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4 marzo 2025 2 04 /03 /marzo /2025 06:26
Piumino con ape (foto di Maurizio Crispi)

Ho fatto dei sogni faticosi questa notte, faticosi nel senso che facevo delle cose faticose, dei lavori ripetitivi che mi lasciavano alla fine con il corpo tutto dolente e i muscoli contratti e carichi di acido lattico

Di queste scorribande oniriche ricordo due dettagli soltanto

In uno ero intento a potare una vite che era del tutto anomala
Era cresciuta a dismisura, formando un tralcio gigante lungo centinaia di metri
Tagliavo via tutte le diramazioni, lasciando intatto il tronco principale, in tutta la sua spropositata lunghezza 
Poi, finito questo lavoro, mi accorgevo che dai nodi rimasti venivano fuori delle gemme dotate d'una crescita straordinaria e che, difatti, si sviluppavano a vista d’occhio come se fossero dotate di una forza propulsiva anomala, ma potente ed inarrestabile che mi faceva pensare ad un romanzo horror letto anni addietro, dal titolo Rovine, i cui protagonisti si confrontano con una pianta tentacolare e assassina che, a metà tra un'edera e una liana, infesta un sito archeologico dello Yucatan)
Mi accorgevo che questi nuovi germogli davano origine a tralci di zucca e allora li tagliavo via, uno alla volta
Quando avevo finito, mi accorgevo che dai primi tagli altri tralci - sempre di zucca - avevano ripreso a venire fuori e quindi ricominciavo ad estirparli con rinnovato vigore

In un altro momento, mi muovevo appollaiato su di un enorme macchinario, ronzante e traballante, delle dimensioni di una mietitrebbia
Andavo avanti lungo una trazzera di campagna, solo che il percorso non era libero del tutto
C’era un contadino che lavorava lungo lo stessa strada con una carriola piena dei suoi attrezzi, intento alla "arrimonatura" degli alberi che erano disposti ad intervalli regolari 
Ma questa sua carriola, malgrado i miei richiami non la spostava di un centimetro
Sicché il mio macchinario semovente ci sbatteva con grande clangore e poi la sospingeva in avanti, sbatacchiandola, qua e là
Il contadino gridava qualche protesta, prendeva la sua carriola e la spostava più avanti, mettendola in un punto in cui era  sempre d’ingombro al mio poter passare liberamente, sicché la stessa scena continuava a ripetersi
Alla fine la carriola, urtata e sbattuta (anche mai schiacciata) era piuttosto malconcia

C’era in questa scena una contrapposizione, un braccio di ferro,
senza apparente soluzione: qui io, appollaiato sulla mia mietitrebbia scoppiettante ero il più forte, almeno in apparenza

Dissolvenza

 

Sogni faticosi questa notte
é stato tutto un sognare,
di cui non ricordo una mazza

Erano sogni in cui lavoravo,
vedevo pazienti,
mi occupavo di loro,
facevo e dicevo cose
che si ripetevano sempre eguali,
o con piccole variazioni

Una vocina interna mi diceva:
Svegliati! Svegliati!
Così potrai cogliere l’attimo
e guardare da sveglio il tuo sogno,
mentre la finestrella
sulla mente che l’ha sognato
è ancora aperta

Ed invece ho continuato a dormire
in letargo
bloccato in una sorta di catalessi
(torna a casa, Lassie)
che non mi consentiva
movimento alcuno
e che mi privava della volontà

Ad maiora!

La prossima volta forse
potrò cogliere qualche frutto
dal giardino segreto
della mia personale onirolandia

Maurizio Crispi (7 marzo 2025)

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2 marzo 2025 7 02 /03 /marzo /2025 06:34

Ho sognato,
ho sognato
ma niente ricordo
Eppure nel dormiveglia,
mi dicevo,
questo me lo devo annotare,
questo debbo scriverlo
Ma intanto continuavo
a dormire poderosamente
e così il sogno mi sfuggiva,
scivolava all’indietro,
risprofondando nel mare nero dell’oblio
Alla fine, mi tiravo su,
sveglio, ma senza ricordo
La prossima notte
porró un dispositivo acchiappasogni
a pencolare sopra la mia testa dormiente
e, così, i sogni catturati
dopo averli districati dalla rete magica
in cui sono rimasti impigliati
potrò visualizzarli
in diretta sullo schermo del PC,
tradotti in vivide immagini

Gabriel in strada di notte

Ho sognato che ero invitato ad un convegno che si svolgeva in un antico palazzo, forse un monastero di antichissima costruzione

C’erano molti che conoscevo tra gli uditori, ma anche tra i relatori
Mi aggiravo tra corridoi ed ampie stanze con il tetto a volta affrescato cercando il salone delle conferenze, ma senza mai trovarlo
Attraversavo poi un ambiente piuttosto ampio pieno di dispositivi tecnologici con un'enorme varietà di macchine ronzanti e lampeggianti, grandi schermi, monitor, tastiere): pensavo che potesse essere una stanza di regia tecnologica o forse anche una centrale operativa di uno Stato maggiore o di un istituto di sorveglianza 
Qualcuno mi diceva che dovevo togliermi di lì poiché interferivo con la proiezione delle slide
Ubbidiente, mi abbassavo e cominciavo a camminare carponi, quatto quatto
Poi andavo a casa, con l’idea di mangiare un boccone per poi tornare al convegno dove, secondo il programma avrei dovuto tenere una relazione, il cui orario era fissato per le 13.30
Nella cucina di una casa (che non era la mia, ma era come se lo fosse) trovavo mio figlio Gabriel
Tiravo fuori dalla dispensa una serie di barattoli di vetro contenenti delle conserve sott’olio
Cose diverse che non saprei più descrivere bene, né nominare
Aprivo i diversi contenitori, servivo me e Gabriel del loro contenuto e mangiavo con gusto, spiluccando qua e là 
Ricordo che c’erano delle verdurine colte in campagna (e si trattava, forse, di asparagi)
Mentre mangiavo, arrivava la mamma, come era da giovane, vestita con uno splendido abito rosso e un cappellino elegante con la veletta e mi diceva che stava uscendo per andare a quello stesso convegno, dove era stata chiamata a far parte della giuria
“La giuria di cosa?”, mi chiedevo
La mamma intanto se ne andava
Ed io, guardandola, mentre con movenze armoniose, apriva la porta e usciva, mi ritrovavo a pensare che era una donna davvero molto bella
Riprendevamo il nostro pasto
Come piatto forte, veniva il turno di un serpentello intero tutto avvolto nelle sue spire 
Lo tiravo fuori dall’olio aromatizzato e lo mettevo su di un piatto
Gabriel mi guardava affascinato, il suo sguardo si muoveva di continuo dal serpentello impiattato a me, e viceversa
Tagliavo il serpentello in pezzi che dividevo equamente tra me e Gabriel
In realtà, guardandolo meglio, mi rendevo conto che era un essere a metà tra un rettile e un gruffaló
Del gruffaló riconoscevo alcuni dettagli inconfondibili 

 

Il Gruffalò ha terribili zanne, artigli affilati e terribili denti di bava bagnati;
è bitorzoluto, ha ginocchia nodose e terribili unghione.
I suoi occhi sono arancioni e spaventosi e ha la lingua molliccia.
Come potrebbe non far paura il temibile Gruffalò
?”

 

Guardavo l’orologio e vedevo che erano già le 12,45
Pensavo che l’ora si fosse fatta ormai tarda e che rischiavo di non arrivare in tempo per la mia relazione
Non avevo più margine per potermela prender comoda; in verità, entravo un po' in ansia
Quando hai una relazione da tenere devi arrivare sempre con un certo anticipo, per ambientarti e metterti a tuo agio, così mi hanno insegnato
Sono anche in apprensione perché sapevo che la mamma avrebbe fatto parte della giuria che dovrà giudicare il mio intervento
Ripongo il serpentello-gruffaló nel suo barattolo di vetro
Riposiziono ordinatamente tutti i barattoli di vetro nella dispensa
Saluto Gabriel con un bacio in piena fronte e vado via
Dio me la mandi buona!

E qui vado in dissolvenza

Poi ho sognato tanto altro, ma non ricordo più, solo che ero indaffaratissimo e busy 

E tanti saluti!

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1 marzo 2025 6 01 /03 /marzo /2025 06:41

Qui di seguito il recupero di uno scritto del 1° marzo 2014
Si tratta di un sogno che evocò in me il ricordo di luoghi a me conosciuti

Maurizio Crispi (1° marzo 2014)

Londra 2014 (foto Maurizio Crispi)

Sono in viaggio in torpedone, in veste di accompagnatore di una squadra di atleti italiani attraverso gli Stati Uniti

Ci ritroviamo ad attraversare paesaggi d'una sconvolgente bellezza

Ad un certo punto, si ha una sosta in una base militare enorme, pena all'inverosimile di soldati, di autoveicoli e di attrezzature. tutto in un indaffaramento brulicante

Un vecchio sottufficiale ci accoglie e ci fa da guida all'interno del l'impianto

Io faccio da interprete con il resto della ciurma che non sa parlare in inglese

Ogni tanto c'è da pagare qualcosa ed io pago (come Totò) quel sottufficiale che è addetto alla cassa (nel ruolo di ufficiale pagatore), utilizzando le banconote del posto di cui lo stesso anziano sottufficiale mi ha dato una scorta, banconote multicolori e di tagli diversi, ma sembrano quelle di Monopoli oppure come quelle di carta moneta transitoria emessa in tempi di guerra

Ogni volta, il resto che rimane da ogni singolo pagamento, lo do a lui come se fosse una specie di piccola mancia o un obolo

Vi è in ciò la reiterazione d'una comica interazione che si ripete di continuo

Banconota di uso corrente al tempo della prigionia di mio padre in Algeria (archivio di famiglia)

Alla fine, gli restituisco tutti i soldi che mi ha dato, dicendogli: "Non ha senso fare così! E' una procedura troppo complicata. Se ci sarà da affrontare qualche altra spesa, farò un prelievo al Bancomat".

E meno male che ci abbiamo pensato…

Dicevo che il paesaggio evocava in me qualcosa di familiare

E' vero!

L'installazione militare sembra un analogo sito italiano, antico, d'anteguerra, non uno in particolare, ma uno dei tanti

Stesso tipo di costruzioni, stessa disposizione, con la fureria, l'ufficio del comandante, il magazzino e la mensa, l'edificio delle docce, le camerate e la piazza d'armi per le esercitazioni e, in più in l'à, l'autoparco, con gli automezzi color verde scuro

Mi ricorda in tutto e per tutto uno dei numerosi luoghi in rovina visitati con mio padre, che aveva una passione per i ruderi (se erano stati adibiti a uso militare, ancora meglio) e che ogni volta che ne adocchiava uno mi portava con sé ad esplorarlo

Casamatta di Bellolampo (dal web)

Una volta, zampettando nell'erba alta che ostruiva quasi per intero una vecchia casamatta merlata (la "Casamatta di Bellolampo", che si trova lungo la strada che conduce da Palermo a Montelepre, passando da Bellolampo, proprio in corrispondenza del bivio per Torretta), mi ritrovai le gambe nude (i miei erano fanatici - come del resto si usava allora - del calzoncino corto sino a età adolescenziale, ma - d'altra parte - così si usava a quel tempo), completamente ricoperte da un tappeto brulicante di orrende formiche nere (e c'era ad accrescere il carico anche qualche ragnetto) e, se non ci fosse stata la mamma, non so cosa mi sarebbe accaduto. Forse, quelle formiche così numerose e agguerrite mi avrebbero mangiato senza nemmeno chiedermi il permesso.

C'era una specifica divisione di ruoli tra i miei genitori, come si vede da questo piccolo episodio: mio padre era l'esploratore, mentre la mamma rappresentava la stabilità e la sicurezza delle retrovie

E, quindi, cercando di sviscerare questa assonanza, indugio a parlare a lungo con il sottufficiale, dicendo delle similitudini che mi pare di riconoscere in questo impianto e di ciò che già conosco

La differenza è che, dappertutto, ci sono delle modernissime ed inquietanti attrezzature da guerra

L'insediamento si trova a piedi di un monte brullo che ascende rapidamente verso l'alto, il pendio totalmente brullo e roccioso

Di fronte alla base, si apre il mare sconfinato d'un azzurro profondo. Ma anche lì ci sono due macchinari di proporzioni titaniche. Sembrerebbero due enormi escavatori, talmente grandi da far sembrare il mare antistante profondo appena pochi centimetri, mentre la sua profondità, anche vicino a riva, è ragguardevole

I due escavatori sono impegnati in una lotta aspra e senza tregua, avventandosi l'uno contro l'altro e mettendo in azione diversi dispositivi mobili per sconfiggere l'avversario o per fiaccarne la resistenza.

E di continuo si ode, poco attutito dalla distanza, un clangore di lamiere

Una vera lotta tra titani tecnologici

 

Mi pare di ritrovarmi, seduto in prima fila, a guardare un fantastico film con l'incredibile Hulk in azione.

E questo comunico al sottufficiale di collegamento che mi guarda stranito e perplesso. 

 

 

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28 febbraio 2025 5 28 /02 /febbraio /2025 13:43

Una porta stretta stretta
che più stretta non si può
Non è certo una porta adatta
per obesi e ciccioni,
ma nemmeno per balene
o ippopotami
né tantomeno per omini Michelin
(Non sto facendo body shaming,
ma dico così
solo per scherzare!
Suvvia, perdonatemi!)
O forse è soltanto una porta a metà
adatta ad un visconte dimezzato

Maurizioo Crispi (25 febbraio 2025)

Questa porta dimezzata la si trova a Palermo in Via Filippone

 

Se tu non l'hai notato, un muratore accorto, per salvare lo stabile, ha eretto un contrafforte di mattoni rossi!
Servendosi di una intercapedine naturale, come un vano porta, per erigere il muro di sostegno Poi dopo si vedrà il da fare!

Nicolò Graffagnini

Mi piacciono maggiormente le evocazioni fantastiche piuttosto che le spiegazioni razionali

Maurizio Crispi

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28 febbraio 2025 5 28 /02 /febbraio /2025 10:17
Il fotografo fotografato (Pantelleria, Montagna Grande, foto di Giocchino Migliore)

Mi trovavo in un avamposto di soldati americani armati di tutto punto (a dir poco, sino ai denti), proprio come li vediamo nei film di guerra post-moderni, ed erano dunque dotati degli armamenti più letali ed efficienti, dei dispositivi più avanzati e di capi di abbigliamento tecnici e all'avanguardia
Era un presidio di tre soldati che avevano il compito di sorvegliare l’abitazione di un ufficiale di vertice o di un alto dignitario
Io ero lì con loro, non so esattamente a che titolo, se come osservatore interessato e certificato, come giornalista o come fotografo 
Certo è che con la mia camera dotata d'un potente teleobiettivo, a cui alternavo un grandangolo ad alta risoluzione, documentavo fotograficamente tutte le loro attività, scendendo anche nel dettaglio e utilizzando delle inquadratura che mi consentisse di fare risultare singoli dettagli delle loro attrezzature o anche i loro volti 
Ero anche meravigliato nel vedere come essi fossero organizzati per la distribuzione autogestita del cibo al momento dei pasti 
Questo dettaglio me lo ricordo con nitida chiarezza, nella sua dinamicità ed ingegnosità: erano dotati di uno speciale carrello portavivande che, a turno, uno dei tre spostava davanti agli altri due, in modo tale che ciascuno di loro potesse mangiare senza muoversi dalla sua postazione e mantenendo il cipiglio guerresco
Quando due avevano consumato il loro pasto, quello di loro che aveva mosso il carrello, poteva tornare alla sua postazione trascinandosi appresso il carrello, per consumare il suo pasto 
Al momento del rancio successivo, il turno cambiava 
Il carrello dotato di vassoi portavivande, arrivava semplicemente alla postazione
Non vi erano in vista né cuochi, né cucinieri
Ero davvero meravigliato di tanto ingegno! 
Per quanto riguarda i soldati, due erano uomini, mentre il terzo era una donna 
Inquadravo più frequentemente la soldatessa che mi sembrava più malleabile e duttile degli altri due che, invece, si presentavano con iconiche facce di pietra e mascelloni squadrati nella migliore tradizione guerresca statunitense
Per tutto il tempo ero là con loro e partecipavo della loro vita 
Una vita fatte di guardie e di appostamenti e di sorveglianza in cui in verità non accadeva nulla di eccitante 
La parte più stimolante scaturiva dalle mie attività fotografiche
Nel frattempo succedeva qualcosa d’altro in un mondo sotterraneo alla Jules Verne o anche degno di Athanasius Kircher o anche in uno scenario della distopica Terra cava

In questo mondo ipogeo era penetrato mio fratello redivivo
In qualche modo, benché io non mi spostassi da quel luogo, sapevo cosa stesse accadendo a lui ed anche questi accadimenti erano meravigliosi, ben più di quelli che stavo vivendo io, in superficie, nella postazione sorvegliata dai soldati
Infatti, nel mondo sotterraneo mio fratello si trovava a vivere avventure mirabolanti e, in particolare, riuscivo a vederlo mentre veniva indotto da un mago che abitava nel mondo ipogeo a cavalcare un essere gigantesco dotato di grandi ali e non molto simile ad un drago (come ce lo rappresentiamo nella fantasia o come lo abbiamo visto nella rappresentazione cinematografica dello Hobbit e dunque simile al temibile Smaug)
Saliva sul drago che prendeva il volo e si librava alto all’interno di un sistema di vaste caverne

 

Smaug, rappresentazione grafica di David Demaret

Io seguivo il suo volo come se mio fratello avesse applicato sulla sua fronte o sul petto una videocamera moderna come quelle che tengono i poliziotti americani contemporanei durante le loro azioni (tipo un dispositivo GoPro) e, quindi, potevo seguire minuto per minuto tutti i dettagli del suo volo e della sua avventura come fossi con lui
Ricevevo le sue immagini per mezzo di un dispositivo tecnologico  applicato al mio cervello con una tecnologia bio-organica e potevo vedere nitidamente ciò che accadeva in un angolo del mio campo visivo
Era come vivere contemporaneamente in due mondi diversi
Succedeva anche (ma questo non potevo vederlo direttamente e lo capivo dalle parole pronunciate da mio fratello che mi giungevano analogamente attraverso lo stesso dispositivo, e che facevano da commento e colonna sonora delle immagini) che egli durante il volo subiva una trasformazione somatica e che diventava grande e grosso come un supereroe della Marvel o di DSM Comics
Diventava immenso, come Hulk, ma non verdognolo come lui 
Mio fratello ad un certo punto, veniva fuori dal mondo sotterraneo e lo vedevo arrivare, camminando quietamente sino alla postazione militare, dove mi trovavo
Lui che in vita non aveva mai potuto muovere un passo autonomamente
Quando quando è a poca distanza, mi rivolgeva la parola e mi diceva:  “Hai visto come ero diventato grande e grosso?“
E rideva, con la sua risata sorniona
Una cosa davvero incredibile, faccio io 

E così, con questa grande risata, andiamo in dissolvenza

Il fotografo fotografato... Dopo tutte le foto che ho scattato merito l'ebbrezza di indossare - anche solo per un istante - il "cappellaccio" del Passator cortese che spetta di diritto al primo uomo e alla prima donna giunti al traguardo di Piazza del Popolo a Faenza... L'ho indossato con molta timidezza e soggezione, perchè poterlo calzare è espressione di un grande riconoscimento... Un trofeo così lo si può solo vincere: acquistato non avrebbe alcun valore... se non quello collezionistico, ma questo è un altro discorso... E, ovviamente un caloroso grazie al fotografao.. (foto Michelacci)

Il fotografo fotografato... Dopo tutte le foto che ho scattato merito l'ebbrezza di indossare - anche solo per un istante - il "cappellaccio" del Passator cortese che spetta di diritto al primo uomo e alla prima donna giunti al traguardo di Piazza del Popolo a Faenza... L'ho indossato con molta timidezza e soggezione, perchè poterlo calzare è espressione di un grande riconoscimento... Un trofeo così lo si può solo vincere: acquistato non avrebbe alcun valore... se non quello collezionistico, ma questo è un altro discorso... E, ovviamente un caloroso grazie al fotografao.. (foto Michelacci)

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26 febbraio 2025 3 26 /02 /febbraio /2025 05:37
Canottieri Palermo al tramonto (foto di Maurizio Crispi)

Mi organizzavo per uscire in canoa, dopo molto tempo

Veniva a trovarmi anche un amico, portando due canoe, una per sé e una più piccola per la figlia 

Facevamo la nostra uscita di voga gagliarda ed esplorativa e poi tornavamo 
Veniva il momento di riporre le canoe ed io aiutavo il mio amico a tirarle fuori dall’acqua e a trasportarle
Le sue canoe, in verità, erano leggere come piume ed erano piccolissime: si potevano maneggiare con un dito
Gli dicevo che le avremmo messe nel mio studio, in modo da evitare a lui la fatica di caricarsele sulla macchina e di portarle via, per poi riportarle sin da me la prossima volta
Le posavamo ben allineate sul pavimento della mia stanza, attenti a non bagnare nulla, poiché erano ancora stillanti acqua
Raccomandavo tuttavia il mio amico che questa non doveva essere una soluzione permanente e che al più presto avrebbe dovuto trovare una soluzione alternativa
Non volevo avere il mio studio, ingombro delle sue canoe per l’eternità 
Lui mi ringraziava e andava via con sua figlia 

La cosa curiosa di questo sogno (che non ho detto prima) era il fatto che l’allenamento con le canoe si svolgeva dentro l’appartamento e che, quindi, dentro casa mia vi era anche il mare, cosa che - a ben pensare - sarebbe in sé meravigliosa
Immaginatevi come potrebbe essere avere il mare dentro!

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26 febbraio 2025 3 26 /02 /febbraio /2025 05:13

Questo scrissi il 26 febbraio 2016, coniugando un'annotazione diaristica con la trascrizione di un sogno in cui come elemento clou, compare un appartamento segreto, ricorrente nelle mie occorrenze oniriche di quel periodo

Maurizio Crispi (26 febbrai 2016)

Biglie di vetro (dal web)

L’esordio é stato quello di una giornata uggiosa

Sono uscito a piedi, senza Frida

Che strana sensazione avvertivo: mi sembrava di essere monco di qualcosa

Cos'era?

Non so

Ma, in fondo, nulla di cui preoccuparsi: Frida ha pernottato da mio figlio Francesco e sarà ospite da lui nel fine settimana (per suo espresso desiderio)

Dunque, senza la cagnolina al mio fianco, mi sono sentito un po’ più solo e un po’ più vulnerabile

Ho camminato, facendo ginnastica in cammino: e poi, esercizi itineranti di squatting, di allunghi e piegamenti sulle braccia
Dulcis in fundo, ho fatto quattro periodi di corsa da 1’15 secondi, con 45” di camminata veloce: le mie corsette da pensionato sul viale del tramonto che tuttavia mi hanno procurato una dolce e benefica sudorazione profusa

Al passaggio dal fiorista all’angolo con Viale delle Magnolie ho salutato come sempre il fiorista ghanese che qui fa il turno di notte e che è sempre felice di essere salutato

Mentre prima avevo incrociato la solita podista scontrosa e passapititto, faccia di bronzo e scura nei suoi occhiali da sole che non dismette mai (anche quando fa buio fondo, prima del sorgere del sole), che non saluta mai, nemmeno in contraccambio: infatti, se prima la salutavo, fedele alla mia linea, ora ho smesso

Un saluto non si dovrebbe mai negare a nessuno

Il giorno evolve pigro, i rumori da fuori giungono ovattati.

La città oggi non osa svegliarsi, parrebbe.

La memoria dei morti mi perseguita

Poi, nel corso della giornata, forse nel corso di un pisolino pomeridiano, ho fatto questo sogno

Biglie di vetro (dal web)

Ho sognato di un appartamento misterioso di cui, casualmente, nel sogno scoprivo l’esistenza. Immenso, quasi un intero palazzo, stanze vuote e vaste come piazze d’armi

Per accedere ho dovuto superare una porta blindata, digitando un codice per mezzo di un tastierino numerico. E il codice numerico era lo stesso che adopero per alcuni dispositivi come il mio I-phone

Mi ci aggiravo dentro con curiosità e meraviglia, sperimentando una sensazione di déjà  vécu

Ero certo di esserci già stato in passato e di avere considerato questo grande appartamento come un mio rifugio sicuro

Dopo avere indugiato a lungo passando da una stanza all’altra (tutti gli ambienti erano vuoti e polverosi, come se da tempo fossero stati inutilizzati) arrivavo ad un’altra porta e qui per uscire dovevo di nuovo digitare un codice numerico: e, di nuovo, ha funzionato il mio codice segreto

All’esterno la porta blindata era completata da una seconda porta a soffietto che, però, appariva tutta scassata e percorsa da lunghe spaccature longitudinali. Dovrò chiamare il falegname, ho pensato.
Sembrava che questa porta si affacciasse su di un centro di accoglienza per migranti: all’esterno, infatti, bighellonavano molti africani dalla pelle color ebano, mentre altri erano seduti a lunghi tavoli dentro un grande capannone, attrezzato come un grande refettorio

Pensavo che quella porta dovesse essere riparata sollecitamente, poiché altrimenti i rifugiati avrebbero trovato un modo per entrare nell'appartamento segreto e lo avrebbero occupato abusivamente

Poi, più tardi - sempre nel sogno -, cercavo di raccontare questa mia esperienza ad un interlocutore sconosciuto, anzi senza un volto (poichè la sua faccia era in ombra ed era impossibile scorgerne i tratti)

Tra me e lui c’era una fila di grosse formiche di passaggio ed io, ogni volta, che il mio interlocutore - con la mimica e la gestualità - mostrava di non comprendermi gli lanciavo addosso le grosse formiche amazzoniche con il dito, come si fa quando si colpisce la piccola pallina (di plastica o vetro, utilizzata nel gioco delle biglie).

 

Il metodo classico per tirare la biglia è quello di appoggiare la biglia per terra e la si lancia verso il bersaglio colpendola con l'unghia del dito medio o dell'indice, che scatta dopo avergli premuto contro il polpastrello del pollice.  Questa operazione si svolge tenendo la mano appoggiata a terra o rasente ad essa. 

 

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25 febbraio 2025 2 25 /02 /febbraio /2025 14:03
Il passeggero (foto di Maurizio Crispi)

Ed ecco il semprepresente compagno di viaggio
Il misterioso passeggero è sempre lì a tenermi compagnia o a fare la guardia mentre io non ci sono
È una perturbante sentinella, si potrebbe dire
L’altro giorno, avevo parcheggiato l’auto vicino ad una scuola primaria: quando sono andato a prenderla era già orario di uscita e c’erano tante mamme con i bambini che sciamavano lungo la strada
Mentre mi avvicinavo all’auto una di queste mamme con i due figlioletti, accingendosi ad incrociare la mia auto parcheggiata, ha lanciato uno sguardo all’interno dell’abitacolo e ha avuto una reazione di sorpresa, mista forse ad un po’ di paura (un coccolone…): una reazione che si è tradotta in un leggero sobbalzo
Rivolgendosi ai due figli ha detto loro:  “Questa macchina mi fa paura!“ e, a passo svelto, ha tirato innanzi
Io nel mentre sopraggiungevo e quindi la mamma paurosa, con la coda  dell’occhio, mi avrà sicuramente visto mentre entravo nell’auto di paura 
Chi sa cosa avrà pensato di me!
Che anch’io le facevo paura, poiché condividevo la mia auto con un simile inquietante personaggio?

Quando vado in campagna, l’auto la metto solitamente  in un posto che si trova nel percorso che devo compiere da casa al magazzino, dove tengo gli attrezzi e tutto quello che serve.
Quando scende la sera, spesso vado sino al magazzino per accendere delle luci notturne e per chiuderne la porta
Nel fare questo, mi trovo frequentemente a passare accanto alla mia auto, quasi sempre sovrappensiero 
Al passaggio, nella semioscurità mi sembra di scorgere un occupante nella macchina  (che in campagna lascio sempre con gli sportelli non chiusi con la serratura) e sobbalzo, con il cuore in gola per la paura, e mi dico: Ma chi è costui?
Poi mi ricordo e mi dico: “Ah, vabbé, è il passeggero misterioso e taciturno! E' quello là
In effetti, il compagno di viaggio é anche un deterrente per i male intenzionati ed un guardiano

 

Ma da dove arriva il misterioso ed imperturbabile passeggero?
Cu ci u purtau?

Forse un anno fa al tempo di carnevale Gabriel era andato alla festa di Carnevale della scuola con una maschera ed era proprio questa: Dalì, la celebrata maschera degli artefici della grande rapina alla banca ne "La casa de papel".
All'uscita da scuola, uno di noi due - e non ricordo più di chi sia stata l'idea - volle mettere la maschera sul poggiatesta.
E da allora non si è mossa più
Mi ci sono affezionato.
E Gabriel per di più mi dice: Papà, tienile lì con te, così ti fa compagnia quando viaggi!
E quella che era una semplice maschera è diventata qualcosa di più: un passeggero misterioso, un compagno silente, un guardiano e tanto altro ancora, onnipresente, totipotent

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25 febbraio 2025 2 25 /02 /febbraio /2025 06:02
Il compagno di viaggio misterioso (foto di Maurizio Crispi)

Stranamente, mi ritrovo a partecipare ad un torneo di scherma (se di fioretto, spada o sciabola non so) che però si svolge all’interno di un campo di atletica
Era di lunedì; ed io ero andato allo stadio di atletica, così per allenarmi, ma ero venuto a scoprire che avvenivano le selezioni per il torneo di scherma in senso stretto che si sarebbe svolto nei due giorni successivi di mercoledì e venerdì 
Non ero preparato dunque (mai schermato in vita mia, se non per gioco), però facevo del mio meglio
Alla fine, raccoglievo tutte le mie cose che infilavo in una sacca molto pesante con la tracolla, salivo in auto e me ne andavo 
Si trattava della mia vecchia auto, indubbiamente, la mitica Toyota RV4 che ormai ha superato i vent’anni di età, un po' decrepita, come una vecchia signora, però ancora funzionante
A bordo con me c’era la mia vecchia amica M****
Conversavamo piacevolmente come due persone che si sono ritrovate dopo un lungo periodo di tempo 
Ero salito in auto distrattamente e, senza troppo pensarci, mi ero seduto al posto passeggero
La mia amica, invece, s'era accomodata al posto di guida, ma la cosa curiosa era che nell'abitacolo dell'auto non  vi fossero comandi niente volante, niente pedali, niente di niente 
Rimanevo basito, ovviamente , perché all’inizio avevo pensato che fosse la mia amica a guidare l’auto e che io le avessi lasciato prendere il posto di guida, tanto ero infervorato nella conversazione, quando in realtà era l’auto che si guidava da sola: un'autentica meraviglia della tecnologia dalla quale comunque al giorno d’oggi non siamo più molto lontani!
Ma comunque, la cosa stupefacente era che conversavamo del più del meno come se fossimo seduti in salotto di casa, mentre l'auto andava (come guidata da mani e da una volontà invisibile, capace di intuire i miei desideri e le mie istruzioni)
Saremmo dovuti uscire dal parco dentro cui mi ero infilato con l’auto al momento di arrivare per la gara di scherma, ma tutto era complicato dal fatto che vi fossero centinaia e centinaia di persone molte delle quali impegnate in gare podistiche che si svolgevano in modo multicentrico, con la consueta animazione da baraccone propria di questa tipologia di gare, con corridori “amatori” che cercavano di prevalere l’uno sull’altro con la bava alla bocca, maglie colorate, canotte, numeri di pettorale personalizzati e rutilanti, archi gonfiabili e tutto il consueto armamentario, imbonitori con altoparlante, cronisti, urlatori solitari
E i vincitori si davano a manifestazioni di pazza gioia, esibendosi in quelle scivolate di ginocchio che fanno i calciatori sul prato liscio e rasato di fresco, ma con raccapriccio mi accorgevo che si davano a queste prodezze sul terreno ghiaioso e, quindi, mi ritrovavo ad immaginare quale potesse essere lo stato delle loro ginocchia dopo una simile esuberante esibizione
Ovviamente in questo carrozzone delle gare podistiche, vedevo molti volti hanno conosciuti del tempo in cui correvo 
Sembravano tutti, a dir poco, degli esaltati 
Con molta fatica, nella mia auto senza guidatore, che correva come un cocchio trainato da invisibili destrieri, trovavamo la via di uscita passando al di sotto d'un arco antico 
Prima eravamo passati da una serie di spazi in cui il Real Parco della Favorita era totalmente stravolto, poiché dovunque erano stati collocati delle aree attrezzate per il gioco (o il passatempo) di bambini e adolescenti, con grandi strutture policrome, tutta roba di plastica e legno, che simulavano castelli e galeoni, con alberature e pennoni su cui inerpicarsi e corde pendenti come liane, da utilizzare anche come palestra o per azioni di parkour 
Ero stupefatto di questa trasformazione che aveva subito il Parco,  con una significativa erosione dei terreni dedicati alle coltivazioni, oppure lasciati alla crescita boschiva libera e selvaggia
Eppure ero contento 
L’atmosfera era libera e ariosa 
C’erano nell’aria promesse di cambiamento e di festa 
Io, come al solito, ero lì ad osservare 

Dissolvenza

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23 febbraio 2025 7 23 /02 /febbraio /2025 06:18

Esattamente un anno fa, questo scrivevo

Forse il giorno prima, avevo partecipato ad una trasmissione radiofonica in diretta (invitato da Michelangelo Pavia) sulla psichiatria e sul senso della psichiatria. Qualcuno degl ascoltatori mi ha posto una domanda sulla differenza tra tristezza e malinconia.
Lì pe
lì ho dato una risposta che, per e, tuttavia, non è stata pienamente soddisfacente.
Ci ho rimuginato sopra e , il giorno dopo, mentre camminavo con il cane, per la mia consueta passeggiata mattutina, è scaturita questa composizione che, in fondo, fornisce una risposta più esauriente e articolata a quella domanda.

Maurizio Crispi (23 febbraio 2024)

La mano nera (foto di Maurizio Crispi)

Soffia il vento oggi

Sacchi plastici vuoti, buttati via,
si gonfiano e prendono il volo
come le mongolfiere del tempo antico
e si muovono capricciosi qua e là

Anche i gabbiani seguono il vento
nel loro volo planato 
Il vento evoca come sempre 
solitudini, erranze e terre lontane 

Un paio di guanti abbandonati 
sull’asfalto attrae la mia attenzione 
Uno dei due, 
con le dita serrate a pugno 
punta il medio verso l’alto 
in uno sberleffo 

Ieri mi hanno chiesto 
quale sia la differenza 
fra tristezza e malinconia

La domanda è rimasta inevasa
perché non c’era abbastanza tempo
per dire qualcosa che avesse
un senso compiuto
e, sul momento, 
io stesso sono rimasto spiazzato 
Lo dirò adesso, allora,
ispirato dal vento che soffia 
e che respira tutt’attorno a me


A volte la malinconia può essere una malattia, 
una condizione patologica da cui 
un tempo si poteva uscire 
con facilità dopo uno o due episodi
Adesso, con i farmaci antidepressivi,
sta diventando una condizione di vita 
per sempre, 
un destino
Ineluttabile e ineludibile 
I depressi sono dei diabetici dell’anima
La tristezza, invece, è uno stato d’animo,
una forma di lieve dispiacere interiore
- lo spleen lo chiamavano i Britannici -
o anche una sensazione di vuoto 
e di futilità,
appartenenti a buon diritto 
alla sfera degli affetti 
Solo che oggi nessuno 
vuole più avere l’incomodo 
di sentimenti troppo intensi
da elaborare e da superare
o di stati d’animo scomodi  
Si vuole e si ricerca un benessere gonfiato
a tutti i costi
Si vuole essere performanti,
maniacalmente eccitati


Pochi son disposti
ad affrontare le turbolenze dell’anima
facendo riferimento soltanto 
alle proprie proprie forze 
E allora anche per la tristezza
si va dal medico 
che sarà il più delle volte lieto
di prescrivere dei farmaci 
che é poi la cosa che sa meglio 
Peoples’ littke Helper
o stampelle chimiche
o pillole magiche 
di pronto soccorso morale


Bisogna invece rivendicare il diritto 
a sperimentare 
una normale tristezza 
un normale dolore
Esiste una condizione del vivere
che sia esente 
dal dolore e dalla tristezza?
A queste condizioni dell’animo
bisogna guardare 
In tutta la loro profondità e intensità 
senza distogliere lo sguardo 
e, in questo modo, si cresce
in continuazione 


La risposta chimica fa abortire, 
prima ancora che abbia inizio, 
questo processo 


Bisogna piuttosto ascoltare il vento 
con il suo carico di malinconia
e gli echi di voci lontane
che ci parlano
e ci raccontano le loro storie
Provando ciò 
e ascoltando queste storie 
portate dal vento
possiamo avere conforto 
e trarre la consapevolezza 
che noi, con le nostre normali tristezze, 
con il nostro normale dolore interiore
non siamo soli nell’universo

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Come sono arrivato qui

DSC04695.jpegQuesta pagina è la nuova casa di due blog che alimentavo separatamente. E che erano rispettivamente: Frammenti. Appunti e pensieri sparsi da un diario di bordo e Pensieri sparsi. Riflessioni su temi vari, racconti e piccoli testi senza pretese.

Era diventato davvero troppo dispendioso in termini di tempi richiesti alimentarli entrambi, anche perchè nati per caso, mentre armeggiavo - ancora alle prime armi - per creare un blog, me li ero ritrovati ambedue, benchè la mia idea originaria fosse stata quella di averne uno solo. Infatti, non a caso, le loro intestazioni erano abbastanza simili: creatone uno - non ricordo quale dei due per primo - lo ho "perso" (per quanto strano ciò possa sembrare) e mi diedi alacremente da fare per ricrearne uno nuovo. Qualche tempo - nel frattempo ero divenuto più bravino - il blog perso me lo ritrovai).

Ohibò! - dissi a me stesso - E ora cosa ne faccio?

La risposta più logica sarebbe stata: Disattiviamolo!. E invece...

Mi dissi: li tengo tutti e due. E così feci. E' stato bello finchè è durato...

Ma giocare su due tavoli - e sempre con la stessa effcienza - è molto complicato, ancora di più quando i tavoli diventano tre e poi quattro e via discorrendo....

Con overblog ho trovato una "casa" che mi sembra sicuramente più soddisfacente e così, dopo molte esitazioni, mi sono deciso a fare il grande passo del trasloco, non senza un certo dispiacere, perchè il cambiamento induce sempre un po' di malinconia e qualche nostalgia.

E quindi ora eccomi qua.

E quello che ho fatto - ciò mi consola molto - rimane là e chiunque se ha la curiosità può andare a dargli un'occhiata.

 

Seguendo il link potete leggere il mio curriculum.

 

 


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