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26 febbraio 2025 3 26 /02 /febbraio /2025 05:37
Canottieri Palermo al tramonto (foto di Maurizio Crispi)

Mi organizzavo per uscire in canoa, dopo molto tempo

Veniva a trovarmi anche un amico, portando due canoe, una per sé e una più piccola per la figlia 

Facevamo la nostra uscita di voga gagliarda ed esplorativa e poi tornavamo 
Veniva il momento di riporre le canoe ed io aiutavo il mio amico a tirarle fuori dall’acqua e a trasportarle
Le sue canoe, in verità, erano leggere come piume ed erano piccolissime: si potevano maneggiare con un dito
Gli dicevo che le avremmo messe nel mio studio, in modo da evitare a lui la fatica di caricarsele sulla macchina e di portarle via, per poi riportarle sin da me la prossima volta
Le posavamo ben allineate sul pavimento della mia stanza, attenti a non bagnare nulla, poiché erano ancora stillanti acqua
Raccomandavo tuttavia il mio amico che questa non doveva essere una soluzione permanente e che al più presto avrebbe dovuto trovare una soluzione alternativa
Non volevo avere il mio studio, ingombro delle sue canoe per l’eternità 
Lui mi ringraziava e andava via con sua figlia 

La cosa curiosa di questo sogno (che non ho detto prima) era il fatto che l’allenamento con le canoe si svolgeva dentro l’appartamento e che, quindi, dentro casa mia vi era anche il mare, cosa che - a ben pensare - sarebbe in sé meravigliosa
Immaginatevi come potrebbe essere avere il mare dentro!

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26 febbraio 2025 3 26 /02 /febbraio /2025 05:13

Questo scrissi il 26 febbraio 2016, coniugando un'annotazione diaristica con la trascrizione di un sogno in cui come elemento clou, compare un appartamento segreto, ricorrente nelle mie occorrenze oniriche di quel periodo

Maurizio Crispi (26 febbrai 2016)

Biglie di vetro (dal web)

L’esordio é stato quello di una giornata uggiosa

Sono uscito a piedi, senza Frida

Che strana sensazione avvertivo: mi sembrava di essere monco di qualcosa

Cos'era?

Non so

Ma, in fondo, nulla di cui preoccuparsi: Frida ha pernottato da mio figlio Francesco e sarà ospite da lui nel fine settimana (per suo espresso desiderio)

Dunque, senza la cagnolina al mio fianco, mi sono sentito un po’ più solo e un po’ più vulnerabile

Ho camminato, facendo ginnastica in cammino: e poi, esercizi itineranti di squatting, di allunghi e piegamenti sulle braccia
Dulcis in fundo, ho fatto quattro periodi di corsa da 1’15 secondi, con 45” di camminata veloce: le mie corsette da pensionato sul viale del tramonto che tuttavia mi hanno procurato una dolce e benefica sudorazione profusa

Al passaggio dal fiorista all’angolo con Viale delle Magnolie ho salutato come sempre il fiorista ghanese che qui fa il turno di notte e che è sempre felice di essere salutato

Mentre prima avevo incrociato la solita podista scontrosa e passapititto, faccia di bronzo e scura nei suoi occhiali da sole che non dismette mai (anche quando fa buio fondo, prima del sorgere del sole), che non saluta mai, nemmeno in contraccambio: infatti, se prima la salutavo, fedele alla mia linea, ora ho smesso

Un saluto non si dovrebbe mai negare a nessuno

Il giorno evolve pigro, i rumori da fuori giungono ovattati.

La città oggi non osa svegliarsi, parrebbe.

La memoria dei morti mi perseguita

Poi, nel corso della giornata, forse nel corso di un pisolino pomeridiano, ho fatto questo sogno

Biglie di vetro (dal web)

Ho sognato di un appartamento misterioso di cui, casualmente, nel sogno scoprivo l’esistenza. Immenso, quasi un intero palazzo, stanze vuote e vaste come piazze d’armi

Per accedere ho dovuto superare una porta blindata, digitando un codice per mezzo di un tastierino numerico. E il codice numerico era lo stesso che adopero per alcuni dispositivi come il mio I-phone

Mi ci aggiravo dentro con curiosità e meraviglia, sperimentando una sensazione di déjà  vécu

Ero certo di esserci già stato in passato e di avere considerato questo grande appartamento come un mio rifugio sicuro

Dopo avere indugiato a lungo passando da una stanza all’altra (tutti gli ambienti erano vuoti e polverosi, come se da tempo fossero stati inutilizzati) arrivavo ad un’altra porta e qui per uscire dovevo di nuovo digitare un codice numerico: e, di nuovo, ha funzionato il mio codice segreto

All’esterno la porta blindata era completata da una seconda porta a soffietto che, però, appariva tutta scassata e percorsa da lunghe spaccature longitudinali. Dovrò chiamare il falegname, ho pensato.
Sembrava che questa porta si affacciasse su di un centro di accoglienza per migranti: all’esterno, infatti, bighellonavano molti africani dalla pelle color ebano, mentre altri erano seduti a lunghi tavoli dentro un grande capannone, attrezzato come un grande refettorio

Pensavo che quella porta dovesse essere riparata sollecitamente, poiché altrimenti i rifugiati avrebbero trovato un modo per entrare nell'appartamento segreto e lo avrebbero occupato abusivamente

Poi, più tardi - sempre nel sogno -, cercavo di raccontare questa mia esperienza ad un interlocutore sconosciuto, anzi senza un volto (poichè la sua faccia era in ombra ed era impossibile scorgerne i tratti)

Tra me e lui c’era una fila di grosse formiche di passaggio ed io, ogni volta, che il mio interlocutore - con la mimica e la gestualità - mostrava di non comprendermi gli lanciavo addosso le grosse formiche amazzoniche con il dito, come si fa quando si colpisce la piccola pallina (di plastica o vetro, utilizzata nel gioco delle biglie).

 

Il metodo classico per tirare la biglia è quello di appoggiare la biglia per terra e la si lancia verso il bersaglio colpendola con l'unghia del dito medio o dell'indice, che scatta dopo avergli premuto contro il polpastrello del pollice.  Questa operazione si svolge tenendo la mano appoggiata a terra o rasente ad essa. 

 

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25 febbraio 2025 2 25 /02 /febbraio /2025 14:03
Il passeggero (foto di Maurizio Crispi)

Ed ecco il semprepresente compagno di viaggio
Il misterioso passeggero è sempre lì a tenermi compagnia o a fare la guardia mentre io non ci sono
È una perturbante sentinella, si potrebbe dire
L’altro giorno, avevo parcheggiato l’auto vicino ad una scuola primaria: quando sono andato a prenderla era già orario di uscita e c’erano tante mamme con i bambini che sciamavano lungo la strada
Mentre mi avvicinavo all’auto una di queste mamme con i due figlioletti, accingendosi ad incrociare la mia auto parcheggiata, ha lanciato uno sguardo all’interno dell’abitacolo e ha avuto una reazione di sorpresa, mista forse ad un po’ di paura (un coccolone…): una reazione che si è tradotta in un leggero sobbalzo
Rivolgendosi ai due figli ha detto loro:  “Questa macchina mi fa paura!“ e, a passo svelto, ha tirato innanzi
Io nel mentre sopraggiungevo e quindi la mamma paurosa, con la coda  dell’occhio, mi avrà sicuramente visto mentre entravo nell’auto di paura 
Chi sa cosa avrà pensato di me!
Che anch’io le facevo paura, poiché condividevo la mia auto con un simile inquietante personaggio?

Quando vado in campagna, l’auto la metto solitamente  in un posto che si trova nel percorso che devo compiere da casa al magazzino, dove tengo gli attrezzi e tutto quello che serve.
Quando scende la sera, spesso vado sino al magazzino per accendere delle luci notturne e per chiuderne la porta
Nel fare questo, mi trovo frequentemente a passare accanto alla mia auto, quasi sempre sovrappensiero 
Al passaggio, nella semioscurità mi sembra di scorgere un occupante nella macchina  (che in campagna lascio sempre con gli sportelli non chiusi con la serratura) e sobbalzo, con il cuore in gola per la paura, e mi dico: Ma chi è costui?
Poi mi ricordo e mi dico: “Ah, vabbé, è il passeggero misterioso e taciturno! E' quello là
In effetti, il compagno di viaggio é anche un deterrente per i male intenzionati ed un guardiano

 

Ma da dove arriva il misterioso ed imperturbabile passeggero?
Cu ci u purtau?

Forse un anno fa al tempo di carnevale Gabriel era andato alla festa di Carnevale della scuola con una maschera ed era proprio questa: Dalì, la celebrata maschera degli artefici della grande rapina alla banca ne "La casa de papel".
All'uscita da scuola, uno di noi due - e non ricordo più di chi sia stata l'idea - volle mettere la maschera sul poggiatesta.
E da allora non si è mossa più
Mi ci sono affezionato.
E Gabriel per di più mi dice: Papà, tienile lì con te, così ti fa compagnia quando viaggi!
E quella che era una semplice maschera è diventata qualcosa di più: un passeggero misterioso, un compagno silente, un guardiano e tanto altro ancora, onnipresente, totipotent

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25 febbraio 2025 2 25 /02 /febbraio /2025 06:02
Il compagno di viaggio misterioso (foto di Maurizio Crispi)

Stranamente, mi ritrovo a partecipare ad un torneo di scherma (se di fioretto, spada o sciabola non so) che però si svolge all’interno di un campo di atletica
Era di lunedì; ed io ero andato allo stadio di atletica, così per allenarmi, ma ero venuto a scoprire che avvenivano le selezioni per il torneo di scherma in senso stretto che si sarebbe svolto nei due giorni successivi di mercoledì e venerdì 
Non ero preparato dunque (mai schermato in vita mia, se non per gioco), però facevo del mio meglio
Alla fine, raccoglievo tutte le mie cose che infilavo in una sacca molto pesante con la tracolla, salivo in auto e me ne andavo 
Si trattava della mia vecchia auto, indubbiamente, la mitica Toyota RV4 che ormai ha superato i vent’anni di età, un po' decrepita, come una vecchia signora, però ancora funzionante
A bordo con me c’era la mia vecchia amica M****
Conversavamo piacevolmente come due persone che si sono ritrovate dopo un lungo periodo di tempo 
Ero salito in auto distrattamente e, senza troppo pensarci, mi ero seduto al posto passeggero
La mia amica, invece, s'era accomodata al posto di guida, ma la cosa curiosa era che nell'abitacolo dell'auto non  vi fossero comandi niente volante, niente pedali, niente di niente 
Rimanevo basito, ovviamente , perché all’inizio avevo pensato che fosse la mia amica a guidare l’auto e che io le avessi lasciato prendere il posto di guida, tanto ero infervorato nella conversazione, quando in realtà era l’auto che si guidava da sola: un'autentica meraviglia della tecnologia dalla quale comunque al giorno d’oggi non siamo più molto lontani!
Ma comunque, la cosa stupefacente era che conversavamo del più del meno come se fossimo seduti in salotto di casa, mentre l'auto andava (come guidata da mani e da una volontà invisibile, capace di intuire i miei desideri e le mie istruzioni)
Saremmo dovuti uscire dal parco dentro cui mi ero infilato con l’auto al momento di arrivare per la gara di scherma, ma tutto era complicato dal fatto che vi fossero centinaia e centinaia di persone molte delle quali impegnate in gare podistiche che si svolgevano in modo multicentrico, con la consueta animazione da baraccone propria di questa tipologia di gare, con corridori “amatori” che cercavano di prevalere l’uno sull’altro con la bava alla bocca, maglie colorate, canotte, numeri di pettorale personalizzati e rutilanti, archi gonfiabili e tutto il consueto armamentario, imbonitori con altoparlante, cronisti, urlatori solitari
E i vincitori si davano a manifestazioni di pazza gioia, esibendosi in quelle scivolate di ginocchio che fanno i calciatori sul prato liscio e rasato di fresco, ma con raccapriccio mi accorgevo che si davano a queste prodezze sul terreno ghiaioso e, quindi, mi ritrovavo ad immaginare quale potesse essere lo stato delle loro ginocchia dopo una simile esuberante esibizione
Ovviamente in questo carrozzone delle gare podistiche, vedevo molti volti hanno conosciuti del tempo in cui correvo 
Sembravano tutti, a dir poco, degli esaltati 
Con molta fatica, nella mia auto senza guidatore, che correva come un cocchio trainato da invisibili destrieri, trovavamo la via di uscita passando al di sotto d'un arco antico 
Prima eravamo passati da una serie di spazi in cui il Real Parco della Favorita era totalmente stravolto, poiché dovunque erano stati collocati delle aree attrezzate per il gioco (o il passatempo) di bambini e adolescenti, con grandi strutture policrome, tutta roba di plastica e legno, che simulavano castelli e galeoni, con alberature e pennoni su cui inerpicarsi e corde pendenti come liane, da utilizzare anche come palestra o per azioni di parkour 
Ero stupefatto di questa trasformazione che aveva subito il Parco,  con una significativa erosione dei terreni dedicati alle coltivazioni, oppure lasciati alla crescita boschiva libera e selvaggia
Eppure ero contento 
L’atmosfera era libera e ariosa 
C’erano nell’aria promesse di cambiamento e di festa 
Io, come al solito, ero lì ad osservare 

Dissolvenza

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23 febbraio 2025 7 23 /02 /febbraio /2025 06:18

Esattamente un anno fa, questo scrivevo

Forse il giorno prima, avevo partecipato ad una trasmissione radiofonica in diretta (invitato da Michelangelo Pavia) sulla psichiatria e sul senso della psichiatria. Qualcuno degl ascoltatori mi ha posto una domanda sulla differenza tra tristezza e malinconia.
Lì pe
lì ho dato una risposta che, per e, tuttavia, non è stata pienamente soddisfacente.
Ci ho rimuginato sopra e , il giorno dopo, mentre camminavo con il cane, per la mia consueta passeggiata mattutina, è scaturita questa composizione che, in fondo, fornisce una risposta più esauriente e articolata a quella domanda.

Maurizio Crispi (23 febbraio 2024)

La mano nera (foto di Maurizio Crispi)

Soffia il vento oggi

Sacchi plastici vuoti, buttati via,
si gonfiano e prendono il volo
come le mongolfiere del tempo antico
e si muovono capricciosi qua e là

Anche i gabbiani seguono il vento
nel loro volo planato 
Il vento evoca come sempre 
solitudini, erranze e terre lontane 

Un paio di guanti abbandonati 
sull’asfalto attrae la mia attenzione 
Uno dei due, 
con le dita serrate a pugno 
punta il medio verso l’alto 
in uno sberleffo 

Ieri mi hanno chiesto 
quale sia la differenza 
fra tristezza e malinconia

La domanda è rimasta inevasa
perché non c’era abbastanza tempo
per dire qualcosa che avesse
un senso compiuto
e, sul momento, 
io stesso sono rimasto spiazzato 
Lo dirò adesso, allora,
ispirato dal vento che soffia 
e che respira tutt’attorno a me


A volte la malinconia può essere una malattia, 
una condizione patologica da cui 
un tempo si poteva uscire 
con facilità dopo uno o due episodi
Adesso, con i farmaci antidepressivi,
sta diventando una condizione di vita 
per sempre, 
un destino
Ineluttabile e ineludibile 
I depressi sono dei diabetici dell’anima
La tristezza, invece, è uno stato d’animo,
una forma di lieve dispiacere interiore
- lo spleen lo chiamavano i Britannici -
o anche una sensazione di vuoto 
e di futilità,
appartenenti a buon diritto 
alla sfera degli affetti 
Solo che oggi nessuno 
vuole più avere l’incomodo 
di sentimenti troppo intensi
da elaborare e da superare
o di stati d’animo scomodi  
Si vuole e si ricerca un benessere gonfiato
a tutti i costi
Si vuole essere performanti,
maniacalmente eccitati


Pochi son disposti
ad affrontare le turbolenze dell’anima
facendo riferimento soltanto 
alle proprie proprie forze 
E allora anche per la tristezza
si va dal medico 
che sarà il più delle volte lieto
di prescrivere dei farmaci 
che é poi la cosa che sa meglio 
Peoples’ littke Helper
o stampelle chimiche
o pillole magiche 
di pronto soccorso morale


Bisogna invece rivendicare il diritto 
a sperimentare 
una normale tristezza 
un normale dolore
Esiste una condizione del vivere
che sia esente 
dal dolore e dalla tristezza?
A queste condizioni dell’animo
bisogna guardare 
In tutta la loro profondità e intensità 
senza distogliere lo sguardo 
e, in questo modo, si cresce
in continuazione 


La risposta chimica fa abortire, 
prima ancora che abbia inizio, 
questo processo 


Bisogna piuttosto ascoltare il vento 
con il suo carico di malinconia
e gli echi di voci lontane
che ci parlano
e ci raccontano le loro storie
Provando ciò 
e ascoltando queste storie 
portate dal vento
possiamo avere conforto 
e trarre la consapevolezza 
che noi, con le nostre normali tristezze, 
con il nostro normale dolore interiore
non siamo soli nell’universo

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22 febbraio 2025 6 22 /02 /febbraio /2025 09:10
contrasti (foto di Maurizio Crispi - 2016)

Un sabato mattina, un uomo anziano se ne sta immobile seduto su di un grosso tronco abbattuto e scortecciato che funge da rustica panchina: immediatamente, ho sentito l’esigenza di fotografarlo
Dei runner gli sfilano davanti, alla loro andatura, baldanzosi, chi più chi meno, ma con quella baldanza di chi ha la certezza di avere ancora davanti molto tempo da vivere
L’uno è vestito di abiti scuri, gli altri - i corridori - indossano indumenti tecnici vivacemente colorati
L’anziano è solo, isolato, chiuso in sé stesso, avvolto nel suo giaccone con le mani insaccate dentro le tasche.
I podisti amatoriali fanno parte di una comunità itinerante e, in ogni caso, sono lì riuniti per partecipare ad un evento. Anche se non si conoscono, invisibili legami di solidarietà (o antagonismo) li connettono gli uni agli altri in una rete
Sembra che l’anziano se ne stia lì, seduto, solo per far passare del tempo che altrimenti sarebbe per lui troppo dilatato ed insostenibile, tale da dargli la mattina ad ogni suo risveglio una sensazione di schiacciante oppressione
I runner frequentatori del quel parco o giunti per partecipare alla piccola gara/allenamento hanno sicuramente molti altri impegni, a seguire: la loro giornata è piena di cose, di incontri, di discorsi, di aspettative e di azioni da compiere. Sicuramente a loro il tempo non basta mai, mentre invece l’anziano ne ha a iosa
Gli anziani e i vecchi, specie in una città come la nostra, possono sentire il tempo come un peso inesorabile: da sopportare, gravoso, soffocante, dal risveglio della mattina alla sera quando giunge il momento di andare a dormire, come una liberazione: e, nell’intervallo, c’è l’impegno di farlo passare questo tempo a loro disposizione o di lasciarsi trascinare dalle sue derive
E non è più un tempo lineare, in cui ci sono mete da raggiungere e obiettivi verso cui tendere, ma soltanto un tempo circolare ripetitivo, in cui ricorrono e si rincorrono soltanto piccole azioni quotidiane che servono soltanto a far passare il tempo, agognando al momento in cui la giornata sarà conclusa. Un tempo in cui ogni giornata è spaventosamente eguale all’altra che l’ha preceduta e che la seguirà, un tempo in cui non esistono più sabati e domeniche, fine settimana, vacanze, festività, ma in cui ogni giorno è eguale e piatto
Quando si arriva a questo punto, in fondo, si è già pronti all’eterno riposo, poiché ogni giorno è in sé una fine dolorosa a cui si è condannati ripetutamente, la totale vacuità, la mancanza di scopo, il vuoto di relazioni e di affetti, e tanti piccoli riempitivi
L’immagine dell’uomo seduto sulla panchina (in verità - e molto simbolicamente – si tratta solo di un vecchio tronco abbattuto, una carcassa dunque) mi ha dato molto da pensare e mi ha profondamente intristito
Mi ha fatto ricordare uno zio - che mi è caro nel ricordo - il quale spesso - per ingannare i suoi lunghi pomeriggi vuoti - andava a sedersi sulla panchina davanti alla statua di Padre Pio nella piazza vicino a casa sua oppure sul basso muretto che contorna il giardino pubblico dirimpetto.
Portava con sé una vecchia copia spiegazzata di un Giallo Mondadori e ne leggeva alcune pagine, ma il più delle volte guardava il mondo che girava attorno a lui
Quando lo avvistavo, qualche volta mi avvicinavo a lui, lo salutavo e scambiavamo qualche parola
Ma qualche volta - lo confesso - mi corrucciavo e, con il cuore gonfio di dispiacere, mi allontanavo senza farmi vedere, forse sbagliando, ma quella sua solitudine così palese mi metteva addosso un’angoscia troppo profonda


(Palermo, 22 febbraio 2016)
 

Mi rendo conto di essere stato troppo deciso nel propendere verso una lettura: e convengo che ce ne potrebbero essere molte altre possibili.
Il bello delle immagini é che ciascuno può costruirvi una propria storia personalizzata che dipende da fattori diversi, come la propria visione del mondo, la propria storia personale, le proprie idee ed esperienze, e, non ultimo fattore, il proprio stato d'animo.
E' noto che lo stesso libro letto in epoche diverse della vita può suscitare emozioni diverse, perfino nello stesso lettore.

Quanto ho cercato questo scritto! Avrei voluto inserirlo nel mio libro sulle panchine. Ed invece, niente.
Ora, all’improvviso, grazie alla funzione “Ricordi” di Facebook è all’improvviso balzato fuori.
E, quindi, ho pensato di inserirlo qui

Maurizio Crispi (22 febbraio 2016)

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22 febbraio 2025 6 22 /02 /febbraio /2025 09:03

22 febbraio 2014

Maurizio Crispi (22 febbraio 2014)

Il mostro di Lochness

E' splendido il paesaggio sulla laguna

 

La superficie dell'acqua è immota

e d'una cristallina trasparenza

ma se cambia la direzione del vento

vi si potranno riflettere il cielo

e le nuvole candide

 

Il grosso tronco di un albero

semi-calcificato,

caduto chissà quanto tempo prima,

giace immerso a metà nell'acqua,

appoggiato ad un gruppo di rocce bianche

aggettanti da terra

a formare un piccola insenatura

 

Tra il tronco e le rocce s'è formata

una piscina naturale di grande bellezza

che io ammiro estasiato,

La sensazione estatica, tuttavia,

non m'impedisce di intervenire

per spostare il tronco

in una posizione più congeniale

 

Mi sembra che, così com'è,

tutto messo di sghimbescio

possa scivolare

e vorrei incastrarlo meglio tra le rocce

 

Tentativi sovrumani sono i miei

e non portano all'esito sperato

 

Scivolo sul greto sabbioso, ansimante,

(e la sabbia candida è di un bianco abbacinante)

e giaccio a lungo prostrato

con il corpo semisommerso

nell'acqua trasparente

 

E, mentre mi riprendo,

ecco che scorgo,

mentre si spinge nella mia direzione

un serpente d'acqua,

enorme,

fuori misura,

ben più grande di un ananconda

 

Anaconda nel  film "La Furia dei Cento Veleni" (dal web)

Vedo affiorare la sua testa triangolare

e la lingua biforcuta dardeggiare

fuori dalla bocca senza labbra,

semiaperta

 

Il bestione si muove agile, senza sforzo,

davanti al lui l'acqua appena smossa

disegna sottili cerchi concentrici

che si espandono verso di me,

accarezzando il mio fianco a loro esposto.

 

Sono preso dalla meraviglia e dall'incanto 

di ciò che osservo

e penso con orrore 

che si tratta d'un serpente d'acqua,

GIGANTE,

pari forse soltanto al mitico 

mostro di Loch Ness 

nelle rappresentazioni di più fervida fantasia

e nei bestiari e nei trattati di zoologia fantastica

 

Posso appena indovinarne le dimensioni

mentre si avvicina, facendomi la corte

 

Il senso di meraviglia è adesso sovrastato da quello di minaccia

e dalla claustrofobica anticipazione d'un abbraccio letale

 

Già sento il freddo tocco delle sue squame

sulla pelle del mio addome 

e sono certo che presto apprezzerò

la sua stretta tenace

mentre l'aria viene strizzata fuori

dal mio petto in un ultimo urlo

 

Provo a scappare via

con un guizzo

ma il mio corpo non risponde,

rimane immobile 

come quel tronco morto

 

Una voce risuona nella mia testa

"Mauri the Lowry, Mauri the Lowry"

mi ripete suadente e benevola

 

Ed io mi risveglio di colpo

nel cuore della notte

quieta e tranquilla

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22 febbraio 2025 6 22 /02 /febbraio /2025 08:36

Mi sono imbattuto in un sogno del 22 febbraio 2010,
mai trascritto prima nei blog
Questa notte ho fatto
un sogno complesso di cui ricordo poco
Ero all'interno di una prigione
(e non ricordo quale fosse il mio ruolo,
se operatore o prigioniero)
Camminavo attraverso un vasto cortile
cinto da alte e possenti mura,
con torrette di guardia ad intervalli regolari
Il terreno era incolto e piene di erbe infestanti
cresciute quasi ad altezza d'uomo
in gran parte già disseccate dalla calura
Pensavo che ci fosse bisogno urgente di manutenzione
Intanto, assieme ad altri,
camminavo, guadando la distesa d'erba,
con piccole spine che mi s'attaccavano ai vestiti
ed altre che mi pungevano e graffiavano le mani

Poi, arrivavo in un luogo riparato e qui, su di un tavolo,
c'erano frammenti di bicchieri
Bicchieri ordinari, per carità,
bicchieri di casa
Pensavo allarmato che qualcuno avrebbe potuto tagliarsi
oppur usare uno dei pezzi più grandi come arma
per offendere e ferire
Li raccoglievo e li avvolgevo in pezze di stoffa
in modo tale che maneggiando gli involti
nessuno potesse incautamente farsi del male
Poi, cercavo di capire chi potesse essere l'autore del danno
Ma - per quanto riflettessi - non arrivavo a nessuna conclusione attendibile
Più avanti, trovavo un pentolino rovesciato per terra
contenente cinque bicchieri allungati
Questi, fortunatamente, nella caduta
non s'erano rotti
Sollevavo il pentolino
e lo mettevo al sicuro
su d’un tavolo
Ne parlerò con Ale
Forse lei mi darà una chiave

Poi, dando un occhiata
alle "memorie" di Facebook
relative al 22 febbraio
ritrovavo questo sogno perduto e dimenticato,
una quasi incredibile concidenza!

Maurizio Crispi (22 febbraio 20210)

Vetro infranto ed incrinato

Reticolo di crepature su vetro

Sono in piedi vicino ad una finestra dalle grandi vetrate, con i battenti spalancati. All'improvviso, sento un scricchiolio secco e osservo che nel vetro s'è formata una crepa che rapidamente si estende e si ramifica

Mi mette ansia questo incessante scricchiolio ed anche il veloce estendersi e ramificassi delle crepe

Temo che, di colpo, le vetrate possano cedere e, precipitando a pezzi, ferirmi malamente. La vetrata, in effetti, comincia a venire giú 

Prima cerco di deviare la traiettoria dei frammenti.  Poi, quando mi rendo conto che si tratta di una mission impossible, tento di allontanarmi il più rapidamente possibile

Ma è come se si fosse innescato uno tsunami. È troppo tardi per mettermi in sicurezza  

La frammentazione del vetro si faceva sempre più rapida, procedendo ad un ritmo esponenziale 

L'aria si riempie d'una finissima polvere silicea derivante dalla minuta l’articolazione del vetro che é dovunque per quanto invisibile

La pelle mi si ricopre di particelle silicee, taglienti, e i polmoni ne sono colmi

Mi sento la pelle tutta ricoperta da queste particole, che mi entrano negli occhi, nelle narici, in bocca, nelle orecchie

La pelle non respira più

Appena cerco di liberarmi da questa coltre sottile come un velo, ma scintillante, lacero la pelle del volto che, istantaneamente, si trasforma in una maschera di sangue

Come pure prendo a sanguinare dal naso, dalle orecchie, dalla bocca

Sangue dovunque  

A questo punto, mi sono svegliato di botto, straniato

(Dissolvenza)

I sogni non mi fanno mai disperare
Alcuni sono semplicemente meravigliosi perché ti fanno entrare in mondi sconosciuti
Sono come delle porte che ti si aprono davanti, consentendoti di dare un occhiata a universi possibili e alternativi

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21 febbraio 2025 5 21 /02 /febbraio /2025 11:11
In acqua farlocca (foto di Maurizio Crispi)

Ho sognato

Appena sveglio
provo a ricordare
ma non cavo
un ragno dal buco

Eppure c’è qualcosa
Qualcosa di confuso ed informe
che preme per uscire
e mi sfugge via 
appena guardo e cerco di focalizzare

Ho dormito come un ghiro, in verità
in pratica senza risvegli
e senza soste di veglia per la lettura

Sarà per un altra volta
I sogni sono elusivi
A volte fanno i dispetti
Si mostrano come miraggi lontani
ammiccanti nella lontananza
e appena ti muovi 
in quella direzione
per andare a vedere,
per acchiapparli,
si fanno evanescenti e scompaiono

Bisogna essere pazienti
e sapere aspettare
che essi vengano a te
a farti dono di mondi alternativi
e di vite diverse
in cui tutto è possibile,
come anche il contrario di tutto

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21 febbraio 2025 5 21 /02 /febbraio /2025 06:33

Ho sognato che,
al termine d’un lauto pasto
mi veniva servito un dessert delizioso
Mi accingevo a gustarlo
già con l’acquolina in bocca
prodotta dalla sola vista
Mi guardavo attorno,
sentendomi spaesato
Dov’é il mio dessert?
Non c’è n’era traccia
Ero nella mia macchina
e nel tepore del sole
mi ero addormentato
d’un sonno immediato
e profondo
Mi è rimasta la voglia di quel dolce,
con le papille gustative
inutilmente allertate
Quasi quasi mi metterei
di nuovo a dormire
per ritornare a quel sogno
e degustare quel sontuoso dolce

Maurizio Crispi (21 febbraio 2022)

Un sogno recuperato, un sogno di delizia gastronomica... che, sul più bello, mi viene sottratta, un sogno tantalizzante, si potrebbe dire.
Ma, orsù, vi ricordate di Tantalo? Chi era costui?
Ma io, quali offese ho arrecato agli Dei, per dover essere tantalizzato, sia pure nel sogno?

 

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Come sono arrivato qui

DSC04695.jpegQuesta pagina è la nuova casa di due blog che alimentavo separatamente. E che erano rispettivamente: Frammenti. Appunti e pensieri sparsi da un diario di bordo e Pensieri sparsi. Riflessioni su temi vari, racconti e piccoli testi senza pretese.

Era diventato davvero troppo dispendioso in termini di tempi richiesti alimentarli entrambi, anche perchè nati per caso, mentre armeggiavo - ancora alle prime armi - per creare un blog, me li ero ritrovati ambedue, benchè la mia idea originaria fosse stata quella di averne uno solo. Infatti, non a caso, le loro intestazioni erano abbastanza simili: creatone uno - non ricordo quale dei due per primo - lo ho "perso" (per quanto strano ciò possa sembrare) e mi diedi alacremente da fare per ricrearne uno nuovo. Qualche tempo - nel frattempo ero divenuto più bravino - il blog perso me lo ritrovai).

Ohibò! - dissi a me stesso - E ora cosa ne faccio?

La risposta più logica sarebbe stata: Disattiviamolo!. E invece...

Mi dissi: li tengo tutti e due. E così feci. E' stato bello finchè è durato...

Ma giocare su due tavoli - e sempre con la stessa effcienza - è molto complicato, ancora di più quando i tavoli diventano tre e poi quattro e via discorrendo....

Con overblog ho trovato una "casa" che mi sembra sicuramente più soddisfacente e così, dopo molte esitazioni, mi sono deciso a fare il grande passo del trasloco, non senza un certo dispiacere, perchè il cambiamento induce sempre un po' di malinconia e qualche nostalgia.

E quindi ora eccomi qua.

E quello che ho fatto - ciò mi consola molto - rimane là e chiunque se ha la curiosità può andare a dargli un'occhiata.

 

Seguendo il link potete leggere il mio curriculum.

 

 


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