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17 febbraio 2025 1 17 /02 /febbraio /2025 07:39
Ale in formato francobollo (foto di Maurizio Crispi)

Ho sognato

Ed ecco che, a distanza di tempo,
mi accingo a scriverne,
del sogno 

Ma ecco che ci sono interferenze
e molte conferenze
Cerco di arginare il flusso delle parole e delle emozioni
fuori controllo
Aspetta, aspetta!
Sono in funzione dettatura 
Ho detto “Dettatura
[Potevi scrivere, prima, mannaggia!]
No, non potevo farlo prima nottetempo, 
perché il telefono s'era scaricato 
Non ho potuto farlo di notte 
E come tu sai
c’è sempre tempo di notte
Nelle cose c’è sempre un qualcosa
Blatero, sì, blatero!
Ora non ricordo più
Pezzi essenziali del mio sogno si son dileguati 
Non posso più scrivere
Perdo memoria
la mia mente si disintegra 
va a pezzi 
si dilacera in brani
di smorto ed inutile tessuto cerebrale
L'arazzo si frammenta
Brontolii incessanti
Brusio della lingua
C’est pas possible!

Azzeriamo tutto, allora, e ripartiamo!
Forse questa è la volta giusta!

Il sogno tratta di una faccenda condominiale
[Ma ecco che c'è una nuova interferenza
che mi porta a riportare le considerazioni 
d'una diva del porno 
espresse pubblicamente alcuni anni fa]
Un pompino non si nega mai a nessuno, disse costei
É come invitare una persona 
a bere un caffè 
E un caffè non si rifiuta a nessuno!
E lo diceva Valentina Nappi 
(in un’intervista nientemeno pubblicata  su Micromega
all'interno di un servizio contenente
una riflessione a molte voci 
sul porno nell'attualità e nella contemporaneità,
ormai sdoganato nel pubblico pensiero
e nella riflessione degli intellettuali)
[Andiamo, orsù, che ti offro un pompino!]

Ma torniamo al sogno 
[finalmente! Non vedo l'ora!
L'ora delle grandi decisioni è giunta!]
Qui si deve parlare di sogni e non di altro!

C’é un qualcosa di ominoso che deve accadere 
ed è il taglio d’un albero possente

Perché ciò doveva essere fatto?
Mistero!

Si attivava un movimento d’opinione 
tra i condomini 
e nasceva un comitato d’azione e di protesta
per la protezione e la salvaguardia dell'Entalbero

Cambio di scenario
Sono adesso in un appartamento (il mio, forse?)
Stiamo sistemando qualcosa
C’è il lettino di terapia di Ale
(Hare Krishna, Krishna Hare)
e altre stanze dove dovremmo dormire, 
arredate di tutto punzo [whoops, "punto"!]

Poi andiamo via per qualche ragione
che mi è ignota,
seppur prima nota, 
ma ho dimenticato

Quando ritorniamo
l’appartamento è stato occupato da altri
Cerco di spiegare che sono io
il nuovo proprietario
ma quelli non sentono ragioni
Esco su di una specie di slitta 
servo-trainata da cavalli meccanici
Andiamo verso il centro città 
dove sono in corso 
festeggiamenti carnevaleschi
Sfilate
Carri allegorici
Travestimenti grotteschi
Esseri mostruosi
Converso con uno 
che è il capofamiglia 
del nucleo familiare 
che s’e appena insediato a casa
Cerco di convincerlo del fatto 
che io sono il nuovo abitante 

Quello cambia di continuo discorso
Glissa 
Evita il confronto
Distoglie lo sguardo

Scendo dal carro stizzito e proseguo a piedi

Ci sono esseri giganteschi
simili a draghi
che intuisco soltanto
poiché entrano soltanto di striscio 
al margine del mio campo visivo periferico
Se li vedessi nella loro interezza,
se focalizzarci lo sguardo su di essi
e sui loro orripilanti dettagli anatomici
morirei di paura, lo so

Poi mi ricordo
Sto soltanto sognando

Io ce l’ho la casa!

Non c’è nessuno che 
mi minaccia 
e vuole subentrare a me
Nessun occupante abusivo!

E così mi sveglio 
e per questa volta ce l'ho fatta!

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16 febbraio 2025 7 16 /02 /febbraio /2025 09:54

Questo scrissi il 16 febbraio 2024

Maurizio Crispi

Foto di Maurizio Crispi

Una sonnolenza improvvisa
e crollo addormentato

Il libro che sto leggendo
mi cade di lato
Rimango così a ciondolare 
per un tempo indefinito

E mi ritrovo a sognare

Sono sulla cima piatta 
di un’alta torre
svettante tra le nubi 

Sono del tutto solo
8non c'è nessuno lì con me)
e sono pronto
a spiccare un balzo
nella voragine blu
che si apre sotto di me

Ogni momento è buono
per compiere il gran balzo
Anche se mai si può essere 
del tutto pronti per questo

Raccolgo le mie forze

Sospendo ogni pensiero

E salto
staccando i piedi da terra
dopo essermi dato una spinta
in alto e in avanti

Entro nel vuoto che mi ghermisce

Sento il vento che mi carezza 
lieve all’inizio
e poi più forte

Ho le orecchie 
piene d’un rombo ominoso

Cado senza gridare
come peso morto

Tutto si fa buio

E mi sveglio
con un sobbalzo

Eccomi!
Sono qui!
Sono tutto intero!

quella torre metafisica
è svanita dal mio ricordo
e c’è soltanto
il prosaico divano
che, come sempre,
mi accoglie benevolo

Anche questo scrissi il 16 febbraio 2022 e, in fondo, sempre di una torre-rifugio si tratta

Maurizio Crispi

Chiuso in un guscio
protettivo
ho imparato a stare a casa
Volentieri, rimando tutte le incombenze

Come Bartleby lo Scrivano dico a me stesso 
“Preferirei di no”
A casa c’è molto da fare
come anche molto da non fare

Ci sono libri da leggere
che sempre mi attendono
anche a notte fonda
C’è la musica
che può accompagnarmi
sempre e dovunque
C’é la tele con le sue offerte infinite 
di film e serie su Netflix e Prime
Ci sono scorte di cibo
C’è il computer per scrivere
e per connettersi con il mondo
Ci sono cimeli e ricordi 
- a iosa -

Ci sono presenze amabili 
e affabili 
E talvolta questi ologrammi 
divengono reali,
come presenze in carne ed ossa
che mai mi annoiano

Insomma, stando a casa,
nulla mi manca
e sono sempre indaffarato e molto busy 
anche se talvolta mi fermo
per meditare 
contemplando il mio ombelico

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14 febbraio 2025 5 14 /02 /febbraio /2025 03:03

Ecco cosa scrissi il 14 febbraio 2024, sull’uovo e poi appunti di un sogno

Maurizio Crispi (14 febbraio 2024)

Sono come un uovo
liscio ed impenetrabile
all’esterno
seppur poroso
Dentro pieno di nutrienti
Ma il guscio - ahimé - è fragile
Il minimo urto lo rompe
e Plaf!
il contenuto è perso
oppure pronto
per fare una bella frittata
Vorrei un bel guscio
di acciaio inox
sottile come una sfoglia
ma resistente agli urti
E allora sì!
Sarei un uovo perfetto!

Maurizio Crispi (14 febbraio 2024)

Sogno di resilienza

Sogno, che sogno!

 

Accadono tante cose 

 

Auto avvistamento con distorsione (foto di Maurizio Crispi)

Voglio occuparmi di persone 
che vivono una condizione di disagio 
Intreccio rapporti 
Cerco di attivare aspettative 
Parlo 
Discuto 
Cerco di essere un agente di cambiamento
e di trasformazioni
Ma i miei sforzi non producono 
grandi risultati 
Non ci sono dettagli significativi 
che io sia riuscito a trattenere 
nella mia memoria 
al risveglio

 

Ma c’è almeno una scena 
che persiste
L’ambientazione è 
all’interno d’un cortile tra alti edifici 
molto simile a quello di casa mia 
Parlo con una il cui marito 
é un poco di buono 
appena uscito di galera 
Uno che per un nonnulla 
aggredisce le persone
litiga e vuole averla vinta
sempre e comunque 
E distrugge le macchine altrui 
Cerco di convincere questa donna
che al più presto dovrebbe allontanarsi 
dal compagno violento
Camminiamo e discutiamo 
sempre nel cortile di casa, 
mentre l’uomo 
in preda ad un eccesso di ira 
sta distruggendo a colpi di mazza 
l’auto d’un condomino
Pur intento in questa attività distruttiva 
ci lancia ogni tanto 
delle occhiate sospettose 
Sono un po’ allarmato 
Penso che presto 
dovrò confrontarmi 
con una reazione violenta 
Pensare a questo 
non mi rende felice 
Raccolgo da terra dei fiori di campo rinsecchiti e li osservo a lungo,
con concentrazione, 
ammirandone la perfezione delle forme 

 

E mi sento rasserenato 


(dissolvenza)

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12 febbraio 2025 3 12 /02 /febbraio /2025 04:15

Questo ho riportato nella mia bacheca di Facebook il 12 febbraio 2024

Maurizio Crispi (12 febbraio 2024)

Monopattini abbattuti (foto di Maurizio Crispi)

Ho fatto un grande sogno pieno
di cose
di fatti 
di persone 
di accadimenti 
una storia 
un film intero

Ma ne ricordo solo frammenti 
E ci sono anche tutti 
ma proprio tutti 
non più viventi e viventi
C’è la mia mamma
C’è mio fratello 
e la zia Mariannù
E poi la cugina Luciana e tanti altri 

C’è una parte del sogno 
che si svolge in un appartamento
Siamo quelli che ho elencato ed altri 
lì radunati,
dobbiamo partire 
ma prendiamo tempo 

Parliamo, discutiamo, ragioniamo 
Osservo che le finestre sono dotate
di speciali vetri inclinati (tipo vasistas)
che servono ai fumatori 
per consentir loro di mettere 
il braccio fuori dall’appartamento, 
evitando l’accumulo del fumo dentro 

Parliamo di alcuni dettagli tecnici 
riguardanti appunto questi dispositivi 

Poi usciamo, con mio fratello 
e il suo badante 
Io cammino con lo zainetto sulle spalle,  
come sempre del resto
Dietro di noi segue 
uno anziano che non conosco 
Anche lui in carrozzina a rotelle
Ma lui a differenza di mio fratello
è autonomo 
Spinge le ruote con le braccia
con vigore 
È reduce da un incidente 
che lo ha lasciato 
parzialmente disabile
Si spinge da sé e intanto brontola 
Soprattutto se uno si gira indietro
o l’aspetta, 
come per dire 
“Se ha bisogno d’aiuto…” 
Sentendosi interpellato,
reagisce con veemenza
“Non ho bisogno di aiuto, io”
E procede con fermo cipiglio 
Andiamo avanti in lenta processione, 
superando molti ostacoli 
che si frappongono: 
le inevitabili barriere architettoniche 
Poi ad un certo punto, quel signore si alza 
e prosegue camminando da solo,
aiutandosi con due stampelle 
Anche quando si mette in piedi
(Alzati e cammina!)
io continuo a seguirlo 
con lo sguardo, preoccupato 
perché temo che possa scivolare
da un momento all’altro e farsi del male
Cammina tutto traballante, infatti, 
l’appoggio del piede incerto,
oscillando come un giunco al vento 
Hai i capelli bianchi, candidi
Poi si affianca a lui un altro 
e cominciano a camminare assieme, conversando amabilmente 
E se ne vanno 
tutti e due simpaticamente sciancati


In un momento successivo, 
si tratta di salire su un’automobile 
Ma non c’è posto per tutti 
Io dico a mia madre che mi sposterò 
a piedi per raggiungerli 
Devo andare a prendere la bici 
che è a casa nel garage,
nel suo solito posto 
Ma no! Ma no!, fa la mamma,
Non se ne parla nemmeno!
Potresti andare con i mezzi pubblici!
Ok, Ok, faccio io,
Ora prendo la metropolitana 
e ci vediamo più tardi
dove dobbiamo arrivare 
E quindi con molte complicate vicissitudini 
vado a prendere il treno 
Ci sono contrattempi nell’acquistare il biglietto 
Poi, alla fine, mi viene data una ricevuta rosa 
e un biglietto pure di colore rosa 
La ricevuta la metto dentro il marsupio 
Poi salgo sul treno 
che non parte mai
Perde tempo 
non si sa perché 
Chiacchieriamo con altri passeggeri,
tutti in paziente attesa
Seduta all’interno del vagone sull’apposito seggiolino 
c’è una controllora 
Per ingannare l’attesa 
mi chiede il biglietto da verificare e punzonare 
E le do la ricevuta rosa 
Ma lei dice che non va bene, 
non è valida
come titolo di viaggio, mi dice 
Le do allora il biglietto rosa 
Dopo averlo osservato a lungo
lei mi dice che anche questo non è valido 
Non so che pesci prendere 
La controllore mi dice allora 
che ci sono impiegati 
della compagnia degli autobus 
addetti alla vendita dei biglietti 
che fanno delle azioni di sabotaggio 
perché avrebbero voluto essere assunti 
dalla compagnia che gestisce la metropolitana;  
avrebbero voluto che il servizio  
dei mezzi di superficie 
e di quelli sotterranei fosse unificato 
Invece, sono state create 
due compagnie separate 
Va bene, finalmente, 
il treno della metropolitana 
si mette faticosamente in movimento 
e malgrado le precedenti discussioni
io sono rimasto a bordo
Poi scendiamo ad una fermata 
per salire su un torpedone 
e proseguire il viaggio 
Ma dove stai andando? 
mi chiede qualcuno
Sembra che andiamo in un posto 
dove io prenderò in mano 
la gestione di un’antica dimora di campagna,
dovendo occuparmi soprattutto  della tenuta agricola
soprintendendo alle acque e all’irrigazione dei terreni
La mia compagna di viaggio 
Mi dice - quasi rimproverandomi -  
che io sto approfittando di quest’opportunità
Ma io ribatto che da questo incarico da me accettato
non mi verrà alcun beneficio economico 
e che, piuttosto che prenderci una sola lira più del dovuto, 
mi taglierei la mano

(dissolvenza)

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10 febbraio 2025 1 10 /02 /febbraio /2025 07:44
E la vinse zi' Dima (foto modificata di Maurizio Crispi)

Dov’ero io?
Cosa facevo?
Cosa dicevo?

Ero in un grande palagio labirintico,
pieno di corridoi
scale, 
disimpegni
Rimbombi
Voci dissonanti ed aspre
Idiomi stranieri
Clangore di cancelli 
che si aprono e chiudono
Alte mura
Finestre strette
guarnite di inferriate di solido acciaio
C’è, difficile da trovare,
un'unica porticina stretta
come via d'uscita e salvamento
oltre la quale
(behind the Green Door)
s’apre lo sguardo libero
verso un infinito cielo azzurro
non dissonante
Devo viaggiare
ogni volta attraverso questa magione
percorrendone i camminamenti,
eludendone le trappole letali,
evitando abilmente i vicoli ciechi,
senza sapere
se mai potrò ritrovare 
la via del ritorno
e sopra ogni cosa
rivedermi con Ale
che, prima di ogni nuova esplorazione,
m’infonde fiducia con le sue parole
(e so che mi aspetta 
per tendermi la mano
e aiutarmi a percorrere 
gli ultimi passi perigliosi
Poi, al nuovo rintocco di campana,
partirò per compiere 
ancora il mio giro
Certa è la dipartita
Incerto è il ritorno
Mi sento come Teseo
pronto ad entrare nel Labirinto
irto di pericoli
e infestato non da uno
ma da molti, cento, Minotauri 
Questa volta son fiducioso
Il mio umore è lieto, quasi
Forse, posseggo
un metafisico filo
per ricondurmi indietro
e ne ho la padronanza;
e quel filo, sottilissimo eppure solido,
tessuto da Aracne,
me lo ha donato la mia Arianna

(dissonanza in dissolvenza)

Viaggio in auto con mio fratello
La macchina è quella mia,
ne sono certo
Siamo seduti ambedue
sul sedile di dietro
e da lì io guido
tenendo in mano delle redini di cuoio
come fossi l’auriga 
d’un cocchio da guerra trainato
da un tiro di quattro possenti roani
La velocità si fa grandissima
e temo di perdere il controllo 
della mia vettura
Sono un po’ nel panico
Mio fratello è divertito 
e si lancia in grandi risate
Arrivando ad una rotonda,
decido di fermare la corsa 
ormai fin troppo perigliosa
e tiro i freni
C’è una gran derapata
con stridore di ruote
e minaccia di capovolgimento,
e poi un’immobilità silenziosa
in cui si sentono solo
i crepitii lievi di metallo urlante
surriscaldato che si detende 
Scendo per verificare i danni 
eventuali
vicino al blocco motore si è fermato
uno dalla faccia poco raccomandabile 
e sta armeggiando con qualcosa del motore
Temo che voglia asportare un pezzo 
essenziale per il suo funzionamento
Si aggiunge un altro ceffo
Capisco che anche costui
é tutt’altro che amichevole
Sì allontanano 
Io li seguo
Cerco di colpire uno dei due
con un pugno da barzelletta
che non ha efficacia
(é come se fossi senza forze)
Poi afferro uno dei due 
e con forza sovrumana
lo sollevo come fosse un fuscello
e lo scaglio lontano
La stessa cosa faccio con l’altro
trovando dentro di me
una forza inattesa ed esplosiva

Dissolvenza

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7 febbraio 2025 5 07 /02 /febbraio /2025 06:13
Pensoso (selfie, Maurizio Crispi)

Ho sognato che andavo a New York
Partivamo tutti quanti per andarci: mio padre, mia madre, mio fratello e ci andavamo con la Tatamobile (La speciale vettura con rampa mobile per consentire l'accesso su di essa di mio fratello in carrozzina) e c’era anche il cane, come nei due famosi romanzi di 
Jerome K. Jerome
A New York ci andavamo per mare e, infatti, a bordo del veicolo giungevamo fino a un porto dove avremmo dovuto imbarcarlo 
Arrivati ai moli e agli attracchi, io scendevo dall’auto e cominciavo a scattare delle foto a un gruppo di marinai che si facevano degli scherzi tra loro e che saltavano in alto, facendo piroette con abilità degna di artisti circensi e mettendo alla prova la propria abilità in una sfida reciproca
Riuscivo persino a congelare uno in aria in una strana postura  (ed ero molto fiero di questo scatto)
Più tardi, il viaggio era già compiuto e con la Tatamobile parcheggiavamo in uno spazio dedicato alle vetture per disabili, proprio davanti all’hotel a cui eravamo destinati
Due vigilanti nerboruti e con il volto di pietra  (di quelli con il dispositivo auricolare nell’orecchio, per intenderci) ci guidavano sino al nostro parcheggio
Entravo nell’hotel, con la mia attrezzatura fotografica, e qui trovavo una grande folla fatta di tanti, uomini, donne, per non parlar dei cani, che erano venuti sin da Palermo per correre la maratona di New York
Io non ero là per questo, ma solo per fotografare 
Eppure mi ritrovavo immerso in questo turbine di folla oceanica, uno sterminato fiume di persone intente nel loro scopo, immerse nel loro sogno e nella loro visione, tutti camminanti a testa alta e con vigore nella stessa direzione
Mi univo a loro
il mio cuore batteva all'unisono
All’improvviso, comprendevo che anch’io avrei fatto parte della squadra, che avrei indossato un pettorale e che avrei corso la maratona di New York, pur non avendo alcuna preparazione per portare il complimento la sfida della grande mela 
Ricevevo gli indumenti idonei, pantaloncini e canotta, scarpe da corsa e indossavo il numero che mi viene assegnato, con foga quasi sacrale ed iniziatica
Nient'altro, niente orpelli tecnologici, niente computerini da polso, niente cronometro, niente smartphone per tracciare il percorso fatto, niente cardiofrequenzimetro: voglio correre la distanza di maratona alla maniera di Fidippide
Non ero pronto, eppure mi sentivo pronto 
Avevo il cuore in gola 
Trepidante sono in attesa del segnale dello start 
Non so se ce la farò 
Ma sicuramente ce la metterò tutta 

Il dado è tratto!

Ready Player Number One!

Dissolvenza

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4 febbraio 2025 2 04 /02 /febbraio /2025 14:02
foglia e specchio d'acqua (foto di Maurizio Crispi)

Ho sognato che pedalavo sulla bici
Poi imboccavo un viale del Parco della Favorita contromano
Mi accorgevo dell’errore
E vercavo di tornare sulla retta via
Quando lo facevo, mi rendevo conto che l’altra carreggiata s’era trasformata in un fiume impetuoso che avrei dovuto passare a guado

Di questi tempi con “bombe d’acqua” ed allagamenti, esondazioni ed altre calamità dovute ad improvvisi eventi climatici fuori controllo, bisogna essere preparati

E il sogno, appunto, mi induceva a tenere nel debito conto tale eventualità e a fare, per dir così, delle prove generali

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3 febbraio 2025 1 03 /02 /febbraio /2025 03:52

La trascrizione di questo sogno è di un anno fa
Pubblicato su FB e mai trascritto qui, nel blog

Maurizio Crispi (3 febbraio 2024)

Gli occhi degli alberi (foto di Maurizio Crispi)

C’è un sogno di questa notte
Non l’ho annotato subito 
e tanti dettagli sono andati persi 

Recupero adesso quello che posso 

Sono in viaggio, 
tanto per cambiare 
In auto con altri 
Forse c’è mio figlio Gabriel con me 

Camminiamo e camminiamo 
(qualcun altro alla guida),
a un certo punto superiamo delle transenne
Ci fermiamo in quella che sembra essere 
una grande piazzola di sosta 
In ogni caso, la strada asfaltata non prosegue oltre 
Scendiamo dall’auto,
ci sgranchiamo gli arti rattrappiti
Siamo ai piedi di un'altissima rupe verticale 
percorsa da grandi spaccature 
che fanno intuire che aldilà della parete rocciosa vi sia altro,
un'ampia vallata nella quale si dispiega una città intera
Quindi, ad una simile vista, 
non posso resistere al richiamo 
E subito vado ad esplorare, ritrovandomi
a girare per le vie di questa città antica e affascinante, 
piena di edifici storici architetture 
gotiche, baroccheggianti e neoclassiche
Di tutto e di più 
Esploro senza sosta, in lungo e in largo 
Cammino 
Fotografo 
Respiro l’aria  ferma e polverosa 
che si respira nelle vie e nelle piazze, 
nei boulevard e nei vicoli 
umidi e ombrosi
Ma la città che rivela di possedere un nobile fasto 
e che sembra intatta
manca del tutto di abitanti, di animali, 
di voci e di vita 

Poi mi ritrovo a camminare su una bici sgangherata
lungo una strada 
che sto esplorando 
(c’è sempre una strada da percorrere)
e c’è con me Gabriel,
anche lui in bici

Siamo adesso dei viaggiatori ciclomontati 
Appassionante!
Ci fermiamo nei pressi di un edificio 
che sembra una chiesa di campagna 
le mura di pietre antiche, a vivo, e muschiose
Entriamo 
Ci sono voci vibranti che si levano in preghiera, 
mormorii e la sulla sacra echeggiante
sotto ardite capriate
e ci rendiamo conto che c’é
in corso una funzione

I fedeli della congrega
sono stipati attorno ad un predicatore 
(più che un prete delle nostre chiese
sembra un reverendo,
un pastore di anime 
che raduna attorno a sé le sue pecorelle)

Io ascolto mescolato tra la folla,
sornione
Faccio dei cenni con la testa
come dire che comprendo bene le parole
che vengono enunciate
Tutti cominciano a girarsi verso di me,
anche il predicatore

Ho l’impressione che mi prendano
per un profeta
per uno che ha da dire delle parole messianiche
Mi sento un po’ imbarazzato
da questa attesa gravida di speranze,
riposta in me
Ma sto al gioco

Parlo
usando parole volutamente oscure
alle quali gli altri che ascoltano
possono dare il significato 
che preferiscono, 
a ciascuno più congeniale

Vengo interpellato 
sempre più di frequente

Alla fine, 
tutti pendono dalle mie labbra
Quando il discorso del reverendo
è concluso
c’è da fare una raccolta di denaro
per il benessere della comunità 
Io stesso do un contributo generoso
Poi, io e il predicatore 
ci mettiamo a parlare in privato,
scambiando punti di vista
(siamo colleghi in fondo)
Il predicatore è barbuto 
come lo sono io
Potremmo essere la stessa persona
Si attiva un senso di identità molto profondo,
ma anche inquietante

Poi, alla fine, mi commiato,
facendo voti di fare ritorno un dì

Esco fuori dal luogo di culto
e trovo Gabriel che m’attende paziente

Nel mentre ha cominciato a smontare 
Il bivacco che, evidentemente,
avevamo allestito
prima di entrare nella chiesa
(ma di questo non avevo memoria)
Gabriel ha smantellato tutto quanto
lasciando però le cose ammezzo
senza provare ad impacchettarle
per bene

Un po’ lo rimprovero perché
non ci ha nemmeno provato
Quindi comincio a darmi da fare
per sistemare il nostro bagaglio
dandogli al tempo stesso
delle spiegazioni 
perché impari a fare da solo un domani
quello che mi sta vedendo fare oggi

E qui il sogno finisce, 
andando in dissolvenza

Amen

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2 febbraio 2025 7 02 /02 /febbraio /2025 07:41
Selfie distorto (foto di Maurizio Crispi)

Sono piombato in un sonno letargico
in cui accadono cose

Siamo convenuti in una casa 
in cui c’è un’indemoniata
o forse si tratta di una che è posseduta dalla droga
Non vuole essere aiutata, però 
È proterva
Grida e si agita
Aggredisce anche
Bisogna agire con cautela
Siamo arrivati nella casa in tanti, 
forse per effetto del passaparola
Ci sono molti visi sconosciuti, per me,
ma anche vecchie conoscenze
Qualcuno ha organizzato un banchetto
Ognuno ha portato cibo e bevande
Siamo tutti aggregati 
attorno ad un grande tavolo
Io sono in piedi, al margine come sempre
L’indemoniata è nell’altra stanza
I preda ai suoi deliri 
Ogni tanto qualcuno si alza
e va a vedere cosa stia accadendo
È una brutta storia,
cose mai viste

All’inizio io non partecipo al banchetto
Nessuno mi ha invitato a sedermi
Vedere tutto quel cibo
mi stimola l’appetito e la voglia
Mi avvicino goffo e riluttante
e a fatica trovo un posto a sedere
tra i banchettanti
C’è un piatto invitante di affettati misti 
che viene passato di mano in mano
e vorrei servirmene
Quando mi arriva a tiro
cerco di prenderne qualcosa
ma tutte le fette sono aggrovigliate tra loro
e per districarle devo usare 
tutta la mia forza,
aiutandomi come posso
con mani, unghie e denti
Devo offrire,
impegnato in tale lotta primordiale,
uno spettacolo ben misero di me
Alla fine riesco a staccare 
qualche brandello per il mio fiero pasto
Davanti a me, 
c’è un calice per il vino rotto
da cui è impossibile bere 
senza tagliarsi le labbra 

Qualcuno mi osserva 
con occhi mobili e grifagni
Non è un banchetto normale, questo,
la gente va e viene di continuo,
la conversazione è spezzata,
aspra e dissonante
Continuo a sentirmi
come un pesce fuor d’acqua
Ogni tanto mi manca l’aria,
annaspo
e risponde solenne
uno squillo di tromba

Poi sono in un ufficetto
dove devo esaminare
un incartamento sanitario
che riguarda un tale,
e mi pare di conoscerlo
C’è un mucchio di lastre radiografiche
e una ricca documentazione scritta
Le lastre non le guardo nemmeno,
perché non ci capisco una mazza
Le carte, invece, per essere studiate,
devono essere prima 
sistemate cronologicamente
(e sono tante)
Il tizio chiede di essere esentato
per motivi medici da un qualcosa, 
ai sensi della sua malattia
Studiando le carte, tuttavia,
non riesco a capire quale sia il morbo,
né tantomeno a vedere dove stia l’inghippo
Ma chi è questo qua?
Dove l’ho incontrato?
Pare che la decisione ultima,
quale che sia, 
dipenda da me
Me ne vado, irritato,
senza aver concluso nulla
e cammino lungo un vasto,
interminabile, corridoio
I miei passi risuonano ritmici,
e c’è quel tizio girato contro il muro
che urina ostentatamente
con un rivolo di piscio giallo
che scorre tra i suoi piedi
Al mio passaggio 
volge la testa verso di me
con un ghigno ammiccante

Arrivano due inservienti massicci
e nerboruti
che lo prendono tra loro 
per portarlo via a forza
Il tizio ha ancora la patta aperta
e il membro di fuori,
in piena erezione
Uno dei due inservienti 
lo nasconde 
mettendoci sopra
un bicchiere di plastica capovolto, 
a mo’ di astuccio, 
come quelli usati dagli indigeni
delle selve profonde
Il bicchiere è di un bel rosso acceso

Penso che la situazione del tizio
sia seria e disperata
e rifletto anche su quanto egli sia ridicolo,
con quel pene turgido,
rivestito da un bicchiere di plastica
Come potrà sopravvivere 
al pubblico ludibrio?

Dissolvenza

 

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2 febbraio 2025 7 02 /02 /febbraio /2025 04:15

In anno fa esatto, questo sognai, ma non trascrissi, qui nel blog

Maurizio Crispi (2 febbraio 2024)

Blob (dal web)

V’è un dispositivo strano,
una roba mai vista prima,
in funzione
È posato sul tavolo 
d’una stanza da pranzo, 
allestito con una graziosa tovaglia 
su cui stanno poggiate
in un familiare disordine,
molte cose, le più disparate, 
tipo libri, portapenne e altri oggetti 
di uso comune in una cucina, 
come stoviglie posate e utensili vari
La macchina emette deboli ronzii 
vibrando a bassa frequenza 
e trasmettendo la vibrazione 
al tavolo e a tutti gli oggetti sopra 
C’è con me la mamma: 
lei non comprende questo dispositivo,
non ne conosce la funzione 
(ma del resto nemmeno io,
ma io l’accetto per quello che sia)
e ne è disturbata
Vorrebbe fermarlo
A più riprese, interferisce 
toccandolo alla ricerca  
d’un interruttore o una leva 
per mettere fine 
alla vibrazione e al ronzio 
fastidioso e incessante 
Ma così facendo, 
disturba la macchina,
dalla quale si leva una voce meccanica

“Ora andrò in modalità difensiva”,
questo l’annuncio minaccioso
Da una fessura, ora comincia 
a colare fuori una sostanza nastriforme, verdastra, vomitevole,
che comincia ad accumularsi sul tavolo

come una specie di malefico blob
Io entro nel panico, immediatamente

Capisco che si tratta d’una sostanza contaminante e pericolosa, 
senza che nessuno me l’abbia detto 
(forse, una conoscenza innata)
So che qualsiasi cosa vivente 
dovesse venire in contatto 
con la materia verdognola 
sarebbe inglobata e trasformata 
in quella stessa materia


Entro nel panico 
chiedo alla mamma 
di aiutarmi a sgombrare la tovaglia 
da tutti gli oggetti e gli ammennicoli 
che vi stanno posati, 
ma la mamma non comprende
e rimane inerte, 
malgrado le mie ripetute sollecitazioni
Allora, freneticamente, 
mi do da fare
per spingere via 
tutti gli oggetti e i libri,
faacendoli cadere 
con frastuono e spicinii vari a terra 
in modo tale da liberare 
del tutto la tovaglia, 
lasciandovi soltanto la macchina ronzante 
e l’accumulo del malefico blob,
via via crescente
Fatto questo, aduno i capi della tovaglia

per raccogliere assieme 
sia la macchina in funzione 
sia la materia che ha sputato 
e che continua sputare dalle sue viscere. Afferro il fagotto, 
cercando di chiuderlo 
di sigillarlo, anzi, 
e mi avvio per le scale 
per andare da qualche parte 
ad eliminare il pericolo 
in un posto sicuro dove nessun vivente 
possa venire a contatto 
con la malefica sostanza verde

 

(Dissolvenza)

Papi, sto facendo un esperimento!
Lasciami filtrare l’acqua
Della parlata in inglese
non è venuto scritto nulla!
Cosa vuoi, Gabriel?
Dillo di nuovo!
Dillo di nuovo più forte!
Perché registra la mia voce, ma non la tua?
Prova a parlare!
Ciao, raga!
Ma vai a cagare!
Ce l’hai già l’acqua
nel bicchiere!

Maurizio Crispi (2 febbraio 2024)

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Come sono arrivato qui

DSC04695.jpegQuesta pagina è la nuova casa di due blog che alimentavo separatamente. E che erano rispettivamente: Frammenti. Appunti e pensieri sparsi da un diario di bordo e Pensieri sparsi. Riflessioni su temi vari, racconti e piccoli testi senza pretese.

Era diventato davvero troppo dispendioso in termini di tempi richiesti alimentarli entrambi, anche perchè nati per caso, mentre armeggiavo - ancora alle prime armi - per creare un blog, me li ero ritrovati ambedue, benchè la mia idea originaria fosse stata quella di averne uno solo. Infatti, non a caso, le loro intestazioni erano abbastanza simili: creatone uno - non ricordo quale dei due per primo - lo ho "perso" (per quanto strano ciò possa sembrare) e mi diedi alacremente da fare per ricrearne uno nuovo. Qualche tempo - nel frattempo ero divenuto più bravino - il blog perso me lo ritrovai).

Ohibò! - dissi a me stesso - E ora cosa ne faccio?

La risposta più logica sarebbe stata: Disattiviamolo!. E invece...

Mi dissi: li tengo tutti e due. E così feci. E' stato bello finchè è durato...

Ma giocare su due tavoli - e sempre con la stessa effcienza - è molto complicato, ancora di più quando i tavoli diventano tre e poi quattro e via discorrendo....

Con overblog ho trovato una "casa" che mi sembra sicuramente più soddisfacente e così, dopo molte esitazioni, mi sono deciso a fare il grande passo del trasloco, non senza un certo dispiacere, perchè il cambiamento induce sempre un po' di malinconia e qualche nostalgia.

E quindi ora eccomi qua.

E quello che ho fatto - ciò mi consola molto - rimane là e chiunque se ha la curiosità può andare a dargli un'occhiata.

 

Seguendo il link potete leggere il mio curriculum.

 

 


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