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30 gennaio 2025 4 30 /01 /gennaio /2025 14:55
Levanzo 1989 - Imbarco a Trapani (foto di Maurizio Crispi)

Fu questo viaggio improvviso e alla ricerca di un senso di benessere (o forse la fuga dal malessere), tra il 28 marzo 1989 (il martedì dopo il Lunedì dell'Angelo) e il successivo 1° aprile, con l'idea di andarmene a Levanzo (la mia isola preferita di quegli anni) "via dalla pazza folla", in un periodo in cui sicuramente non avrei trovato affollamento vacanziero. 
Come sempre facevo (e faccio tuttora) avevo con me la mia fedele attrezzatura fotografica ed anche una macchinetta polaroid, molto divertente da adoperare e che consentiva di avere foto immediate in un tempo in cui la fotografia analogica richiedeva tempi e attese (durante i quali le foto fatte si potevano pregustare solo nell’immaginazione).
Mi portai appresso persino la canoa, in modo da poter fare, oltre alle passeggiate instancabili e ai miei allenamenti di corsa, poiché quello fu anche l'anno in cui decisi di andare a correre la mia prima maratona (a New York), anche delle escursioni in canoa lungo la costa dell'isola. Furono giorni di solitudine e di pensieri che mi arrovellavano. 
Fuggivo, in verità, dalla mia depressione e cercavo soluzioni interiori senza però trovarne. Come dice Orazio in una delle sue satire, rivolgendosi all'amico tormentato da pene d'amore, è inutile spostarsi in un altro luogo pensando che il cambiamento d'aria e di latitudine possa giovare, poiché il tuo dolore si sposterà con te. 
Ero cieco e sordo a tutto in quei giorni e sentivo di avere il cuore straziato e sofferente. 
Ricordo che una delle letture che mi portai appresso fu un grosso volume sui medici nazisti (una lettura non certo rallegrante) che lessi avidamente sino alla fine. 
Avevo con me altri libri, ma di quelli i titoli non li ricordo (forse si trattava di letture “più leggere”, ma non ho memoria). 
Andai bene attrezzato di walkman e delle molte musicassette dove avevo registrato la musica che in quei mesi avevo imparato a preferire.
Correvo, passeggiavo, andavo in canoa, una serie di attività frenetiche ed ardite. Con la canoa, soprattutto, feci delle cose ardite ed imprudenti, come ad esempio spingermi a fare l'intero giro dell'isola, mettendo tra parentesi il rischio implicito (pur sempre possibile) del guastarsi del mare e del capovolgersi del fragile guscio della mia imbarcazione (se ciò fosse accaduto sarebbero stati guai, perché con quella canoa, risalire dall'acqua non si poteva e il tratto di costa esposto ad ovest era impervio e poco praticato dalle imbarcazioni locali.
Ma anche dedicavo molto tempo a scrivere nella mia agenda e a leggere.

 

Scalo a Faviglana (Marzo 1989) - Foto di Maurizio Crispi)

(on the road, 28 marzo 1989

Viaggio magico 
all'alba 
Nastro d'asfalto 
corre sotto le ruote 
Velocità 
La luna alta nel cielo, 
una metà perfetta 
illumina di una luce quieta 
la campagna punteggiata di fioche luci palpitanti, 
sparse e remote 
Stelle brillano ancora nel cielo,
immote 
Ecco che a Oriente, 
alle mie spalle 
balugina il primo chiarore 
d'un nuovo giro 
Il miracolo del nuovo giorno che risorge, 
si ripete


 

Approdo a Levanza, dalla zia Sarina /foto di Maurizio Crispi)

(Levanzo, 29 marzo 1989)

Due gabbiani
si rincorrono
con volteggi arditi,
cabrate e picchiate
Il cielo è di un incredibile azzurro,
senza una sola nuvola,
senza nemmeno la traccia d'una scia
L'aria è ferma
Il sole picchia
ma senza far sentire il suo calore
sulla pelle
Forse ancora l'ora è giovane
Poi, più tardi,
si è levata la brezza
con un soffio che penetra nelle ossa
I gabbiani continuano le loro evoluzioni
con strida continue e laceranti
e salgono più su, più su,
oltre la cima della montagna
e, per certo, con il loro occhio vagante
possono scrutare la distesa di mare 
al di là
poi, d'improvviso,
i due gabbiani,
forse stanchi di ascendere e di osare,
prendono a scivolare d'ala,
paralleli, in perfetta formazione
come due cacciabombardieri
guidati da mani esperte,
quasi si toccano, 
pur tenendo la distanza
Scendono
Scendono,
sin quasi alla superficie del mare,
luminosa e mossa
Poi, con un colpo d'ala,
s'impennano di nuovo verso il cielo
Mi chiedo se questo non sia,
dei due gabbiani in coppia,
una sorta di volo nuziale,
oppure semplicemente un inno alla gioia
Non saprei dire
Mentre rimugino su questa domanda
i due si separano
e i loro voli prendono
inattese direzioni divergenti,
mentre compare d'improvviso 
un terzo gabbiano,
prima fuori dalla vista,
con intenti predatori 
o di prevaricazione
(così mi mi pare)
Uno dei due due gabbiani felici di prima
si allontana solitario e si perde nel blu
La nuova coppia
che s'è appena formata
riprende quota
e ricomincia i giochi aerei


 

Autoscatto a Levanzo (foto di Maurizio Crispi)

(Levanzo, 30 aprile 1989)

Il segreto del walkman è quello di questa musica magica
che ti penetra nelle orecchie e nella testa, 
inondando la mente
Si viene a creare una sorta di dissociazione percettiva
tra ciò che vedono gli occhi
e ciò che arriva attraverso il canale uditivo
Le percezioni uditive non sono più supportate e arricchite 
dal canovaccio di uno sfondo sonoro variegato
(fatto di voci, suoni, i rumori più diversi e casuali)
Le percezioni visuali 
vengono ad essere in un certo qual modo
de-affettivizzate

E' come vedere le cose che accadono
o che entrano nel proprio campo percettivo
e sentirsene distaccato
perché al tempo stesso attraverso gli auricolari 
hai questa musica che ti entra nelle orecchie
e ti fa sentire distante da ciò che vedi,
non coinvolto

In fondo, è come vedere un film
supportato da una bella colonna sonora
Sai, in questo caso, che ciò che vedi
è soltanto una finzione
Nel film qualcuno potrebbe essere ucciso
o torturato
o picchiato
e a te non importerebbe granchè
poichè hai quella bella musica nelle orecchio
che fa da filtro e stravolge del tutto 
il percetto visuale
In fondo il Walkman 
[come tutte le tecnologie successive]rientra perfettamente
nel tema generale della ricerca di un oggetto-droga
che consenta di frapporre un filtro rispetto alla realtà,

oppure di sentirsi distanziato dalla realtà degli altri

Ciò che vediamo diventa soltanto uno scenario,
nel quale non siamo più coinvolti

 

Tracce di nuvole (foto di Maurizio Crispi)

Il cielo sopra di noi

Una traccia bianca
distante
attraversa il cielo azzurro
(un azzurro tanto intenso che fa male agli occhi
e lacera il cuore)
Una mano invisibile traccia 
una sottile stria bianca 
che dopo un po' si sfalda e si perde
La sicurezza spavalda e perentoria di quella linea
si annulla,
rivelando la sua effimera natura

Lassù in alto una vita palpita
ai comandi della volta celeste 
e delle sfere sublimi
Gli uomini se ne stanno in basso,
minuti come formicole,
annichiliti di fronte all'immensità
e a loro è dato solo 
volgere gli occhi al cielo,
con sguardo carico di nostalgia

(Palermo, 14 marzo 1989, rielaborata)

 

Foto di Maurizio Crispi. Creta anni Ottanta

Un'immagine della fine

Colate nere,
come di inchiostro,
scendono giù dal cielo
e si spandono in basso,
cancellando a poco a poco
il mondo degli uomini
che si stravolge,
mentre perde i suoi dettagli e le sue varietà,
appiattendosi alla bidimensionalità,
come una foto che si va cancellando 
dalla periferia verso il suo centro 
ma anche da altri punti di nulla 
scaturenti dal suo interno

Ecco quello che succede, 
mentre io osservo 
pieno di meraviglia, ma anche di orrore,
perché son certo che presto 
tutto quel nero 
attraverso i miei occhi 
entrerà nella mia mente,
tutto annullando,
cancellando irrevocabilmente 
memoria e pensieri,
emozioni e desiderio,
sino a che anche il cuore 
annerito e divorato
cesserà di battere
Passano le ore
Passano i giorni 
Passano le settimane e i mesi
Passano gli anni, i lustri e le decadi
E questa processione procede sempre più veloce 
sino ad avere il ritmo frenetico di un tornado

Poi, 
senza che nemmeno ci si accorga,
la fine è giunta 

(testo originario del 21 marzo 1989, rielaborato)

Levanzo 1989 - foto di Maurizio Crispi
Levanzo 1989 - foto di Maurizio Crispi
Levanzo 1989 - foto di Maurizio Crispi
Levanzo 1989 - foto di Maurizio Crispi
Levanzo 1989 - foto di Maurizio Crispi
Levanzo 1989 - foto di Maurizio Crispi
Levanzo 1989 - foto di Maurizio Crispi
Levanzo 1989 - foto di Maurizio Crispi
Levanzo 1989 - foto di Maurizio Crispi
Levanzo 1989 - foto di Maurizio Crispi
Levanzo 1989 - foto di Maurizio Crispi
Levanzo 1989 - foto di Maurizio Crispi
Levanzo 1989 - foto di Maurizio Crispi
Levanzo 1989 - foto di Maurizio Crispi
Levanzo 1989 - foto di Maurizio Crispi
Levanzo 1989 - foto di Maurizio Crispi
Levanzo 1989 - foto di Maurizio Crispi
Levanzo 1989 - foto di Maurizio Crispi
Levanzo 1989 - foto di Maurizio Crispi
Levanzo 1989 - foto di Maurizio Crispi
Levanzo 1989 - foto di Maurizio Crispi
Levanzo 1989 - foto di Maurizio Crispi
Levanzo 1989 - foto di Maurizio Crispi
Levanzo 1989 - foto di Maurizio Crispi
Levanzo 1989 - foto di Maurizio Crispi
Levanzo 1989 - foto di Maurizio Crispi
Levanzo 1989 - foto di Maurizio Crispi
Levanzo 1989 - foto di Maurizio Crispi
Levanzo 1989 - foto di Maurizio Crispi
Levanzo 1989 - foto di Maurizio Crispi
Levanzo 1989 - foto di Maurizio Crispi
Levanzo 1989 - foto di Maurizio Crispi
Levanzo 1989 - foto di Maurizio Crispi
Levanzo 1989 - foto di Maurizio Crispi
Levanzo 1989 - foto di Maurizio Crispi
Levanzo 1989 - foto di Maurizio Crispi
Levanzo 1989 - foto di Maurizio Crispi
Levanzo 1989 - foto di Maurizio Crispi
Levanzo 1989 - foto di Maurizio Crispi
Levanzo 1989 - foto di Maurizio Crispi
Levanzo 1989 - foto di Maurizio Crispi
Levanzo 1989 - foto di Maurizio Crispi
Levanzo 1989 - foto di Maurizio Crispi
Levanzo 1989 - foto di Maurizio Crispi
Levanzo 1989 - foto di Maurizio Crispi
Levanzo 1989 - foto di Maurizio Crispi
Levanzo 1989 - foto di Maurizio Crispi
Levanzo 1989 - foto di Maurizio Crispi
Levanzo 1989 - foto di Maurizio Crispi
Levanzo 1989 - foto di Maurizio Crispi
Levanzo 1989 - foto di Maurizio Crispi
Levanzo 1989 - foto di Maurizio Crispi
Levanzo 1989 - foto di Maurizio Crispi
Levanzo 1989 - foto di Maurizio Crispi
Levanzo 1989 - foto di Maurizio Crispi

Levanzo 1989 - foto di Maurizio Crispi

Ho riflettuto a lungo su quanto sia sottile il confine tra la vita e la morte
Si può arrivare alla morte dopo una lunga malattia e con molta sofferenza
Si può morire per un trauma violento ed improvviso e, in tal caso, forse, non si avrà neppure la consapevolezza del trapasso
Oppure, il morire potrebbe consistere in un lento scivolamento, dolce e senza scosse, in cui l'atto finale - quello del transito (o, come dicono gli Inglesi, del "passing over") avviene insensibilmente, come se si fosse presi dal sonno e poi si entrasse in uno stato di incoscienza e di oblio (un dormire dal quale non ci sarà più risveglio, oppure forse sì, se si crede ad una vita possibile dell'anima dopo la morte)
Come accade con il sonno fisiologico, quando si chiudono gli occhi aspettando fiduciosi di essere ghermiti da Morfeo, così potrebbe accadere per il sonno definitivo e senza risveglio della Morte
Forse, in quest'ultima evenienza, il morire non dovrebbe essere una cosa così angosciante e terrificante (cosa a cui invece pensavo molto da ragazzo): il morire come strenua lotta, come battaglia, come agone...
La morte dolce e lenta è, in un certo senso, quella dei filosofi: una consapevole e desiderata transizione nel Mistero per andare a vedere cosa vi sia dall’altra parte

(Palermo, il 25 Marzo 1989)

Foto Polaroid, Primavera 1989
Foto Polaroid, Primavera 1989
Foto Polaroid, Primavera 1989
Foto Polaroid, Primavera 1989
Foto Polaroid, Primavera 1989
Foto Polaroid, Primavera 1989
Foto Polaroid, Primavera 1989
Foto Polaroid, Primavera 1989
Foto Polaroid, Primavera 1989
Foto Polaroid, Primavera 1989
Foto Polaroid, Primavera 1989
Foto Polaroid, Primavera 1989
Foto Polaroid, Primavera 1989
Foto Polaroid, Primavera 1989
Foto Polaroid, Primavera 1989

Foto Polaroid, Primavera 1989

(Per spiegare queste ultime foto) Negli anni Ottanta acquistai una macchina Polaroid. 
La usai solo per un periodo di tempo limitato: mi piaceva sperimentare e, soprattutto, mi piaceva vedere subito la foto già pronta.
Era l'unica tecnologia visuale, al tempo, che consentiva di far ciò. 
Oggi al tempo della digitale, uno può vedere subito l'immagine che ha catturato e di foto ne può fare quante ne vuole. 
Allora, benché la tentazione di fare tanti scatti polaroid fosse enorme, occorreva limitarsi, poiché le pellicole - se ben ricordo - avevano un costo levato.
Queste che ho trovato dentro una busta sono le uniche foto che mi rimangono di quel periodo. 
Altre c'erano (le ricordo), ma si sono disperse. 
Molti di questi autoritratti li ho fatti nel corso di una mia permanenza solitaria a Levanzo nell'Aprile del 1989 (come ho raccontato sopra) Fu una settimana di solitudine totale e benefica, l'isola in quel periodo era poco frequentata. 
Passavo le giornate correndo, andando in canoa, passeggiando e leggendo. 
Ricordo che ebbi il dono di giornate con un meteo eccezionalmente bello e temperature miti.
Nessun contatto esterno. 
Allora la telefonia mobile era ai suoi primordi e quindi non c'era nessuna possibilità di essere "connesso o "wired", come si direbbe oggi. Se uno si metteva fuori tiro, lontano da tutto e da tutti lo era per davvero.

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27 gennaio 2025 1 27 /01 /gennaio /2025 06:03
Quasi sott'acqua (selfie di Maurizio Crispi)

Ho sognato una piccola cosa che vale la pena di raccontare

Ero in un centro medico dove si somministrava a dei volontari (che erano dunque cavie consenzienti) un farmaco ancora sperimentale
Ero in una stanza spoglia, seduto su una carrozzina a ruote, come pochi altri pazienti, però tutti ammassati sull’altro lato della stanza, mentre all’altra estremità c’ero solo io
Ogni tanto arrivava uno in camice bianco e somministrava ad uno di noi in attesa un intruglio contenuto in certe ampolle di vetro
Poi entrava un altro e misurava i parametri vitali di colui che aveva ricevuto il farmaco e annotava qualcosa su un IPad che aveva con sé
Mi spostavo sulla mia carrozza a ruote di qua e di là, aspettando che venisse il turno della mia somministrazione
Ero irrequieto
Osservando in giro, notavo che la stanza era molto spoglia e cadente
Il soffitto era rotto in più punti da dove si vedeva trapelare il materiale sottostante (o soprastante?)
In un punto dove c’era una breccia più ampia, vedevo lì incastrata una bottiglia di Pernod
E mi davo subito la risposta che quel reperto fosse stato messo lì perché la Casa produttrice della bevanda era la sponsor della ricerca per cui ero stato reclutato

Dissolvenza 

 

Quasi sott'acqua (selfie di Maurizio Crispi)

E' stato un sogno complesso e variegato di cui ben poco ricordo

Sono in una specie di resort che è stato scelto come sede  per un raduno di atleti
Si è verificato un contrattempo, un evento contrario e calamitoso, sicché tutti sono rimasti lì senza potersene andare
Bisogna quindi provvedere all’assistenza logistica delle centinaia di persone bloccate, fornendo tutto ciò che possa esser loro di bisogno in una situazione di emergenza, come coperte, generi di prima necessità, cibo e acqua
Ricordo, del sogno, che mi spostavo da una stanza all’altra portando un bottiglione da cinque litri, pieno fino al collo di pura acqua di fonte
Poi, mi incontravo con un mio collega ed amico di vecchia data che mi appariva pensoso e spossato, forse anche aggrondato, con l’espressione di chi sente che sia arrivata l’ora di grandi e irrevocabili decisioni
Gli chiedo cosa stia accadendo
Parliamo, cosa insolita questa, perché in passato non abbiamo mai discusso di fatti personali
Mi dice che molti anni prima aveva adottato un figlio e che ora ha deciso di disadottarlo
Perché?, gli chiedo io
Voglio vivere più libero e potermi dedicare allo studio che ho molto trascurato!
Io allora gli parlo, esortandolo a guardare le cose in una prospettiva differente
Non è necessario arrivare a questo, aggiungo
E lui: No, non c’è mai stato nulla di profondo, un legame - intendo - tra me e lui. È stato tutto così superficiale… non sono stato capace di andare a fondo e di creare qualcosa che fosse coinvolgente e duraturo
E adesso questa cosa non la sopporto più. Ho deciso di farla finita e di andare avanti per la mia strada, pensando solo a me stesso, per una volta

Dissolvenza

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25 gennaio 2025 6 25 /01 /gennaio /2025 00:13

Il sogno di un anno fa

Maurizio Crispi (25 gennaio 2024)

Soldati romani in un momento di pausa (dal web)

Ho sognato stavo facendo una gara di corsa
o forse era solo un allenamento 
C’erano anche altre persone e, stranamente, 
questo allenamento 
lo si doveva fare vestiti 
come soldati romani e, quindi,

abbigliati come?
Ora come ora, non saprei descrivere

come si vestiva un soldato romano, 
ma posso fare riferimento a scene di film (il più delle volte non rispettose della storia) 
Quindi, giusto per dare l’idea,
penserei - che so - 
a film come Il Gladiatore, 
con le sue scene di battaglia 
in cui i milites 
hanno i piedi cinti in robusti sandali 
o calzari di cuoio, 
indossano gambali 
per proteggere le gambe,
e gonnellino rinforzato da liste di cuoio 
oppure rozzi pantaloni di pelle, 
mentre calzano 
elmetti di ferro ribattuto (o di cuoio spesso), 
brandendo un gladio e quant’altro 


Così vestito devo correre 
su una distanza di 21 km 
una mezza maratona, dunque,
e vado bene 
Corro gagliardamente 
Le sensazioni sono forti e positive 
Alla fine della corsa 
ci ritroviamo tutti attorno 
ad una grande tavolata, 
alcuni hanno già ordinato delle pietanze
che già sono state giá servite, 
alcune di esse sono molto elaborate,
avendo assieme le qualità 
di “pietanze dello chef”
(per la loro presentazione)
ma anche di pietanze vastase 
quanto ad abbondanza 

 

Non ho dove sedermi
Quindi rimango in piedi 
e pilucco da un piatto e dall’altro 
senza avere ancora ordinato la mia, 
di pietanza 
Poi c’è un repentino scambio di posti 
ed io, con destrezza, mi accomodo
(conquistandolo) 
nel posto lasciato vuoto da qualcun altro  Mi ritrovo davanti la pietanza 
ordinata dall’occupante di quel posto Concordiamo con i miei vicini di posto 
di fare uno scambio di pietanze 
Mentre mangiamo 
parliamo dell’esperienza della corsa
appena portata a termine
Ci sentiamo tutti forti,
tonificati e su di giri 

 

(dissolvenza)

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22 gennaio 2025 3 22 /01 /gennaio /2025 11:43

Sono pronto

Emergo dalla notte
e dalla sua ora più cupa
quella in cui volan le streghe
dopo aver letto di Dracula
di Nosferatu
di Carmilla
di Lestat
e dei molti altri vampiri letterari
che emergono dalla loro sepoltura
per vivere la propria vita
lontano dalla luce del giorno

Maurizio Crispi

Il mimmo delle tenebre (foto rielaborata dall'archivio di Maurizio Crispi)

Ho dormito
Mi sono svegliato 
E ho vegliato a lungo 
senza potere, riprendere sonno 
Poi sono di nuovo scivolato tra le braccia di un benevolo Morfeo e allora ho sognato di essere un esperto nuotatore nell’aria 
Ero in una stanza molto grande e mi esibivo ai pochi presenti in tutta la mia capacità di muovermi nell’aria come un pesce 
Salivo verso il soffitto
I miei movimenti di braccia e gambe, armonici e coordinati, erano come quelli di uno che stia nuotando a rana sott’acqua 
Scendevo verso il pavimento
Mi muovevo poi parallelamente  al suolo,  schivando con abilità e grazia tutti gli ostacoli
E poi di nuovo, risalivo in diagonale come se volessi ascendere verso la superficie a prendere aria e indugiavo a compiere evoluzioni parallelo al soffitto 
Ero senza gravità, senza peso, e malgrado ciò sentivo il lavoro dei muscoli e la fatica
E, nello stesso tempo, sentivo che non dovevo lottare in alcun modo per stare in questo stato di perenne fluttuazione
Tutto ciò non avveniva all’aperto, ma nel chiuso di una stanza che, però, era molto ampia e ammobiliata come fosse la grande sala di un ristorante
Erano presenti solo pochi umani a osservare le mie evoluzioni 
Sperimentavo una sensazione di grande inebriante felicità, malgrado ci fossero dei confini precisi rispetto alla possibilità che io con il mio nuoto aereo potessi espandermi nel resto dell’universo
Come i pesci che vivono in un acquario io mi libravo ai confini del mio universo ristretto e forse cercavo di andare oltre
Un’aspirazione più che legittima, ma nello stesso tempo quel volo continuo in uno spazio chiuso mi bastava e non mi dava uggio alcuno

 

Dissolvenza

Stavo pensando a qualcosa
Volevo scrivere un qualcosa
Indugiavo pensoso sulla soglia
Ma sono stato colto da sonno immediato
e nell’oblio inane fui sprofondato
Sonno pesante, senza sogni
Immersione profonda
in un mare nero e immobile
E poi riemersi
a distanza di ore
senza avere avuto
la benedizione del ricordo onirico
o di un frammento di prezioso corallo
Pronto
Sempre pronto a cogliere immagini,
a vivere vite alternative
nel chiuso di una stanza,
nel chiuso della mente,
morire,
vivere,
risorgere
e poi ancora morire

Maurizio Crispi (23 gennaio 2025)

Alberi spogli verso il tramonto in via Papireto (foto di Maurizio Crispi)

Alberi spogli verso il tramonto in via Papireto (foto di Maurizio Crispi)

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21 gennaio 2025 2 21 /01 /gennaio /2025 09:52
Tunnel di alberi capitozzati (foto modificata di Maurizio Crispi)

Ho sognato che avevo un lavandino di casa con lo scarico intasato, tanto intasato che non passava più nemmeno una goccia d’acqua
(in altri termini, per dirla in siculo latino, lo scarico del lavandino era bello attuppato)
Provavo e riprovavo a sturarlo, ma nessun risultato ottenevo 
Sempre nel sogno, dal Ferramenta andavo e lì compravo un Mister Muscolo e l’applicavo, ma con modesti - per non dire insignificanti - risultati 
Un po’ d’acqua se ne andava, sì, ma il resto continuava a ristagnare ed io ero sempre più indispettito 
Allora, andai da un altro Ferramenta al quale dissi: Voglio uno sgorgante di prima qualità, uno sgorgante che apra tutti i condotti! 
E quello mi condusse in un angolo riposto del suo negozio fornitissimo e mi indicò una serie di flaconi tra i quali uno color grigio ferro e, indicando proprio questo, mi disse: Questo è di prima scelta, questo è lo sgorgante per professionisti; tutti gli altri, proseguì, indicando con un ampio gesto quelli di altre marche, sono solo acqua fresca. Se lei vuole buttare i suoi soldi compri uno di questi, ma se veramente vuole ottenere un risultato allora deve comprare questo qua, concluse, ritornando ad indicare il primo prodotto che mi aveva indicato.
La sue perorazione mi convinse appieno  e così, di quello dato per efficacissimo in quei contenitori grigio ferro, ne presi ben due! Non si sa mai, mi dissi!
Il negoziante solerte, mi raccomandò di fare attenzione perché si trattava di un prodotto a base di un  acido potentissimo
Mi disse che nell’aprire il flacone dovevo proteggere le mie dita con dei guanti e aggiunse anche che lo dovevo versare nello scarico del lavandino, ma ben girato di spalle, allo scopo di evitare che ritorni esplosivi di acido vaporizzato e sulfurei schizzi potessero danneggiarmi gli occhi, il cuore o i polmoni o altre parti sensibili
Per essere più incisivo mi disse anche: Giusto una settimana fa hanno portato un ragazzo al pronto soccorso a causa di ciò e il povero cristo è dovuto rimanere ricoverato per ben cinque giorni prima di ripigliarsi!
Me ne andai, convinto di avere ben speso i miei soldi, ma non senza qualche preoccupazione che qualcosa potesse andare storto
Arrivato a casa, dopo essermi bardato di tutto punto, aprii il primo flacone e lo versai tutto nel lavandino, seguendo accuratamente le istruzioni che quel venditore cortese mi aveva impartito (girato di spalle, senza guardare, etc, etc) 
Dopo averne versato tutto il contenuto, rimasi lì, ad attendere, sempre girato di spalle e senza osare guardare; improvvisamente, dopo una serie di gorgoglii e sfiati sempre più distanti da me, cominciai a sentire un puzzo diabolico e devastante di mefitici vapori ammoniacali e di acidi ribollenti, un puzzo greve, intollerabile, miasmatico, tale da farmi pensare che sarei potuto svenire da un momento all’altro
Mi feci forza e mi girai e, malgrado le esortazioni del negoziante, sentendomi un po’ come il biblico Lot (la cui moglie contravvenne all'ordine del suo Signore e si volse indietro a guardare la distruzione delle due città del peccato), mi decisi a sbirciare alle mie spalle 
Cosa vidi mai?  
C’era, si, il lavandino, ma solo quello!
Tutto il resto del mondo era scomparso, 
disciolto dalla potenza di quello sgorgante
Andato!
Gone!
Scomparso!


Potenza di quello sgorgatore e dell'astuto venditore, 
forse meglio della bomba atomica!
Meglio della fusione dell'Idrogeno!


E c’era solo quel lavandino fluttuante 
nel vuoto cosmico e io accanto a lui, 
con il flacone del talentuoso 
e portentoso sgorgante ormai vuoto 
Gaza
Netanyahu e la sua follia
L’Ucraina
Putin il vilain
Put-in-the-bin
Trump e la sua tracotanza
Lo sconvolgimento climatico
La Meloni con i suoi accoliti
Tutto digerito dall’acido
Tutto cancellato via


Ma è rimasto solo quel lavandino
non più intasato di casa mia
Il mondo ridotto ad un lavandino


Ma come sarebbe il mondo 
ridotto ad un solo lavandino,
sia pure sgorgato?


Passerò - son certo di ciò - molti anni a venire 
ad arrovellarmi e a riflettere, 
alla ricerche di risposte soddisfacenti


Intanto dovrò accontentarmi del lavandino sgorgato!
E' già qualcosa, no?


Dissolvenza

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21 gennaio 2025 2 21 /01 /gennaio /2025 06:19

Si tratta della rielaborazione di un sogno nella notte tra il 20 e il 21 gennaio 2013

Maurizio Crispi (21 gennaio 2013)

Riflessi su superfici convesse (Escher)

Sono davanti all'ingresso di un ospedale: proprio sulla rampa che consente agli autoveicoli e ai mezzi di soccorso di arrivare fin davanti alla porta a vetri, sporge un grosso puntale di ottone, tirato a lucido, che termina con una una superficie convessa che riflette tutto quello che c'è attorno, deformandolo

Ai piedi della rampa si distende una grande folla anonima, tutti in silenzio, vestiti di grigio, stretti l'uno all'altro come pecore che fanno la ruota per proteggersi dal caldo. Tengono la testa china, quasi avessero paura persino del loro stesso respiro

Mi giro attorno, pieno d'ansia, cercando qualcuno per avvisarlo del pericolo di quello spuntone di ottone sporgente, che potrebbe danneggiare o sventrare i veicoli in arrivo

Nessuno mi dà conto, però: sembra che io sia l'unica persona attiva e capace di iniziative in una dimensione in cui si respira l'imminenza della morte.Non sapendo come fare per scongiurare il pericolo cui altri sono sottoposti, decido di raccogliere una documentazione fotografica, per sporgere eventualmente una denuncia dell'incuria e della negligenza di cui sono testimone

Ma a chi? Non so, ma intanto è bene procedere con la dannata documentazione fotografica

Ma, avvicinandomi all'oggetto incriminato e alla sua superficie curva, rimangono affascinato dai riflessi cangianti che vi scorgo, quasi stessi guardando dentro una sfera magica

I miei intenti si disfanno così in un batter d'occhio, come neve al sole, ed indugio a lungo fotografare quei caleidoscopici riflessi

Dopo, avendo abbandonato quello scenario, cammino per la città: tutto è disfatto e fatiscente

Le case della vecchia Palermo sembrano tutti semi-demolite, come per effetto di un progetto folle di risanamento o di un bombardamento bellico o di un terremoto: quale che sia la causa una grande catastrofe biblica si è abbattuta sulla città

Di molte delle case, totalmente sventrate ma ancora miracolosamente in piedi, si vede l'interno

Dentro le macerie di uno stretto edificio in cui, penzolante dall'architrave della porta d'ingresso, si legge un'insegna - un tempo luminosa - su cui sta scritto "Albergo Italia", lungo scale pericolanti impietosamente scoperte dal crollo dell'involucro esterno, si arrampica una coppia di sposi, lei in un bianco abito nuziale tutto vaporoso, lui agghindato e azzimato. In tanto sfascio sembrano personaggi finti, tratti forse da una cartolina. Sono seguiti a ruota dal cameraman e dal fotografo che cerca di farli mettere in pose adeguate, in modo da fissare per sempre la letizia del giorno con uno scenario fuori dall'usuale. Ci mancano solo un regista di matrimoni e un curatore d'immagine e la finzione narrativa dell'evento sarebbe perfetta

Da lontano cerco di fotografare la scena, cercando di trovare l'inquadratura più idonea e zoomando in avanti per avvicinare il punto di ripresa il più possibile

Abbandono questo luogo e, dopo aver camminato ancora per un po', giungo in una grande struttura in smobilitazione

Qui, incontrandomi con altri (tutti con l'aspetto di sopravvissuti), dico loro che persino l'Albergo Italia è semidistrutto, quasi che a loro - disastrati - potesse importare una simile notizia

Tutti gli abitanti di questa struttura e tutti coloro che lavorano qui dentro devono essere smobilitati nel giro di poche ore.  C'è nell'aria una certa frenesia che fa da contrappunto al senso di rassegnazione

Prima che si vada via, il medico legale, dovrà eseguire un'ultima autopsia sul corpo di una Drag Queen

E non chiedetemi cosa ci facesse una Drag Queen in un simile frangente!

Tutti sono invitati ad uscire, mentre nel grande stanzone spoglio e affollato di macerie rimangono soltanto il medico legale e la Drag Queen distesa su di una barella improvvisata

Quando rientro, la stanza è deserta

Dimenticato in un angolo sopra un mucchio di macerie scopro con raccapriccio un lungo pene di dimensioni elefantine, appena reciso

Mi ritrovo a pensare che il medico legale, nel corso della sua "visita" abbia proceduto all'evirazione della Drag Queen per ricondurla ad una condizione di armonia cosmica.

 

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20 gennaio 2025 1 20 /01 /gennaio /2025 11:04

Parlando
Ridendo
Scherzando

Mi aggrondai
per futili motivi

Mi addormentai
entrando in uno stato crepuscolare
che a lungo si protrasse

Ne riemersi
ed era tutto a posto

Mi sentii rigenerato
pronto a ricominciare

Chi c'era, c'era
Chin non c'era, non c'era

Chi c’era
ha avuto modo di vedere
una classica reazione mauriziana
Tecnica auto-appresa
di dissociazione e fuga
a volte poco funzionale

Quando ci fu il terremoto
nel 1968
alla prima scossa notturna
cosa feci?
Niente!
Scesi il quadro appeso a capo del letto
mi rimisi sotto le coperte
e mi riaddormentai
senza pensieri

Questo l’esempio più icastico
di questa mia attitudine,
ma potrei raccontarne di episodi simili
molti altri
alcuni assolutamente esilaranti,
senza averne avuto l’intenzione

Maurizio Crispi (20 gennaio 2024)

Hey Teacher (Pink Floyd)

Another brick in the wall (Part I)

Daddy's flown across the ocean
Leaving just a memory
Snapshot in the family album
Daddy what else did you leave for me
Daddy what d'ya leave behind for me
All in all it was just a brick in the wall
All in all it was all just bricks in the wall


Another brick in the wall (Part II)

We don't need no education

We don't need no thought control

No dark sarcasm in the classroom
Teachers leave the kids alone
Hey teacher live us kids alone
All in all it's just another brick in the wall
All in all you're just another brick in the wall


Another brick in the wall (Part III)

I don't need no arms around me
I don't need no drugs to calm me
I have seen the writings on the wall (1)
Don't think I need anything at all
All in all it was all just bricks in the wall
All in all you were all just bricks in the wall

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20 gennaio 2025 1 20 /01 /gennaio /2025 07:39
Attrattori strani (foto modificata di Maurizio Crispi)

1. Ho sognato di essere affaccendato

Poi quando mi son svegliato
niente più 

Il territorio del sogno
appena attraversato
era solo una distesa di terra bruciata,
brulla e arida,
perché qualche feroce invasore
l’ha tutta cosparsa di sale

Ci sono i ricordi del passato,
però, che si agitano
squassati dal vento
e premono per ricevere attenzioni,
ma sono inafferrabili 

Misteriose correnti d’aria
si muovono attorno a me
e il loro tocco
é gelido 
Il vento, fuori?
da ieri 
soffia instancabile

Poi mi sono riaddormentato 
e ho sognato
Eravamo nel pieno di una catastrofe climatica
(e c'erano tutti i segni che indicavano
l’inizio di una nuova glaciazione) 
Faceva freddo 
e c’era neve dovunque
Ma io, nella veste di improvvisato conferenziere,
davanti ad un ristretto pubblico di seguaci,
sostenevo la tesi che fossimo vittima di un inganno
perpetrato ad arte
Le mie argomentazioni erano forti e decise
Quella neve era finta, dicevo
Aggiungevo: Se si trattasse dell’effetto di una nevicata vera
anche le chiome degli alberi
tutt’attorno a noi 
ne sarebbero rivestiti
o comunque sarebbero imbiancati
È tutto un falso!. predicavo,
Qualcuno vuol farci credere che corriamo
verso la catastrofe
Mi sono rivolto a Gabriel 
che era con me
e gli dicevo: 
Forza, Gabriel, andiamo via!
É tempo per noi di fare colazione!

Il vento di notte 
ha continuato a soffiare 
con raffiche incensanti,
muovendo le nubi di continuo,
sparpagliandole, 
ammassandole,
forgiandole,
come fa un cane da pastore
con il suo gregge
Al mattino,
che è gelido,
dopo questo inesausto lavorio
del loro pastore  
le nubi si si sono presentate
a me che le osservo
assemblate 
in foggie fantastiche

 

(19,91,2025)

Attrattori strani (foto modificata di Maurizio Crispi)

2. Ho sognato che ero con i miei figli
All’inizio mi trovavo a scuola con Gabriel
Ero andato a prenderlo, però avevo assistito anche alle lezioni (ma non so a che titolo)
Quindi ci ritrovavamo a lasciare la scuola assieme
Scendevamo per un’ampia scalinata
Gabriel davanti a me ed io dietro
Alla fine dei gradini, Gabriel mi diceva di aver fame
Va bene, faccio io, adesso facciamo merenda! 
Incontriamo Fra che si trova lì per altri motivi, forse
E gli dico: Stiamo andando a fare merenda! Vieni con noi?
Davanti alla scuola ci sono ben due rosticcerie
Gabriel vorrebbe entrare in una (non saprei dire per quale motivo, forse perché è più colorata e scintillante)
Io mi dirigo verso l’altra, dove c’è una ricca esposizione di pezzi già pronti, caldi e fumanti
Devo faticare non poco per convincere Gabriel a seguirmi: lui vorrebbe testardamente andare nell’altro posto
Ma alla fine si convince. E con lui Fra
Gabriel prende un’arancina al burro
Lo stesso fa Francesco
Io, all’inizio, non vorrei mangiare nulla per  mantenere il mio appetito intatto per l’ora di pranzo che non è molto distante (già l’ora s’avvicina)
Sono molto in conflitto ed esitante 
Poi, alla fine, quasi con l’atteggiamento di colui che ha deciso di “sacrificarsi”, ordino un pane con panelle e crocchette (alias, dalle nostre parti, in siculo latino, “cazzilli”)
Mi porgono un mafaldone gigantesco (tanto lo è che stento a tenerlo in mano) con una farcitura ricca e debordante
Mettiamoci comodi!, dico ai miei figli 
E dunque cerchiamo dove sederci
Nello slargo davanti alla rosticceria ci sono solo due tavoli forniti di sedie
Non ci sono grandi problemi di scelta, pertanto, e ci accomodiamo
Già loro, voraci, hanno presso d’assalto la loro arancina
Io faccio del mio meglio per seguirli e assalgo a colpi di mandibola il mio mafaldone 

Crunch! Crunch!
Non c’è che dire!

Il pane è fresco, la crosta crocchiante sotto i denti, morbido e profumato l’interno di mollica, deliziose e fritte al punto giusto panelle e crocché
Ingurgito grossi bocconi, non senza prima aver masticato a lungo per ben gustare i celestiali e robusti sapori

Per un po’ si sente soltanto scroscio di mandibole, poi quando la foga si è attenuata, parliamo di molte cose diverse
Ed questa la prima volta che ci ritroviamo assieme dopo tanto tempo

(20.01.2025)

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18 gennaio 2025 6 18 /01 /gennaio /2025 07:21
Il fratellone con la mamma. Lettura del giornale a Capo Zafferano. 1989 (foto di Maurizio Crispi)

C’è questo sogno in cui arrivo con un carico di masserizie da mettere nel garage di casa (e intendo quella di via Lombardia)
È un’operazione complessa quella da fare, non lineare: del resto il garage è già ingombro di molte altre cose tra vecchi mobili, bici in uso e scassate, materiali vari, vecchie riviste, cumuli di VHS, vecchi giornali a fumetti e perfino molti dei libri della mia infanzia declassati, ma mai buttati

La sistemazione delle nuove cose appena arrivate richiede tutto un processo complesso di risistemazione, una cernita, una sorts di triage
Sono costretto ad abbandonare temporaneamente il carico di oggetti fuori, nel cortile, riservandomi di sistemare le cose dopo
La saracinesca del mio box è alzata e vedo l’interno ingombro di cose e di tramezzi ed anche di supporti metallici per soppalchi e c’è anche un’incongrua impastatrice per il cemento che occupa molto spazio
Devo prendere la bici per andare a prendere Gabriel a scuola e non è cosa semplice estrarla da quell’ammasso
Prima di partire per la mia destinazione salgo su a casa e trovo la mamma e Salvatore che si accingono a pranzare e con loro ci sono degli ospiti, forse una delle mie cugine e due o tre miei vecchi compagni di scuola del liceo
E’ una bella atmosfera, come ai bei vecchi tempi
Mi si stringe il cuore perché io invece devo andare e non posso partecipare al banchetto
Saluto tutti, indugio un po’ sulla porta della stanza, incerto sul da farsi, ma il tempo stringe inesorabile
Eppure quel banchetto che sta per iniziare mi attrae, mi ispira molta serenità e mi sembra la cosa più bella che mi sia capitata

Ma purtroppo devo andare e non posso indugiare oltre

Ed io ricordo
Casa nostra era così: la mamma era sempre molto ospitale

C’era sempre un posto a tavola per chiunque arrivasse e lei mi incoraggiava ad invitare i miei amici a rimanere a pranzo o a cena 
Si trovava sempre qualcosa da mangiare per un ospite e c’erano scorte in frigo abbondanti, quai per poter coprire simili evenienze
La mamma invitava estemporaneamente gli ospiti a restare e condividere un pasto, tanto che poi molti tornavano e si presentavano anche all’ultimo minuto, perché sapevano che sarebbero stati accolti
La mamma era accogliente e caritatevole, a suo modo: aveva sempre pronti attenzioni, ascolto e cibo per tutti
Forse meno per me, poiché era molto occupata con mio fratello per via delle sue condizioni e con tutto il resto del mondo che ruotava attorno a lui
Ha fatto in modo che “il resto del mondo” ruotasse attorno all''asse costituito da mio fratello (e la mamma accanto a lui) ed io usufruivo di questo vantaggio indubbio, traendo cioè vantaggio dal “mondo” che veniva a casa nostra
Io certamente godevo di queste atmosfere conviviali e ricche, godevo del piacere di condividere i pasti assieme e di quello altrettanto importante della conversazione che si protraeva attorno ad una tavola ancora semi-apparecchiata e cosparsa di briciole, mentre sorbivamo il caffè, mangiavamo un dolcetto o un biscotto e magari anche sorbivamo un dito di amaro, fumando l'immancabile sigarettina post-prandiale
Ma la cosa essenziale non era tanto il cibo, era piuttosto la parola che nasceva spontanea e cresceva rigogliosa nella condivisione di pietanze e bevande e nell’atmosfera agapica che si creava quasi magicamente 
I miei compagni di scuola erano attratti da questo e tornavano talvolta, anche quando io non c’ero, se ero impegnato nei miei viaggi
Quella casa, la mamma e mio fratello, erano in verità l’ombelico del mondo, al quale io sono sempre rimasto legato
Quando andavo via e partivo, c’era sempre un cordone ombelicale che mi faceva rimanere legato a questa casa e che mi nutriva, che continuava a nutrirmi anche quando mi allontanavo per raggiungere i luoghi più disparati
Questo cordone si tendeva, si tendeva, mentre si andava allungando ed era anche come un elastico che, poi, al momento opportuno mi avrebbe riportato indietro
Ed ora sono sempre qui, in quella stessa casa che è il centro e l’ombelico del mondo e continuo a nutrirmi di quei ricordi, io con i miei fantasmi

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17 gennaio 2025 5 17 /01 /gennaio /2025 07:28
Una casa islandese con il tetto di torba

Ho una casa bassa,
con le mura di pietra a vivo
chiazzate di muschio e licheni
E' un di quelle case antiche, 
con il tetto fatto di lastre di ardesia
e poi ricoperto di zolle di torba
per ottenere una migliore coibentazione
Tutt’attorno c’è verde di erba smeraldina
e altre case simili,
sparse, a perdita d’occhio 
Davanti c’è anche un maggazzeno della stessa fattura,
ma con il tetto basso
e una porticina così piccola
che per entrare 
bisogna abbassare la testa
per non sbatterla sull’architrave
Forse, un tempo,
quest'ambiente era adibito ad ovile
Una visione idilliaca
di rurale e pastorale bellezza
Sono lì con papà e mamma
e voglio mostrar loro 
questa meravigliosa casetta
che ho appena acquistato
So che a loro piacerà 
Papà sicuramente la vorrà usare
e io gliene darò le chiavi con gran piacere
Anche la chiave che apre la porta 
di legno massiccio è antica
È grossa, lunga almeno 15 cm
ed è fatta di ferro scurito dagli anni

Davanti alla casa c’è un vecchia
un po’ svanita e stranita
con i capelli tutti bianchi 
che però possiede le conoscenze 
della falconeria e che,
quando arriviamo in visita,
parla fitto con un gufo gigantesco
Penso che le chiederò di insegnarmi,
prima o poi
Questa caa, questo luogo
mi trasmettono un senso di felicità,
ineffabile,
mai provato prima

This must be the place

 

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DSC04695.jpegQuesta pagina è la nuova casa di due blog che alimentavo separatamente. E che erano rispettivamente: Frammenti. Appunti e pensieri sparsi da un diario di bordo e Pensieri sparsi. Riflessioni su temi vari, racconti e piccoli testi senza pretese.

Era diventato davvero troppo dispendioso in termini di tempi richiesti alimentarli entrambi, anche perchè nati per caso, mentre armeggiavo - ancora alle prime armi - per creare un blog, me li ero ritrovati ambedue, benchè la mia idea originaria fosse stata quella di averne uno solo. Infatti, non a caso, le loro intestazioni erano abbastanza simili: creatone uno - non ricordo quale dei due per primo - lo ho "perso" (per quanto strano ciò possa sembrare) e mi diedi alacremente da fare per ricrearne uno nuovo. Qualche tempo - nel frattempo ero divenuto più bravino - il blog perso me lo ritrovai).

Ohibò! - dissi a me stesso - E ora cosa ne faccio?

La risposta più logica sarebbe stata: Disattiviamolo!. E invece...

Mi dissi: li tengo tutti e due. E così feci. E' stato bello finchè è durato...

Ma giocare su due tavoli - e sempre con la stessa effcienza - è molto complicato, ancora di più quando i tavoli diventano tre e poi quattro e via discorrendo....

Con overblog ho trovato una "casa" che mi sembra sicuramente più soddisfacente e così, dopo molte esitazioni, mi sono deciso a fare il grande passo del trasloco, non senza un certo dispiacere, perchè il cambiamento induce sempre un po' di malinconia e qualche nostalgia.

E quindi ora eccomi qua.

E quello che ho fatto - ciò mi consola molto - rimane là e chiunque se ha la curiosità può andare a dargli un'occhiata.

 

Seguendo il link potete leggere il mio curriculum.

 

 


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