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20 marzo 2025 4 20 /03 /marzo /2025 11:33
(foto di Maurizio Crispi)
(foto di Maurizio Crispi)
(foto di Maurizio Crispi)
(foto di Maurizio Crispi)
(foto di Maurizio Crispi)
(foto di Maurizio Crispi)
(foto di Maurizio Crispi)
(foto di Maurizio Crispi)
(foto di Maurizio Crispi)
(foto di Maurizio Crispi)
(foto di Maurizio Crispi)
(foto di Maurizio Crispi)
(foto di Maurizio Crispi)
(foto di Maurizio Crispi)

(foto di Maurizio Crispi)

La nave della Santuzza (Foto di Maurizio Crispi, 2013)

(16 marzo 2013) Ier sera (dopo la passeggiata della mattina) ho fatto un sogno

Stavo viaggiando da qualche parte in Inghilterra, con la mia auto.
Ad un certo punto, abbandonavo l'auto in un parcheggio, con tutte le mie cose, valigie e vestiti compresi, e mi avventuravo a fare una gita a bordo d'una barca a motore in un lago
E navigavo a lungo
Poi, alla fine, approdavo: ed era la fine della gita lacustre
L'unico inconveniente era che io fossi approdato in un luogo diverso da quello di partenza
Come fare per riavere la mia auto e tutte le mie cose?
Per qualche motivo che non saprei dire, non potevo muovermi dal punto di arrivo e così incarico qualcuno (che se ne stava lì a ciondolare) di tornare indietro sempre per via d'acqua e riportarmi indietro l'auto
Solo che, quando ormai il battello si era allontanato dalla costa scomparendo alla vista, mi accorgevo che al volenteroso non avevo dato le chiavi dell'auto
La gita di recupero sarebbe andata a vuoto, dunque!
Così pensavo
Non c'era alcun telefono cellulare per comunicare
In più, l'incaricato era solo un illustre sconosciuto che si era offerto di farmi un favore e non sapevo nemmeno come si chiamasse

Il sogno prosegue con molti traccheggi ed arzigogoli.
E ho una sensazione di fatica e di affaccendamento

Più avanti, auto e lago, sembrano essere diventati un capitolo chiuso, come anche il viaggio in cui ero impegnato.

Sono alla guida di un potente escavatore e sto approntando una grande buca dove costruire le fondamenta di un grande palazzo

Ed è qui che il sogno finisce, lasciandomi con uno strascico di riflessioni e associazioni a ruota libera

Curiosità, voglia di cambiamento, disponibilità ad affrontare l'imprevisto e il meraviglioso
La condizione della precarietà dell'essere su di una strada sempre in movimento e senza mai poter mai fare una sosta abbastanza prolungata in uno stesso (e puoi essere sempre in movimento anche mentalmente soltanto, anche se fisicamente sei stanziale in uno stesso luogo)

Il mito di Ulisse, non quello che viene raccontato nell'Odissea, ma quello che parla di sue ulteriori partenze da Itaca sempre sospinto dall'irrequietezza di conoscere: un'erranza che poi conosce, ma solo alla fine, un ritorno, e ciò accade quando Odisseo pianterà nella terrà uno dei remi della sua imbarcazione  e gemme e foglie da esso germoglieranno da esso sino a trasformarlo in albero ben radicato

Mi viene da pensare all'essenza metaforica della frase che mi ritrovai a leggere tempo addietro su di una cartolina raffigurante un paesaggio livido con del filo spinato da trincea in primo piano, e ad esso sovrapposta la frase: "Our earthly condition is that of passers-by, of incompleteness moving toward fulfiment and, therefore, of struggle" (frase, la cui fonte è rimasta per me sempre misteriosa e sconosciuta e che, ciò nonostante, mi è rimasta impressa a caratteri di fuoco nella mente, sin da quando ero ventenne)

C'è l'elemento positivo della costruzione
In qualche modo nella nostra vita siamo dei costruttori.
Costruttori di storie.
costruttori di universi e di significati,
costruttori di grandi palazzi di pietra (metaforici e non) dalle fondamenta ben radicate.


Forse il sogno vuole che, ad un certo punto della mia vita, dopo anni di erranza mentale, in un momento "topico", io possa diventare il costruttore di un grande palazzo, con tutte le conseguenze del caso.

Salvo poi, come fece Odisseo che, malgrado il remo trasformatosi in albero, si trovò a ripartire ancora una volta per un ultimo viaggio oltre le Colonne d'Ercole e verso l'irraggiungibile Montagna della Conoscenza
 

Il naufragio della nave di Ulisse (Anonimo Fiorentino)

“O frati”, dissi “che per cento milia
perigli siete giunti a l’occidente,
a questa tanto picciola vigilia

d’i nostri sensi ch’è del rimanente,
non vogliate negar l’esperienza,
di retro al sol, del mondo sanza gente.

Considerate la vostra semenza: 
fatti non foste a viver come bruti, 
ma per seguir virtute e canoscenza”.

Li miei compagni fec’io sì aguti,
con questa orazion picciola, al cammino,
che a pena poscia li avrei ritenuti;

e volta nostra poppa nel mattino,
de’ remi facemmo ali al folle volo,
sempre acquistando dal lato mancino.

Noi ci allegrammo, e tosto tornò in pianto,
ché de la nova terra un turbo nacque,
e percosse del legno il primo canto.

Tre volte il fé girar con tutte l’acque;
a la quarta levar la poppa in suso
e la prora ire in giù, com’altrui piacque,

infin che ’l mar fu sovra noi richiuso.

 

(Dante, Inferno, Canto XXVI)

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15 marzo 2025 6 15 /03 /marzo /2025 09:12

Ho scritto questa nota dopo che due enormi eucalipti che crescevano rigogliosi nel giardino privato del condominio di fronte erano stati tagliati a pezzi ed eradicati
Questi due alberi facevano ombra e ospitavano una miriade di uccelletti.
Qualcuno ha decretato che dovessero essere abbattuti.
Il mio cuore ha sanguinato
Ho perso degli amici, un riferimento abituale nel mio panorama quotidiano
Nel corso della notte successiva - una notte di sonno inquieto - ho trascritto questa nota

Maurizio Crispi (15 marzo 2024)

I due eucalipti smembrati in via Lombardia (15 marzo 2025) - foto di Maurizio Crispi

Respiro stertoroso
Fischi e ronchi 
Una vera sinfonietta
Catarro di gola
Colpi di tosse
Non so se io stia sognando
tutto ciò 
o se mi capita davvero
Mi sveglio
Mi alzo
Bevo dal rubinetto
Meglio?
Forse si!
O forse no
Mi si chiude la gola
Mi sembra di soffocare se
Penso all’albero segato del giorno prima,
il grande eucalipto che si ergeva 
davanti alla finestra della camera da letto 
Impietosamente tagliato a pezzi ed eradicato
da becchini forniti di motosega
Penso a tutti gli alberi del mondo
minacciati dalle motoseghe
e da altri strumenti letali 
Penso al loro sussurro che si affievolisce
sino a spegnersi del tutto
mentre vengono uccisi e depezzati

Penso al sussurro del mondo
compromesso
Penso che il mio respirare
sia intimamente collegato 
a quello degli alberi
Cosa accadrebbe se
nel momento in cui si sega un albero
la stessa ferita letale comparisse 
nel corpo dell’aguzzino?

Colpo su colpo
Ecco, dovrebbe arrivare il momento 
in cui la natura si vendica
Tutto è uno
Tutto è connesso
Per ogni albero che si uccide
saranno in molti a dover morire
avvelenati, smembrati, senza più respiro

Forse ho sognato
oppure, forse,
tutto questo non è sogno

Accadrà davvero
o sta già accadendo

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10 marzo 2025 1 10 /03 /marzo /2025 06:35

Un maldestro scherzo in rima, a partire dal fastidi martellio proveniente dal piano di sopra dove stavano facendo dei lavori di ristrutturazione

Maurizio Crispi (10 marzo 2025)

Il Centauro

C’è un martellatore assiduo e solerte
sopra la mia testa
Una salva di colpi
poi silenzio
Poi ancora di nuovo una scarica 
Gli intervalli tra una salva e l’altra
sono irregolari, difformi
e quindi ogni ripresa
porta ad un sobbalzo
perché non ci si abitua mai
ad un ritmo uniforme
Anche il suono del martellamento
è diseguale
A volte lieve, come una carezza
Altre volte, sonoro ed impetuoso
A volte è pigro, 
altre rapido ed efficiente,
quasi aggressivo
Cosa starà facendo
questo martellatore?
Mi manda dei messaggi morse
oppure non c’è alcun nesso
O forse si tratta del centauro Nesso
che cerca di andare al cesso
prima di recarsi al consesso
e li indossare una bianca camicia
intrisa di sangue tossico? 
Non so
E vorrei proprio saperlo
Ma, in fondo, tutto è connesso,
anche se alimentare qualche dubbio
é pur sempre concesso
soprattutto durante l’amplesso,
anche se qui il potere critico
é fortemente compromesso,
se è consumato l’amplesso 
all’ombra del grande cipresso
C’è invece chi per scoprire il nesso
s’arrampica lesto 
sull’albero di bompresso
e vi si mette genuflesso
in attesa di essere estromesso
dal consesso, ma anche dal congresso

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26 febbraio 2025 3 26 /02 /febbraio /2025 05:13

Questo scrissi il 26 febbraio 2016, coniugando un'annotazione diaristica con la trascrizione di un sogno in cui come elemento clou, compare un appartamento segreto, ricorrente nelle mie occorrenze oniriche di quel periodo

Maurizio Crispi (26 febbrai 2016)

Biglie di vetro (dal web)

L’esordio é stato quello di una giornata uggiosa

Sono uscito a piedi, senza Frida

Che strana sensazione avvertivo: mi sembrava di essere monco di qualcosa

Cos'era?

Non so

Ma, in fondo, nulla di cui preoccuparsi: Frida ha pernottato da mio figlio Francesco e sarà ospite da lui nel fine settimana (per suo espresso desiderio)

Dunque, senza la cagnolina al mio fianco, mi sono sentito un po’ più solo e un po’ più vulnerabile

Ho camminato, facendo ginnastica in cammino: e poi, esercizi itineranti di squatting, di allunghi e piegamenti sulle braccia
Dulcis in fundo, ho fatto quattro periodi di corsa da 1’15 secondi, con 45” di camminata veloce: le mie corsette da pensionato sul viale del tramonto che tuttavia mi hanno procurato una dolce e benefica sudorazione profusa

Al passaggio dal fiorista all’angolo con Viale delle Magnolie ho salutato come sempre il fiorista ghanese che qui fa il turno di notte e che è sempre felice di essere salutato

Mentre prima avevo incrociato la solita podista scontrosa e passapititto, faccia di bronzo e scura nei suoi occhiali da sole che non dismette mai (anche quando fa buio fondo, prima del sorgere del sole), che non saluta mai, nemmeno in contraccambio: infatti, se prima la salutavo, fedele alla mia linea, ora ho smesso

Un saluto non si dovrebbe mai negare a nessuno

Il giorno evolve pigro, i rumori da fuori giungono ovattati.

La città oggi non osa svegliarsi, parrebbe.

La memoria dei morti mi perseguita

Poi, nel corso della giornata, forse nel corso di un pisolino pomeridiano, ho fatto questo sogno

Biglie di vetro (dal web)

Ho sognato di un appartamento misterioso di cui, casualmente, nel sogno scoprivo l’esistenza. Immenso, quasi un intero palazzo, stanze vuote e vaste come piazze d’armi

Per accedere ho dovuto superare una porta blindata, digitando un codice per mezzo di un tastierino numerico. E il codice numerico era lo stesso che adopero per alcuni dispositivi come il mio I-phone

Mi ci aggiravo dentro con curiosità e meraviglia, sperimentando una sensazione di déjà  vécu

Ero certo di esserci già stato in passato e di avere considerato questo grande appartamento come un mio rifugio sicuro

Dopo avere indugiato a lungo passando da una stanza all’altra (tutti gli ambienti erano vuoti e polverosi, come se da tempo fossero stati inutilizzati) arrivavo ad un’altra porta e qui per uscire dovevo di nuovo digitare un codice numerico: e, di nuovo, ha funzionato il mio codice segreto

All’esterno la porta blindata era completata da una seconda porta a soffietto che, però, appariva tutta scassata e percorsa da lunghe spaccature longitudinali. Dovrò chiamare il falegname, ho pensato.
Sembrava che questa porta si affacciasse su di un centro di accoglienza per migranti: all’esterno, infatti, bighellonavano molti africani dalla pelle color ebano, mentre altri erano seduti a lunghi tavoli dentro un grande capannone, attrezzato come un grande refettorio

Pensavo che quella porta dovesse essere riparata sollecitamente, poiché altrimenti i rifugiati avrebbero trovato un modo per entrare nell'appartamento segreto e lo avrebbero occupato abusivamente

Poi, più tardi - sempre nel sogno -, cercavo di raccontare questa mia esperienza ad un interlocutore sconosciuto, anzi senza un volto (poichè la sua faccia era in ombra ed era impossibile scorgerne i tratti)

Tra me e lui c’era una fila di grosse formiche di passaggio ed io, ogni volta, che il mio interlocutore - con la mimica e la gestualità - mostrava di non comprendermi gli lanciavo addosso le grosse formiche amazzoniche con il dito, come si fa quando si colpisce la piccola pallina (di plastica o vetro, utilizzata nel gioco delle biglie).

 

Il metodo classico per tirare la biglia è quello di appoggiare la biglia per terra e la si lancia verso il bersaglio colpendola con l'unghia del dito medio o dell'indice, che scatta dopo avergli premuto contro il polpastrello del pollice.  Questa operazione si svolge tenendo la mano appoggiata a terra o rasente ad essa. 

 

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22 febbraio 2025 6 22 /02 /febbraio /2025 09:03

22 febbraio 2014

Maurizio Crispi (22 febbraio 2014)

Il mostro di Lochness

E' splendido il paesaggio sulla laguna

 

La superficie dell'acqua è immota

e d'una cristallina trasparenza

ma se cambia la direzione del vento

vi si potranno riflettere il cielo

e le nuvole candide

 

Il grosso tronco di un albero

semi-calcificato,

caduto chissà quanto tempo prima,

giace immerso a metà nell'acqua,

appoggiato ad un gruppo di rocce bianche

aggettanti da terra

a formare un piccola insenatura

 

Tra il tronco e le rocce s'è formata

una piscina naturale di grande bellezza

che io ammiro estasiato,

La sensazione estatica, tuttavia,

non m'impedisce di intervenire

per spostare il tronco

in una posizione più congeniale

 

Mi sembra che, così com'è,

tutto messo di sghimbescio

possa scivolare

e vorrei incastrarlo meglio tra le rocce

 

Tentativi sovrumani sono i miei

e non portano all'esito sperato

 

Scivolo sul greto sabbioso, ansimante,

(e la sabbia candida è di un bianco abbacinante)

e giaccio a lungo prostrato

con il corpo semisommerso

nell'acqua trasparente

 

E, mentre mi riprendo,

ecco che scorgo,

mentre si spinge nella mia direzione

un serpente d'acqua,

enorme,

fuori misura,

ben più grande di un ananconda

 

Anaconda nel  film "La Furia dei Cento Veleni" (dal web)

Vedo affiorare la sua testa triangolare

e la lingua biforcuta dardeggiare

fuori dalla bocca senza labbra,

semiaperta

 

Il bestione si muove agile, senza sforzo,

davanti al lui l'acqua appena smossa

disegna sottili cerchi concentrici

che si espandono verso di me,

accarezzando il mio fianco a loro esposto.

 

Sono preso dalla meraviglia e dall'incanto 

di ciò che osservo

e penso con orrore 

che si tratta d'un serpente d'acqua,

GIGANTE,

pari forse soltanto al mitico 

mostro di Loch Ness 

nelle rappresentazioni di più fervida fantasia

e nei bestiari e nei trattati di zoologia fantastica

 

Posso appena indovinarne le dimensioni

mentre si avvicina, facendomi la corte

 

Il senso di meraviglia è adesso sovrastato da quello di minaccia

e dalla claustrofobica anticipazione d'un abbraccio letale

 

Già sento il freddo tocco delle sue squame

sulla pelle del mio addome 

e sono certo che presto apprezzerò

la sua stretta tenace

mentre l'aria viene strizzata fuori

dal mio petto in un ultimo urlo

 

Provo a scappare via

con un guizzo

ma il mio corpo non risponde,

rimane immobile 

come quel tronco morto

 

Una voce risuona nella mia testa

"Mauri the Lowry, Mauri the Lowry"

mi ripete suadente e benevola

 

Ed io mi risveglio di colpo

nel cuore della notte

quieta e tranquilla

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22 febbraio 2025 6 22 /02 /febbraio /2025 08:36

Mi sono imbattuto in un sogno del 22 febbraio 2010,
mai trascritto prima nei blog
Questa notte ho fatto
un sogno complesso di cui ricordo poco
Ero all'interno di una prigione
(e non ricordo quale fosse il mio ruolo,
se operatore o prigioniero)
Camminavo attraverso un vasto cortile
cinto da alte e possenti mura,
con torrette di guardia ad intervalli regolari
Il terreno era incolto e piene di erbe infestanti
cresciute quasi ad altezza d'uomo
in gran parte già disseccate dalla calura
Pensavo che ci fosse bisogno urgente di manutenzione
Intanto, assieme ad altri,
camminavo, guadando la distesa d'erba,
con piccole spine che mi s'attaccavano ai vestiti
ed altre che mi pungevano e graffiavano le mani

Poi, arrivavo in un luogo riparato e qui, su di un tavolo,
c'erano frammenti di bicchieri
Bicchieri ordinari, per carità,
bicchieri di casa
Pensavo allarmato che qualcuno avrebbe potuto tagliarsi
oppur usare uno dei pezzi più grandi come arma
per offendere e ferire
Li raccoglievo e li avvolgevo in pezze di stoffa
in modo tale che maneggiando gli involti
nessuno potesse incautamente farsi del male
Poi, cercavo di capire chi potesse essere l'autore del danno
Ma - per quanto riflettessi - non arrivavo a nessuna conclusione attendibile
Più avanti, trovavo un pentolino rovesciato per terra
contenente cinque bicchieri allungati
Questi, fortunatamente, nella caduta
non s'erano rotti
Sollevavo il pentolino
e lo mettevo al sicuro
su d’un tavolo
Ne parlerò con Ale
Forse lei mi darà una chiave

Poi, dando un occhiata
alle "memorie" di Facebook
relative al 22 febbraio
ritrovavo questo sogno perduto e dimenticato,
una quasi incredibile concidenza!

Maurizio Crispi (22 febbraio 20210)

Vetro infranto ed incrinato

Reticolo di crepature su vetro

Sono in piedi vicino ad una finestra dalle grandi vetrate, con i battenti spalancati. All'improvviso, sento un scricchiolio secco e osservo che nel vetro s'è formata una crepa che rapidamente si estende e si ramifica

Mi mette ansia questo incessante scricchiolio ed anche il veloce estendersi e ramificassi delle crepe

Temo che, di colpo, le vetrate possano cedere e, precipitando a pezzi, ferirmi malamente. La vetrata, in effetti, comincia a venire giú 

Prima cerco di deviare la traiettoria dei frammenti.  Poi, quando mi rendo conto che si tratta di una mission impossible, tento di allontanarmi il più rapidamente possibile

Ma è come se si fosse innescato uno tsunami. È troppo tardi per mettermi in sicurezza  

La frammentazione del vetro si faceva sempre più rapida, procedendo ad un ritmo esponenziale 

L'aria si riempie d'una finissima polvere silicea derivante dalla minuta l’articolazione del vetro che é dovunque per quanto invisibile

La pelle mi si ricopre di particelle silicee, taglienti, e i polmoni ne sono colmi

Mi sento la pelle tutta ricoperta da queste particole, che mi entrano negli occhi, nelle narici, in bocca, nelle orecchie

La pelle non respira più

Appena cerco di liberarmi da questa coltre sottile come un velo, ma scintillante, lacero la pelle del volto che, istantaneamente, si trasforma in una maschera di sangue

Come pure prendo a sanguinare dal naso, dalle orecchie, dalla bocca

Sangue dovunque  

A questo punto, mi sono svegliato di botto, straniato

(Dissolvenza)

I sogni non mi fanno mai disperare
Alcuni sono semplicemente meravigliosi perché ti fanno entrare in mondi sconosciuti
Sono come delle porte che ti si aprono davanti, consentendoti di dare un occhiata a universi possibili e alternativi

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21 febbraio 2025 5 21 /02 /febbraio /2025 06:33

Ho sognato che,
al termine d’un lauto pasto
mi veniva servito un dessert delizioso
Mi accingevo a gustarlo
già con l’acquolina in bocca
prodotta dalla sola vista
Mi guardavo attorno,
sentendomi spaesato
Dov’é il mio dessert?
Non c’è n’era traccia
Ero nella mia macchina
e nel tepore del sole
mi ero addormentato
d’un sonno immediato
e profondo
Mi è rimasta la voglia di quel dolce,
con le papille gustative
inutilmente allertate
Quasi quasi mi metterei
di nuovo a dormire
per ritornare a quel sogno
e degustare quel sontuoso dolce

Maurizio Crispi (21 febbraio 2022)

Un sogno recuperato, un sogno di delizia gastronomica... che, sul più bello, mi viene sottratta, un sogno tantalizzante, si potrebbe dire.
Ma, orsù, vi ricordate di Tantalo? Chi era costui?
Ma io, quali offese ho arrecato agli Dei, per dover essere tantalizzato, sia pure nel sogno?

 

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21 febbraio 2025 5 21 /02 /febbraio /2025 06:21

Ho sognato un’Arca,
un’Arca santa e dell’Alleanza
Molti come me.
hanno visto in sogno
questa stessa Arca,
identica la foggia
identico il contenuto
È sorprendente questa consonanza
Perché capita?
Non so!
L’Arca è di legno pregiato
ed è fornita di manici per il trasporto
La sua parte centrale è rivestita
d’oro e d’argento,
lavorati in lamine sottili, a sbalzo
Il contenuto dell’Arca
è indescrivibile,
anzi è inconoscibile
Volerlo conoscere
agli arditi che volessero tentare
impone un rischio
cui nessuno sente di esporsi
Troppa Conoscenza,
tutta assieme,
potrebbe folgorare
in un solo istante
l’incauto esploratore
Ma quest’Arca è anche
galleggiante
Infatti, nel mio sogno,
la vedevo allontanarsi per mare,
spinta dai flutti e dalle correnti

Tutto qua

Maurizio Crispi (21 febbraio 2024)

Il sogno dell'Arca
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21 gennaio 2025 2 21 /01 /gennaio /2025 06:19

Si tratta della rielaborazione di un sogno nella notte tra il 20 e il 21 gennaio 2013

Maurizio Crispi (21 gennaio 2013)

Riflessi su superfici convesse (Escher)

Sono davanti all'ingresso di un ospedale: proprio sulla rampa che consente agli autoveicoli e ai mezzi di soccorso di arrivare fin davanti alla porta a vetri, sporge un grosso puntale di ottone, tirato a lucido, che termina con una una superficie convessa che riflette tutto quello che c'è attorno, deformandolo

Ai piedi della rampa si distende una grande folla anonima, tutti in silenzio, vestiti di grigio, stretti l'uno all'altro come pecore che fanno la ruota per proteggersi dal caldo. Tengono la testa china, quasi avessero paura persino del loro stesso respiro

Mi giro attorno, pieno d'ansia, cercando qualcuno per avvisarlo del pericolo di quello spuntone di ottone sporgente, che potrebbe danneggiare o sventrare i veicoli in arrivo

Nessuno mi dà conto, però: sembra che io sia l'unica persona attiva e capace di iniziative in una dimensione in cui si respira l'imminenza della morte.Non sapendo come fare per scongiurare il pericolo cui altri sono sottoposti, decido di raccogliere una documentazione fotografica, per sporgere eventualmente una denuncia dell'incuria e della negligenza di cui sono testimone

Ma a chi? Non so, ma intanto è bene procedere con la dannata documentazione fotografica

Ma, avvicinandomi all'oggetto incriminato e alla sua superficie curva, rimangono affascinato dai riflessi cangianti che vi scorgo, quasi stessi guardando dentro una sfera magica

I miei intenti si disfanno così in un batter d'occhio, come neve al sole, ed indugio a lungo fotografare quei caleidoscopici riflessi

Dopo, avendo abbandonato quello scenario, cammino per la città: tutto è disfatto e fatiscente

Le case della vecchia Palermo sembrano tutti semi-demolite, come per effetto di un progetto folle di risanamento o di un bombardamento bellico o di un terremoto: quale che sia la causa una grande catastrofe biblica si è abbattuta sulla città

Di molte delle case, totalmente sventrate ma ancora miracolosamente in piedi, si vede l'interno

Dentro le macerie di uno stretto edificio in cui, penzolante dall'architrave della porta d'ingresso, si legge un'insegna - un tempo luminosa - su cui sta scritto "Albergo Italia", lungo scale pericolanti impietosamente scoperte dal crollo dell'involucro esterno, si arrampica una coppia di sposi, lei in un bianco abito nuziale tutto vaporoso, lui agghindato e azzimato. In tanto sfascio sembrano personaggi finti, tratti forse da una cartolina. Sono seguiti a ruota dal cameraman e dal fotografo che cerca di farli mettere in pose adeguate, in modo da fissare per sempre la letizia del giorno con uno scenario fuori dall'usuale. Ci mancano solo un regista di matrimoni e un curatore d'immagine e la finzione narrativa dell'evento sarebbe perfetta

Da lontano cerco di fotografare la scena, cercando di trovare l'inquadratura più idonea e zoomando in avanti per avvicinare il punto di ripresa il più possibile

Abbandono questo luogo e, dopo aver camminato ancora per un po', giungo in una grande struttura in smobilitazione

Qui, incontrandomi con altri (tutti con l'aspetto di sopravvissuti), dico loro che persino l'Albergo Italia è semidistrutto, quasi che a loro - disastrati - potesse importare una simile notizia

Tutti gli abitanti di questa struttura e tutti coloro che lavorano qui dentro devono essere smobilitati nel giro di poche ore.  C'è nell'aria una certa frenesia che fa da contrappunto al senso di rassegnazione

Prima che si vada via, il medico legale, dovrà eseguire un'ultima autopsia sul corpo di una Drag Queen

E non chiedetemi cosa ci facesse una Drag Queen in un simile frangente!

Tutti sono invitati ad uscire, mentre nel grande stanzone spoglio e affollato di macerie rimangono soltanto il medico legale e la Drag Queen distesa su di una barella improvvisata

Quando rientro, la stanza è deserta

Dimenticato in un angolo sopra un mucchio di macerie scopro con raccapriccio un lungo pene di dimensioni elefantine, appena reciso

Mi ritrovo a pensare che il medico legale, nel corso della sua "visita" abbia proceduto all'evirazione della Drag Queen per ricondurla ad una condizione di armonia cosmica.

 

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13 gennaio 2025 1 13 /01 /gennaio /2025 08:15

Ho scovato, scartabellando tra i "ricordi" che FB giornalmente mi propone, questa nota del 13 gennaio 2011 che riporta la trascrizione di quattro sogni.
Eccoli

Maurizio Crispi (13 gennaio 2011)

1. Metamorfosi

La costa di Capo Gallo (foto di Maurizio Crispi)

Ero a mare,

immerso a mezza vita

nell’acqua bassa

e cercavo di tenere sotto controllo

una canoa da mare e una iole singola

Era un compito arduo

e avevo a difficoltà a tenere ben ferme

le due imbarcazioni

mosse di continuo dalla corrente.

Ero costretto a risalire a terra a cercare aiuto

Quando tornavo

entrambe le barche erano semiaffondate:

la iole da mare capovolta

e la canoa, pure, piena d'acqua e quasi sommersa

Con abili gesti rovesciavo le due barche,

prima una e poi l'altro

e le svuotavo di gran parte dell'acqua

Quando era il momento di compiere l'operazione

con la canoa,

tuttavia,

venivo ostacolato

dall'improvviso comparire dalla profondità del mare

di un sub a fine immersione

che, mentre emergeva, si liberava di tutta l'attrezzatura

che risaliva a galla

Il GAV pieno d'aria, in particolare,

s’incuneava sotto la canoa e le faceva da galleggiante,

riportandola più velocemente in superficie

Riportavo le due barche sul pontile,

Qui la canoa si tramutava

in un lungo serpente d'acqua

Io, pieno di meraviglia, rimanevo immobile

ad osservare la metamorfosi

Il serpente si arrotolava,

formando molte spire intrecciate

proprio sull'orlo della banchina

e, con curiosità stupefatta,

notavo che il suo ventre biancastro e traslucido

era ricoperto da una miriade di mammelle

 

2. Tsunami

In allenamento in doppio di coppia con Gianfranco Briguglia, Porto di Palermo (dall'archivio fotografico di Maurizio Crispi)

Sono su un'imbarcazione da canottaggio e navigo sul vasto mare, lontano dalla costa.

La barca è uno skiff, instabile e sottile come un fuso.

Basta niente per rovesciarlo: è uno scafo che richiede acque tranquille.

Basta un niente perché le grandi pale dei remi rimangano impigliate sott'acqua e ti facciano capottare.

E ciò può capitare tanto più facilmente se non hai una tecnica di esecuzione perfetta.

E' da tempo che non vogo su una barca siffatta e sono un po' in apprensione.

Sì, dopo tanto tempo, mi sento un po’ arrugginito.

Ogni tanto i remi sbattono sulla superficie e sento lo scafo oscillare, ma – nel complesso - ho la situazione sotto controllo.

Ciò mi conforta e mi riempie di euforia.

Certo, mi rendo conto che non sto vogando nella maniera corretta e che, per minimizzare le scosse e i disequilibri, muovo poco il carrello oppure inclino troppo la schiena all'indietro, per facilitare e rendere più fluido lo svincolo.

Godo del paesaggio marino.

I gabbiani volano in alto e ogni tanto scendono verso la superficie. Altri galleggiano pigramente, assieme alle gallinelle d'acqua.

La superficie del mare è liscia e riflette il cielo.

Ma all'improvviso, alla mia sinistra, vedo levarsi un'onda gigantesca il cui corpo assume una tonalità verde-cupo, mentre la sommità alta almeno 5-6 metri già comincia a sfrangiarsi.

Sono allarmato: mi chiedo come farò a resistere all'impatto della gran massa d'acqua.

La bellezza di prima si trasforma in cupa minaccia e in apprensione.

 

3. L’incontro con il baro

La scopa magica (foto di Maurizio Crispi)

Sono impegnato in una partita a carte con un avversario di cui non conosco l'identità.

Non capisco nemmeno a quale gioco io stia giocando.

Ho in mano le mie carte.

Mi sembra di avere una combinazione favorevole e mi preparo a fare la mia mossa.

Tuttavia, sul più bello, scivolo in un micro-sonno.

Quando mi risveglio noto che le carte sul tavolo sono diverse da prima e che, dunque, la mano non mi è più favorevole.

Penso subito che qualcuno, approfittando della mia “assenza” le abbia manipolate.

In preda all’ira, butto sul tavolo le mie carte e, alzandomi bruscamente, lo rovescio con tutto ciò che vi è sopra.

Me ne vado, lasciando in tredici il mio avversario, dopo avergli gridato che è un baro e un imbroglione.

 

4. Il palazzo in rovina

C'è una grande festa di ragazzi (forse dell'età di mio figlio). Una grande confusione, grida, baccano, musica a tutti volume, vetri e bicchieri infranti.

La festa si svolge all'esterno d’una grande casa, in una spaziosa terrazza.

Entro in casa.

La casa nell'uliveto (foto di Maurizio Crispi)

Dappertutto ci sono affilate lame di cristallo che spuntano dai pavimenti o pendono dal soffitto.

Cocci di vetro sparsi dovunque.

Sono preoccupato: temo che qualcuno dei ragazzi possa ferirsi.

Vado avanti circospetto e penetro sempre più all'interno della misteriosa dimora.

Sgocciolio di acqua. Tubi rotti, da cui sgorgano enormi quantità d'acqua.

Sono un po' contrariato: penso che tutto ciò sia il frutto di atti di vandalismi di qualcuno degli invitati.

Cerco di limitare i danni e tappare le falle.

Ma è un lavoro improbo dagli incerti risultati.

Man mano che vado avanti, gli ambienti si fanno sempre più claustrofobici.

Le stanze spaziose e gli ampi corridoi si tramutano in stretti cunicoli, sempre più bassi, le pareti stillanti umidità rivestite di muffe verdognole che, solo a sfiorarle, mi riempiono di ribrezzo.

Sono costretto, ad un certo punto, a camminare carponi, tanto le volte sono basse.

Spero di ritornare di nuovo all'ariosità di prima.

Ma, come son messo, posso solo andare avanti.

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DSC04695.jpegQuesta pagina è la nuova casa di due blog che alimentavo separatamente. E che erano rispettivamente: Frammenti. Appunti e pensieri sparsi da un diario di bordo e Pensieri sparsi. Riflessioni su temi vari, racconti e piccoli testi senza pretese.

Era diventato davvero troppo dispendioso in termini di tempi richiesti alimentarli entrambi, anche perchè nati per caso, mentre armeggiavo - ancora alle prime armi - per creare un blog, me li ero ritrovati ambedue, benchè la mia idea originaria fosse stata quella di averne uno solo. Infatti, non a caso, le loro intestazioni erano abbastanza simili: creatone uno - non ricordo quale dei due per primo - lo ho "perso" (per quanto strano ciò possa sembrare) e mi diedi alacremente da fare per ricrearne uno nuovo. Qualche tempo - nel frattempo ero divenuto più bravino - il blog perso me lo ritrovai).

Ohibò! - dissi a me stesso - E ora cosa ne faccio?

La risposta più logica sarebbe stata: Disattiviamolo!. E invece...

Mi dissi: li tengo tutti e due. E così feci. E' stato bello finchè è durato...

Ma giocare su due tavoli - e sempre con la stessa effcienza - è molto complicato, ancora di più quando i tavoli diventano tre e poi quattro e via discorrendo....

Con overblog ho trovato una "casa" che mi sembra sicuramente più soddisfacente e così, dopo molte esitazioni, mi sono deciso a fare il grande passo del trasloco, non senza un certo dispiacere, perchè il cambiamento induce sempre un po' di malinconia e qualche nostalgia.

E quindi ora eccomi qua.

E quello che ho fatto - ciò mi consola molto - rimane là e chiunque se ha la curiosità può andare a dargli un'occhiata.

 

Seguendo il link potete leggere il mio curriculum.

 

 


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