminiamo,
Sfioro più volte con la mia mano
quella della tipa che mi piace
NN non si accorge di nulla
perché in modo vanaglorioso
(non è altro che un miles gloriosus e uno spaccone)
sta tentando di adottare la mia tattica di prima
- ma in modo caricaturale e opprimente -
e anche lui si è messo
a tirare fuori la rava e la fava di tutto
per farsi bello
Tra me e la tipa corre uno sguardo di intesa
carico di cose e di non detti
(ed io penso: É fatta!)
Ci arrampichiamo sugli spalti fortificati della zona portuale
per osservare dall’alto
lo spettacolo dell’assedio dei marosi
e la nave sballottata
ormai prossima al naufragio
Mi allontano dalla comitiva
per depositare dei rifiuti che tengo in mano
Si tratta di alcune boccettine di vetro
(forse di quelle per farmaci, oppure fialette per campioni promozionali di profumi),
ma anche tovaglioli appallottolati
e altre scorie
Entro in una zona adibita ai servizi igienici
e cerco il luogo di conferimento
Non ci capisco nulla
e, per certo, non ho voglia
di buttare la mia munnizza a caso o per terra
Per fortuna che c’è un addetto alle pulizie
al quale chiedo
E lui mi conduce in un’area un po’ nascosta
dove c’è una distesa infinita di cassonetti
per una raccolta differenziata minuziosa,
un contenitore per item dello stesso tipo,
bottigliette con bottigliette
bottiglioni con bottiglioni
tovaglioli appallottolati e solo quelli
Preservati usati
E così via Come faccio a riconoscere il contenitore giusto
per ciascun tipo di rifiuti?, faccio io
L’addetto dice: E' molto semplice!
Prende gli oggetti che ho in mano e, separandoli, comincia a lanciarli Questo va lá!
Questo qui!
Questo ancora, colà!
Lancia tutto con perizia
e non sbaglia un colpo S’impara subito, aggiunge Basta che stai attento a quello che faccio io
e cerca di imitarmii! Sai, i neuroni specchio…
Ritorno fuori
dopo aver assolto il mio compito,
ma il gruppetto s'è disperso
E la tipa? Scomparsa!
Anche la nave è scomparsa!
In un frammento precedente
ero con una ex-moglie
in una casa piena di cianfrusaglie e di libri
Prendevo con me alcuni volumi
tra i quali uno sul running
da me letto e riletto,
annotato, segnato e contrassegnato
L’ex-moglie mi chiedeva in prestito
proprio questo volume
Io dicevo: OK! No problem!
Lei lo prendeva, lo sfogliava
facendosi subito accigliata
Me lo restituiva, dicendomi: Perú, dovresti farmi il favore
di ripulirlo da tutte queste fregnacce! Così non posso leggerlo!
Mi da la nausea, così com'è!
Io prendo il libro
e lo sfoglio
È tutto segnato
scritto a margine, chiosato, decorato, istoriato
anche con l’uso di matite multicolori e pastelli Ma è un compito impossibile!
- dico io - Non credo proprio di poterlo fare!
O te lo prendi così o niente! Capisc? O non capisc?
Mi scervellavo per ricordare il sogno che avevo appena finito di fare poco prima del mio risveglio ed ecco che ne è emersa una traccia
Anche questa volta ero in un grande resort: una villa antica circondata da un immenso parco in parte all’inglese e in parte all’italiana, e quindi v’erano sezioni con grande aiuole delimitate da siepi perfettamente sagomate, roseti, serre, grandi prati curati e zone lasciate a bosco e piccole costruzioni amene sparse qua e là nel verde. Non mancava nemmeno il laghetto sulle cui acque flottavano maestosi dei cigni. In realtà, era una vera e propria tenuta, di cui era difficile poter scorgere i confini.
Eravamo qui per prendere parte ad una ricevimento o, forse, per prendere accordi con il Maestro di casa per un futuro ricevimento.
C’era la mamma, mia cugina Patrizia e mio fratello, oltre a tanti altri che riconoscevo come ancora viventi
Io mi occupavo di mio fratello: la cosa che mi ha colpito era che lui non era in carrozzina - come spesso appare nei miei sogni - ma io facevo in modo di tenerlo in piedi
E come?
Lo tenevo davanti a me cingendogli il torace con le mie braccia, passate sotto le sue ascelle e le mani strettamente intrecciate davanti, la sua schiena contro il mio petto: e, in questo modo, procedevamo a piccoli passi, io di volta in volta con il mio arto inferiore spingendo in avanti il suo.
La sua spasticità faceva da puntello, insomma, e alleviava la forza di gravità
Però questo modo di incedere era buffo, perché procedevamo all’unisono, come un sol uomo
Un po' come in quel gioco che si fa da bambini quando un adulto ti invita a mettere i piedini sui suoi e comincia a camminare facendo compiere a te che te ne stai così poggiato e sostenuto ad un tempo dalle sue mani gli stessi passi, all'unisono. E di solito questo gioco è accompagnato da grandi risate
[In effetti, qui, io con il mio corpo nella sua totalità facevo da protesi totale - una protesi total body - per la disabilità di mio fratello]
La mamma era preoccupata che io mi stancassi troppo, ma io le dicevo che era tutto a posto
E, in effetti, mi sentivo in uno stato di grazia, quasi esaltato per ciò che riuscivo a fare
Tenere in piedi mio fratello!
Farlo camminare!
Entravamo anche nell’atrio della grande casa e qui, seguendo i suggerimenti del cerimonioso Maestro di casa dovevamo compiere una simulazione della cerimonia che si sarebbe svolta dopo, prima del ricevimento reale, per essere certi che nel momento topico tutto si sarebbe svolto nel migliore dei modi
Poi, uscivamo di nuovo all’aperto, attraversavamo un grande prato e arrivavamo in una zona dove dei grandi treni, di pochi vagoni ciascuno, ma imponenti, andavano e venivano come se fossero navette
Traghettavano ogni volta pochi passeggeri sino all’altra estremità del prato, dove si intravedeva la linea scura di un bosco e dove, forse, si trovavano altri edifici di servizi e anche di opifici
Qualcuno ci diceva che in quella zona vi era un “serpentificio”, un luogo in cui venivano allevati i serpenti per le più diverse esigenze, ma anche per conoscere i serpenti e studiarli, una sorta di zoo dedicato esclusivamente a loro
I convogli andavano e venivano sbuffando
Ci invitavano a salire e ad affrettarci perché altrimenti i posti sarebbero stati occupati da altri
Questa scena dei treni possedeva molto fascino e aveva un che di grandioso
Era diventato davvero troppo dispendioso in termini di tempi richiesti alimentarli entrambi, anche perchè nati per caso, mentre
armeggiavo - ancora alle prime armi - per creare un blog, me li ero ritrovati ambedue, benchè la mia idea originaria fosse stata quella di averne uno solo. Infatti, non a caso, le loro
intestazioni erano abbastanza simili: creatone uno - non ricordo quale dei due per primo - lo ho "perso" (per quanto strano ciò possa sembrare) e mi diedi alacremente da fare per ricrearne uno
nuovo. Qualche tempo - nel frattempo ero divenuto più bravino - il blog perso me lo ritrovai).
Ohibò! - dissi a me stesso - E ora cosa ne faccio?
La risposta più logica sarebbe stata: Disattiviamolo!. E invece...
Mi dissi: li tengo tutti e due. E così feci. E' stato bello finchè è durato...
Ma giocare su due tavoli - e sempre con la stessa effcienza - è molto complicato, ancora di più quando i tavoli diventano tre e
poi quattro e via discorrendo....
Con overblog ho trovato una "casa" che mi sembra sicuramente più soddisfacente e così, dopo molte esitazioni, mi sono deciso a
fare il grande passo del trasloco, non senza un certo dispiacere, perchè il cambiamento induce sempre un po' di malinconia e qualche nostalgia.
E quindi ora eccomi qua.
E quello che ho fatto - ciò mi consola molto - rimane là e chiunque se ha la curiosità può andare a dargli un'occhiata.