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9 febbraio 2019 6 09 /02 /febbraio /2019 10:16

Grazie a mio figlio Francesco che mi ha diretto ho fatto un'esperienza attoriale. Chi l'avrebbe mai detto?
Nessun merito da parte mia ma solo di mio figlio, che mi ha diretto egregiamente, spiegandomi ogni volta in maniera coinvolgente ciò che dovevo fare e quali stati d'animo dovevo provare ad esprimere.
Devo ammettere che quando mio figlio mi fece leggere lo script dal titolo "Addio alle stelle" e mi disse che avrei dovuto essere il suo personaggio adulto rimasi un po' perplesso.
Non avevo mai fatto prima una simile esperienza. Anche leggendo la sceneggiatra, mi ero sentito un po' confuso nel vedere l'elencazione e la descrizione dei diversi momenti in cui si sarebbe dovuta articolare la narrazione.
Per Francesco era un must che si dovesse realizzare in campagna da noi (ad Altavilla)
Pur con delle forti remore, gli dissi di sì.
 Ci lanciammo nell'impresa tra Natale e i primi dell'anno: devo dire che mi sono lasciato coinvolgere e che mi sono anche divertito, soprattutto quando si verificavano i classici svarioni (come gli errori nella sequenza gestuale, lo sguardo in camera, o l'andatura troppo svelta o troppo lenta), con quelle tipiche riprese da backstage che a volte si possono vedere mentre scorrono i titoli di coda dei film.
Per fortuna non era previsto il parlato.

Nel vedere il prodotto finale montato e con la colonna sonora (tra l'altro Francesco ha scelto di usare Sugaree, uno dei miei brani preferiti dei mitici Grateful Dead) mi sono anche commosso per ciò che il corto è riuscito a esprimere.
E non posso esimermi dal dire di aver provato anche una punta di autocompiacimento narcisistico: ma nel film, non sono più me stesso, perchè sono trasformato dall'occhio del regista
In Addio alle stelle c'è qualcosa di profondo, soprattutto nella proposta narrativa (che fa da filo conduttore) della commistione tra passato e futuro, mentre il presente non è altro che un attimo fuggente in cui alcuni oggetti carichi di magia possono fare da ponte tra età diverse della vita, con tutto il carico di nostalgia che il contatto con il proprio passato può comportare.

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31 marzo 2017 5 31 /03 /marzo /2017 14:51
O Bombolaro e l'arte di arrangiarsi e di sopravvivere

(Maurizio Crispi) Ieri, essendo finita la bombola del gas, ho chiamato per avere la pronta consegna di una nuova bombola del gas direttamente a domicilio...
Ogni volta che mi ritrovo in questo frangente non posso non pensare alla canzone del palermitano gruppo "Le Cozze" (attivo particolarmente negli anni Settanta), un vero e proprio inno dedicato alla figura del "bombolaro", spesso un giovane senza grande futuro lavorativo che un tempo girava su di un vespino appositamente attrezzato con rastrelliera di ferro per il trasporto delle bombole (anche se oggi il vespino d'antan non si vede più e il servizio viene espletato su mezzi più moderni e di più ampie possibilità), e disponibile H24 (pensiamo ad esempio alla necessità improrogabile di cucinare un piatto di "midnight spaghetti").
Ma la canzone è anche un peana sull'arte di arrangiarsi e sulla mancanza di futuro delle più giovani generazioni. Per questo, per quanto datata, è sempre attuale e assolutamente godibile. Un piccolo capolavoro della sicilianità.

Un classico sull'arte di arrangiarsi e sulla mancanza di prospettivo, con l'aggiunta del fatalismo e dell'inettitudine tipicamente sicule

Si futterono u vespino cu bombole e supporto
mi c'ero affezionato puru s'era della ditta
sugnu tuttu surato,vagnatu, stanco morto
ma fici puru a peri, un pozzo stari addritta

Folla o collocamento mi ruole puru a testa
sugnu disoccupato, vulissi travagghiare
ma cà ri bombolari, u sai, un c'è richiesta
ma solo u bombolaro u sottoscritto sape fare

chi sa fari chi sa fari sape fare sape fare
Bombolaro, o, o bombola, bombola

Staiu cercanno travagghio, da quattro misi
caro lei sinni po gghire, semo in crisi
me mugghieri talia rintra u portafogghio
arristammo senza un goccio r'ogghiu

u salumiere don Ciccio, stu deficienti
a cririenza a tia un ti rugnu nienti
a stu puntu me mugghieri pigghia e sfasa
quann'è chi porti i sordi a casa

Un ci a fazzu cchiu, Un ci a fazzu cchiu, Un ci a fazzu cchiu, schifio

A i quattru meno un quarto u patruni ra casa
accumincia a vuciare ma in maniera vastasa
è perlomeno un anno che non mi ha pagato
ci sto mettendo tutte cose in mano all'avvocato

tri miliuni e quattrocento mila lire
unni schifiu i vaiu a piscari
facissi cariri stu muru a corpi 'i testa
a ttia sti picciuli cu ti impresta

Bombolaro (rit)

 

Me frati Giovanni, ddu nullafacente
si'nnio a travagghiari 'nu continente
mi scrisse 'na lettera "Caro Edoardo,
'cca c'é travagghio, un fare u rifardo

'cca c'é anticchiedda friddo, ma manciamo perlomeno
vatinne a stazione, pigghiati u primo treno"
Ci rico a me mugghieri: "tutto risolto"
e vasa u picciriddo chiddo cull'occhio torto

Un cia fazzo cchiu (rit)

Arrivo a stazione, acchiano supra u trenu
sugnu nirbusu, è megghio ca mi freno
finalmente trovo u me scompartimento
é chino como un uovo, e cchi c'è un reggimento ?

assittato c'è un parrino, accanto un chierichetto
mi tocco verso il basso, parlando con rispetto
una vecchia pacchiuna si leva i scarpe
mi mette i peri supra e finalmente u treno parte

Bombolaro (rit)

Stazione i Ficarazzi - mi staio rumpenno i cazzi
Poi c'è Ficarazzelli - lanzavo tre panelli
arrivati all'Aspra - c'è un cristiano chi s'arraspa
arrivamo a Bagheria - m'acchiana a malincunia
arrivamo a SantaFlavia - una cristiana pigghia e sgrava
arrivati a Casteldaccia - unu mi passa supra a faccia
Altavilla Milicia - qui rima non ce n'é
arrivati a Trabia c'è una forte caloria
a Termini Imerese - una fermata a tre riprese
Agglomerato Industriale - ci travagghia u zu Pasquale
Campofelice di Roccella - lanzavi l'ultima panella
a Lascari e allascati, e allascati e allascati
Arrivamo a Cefalù - scinnu e un ci penso cchiu.

Schifio

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20 novembre 2012 2 20 /11 /novembre /2012 07:47

tempest_01.jpgCosa si può dire, quando esce un nuovo lavoro di Bob Dylan?
Chi non è stato appassionato prima della sua musica ed ancora non lo conosce, può scoprire in lui un ottimo musicante ed imparare a lasciarsi travolgere dalle emozioni.
Chi è già appassionato della sua musica per una più o meno lunga frequentazione rimane semplicemente travolto dall'emozione, perché in ogni canzone ritroverà il musicante, il menestrello, il folksinger, il cantore di protesta, l'autore di malinconiche ballate, l'uomo travolto da una visione religioso/estatica che ha sempre amato, in quel suo originale percorso di evoluzione musicale e stilistica lungo e sfaccettato.
Bob Dylan non finisce mai di sorprenderci e di emozionarci: cambia e si trasforma, ma la cifra dell'uomo rimane sempre eguale o, forse, si fa sempre più ricca.
La sua voce si fa sempre più roca e più gracchiante: in certi brani di questo nuovo album sembra avvicinarsi "pericolosamente" alla voce arrochita ed aspra di Tom Waits, eppure è sempre lui, inconfondibile.
Il primo ascolto di Tempest, l'ultimo suo album uscito nel corso del 2012,  l'ho fatto in auto in stereofonia, durante un viaggio.
Bob DylanMai musica per è stata più adatta e più dolce di questa.

C'era tutta la malinconia nelle note che si ascoltano del menestrello che viaggia lungo le strade dell'America e del mondo con la sua chitarra, l'armonica a bocca e il bagaglio delle sue esperienze "on the road".
Grazie a Robert Zimmermann (questo il nome "secolare" del grande Bob), che ormai settantenne possiede ancora l'entusiasmo musicale di un ragazzino e ascoltando il quale siamo riportati a rivivere i nostri personali percorsi di vita, considerando che le sue canzoni - per me, come per molti altri - hanno avuto un valore profondamente formativo.


 

Questo uno dei brani dell'album "Tempest" (Scarlet Town), nel genere ballata malinconica...

 

 


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17 maggio 2011 2 17 /05 /maggio /2011 09:14

Recentemente alla 6 ore dei Templari a Banzi in Basilicata, abbiamo goduto - in occasione del pasta-party della vigilia, ma soprattutto al termine della gara - di una quantità di musiche di liscio oltre a tarantelle e ad altri motivi popolari che hanno accompagnato le esibizioni dei gruppi in costume, durante la manifestazione sportiva.

Ascoltare questa musica, al di là degli indubbi riferimenti a tutti coloro che portano la testa "pelata" o perchè si radono o per calvizie totale, mette un po' di allegria e conferisce alla giornata che inizia una nota briosa.

Soprattutto se ci aggiungiamo il commento de "Il ruggito del Coniglio"

 

 

 

E, di seguito, il pezzo originale, I calvi alla riscossa, mazurketta degli Evergreen.

Il brano è l’ultimo successo di questo simpatico e allegro gruppo musicale attivo nelle piazze di Abruzzo, Molise e Puglia. Ogni riferimento a conduttori radiofonici, attori o importanti statisti è puramente casuale.

 

 

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Come sono arrivato qui

DSC04695.jpegQuesta pagina è la nuova casa di due blog che alimentavo separatamente. E che erano rispettivamente: Frammenti. Appunti e pensieri sparsi da un diario di bordo e Pensieri sparsi. Riflessioni su temi vari, racconti e piccoli testi senza pretese.

Era diventato davvero troppo dispendioso in termini di tempi richiesti alimentarli entrambi, anche perchè nati per caso, mentre armeggiavo - ancora alle prime armi - per creare un blog, me li ero ritrovati ambedue, benchè la mia idea originaria fosse stata quella di averne uno solo. Infatti, non a caso, le loro intestazioni erano abbastanza simili: creatone uno - non ricordo quale dei due per primo - lo ho "perso" (per quanto strano ciò possa sembrare) e mi diedi alacremente da fare per ricrearne uno nuovo. Qualche tempo - nel frattempo ero divenuto più bravino - il blog perso me lo ritrovai).

Ohibò! - dissi a me stesso - E ora cosa ne faccio?

La risposta più logica sarebbe stata: Disattiviamolo!. E invece...

Mi dissi: li tengo tutti e due. E così feci. E' stato bello finchè è durato...

Ma giocare su due tavoli - e sempre con la stessa effcienza - è molto complicato, ancora di più quando i tavoli diventano tre e poi quattro e via discorrendo....

Con overblog ho trovato una "casa" che mi sembra sicuramente più soddisfacente e così, dopo molte esitazioni, mi sono deciso a fare il grande passo del trasloco, non senza un certo dispiacere, perchè il cambiamento induce sempre un po' di malinconia e qualche nostalgia.

E quindi ora eccomi qua.

E quello che ho fatto - ciò mi consola molto - rimane là e chiunque se ha la curiosità può andare a dargli un'occhiata.

 

Seguendo il link potete leggere il mio curriculum.

 

 


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