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2 gennaio 2013 3 02 /01 /gennaio /2013 09:56

Cap d'Agde. Oasi di Libertinaggio naturista. Sulle tracce di Houellebecq (Cap. 3°). Il sesso selvaggio e disinibito sulla parte di spiaggia riservata ai nudisti libertini

 

E con questo capitolo si entra nel vivo: è come scendere progressivamente dall'alto per osservare meglio in un viaggio che procede dal generale al dettaglio[i].

Nella parte centrale della spiaggia naturista, passata la parte dei “lidi” attrezzati e quella, prospiciente il camping, frequentata anche da unità familiari si apre per una lunghezza di oltre cinquecento metri lo scenario frequentato dai nudisti cochon, libidinosi e libertini. Poi, andando oltre dopo altri 500 metri si arriva al limitare della zona naturista e si giunge alla spiaggia di Marseillan, lungo la quale si trovano ubicati altri campeggi non naturisti.

In questo settore, a differenza dei segmenti di spiaggia più vicini agli enormi residence a mezzaluna (Heliopolis e Port Ambonne), e a quelli più squadrati di Port Nature, salta immediatamente all’occhio l’assenza di bambini.

La pratica del naturismo libertino esclude la presenza dei più piccini ed anche degli adolescenti.

La mancanza di quel naturale mix generazionale tipico dei luoghi di villeggiatura, è un elemento che crea un certo effetto di spaesamento straniante che si riduce non appena si torna indietro, camminando lungo la distesa di sabbia, verso Heliopolis, perché lì i bimbi tornano nuovamente ad essere normalmente rappresentati, con le tipiche scenette di giochi da spiaggia, pur nella dimensione naturista… come la ricerca delle conchiglie, la costruzione di castelli e dighe di sabbia, oppure l'attuale evoluzione del gioco dei tamburelli, mentre i giochi a palla sono interdetti perchè causerebbero troppo distrubo alla quiete dei bagnanti e dei sunbather.

Dove si concentrano invece i nudisti libidinosi, ciò che si vede all’inizio, avvicinandosi da lontano, è una distesa di corpi nudi, disposti fittamente su teli da bagno di mille colori, su materassini, su stuoie di paglie, parzialmente al riparo di una schiera di piccoli ombrelloni anch'essi multicolori

Single, coppie, comitive più o meno numerose.

Un autentico brulicare di corpi raccolti a formare una specie di sincizio, percorso da continui e serpeggianti movimenti: non essendoci più i colori dei costumi da bagno a individuare i limiti dei singoli corpi, ma soltanto quello  uniforme della pelle abbronzata, si ha la sensazione di essere di fronte ad una massa indistinta e compatta.

Molti, alla periferia di questo tappeto di corpi e carne, stazionano in piedi, prevalentemente uomini, muovendosi incessantemente da un punto all’altro di esso, scrutando con occhi vigili e febbrili alla ricerca di eventi eccitanti, oppure insinuandosi negli stretti passaggi lasciati aperti nel cuore del sincizio, stando attenti a non calpestare teli e corpi.

Molti di quelli distesi sono impegnati in attività “normali”: prendono il sole, leggono, chiacchierano, fumano una sigaretta, sono intenti in libagioni, mangiano o semplicemente se ne stanno a guardare molto tranquillamente ciò che accade; un gelataio spinge il suo carrettino preposto anche alla vendita di panini, caffè e bevande ghiacciate: ovviamente, anche lui nudo, in accordo con lo spirito del posto, ma con il marsupio per riporre i denari pendente sotto un ventre tondeggiante, marsupio e ventre più osceni del pene penzolante al disotto.

A metà circa di questo tratto di spiaggia, in una posizione lievemente preminente, un piccolo ristorante costruito in maniera spartana come un semplice padiglione sulle dune è meta di numerosi avventori che, muovendosi dal sincizio di corpi ed ombrelloni colorati, formano una discontinua processione, portando con sé solo un marsupio (o uno zainetto, borsa, sporta che sia) e un asciugamano da interporre “di rigore” (si potrebbe dire che questo accessorio fa parte del “protocollo” nudista) tra il proprio culo, annessi e connessi, e il sedile.

Cap d'Agde. Oasi di Libertinaggio naturista. Sulle tracce di Houellebecq (Cap. 3°). Il sesso selvaggio e disinibito sulla parte di spiaggia riservata ai nudisti libertiniLa sabbia è sempre rovente qui: ciabatte e sandali sono l’unico elemento di abbigliamento consentito. Primitivi sì, ma solo sino ad un certo punto: meglio preservarsi dalle ustioni sulla pianta dei piedi…

Davanti al padiglione che è su di una posizione rilevata tale da consentire un ampio sguardo circolare sulla distesa di sabbia con il suo rivestimento brulicante, vi è una impiantito di assi, affollato di tavoli e di ombrelloni multicolori e di supporti per grandi teli bianchi che assicurino riparo e frescura.
Il servizio ai tavoli è garantito da personale vestito normalmente, ma anche nel desinare tutti gli avventori mantengono la loro nudità.
Ed anche qui l’effetto di spaesamento è garantito.

Si mangia benissimo in questo ristorantino: una delle sue specialità è costituita da cozze cotte in un saporito brodetto lattiginoso (dal forte gusto di cipolla) che vengono servite in un’enorme zuppiera (e, in tempi successivi come rilevato da me personalmente nel corso degli anni, in grandi valve di tridacna), accompagnate da un’altrettanto abbondante porzione di patate fritte (il nome della pietanza è, nel suo insieme: moules frites)

La visita a questo ristorante rappresenta una pausa di relax rispetto alla inevitabile “contaminazione” indotta dalla frequentazione della spiaggia naturista cochon e delle sue continue movimentazioni.

La vista dal padiglione consente, in effetti, un salutare distanziamento dalla bolgia dei corpi, rendendo possibile planare a volo d’uccello sulla distesa di sabbia e sul brulichio delle molteplicità di parti anatomiche.
Attestarsi su di un vertice d’osservazione esterno facilita il flusso dei pensieri e delle riflessioni, per i quali vi è una sorta di preclusione quando la prossimità con i figuranti è eccessiva.

Poi, relativamente disintossicati e avendo elaborato qualche straccio di meta-riflessioni, si può nuovamente scendere nella mischia per accumulare altre osservazioni.

 

La vicinanza dei corpi e la totale nudità sembrano indurre una caduta dei limiti posti solitamente dal pudore e dalla decenza.

È d’obbligo non sorprendersi di nulla: te ne stai sdraiato a prendere il sole, magari ti addormenti e, quando ti risvegli, ti ritrovi i due che erano sdraiati accanto a te impegnati in un fervido 69.

Nella bailamme dei corpi passano quasi inosservate le carezze intime che molti si scambiano, carezze pudiche ed impudiche, ma più spesso impudiche, dirette ed esplicite: mani che sfiorano le fiche, mani che afferrano cazzi e li masturbano, bocche che spompinano.

Come a dire: Visto che siamo tutti nudi, non c’è alcun bisogno di tergiversare, andiamo subito al sodo!

All’insegna di tale considerazione vengono ostentati senza alcun timore di esser visti tutti quei gesti di intimità che, di solito, in un luogo pubblico, si compiono con qualche ritegno e con circospezione, appunto perché solitamente si ritiene che attengano alla sfera privata.
Ricordo che, una volta in una spiaggia del sud della Sicilia, con la mia compagna di allora, indotti dal caldo e dalla solitudine e dalla brezza che accarezzava i nostri corpi, iniziammo un'attività di petting che sfociò presto in un'intensa attività sessuale, ma c'era un certo disagio: continuamente, occorreva tenere d'occhio i tratti di spiaggia circostanti per essere certi che non arrivasse nessuno a tiro di sguardo.
Qua, invece, nessuna preoccupazione: ma è necessario che vi sia un capovolgimento delle regole dell'intimità. Nel senso che, in qualche misura, l'itimità deve diventare pubblica, ciò che di norma viene tenuto nascosto deve farsi esplicito: e tutto a condizone che ci sia una forte voglia esibizionistica e ciè di volersi mostrare "performanti" nell'intimità sessuale, sapendo che, immediatamente, si raccoglierà un folto pubblico.

Cap d'Agde. Oasi di Libertinaggio naturista. Sulle tracce di Houellebecq (Cap. 3°). Il sesso selvaggio e disinibito sulla parte di spiaggia riservata ai nudisti libertiniIn realtà, è come se i gesti dell’intimità ostentati pubblicati finissero di diventare “intimi” e inerenti ad una forma di complicità erotica tra due persone e assumessero esclusivamente – e prosaicamente – il rango di gesti meramente “sessuali”

Anzi, probabilmente, la consapevolezza di una tale libertà - per alcuni la libertà di toccarsi in modi sessualmente espliciti, per altri la libertà di guardare e  masturbarsi - abbia l’effetto di un potenziamento dell’eccitazione.

Bisogna sapere osservare dentro questa distesa di corpi nudi: se non si ha idea di ciò che è possibile trovare o avvistare, c’è il rischio che lo scandaglio dello sguardo plani su questa folla senza accorgersi di nulla.

Bisogna essere pronti a cogliere le diverse “scene” (o "teatrini"), le piccole performance, consumate lentamente e senza fretta, e attivate dall’esposizione al sole che sollecita torride fantasie “meridiane” che, quasi a corto circuito, possono incarnarsi in pratiche dirette ed esplicite.

Alla luce di tali aspetti, si comprende più facilmente cosa stiano a fare tutti quegli uomini in piedi ai margini della grande ammucchiata o in continuo movimento negli angusti spazi tra i corpi proni/supini: non v’è dubbio alcuno che vadano alla ricerca di materiale per il proprio voyeurismo. In questo senso sono dei veri e propri “scout” del sesso.

Sono allenatissimi e pronti a cogliere ciascun singolo evento e, di conseguenza, in branco, migrano velocemente da un punto all’altro, attivandosi non appena un “esploratore” abbia notato l’inizio di una performance “interessante”, vale a dire più esplicita o più "promettente" (in un senso che spiegherò in seguito).

In altri termini, è come se lo scenario creasse le premesse per un’eccitazione sessuale diffusa ed indifferenziata come quando si è di fronte ad un generico film soft-core: all’interno di questo scenario si attivano in modo policentrico ed asincrono performance sessuali esplicite che altro non sono che la riproduzione di scene analoghe viste e riviste negli hard-core (ci sarebbe da chiedersi se molti di questi performanti non siano prigionieri di un loop ricorsivo, che rimbalza di continuo dalla rappresentazione all’azione e viceversa).

Ma i performanti non hanno nessuna di quelle qualità estetiche che solitamente contraddistinguono i figuranti del porno: si è immersi in un clima di totale quotidianità.

Attorno ad alcuni dei performer più espliciti e decisamente esibizionisti, si formano densi capannelli di corpi nudi fittamente assiepati, vere e proprie ruote umane che gravitano attorno ad un fulcro di interesse che diventa anche un loro momentaneo centro di gravità: tutti guardano in religioso silenzio ciò che accade al centro e, nel far ciò, molti si manipolano il cazzo con ostentazione e compulsivamente, ma le erezioni che ottengono rimangono per lo più poco soddisfacenti e mosciarelle.

Forse, ad alcuni, una tale sovra-stimolazione sensoriale produce l’effetto contrario.

Alcuni si accosciano vicino ai corpi performanti e cominciano a menarselo: alcuni con calma e pacatezza altri con sfregamenti energici, altri ancora tentano dei toccamenti del corpo femminile, ottenendo in taluni casi il consenso a proseguire nelle advance come bene accetti ospiti: e sono queste le situazioni più "promettenti" di cui accennavo prima

La frustrazione, derivante da ostacoli e dinieghi posti al farsi avanti non provocano mai alcun tentativo di forzare la mano, né tentativi di esercitare una violenza.

Cap d'Agde. Oasi di Libertinaggio naturista. Sulle tracce di Houellebecq (Cap. 3°). Il sesso selvaggio e disinibito sulla parte di spiaggia riservata ai nudisti libertiniL’eventuale rifiuto viene accolto con fair play e civile accettazione. Rifiuto ed accettazione fanno parte entrambi dei codici di comportamento del luogo.
Soltanto ad alcuni è consentito di diventare partner attivi (per quanto attiene toccamenti, carezze, massaggi della fica offerta impudicamente agli osservatori), mentre, ai più, tocca di rimanere relegati al ruolo di voyer passivi.

Molti degli spettatori non desiderano altro. In qualche misura questo luogo è anche il paradiso dei guardoni: i guardoni/voyeur/scopofili qui non sono detestati, anzi - al contrario – rappresentano una sorta di valore aggiunto, un complemento indispensabile all’esibizione, all’ostentazione impudica della sessualità e ai numerosi teatrini istrionici della copula.

I “guardoni” passivi, non partecipanti, sono una controparte necessaria: la sessualità esibita ha la concreta necessità di un suo pubblico, non neutro, ma altamente eccitabile.

Inutile dire che i voyeur/masturbatori sono prevalentemente, se non esclusivamente, uomini: le donne in prevalenza si offrono nelle performance, come partner attive, anche se non mancano le coppie che amano guardare e, magari, mentre entrambi guardano, la donna afferra vogliosa il cazzo del suo uomo e lo masturba.

La caratteristica spiazzante che qui fa sfuggire il voyeur alle ordinarie catalogazioni è che il voyeur di oggi, domani sarà uno dei figuranti del sesso, in una continua riformattazione liquida di identità mutanti.

Poi, quando dai performanti che hanno dato vita a un loro teatrino viene raggiunto il climax, il gruppo di osservatori si disperde (non senza un applauso di apprezzamento) per dare luogo ad uno sciame di esploratori/sentinelle: ciascuno, individualmente, riprende la sua ricerca; di lì a poco, un altro raggruppamento si forma in un altro punto della spiaggia: un’altra scena, con altre modalità oppure con identiche coordinate, ma siccome il punto di vista di ciascun osservatore varia, è variabile anche la scena per quanto strutturalmente identica ad altre già prese in considerazione.

Ora sono tre donne tendenti all’obesità, ma di un’obesità tonica e stenica, super-abbronzate che si dedicano ad un partner sdraiato, succhiandogli a turno il cazzo, mentre lui sditalina un'altra donna che, seduta accanto, osserva la scena.

Cap d'Agde. Oasi di Libertinaggio naturista. Sulle tracce di Houellebecq (Cap. 3°). Il sesso selvaggio e disinibito sulla parte di spiaggia riservata ai nudisti libertiniOra sono due gay, uno dei quali sdraiato supino sulla schiena dell’altro incula il compagno, ma senza molti movimenti, semplicemente tenendogli piantato il cazzo nel buco del culo: ma i due gay nessuno li prende in considerazione. Paradossalmente possono accoppiarsi alla luce del sole, mentre l’attenzione di tutti gli astanti è polarizzata da altri eventi, etero e lesbo, che hanno luogo a breve distanza.

Ora è una coppia, in cui lei succhia il partner ma si ferma non appena si accorge di essere diventata a sua volta oggetto dell’attenzione pressante di uno dei voyeur che s’è abbandonato sulla sabbia a pochissima distanza dei due, manipolandosi con frenesia il cazzo.

Una funzione a parte esercitano quelli che potremmo definire le “sentinelle”.

Per buona parte del giorno alcuni uomini se ne stanno in acqua, in piedi, immersi, sino a circa metà coscia e da là scrutano avidamente ciò che accade. Intanto si manipolano il membro per averlo sempre ben turgido.
Sono alla ricerca di "eventi" acquatici, per così dire.

Non appena scorgono delle coppie o dei terzetti che, pure in acqua, intraprendono delle effusioni, si fanno sotto da tutte le parti, allungano le mani, toccano, palpano mammelle, offrono il loro cazzo per eventuali succhiamenti: a volte sono accettati, altre volte respinti e, in tal caso, fittamente assiepati, rimangono a far da contorno all’accoppiamento in atto, proseguendo nella loro masturbazione corale che può sfociare in eiaculazione collettiva, selvaggia e disinibita.


 

 


Note

[1] Da questo momento in avanti, il linguaggio per assicurare alcune descrizioni antropologiche e renderle vivide sarà necessariamente scurrile. Ho preferito adottare questa strategia linguistica, anziché attnermi ad un linguaggio più censurate, proprio per assicurare attraverso le parole quell’impatto visivo che si offre al visitatore alla sua prima esperienza del luogo.

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DSC04695.jpegQuesta pagina è la nuova casa di due blog che alimentavo separatamente. E che erano rispettivamente: Frammenti. Appunti e pensieri sparsi da un diario di bordo e Pensieri sparsi. Riflessioni su temi vari, racconti e piccoli testi senza pretese.

Era diventato davvero troppo dispendioso in termini di tempi richiesti alimentarli entrambi, anche perchè nati per caso, mentre armeggiavo - ancora alle prime armi - per creare un blog, me li ero ritrovati ambedue, benchè la mia idea originaria fosse stata quella di averne uno solo. Infatti, non a caso, le loro intestazioni erano abbastanza simili: creatone uno - non ricordo quale dei due per primo - lo ho "perso" (per quanto strano ciò possa sembrare) e mi diedi alacremente da fare per ricrearne uno nuovo. Qualche tempo - nel frattempo ero divenuto più bravino - il blog perso me lo ritrovai).

Ohibò! - dissi a me stesso - E ora cosa ne faccio?

La risposta più logica sarebbe stata: Disattiviamolo!. E invece...

Mi dissi: li tengo tutti e due. E così feci. E' stato bello finchè è durato...

Ma giocare su due tavoli - e sempre con la stessa effcienza - è molto complicato, ancora di più quando i tavoli diventano tre e poi quattro e via discorrendo....

Con overblog ho trovato una "casa" che mi sembra sicuramente più soddisfacente e così, dopo molte esitazioni, mi sono deciso a fare il grande passo del trasloco, non senza un certo dispiacere, perchè il cambiamento induce sempre un po' di malinconia e qualche nostalgia.

E quindi ora eccomi qua.

E quello che ho fatto - ciò mi consola molto - rimane là e chiunque se ha la curiosità può andare a dargli un'occhiata.

 

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