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Succedono molte cose in questo sogno
Sono in un palazzo antico le cui mura hanno uno spessore ciclopico
C’é una nicchia profonda scavata nel muro e ha la capacità di accogliere anche tre persone
È come una piccola stanza scavata nello spessore del muro
L’accesso alla nicchia non è facile
É sopraelevata e per potervi entrare bisogna sollevarsi a forza di braccia
All’interno c’è già un’occupante che guarda fuori attraverso una finestrella ad occhio di bue che s’apre nello spessore del muro
Vorrei inerpicarmi e salire, ma non è cosa semplice, visto che ho con me tutta l’attrezzatura fotografica
Ci tento più e più volte, sforzi inani, perché ogni volta ricado pesantemente a terra
Dovrei salire su, perché il mio compito lì è costruire una documentazione per immagini
Poi sono su - e non so come ci sia arrivato - e scatto numerose foto
Mi sporgo con la testa fuori dalla finestrella ad occhio di bue e cerco di scattarmi un selfie, ma non è agevole, perché non c’è abbastanza spazio per tirare fuori un braccio che regga l’apparecchio fotografico
Poi a questo punto compare nella nicchia un terzo personaggio, uno psicologo di nome Oighen e facciamo un po’ di conversazione anche se lo spazio è veramente angusto e dobbiamo stare pigiati uno sull’altro come sardelle in scatola
Usciamo fuori dalla nicchia e percorrendo un lungo corridoio fiancheggiato da mura titaniche giungiamo ad un corte interna dove vi è, a vista, un poderoso sistema di enormi tubature di cotto chiazzate di muschi e licheni che servono allo smaltimento delle acque nere reflue dall’intero palazzo
Si sente infatti una vibrazione sonora che proviene da quelle tubazioni è un chiocchiolio allegretto di acque che scorrono
Sembra di essere in una valle montana, penso, anche se dalle commessure dei diversi segmenti delle tubazioni di cotto non perfettamente saldate fuoriescono miasmatiche esalazioni
Fotografo tutto quanto
Questo sistema fognario a cielo aperto possiede indubbiamente un suo fascino
Mentre fotografo tuttavia, tale è la puzza che devo turarmi il naso
Dissolvenza
La città di Amelia, difesa a nord da uno sperone roccioso, è circondata quasi interamente da un’imponente cinta muraria che oggi appare come la somma di tecniche e stili differenti, raccontando nella sua stratificazione secoli di rifacimenti, ricostruzioni, restauri e ampliamenti del sistema difensivo della città. Le mura amerine rappresentano una delle emergenze monumentali e archeologiche più imponenti della città, nonché un importante esempio di opera poligonale, tecnica costruttiva che prevede la realizzazione di un paramento murario costituito da grandi blocchi di calcare dalla forma irregolare. I blocchi sono sovrapposti uno sull’altro senza l’utilizzo di malta e la stabilità del paramento murario è garantita esclusivamente dal peso di queste enormi pietre.
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