È troppo
Sempre troppo
Troppe cose
Troppo traffico
Troppo inquinamento
Troppi strombazzamenti
Troppi incolonnamenti
Troppo correre alla ricerca
dell’oro effimero dei regali
Troppe prepotenze
Troppo silenzio, invece
Troppa rinuncia al parlarsi
Troppo procedere
nelle proprie traiettorie,
implacabili,
senza interferire con quelle degli altri
se non per causare fastidio
o se non per sentire fastidio
Niente abbracci
Niente risate che sgorgano dal cuore
Niente mestizia o dolore
per sofferenze altrui
di cui è pieno il mondo
Niente, niente, niente
Il nulla
Voglio entrare in una chiesa
domani
e accendere un cero
per coloro che soffrono
che piangono
e si disperano
Qui siamo al 17 dicembre del 2014. Quello che segue è un piccolo sogno che riporta una disavventura di viaggio accaduta nel reame del sogno, con un annunciato, paradossale, rapimento
In aeroporto, mentre sono in compagnia di un altro passeggero, vengo accostato da due tipi loschi
Ci dicono che, da questo momento in poi, siamo loro prigionieri - sotto sequestro - e che - con il prossimo volo - verremo portati sino ad un posto segreto, dal quale poi loro, in veste di rapitori, chiederanno un riscatto
Dicono che i nostri figli saranno l'argomento più convincente ai fini del pagamento della somma richiesta
Siccome al momento non vi è alcuna costrizione fisica, io decido di non partire con quel volo, sottraendomi così alla spada di Damocle del rapimento
Mentre cerco di proseguire il mio viaggio, tenendo un basso profilo per non attrarre l'attenzione su di me, molti interrogativi si susseguono nella mia mente
Non capisco proprio il modus operandi dei presunti rapinatori
Se avessero voluto mettere in atto una procedura convincente avrebbero dovuto tentare di rapire i figli, ma non i padri
E i padri allora a fronte del terribile evento della perdita dei propri figli avrebbero sicuramente fatto di tutto - le umane e le divine cose - per trovare il modo di far fronte alle onerose richieste dei malviventi
Ma se vengono rapiti i padri, cosa potranno mai fare figli - ancora piccoli - per salvarli, quali strategie potranno mai mettere in atto a questo scopo?
E, poi, non è veramente assurda e sgangherata la strategia di mettere in atto il rapimento, comunicando ai "rapituri" che stanno per esserlo e dando loro la possibilità di sottrarsi all'evento?
Insomma, è tutto un teatro dell'assurdo e non so proprio raccapezzarmi
Certo è che devo mettermi al riparo e far perdere le mie tracce, ma anche chiedere il supporto di un avvocato per potermi tutelare in questo difficile frangente
Ci sono cose che non so
Ce ne sono altre che non ricordo,
e pur sforzandomi
non riesco a farle riemergere
dal magma dei pensieri e delle tracce perdute
Questa notte ero indaffarato
Camminando e camminando,
dovevo raggiungere certi posti,
uno dei quali era un enorme palazzo,
sede di uffici
Percorrevo strade,
chiedevo informazioni
ad altri Pellegrini come me
con i quali condividevo la stessa sorte
Poi arrivavo, infine, alla mia meta,
mi ritrovavo nell’atrio d’un enorme edificio svettante
e andavo a chiedere delucidazioni
alla reception
Qui una tipa con una mascherina
tutta colorata sul grugno
mi diceva che,
per potermi presentare all’ufficio dove ero diretto
occorreva esibire certi documenti
che io non avevo con me
Entravo in confusione
Chiedevo se potesse andar bene
mostrarli dal cellulare
per eventualmente trasferirli via bluetooth
La receptionist che, intanto,
si era tolta la mascherina
e che aveva i denti tutti blu
(strano)
scuoteva la testa
e mi diceva che non sapeva
Ero esasperato e confuso
È sempre tutto
tanto complicato
e non si cava mai un ragno dal buco
Ho guardato fuori dalla finestra
La via era silente,
tutto immobile
le auto parcheggiate
senza un solo posto libero
Non un’anima dolente in giro
Non piove, non tira vento
E sono tornato a letto a scervellarmi
per trovare il bandolo della matassa
e per acciuffare le perdute tracce
Forse quello che conta di più
é il fatto di essere Pellegrino
sempre in cammino
da un luogo all’altro
o in cerca di qualcosa
La meta cambia di continuo,
si rende ineffabile,
è metamorfica
Quando credi di averla raggiunta
si trasforma in qualcosa d’altro
che non è più ciò che stavi cercando
E, allora, bisogna ricominciare
tutto da capo
Vellichio al fondo della gola
Tosse stizzosa
Tosse squassosa
Scaracchiamenti poco produttivi
Dormo e non dormo
Il risveglio è frequente
Il naufragio capita sovente
Navigo a vista nel cuore della notte
La mattina, all’alba, la tosse
l’è ancora ben pronta e vivace
Respiro
Non respiro
Trattengo il fiato
Esalo, esalo
e via con la tossetta
Poi una relativa quiete
e mi sento meglio,
ma spossato
E or mi attende
un po’ di lettura ad alta voce
con un lauto light breakfast
e magari anche brunch!
E poi ci arripigghiamo
con decotto di carruba
e gargarismi con propoli
di LINO BEBERAmatore Sciesa (Milano, 12 febbraio 1814 - Milano, 2 agosto 1851) è stato un patriota italiano. Era conosciuto anche col nome di Antonio Sciesa, a causa di un errore di trascrizione ...
Amatore Sciesa (Milano, 12 febbraio 1814 – Milano, 2 agosto 1851) è stato un patriota italiano. Era conosciuto anche col nome di Antonio Sciesa, a causa di un errore di trascrizione reso noto dopo varie ricerche e studi dallo scrittore Leo Pollini. Di umili origini, di professione tappezziere, nel 1850 entrò in contatto con alcuni gruppi clandestini repubblicani che lottavano contro il dominio dell’Austria nel Lombardo-Veneto, dove il governatore generale feldmaresciallo Radetzky perseguiva una politica ferocemente repressiva, che non lasciava altro scampo ai patrioti lombardi che la sottomissione, la forca o l’esilio. Alla diffusione di manifesti rivoluzionari partecipò anche Sciesa: la sera del 30 luglio 1851 egli fu bloccato in corso di Porta Ticinese in possesso di manifesti e arrestato con l'accusa di averne affisse alcune copie in via Spadari, a Milano. pubblicità Condannato a morte in un processo sommario istruito dal capitano auditore Carl Pichler von Deeben, Sciesa fu condotto alla forca. Secondo la tradizione popolare, a un gendarme che, conducendolo al luogo di esecuzione, l'aveva fatto passare sotto le finestre di casa sua, esortandolo a rivelare i nomi di altri rivoluzionari in cambio del rilascio, avrebbe risposto in dialetto milanese: Tiremm innanz (Andiamo avanti). Siccome mancava il boia, defunto alcuni giorni prima, venne fucilato e poi sepolto al Fopponino di Porta Vercellina, oggi non più esistente.
É questo un sogno di volo turbulento e ansiogeno occorso nella notte del 17 dicembre 2023, ancora non trascritto qui, nel mio blog
Maurizio Crispi (17 dicembre 2023)
Ancora una volta
sto viaggiando
E sono su di un aereo di linea
Insolitamente sono seduto
vicino al finestrino
(quando io, di solito,
preferisco il lato corridoio)
L’aereo all’improvviso
hai dei forti scossoni
Una perturbazione!
O forse un’avaria?
Non so
Sono perturbato
La perturbazione persiste
Flight fright!
Guardò fuori
e mi rendo conto
che l’aereo sta volando a bassa quota
quasi sfiorando le cime degli alberi
e gli edifici più alti
Mi rendo conto anche
che, cosi perigliosamente,
stiamo sorvolando Trapani
di cui riconosco alcuni caratteristici edifici
Siamo fuori rotta, allora!
Non dovevamo forse avere come meta Palermo?
Cosa sta succedendo?
Perché il pilota non ci ha avvisato
del cambio di rotta?
Mi accorgo, all’improvviso,
che tutti i passeggeri
che erano a bordo
al momento del decollo
sono scomparsi
Io sono l’unico rimasto
Mi chiedo: E il pilota?
Ci sarà ancora un pilota
a condurre questo maledetto aereo?
Come quelle di prima,
anche queste domande
sono destinate a non avere risposta
Luna e nuvole,
ancora tempestose
si aprono al mio sguardo
Prima del sorgere del sole,
quando già le luci delle case lontane
si spengono,
l'aria è fredda, pungente
e sa di pulito
Giù in basso l’autostrada
é percorsa da fredde lame di luce
e da scie rosseggianti,
accompagnate da un lontano mugghio
Mi metto per strada,
alla guida della mia auto,
solcando il mistero di quella zona di transizione
che non è più notte,
perché - mentre la luna tramonta ad ovest -
il cielo già trascolora ad est
Galleggio nel buio
Guido in silenzio
(anzi no, con una colonna sonora
di musiche classiche trasmesse in radio)
e nel silenzio di pensieri e voci interiori,
un silenzio che è quiete e appagamento,
ma anche sospensione di desiderio
e procedo verso la città caotica
e annebbiata di fumi di scarico
dov’è il traffico s’infittisce
Mettersi in strada un po’ prima dell’alba
evoca avventure di viaggio
lontane nel tempo e nello spazio,
ma è un atto che, in sé,
contiene del Viaggio l’essenza
Sognavo che nel sogno facevo lo psichiatra di una Comunità terapeutica e che mi ritrovavo in una situazione molto difficile con un paziente riottoso ed ingestibile il quale rompeva porte e suppellettili, rendendo la vita impossibile a tutti gli altri degenti, ma anche agli operatori che, spossati dalle continue intemperanze, già davano segni di burnout
L’ultima bravata di costuiera stata di spostare armadi e mobili nei corridoi, creando una serie di barricate mobili, levando al contempo le porte di alcune stanze della struttura e scagliandole fuori dalla finestra
E sì che la madre del paziente con una telefonata - il giorno prima - ci aveva messo sull’avviso, annunciando ulteriori tempeste
Pensavo allora di risolvere il problema, portando quest’ospite ormai scomodo a casa di mia madre dove c’erano molte stanze disponibili [i sogni sono prodighi di soluzioni apparentemente incongrue]
Pensavo di avvertire la mamma in un secondo tempo e, intanto, di portarlo comunque nella sua nuova sistemazione-alloggio
Quando arrivavo mi rendevo conto che l’appartamento era ben diverso da come ricordavo: era in forma di un lungo corridoio su cui si affacciavano in sequenza le stanze, che erano poi servite anche da una porta finestra la quale si apriva su di un balcone-ballatoio
Le stanze dunque usufruivano di due aperture con funzione di porta, una sul corridoio interno e l’altra sul ballatoio
Sistemavo il paziente nel suo nuovo alloggio e andavo a cercare la mamma per avvertirla della presenza del nuovo ospite, senza tuttavia trovarla
Era piuttosto imbarazzante che non potessi metterla sull’avviso per tempo di avere a che fare adesso con un ospite scomodo, violento, prevaricatore, bullizzatore, bugiardo, un sociopatico della più bell’acqua, insomma
Tornavo indietro per cercare di porre rimedio, chiudendo a chiave le porte di tutte le altre stanze per cercare di limitare in qualche modo la libera e anarchica mobilità del paziente
Mi accorgevo però, dopo un sopralluogo nella sua stanza - allocata all’estremità più distante del lungo corridoio - che il paziente se ne era andato arbitrariamente oppure era semplicemente scomparso, volatilizzato o, ancora, si era nascosto per architettare altre malefatte
In parte ero contento di ciò (meglio perderlo che trovarlo uno così), ma nello stesso tempo timoroso al pensiero che potesse tornare all’improvviso, mettendo a repentaglio la tranquillità e la sicurezza della mamma
Ho sognato con fatica
questa notte
Accadevano molte cose,
facevo,
dicevo,
conversavo,
operavo (non nel senso chirurgico)
Una lunga ripetizione di opere e giorni,
inane e vacua
Non concludevo mai nulla
Ero messo male
Non sapevo dove andare
Mi ero perso
Persino avevo perso
la via di casa
Manichini in vetrina (Palermo, via Sciuti) - foto di Maurizio Crispi
Ci sono giorni
Ci sono notti
Nulla succede
Tutto succede
Il giorno con le sue necessità
ti lascia prostrato
La notte è avara
e non dà sollievo
con sogni policromi e variegati
La stanchezza è profonda
e un sonno di piombo
arriva veloce ad acciuffarmi
dentro una cappa
rigida e soffocante
Così, i residui diurni intossicanti
non possono essere smaltiti
e la mente rimane prigioniera
di pensieri e crucci
Il corpo, d’altronde,
è afflitto, vulnerabile, fragile e intossicato
e non trova ristoro
Quindi seguono risvegli inquieti
e ricadute in sonni
altrettanto inquieti
Io sognatore rimango
a navigare in superficie
su una imbarcazione
che è solo debole guscio
in balia di flutti tempestosi
e di mostri marini
che emergono all’improvviso
per ghermirmi
Non riesco quasi mai
in tali circostanze
ad essere il Nautilus
del capitano Nemo
che scivola nel profondo
trasportando viaggiatori prigionieri riottosi
che sono anche suoi ospiti benvoluti
a visitare i più profondi abissi
e le creature che vi si nascondono
Ma quando si viaggia sul Nautilus
sì è protetti
e si sperimenta solo la meraviglia
dove persino miserie e affanni
sono trasfigurati
é il mitico capitano Nemo
a guidarci nell’esplorazione
poiché lui già conosce
gli abissi marini
per averli esplorati a fondo
ed averne fatto ritorno
Lui sa,
Lui sa rassicurare con le sue spiegazioni
ma è anche capace di instillare
nei suoi ospiti
il senso della maraviglia
Quando ero piccolo
ed ero pronto ad immergermi nel sogno
dicevo alla mamma
“Questa notte sognerò
d’essere sul Nautilus,
In compagnia del capitano Nemo
e, assieme a lui, vivrò bellissime avventure!”
E quelle, nate piene di attesa,
erano notti orribili e tormento
dove il Capitano Nemo agognato,
mai arrivava
Capitano Nemo La prima apparizione del Capitano Nemo Universo Trilogia dell'Isola misteriosa Autore Jules Verne 1ª app. in Ventimila leghe sotto i mari Ultima app. in L'isola misteriosa ...
Ecco che sogno, dopo molti giorni senza affioramenti onirici
Sono in un posto a svolgere un lavoro
Sono seduto ad un tavolo, riparato da una tettoia, al centro d’un ampio cortile
Ho l’occorrente per scrivere
Deve prendere appunti su ciò che mi accade intorno
Sono uno scrittore di cronache, come gli antichi storici o gli scoliasti
Sento freddo, all’improvviso
Sono in ciabatte che, scalcagnate come sono, lasciano i piedi scoperti
Decido di andare a cambiarmi per indossare qualcosa di più appropriato
Mi alzo e m’incammino verso i miei quartieri, lasciando tutte le mie cose e l’attrezzatura da scrivano sul tavolo
La via per raggiungere il mio alloggio è lunga e tortuosa
Bisogna percorrere dei corridoi
che assomigliano piuttosto a stretti cunicoli claustrofobici e poi salire per lunghe rampe di scale
Su di un pianerottolo (o in un androne) c’è parcheggiato un passeggino
Poggiata sul sedile ci sta una borsa con le mie cose e i miei indumenti di ricambio
Tiro un sospiro di sollievo per il ritrovamento fortunoso
Decido comunque di ascendere lungo l’ultima rampa di scale per arrivare alla mia stanzetta, con il mio borsone a tracolla
Qui trovo tutto in disordine, come se l’ambiente fosse stato occupato da un estraneo
Sul letto ci sono sparsi in disordine degli indumenti, non miei
Provo a rimuoverli, ma non si staccano dalla coperta di pile che ricopre il giaciglio
Finisco con lo scoprire che sono stati dotati di strisce di velcro perché possano rimanere aderenti gli uni agli altri e alla coperta: insomma, sono alla presenza di un rozzo dispositivo antifurto (questo quello che penso nel sogno)
Sono infastidito da questa invasione di campo
Indosso qualcosa di più pesante per contrastare il senso di freddo che mi ha preso e vado per uscire di nuovo e andare a fare il mio lavoro
Quando scendo lungo la prima rampa di scale, mi affaccio su di un cortile e vedo un auto lì parcheggiata
Capisco che é lì per me e che devo salirci sopra per mettermici alla guida e per andare dove sono diretto
Mi sento espropriato dalla mia capacità di decisione autonoma
È l’auto che decide, non io
Sono dunque alla guida dell’auto, su di un’autostrada che sembra quella di un videogioco
L’auto schizza subito ad una velocità supersonica e mi sembra di non poterne controllare rotta e stabilità
La velocità é tale che mi perdo tutti i segnali di direzione, le diramazioni e gli svincoli
La velocità mi da la vertigine: mi sembra di essere in un tunnel poiché tutti i dettagli del paesaggio attorno a me sfilano così rapidamente da trasformarsi in una poltiglia di colori e di forme indistinte o in una nebbia confusa
Penso di poter perder il controllo, ma temo anche che la vettura possa ribaltarsi
Stacco allora il piede dall’acceleratore e la velocità dell’auto aumenta ancor di più, oltre il concepibile
Provo un senso di panico, piantato lì, al centro dello stomaco, e forse mi si torcono anche le budella
Penso di esser prossimo alla mia fine
É così che finirá?
Era diventato davvero troppo dispendioso in termini di tempi richiesti alimentarli entrambi, anche perchè nati per caso, mentre
armeggiavo - ancora alle prime armi - per creare un blog, me li ero ritrovati ambedue, benchè la mia idea originaria fosse stata quella di averne uno solo. Infatti, non a caso, le loro
intestazioni erano abbastanza simili: creatone uno - non ricordo quale dei due per primo - lo ho "perso" (per quanto strano ciò possa sembrare) e mi diedi alacremente da fare per ricrearne uno
nuovo. Qualche tempo - nel frattempo ero divenuto più bravino - il blog perso me lo ritrovai).
Ohibò! - dissi a me stesso - E ora cosa ne faccio?
La risposta più logica sarebbe stata: Disattiviamolo!. E invece...
Mi dissi: li tengo tutti e due. E così feci. E' stato bello finchè è durato...
Ma giocare su due tavoli - e sempre con la stessa effcienza - è molto complicato, ancora di più quando i tavoli diventano tre e
poi quattro e via discorrendo....
Con overblog ho trovato una "casa" che mi sembra sicuramente più soddisfacente e così, dopo molte esitazioni, mi sono deciso a
fare il grande passo del trasloco, non senza un certo dispiacere, perchè il cambiamento induce sempre un po' di malinconia e qualche nostalgia.
E quindi ora eccomi qua.
E quello che ho fatto - ciò mi consola molto - rimane là e chiunque se ha la curiosità può andare a dargli un'occhiata.