Una storia nera e inquietante che ricorda fin troppo da vicino la nostra epoca malata di reality show.
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Al romanzo-verità Non si uccidono così anche i cavalli? di Horace McCoy (titolo originale: They shoot Horses, don't they?, nella traduzione di Luca Conti), pubblicato nel 2007 da Edizioni Terre di Mezzo, 2007, si è ispirato un film di Sidney Pollack del 1969 (USA), vincitore di un premio Oscar al miglior attore non protagonista (Gig Young nella parte del buttafuori Rocky).
Il romanzo di Horace McCoy, che aveva già subìto un primo trattamento cinematografico da parte dello stesso autore (Life is a Marathon, del 1937, ma rifiutato dagli Studios), nel processo di realizzazione della versione cinematografica di Pollack è stato sensibilmente modificato dagli sceneggiatori James Poe e Robert Thompson.
Nel romanzo la maratona di ballo è narrata attraverso vari flashback durante il processo al protagonista: il regista Pollack ribalta l'ordine incentrando la vicenda sullo spettacolo e mostrando solo sporadicamente alcuni passi dell'istruttoria tramite i flash-forward.
Successivamente, nel 2018, dal romanzo è stata tratto un allestimento teatrale in cui la recitazione si accompagna a coreografie, danza e musica e che ha avuto due successive tournée in alcune location italiane, di cui una nel 2019.
Il film di Pollack mio padre ebbe modo di vederlo al Festival del Cinema di Taormina e me ne parlò in termini entusiastici (e, tra le altre cose, mi portò delle belle foto in bianco nero che corredavano i comunicati stampa, diffusi agli addetti ai lavori presenti). Poi, a distanza di qualche anno, il film lo vidi anche io in qualche cineclub.
They shoot horses, don't they? è indubbiamente uno dei grandi film di Sidney Pollack, centrato sul fenomeno diffuso (e drammatico) negli Stati Uniti, negli anni successivi alla Grande Depressione, delle cosiddette "Maratone di Ballo", in cui si lanciavano spiantati e aspiranti attori desiderosi di essere attenzionati da impresari e manager, ma anche attratti dal sostanzioso premio in denaro riservato all'unica coppia vincente e dalla possibilità di avere dei pasti gratuiti per tutta la durata della competizione.

Le maratone di ballo furono una delle forme di intrattenimento più controverse nella storia degli Stati Uniti. Hanno visto i partecipanti ballare ininterrottamente per giorni, settimane e talvolta mesi per avere la possibilità di vincere cibo e denaro. Negli anni Venti, la rinascita dei Giochi Olimpici suscitò un enorme interesse per le impressionanti imprese di forza e resistenza, che portò all’aumento di popolarità delle gare di ballo che duravano per lunghi periodi di tempo. Nel 1923 la mania della maratona di ballo vide i record mondiali di danza senza sosta essere battuti praticamente ogni giorno, ma le cose sfuggirono davvero di mano quando i prosperi anni Venti sfumarono nella Grande Depressione degli anni Trenta.
L’innocua gara di ballo si trasformò in uno spettacolo contorto in cui le persone morivano letteralmente di fatica sulla pista per la possibilità di vincere i tanto desiderati premi in denaro. Nel febbraio del 1923, l’istruttrice di danza Alma Cummings stabilì il record mondiale del tempo più lungo trascorso ballando ininterrottamente, 27 ore. Ma per gli standard delle maratone di ballo degli anni Trenta, la sua performance era uno scherzo, dato che i concorrenti ballavano per giorni, a volte settimane, per avere la possibilità di vincere l’equivalente in denaro di uno stipendio annuale, in un periodo in cui la maggior parte delle persone faticava a mettere il cibo in tavola. La gente era disperata e gli organizzatori delle maratone di ballo ne approfittavano per mettere in scena spettacoli estenuanti per le masse disposte a pagare.
Il fenomeno delle Maratone di Danza si sviluppò particolarmente nel periodo successivo alla Grande Depressione del 1929, soprattutto perché gli impresari cavalcavano la voglia di tanti spiantati di poter vincere dei premi in denaro e potere così sbarcare il lunario, in quei tempi grami e di disoccupazione feroce.
Le esigenze di questo tipo indotte dalla Depressione economica vennero a sommarsi alla nascente spettacolarizzazione dello sport.
Nello stesso periodo, ad esempio, ebbe inizio la C. C. Pyle's International Transcontinental Foot Race, detta più comunemente "The Bunion Derby" da Los Angeles a New York City, per la massima parte sviluppato sulla famosa Route 66. La gara si sviluppava sulla distanza di 3,423 miglia, con un premio di $25,000 per il primo classificato.
Ai tempi della Grande Depressione la Maratona di Danza risultava essere a tutti gli effetti una feroce gara ad eliminazione in cui i partecipanti erano costretti secondo il regolamento a stare continuamente in movimento, a ritmo di musica (piano, orchestra o anche radio durante le ore notturne), con periodi di 1 ora e cinquanta minuti consecutivi e 10 minuti di riposo (intervalli di tempo che dovevano utilizzare per tutte le loro necessità di base, come farsi la doccia, riposare, farsi medicare le vesciche ai piedi, ricevere dei massaggi).
Per vivacizzare l'atmosfera da un certo punto in poi, come racconta il romanzo viene inserito un "Derby giornaliero" in cui le coppie devono fare una vera e propria gara seguendo un circuito ovale disegnato sulla pista da ballo (gli uomini camminando tacco-punta, quindi a tutti gli effetti marciando e le donne seguendoli attaccati alla loro cintura al piccolo trotto). Il derby giornaliero faceva la vera selezione, poiché le ultime coppie (quelle arrivate per ultime, oppure quelle stroncate dal ritmo forsennato) venivano eliminate. In questo piccolo universo, man mano che si va avanti emergono crudeltà reciproche mentre si affievoliscono i gesti di solidarietà.
Tutto questo è raccontato magistralmente nel romanzo di McCoy e nel film di Pollack.
Il volume pubblicato da Terre di Mezzo non è più disponibile sul mercato, ma nel 2018 ne è stata fatta una nuova edizione (Editore Sur, Collana BigSur).
Su youtube si può vedere integralmente il film realizzato da Pollack, come anche i trailer dello spettacolo teatrale del 2018.
Vale la pena vederlo, così come merita una lettura il romanzo di McCoy.
(Risguardo) Anni Trenta. In piena Grande Depressione Robert e Gloria, entrambi a Hollywood in cerca di un ingaggio, per sbarcare il lunario si iscrivono a una maratona di ballo nei pressi della spiaggia di Malibù: in cambio di vitto e alloggio i partecipanti devono danzare per giorni e giorni senza mai fermarsi, fino allo sfinimento. In palio ci sono mille dollari e, soprattutto, la possibilità di farsi notare dai produttori e dai registi che bazzicano questi eventi.
La maratona attira sbandati senza quattrini e giovani in cerca di successo, e ben presto si trasforma in una vera e propria lotta per la sopravvivenza, dove non c’è spazio per i sentimenti né per la pietà umana e dove tutto, anche la sofferenza, è ridotto a spettacolo per gli occhi insaziabili del pubblico. Fino all'epilogo macchiato di sangue.
Una storia nera e inquietante che ricorda fin troppo da vicino la nostra epoca malata di reality show. Da questo libro l'omonimo film di Sydney Pollack (USA, 1969) vincitore di un Oscar
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Hanno detto:
"Tra i modelli cui mi sono ispirato per il mio Cavie c'è anche un grande libro americano dimenticato: Non si uccidono anche i cavalli? di Horace McCoy" (Chuck Palaniuk su Repubblica)
"McCoy usa le parole come se fossero proiettili" (Time)
L'Autore. Horace McCoy (1897-1955) è uno dei nomi di riferimento tra gli scrittori della hard-boiled school, insieme con Dashiel Hammett, James M. Cain e Raymond Chandler.
Nella sua vita McCoy ha fatto mille mestieri: il commesso viaggiatore, il tassista, il giornalista e, negli anni Trenta, anche il buttafuori in una maratona di ballo.
Tra i romanzi pubblicati in Italia: Un sudario non ha tasche (Terre di mezzo) e Un bacio e addio (Einaudi)
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Horace McCoy, Non si uccidono così anche i cavalli? (Nuova edizione 2019 per Sur, Collana BigSur).
Hollywood, anni Trenta. Robert e Gloria sono due tra i tanti giovani che durante la Grande Depressione si riversano da ogni parte d'America nella città del cinema, in cerca di un'occasione.
La loro amicizia nasce dopo un primo incontro fortuito, quando insieme decidono di iscriversi a una maratona di ballo, attratti dal premio di mille dollari e dalla possibilità di essere notati da qualche produttore a caccia di volti nuovi. Durante la massacrante esibizione, via via che le altre coppie in gara si ritirano o vengono eliminate, Robert avrà modo di conoscere a fondo Gloria, la sua lingua svelta e i modi divertenti, ma anche le sue fragilità e il malessere interiore. Alla vicenda dei protagonisti, e all'epilogo di sangue annunciato fin dalla prima pagina, fa da vivace controcanto una serie di personaggi indimenticabili: c'è Socks, l'impresario senza scrupoli, e Rocky, l'esuberante presentatore; c'è Mario, il gigantesco ballerino italiano che nasconde un passato oscuro; e poi divi e dive del cinema che fanno la loro comparsata sugli spalti, poliziotti e gangster, anziane benefattrici e donne virtuose disperatamente intenzionate a boicottare la manifestazione. Prefazione di Violetta Bellocchio.
«Pubblicato per la prima volta nel 1935 e diventato poi un film di Sydney Pollack con Jane Fonda, torna in libreria il libro di McCoy, uno dei capostipiti del genere hard boiled» - Robinson
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