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1 settembre 2023 5 01 /09 /settembre /2023 06:20
La mitica buccia di banana (foto di Maurizio Crispi)

La mitica buccia di banana (foto di Maurizio Crispi)

Quella che vedete nella foto è la classica "buccia di banana", abbandonata per strada…
La buccia di banana è rinomata (un classico topos delle gag e storielle comiche nel cinema e nei fumetti) perché l'incauto che vi mette sopra il piede, mentre cammina, irrimediabilmente scivola rovinosamente a terra, facendosi anche mooolto, molto male, anche se per chi guarda l'evento dall'esterno lo scivolone ha qualcosa di intrinsecamente comico e che strappa la risata o un sorriso divertito. 
Sarebbe del resto lo stesso se si mettesse il piede su di una cacca di cane (lasciata esposta dal proprietario di un cane cittadino) particolarmente molle e ancora non rinsecchita dal sole.
Tutto questo è ovviamente riferito alle città, non certamente alle campagna dove è lecito (ed è possibile) trovare roba scivolosa sui sentieri che si percorrono.
Ma là non succede nulla. Sarà probabilmente, nelle città, a provocare i summenzionati incidenti, la combinazione dell'oggetto molle e scivoloso e il suo giacere su una superficie dura che non offre aderenza di sorta (come è appunto il caso dei marciapiedi rivestiti di cemento o di altri materiali)

Tuttavia oltre alla buccia "reale" nella quale ci possiamo sfortunatamente imbattere, ritengo che la buccia di banana abbandonata per terra abbia anche una sua valenza metafisica.
Ognuno ha - in fondo - la "sua" buccia di banana sulla quale prende prima o poi grandi scivoloni…
Quale sarà la mia?
Quale la vostra?

 

Il lapsus freudiano si può spiegare ricorrendo alla metafora dello scivolone sulla buccia di banana.

(Treccani.it) Per affrontare adeguatamente il lapsus forse ci può essere di aiuto la metafora dello “scivolone”, uno degli altri significati espressi dal termine latino. In genere lo scivolone è un evento con delle cause banali e degli effetti per lo più insignificanti (come il classico scivolone su una buccia di banana), che generalmente non richiede altro intervento al di fuori di un sorriso, ma che talvolta può indicarci, se accompagnato da altri segni, la presenza di una sottostante disfunzione (pensiamo all’esordio di una patologia neuro-muscolare), diventando quindi meritevole di un approfondimento.


 

Per questo motivo dire che "uno ha preso uno scivolone su di una buccia di banana" è anche un'espressione metaforica per dichiarare il fallimento di una costruzione di pensiero o di un'impresa ben congegnata per un nonnulla, come è appunto una buccia di banana.
Questa della foto, per fortuna, era stata misericordiosamente posta in alto.
Ma chi è davvero sfigato sarebbe capace di prendersi uno scivolone anche quando la buccia di banana - come in questo caso - viene messa in sicurezza...

La fisica dello scivolamento su una buccia di banana è stata studiata dagli scienziati giapponesi Kiyoshi Mabuchi, Kensei Tanaka, Daichi Uchijima e Rina Sakai.
 Questi hanno misurato il coefficiente di attrito radente (μr) tra la buccia di una banana Cavendish e un pavimento in linoleum, che risulta essere di 0,07. Inoltre, è stato calcolato che l'angolo del passo, di solito di circa 15°, per non scivolare su una buccia deve essere ridotto a 3,8°. Per questa ricerca, gli scienziati giapponesi hanno ottenuto il Premio Ig Nobel per la fisica nel 2014.
Dal punto di vista biologico, gli stessi ricercatori giapponesi hanno scoperto che sulla superficie interna della buccia di banana sono presenti dei piccoli follicoli che se schiacciati sono in grado di rilasciare un gel lubrificante composto da polisaccaridi e proteine[1], che provoca la scivolosità della buccia di banana.

imprevisto di più o meno grave entità, che provoca un danno, una perdita: il ministro è scivolato sulla buccia di banana di uno scandalo.

Dizionario De Mauro

Quando New York aveva un grave problema di bucce di banana
E da lì viene il cliché dello scivolone.

New york e bucce di banana (foto d'epoca)

(Enrico Pitzianti, pubblicato il 05/08/2019) Avete presente la scenetta di qualcuno che scivola su una buccia di banana? È un cliché così diffuso che lo diamo per scontato, come se fosse sempre esistito, perché è tanto datato da sembrare quasi ovvio - ma al contempo privo di fondamento: chi mai scivola sulle bucce di banana nella realtà? Ovviamente nessuno.

Eppure in passato succedeva eccome. Sembra strano pensarci oggi, ma in una città come New York le bucce di banana furono un problema enorme, così grosso che il sindaco dell'epoca, Theodore Roosevelt (sì, proprio lui) dovette intervenire dichiarando "guerra alle bucce di banana". Disse proprio una frase del genere.

Per avere un'idea di quanto grande fosse il problema basta guardare un articolo che uscì alla fine dell'ottocento proprio in un importante giornale newyorkese, era intitolato: “Banana Peel Causes Death”, cioè le bucce di banana causano la morte.

Come mai tanta attenzione alle bucce di banana? Le cause erano molte: l'immondizia si buttava in strada, e non perché poi qualcuno sarebbe passato a raccoglierla (cosa che capitava molto raramente) ma proprio perché la strada funzionava da discarica. Erano altri tempi, è passato più di un secolo, ma la mentalità era così diversa, così ingenua, ignorante e disattenta alle conseguenze ambientali dell'azione umana (vi ricorda qualcosa?) che oggi appare quasi irreale.

Per leggere tutto l'articolo segui il link sotto

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Come sono arrivato qui

DSC04695.jpegQuesta pagina è la nuova casa di due blog che alimentavo separatamente. E che erano rispettivamente: Frammenti. Appunti e pensieri sparsi da un diario di bordo e Pensieri sparsi. Riflessioni su temi vari, racconti e piccoli testi senza pretese.

Era diventato davvero troppo dispendioso in termini di tempi richiesti alimentarli entrambi, anche perchè nati per caso, mentre armeggiavo - ancora alle prime armi - per creare un blog, me li ero ritrovati ambedue, benchè la mia idea originaria fosse stata quella di averne uno solo. Infatti, non a caso, le loro intestazioni erano abbastanza simili: creatone uno - non ricordo quale dei due per primo - lo ho "perso" (per quanto strano ciò possa sembrare) e mi diedi alacremente da fare per ricrearne uno nuovo. Qualche tempo - nel frattempo ero divenuto più bravino - il blog perso me lo ritrovai).

Ohibò! - dissi a me stesso - E ora cosa ne faccio?

La risposta più logica sarebbe stata: Disattiviamolo!. E invece...

Mi dissi: li tengo tutti e due. E così feci. E' stato bello finchè è durato...

Ma giocare su due tavoli - e sempre con la stessa effcienza - è molto complicato, ancora di più quando i tavoli diventano tre e poi quattro e via discorrendo....

Con overblog ho trovato una "casa" che mi sembra sicuramente più soddisfacente e così, dopo molte esitazioni, mi sono deciso a fare il grande passo del trasloco, non senza un certo dispiacere, perchè il cambiamento induce sempre un po' di malinconia e qualche nostalgia.

E quindi ora eccomi qua.

E quello che ho fatto - ciò mi consola molto - rimane là e chiunque se ha la curiosità può andare a dargli un'occhiata.

 

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