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24 gennaio 2024 3 24 /01 /gennaio /2024 09:57
C'è sempre una panchina per...

C’è sempre una panchina dove sedersi
per riflettere
per guardarsi attorno
per riposarsi
per leggere
per consultare lo Smart Phone
per parlare con se stessi
ma anche per grattarsi la pancia,
se si ha voglia di farlo,
oppure per fissare l’ombelico
con insistenza meditativa
per smarrrircisi dentro
o, infine, per dormire in beatitudine

Maurizio Crispi (23.01.2023)

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24 gennaio 2024 3 24 /01 /gennaio /2024 05:47
Sudafrica, in una città mineraria

I giorni passano,
fluttuando

Un giorno
Punto e a capo
Un altro giorno
Punto e a capo
I giorni passano,
in un'infinita ripetizione
Sleep!,
Wake up!,
Eat!, 
Sleep!,
Repeat!
Repeat!
Repeat!

I giorni passano
e passano
e passano
e poi ripassano

Il cielo oggi d’un azzurro brillante
(che di più non si può)
fa male agli occhi
La temperatura è mite, 
niente di invernale! 
Quando arriverà l’inverno vero?
Quando la punta del naso si congela 
Quando i polpastrelli delle dita
s'induriscono e diventano bluastri 
Vorrei l’inverno, sì! 
Vorrei giorni di pioggia, 
giorni con un meteo idoneo 
che possa giustificare tristezza e malinconia

Sbrigo incombenze,
faccio cose,
vado in giro, 
porto il cane a passeggio 
leggo,
scrivo,
quanto a parlare
poco parlo,
e niente altro
Poi ripeto
Ripeto
Ripeto 

Arriva l’ambulanza,
Arrivano i vigili del fuoco 
La sirena fende l’aria,
ferisce le orecchie 
É sempre lo stesso giro 
in cui tutto è vecchio,
niente mai veramente nuovo 

Sono stanco, 
stanco, 
spossato,
molto stanco

Vorrei dormire
Vorrei poter passare le mie giornate dormendo 
per non sentire la mia voce arricchita
ripetere sempre - o quasi sempre -  
le stesse cose 
e nessuno che mi ascolta 

Forse sono nel fondo
d'un pozzo profondo
Da dove sono vedo soltanto
uno spicchio di cielo 
mentre io sono sempre
nel cono d’ombra densa
in una sewmi oscurità
mai attraversat da un raggio di sole

nemmeno per via d'un miracoloso gioco di specchi riflettenti
Scrutando dall'alto, oltre il bordo di pietra,
nessuno può vedermi
poiché sono ombra che si maschera nell'ombra
Mentre sono lì sotto,
nel buio e nell'umido,
se parlo,
se grido,
se urlo
nessuno può veramente sentirmi

La mia voce, le mie parole,
rimbalzano sulle pareti di pietra
e si spengono
prima di arrivare in superficie,
lasciando a me un effetto crudele
di echi che vanno in dissolvenza

Amen
 

Il pozzo delle voci che si spengono
Il pozzo delle voci che si spengono
Il pozzo delle voci che si spengono
Il pozzo delle voci che si spengono
Il pozzo delle voci che si spengono
Il pozzo delle voci che si spengono
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21 gennaio 2024 7 21 /01 /gennaio /2024 10:03
Relatività - Le scale di Escher

Salgo lunghe rampe di scale
C’é con me
la Cociola al guinzaglio
Non si arriva mai
Una rampa,
una svolta,
un’altra rampa
Scale che come quelle di Escher
non portano da nessuna parte
Devo raggiungere il resto della squadra
all’ultimo piano dell’edificio,
dove, in una stanza,
se ne sta rinserrato un paziente
per il quale deve essere avviato 
un trattamento sanitario obbligatorio
Vorrei arrivare prima degli altri
per dire a quel paziente di scappare
finché è in tempo
E, invece, no!
Quando, infine, giungo sul posto
la porta è stata sfondata
(come in una perfetta azione stile SWAT)
e l’alloggio è stato già invaso
da una moltitudine vociante
Uno che sembra essere al comando
sta filmando tutto con uno Smart Phone 
per documentare l’appropriatezza dell’azione
e per poter dare testimonianza
Si è già all’atto finale
e degli energumeni si accingono
a portare via quel paziente riottoso
che protesta la sua sanità di mente
e che, così facendo, 
rifiuta di essere cosa

 

Dopo, 
mi ritrovo a pedalare 
su d’una vecchia bici scricchiolante
Accanto a me corre la Cociola (Flash),
tenuta ad un lungo guinzaglio 
Sono nudo dalla vita in giù 
(palle e pisello al vento) 
e porto drappeggiato malamente 
attorno al corpo 
un asciugamani lungo e stretto 
Cammino per le strade della città 
(anche queste strade alla Escher 
che non portano da nessuna parte
e che sfidano le leggi spaziali)
in questo stato 
Sono imbarazzato dalla mia nudità 
e vorrei coprirmi 
Cerco di fare quest’operazione 
in modo maldestro, 
utilizzando l’asciugamani, 
pur continuando a pedalare,
ma non ci riesco 
Il mio disagio cresce a dismisura 
Cosa fare? 
Cerco di ripararmi da qualche parte 
dove non ci siano troppi testimoni oculari
per compiere l’operazione di vestizione 
in modo discreto 
senza che l’attenzione occhiuta altrui
venga puntata su di me 
Mi fermo allora con la bici 
(marca Disney Bash) in un anfratto 
che sembra possa garantirmi protezione
e procedo, cercando di coprirmi
alla meno peggio 
L’asciugamani, peraltro nuovissimo, 
è lungo e stretto 
della lunghezza spropositata 
d’alcuni metri,
una fascia più che un asciugamano 
e, quindi, 
impossibilitato a drappeggiarlo 
come una tunica
provo ad indossarlo 
come fosse un dhoti 
alla maniera indiana (in stile Gandhi) 
Ci sono alcuni passanti 
che mi guardano con insistenza
sorpresi e meravigliati
Sono costretto a ripartire 
tenendo l’estremità della lunga fascia
stretta in mano, 
poiché non sono riuscito
a fissarla per bene
Sempre precario mi sento,
anche così con questo accrocco
Entro con la bici in un condominio
per consegnare un pacchetto
al portiere
Stranamente, 
per raggiungere la portineria
devo scendere di alcuni piani 
sotto il livello del suolo
E quindi mi ritrovo a percorrere 
altre scale
che, come quelle di prima,
non mi conducono da nessuna parte
E questo è tutto, per questa volta
Con l’incombenza
di un’impossibile consegna
mi sono svegliato

Relatività di Escher

Maurits Cornelis Escher (1898-1972) è stato un incisore e un grafico olandese, appartenente al movimento dell’Optical Art.

L’Optical Art nasce intorno agli anni ’60 del Novecento ed è un sottogenere dell’arte astratta: illusione è la parola d’ordine, la chiave per leggere e interpretare le opere che non sono mai quello che sembrano.

La realtà rappresentata è fluida, soggetta a cambiamenti repentini e imprevedibili, un punto non è mai fisso, le figure bidimensionali paiono fuoriuscire dalla tela; e distogliere lo sguardo per un attimo può dare vita a forme sempre nuove. Sono molteplici le letture possibili: le illusioni ottiche sono legate al movimento e alla cosiddetta “arte cinetica”; semplici linee ortogonali e modulari possono confondere lo spettatore, gettandolo in uno stato di incertezza, di instabilità percettiva.  L’illusione coinvolge lo spettatore e lo destabilizza.

La “Relatività” di Escher, realizzata nel 1953, raffigura delle rampe di scale salgono, che scendono, porte e pianerottoli, dritti e inclinati; è impossibile seguire un percorso, è facile perdersi, cadere, precipitare e ritrovarsi su un’altra scala, più in basso, più in alto, in una sequenza infinita.

Tutto è relativo, questo il messaggio di Escher, da qui il titolo dell’opera; esistono più piani della realtà e non è possibile scinderli, non è possibile separare realtà e finzione, dimensione lucida e onirica.

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18 gennaio 2024 4 18 /01 /gennaio /2024 13:24
scarpe abbandonate nell'aiuola (foto di Maurizio Crispi)

Raffiche calde a gennaio
Scirocco, Libeccio, Simun
Foglie secche 
spinte via
ammassate in mucchi
negli angoli riposti e
In sacche di quiete
Sacchetti di rifiuti smossi
rotolanti qua e lá
capricciosamente
come rotolacampo
si fermano poi nelle canalette
Alcune strade,
mistero!,
più arruffate di altre,
forse per l'attivazione di micro-climi locali

 

Le raffiche energetiche e frizzanti
creano scompiglio nei pensieri
che, come i sacchetti,
diventano rotolacampo,
vaganti senza meta
di qua e di là
Procediamo a passo lieve e allegro,
io e il mio segugio,
piedi e zampe immersi sino alla caviglia
nelle foglie secche scricchiolanti

 

Con una mano sulla testa 
io tengo ben stretti 
i miei pensieri
per evitare che volino via
nel vento

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18 gennaio 2024 4 18 /01 /gennaio /2024 08:08

Di questo sogno, ci sono molti altri dettagli relativamente a ciò che accade prima della corsa a perdifiato, ma non ci mi sono soffermato, perché - per me - era quello che racconto di seguito il momento cruciale e culminante della narrazione onirica.
Tuttavia, voglio aggiungere - a mo' di preambolo - ciò che avevo scritto la sera prima ancora da sveglio, in quanto sento che questa piccola nota diaristica ne rappresenta un necessario antefatto, anche se il collegamento rimane criptico (ma non per me, almeno del tutto).

Maurizio Crispi (18.01.2024)

Alba grigia con squarcio di sereno a Villa Sperlinga (Palermo) - foto di Maurizio Crispi

Alba grigia con squarcio di sereno a Villa Sperlinga (Palermo) - foto di Maurizio Crispi

Il cielo era incerto stamane
Un po’ di pioggerella,
niente di che
Temperatura sostanzialmente mite
Poi, le nubi si sono diradate
lasciando spazio al sereno
ma con scarsa visibilità nella distanza
Sui monti circostanti
banchi di nubi
si sono attardati
alquanto pigri
Malgrado il rischiararsi del cielo
e la ricomparsa del sereno
la giornata è stata grigia
lasciando uno strascico fastidioso,
come la bava d’una lumaca
sulla pelle
Ho fatto una merenda al volo
divisa con Gabriel
e poi, a sera,
mi sono cucinato
un piatto di pasta vastasa
per risollevare gli umori
Quindi, ora che ho la pancia piena
e riscaldata dal piccante condimento
(ma libagioni solo con kefir d’acqua)
non mi resta che arronchiarmi
E mi sono arronchiato,
aspettando un’alba
dai cieli infuocati,
risonante del ruggito del Leone

Maurizio Crispi (17.01.2024)

Foto di Alessandra Leone

Corro a perdifiato giù 
lungo un canalone ghiaioso
che scende dritto come una freccia
da un piccolo paese di montagna
verso valle,
ripidissimo
Corro a perdifiato,
senza paura alcuna
Le gambe girano leggere
Non ho paura di mettere il piede in fallo
di cadere
di ruzzolare
di farmi male
Sono così veloce
che mi sembra di volare
Durante la discesa supero una pecora
che pur avendo quattro gambe a disposizione
é più lenta di me
Provo delle sensazioni inebrianti
perché - lo ripeto -
ho cancellato del tutto
dal mio cuore la paura
E finalmente
in un ultimo rush
il canalone finisce
e con lui la discesa
Sono adesso 
In un greto ciottoloso 
pianeggiante 
dove scorre un fiume ribollente
Al di là della corrente c’è un argine erto
Non ci sono punti di guado sicuro
Bisogna effettuare il passaggio 
saltando con perizia
da un masso all’altro
Qui, davanti alla corrente, indugio
Qui, sì, ho paura
Temo di bagnarmi i piedi
oppure di cadere e farmi male
e, poi, oltre la corrente,
c’è solo quell’argine spoglio
Intanto che indugio 
guardandomi intorno
alla ricerca di vie alternative
cominciano ad arrivare
in gruppi sempre più numerosi
altri podisti vocianti, fracassoni,
I quali  - senza neppure interrompere la corsa -
balzano nel fiume e lo superano
inerpicandosi su per l’argine
Li osservo e penso:
Forse è l’unione
che da loro la forza!
Stranamente (o no?)
ho con me
l’attrezzatura fotografica
e comincio a scattare foto
Così non mi pongo più 
il problema dell’attraversamento
Mi guardo attorno
Mi giro e getto uno sguardo lungo 
alle mie spalle
e, in alto,
vedo il paese da cui ero partito
Sembra così incredibilmente lontano! 
Eppure è tutto nitidissimo,
quasi scolpito nei più minuti dettagli
Vedo persino una bandiera 
garrire nel vento
Dio, quanto è lontano!,
mormoro tra me e me
pensando anche alla fatica bestiale
di dover fare di corsa 
tutta la strada all’incontrario
e poi inerpicarsi, senza sostare,
sono alla cima della montagna 
alle spalle del paesello, 
su su sino al cielo
Penso alla strada che ho fatto
Penso da dove vengo
Penso a quanta fatica ci vorrebbe
per ripercorrere a ritroso
tutta la strada percorsa 
sino a qui
Che fatica! E perché poi?
Perché tornare indietro?
Perché andare avanti, OLTRE!?
Intanto ci sono dei corridori 
che si radunano 
e che si scattano reciprocamente delle foto
tutti si sorridono,
ridono nell’obiettivo
appaiono euforici ed esaltati
Ed io scatto foto a loro
che si scattano le foto
Uno dice:
Ma come facciamo 
a rendere subito visibili
nei social questi scatti?
Qui non c’è connessione!
Un mio antico paziente,
seduto su d’un grosso masso
sulla riva della corrente impetuosa,
come il vecchio pescatore
della canzone di De André
(con un solco lungo il viso
come una specie di sorriso)
dice allora, un po’ brontolando,
ma parlando con tutti e con nessuno,
E che fretta c’é?
Potrai farlo 
quando tornerai a casa,

se ci tornerai!
 

Non si sa cosa ci sia dietro l’argine
Non c’è nessuna visione dell’aldilà
È tutto grigio ed indistinto,
avvolto nella caligine 
Non si sa dove siano finiti
tutti i podisti vocianti e rumorosi
che già hanno guadato
e che senza guardarsi indietro
sì sono inerpicati
su per quell’argine
passando al di là di esso
Forse al di là c’è 
la fine del mondo conosciuto 
Finisterre!
 

L’unica certezza è la strada fatta,
ma anche le mie foto sono una certezza,
documenti della memoria,
Immagini della memoria

 

Ed é così che io indugio 
alla fine della mia corsa euforica,
assaporando l’incertezza del passo successivo
e la reminiscenza
senza sapere quando guaderò 
come gli altri

 

Vivo il momento
in un tempo sospeso,
così strano dopo la corsa euforica,
a perdifiato

 

(dissolvenza)
 

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13 gennaio 2024 6 13 /01 /gennaio /2024 07:01
La clonazione dei libri (autoscatto di Maurizio Crispi)

Ho sognato che, mentre ero a casa,
e mi muovevo tra scaffali e pile di libri
improvvisamente, loro (i libri)
prendevano a moltiplicarsi 
Si suddividevano e si clonavano 
sotto i miei occhi esterrefatti 
Da ogni nuovo clone 
ne nascevano altri
Era un processo continuo, inarrestabile,
fuori controllo
Mi sembrava di vivere una situazione
analoga a quella dell’apprenti sorcier
del cartone animato Disney 
Lo spazio di ogni stanza
si colmava rapidamente
Poi cominciavano ad esondare,
uscendo, schizzando e saettando 
fuori dalle finestre e dalla porta,
sospinti da un’incoercibile pressione
Quando, all’esterno, 
cadevano a terra 
subito mettevano radici
trasformandosi in alberi
che con rapidità inaudita
crescevano vigorosi
sino alla fioritura
e poi fruttificavano
con frutti libreschi
i quali cadendo a terra
generavano nuovi virgulti
in un processo veloce ed inarrestabile
Presto tutt’attorno a me
cresceva una foresta di alberi
portatori di libri,
votata a diventare più grande e più fitta
d'una foresta amazzonica

 

E poi di botto
mi svegliavo
con un libro
posato sulla faccia

 

Esaminandolo per bene
mi accorgevo con un brivido
che, dalla sua rilegatura,
era in corso una gemmazione
di piccoli cloni 
e il loop onirico ricominciava

 

(dissolvenza)

Risveglio

Sfoglio qualche pagina
scricchiolante
quasi fosse fatta di antica pergamena 

Leggo parole
assaporandole una ad una
quasi fossero chicchi d'uva,
e poi digerendole

Una prima colazione
a base di parole,
parole lette dapprima in silenzio, 
poi articolate e pronunciate 
ad alta voce 
con voce gracchiante,
spigolosa e rigida
come il richiamo del corvo,

Parole ispide e ruvide
come la barba non fatta
al tocco delle dita

E poi sono pronto
a lanciare le gambe
fuori dal letto,
che è come una nave spaziale
dove ho viaggiato
verso lontananze siderali,
per iniziare un nuovo giorno

(12 gennaio 2024)

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9 gennaio 2024 2 09 /01 /gennaio /2024 07:32

Pioggia serale,
battente
Ombrellofori,
ovvero portatori d’ombrelli
Picchiettìo della pioggia
Martellatori misteriosi
Tamburellatori
Qualcuno s'affretta
Altri no,
la prendono con filosofia
e se la godono
Lampioni rotti
Aloni colorati
attorno alla luce rossa o verde
dei semafori
Automobili che s’intersecano
e poi, alla fine,
non ne rimase nessuna
Solo il magico tamburellare della pioggia
sul tettuccio e sulla pelata
e le luci intermittenti
delle decorazioni natalizie
ormai fuori tempo
E ora, via!
Sono pronto a percorrere
le decine di metri dal parcheggio
sino al portone di casa,
di corsa
Curre curre guaglió!
E il martellamento continua
beffardo
con un suo ritmo
di continuo cangiante
Cosa vorrà dirmi, poi,
il martellatore misterioso e pervicace?
Ploc! Ploc! PLOC! PLOC!
Plic! PLIC! plic!

Maurizio Crispi (8 gennaio 2024)

Piccola elegia per una sera di pioggia
Piccola elegia per una sera di pioggia
Piccola elegia per una sera di pioggia
Piccola elegia per una sera di pioggia
Piccola elegia per una sera di pioggia
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9 gennaio 2024 2 09 /01 /gennaio /2024 07:15

Foto e commento risalgono al 14 settembre 2009 e furono postati nel mio profilo Facebook, allora molto giovane.
Credo di aver cominciato a trafficare con Facebook solo nel 2008
Prima, niente

Maurizio Crispi (2009)

Il ragno crociato da me avvistato (foto di Maurizio Crispi)

Un bel dì, alcuni anni fa, mi sono affacciato alla veranda. E cosa ti trovo?
Un inaspettato ospite!
Mai visto un ragno simile!
Mi sono chiesto, con un tipico fraseggiare nostrano, ma italianizzato: "Ma questo a chi appartiene?".
Se avessi creduto al mondo delle fiabe, avrei potuto pensare che si trattava di un ragno velenoso, mandato dalla strega cattiva.
Ho deciso - di primo acchito - di sospendere qualsiasi giudizio e di evitare qualsiasi lavoro di elaborazione narrativa, piuttosto, documentando oggettivamente l'evento
Ho tirato alcune foto in macro.
Poi, sono tornato dopo circa un'ora per osservare meglio il ragnaccio malefico (quanto era grosso!) e anche per vedere quali progressi avesse fatto con la sua tela
Ed invece…
Era scomparso
Forse il posto che aveva scelto per iniziare a tessere la sua tela non era del tutto idoneo
Non so
E non è più tornato, né questo, né altri simili
Per me, questa epifania rimarrà un autentico mistero

 

ARANEUS DIADEMATUS chiamato anche ragno "crociato" per il tipico disegno del corpo che ricorda una croce.

Bruno Beretta Dixit

Araneus diadematus, il ragno crociato

Esemplare di ragno crociato (dal web)

Spesso considerato pericoloso, in verità il ragno crociato è un aracnide del tutto innocuo. Il suo morso infatti non è velenoso per gli esseri umani. Vive anche nelle nostre case, dove soffitte e cantine impolverate sono ambienti perfetti per il suo stile di vita.

(kodami.it) Il ragno crociato, conosciuto anche tramite il suo nome latino Araneus diadematus, è uno dei ragni più diffusi in Europa e uno dei membri meglio conosciuti dell'intero gruppo Araneidae, la famiglia dei ragni per antonomasia. Visivamente riconoscibile, più grosso delle altre specie di ragno che comunemente è possibile trovare in casa, questa specie ha cominciato a disporre di una vera e propria fama da quando il cristianesimo ha introdotto il simbolo della croce in Occidente. In verità però già ai tempi dei primi studi zoologici, risalenti all'epoca classica e ai trattati di filosofia naturale, questo ragno veniva considerato come l'esempio migliore per rappresentare tutti i ragni europei. Tanto che lo stesso mito della trasformazione di Aracne (da fanciulla a ragno) compiuta da Atena vuole che la giovane si fosse trasformata proprio in una gigantesca variante di questa specie.

Vista la sua ubiquità in tutto il territorio europeo e vivendo non solo in natura, ma anche all'interno dell'abitazioni, nascondendosi fra gli angoli delle pareti e i tetti delle mansarde, spesso chi viene colpito da un suo morso si preoccupa se si tratta di una specie velenosa o pericolosa. Per quanto però possa essere urticante un morso di un ragno delle sue dimensioni, il ragno crociato non può essere considerato velenoso per l'uomo, escludendo soggetti che possiedono allergie particolarmente sensibili. Il suo morso risulta essere innocuo in quanto le tossine del suo veleno sono poco attive negli esseri umani e inoltre i suoi cheliceri – le parti del suo apparato boccale che incutono molto paura ad alcune persone – non sono lunghi a sufficienza per inoculare l'eventuale veleno a fondo sotto la pelle.

Bisogna anche chiarire che un suo eventuale morso scaturisce solo nel momento in cui il ragno si sente in pericolo. Non è infatti un animale molto coraggioso e vive una vita sedentaria, per la maggior parte trascorsa ad attendere sopra le sue ragnatele le prede.

 

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8 gennaio 2024 1 08 /01 /gennaio /2024 07:41

Due frammenti onirici, datati su Facenbook "8 gennaio 2023".
mai trascritti qui sul mio blog e li ripropongo ora
Mi sembra di leggere a distanza di un anno i copioni per un film

Maurizio Crispi

Riflesso (foto di Maurizio Crispi)

1. Ero in un luogo di mare
Un’ampia passeggiata
fiancheggiata da stabilimenti balneari
Giornata corruscata, grigia
Il mare percorso da possenti cavalloni
che si infrangevano a riva
con torri di spruzzi
Ero con la cagnetta Flash (aka Cociola)
al guinzaglio, con i suoi leziosi
foularini pendenti dal collo come bavaglini
Camminando, cercavo un varco 
per scendere alla scogliera
Mi infilo lungo una passatoia
che sembra promettente
Arrivo però ad uno spazio chiuso
che pare di pertinenza di uno stabilimento
Infatti, corse verso di me un guardiano minaccioso e gesticolante
che mi ingiunge di andar via di lì
con effetto immediato
Arretro, rinculo e mi infilo in uno stretto passaggio
Arrivo su una passerella sospesa sul vuoto, 
protetta solo da un passamano 
storto e pericolante
C’è da aver paura
Io ho paura
Cociola si sporge in fuori
Infilandosi nello spazio non protetto
dal passamano
E cade giù 
Io, vincendo il senso di vertigine
che sempre mi prende 
quando guardo verso il basso
mi sporgo e vedo che è caduta 
dentro una buca circolare
come un grande pozzo
con pareti lisci e e uniformi
saltando e risaltando
riesce con i suoi unghioli 
ad aggrapparsi al bordo liscio
ma poi, ogni volta, ricade giù 
Intanto, gli spruzzi dei marosi 
ricadono con violenza su di lei,
sommergendola e rischiando di farla annegare;
e lei guaisce disperata
Sono molto in apprensione
Esploro con lo sguardo i percorsi possibili
per raggiungerla e metterla in salvo 
Dapprima, non mi sembra di scorgere alcuna via
tanto che penso di buttarmi giù,
vincendo la paura
Poi, si, vedo un’esile passerella
che sembra discendere verso il basso
con l'apparenza di essere precaria e traballante
Mi precipito, con il cuore in gola
Arrivo trafelato al pozzo
Afferro la Cociola e la tiro su
Puff puff, salva, pant pant
Nemmeno l’ho salvata
che già mi scappa via
La rincorro ma è in un subito scomparsa alla vista
Cercandola arrivo sino ad una vasta piazza
circondata da edifici severi,
una piazza d’armi, a quel che sembra
E qui vedo un essere strano,
Una specie di struzzo preistorico
che corre a perdifiato, emettendo alte strida 
In questo turbine di movimento mi accorgo
che Cociola è attaccata con una stretta della mandibola al deretano della creatura
che nella sua corsa lascia a terra
una scia di gocce di sangue
Cerco di intervenire
ma non è cosa facile intercettare
la corsa panica e imprevedibile dello struzzo
Alla fine dopo molte prove ed errori
Riesco ad afferrare Cociola per la collottola
e ad allentare la sua presa
Prima di riuscire a staccarla del tutto
lei comincia a mordere da un’altra parte
lacerando le carni del povero animale
ed io sono investito da una pioggia di gocce di sangue


(E qui mi sono risvegliato come Little Nemo)

 

2. In un campus
C’è uno che mi ha preso di mira
e mi stalkerizza
Ogni volta che acquisto da lui un panetto di Hashish
e io gli do i soldi
lui trattiene metà della roba,
costringendomi così a pagarlo il doppio
Una specie di pizzo dal quale non so difendermi
e la cosa si ripete di continuo 
come un loop senza via d’uscita
All’ennesima estorsione,
non potendo più sopportare
una tale prevaricazione
lo afferro al collo 
con ambedue le mani 
e comincio a strozzarlo 
con tutta la mia forza,
anzi di più, 
perché sento che le mie braccia
sono percorse da una forza non usuale,
come una corrente d’energia elettrica

 

(e di nuovo risveglio improvviso come Little Nemo)

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4 gennaio 2024 4 04 /01 /gennaio /2024 21:04

E qui facciamo un bel salto indietro nel tempo
per arrivare alla parte conclusiva d'una passeggiata pomeridiana
lungo la spiaggia di Mondello
(ma già con il buio incipiente ed incombente)

Maurizio Crispi (28 dicembre 2011)

Le tre età dell'uomo di Caspar David Friedrich

Ero a casa

Un raggio di sole ha raggiunto
la mia finestra rimbalzando
da non so quale altra superficie riflettente 
e ciò mi ha indotto ad uscire
in tutta fretta e a salire in auto, 
per dirigere verso il luogo
che in assoluto preferisco,
ma avevo anche voglia di ascoltare 
in auto un nuovo CD 
che è la colonna sonora 
di This must be the place

A Mondello, sulla spiaggia, 
i colori erano già tenui, 
il cielo trasparente 
(con quella trasparenza cristallina 
che sembra annunciare la primavera,
anche se quel tempo è ancora lontano),
striato di nuvole tendenti a caricarsi 
d'una sfumature di rosa
Poche persone sulla spiaggia, 
alcuni con cani e con bimbi
Alcuni altri passeggiatori solitari,
come me
Qualcuno seduto sulla sabbia 
al limitare della linea delle piccole onde di risacca,
intento a scrutare l'orizzonte
Contemplazione
Riflessione mesta
Malinconia
Molti i corridori,
quegli impenitenti faticatori

Poi, i colori si sono spenti 
e l'ultimo guizzo di luce se n'è andato,
sostituito dal riverbero giallastro dei lampioni

 

E così un altro giorno è finito

C’é stato il ritorno, nel buio, 
interrotto dalle luci rutilanti 
dei fari delle auto

Il freddo della sera 
che attanaglia le tempie

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Le tre età dell'uomo (Friedrich)

Le tre età dell'uomo (Die Lebensstufen) è un dipinto a olio su tela del pittore romantico tedesco Caspar David Friedrich, realizzato nel 1835 e conservato al Museo delle Belle Arti di Lipsia.

L'opera raffigura un promontorio proteso sul mar Baltico al tramonto. Su questo paesaggio aspro e desolato sono collocate cinque figure umane che guardano altrettante imbarcazioni veleggiare sul mare. Vi troviamo un vecchio che, rivolgendo le spalle all'osservatore, osserva l'orizzonte poggiandosi su un bastone: il suo abbigliamento comprende un mantello e un berretto patriottico rinascimentale. Davanti a lui vi sono un giovane uomo e una donna accompagnati da due bambini, di cui uno intento a sollevare una bandierina della Svezia, ricordo della terra di origine del Friedrich.[1]

Alle cinque figure dipinte sul lembo di terra in primo piano Friedrich, come già accennato, contrappone le cinque navi che navigano sullo specchio d'acqua, reso con tonalità verdi-violacee. Le due imbarcazioni più piccole alludono alla giovane età dei due bambini, mentre le altre si identificano idealmente nei tre personaggi adulti.
Il veliero centrale, in particolare, rinvia all'anziana età di Friedrich, ormai pronto a congedarsi dalla vita: questa riflessione sulla morte è approfondita dal pittore con l'inserimento di una barca capovolta sulla spiaggia.

Il mare, tuttavia, non è agitato, bensì calmo e placido: Friedrich, infatti, è pienamente consapevole di aver appena passato la fase «burrascosa» della vita ed è quindi tranquillo. L'intero quadro, quindi, trasmette uno stato di calma e di quiete fisica e spirituale.

Questa sensazione è enfatizzata non solo dal comportamento disteso dei cinque personaggi, bensì anche dalla particolare tavolozza adottata da Friedrich, che ne Le tre età dell'uomo ha accostato la vitalità del rosso e del giallo ai toni scuri della riva, così da conferire profondità alla composizione.

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Come sono arrivato qui

DSC04695.jpegQuesta pagina è la nuova casa di due blog che alimentavo separatamente. E che erano rispettivamente: Frammenti. Appunti e pensieri sparsi da un diario di bordo e Pensieri sparsi. Riflessioni su temi vari, racconti e piccoli testi senza pretese.

Era diventato davvero troppo dispendioso in termini di tempi richiesti alimentarli entrambi, anche perchè nati per caso, mentre armeggiavo - ancora alle prime armi - per creare un blog, me li ero ritrovati ambedue, benchè la mia idea originaria fosse stata quella di averne uno solo. Infatti, non a caso, le loro intestazioni erano abbastanza simili: creatone uno - non ricordo quale dei due per primo - lo ho "perso" (per quanto strano ciò possa sembrare) e mi diedi alacremente da fare per ricrearne uno nuovo. Qualche tempo - nel frattempo ero divenuto più bravino - il blog perso me lo ritrovai).

Ohibò! - dissi a me stesso - E ora cosa ne faccio?

La risposta più logica sarebbe stata: Disattiviamolo!. E invece...

Mi dissi: li tengo tutti e due. E così feci. E' stato bello finchè è durato...

Ma giocare su due tavoli - e sempre con la stessa effcienza - è molto complicato, ancora di più quando i tavoli diventano tre e poi quattro e via discorrendo....

Con overblog ho trovato una "casa" che mi sembra sicuramente più soddisfacente e così, dopo molte esitazioni, mi sono deciso a fare il grande passo del trasloco, non senza un certo dispiacere, perchè il cambiamento induce sempre un po' di malinconia e qualche nostalgia.

E quindi ora eccomi qua.

E quello che ho fatto - ciò mi consola molto - rimane là e chiunque se ha la curiosità può andare a dargli un'occhiata.

 

Seguendo il link potete leggere il mio curriculum.

 

 


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