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3 febbraio 2025 1 03 /02 /febbraio /2025 03:52

La trascrizione di questo sogno è di un anno fa
Pubblicato su FB e mai trascritto qui, nel blog

Maurizio Crispi (3 febbraio 2024)

Gli occhi degli alberi (foto di Maurizio Crispi)

C’è un sogno di questa notte
Non l’ho annotato subito 
e tanti dettagli sono andati persi 

Recupero adesso quello che posso 

Sono in viaggio, 
tanto per cambiare 
In auto con altri 
Forse c’è mio figlio Gabriel con me 

Camminiamo e camminiamo 
(qualcun altro alla guida),
a un certo punto superiamo delle transenne
Ci fermiamo in quella che sembra essere 
una grande piazzola di sosta 
In ogni caso, la strada asfaltata non prosegue oltre 
Scendiamo dall’auto,
ci sgranchiamo gli arti rattrappiti
Siamo ai piedi di un'altissima rupe verticale 
percorsa da grandi spaccature 
che fanno intuire che aldilà della parete rocciosa vi sia altro,
un'ampia vallata nella quale si dispiega una città intera
Quindi, ad una simile vista, 
non posso resistere al richiamo 
E subito vado ad esplorare, ritrovandomi
a girare per le vie di questa città antica e affascinante, 
piena di edifici storici architetture 
gotiche, baroccheggianti e neoclassiche
Di tutto e di più 
Esploro senza sosta, in lungo e in largo 
Cammino 
Fotografo 
Respiro l’aria  ferma e polverosa 
che si respira nelle vie e nelle piazze, 
nei boulevard e nei vicoli 
umidi e ombrosi
Ma la città che rivela di possedere un nobile fasto 
e che sembra intatta
manca del tutto di abitanti, di animali, 
di voci e di vita 

Poi mi ritrovo a camminare su una bici sgangherata
lungo una strada 
che sto esplorando 
(c’è sempre una strada da percorrere)
e c’è con me Gabriel,
anche lui in bici

Siamo adesso dei viaggiatori ciclomontati 
Appassionante!
Ci fermiamo nei pressi di un edificio 
che sembra una chiesa di campagna 
le mura di pietre antiche, a vivo, e muschiose
Entriamo 
Ci sono voci vibranti che si levano in preghiera, 
mormorii e la sulla sacra echeggiante
sotto ardite capriate
e ci rendiamo conto che c’é
in corso una funzione

I fedeli della congrega
sono stipati attorno ad un predicatore 
(più che un prete delle nostre chiese
sembra un reverendo,
un pastore di anime 
che raduna attorno a sé le sue pecorelle)

Io ascolto mescolato tra la folla,
sornione
Faccio dei cenni con la testa
come dire che comprendo bene le parole
che vengono enunciate
Tutti cominciano a girarsi verso di me,
anche il predicatore

Ho l’impressione che mi prendano
per un profeta
per uno che ha da dire delle parole messianiche
Mi sento un po’ imbarazzato
da questa attesa gravida di speranze,
riposta in me
Ma sto al gioco

Parlo
usando parole volutamente oscure
alle quali gli altri che ascoltano
possono dare il significato 
che preferiscono, 
a ciascuno più congeniale

Vengo interpellato 
sempre più di frequente

Alla fine, 
tutti pendono dalle mie labbra
Quando il discorso del reverendo
è concluso
c’è da fare una raccolta di denaro
per il benessere della comunità 
Io stesso do un contributo generoso
Poi, io e il predicatore 
ci mettiamo a parlare in privato,
scambiando punti di vista
(siamo colleghi in fondo)
Il predicatore è barbuto 
come lo sono io
Potremmo essere la stessa persona
Si attiva un senso di identità molto profondo,
ma anche inquietante

Poi, alla fine, mi commiato,
facendo voti di fare ritorno un dì

Esco fuori dal luogo di culto
e trovo Gabriel che m’attende paziente

Nel mentre ha cominciato a smontare 
Il bivacco che, evidentemente,
avevamo allestito
prima di entrare nella chiesa
(ma di questo non avevo memoria)
Gabriel ha smantellato tutto quanto
lasciando però le cose ammezzo
senza provare ad impacchettarle
per bene

Un po’ lo rimprovero perché
non ci ha nemmeno provato
Quindi comincio a darmi da fare
per sistemare il nostro bagaglio
dandogli al tempo stesso
delle spiegazioni 
perché impari a fare da solo un domani
quello che mi sta vedendo fare oggi

E qui il sogno finisce, 
andando in dissolvenza

Amen

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2 febbraio 2025 7 02 /02 /febbraio /2025 07:41
Selfie distorto (foto di Maurizio Crispi)

Sono piombato in un sonno letargico
in cui accadono cose

Siamo convenuti in una casa 
in cui c’è un’indemoniata
o forse si tratta di una che è posseduta dalla droga
Non vuole essere aiutata, però 
È proterva
Grida e si agita
Aggredisce anche
Bisogna agire con cautela
Siamo arrivati nella casa in tanti, 
forse per effetto del passaparola
Ci sono molti visi sconosciuti, per me,
ma anche vecchie conoscenze
Qualcuno ha organizzato un banchetto
Ognuno ha portato cibo e bevande
Siamo tutti aggregati 
attorno ad un grande tavolo
Io sono in piedi, al margine come sempre
L’indemoniata è nell’altra stanza
I preda ai suoi deliri 
Ogni tanto qualcuno si alza
e va a vedere cosa stia accadendo
È una brutta storia,
cose mai viste

All’inizio io non partecipo al banchetto
Nessuno mi ha invitato a sedermi
Vedere tutto quel cibo
mi stimola l’appetito e la voglia
Mi avvicino goffo e riluttante
e a fatica trovo un posto a sedere
tra i banchettanti
C’è un piatto invitante di affettati misti 
che viene passato di mano in mano
e vorrei servirmene
Quando mi arriva a tiro
cerco di prenderne qualcosa
ma tutte le fette sono aggrovigliate tra loro
e per districarle devo usare 
tutta la mia forza,
aiutandomi come posso
con mani, unghie e denti
Devo offrire,
impegnato in tale lotta primordiale,
uno spettacolo ben misero di me
Alla fine riesco a staccare 
qualche brandello per il mio fiero pasto
Davanti a me, 
c’è un calice per il vino rotto
da cui è impossibile bere 
senza tagliarsi le labbra 

Qualcuno mi osserva 
con occhi mobili e grifagni
Non è un banchetto normale, questo,
la gente va e viene di continuo,
la conversazione è spezzata,
aspra e dissonante
Continuo a sentirmi
come un pesce fuor d’acqua
Ogni tanto mi manca l’aria,
annaspo
e risponde solenne
uno squillo di tromba

Poi sono in un ufficetto
dove devo esaminare
un incartamento sanitario
che riguarda un tale,
e mi pare di conoscerlo
C’è un mucchio di lastre radiografiche
e una ricca documentazione scritta
Le lastre non le guardo nemmeno,
perché non ci capisco una mazza
Le carte, invece, per essere studiate,
devono essere prima 
sistemate cronologicamente
(e sono tante)
Il tizio chiede di essere esentato
per motivi medici da un qualcosa, 
ai sensi della sua malattia
Studiando le carte, tuttavia,
non riesco a capire quale sia il morbo,
né tantomeno a vedere dove stia l’inghippo
Ma chi è questo qua?
Dove l’ho incontrato?
Pare che la decisione ultima,
quale che sia, 
dipenda da me
Me ne vado, irritato,
senza aver concluso nulla
e cammino lungo un vasto,
interminabile, corridoio
I miei passi risuonano ritmici,
e c’è quel tizio girato contro il muro
che urina ostentatamente
con un rivolo di piscio giallo
che scorre tra i suoi piedi
Al mio passaggio 
volge la testa verso di me
con un ghigno ammiccante

Arrivano due inservienti massicci
e nerboruti
che lo prendono tra loro 
per portarlo via a forza
Il tizio ha ancora la patta aperta
e il membro di fuori,
in piena erezione
Uno dei due inservienti 
lo nasconde 
mettendoci sopra
un bicchiere di plastica capovolto, 
a mo’ di astuccio, 
come quelli usati dagli indigeni
delle selve profonde
Il bicchiere è di un bel rosso acceso

Penso che la situazione del tizio
sia seria e disperata
e rifletto anche su quanto egli sia ridicolo,
con quel pene turgido,
rivestito da un bicchiere di plastica
Come potrà sopravvivere 
al pubblico ludibrio?

Dissolvenza

 

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2 febbraio 2025 7 02 /02 /febbraio /2025 04:15

In anno fa esatto, questo sognai, ma non trascrissi, qui nel blog

Maurizio Crispi (2 febbraio 2024)

Blob (dal web)

V’è un dispositivo strano,
una roba mai vista prima,
in funzione
È posato sul tavolo 
d’una stanza da pranzo, 
allestito con una graziosa tovaglia 
su cui stanno poggiate
in un familiare disordine,
molte cose, le più disparate, 
tipo libri, portapenne e altri oggetti 
di uso comune in una cucina, 
come stoviglie posate e utensili vari
La macchina emette deboli ronzii 
vibrando a bassa frequenza 
e trasmettendo la vibrazione 
al tavolo e a tutti gli oggetti sopra 
C’è con me la mamma: 
lei non comprende questo dispositivo,
non ne conosce la funzione 
(ma del resto nemmeno io,
ma io l’accetto per quello che sia)
e ne è disturbata
Vorrebbe fermarlo
A più riprese, interferisce 
toccandolo alla ricerca  
d’un interruttore o una leva 
per mettere fine 
alla vibrazione e al ronzio 
fastidioso e incessante 
Ma così facendo, 
disturba la macchina,
dalla quale si leva una voce meccanica

“Ora andrò in modalità difensiva”,
questo l’annuncio minaccioso
Da una fessura, ora comincia 
a colare fuori una sostanza nastriforme, verdastra, vomitevole,
che comincia ad accumularsi sul tavolo

come una specie di malefico blob
Io entro nel panico, immediatamente

Capisco che si tratta d’una sostanza contaminante e pericolosa, 
senza che nessuno me l’abbia detto 
(forse, una conoscenza innata)
So che qualsiasi cosa vivente 
dovesse venire in contatto 
con la materia verdognola 
sarebbe inglobata e trasformata 
in quella stessa materia


Entro nel panico 
chiedo alla mamma 
di aiutarmi a sgombrare la tovaglia 
da tutti gli oggetti e gli ammennicoli 
che vi stanno posati, 
ma la mamma non comprende
e rimane inerte, 
malgrado le mie ripetute sollecitazioni
Allora, freneticamente, 
mi do da fare
per spingere via 
tutti gli oggetti e i libri,
faacendoli cadere 
con frastuono e spicinii vari a terra 
in modo tale da liberare 
del tutto la tovaglia, 
lasciandovi soltanto la macchina ronzante 
e l’accumulo del malefico blob,
via via crescente
Fatto questo, aduno i capi della tovaglia

per raccogliere assieme 
sia la macchina in funzione 
sia la materia che ha sputato 
e che continua sputare dalle sue viscere. Afferro il fagotto, 
cercando di chiuderlo 
di sigillarlo, anzi, 
e mi avvio per le scale 
per andare da qualche parte 
ad eliminare il pericolo 
in un posto sicuro dove nessun vivente 
possa venire a contatto 
con la malefica sostanza verde

 

(Dissolvenza)

Papi, sto facendo un esperimento!
Lasciami filtrare l’acqua
Della parlata in inglese
non è venuto scritto nulla!
Cosa vuoi, Gabriel?
Dillo di nuovo!
Dillo di nuovo più forte!
Perché registra la mia voce, ma non la tua?
Prova a parlare!
Ciao, raga!
Ma vai a cagare!
Ce l’hai già l’acqua
nel bicchiere!

Maurizio Crispi (2 febbraio 2024)

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31 gennaio 2025 5 31 /01 /gennaio /2025 09:07
Banale che si riflettono sull'acqua

Ero al lavoro
Mi muovevo attraverso grandi stanze spoglie, fredde.
grandi atri ed enormi disimpegni 
Percorrevo corridoi interminabili 
in prospettive spezzate da barriere a gabbia
Anche le stanze 
erano chiuse da porte di ferro 
ed eran fornite d finestre 
chiuse da inferiate di acciaio massiccio 
per i cui riquadri s'intravedono 
scampoli di cielo azzurro e guizzi di gabbiani
Nei miei vagabondaggi

apparentemente senza fine
stringo  in mano una bottiglia di'un pregiato vino rosso d'annata, 
forse prodotto artigianalmente, 
poiché non reca alcun contrassegno 
se non un cartiglio di pergamena vecchia,
incollato nella sua parte panciuta 
e recante una semplice dicitura in corsivo,
vergata con penna stilografica a pennino grosso, 
con il luogo e l’anno di produzione

Entro, infine, in una stanza, 
forse è quella dove dovrò fare un colloquio 
La stanza è spoglia
come tutte le altre  
All’infuori di tre sedie e una scrivania 
non v'è altra mobilia
Sul ripiano del tavolo - verso il margine - 
troneggia un grosso mucchio di feci fumanti 
Quanto a quantità e dimensioni 
sembra lo sterco di un cavallo 
e per certo non vi ravviso qualità umane,

piuttosto una cifra diabolica
Sono alquanto indispettito nello scorgere 
questo inatteso mucchio di merda 
Entro nella stanza guardandomi attorno 
e scrutando negli angoli più riposti, 
ma non c’è alcun luogo, né anfratto, 
dove il selvaggio spargitore di feci 
possa essersi nascosto

Poso allora la bottiglia sul tavolo 
a poca distanza da quel fastidioso reperto, 
stando bene accorto a che la preziosa bottiglia

non si sporchi  
ed esco a cercare aiuto, 
a chiedere, ad indagare
Ma non c’è nessuno con cui confrontarmi 
Disilluso e frustrato, ritorno quindi sui miei passi 

Il mucchio di feci è ancora lì 
a far bella mostra di sé,
adesso un po' meno fumante di prima
Ma qualcuno, in una rapida sortita,
ha appiccicato 
alcuni di quei cilindri fecali sul cartiglio della bottiglia 


Mi chiedo come e quando
ciò possa essere accaduto
Uscendo mi ero premurato di sbarrare la porta 
chiudendo con delle mandate la sua serratura 
per mezzo d’una lunga e pesante chiave 
di almeno 30 cm e fatta di puro ottone levigato
Come per la deposizione iniziale della cacca, 
questa seconda irruzione
 
sarà stata messo in atto 
da un fantasma sabotatore

da un prestidigitatore ed escapista,
insomma un personaggio alla Houdini
che tanto vorrei incontrare, 
ma che è scomparso, dileguandosi 
senza lasciar traccia di sè
e non c’è nient’altro da fare


Vorrei rimediare al danno, 
vorrei rimuovere quelle feci 

Prendo in mano la bottiglia

e stringendola per il collo 
mi rendo conto che non ho con me

nessuno instrumento 
per poter rimuovere quell'obbrobrio e la sozzura,
se non le mie nude mani 


E qui il sogno va dissolvenza

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27 gennaio 2025 1 27 /01 /gennaio /2025 06:03
Quasi sott'acqua (selfie di Maurizio Crispi)

Ho sognato una piccola cosa che vale la pena di raccontare

Ero in un centro medico dove si somministrava a dei volontari (che erano dunque cavie consenzienti) un farmaco ancora sperimentale
Ero in una stanza spoglia, seduto su una carrozzina a ruote, come pochi altri pazienti, però tutti ammassati sull’altro lato della stanza, mentre all’altra estremità c’ero solo io
Ogni tanto arrivava uno in camice bianco e somministrava ad uno di noi in attesa un intruglio contenuto in certe ampolle di vetro
Poi entrava un altro e misurava i parametri vitali di colui che aveva ricevuto il farmaco e annotava qualcosa su un IPad che aveva con sé
Mi spostavo sulla mia carrozza a ruote di qua e di là, aspettando che venisse il turno della mia somministrazione
Ero irrequieto
Osservando in giro, notavo che la stanza era molto spoglia e cadente
Il soffitto era rotto in più punti da dove si vedeva trapelare il materiale sottostante (o soprastante?)
In un punto dove c’era una breccia più ampia, vedevo lì incastrata una bottiglia di Pernod
E mi davo subito la risposta che quel reperto fosse stato messo lì perché la Casa produttrice della bevanda era la sponsor della ricerca per cui ero stato reclutato

Dissolvenza 

 

Quasi sott'acqua (selfie di Maurizio Crispi)

E' stato un sogno complesso e variegato di cui ben poco ricordo

Sono in una specie di resort che è stato scelto come sede  per un raduno di atleti
Si è verificato un contrattempo, un evento contrario e calamitoso, sicché tutti sono rimasti lì senza potersene andare
Bisogna quindi provvedere all’assistenza logistica delle centinaia di persone bloccate, fornendo tutto ciò che possa esser loro di bisogno in una situazione di emergenza, come coperte, generi di prima necessità, cibo e acqua
Ricordo, del sogno, che mi spostavo da una stanza all’altra portando un bottiglione da cinque litri, pieno fino al collo di pura acqua di fonte
Poi, mi incontravo con un mio collega ed amico di vecchia data che mi appariva pensoso e spossato, forse anche aggrondato, con l’espressione di chi sente che sia arrivata l’ora di grandi e irrevocabili decisioni
Gli chiedo cosa stia accadendo
Parliamo, cosa insolita questa, perché in passato non abbiamo mai discusso di fatti personali
Mi dice che molti anni prima aveva adottato un figlio e che ora ha deciso di disadottarlo
Perché?, gli chiedo io
Voglio vivere più libero e potermi dedicare allo studio che ho molto trascurato!
Io allora gli parlo, esortandolo a guardare le cose in una prospettiva differente
Non è necessario arrivare a questo, aggiungo
E lui: No, non c’è mai stato nulla di profondo, un legame - intendo - tra me e lui. È stato tutto così superficiale… non sono stato capace di andare a fondo e di creare qualcosa che fosse coinvolgente e duraturo
E adesso questa cosa non la sopporto più. Ho deciso di farla finita e di andare avanti per la mia strada, pensando solo a me stesso, per una volta

Dissolvenza

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25 gennaio 2025 6 25 /01 /gennaio /2025 00:13

Il sogno di un anno fa

Maurizio Crispi (25 gennaio 2024)

Soldati romani in un momento di pausa (dal web)

Ho sognato stavo facendo una gara di corsa
o forse era solo un allenamento 
C’erano anche altre persone e, stranamente, 
questo allenamento 
lo si doveva fare vestiti 
come soldati romani e, quindi,

abbigliati come?
Ora come ora, non saprei descrivere

come si vestiva un soldato romano, 
ma posso fare riferimento a scene di film (il più delle volte non rispettose della storia) 
Quindi, giusto per dare l’idea,
penserei - che so - 
a film come Il Gladiatore, 
con le sue scene di battaglia 
in cui i milites 
hanno i piedi cinti in robusti sandali 
o calzari di cuoio, 
indossano gambali 
per proteggere le gambe,
e gonnellino rinforzato da liste di cuoio 
oppure rozzi pantaloni di pelle, 
mentre calzano 
elmetti di ferro ribattuto (o di cuoio spesso), 
brandendo un gladio e quant’altro 


Così vestito devo correre 
su una distanza di 21 km 
una mezza maratona, dunque,
e vado bene 
Corro gagliardamente 
Le sensazioni sono forti e positive 
Alla fine della corsa 
ci ritroviamo tutti attorno 
ad una grande tavolata, 
alcuni hanno già ordinato delle pietanze
che già sono state giá servite, 
alcune di esse sono molto elaborate,
avendo assieme le qualità 
di “pietanze dello chef”
(per la loro presentazione)
ma anche di pietanze vastase 
quanto ad abbondanza 

 

Non ho dove sedermi
Quindi rimango in piedi 
e pilucco da un piatto e dall’altro 
senza avere ancora ordinato la mia, 
di pietanza 
Poi c’è un repentino scambio di posti 
ed io, con destrezza, mi accomodo
(conquistandolo) 
nel posto lasciato vuoto da qualcun altro  Mi ritrovo davanti la pietanza 
ordinata dall’occupante di quel posto Concordiamo con i miei vicini di posto 
di fare uno scambio di pietanze 
Mentre mangiamo 
parliamo dell’esperienza della corsa
appena portata a termine
Ci sentiamo tutti forti,
tonificati e su di giri 

 

(dissolvenza)

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22 gennaio 2025 3 22 /01 /gennaio /2025 11:43

Sono pronto

Emergo dalla notte
e dalla sua ora più cupa
quella in cui volan le streghe
dopo aver letto di Dracula
di Nosferatu
di Carmilla
di Lestat
e dei molti altri vampiri letterari
che emergono dalla loro sepoltura
per vivere la propria vita
lontano dalla luce del giorno

Maurizio Crispi

Il mimmo delle tenebre (foto rielaborata dall'archivio di Maurizio Crispi)

Ho dormito
Mi sono svegliato 
E ho vegliato a lungo 
senza potere, riprendere sonno 
Poi sono di nuovo scivolato tra le braccia di un benevolo Morfeo e allora ho sognato di essere un esperto nuotatore nell’aria 
Ero in una stanza molto grande e mi esibivo ai pochi presenti in tutta la mia capacità di muovermi nell’aria come un pesce 
Salivo verso il soffitto
I miei movimenti di braccia e gambe, armonici e coordinati, erano come quelli di uno che stia nuotando a rana sott’acqua 
Scendevo verso il pavimento
Mi muovevo poi parallelamente  al suolo,  schivando con abilità e grazia tutti gli ostacoli
E poi di nuovo, risalivo in diagonale come se volessi ascendere verso la superficie a prendere aria e indugiavo a compiere evoluzioni parallelo al soffitto 
Ero senza gravità, senza peso, e malgrado ciò sentivo il lavoro dei muscoli e la fatica
E, nello stesso tempo, sentivo che non dovevo lottare in alcun modo per stare in questo stato di perenne fluttuazione
Tutto ciò non avveniva all’aperto, ma nel chiuso di una stanza che, però, era molto ampia e ammobiliata come fosse la grande sala di un ristorante
Erano presenti solo pochi umani a osservare le mie evoluzioni 
Sperimentavo una sensazione di grande inebriante felicità, malgrado ci fossero dei confini precisi rispetto alla possibilità che io con il mio nuoto aereo potessi espandermi nel resto dell’universo
Come i pesci che vivono in un acquario io mi libravo ai confini del mio universo ristretto e forse cercavo di andare oltre
Un’aspirazione più che legittima, ma nello stesso tempo quel volo continuo in uno spazio chiuso mi bastava e non mi dava uggio alcuno

 

Dissolvenza

Stavo pensando a qualcosa
Volevo scrivere un qualcosa
Indugiavo pensoso sulla soglia
Ma sono stato colto da sonno immediato
e nell’oblio inane fui sprofondato
Sonno pesante, senza sogni
Immersione profonda
in un mare nero e immobile
E poi riemersi
a distanza di ore
senza avere avuto
la benedizione del ricordo onirico
o di un frammento di prezioso corallo
Pronto
Sempre pronto a cogliere immagini,
a vivere vite alternative
nel chiuso di una stanza,
nel chiuso della mente,
morire,
vivere,
risorgere
e poi ancora morire

Maurizio Crispi (23 gennaio 2025)

Alberi spogli verso il tramonto in via Papireto (foto di Maurizio Crispi)

Alberi spogli verso il tramonto in via Papireto (foto di Maurizio Crispi)

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21 gennaio 2025 2 21 /01 /gennaio /2025 09:52
Tunnel di alberi capitozzati (foto modificata di Maurizio Crispi)

Ho sognato che avevo un lavandino di casa con lo scarico intasato, tanto intasato che non passava più nemmeno una goccia d’acqua
(in altri termini, per dirla in siculo latino, lo scarico del lavandino era bello attuppato)
Provavo e riprovavo a sturarlo, ma nessun risultato ottenevo 
Sempre nel sogno, dal Ferramenta andavo e lì compravo un Mister Muscolo e l’applicavo, ma con modesti - per non dire insignificanti - risultati 
Un po’ d’acqua se ne andava, sì, ma il resto continuava a ristagnare ed io ero sempre più indispettito 
Allora, andai da un altro Ferramenta al quale dissi: Voglio uno sgorgante di prima qualità, uno sgorgante che apra tutti i condotti! 
E quello mi condusse in un angolo riposto del suo negozio fornitissimo e mi indicò una serie di flaconi tra i quali uno color grigio ferro e, indicando proprio questo, mi disse: Questo è di prima scelta, questo è lo sgorgante per professionisti; tutti gli altri, proseguì, indicando con un ampio gesto quelli di altre marche, sono solo acqua fresca. Se lei vuole buttare i suoi soldi compri uno di questi, ma se veramente vuole ottenere un risultato allora deve comprare questo qua, concluse, ritornando ad indicare il primo prodotto che mi aveva indicato.
La sue perorazione mi convinse appieno  e così, di quello dato per efficacissimo in quei contenitori grigio ferro, ne presi ben due! Non si sa mai, mi dissi!
Il negoziante solerte, mi raccomandò di fare attenzione perché si trattava di un prodotto a base di un  acido potentissimo
Mi disse che nell’aprire il flacone dovevo proteggere le mie dita con dei guanti e aggiunse anche che lo dovevo versare nello scarico del lavandino, ma ben girato di spalle, allo scopo di evitare che ritorni esplosivi di acido vaporizzato e sulfurei schizzi potessero danneggiarmi gli occhi, il cuore o i polmoni o altre parti sensibili
Per essere più incisivo mi disse anche: Giusto una settimana fa hanno portato un ragazzo al pronto soccorso a causa di ciò e il povero cristo è dovuto rimanere ricoverato per ben cinque giorni prima di ripigliarsi!
Me ne andai, convinto di avere ben speso i miei soldi, ma non senza qualche preoccupazione che qualcosa potesse andare storto
Arrivato a casa, dopo essermi bardato di tutto punto, aprii il primo flacone e lo versai tutto nel lavandino, seguendo accuratamente le istruzioni che quel venditore cortese mi aveva impartito (girato di spalle, senza guardare, etc, etc) 
Dopo averne versato tutto il contenuto, rimasi lì, ad attendere, sempre girato di spalle e senza osare guardare; improvvisamente, dopo una serie di gorgoglii e sfiati sempre più distanti da me, cominciai a sentire un puzzo diabolico e devastante di mefitici vapori ammoniacali e di acidi ribollenti, un puzzo greve, intollerabile, miasmatico, tale da farmi pensare che sarei potuto svenire da un momento all’altro
Mi feci forza e mi girai e, malgrado le esortazioni del negoziante, sentendomi un po’ come il biblico Lot (la cui moglie contravvenne all'ordine del suo Signore e si volse indietro a guardare la distruzione delle due città del peccato), mi decisi a sbirciare alle mie spalle 
Cosa vidi mai?  
C’era, si, il lavandino, ma solo quello!
Tutto il resto del mondo era scomparso, 
disciolto dalla potenza di quello sgorgante
Andato!
Gone!
Scomparso!


Potenza di quello sgorgatore e dell'astuto venditore, 
forse meglio della bomba atomica!
Meglio della fusione dell'Idrogeno!


E c’era solo quel lavandino fluttuante 
nel vuoto cosmico e io accanto a lui, 
con il flacone del talentuoso 
e portentoso sgorgante ormai vuoto 
Gaza
Netanyahu e la sua follia
L’Ucraina
Putin il vilain
Put-in-the-bin
Trump e la sua tracotanza
Lo sconvolgimento climatico
La Meloni con i suoi accoliti
Tutto digerito dall’acido
Tutto cancellato via


Ma è rimasto solo quel lavandino
non più intasato di casa mia
Il mondo ridotto ad un lavandino


Ma come sarebbe il mondo 
ridotto ad un solo lavandino,
sia pure sgorgato?


Passerò - son certo di ciò - molti anni a venire 
ad arrovellarmi e a riflettere, 
alla ricerche di risposte soddisfacenti


Intanto dovrò accontentarmi del lavandino sgorgato!
E' già qualcosa, no?


Dissolvenza

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21 gennaio 2025 2 21 /01 /gennaio /2025 06:19

Si tratta della rielaborazione di un sogno nella notte tra il 20 e il 21 gennaio 2013

Maurizio Crispi (21 gennaio 2013)

Riflessi su superfici convesse (Escher)

Sono davanti all'ingresso di un ospedale: proprio sulla rampa che consente agli autoveicoli e ai mezzi di soccorso di arrivare fin davanti alla porta a vetri, sporge un grosso puntale di ottone, tirato a lucido, che termina con una una superficie convessa che riflette tutto quello che c'è attorno, deformandolo

Ai piedi della rampa si distende una grande folla anonima, tutti in silenzio, vestiti di grigio, stretti l'uno all'altro come pecore che fanno la ruota per proteggersi dal caldo. Tengono la testa china, quasi avessero paura persino del loro stesso respiro

Mi giro attorno, pieno d'ansia, cercando qualcuno per avvisarlo del pericolo di quello spuntone di ottone sporgente, che potrebbe danneggiare o sventrare i veicoli in arrivo

Nessuno mi dà conto, però: sembra che io sia l'unica persona attiva e capace di iniziative in una dimensione in cui si respira l'imminenza della morte.Non sapendo come fare per scongiurare il pericolo cui altri sono sottoposti, decido di raccogliere una documentazione fotografica, per sporgere eventualmente una denuncia dell'incuria e della negligenza di cui sono testimone

Ma a chi? Non so, ma intanto è bene procedere con la dannata documentazione fotografica

Ma, avvicinandomi all'oggetto incriminato e alla sua superficie curva, rimangono affascinato dai riflessi cangianti che vi scorgo, quasi stessi guardando dentro una sfera magica

I miei intenti si disfanno così in un batter d'occhio, come neve al sole, ed indugio a lungo fotografare quei caleidoscopici riflessi

Dopo, avendo abbandonato quello scenario, cammino per la città: tutto è disfatto e fatiscente

Le case della vecchia Palermo sembrano tutti semi-demolite, come per effetto di un progetto folle di risanamento o di un bombardamento bellico o di un terremoto: quale che sia la causa una grande catastrofe biblica si è abbattuta sulla città

Di molte delle case, totalmente sventrate ma ancora miracolosamente in piedi, si vede l'interno

Dentro le macerie di uno stretto edificio in cui, penzolante dall'architrave della porta d'ingresso, si legge un'insegna - un tempo luminosa - su cui sta scritto "Albergo Italia", lungo scale pericolanti impietosamente scoperte dal crollo dell'involucro esterno, si arrampica una coppia di sposi, lei in un bianco abito nuziale tutto vaporoso, lui agghindato e azzimato. In tanto sfascio sembrano personaggi finti, tratti forse da una cartolina. Sono seguiti a ruota dal cameraman e dal fotografo che cerca di farli mettere in pose adeguate, in modo da fissare per sempre la letizia del giorno con uno scenario fuori dall'usuale. Ci mancano solo un regista di matrimoni e un curatore d'immagine e la finzione narrativa dell'evento sarebbe perfetta

Da lontano cerco di fotografare la scena, cercando di trovare l'inquadratura più idonea e zoomando in avanti per avvicinare il punto di ripresa il più possibile

Abbandono questo luogo e, dopo aver camminato ancora per un po', giungo in una grande struttura in smobilitazione

Qui, incontrandomi con altri (tutti con l'aspetto di sopravvissuti), dico loro che persino l'Albergo Italia è semidistrutto, quasi che a loro - disastrati - potesse importare una simile notizia

Tutti gli abitanti di questa struttura e tutti coloro che lavorano qui dentro devono essere smobilitati nel giro di poche ore.  C'è nell'aria una certa frenesia che fa da contrappunto al senso di rassegnazione

Prima che si vada via, il medico legale, dovrà eseguire un'ultima autopsia sul corpo di una Drag Queen

E non chiedetemi cosa ci facesse una Drag Queen in un simile frangente!

Tutti sono invitati ad uscire, mentre nel grande stanzone spoglio e affollato di macerie rimangono soltanto il medico legale e la Drag Queen distesa su di una barella improvvisata

Quando rientro, la stanza è deserta

Dimenticato in un angolo sopra un mucchio di macerie scopro con raccapriccio un lungo pene di dimensioni elefantine, appena reciso

Mi ritrovo a pensare che il medico legale, nel corso della sua "visita" abbia proceduto all'evirazione della Drag Queen per ricondurla ad una condizione di armonia cosmica.

 

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20 gennaio 2025 1 20 /01 /gennaio /2025 07:39
Attrattori strani (foto modificata di Maurizio Crispi)

1. Ho sognato di essere affaccendato

Poi quando mi son svegliato
niente più 

Il territorio del sogno
appena attraversato
era solo una distesa di terra bruciata,
brulla e arida,
perché qualche feroce invasore
l’ha tutta cosparsa di sale

Ci sono i ricordi del passato,
però, che si agitano
squassati dal vento
e premono per ricevere attenzioni,
ma sono inafferrabili 

Misteriose correnti d’aria
si muovono attorno a me
e il loro tocco
é gelido 
Il vento, fuori?
da ieri 
soffia instancabile

Poi mi sono riaddormentato 
e ho sognato
Eravamo nel pieno di una catastrofe climatica
(e c'erano tutti i segni che indicavano
l’inizio di una nuova glaciazione) 
Faceva freddo 
e c’era neve dovunque
Ma io, nella veste di improvvisato conferenziere,
davanti ad un ristretto pubblico di seguaci,
sostenevo la tesi che fossimo vittima di un inganno
perpetrato ad arte
Le mie argomentazioni erano forti e decise
Quella neve era finta, dicevo
Aggiungevo: Se si trattasse dell’effetto di una nevicata vera
anche le chiome degli alberi
tutt’attorno a noi 
ne sarebbero rivestiti
o comunque sarebbero imbiancati
È tutto un falso!. predicavo,
Qualcuno vuol farci credere che corriamo
verso la catastrofe
Mi sono rivolto a Gabriel 
che era con me
e gli dicevo: 
Forza, Gabriel, andiamo via!
É tempo per noi di fare colazione!

Il vento di notte 
ha continuato a soffiare 
con raffiche incensanti,
muovendo le nubi di continuo,
sparpagliandole, 
ammassandole,
forgiandole,
come fa un cane da pastore
con il suo gregge
Al mattino,
che è gelido,
dopo questo inesausto lavorio
del loro pastore  
le nubi si si sono presentate
a me che le osservo
assemblate 
in foggie fantastiche

 

(19,91,2025)

Attrattori strani (foto modificata di Maurizio Crispi)

2. Ho sognato che ero con i miei figli
All’inizio mi trovavo a scuola con Gabriel
Ero andato a prenderlo, però avevo assistito anche alle lezioni (ma non so a che titolo)
Quindi ci ritrovavamo a lasciare la scuola assieme
Scendevamo per un’ampia scalinata
Gabriel davanti a me ed io dietro
Alla fine dei gradini, Gabriel mi diceva di aver fame
Va bene, faccio io, adesso facciamo merenda! 
Incontriamo Fra che si trova lì per altri motivi, forse
E gli dico: Stiamo andando a fare merenda! Vieni con noi?
Davanti alla scuola ci sono ben due rosticcerie
Gabriel vorrebbe entrare in una (non saprei dire per quale motivo, forse perché è più colorata e scintillante)
Io mi dirigo verso l’altra, dove c’è una ricca esposizione di pezzi già pronti, caldi e fumanti
Devo faticare non poco per convincere Gabriel a seguirmi: lui vorrebbe testardamente andare nell’altro posto
Ma alla fine si convince. E con lui Fra
Gabriel prende un’arancina al burro
Lo stesso fa Francesco
Io, all’inizio, non vorrei mangiare nulla per  mantenere il mio appetito intatto per l’ora di pranzo che non è molto distante (già l’ora s’avvicina)
Sono molto in conflitto ed esitante 
Poi, alla fine, quasi con l’atteggiamento di colui che ha deciso di “sacrificarsi”, ordino un pane con panelle e crocchette (alias, dalle nostre parti, in siculo latino, “cazzilli”)
Mi porgono un mafaldone gigantesco (tanto lo è che stento a tenerlo in mano) con una farcitura ricca e debordante
Mettiamoci comodi!, dico ai miei figli 
E dunque cerchiamo dove sederci
Nello slargo davanti alla rosticceria ci sono solo due tavoli forniti di sedie
Non ci sono grandi problemi di scelta, pertanto, e ci accomodiamo
Già loro, voraci, hanno presso d’assalto la loro arancina
Io faccio del mio meglio per seguirli e assalgo a colpi di mandibola il mio mafaldone 

Crunch! Crunch!
Non c’è che dire!

Il pane è fresco, la crosta crocchiante sotto i denti, morbido e profumato l’interno di mollica, deliziose e fritte al punto giusto panelle e crocché
Ingurgito grossi bocconi, non senza prima aver masticato a lungo per ben gustare i celestiali e robusti sapori

Per un po’ si sente soltanto scroscio di mandibole, poi quando la foga si è attenuata, parliamo di molte cose diverse
Ed questa la prima volta che ci ritroviamo assieme dopo tanto tempo

(20.01.2025)

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DSC04695.jpegQuesta pagina è la nuova casa di due blog che alimentavo separatamente. E che erano rispettivamente: Frammenti. Appunti e pensieri sparsi da un diario di bordo e Pensieri sparsi. Riflessioni su temi vari, racconti e piccoli testi senza pretese.

Era diventato davvero troppo dispendioso in termini di tempi richiesti alimentarli entrambi, anche perchè nati per caso, mentre armeggiavo - ancora alle prime armi - per creare un blog, me li ero ritrovati ambedue, benchè la mia idea originaria fosse stata quella di averne uno solo. Infatti, non a caso, le loro intestazioni erano abbastanza simili: creatone uno - non ricordo quale dei due per primo - lo ho "perso" (per quanto strano ciò possa sembrare) e mi diedi alacremente da fare per ricrearne uno nuovo. Qualche tempo - nel frattempo ero divenuto più bravino - il blog perso me lo ritrovai).

Ohibò! - dissi a me stesso - E ora cosa ne faccio?

La risposta più logica sarebbe stata: Disattiviamolo!. E invece...

Mi dissi: li tengo tutti e due. E così feci. E' stato bello finchè è durato...

Ma giocare su due tavoli - e sempre con la stessa effcienza - è molto complicato, ancora di più quando i tavoli diventano tre e poi quattro e via discorrendo....

Con overblog ho trovato una "casa" che mi sembra sicuramente più soddisfacente e così, dopo molte esitazioni, mi sono deciso a fare il grande passo del trasloco, non senza un certo dispiacere, perchè il cambiamento induce sempre un po' di malinconia e qualche nostalgia.

E quindi ora eccomi qua.

E quello che ho fatto - ciò mi consola molto - rimane là e chiunque se ha la curiosità può andare a dargli un'occhiata.

 

Seguendo il link potete leggere il mio curriculum.

 

 


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