Un sogno complicato,
davvero notevole,
ma già la costruzione onirica
si sta sfaldando e perde pezzi
Accadono come sempre molte cose
Tra le poche che ricordo
c’è una carrozza ferroviaria
adibita a ristorante ed io sono lì
a conversare con alcuni dei commensali
Tra essi vi è Francesco Corrao (FC)
con il quale, in particolare, mi soffermo
a parlare e a raccontare
Gli indico alcune particolarità della carrozza
su cui viaggiamo
che ha, in sé, un valore storico
perché usava viaggiarci Francesco Crispi
(anche lui, in acronimo, FC)
quando era primo ministro
e con le parole e le opere
si prodigava per trasformare l’Italia,
da poco unificata, in Stato
Egli usava viaggiare su quel treno
da un capo all’altro della sua Italia
e sul vagone teneva conferenze
ad un pubblico attento e perspicace
All’estremità anteriore di quella carrozza
c’é infatti, visibile anche adesso,
un piccolo podio sul quale
é collocato un leggio di lucido mogano,
sul quale egli poggiava i suoi appunti
che dovevano servirgli come traccia soltanto
visto che era un eccellente oratore
Così andavo raccontando ad FC
Ho fatto lunghissimo sogno che pareva non dovesse finire mai Andavamo a casa del dottor Corrao, il mio psicoanalista di un tempo Io dovevo fare la mia seduta ma, arrivando, trovavo una situazione ...
1. Ho sognato che ero in un grande albergo nel corso di un viaggio ed ero lì con una mia antica fiancé Non so cosa facessi lì, in quale città o contrada si trovasse l'albergo La mia Beyoncé er...
Mi accingo a partire per un viaggio
È tutto pronto
Le mie cose sono poggiate sul pavimento
Valigia e borsa, ed altri effetti
Arriva mio padre e non voglio che venga a sapere che sto partendo
È un segreto che non voglio condividere con lui, una cosa solo mia
Lo accolgo sulla porta e faccio in modo che non superi la soglia
Parlo con lui
Sto sulle spine
Non voglio che veda il mio bagaglio già predisposto
Anzi, in un suo momento di distrazione, lo sospingo dietro un mobile, per occultarlo alla vista
Papà se va
Rimasto solo a casa, decido di mangiare qualcosa, così partirò con la pancia bella piena
C’è solo del riso bollito e ne mangio a grosse cucchiaiate
C’è caldo e il sudore mi scorre a rivoli sulla faccia e lungo il corpo
Mi affaccio dal lato della cucina
Vedo la mamma giù che si accinge ad uscire con mio fratello con la sua vecchia FIAT 127, colore verdognolo
Vedo che la mamma ha fatto un qualche adattamento alla vettura e che il fratellone é seduto anteriormente con tutta la sua carrozzina in un alloggiamento che la mamma ha ricavato dal vano motore
Mi sembra una sistemazione precaria e poco appropriata, soprattutto ai fini della sicurezza di mio fratello
Grido dall’alto della mia postazione, cercando di attirare la loro attenzione, ma la mia voce non giunge sino a loro
Sognai che stavo di guardia, come medico, in un commissariato di polizia
Arrivava uno e diceva di essere assuntore di sostanze, di esserne dipendente e di volere essere messo in terapia
Parlavo a lungo con costui e, dopo avere valutato gli dicevo che si sarebbe dovuto presentare al SERD competente per l’accoglienza e per iniziare una terapia
Era privo di un documento d’identità
Era generico circa la sua residenza
Era sfuggente, in qualche modo
Il suo atteggiamento mi irritava, da un lato chiedeva, dall’altro non era disponibile a fare dei passi avanti e a metterci del suo
La solita tiritera
Nello stesso tempo, per quanto irritato, capivo che avrei dovuto prendermi carico del suo problema
Gli dicevo che il giorno dopo lo avrei accompagnato al SERD più vicino e che li avrei fatto da mediatore con quegli operatori
Il giorno dopo arrivavo ed era lì ad aspettarmi
Parcheggiavo l’auto e proseguivo a piedi
Quello parlava e parlava
Di nuovo c’era quel misto di irritazione, fastidio e di desiderio di essere di aiuto
All’improvviso mi rendevo conto di non avere la mia borsa con me (contenente i miei libri, i miei documenti e i miei strumenti di scrittura)
Avevo un sussulto
Mi sentivo nudo senza
Pensavo di averla lasciata esposta da qualche parte e che, ormai, l’avessero rubata
Quello mi diceva che, andando via, l’avevo sigillata nel portabagagli dell’auto
Mi rasserenavo e mi concentravo sul prossimo incontro, quando fossimo giunti al SerD
Il tipo fremeva per iniziare la terapia (in altri termini per ricevute un sostituto), ma ancora non sapeva che ci sarebbero stati procedure e protocolli da seguire
Ma già, se fossi riuscito a mediare con gli operatori del SERD un'accoglienza a favore del tizio, questo stesso fatto sarebbe stato un’importante conquista
1. Ho sognato che ero in un grande albergo nel corso di un viaggio ed ero lì con una mia antica fiancé
Non so cosa facessi lì, in quale città o contrada si trovasse l’albergo
La mia Beyoncé era rimasta in camera e io, invece, mi aggiravo per corridoi e atri spaziosi, quando all’improvviso vedevo venirmi incontro un’altra mia fidanzata d'un tempo ancora più lontano
Lei non portava i segni degli anni: era come lo ricordavo al tempo in cui ci frequentavamo
Ci salutavamo con una certa emozione: era come ritornare indietro di qualche decina d’anni, o forse d’una vita intera
Era un incontro casuale, eppure era come se fosse stato preordinato, come se ci fosse stata una forza superiore a condurci ambedue in quel momento e in quel luogo (la forza del destino, insomma)
Con sé ha un modello di un verdognolo Incredibile Hulk ed anche del materiale da disegno, album per schizzi e pastelli oltre a numerose matite e strumenti per il disegno a china
Conversiamo seduti su un grande divano quadrato, senza spalliera, al centro d’un grande atrio
È una rimpatriata, abbiamo tante cose da raccontarci
Poi vedo arrivare la mia fidanzata più recente che si fa subito circospetta, non si avvicina e passa a distanza
Poi, se ne va senza parlarmi
La fidanzata più antica, nel mentre, si era discretamente allontanata per non creare interferenze, ma poi ricominciamo a chiacchierare
É bello questi incontro
Si attivano e vibrano vecchie corde
Poi mi allontano e comincio a corricchiare, intraprendendo un lungo giro di corsa per un interminabile corridoio che percorre tutto il piano, che è a pianta quadrata
Il percorso è difficile e accidentato
É come se ci fossero dovunque dei lavori di restauro e risistemazione in corso
Devo aggirare grandi cumuli di materiali abbandonati
E poi il pavimento è scivoloso di brecciolino e sabbia, mentre in altri tratti è sdrucciolevole, perché bagnato come se appena prima fosse passata una squadra di pulitori
In ogni caso, dopo aver percorso tutti i lati del quadrato, mi ritrovo al punto di partenza e lei è ancora là
Stiamo a chiacchierare un altro poco e poi per me arriva il momento di andar via
Ho una grossa valigia e devo stiparci dentro un accappatoio ancora intonso (blu, il suo colore)
Con molta goffaggine, apro diverse cerniere per trovare lo scomparto più adatto, dove inserire l’accappatoio senza dover disfare tutto il bagaglio
Sono impacciato, mi muovo a vuoto senza ottenere il risultato desiderato
Ma forse alla fine ce la faccio
Viene il momento di congedarsi
Saluto la mia vecchia fidanzata Smack smack
Bacetti sulle guance
Piccolo abbraccio pudico
E poi lei se ne va con l’incredibile Hulk che le penzola dalla mano a testa in giù
Ora devo andare a cercare la fidanzata più recente, ma so già che dovremo discutere a lungo - e forse litigare- perché sicuramente avrà capito che s’era verificata questa irruzione del mio passato e ne sarà stata fortemente ingelosita
Conosco i miei polli, io
Dissolvenza
2. Un sogno complicato,
davvero notevole,
ma già la costruzione onirica
si sta sfaldando, scricchiola e perde pezzi
Accadono come sempre molte cose
Tra le poche che ricordo
c’è una carrozza ferroviaria
adibita a ristorante ed io sono lì
a conversare con alcuni dei commensali
Tra essi vi è Francesco Corrao (FC)
con il quale, in particolare, mi soffermo
a parlare e a raccontare
Gli indico alcune particolarità della carrozza
su cui viaggiamo
che ha, in sé, un valore storico
perché usava viaggiarci Francesco Crispi
(anche lui, in acronimo, FC)
quando era primo ministro
e con le parole e le opere
si prodigava per trasformare l’Italia,
da poco unificata, in Stato
Egli usava viaggiare su quel treno
da un capo all’altro della sua Italia
e sul vagone teneva conferenze
ad un pubblico attento e perspicace
All’estremità anteriore di quella carrozza
c’é infatti, visibile anche adesso,
un piccolo podio
dove é collocato un leggio di lucido mogano,
sul quale egli poggiava i suoi appunti
che dovevano servirgli come traccia soltanto
visto che era un eccellente oratore
Così andavo raccontando ad FC
Sono uno scariolante e faccio parte di uno stuolo di altri sterratori che devono trasportare della sabbia da un enorme cumulo ad una spiaggia, dove già sono state erette le cabine stagionali, allo scopo di rimpolpare l’arenile e di renderlo di nuovo sufficientemente largo, visto che le mareggiate invernali lo hanno eroso
Bisogna seguire il proprio turno, seguendo la lunga teoria degli scariolanti
Io sono impaziente: vorrei poter scaricare subito la mia sabbia e tornare a caricare di nuovo
L’operazione è lenta poiché la sabbia di ogni singolo carico deve essere sparsa con attenzione sotto le fondamenta delle cabine di legno
In ogni punto della spiaggia c’è un sorvegliante che supervisiona lo svuotamento di ogni singola carriola
Dopo aver svuotato la mia, faccio trattative con lui, per ottenere di poter scaricare rapidamente il prossimo carico, saltando la coda
Nel carico, oltre alla sabbia, avevo un paio di vecchi zaini pieni di vestiti
Li metto da parte perché il raccoglitore di rifiuti (ed anche spurgatore) li metta nel suo carretto
Prima avevo sognato di spingere mio fratello che era nella sua carrozzina
Dovevamo passare da casa a prender qualcosa
Prima ero lo spingitore, poi mi fermavo, distratto da qualcosa e mio fratello proseguiva da solo nella sua dislocazione
( Maurizio Crispi ) Alla 42^ edizione del 100 km del Passatore (24-25 maggio 2014) hanno partecipato anche gli Scariolanti di Ravenna. Una partecipazione massiccia. Il loro nutrito gruppo ...
(16 marzo 2013) Ier sera (dopo la passeggiata della mattina) ho fatto un sogno
Stavo viaggiando da qualche parte in Inghilterra, con la mia auto.
Ad un certo punto, abbandonavo l'auto in un parcheggio, con tutte le mie cose, valigie e vestiti compresi, e mi avventuravo a fare una gita a bordo d'una barca a motore in un lago
E navigavo a lungo
Poi, alla fine, approdavo: ed era la fine della gita lacustre
L'unico inconveniente era che io fossi approdato in un luogo diverso da quello di partenza
Come fare per riavere la mia auto e tutte le mie cose?
Per qualche motivo che non saprei dire, non potevo muovermi dal punto di arrivo e così incarico qualcuno (che se ne stava lì a ciondolare) di tornare indietro sempre per via d'acqua e riportarmi indietro l'auto
Solo che, quando ormai il battello si era allontanato dalla costa scomparendo alla vista, mi accorgevo che al volenteroso non avevo dato le chiavi dell'auto
La gita di recupero sarebbe andata a vuoto, dunque!
Così pensavo
Non c'era alcun telefono cellulare per comunicare
In più, l'incaricato era solo un illustre sconosciuto che si era offerto di farmi un favore e non sapevo nemmeno come si chiamasse
Il sogno prosegue con molti traccheggi ed arzigogoli.
E ho una sensazione di fatica e di affaccendamento
Più avanti, auto e lago, sembrano essere diventati un capitolo chiuso, come anche il viaggio in cui ero impegnato.
Sono alla guida di un potente escavatore e sto approntando una grande buca dove costruire le fondamenta di un grande palazzo
Ed è qui che il sogno finisce, lasciandomi con uno strascico di riflessioni e associazioni a ruota libera
Curiosità, voglia di cambiamento, disponibilità ad affrontare l'imprevisto e il meraviglioso
La condizione della precarietà dell'essere su di una strada sempre in movimento e senza mai poter mai fare una sosta abbastanza prolungata in uno stesso (e puoi essere sempre in movimento anche mentalmente soltanto, anche se fisicamente sei stanziale in uno stesso luogo)
Il mito di Ulisse, non quello che viene raccontato nell'Odissea, ma quello che parla di sue ulteriori partenze da Itaca sempre sospinto dall'irrequietezza di conoscere: un'erranza che poi conosce, ma solo alla fine, un ritorno, e ciò accade quando Odisseo pianterà nella terrà uno dei remi della sua imbarcazione e gemme e foglie da esso germoglieranno da esso sino a trasformarlo in albero ben radicato
Mi viene da pensare all'essenza metaforica della frase che mi ritrovai a leggere tempo addietro su di una cartolina raffigurante un paesaggio livido con del filo spinato da trincea in primo piano, e ad esso sovrapposta la frase: "Our earthly condition is that of passers-by, of incompleteness moving toward fulfiment and, therefore, of struggle" (frase, la cui fonte è rimasta per me sempre misteriosa e sconosciuta e che, ciò nonostante, mi è rimasta impressa a caratteri di fuoco nella mente, sin da quando ero ventenne)
C'è l'elemento positivo della costruzione
In qualche modo nella nostra vita siamo dei costruttori.
Costruttori di storie.
costruttori di universi e di significati,
costruttori di grandi palazzi di pietra (metaforici e non) dalle fondamenta ben radicate.
Forse il sogno vuole che, ad un certo punto della mia vita, dopo anni di erranza mentale, in un momento "topico", io possa diventare il costruttore di un grande palazzo, con tutte le conseguenze del caso.
Salvo poi, come fece Odisseo che, malgrado il remo trasformatosi in albero, si trovò a ripartire ancora una volta per un ultimo viaggio oltre le Colonne d'Ercole e verso l'irraggiungibile Montagna della Conoscenza
“O frati”, dissi “che per cento milia
perigli siete giunti a l’occidente,
a questa tanto picciola vigilia
d’i nostri sensi ch’è del rimanente,
non vogliate negar l’esperienza,
di retro al sol, del mondo sanza gente.
Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti,
ma per seguir virtute e canoscenza”.
Li miei compagni fec’io sì aguti,
con questa orazion picciola, al cammino,
che a pena poscia li avrei ritenuti;
e volta nostra poppa nel mattino,
de’ remi facemmo ali al folle volo,
sempre acquistando dal lato mancino.
Noi ci allegrammo, e tosto tornò in pianto,
ché de la nova terra un turbo nacque,
e percosse del legno il primo canto.
Tre volte il fé girar con tutte l’acque;
a la quarta levar la poppa in suso
e la prora ire in giù, com’altrui piacque,
Mi accingo al mio lavoretto
di cemento e pietre,
dopo aver tagliato un po’ di erba
C’è chi naviga sul Mekong
o sul Congo
alla ricerca di Kurtz
Guardo navi e barche
solcare il mare
Osservo il profilo di isole lontane
e mai più raggiunte
Seguo con lo sguardo
nuvole flottanti
Io faccio questo:
erba, pietra e cemento
Mi accontento
A scartamento ridotto,
alle prese con la frammentazione dell’Io
Maurizio Crispi (9 marzo 2025)
Sono a casa (almeno) o, meglio, nel mio condominio
In effetti, sono tecnicamente fuori casa, perché sono rimasto chiuso fuori dalla porta e le chiavi sono rimaste dentro
Quindi, mi si pone il problema di rientrare
Salgo al piano di sopra e mi ritrovo a parlare con il condomino che abita nell’appartamento corrispondente al mio
L’idea è quella di calarmi dall’alto dal suo balcone al mio ed entrare così dalla finestra, come farebbe un ladro acrobatico o un Babbo natale delle moderne rappresentazioni popolari (a Natale di vedono tanti babbo Natale che si inerpicano - o ne discendono - lunghe perigliose scalette da equilibrista)
La narrazione del sogno è complicata e ripetitiva e ci sono diversi intermezzi
In una il proprietario del terzo piano, mi dice che ha dovuto cambiare una pavimentazione messa a ricoprire quello originale, perché si tratta di un materiale poco funzionale che malamente aderisce alla pavimentazione sottostante e che dunque scivola con facilità marmo: a causa di ciò è caduto già diverse volte
Ma di quest'aspetto non me ne può fregare di meno
Ma veniamo al momento clou della situazione
Andiamo fuori al balcone, ad ispezionare
C’è una sorta di argano a cui è sospesa una scaletta di ferro (del tipo di quelle usate dagli operai che lavorano su impalcature per passare da un ripiano ad un altro) e a questa ne è stata attaccata un’altra, tipo una scala di casa ordinaria, con delle corde
Per compiere quest’impresa dovrò prima sospendermi nel vuoto, poi scendere i gradini della prima scaletta di ferro, da quel che capisco molto oscillante, per poi passare all’altra scala che vi è legata: un passaggio questo che mi sembra molto temerario, anche perché i legacci che tengono la seconda scala avvinta alla prima mi sembrano alquanto precari ed instabili
Sono molto perplesso ed esitante
Non so se avrò il coraggio di compiere le imprese
Arriva una tizia anziana, esce sul balcone e scende utilizzando questo apparato di emergenza come se questa fosse la sua modalità ordinaria di uscita dall’appartamento
Sono stupito e meravigliato dall’intraprendenza della signora che per di più è molto anziana
Ma come fa?, mi chiedo, E poi con tanta disinvoltura!
Ma il vederla in azione non mi dispone a tentare a mia volta, anzi mi induce ad avere ancora più paura, perché l’ho vista mentre scendeva utilizzando quel dispositivo che oscillava libero nel vuoto ed era stata assolutamente temeraria per quello che potevo vedere, incurante di quello che sarebbe potuto succedere
Poi mi chiedevo, facendo un salto logico, "Ma se io scendo e mi ritrovo sul balcone di sotto e il proprietario dell’appartamento non c’è, come farò a entrarvi e come farò a uscirne?", Ignorando il semplice fatto che ero io il proprietario dell’appartamento di sotto!
Illogicità dei sogni!
Non mi decido
Prendo tempo
Temporeggio
Poi dico al vicino del piano di sopra, "Farò il tentativo solo quando Ale, che è il mio angelo custode, sarà arrivata per assistermi
Solo se lei mi guarda e mi segue col suo sguardo, passo dopo passo, sentirò di essere al sicuro e troverò la confidenza necessaria per affrontare questa prova senza tremiti di paura
Ho fatto dei sogni faticosi questa notte, faticosi nel senso che facevo delle cose faticose, dei lavori ripetitivi che mi lasciavano alla fine con il corpo tutto dolente e i muscoli contratti e carichi di acido lattico
Di queste scorribande oniriche ricordo due dettagli soltanto
In uno ero intento a potare una vite che era del tutto anomala
Era cresciuta a dismisura, formando un tralcio gigante lungo centinaia di metri
Tagliavo via tutte le diramazioni, lasciando intatto il tronco principale, in tutta la sua spropositata lunghezza
Poi, finito questo lavoro, mi accorgevo che dai nodi rimasti venivano fuori delle gemme dotate d'una crescita straordinaria e che, difatti, si sviluppavano a vista d’occhio come se fossero dotate di una forza propulsiva anomala, ma potente ed inarrestabile che mi faceva pensare ad un romanzo horror letto anni addietro, dal titolo Rovine, i cui protagonisti si confrontano con una pianta tentacolare e assassina che, a metà tra un'edera e una liana, infesta un sito archeologico dello Yucatan)
Mi accorgevo che questi nuovi germogli davano origine a tralci di zucca e allora li tagliavo via, uno alla volta
Quando avevo finito, mi accorgevo che dai primi tagli altri tralci - sempre di zucca - avevano ripreso a venire fuori e quindi ricominciavo ad estirparli con rinnovato vigore
In un altro momento, mi muovevo appollaiato su di un enorme macchinario, ronzante e traballante, delle dimensioni di una mietitrebbia
Andavo avanti lungo una trazzera di campagna, solo che il percorso non era libero del tutto
C’era un contadino che lavorava lungo lo stessa strada con una carriola piena dei suoi attrezzi, intento alla "arrimonatura" degli alberi che erano disposti ad intervalli regolari
Ma questa sua carriola, malgrado i miei richiami non la spostava di un centimetro
Sicché il mio macchinario semovente ci sbatteva con grande clangore e poi la sospingeva in avanti, sbatacchiandola, qua e là
Il contadino gridava qualche protesta, prendeva la sua carriola e la spostava più avanti, mettendola in un punto in cui era sempre d’ingombro al mio poter passare liberamente, sicché la stessa scena continuava a ripetersi
Alla fine la carriola, urtata e sbattuta (anche mai schiacciata) era piuttosto malconcia
C’era in questa scena una contrapposizione, un braccio di ferro,
senza apparente soluzione: qui io, appollaiato sulla mia mietitrebbia scoppiettante ero il più forte, almeno in apparenza
Dissolvenza
Sogni faticosi questa notte
é stato tutto un sognare,
di cui non ricordo una mazza
Erano sogni in cui lavoravo,
vedevo pazienti,
mi occupavo di loro,
facevo e dicevo cose
che si ripetevano sempre eguali,
o con piccole variazioni
Una vocina interna mi diceva:
Svegliati! Svegliati!
Così potrai cogliere l’attimo
e guardare da sveglio il tuo sogno,
mentre la finestrella
sulla mente che l’ha sognato
è ancora aperta
Ed invece ho continuato a dormire
in letargo
bloccato in una sorta di catalessi
(torna a casa, Lassie)
che non mi consentiva
movimento alcuno
e che mi privava della volontà
Ad maiora!
La prossima volta forse
potrò cogliere qualche frutto
dal giardino segreto
della mia personale onirolandia
Ho sognato,
ho sognato
ma niente ricordo
Eppure nel dormiveglia,
mi dicevo,
questo me lo devo annotare,
questo debbo scriverlo
Ma intanto continuavo
a dormire poderosamente
e così il sogno mi sfuggiva,
scivolava all’indietro,
risprofondando nel mare nero dell’oblio
Alla fine, mi tiravo su,
sveglio, ma senza ricordo
La prossima notte
porró un dispositivo acchiappasogni
a pencolare sopra la mia testa dormiente
e, così, i sogni catturati
dopo averli districati dalla rete magica
in cui sono rimasti impigliati
potrò visualizzarli
in diretta sullo schermo del PC,
tradotti in vivide immagini
Ho sognato che ero invitato ad un convegno che si svolgeva in un antico palazzo, forse un monastero di antichissima costruzione
C’erano molti che conoscevo tra gli uditori, ma anche tra i relatori
Mi aggiravo tra corridoi ed ampie stanze con il tetto a volta affrescato cercando il salone delle conferenze, ma senza mai trovarlo
Attraversavo poi un ambiente piuttosto ampio pieno di dispositivi tecnologici con un'enorme varietà di macchine ronzanti e lampeggianti, grandi schermi, monitor, tastiere): pensavo che potesse essere una stanza di regia tecnologica o forse anche una centrale operativa di uno Stato maggiore o di un istituto di sorveglianza
Qualcuno mi diceva che dovevo togliermi di lì poiché interferivo con la proiezione delle slide
Ubbidiente, mi abbassavo e cominciavo a camminare carponi, quatto quatto
Poi andavo a casa, con l’idea di mangiare un boccone per poi tornare al convegno dove, secondo il programma avrei dovuto tenere una relazione, il cui orario era fissato per le 13.30
Nella cucina di una casa (che non era la mia, ma era come se lo fosse) trovavo mio figlio Gabriel
Tiravo fuori dalla dispensa una serie di barattoli di vetro contenenti delle conserve sott’olio
Cose diverse che non saprei più descrivere bene, né nominare
Aprivo i diversi contenitori, servivo me e Gabriel del loro contenuto e mangiavo con gusto, spiluccando qua e là
Ricordo che c’erano delle verdurine colte in campagna (e si trattava, forse, di asparagi)
Mentre mangiavo, arrivava la mamma, come era da giovane, vestita con uno splendido abito rosso e un cappellino elegante con la veletta e mi diceva che stava uscendo per andare a quello stesso convegno, dove era stata chiamata a far parte della giuria
“La giuria di cosa?”, mi chiedevo
La mamma intanto se ne andava
Ed io, guardandola, mentre con movenze armoniose, apriva la porta e usciva, mi ritrovavo a pensare che era una donna davvero molto bella
Riprendevamo il nostro pasto
Come piatto forte, veniva il turno di un serpentello intero tutto avvolto nelle sue spire
Lo tiravo fuori dall’olio aromatizzato e lo mettevo su di un piatto
Gabriel mi guardava affascinato, il suo sguardo si muoveva di continuo dal serpentello impiattato a me, e viceversa
Tagliavo il serpentello in pezzi che dividevo equamente tra me e Gabriel
In realtà, guardandolo meglio, mi rendevo conto che era un essere a metà tra un rettile e un gruffaló
Del gruffaló riconoscevo alcuni dettagli inconfondibili
“Il Gruffalò ha terribili zanne, artigli affilati e terribili denti di bava bagnati;
è bitorzoluto, ha ginocchia nodose e terribili unghione.
I suoi occhi sono arancioni e spaventosi e ha la lingua molliccia.
Come potrebbe non far paura il temibile Gruffalò?”
Guardavo l’orologio e vedevo che erano già le 12,45
Pensavo che l’ora si fosse fatta ormai tarda e che rischiavo di non arrivare in tempo per la mia relazione
Non avevo più margine per potermela prender comoda; in verità, entravo un po' in ansia
Quando hai una relazione da tenere devi arrivare sempre con un certo anticipo, per ambientarti e metterti a tuo agio, così mi hanno insegnato
Sono anche in apprensione perché sapevo che la mamma avrebbe fatto parte della giuria che dovrà giudicare il mio intervento
Ripongo il serpentello-gruffaló nel suo barattolo di vetro
Riposiziono ordinatamente tutti i barattoli di vetro nella dispensa
Saluto Gabriel con un bacio in piena fronte e vado via
Dio me la mandi buona!
E qui vado in dissolvenza
Poi ho sognato tanto altro, ma non ricordo più, solo che ero indaffaratissimo e busy
Sono in viaggio in torpedone, in veste di accompagnatore di una squadra di atleti italiani attraverso gli Stati Uniti
Ci ritroviamo ad attraversare paesaggi d'una sconvolgente bellezza
Ad un certo punto, si ha una sosta in una base militare enorme, pena all'inverosimile di soldati, di autoveicoli e di attrezzature. tutto in un indaffaramento brulicante
Un vecchio sottufficiale ci accoglie e ci fa da guida all'interno del l'impianto
Io faccio da interprete con il resto della ciurma che non sa parlare in inglese
Ogni tanto c'è da pagare qualcosa ed io pago (come Totò) quel sottufficiale che è addetto alla cassa (nel ruolo di ufficiale pagatore), utilizzando le banconote del posto di cui lo stesso anziano sottufficiale mi ha dato una scorta, banconote multicolori e di tagli diversi, ma sembrano quelle di Monopoli oppure come quelle di carta moneta transitoria emessa in tempi di guerra
Ogni volta, il resto che rimane da ogni singolo pagamento, lo do a lui come se fosse una specie di piccola mancia o un obolo
Vi è in ciò la reiterazione d'una comica interazione che si ripete di continuo
Alla fine, gli restituisco tutti i soldi che mi ha dato, dicendogli: "Non ha senso fare così! E' una procedura troppo complicata. Se ci sarà da affrontare qualche altra spesa, farò un prelievo al Bancomat".
E meno male che ci abbiamo pensato…
Dicevo che il paesaggio evocava in me qualcosa di familiare
E' vero!
L'installazione militare sembra un analogo sito italiano, antico, d'anteguerra, non uno in particolare, ma uno dei tanti
Stesso tipo di costruzioni, stessa disposizione, con la fureria, l'ufficio del comandante, il magazzino e la mensa, l'edificio delle docce, le camerate e la piazza d'armi per le esercitazioni e, in più in l'à, l'autoparco, con gli automezzi color verde scuro
Mi ricorda in tutto e per tutto uno dei numerosi luoghi in rovina visitati con mio padre, che aveva una passione per i ruderi (se erano stati adibiti a uso militare, ancora meglio) e che ogni volta che ne adocchiava uno mi portava con sé ad esplorarlo
Una volta, zampettando nell'erba alta che ostruiva quasi per intero una vecchia casamatta merlata (la "Casamatta di Bellolampo", che si trova lungo la strada che conduce da Palermo a Montelepre, passando da Bellolampo, proprio in corrispondenza del bivio per Torretta), mi ritrovai le gambe nude (i miei erano fanatici - come del resto si usava allora - del calzoncino corto sino a età adolescenziale, ma - d'altra parte - così si usava a quel tempo), completamente ricoperte da un tappeto brulicante di orrende formiche nere (e c'era ad accrescere il carico anche qualche ragnetto) e, se non ci fosse stata la mamma, non so cosa mi sarebbe accaduto. Forse, quelle formiche così numerose e agguerrite mi avrebbero mangiato senza nemmeno chiedermi il permesso.
C'era una specifica divisione di ruoli tra i miei genitori, come si vede da questo piccolo episodio: mio padre era l'esploratore, mentre la mamma rappresentava la stabilità e la sicurezza delle retrovie
E, quindi, cercando di sviscerare questa assonanza, indugio a parlare a lungo con il sottufficiale, dicendo delle similitudini che mi pare di riconoscere in questo impianto e di ciò che già conosco
La differenza è che, dappertutto, ci sono delle modernissime ed inquietanti attrezzature da guerra
L'insediamento si trova a piedi di un monte brullo che ascende rapidamente verso l'alto, il pendio totalmente brullo e roccioso
Di fronte alla base, si apre il mare sconfinato d'un azzurro profondo. Ma anche lì ci sono due macchinari di proporzioni titaniche. Sembrerebbero due enormi escavatori, talmente grandi da far sembrare il mare antistante profondo appena pochi centimetri, mentre la sua profondità, anche vicino a riva, è ragguardevole
I due escavatori sono impegnati in una lotta aspra e senza tregua, avventandosi l'uno contro l'altro e mettendo in azione diversi dispositivi mobili per sconfiggere l'avversario o per fiaccarne la resistenza.
E di continuo si ode, poco attutito dalla distanza, un clangore di lamiere
Una vera lotta tra titani tecnologici
Mi pare di ritrovarmi, seduto in prima fila, a guardare un fantastico film con l'incredibile Hulk in azione.
E questo comunico al sottufficiale di collegamento che mi guarda stranito e perplesso.
Era diventato davvero troppo dispendioso in termini di tempi richiesti alimentarli entrambi, anche perchè nati per caso, mentre
armeggiavo - ancora alle prime armi - per creare un blog, me li ero ritrovati ambedue, benchè la mia idea originaria fosse stata quella di averne uno solo. Infatti, non a caso, le loro
intestazioni erano abbastanza simili: creatone uno - non ricordo quale dei due per primo - lo ho "perso" (per quanto strano ciò possa sembrare) e mi diedi alacremente da fare per ricrearne uno
nuovo. Qualche tempo - nel frattempo ero divenuto più bravino - il blog perso me lo ritrovai).
Ohibò! - dissi a me stesso - E ora cosa ne faccio?
La risposta più logica sarebbe stata: Disattiviamolo!. E invece...
Mi dissi: li tengo tutti e due. E così feci. E' stato bello finchè è durato...
Ma giocare su due tavoli - e sempre con la stessa effcienza - è molto complicato, ancora di più quando i tavoli diventano tre e
poi quattro e via discorrendo....
Con overblog ho trovato una "casa" che mi sembra sicuramente più soddisfacente e così, dopo molte esitazioni, mi sono deciso a
fare il grande passo del trasloco, non senza un certo dispiacere, perchè il cambiamento induce sempre un po' di malinconia e qualche nostalgia.
E quindi ora eccomi qua.
E quello che ho fatto - ciò mi consola molto - rimane là e chiunque se ha la curiosità può andare a dargli un'occhiata.