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13 gennaio 2025 1 13 /01 /gennaio /2025 08:15

Ho scovato, scartabellando tra i "ricordi" che FB giornalmente mi propone, questa nota del 13 gennaio 2011 che riporta la trascrizione di quattro sogni.
Eccoli

Maurizio Crispi (13 gennaio 2011)

1. Metamorfosi

La costa di Capo Gallo (foto di Maurizio Crispi)

Ero a mare,

immerso a mezza vita

nell’acqua bassa

e cercavo di tenere sotto controllo

una canoa da mare e una iole singola

Era un compito arduo

e avevo a difficoltà a tenere ben ferme

le due imbarcazioni

mosse di continuo dalla corrente.

Ero costretto a risalire a terra a cercare aiuto

Quando tornavo

entrambe le barche erano semiaffondate:

la iole da mare capovolta

e la canoa, pure, piena d'acqua e quasi sommersa

Con abili gesti rovesciavo le due barche,

prima una e poi l'altro

e le svuotavo di gran parte dell'acqua

Quando era il momento di compiere l'operazione

con la canoa,

tuttavia,

venivo ostacolato

dall'improvviso comparire dalla profondità del mare

di un sub a fine immersione

che, mentre emergeva, si liberava di tutta l'attrezzatura

che risaliva a galla

Il GAV pieno d'aria, in particolare,

s’incuneava sotto la canoa e le faceva da galleggiante,

riportandola più velocemente in superficie

Riportavo le due barche sul pontile,

Qui la canoa si tramutava

in un lungo serpente d'acqua

Io, pieno di meraviglia, rimanevo immobile

ad osservare la metamorfosi

Il serpente si arrotolava,

formando molte spire intrecciate

proprio sull'orlo della banchina

e, con curiosità stupefatta,

notavo che il suo ventre biancastro e traslucido

era ricoperto da una miriade di mammelle

 

2. Tsunami

In allenamento in doppio di coppia con Gianfranco Briguglia, Porto di Palermo (dall'archivio fotografico di Maurizio Crispi)

Sono su un'imbarcazione da canottaggio e navigo sul vasto mare, lontano dalla costa.

La barca è uno skiff, instabile e sottile come un fuso.

Basta niente per rovesciarlo: è uno scafo che richiede acque tranquille.

Basta un niente perché le grandi pale dei remi rimangano impigliate sott'acqua e ti facciano capottare.

E ciò può capitare tanto più facilmente se non hai una tecnica di esecuzione perfetta.

E' da tempo che non vogo su una barca siffatta e sono un po' in apprensione.

Sì, dopo tanto tempo, mi sento un po’ arrugginito.

Ogni tanto i remi sbattono sulla superficie e sento lo scafo oscillare, ma – nel complesso - ho la situazione sotto controllo.

Ciò mi conforta e mi riempie di euforia.

Certo, mi rendo conto che non sto vogando nella maniera corretta e che, per minimizzare le scosse e i disequilibri, muovo poco il carrello oppure inclino troppo la schiena all'indietro, per facilitare e rendere più fluido lo svincolo.

Godo del paesaggio marino.

I gabbiani volano in alto e ogni tanto scendono verso la superficie. Altri galleggiano pigramente, assieme alle gallinelle d'acqua.

La superficie del mare è liscia e riflette il cielo.

Ma all'improvviso, alla mia sinistra, vedo levarsi un'onda gigantesca il cui corpo assume una tonalità verde-cupo, mentre la sommità alta almeno 5-6 metri già comincia a sfrangiarsi.

Sono allarmato: mi chiedo come farò a resistere all'impatto della gran massa d'acqua.

La bellezza di prima si trasforma in cupa minaccia e in apprensione.

 

3. L’incontro con il baro

La scopa magica (foto di Maurizio Crispi)

Sono impegnato in una partita a carte con un avversario di cui non conosco l'identità.

Non capisco nemmeno a quale gioco io stia giocando.

Ho in mano le mie carte.

Mi sembra di avere una combinazione favorevole e mi preparo a fare la mia mossa.

Tuttavia, sul più bello, scivolo in un micro-sonno.

Quando mi risveglio noto che le carte sul tavolo sono diverse da prima e che, dunque, la mano non mi è più favorevole.

Penso subito che qualcuno, approfittando della mia “assenza” le abbia manipolate.

In preda all’ira, butto sul tavolo le mie carte e, alzandomi bruscamente, lo rovescio con tutto ciò che vi è sopra.

Me ne vado, lasciando in tredici il mio avversario, dopo avergli gridato che è un baro e un imbroglione.

 

4. Il palazzo in rovina

C'è una grande festa di ragazzi (forse dell'età di mio figlio). Una grande confusione, grida, baccano, musica a tutti volume, vetri e bicchieri infranti.

La festa si svolge all'esterno d’una grande casa, in una spaziosa terrazza.

Entro in casa.

La casa nell'uliveto (foto di Maurizio Crispi)

Dappertutto ci sono affilate lame di cristallo che spuntano dai pavimenti o pendono dal soffitto.

Cocci di vetro sparsi dovunque.

Sono preoccupato: temo che qualcuno dei ragazzi possa ferirsi.

Vado avanti circospetto e penetro sempre più all'interno della misteriosa dimora.

Sgocciolio di acqua. Tubi rotti, da cui sgorgano enormi quantità d'acqua.

Sono un po' contrariato: penso che tutto ciò sia il frutto di atti di vandalismi di qualcuno degli invitati.

Cerco di limitare i danni e tappare le falle.

Ma è un lavoro improbo dagli incerti risultati.

Man mano che vado avanti, gli ambienti si fanno sempre più claustrofobici.

Le stanze spaziose e gli ampi corridoi si tramutano in stretti cunicoli, sempre più bassi, le pareti stillanti umidità rivestite di muffe verdognole che, solo a sfiorarle, mi riempiono di ribrezzo.

Sono costretto, ad un certo punto, a camminare carponi, tanto le volte sono basse.

Spero di ritornare di nuovo all'ariosità di prima.

Ma, come son messo, posso solo andare avanti.

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10 gennaio 2025 5 10 /01 /gennaio /2025 06:30

Un piccolo sogno trascritto esattamente un anno fa

Maurizio Crispi (10 gennaio 2024)

Palme di notte a Piazza Lolli (foto di Maurizio Crispi)

Ho naturalmente sognato

Anche questa volta ero parte
d’una vasta comitiva
costituita da gente comune 
ma anche da molti, sovrastanti, 
dignitari pomposi e vacui
Si trattava di partecipare 
all’inaugurazione d’una nuova tratta ferroviaria
C’erano intoppi e lungaggini
Ricordo che entravamo 
in un vasto atrio 
spazioso ed echeggiante
( o forse si trattava d'un capannone
o d'un hangar)
dove erano disposte
in file interminabili
scomode panche di legno grezzo
alle quali eravamo invitati 
a prender posto
da una voce metallica
(gracchiante) 
proveniente da altoparlanti 
piazzati in angoli remoti del soffitto
Io cercavo di tenermi a distanza
dal resto della folla
(cosa non difficile, visto che le panche 
fornivano sedute sovrabbondanti)
e soprattutto cercavo di tenermi 
a distanza di sicurezza dai dignitari
sempre più pomposi e vacui

E mi ricordai di ciò che scrisse il caustico Voltaire
Si haut que l'on soit placé,
on n'est jamais assis que sur son cul!

Frase che, sovente, mi ripeteva ghignando, 

tra una tirata di pipa e l'altra,
lo zio Luigi, fratello di mamma 
e generale con tre stellette,
sempre dissacrante


Avevo con me,
come sempre, 
la mia attrezzatura fotografica

E di più non ricordo

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8 gennaio 2025 3 08 /01 /gennaio /2025 19:07

Siamo in una grande casa,
forse un resort vacanze
e ci sono tanti bambini che giocano e corrono
Tra di essi c'è anche mio figlio 

Assieme, andiamo in un posto dove si pratica dello sport
e qui vengono sviluppate
lezioni di avviamento alle varie discipline
per i più piccini.

Spiego a mio figlio,
mentre stiamo seduti
su di un enorme letto di una camera matrimoniale,
dell'importanza di stare assieme a ragazzini della sua età,
appartenenti ad etnie diverse.

E' l'unico modo per superare i pregiudizi - gli dico.

Il sogno è confuso e accadono tante altre cose che non ricordo,
ma è fulgido questo momento di dialogo
tra un padre e un figlio che, ancora acerbo,
sta muovendo i primi passi nella sua vita

Maurizio Crispi (Nota Facebook dell'8 gennaio 2014)

Mufasa e Simba, 25 anni dopo

Pur nella sua vaghezza, questo sogno mi ha fatto venire in mente una volta in cui mio padre mi parlò solennemente, chiedendomi se ci fosse qualcosa che non andava bene

Ricordo che avevo circa 10 anni e mio padre, probabilmente era preoccupato del fatto che tendessi a starmene per i fatti miei, senza troppo socializzare con i miei coetanei

Ricordo anche che questa conversazione accadde di mattina presto, mentre mio padre si stava preparando per andare al lavoro

Eravamo nella stanza da letto dei miei genitori che non era ancora stata rifatta

Mio padre chiuse la porta, come a sottolineare l'importanza del momento, a tu per tu, quasi da uomo a uomo

Fu l'unica volta che io ricordi, in cui mio padre (mia madre non lo fece mai, a mia memoria) mi chiese qualcosa di me stesso, se stessi bene o se avessi qualche difficoltà

La mia non era una famiglia nella quale si parlasse molto di cose personali ed intime

Non era nel nostro stile dilungarsi a parlare di sé, anche se a tutti noi era richiesta una dura disciplina, muta e condivisa che ruotava attorno a mio fratello

Se si deve essere forti per superare le asperità della vita, non ci si deve mostrare deboli e occorre procedere a testa alta, senza aspettarsi che la vita faccia sconti di sorta

Eppure quella volta mio padre, superando un suo naturale riserbo, lo fece e mi chiese qualcosa che potesse riguardare la mia sfera intima e privata

 Io non gli diedi molta soddisfazione, a dire il vero

 Dissi  - forse intimidito da questa solennità - che non c'era alcun problema, almeno per quello che potevo capire

Lui soggiunse che, in qualsiasi momento e per qualsiasi cosa potessi aver bisogno, avrei sempre potuto parlare con lui e che in simili circostanze lui mi avrebbe dato la massima attenzione

 Ciò che ricordo di questa conversazione, è il disordine della camera da letto e il fatto che io me ne stessi seduto sul bordo del letto, mentre mio padre era affaccendato nei suoi preparativi

Come ho già detto, probabilmente eravamo d'estate, perché mentre mio padre si preparava per andare al lavoro, io non avevo un'urgenza particolare e, quando mi chiamò per parlare, ciondolavo in giro

La conversazione non ebbe forse l'esito voluto da lui (che era fondamentalmente di poche parole, a meno che non si confrontasse in un agone intellettuale ed io, sotto questo profilo, ero ancora troppo piccolo ed acerbo per essere un suo efficace antagonista), ma fu l'espressione di una sua attenzione nei miei confronti (magari scaturita da una precedente consultazione con la mamma)
E mi fece anche capire (ma lo compresi meglio retroattivamente) che ero cresciuto abbastanza e che ora avrei potuto confrontarmi con lui

Insomma, mi indico una via possibile che, se avessi voluto, avrei potuto percorrere

 E di questo tentativo non posso che essergli grato ancora oggi

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7 gennaio 2025 2 07 /01 /gennaio /2025 07:28
Selfie modificato per la Befana (Maurizio Crispi)

Mi sovviene un sogno strano nel quale accadono molte cose

Prima sono con Gabriel e camminiamo o forse corriamo per le vie di una grande città che forse è Londra.
Dobbiamo trasferirci al posto dove fa l’allenamento di Parkour
Lo spostamento che facciamo è in sè un allenamento di Parkour, poiché dobbiamo arrampicarci, saltare, strisciare, valutare quali siano i passaggi migliori e in più ci sono delle qualità di orienteering.
Prima eravamo passati da una dottoressa in tatuaggi che mi aveva tatuato sul dorso della mano destra il quadrante di un orologio in modo che io con facilità e senza impicci potessi consultare l’ora
Il tatuaggio apparteneva alla categoria dei tatuaggi animati e questo ero il primo che vedevo!
Gabriel era molto meravigliato
Proseguivamo il nostro viaggio scansando ostacoli continui e superando dei passaggi impossibili
Coglievamo l’attimo
mi fermavo anche nella bottega di un barbiere il quale con molto sussiego mi tagliava i capelli e me li acconciava
Io poi andavo via e guardando il mio volto riflesso in una vetrina mi rendevo conto di avere indosso un'orribile parrucchino malfatto che rivelava immediatamente la sua natura posticcia
Me lo strappavo con rabbia dalla testa non senza dolore, poiché quello sciagurato tosatore di cristianeddi e cerusico aveva applicato una potente colla al cuoio capelluto per stabilizzare il finto vello
E con ribrezzo buttavo via quel parrucchino, calpestandolo poi con foga e riducendolo ad uno straccetto
Nella folla che attraversavamo c’era uno che mi sembrava di conoscere
E, siccome non l’avevo subito riconosciuto e pertanto nemmeno degnato di un saluto mi faceva un bonario cazziatone: ed io ero costretto a fermarmi per parlare con lui ed intrattenermi nella conversazione, quando urgeva la frenesia dell'andare, dell'affrontare e superare ostacoli (Ah, la dromomania che è nelle mie fibre!)
Gli spiegavo dove stavamo andando e gli dicevo il motivo della nostra fretta
Poi riprendevamo ad procedere e, con un cambio di scenario, mi ritrovavo a partecipare alla riunione di un circolo esoterico di cui ero divenuto adepto
Tutto è uno
Uno è tutto

La vita è dovunque, anche nelle cose inanimate
Alcune verità possono essere solo sussurrate, mai dette ad alta voce
E' palese che la verità ultima non possa essere pronunciata ad alta voce perché ciò provocherebbe in chi la riceve uno shock cognitivo tale che, in un attimo, la sua mente andrebbe in tilt, letteralmente bruciata nelle sue più profonde diramazioni e connessioni 
Possiamo esercitare un potere totale sulle cose, solo dopo avere attinto a piene mani dalla Forza della Verità ultima e definitiva, quella stessa Forza che è nelle cose e che le rende vive, viventi e pulsanti di vita
Ma occorre addestramento lungo e paziente per potersi abbeverare alle Verità Ultime

Armato di queste verità devo compiere un viaggio su di un aereo ma non all’interno della carlinga, bensì sorreggendomi con le mie sole forze ad un pennone altissimo collegato all’aereo per mezzo di robusti viticci
Io sto lassù e vedo il mondo in basso, farsi sempre più piccolo
Mi aggrappo spasmodicamente al pennone
Il vento sferza il mio volto
Le dita mi si intirizziscono
Eppure sono io che, con i miei impulsi mentali, comando l’aeromobile e lo piego docilmente all’esercizio della mia volontà, imprimendogli con impulsi psichici velocità e direzione
Eppure la mia paura è grande
Paura di perdere la presa
Paura di precipitare nel vuoto e nel freddo
Paura di morire
Paura di vivere

Dissolvenza

 

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6 gennaio 2025 1 06 /01 /gennaio /2025 13:32
Selfie modificato (foto di Maurizio Crispi)

Sono in coda, in attesa di valutazione per un posto come dirigente psichiatra
Siamo tanti in attesa, ma io sono stato tra i primi ad arrivare 
Siamo fuori all’addiaccio
Comincia a piovere
L’attesa si protrae all’infinito
Alcuni hanno portato degli incarti con delle robuste merende e mangiano, insensibili alla pioggia che li infradicia
Non trovo più il mio curriculum: l’avevo posato, rilegato in una cartelletta azzurra, su di un tavolo di pietra sul quale c’è poggiata una quantità di cose, tra cui residui di cibo, incarti vuoti e lattine di bibite varie
Lo cerco freneticamente, vorrei trovarlo per evitare che la pioggia ne dilavi via i caratteri, ma non è cosa facile, visto che sul ripiano del tavolo ci stanno accatastate molte altre cartellette simili
Alla fine trovo il mio documento e lo afferro per dirigermi con foga al grande portale da cui si accede al salone dove vengono fatti i colloqui
C’è una coda che si è formata nel frattempo, lunga lunga
Non capisco, ero stato uno dei primi ad arrivare
Ma non protesto, accetto e attendo pazientemente il mio turno
So che sono il predestinato
Infine, entro e vengo ammesso in un salone di dimensioni ciclopiche in fondo al quale c’è il tavolo della commissione giudicatrice
Intanto vanno avanti lavori di sgombro (o di sgombero, per non fare confusione con il pesce)
Gigantesche gru fanno discendere verso il basso enormi imballi che vengono caricati su camion giganti
E come se fosse in via di smantellamento lo scenario per le riprese di un film spettacolare e di grandi effetti del periodo d'oro del cinema peplum 
Mi viene di pensare quello della corsa dei cocchi con tiri a quattro cavalli nel film Ben Hur
Una volta entrato devo ancora attendere
Ci sono altri che passano prima di me, un fiume di persone
Sono stupito e meravigliato, poiché credevo che i candidati a questo posto fossero solo otto
Ci vuole molta pazienza!
Alla fine sono seduto davanti alla famigerata commissione giudicatrice
L’esame è cominciato senza che nessuno mi avesse avvertito che stava cominciando
Sono dunque nell’esame senza nemmeno averlo capito ed essermi potuto predisporre
Nella commissioni ci sono volti conosciuti, quelli della vecchia guardia 
Uno con la faccia furba, guardandomi di sottecchi, mi dice: "C’é un malato di COVID e lo vogliono sfrattare dalla casa dove abita, pagando la pigione. C’è una legge che possa proteggerlo?"
"Sì, faccio io con piena sicurezza, é una norma recente del codice di procedura civile che dice che un malato di COVID non può essere sfrattato per motivi umanitari!"
Sono sicuro al cento per cento di ciò che ho affermato: eppure tutti mi guardano con compatimento come se avessi sbagliato
Mi allontano con il cervello in subbuglio e con le palle a terra
So di avere fallito, benché fossi il predestinato
Ora non mi resta che tornare a casa per il riposo del guerriero sconfitto
Esco dal grande salone e mi ritrovo a camminare per le strade lastricate di pietra di una grande città azteca
Sono perduto e non so se riuscirò a ritrovare la via che mi condurrà nel mio luogo natale
Itaca, Itaca!


(Stacco)

Bussano alla porta
Vado ad aprire
Sul pianerottolo c’è il Massimo in assetto da lavoro, con materiali e strumenti vari
Mi indica un foglio che giace a terra e mi dice che ci sono da pagare 4,7 milioni di euro
Cosa? Come?, faccio io e prendo in mano il foglio
Strabuzzo gli occhi per leggere bene, perché per l’agitazione le lettere ballano e si confondono sotto il mio sguardo
A fatica leggo, con il batticuore
Decifro i caratteri
Capisco che è una bolletta TIM arretrata, intestata a mio nome, e, sì, c’è scritto un importo che è di 44,7 milioni di euro per bollette mai pagate in passato
Sono sbalordito
Non ci posso credere 
Dovrò fare ricorso


(Dissolvenza)

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2 gennaio 2025 4 02 /01 /gennaio /2025 04:14

Un anno fa sognai questo piccolo scenario un po’ a luci rosse (ma al Sogno si perdona qualsiasi cosa), tant’è che la trascrizione la lasciai in forma di bozza sul social.
Un sogno di buon auspicio, comunque, perché inneggiava ad una sessualità vivace prorompente
Un buon auspicio per l'inizio del nuovo anno

Maurizio Crispi (2 gennaio 2023)

Selfie prima dell’addormentamento (Maurizio Crispi)

Sono in movimento
con la mia compagna, per strada
e ci mettiamo a fare sesso,
così, all’improvviso
I preamboli sono focosi
e, presi dalla foga,
incuranti di essere sulla pubblica via
e di poter dare scandalo
e offesa al senso del pudore e alla decenza 
ci denudiamo quasi del tutto
Ma come? 
E se arriva qualcuno?
E i tutori dell’ordine?
E le telecamere a circuito chiuso?
Ma sí! Chi se ne frega!
Ma chi se ne importa!
Poi, chi sa perché, 
ci dobbiamo spostare
E siamo sempre tutti nudi
come mamma ci ha fatto
Passiamo davanti al panificio
e uno dei lavoranti
chiama gli altri all’interno
con grida sguaiate e dissonanti,
perché non si perdano lo spettacolo
tra lazzi, scherzi e parole volgari
Imbarazzo totale
Non abbiamo dove nasconderci 
per ripararci dal loro sguardo perforante e lascivo
Prendo dallo zaino
un asciugamano da mare
con il quale cingo i fianchi della mia compagna 
E così sfiliamo 
davanti a quegli occhi lubrichi 
e passiamo oltre

 

(dissolvenza)

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31 dicembre 2024 2 31 /12 /dicembre /2024 13:45

Corricchiavo
allegro e sfrontato
andando a passo felpato
Correvo poi
con piglio più atletico
e lesto piè
alla volta del centro di registrazione
Ma il passo feci più lungo della gamba
Tradita fu la mia sicumera
Un crampo (o un grampo?) al polpaccio
violento e doloroso, spasmodico,
all’improvviso mi colse
Costretto fui a fermarmi
per detendere
e dal letto caddi
con gran fragore
e con gran dolore

Di botto mi svegliai

Fu solo un sogno!, mi dissi,
ma ahi!, perdinci,
che mal a quel polpaccio offeso!

Il sè diviso (Foto di Maurizio Crispi)

Il sè diviso (Foto di Maurizio Crispi)

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30 dicembre 2024 1 30 /12 /dicembre /2024 14:00
Io e l'alino (foto di Maurizio Crispi)

Ho sognato
Incontravo la figlia del presidente degli Stati Uniti (il sogno non dà identità alcuna al “Presidente” che rimane pertanto un senza nome e un senza volto)
E ci facevamo fidanzatini
Io non ero l’io di adesso
Nel senso che ero come quando avevo 13 o 14 anni e con timidezza cominciavo ad osservare l’altra metà del cielo e mi lanciavo nei primi incerti e goffi corteggiamenti a distanza
Lo stato d’animo e i modi in sostanza erano quelli
Per il resto, non ero per nulla intimidito di avere a che fare con la figlia di un presidente degli Stati Uniti 
Ricordo che, quando avevo circa 13 anni ed eravamo da poco nella nuova casa, al piano rialzato del nostro condominio, fornito di giardinetto, venne a stabilirsi la famiglia del console americano
Erano in cinque, marito (il console), moglie e tre figli, due maschi e una femmina che era la più grande, forse quattordicenne. Erano tutti diversi, erano - per me - esotici, facevano il barbecue nel giardinetto; li osservavo dall’alto, desideravo entrare in contatto con loro, ma non prendevo mai nessuna iniziativa significativa 
Il mio maggiore oggetto d’interesse era, ovviamente, la ragazzina. Ci fantasticavo su
Poi, all’improvviso, gli “americani” se ne andarono, forse avendo trovato una sistemazione più congrua con le loro esigenze e così, dall’oggi al domani, quel sogno ad occhi aperti esotico finì
Tornando a questo sogno, c’era un’infinita serie di schermaglie e di approcci con questa figlia, anche se nulla veramente accadeva 
La invitavo ad andare a mangiare una cosa assieme
Le chiedevo se sarebbe andata a Nuova Yorca
Mi mostravo informato delle usanze miricane 
Ma nello stesso tempo facevo e dicevo cose connesse con la mia identità adulta e professionale
Insomma cose così, ma sentivo dentro di me che la tizia era imprendibile: e si trattava dunque di una di quelle vicende sentimentali dell’adolescenza in cui il fantasticato e il costrutto mentale erano la parte sommersa dell’iceberg, enorme e ingombrante al confronto di quella emergente, piccolissima e insignificante di ciò che realmente accadeva (ovvero il topolino partorito dalla montagna)
Intanto, il paese era in guerra
C’erano esplosioni, raffiche di mitra e colpi singoli, botti e tonfi; dall’alto della mia postazione vedevo avanzare uomini in divisa mimetica da campo, con gli elmetti in testa e con le armi

Dissolvenza

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27 dicembre 2024 5 27 /12 /dicembre /2024 13:30
Selfie modificato (foto di Maurizio Crispi)

Che sogno questa notte!
Ed é un sogno di corsa


Sono in un posto dove tra uno o due giorni ci sarà una maratona
I podisti- come di consueto - vanno arrivando alla spicciolata
Quelli che stanno vicini arriveranno per la gran parte il giorno stesso della maratona
Invece, io - come altri che stanno lontano, alla provincia dell’Impero per così dire - sono arrivato in anticipo
Ho preso alloggio in un piccolo albergo che già conosco da precedenti visite
Cerco la stanza dove fare il breakfast e qui, mescolati ai tavoli apparecchiati ci stanno dei lettoni di tipo ospedaliero tutti occupati da pazienti allettigati, alcuni con le flebo montate
Sono tutti anziani, alcuni sembrano vicini ad esalare l’ultimo respiro
Che strano, penso
Sono con altri e cerchiamo un tavolo dove accomodarci, il più possibile lontano da quei letti e dalle opprimenti sensazioni che i loro occupanti suscitano in noi
Facciamo un po’ di conversazione
Uno dice che viaggia spesso per fare le maratone, ma che il suo obiettivo primario è cuccare, insomma colleziona gare e incontri fuggevoli con podiste avvenenti
Io replico che prima viaggiavo spesso al seguito delle maratone e delle lunghe, addirittura ogni settimana
Non potevo stare fermo - aggiungo - Volevo portare a termine tante maratone ed ultra, ero un macinasassi resiliente, ma mi piaceva anche viaggiare, viaggi del tipo mordi e fuggi. Forse - a dirla tutta - ero un uomo in fuga, un nomade o un migrante che non poteva mai trovare pace se non nel viaggio. O forse, mettendola in altri termini, ero un artista della fuga, un escapista come il celebre Houdini, o anche un fugeur o un dromomane impenitente
Nel gruppo dei podisti in conversazione ci sta una tipa interessante e dal suo accento non riesco a capire da dove venga
Nella conversazione collettiva mi intrattengo sovente con lei: il suo volto è ignoto, non suscita in me alcun ricordo, eppure il suo modo di sorridere è attraente
Poi la comitiva si disperde
C’è chi rientra nella propria stanza a riposare 
Io invece mi ritrovo fuori dall’albergo e comincio a correre
È una corsa leggera in cui non avverto fatica
I miei piedi sfiorano appena la superficie del terreno e mi ritrovo presto su di un lungo rettifilo a battere i piedi su di una pista ciclabile ben fatta e liscia come un tavolo da biliardo
Una lunga teoria di podisti corre nella direzione contraria alla mia, e sono dei runner isolati o raccolti in gruppetti
Penso che stiano rientrando dal loro allenamento quotidiano, ma sono così tanti che potrebbero più plausibilmente essere i partecipanti ad una gara
Le mie sensazioni sono buone, anzi eccellenti
Mi ritrovo ad incrementare l’andatura in una lenta progressione che, però, è anche irresistibile e sovrumana, forse addirittura ominosa
I podisti che corrono nella direzione contraria arrivano e svaniscono via come macchie colorate indistinte
Posso solo immaginare espressioni meravigliate al mio passaggio, non potendo cogliere alcun dettaglio
La strada in fondo si restringe e non riesco più a vedere distintamente i dettagli del paesaggio: tutto si fa confuso ed indistinto
Sento il vento che mi percuote il volto e gli occhi, facendoli lacrimare, e che provoca nelle mie orecchie un rombo cupo, che va crescendo di intensità 
I miei arti inferiori ruotano come un perfetto meccanismo e ho la sensazione che il loro movimento sia diventato così rapido che un osservatore esterno non potrebbe vederle con chiarezza
E come se all’improvviso avessi messo in funzione un turboreattore
o una turbo-elica
Mi sento estasiato

Continuo a correre così
Sento che potrei andare avanti all’infinito
Oltre la barriera del suono
Whoooosh
Bang! 

Verso l’infinito e oltre

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26 dicembre 2024 4 26 /12 /dicembre /2024 07:39

Il primo sogno ricordato dopo giorni e giorni di mutismo onirico
E siamo al post-natale

Maurizio Crispi

<Strade invernali che divergono (foto di Maurizio Crispi)

Ero in ospedale, dove ero stato chiamato per una consulenza ad un paziente psichiatrico
A dire il vero, c’è n’era più d’uno meritevole di attenzioni specialistiche da parte dello strizzacervelli

Ce n’era uno, bassino, tracagnotto e tutto torto, che pareva più che altro un insufficiente mentale e di questo dicevo al collega del reparto che era necessario far prima una serie di valutazioni cliniche generali di tipo medico e, per il resto, non mi pareva che avesse bisogno di un intervento psichiatrico urgente con contenimento farmacologico o altro

Ce ne era anche uno che correva da un punto all’altro della corsia come un ossesso, vestito con un camicione bianco lungo sino ai piedi e svolazzante con i suoi movimenti disordinati, tanto da farlo apparire come un enorme uccellaccio preistorico, tutto bianco e senz’ali
Questo era imprendibile
Era impossibile fare una consulenza psichiatrica ordinata, come si deve: dunque, niente colloquio clinico, nessuna raccolta appropriata d’una anamnesi psichiatrica, ma solo osservazioni estemporanee
Occorreva navigare a vista
La situazione era molto confusa
Pericolosa? No, di certo!
Disperata? Forse sì, ma non seria...
Ad un certo punto nella trama onirica comparivano anche le psicologhe e le assistenti sociali 
E poi spuntava anche un paziente molto turbulento che già conoscevo assai bene per via delle sue continue intemperanze, aggressioni, improperi e vituperi

Tutto si svolgeva come fosse un film meraviglioso in cui io non ero veramente me stesso e di cui pareva che io fossi piuttosto lo spettatore trasognato

Dissolvenza

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DSC04695.jpegQuesta pagina è la nuova casa di due blog che alimentavo separatamente. E che erano rispettivamente: Frammenti. Appunti e pensieri sparsi da un diario di bordo e Pensieri sparsi. Riflessioni su temi vari, racconti e piccoli testi senza pretese.

Era diventato davvero troppo dispendioso in termini di tempi richiesti alimentarli entrambi, anche perchè nati per caso, mentre armeggiavo - ancora alle prime armi - per creare un blog, me li ero ritrovati ambedue, benchè la mia idea originaria fosse stata quella di averne uno solo. Infatti, non a caso, le loro intestazioni erano abbastanza simili: creatone uno - non ricordo quale dei due per primo - lo ho "perso" (per quanto strano ciò possa sembrare) e mi diedi alacremente da fare per ricrearne uno nuovo. Qualche tempo - nel frattempo ero divenuto più bravino - il blog perso me lo ritrovai).

Ohibò! - dissi a me stesso - E ora cosa ne faccio?

La risposta più logica sarebbe stata: Disattiviamolo!. E invece...

Mi dissi: li tengo tutti e due. E così feci. E' stato bello finchè è durato...

Ma giocare su due tavoli - e sempre con la stessa effcienza - è molto complicato, ancora di più quando i tavoli diventano tre e poi quattro e via discorrendo....

Con overblog ho trovato una "casa" che mi sembra sicuramente più soddisfacente e così, dopo molte esitazioni, mi sono deciso a fare il grande passo del trasloco, non senza un certo dispiacere, perchè il cambiamento induce sempre un po' di malinconia e qualche nostalgia.

E quindi ora eccomi qua.

E quello che ho fatto - ciò mi consola molto - rimane là e chiunque se ha la curiosità può andare a dargli un'occhiata.

 

Seguendo il link potete leggere il mio curriculum.

 

 


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