Cerco di spiegare cosa sia questo Centro di studi sociali nel quale mi sono imbattuto per puro caso, nel corso delle mie ricerche e dove sono giunto dopo un breve viaggio per visitarlo di persona.
Vi si riuniscono centinaia e centinaia di persone che si ritrovano a vivere lì quasi nello spirito di una Comune o di un Ashram
Il fulcro di tutto ciò è rappresentato da un antico baglio, molto pittoresco
Vado alla ricerca di libri che trattino di questa esperienza e ne trovo tre, molto vecchi e decrepiti, tutti pubblicati da Astrolabio Ubaldini (un nome, una garanzia)
Poi c’è anche la mia amica Anita con la quale parlo e discuto a lungo di cibi e di preparazioni gastronomiche
Non vedo il nesso con ciò che ho detto prima, però, se non il fatto che, ieri ho mangiato della portulaca, da me raccolta in campagna, saltata in padella, assieme a delle patate bollite: ed era buonissima, da leccarsi i baffi
La portulaca (Portulaca oleracea ), detta anche porcellana o porcacchia, o erba fratesca, è una pianta appartenente alla famiglia Portulacaceae. Commestibile, viene usata in cucina fin ...
La portulaca (Portulaca oleracea) è una pianta commestibile e medicinale, nota anche come porcellina o verdolaga, apprezzata per il suo alto contenuto di Omega-3, vitamine, e minerali. Cresce spontaneamente, soprattutto nei terreni caldi e soleggiati, e può essere utilizzata a crudo nelle insalate o cotta in minestre, frittate e altri piatti. Possiede proprietà depurative, antiossidanti e antinfiammatorie, ma è fondamentale raccoglierla in zone sicure, lontano da zone inquinate.
Transita forte
Mr Transita forte
Ecce Mr Transita forte
Ecce Mr Transita Forte,
in silenzio e con un boato
Anche Mr Trumpet transita forte
Ogni volta che lo vedo parlare,
con quell’espressione immutabile
di stolido disprezzo
nei confronti del mondo intero,
me lo figuro seduto su di WC
scintillante come un trono,
all’interno di una ritirata di gran pregio,
intento a spremersi
per ben transitare forte,
a stento e con gran dolore Sic transit gloria mundi!
Sic transit forte gloria mundi
Sic transita forte gloria mundi
Transita Forte!
La vita è un transito,
a volte stentato,
a volte irrefrenabile
Tutti transitammo forte
Tutti transitammo forte, a stento,
chi in silenzio,
chi con strepiti e forti boati
Transita forte con impellenza
Transita forte con irruenza
Transita forte, senza dilazioni
Transita Forte
Un nome, una garanzia
Forte Transito
La mia ossessione di oggi
PS - A volte le denominazioni dei farmaci
fanno veramente ridere
PPS - Comunque, detto inter nos, non soffro di stipsi, nemmeno occasionalmente
Il mio transito è sempre forte e chiaro
Questo scritto è stato ispirato da questo farmaco (del quale ignoravo l'esistenza e che, casualmente, ho conosciuto perchè prescritto ad uno dei pazienti della CTA dove lavoro), mi ha fatto ridere e mi ha indotto a fare una serie di associazioni scherzose e irriverenti a proposito del "transitare", inteso come evacuazione; se poi al "transitare" si aggiunge l'avverbio "forte" l'effetto risultante in tale catena associativa è di dirompente comicità. Sono stato a giocare con mio figlio con queste associazioni per un intero pomeriggio, facendo anche delle estensioni alle condizioni meteo, ossia al fatto che quado piove "transita forte". Mio figlio ad un certo di fronte alla prorompenza delle mie associazioni e davanti alla loro ostinata reiterazione, mi ha detto: "Papà, ora basta!"....
Una coltre spessa di nubi
a formare una cappa grigio-nera
Si è levato un po’ di vento
con refoli d’aria umida
Poi è iniziato un bagliore di lampi,
accompagnato dal brontolio del tuono
Infine, pioggia a catinelle,
con cortine d’acqua,
che subito danno vita a fiumane
impetuose da cui si leva
un odore forte di fogna
e decomposizione
Torrenti di auto
che procedono lente
sollevando baffi d’acqua
e poi ingorghi inestricabili
Il mistero della notte che ancora mantiene la sua morsa
e poi all’improvviso si dilegua
con un repentino slittamento della luce
Il giorno è restio ad iniziare
Persiste una luminosità
cupa e crepuscolare
O tutto o niente
Non c’è mai misura
negli eventi atmosferici dei nostri giorni
Facevo sulla sedia
degli esercizi muscolari
che consistevano nell’alzare
ritmicamente e alternativamente
gli arti inferiori flessi
portandoli sino al petto
Destro sinistro
Destro sinistro
Op
Op
Op
Il sudore scorreva a fiotti
Per rendere tale esercizio più difficile
(più allenante)
dovevo anche tenere su ciascun arto
un bottiglione da un gallone,
colmo d’acqua
Destro sinistro
Destro sinistro
Su
Giù
Su
Giù
Ero in una stanza spoglia,
all’infuori di una credenza rustica
addossata alla parete,
vicino all’unica porta
che era lievemente socchiusa
Si affacciava alla fessura
lasciata tra lo stipite e la porta
il volto d'uno sconosciuto,
gli occhi spiritati, folli
Guardava all’interno della stanza,
roteando quegli occhi
che ora mi apparivano
feroci e predatori
Ed io, li su quella sedia,
continuavo a fare
quello stupido esercizio
Ero a disagio
e in forte apprensione
Temevo che quel tipo
di cui vedevo solo gli occhi crudeli
potesse irrompere nella stanza
e derubarmi delle mie cose,
soprattutto del mio portafoglio,
con soldi e documenti
che avevo riposto
in uno dei tiretti della credenza
Destro sinistro
Destro sinistro
Su giù
Su giù
Op Op Op
Un grido muto
Vai via!
VAI VIA!
Paura
Dissolvenza
E' stato naturale per me collegare associativamente quegli occhi "spiritati, folli, crudeli" che sbirciavano per la fessura della porta al volto ghignante di Jack Nicholson nei panni di Jack Torrance in "Shining" di Stanley kubrick
Ho dormito sodo nella prima parte della notte
poi ho vegliato, leggendo e ascoltando la musica
C'era qualche brandello di sogno
negli angoli più reconditi della mia memoria
Ma anche quelli si son dispersi
come evanescenti volute di nebbia
spazzate via da una brezza lieve
Notte avara di sogni, dunque,
così come le nubi che si addensano sulla mia testa
sono avare di pioggia
Forse dovevo fare un test
che consisteva nello scrivere un breve saggio
(a quale scopo non so)
Provavo e riprovavo,
ma non riuscivo mai
C'erano sempre delle difficoltà insormontabili
Andiamo verso la siccità, è vero,
le piante sono sempre più secche
e sono bruciate dal sole
Alcune già sono più morte che vive
C'è ben poco che possiamo fare
Intanto, una pazza scatenata conciona
dai podi che - per via del suo ruolo - le sono concessi
e fa rivivere il brivido del discorso urlato,
rievocante i fasti delle dittature più esecrate
I guerrafondai spingono verso le armi,
ma noi, inermi cittadini,
sballottati dalle menzogne dei media,
mai sapremo le verità e le segrete intenzioni
Andiamo avanti,
un passo dopo l'altro
verso l'orlo del baratro
Alcuni muoiono dolcemente
Altri nella sofferenza,
lottando ed imprecando
Altre morti sono ingiuste e premature
(come quelle dei morti di Gaza,
adulti e bambini inermi)
Quelli della generazione che ci ha preceduti
ormai sempre più sparuti
Quelli della mia stessa generazione
oggi sempre più spesso falcidiati dalla Mietitrice
che esige il suo obolo
Ieri se n'è andata,
dopo molto sofferenza una mia cugina
Un paio di mesi fa una mia zia
Anche lo stimatissimo musicologo
Paolo Emilio Carapezza
(del quale per una vita ho ascoltato la musica al piano,
abitando io al piano di sotto)
se ne è andato
con mia grande tristezza
(ho pianto quel giorno)
Due giorni fa è toccato a Robert Redford
E sono sempre di più quelli che muoiono
nel mio orizzonte
(sino a quando la mia generazione
non sarà stata interamente spazzata via)
Ad alcuni viene rivolto un tributo,
altri (molti di più) se ne vanno
nell'anonimato e nel silenzio
Ma anche i primi,
dopo un po' (più tardi alcuni)
saranno dimenticati
La morte è una grande livellatrice
Vedere tante morti sfilarmi accanto
mi è di sconforto
Mi aiuta pensare che, sempre più,
sono un sopravvissuto,
aggrappato ad una zattera della Medusa
alla deriva sul mare,
in attesa di eventi salvifici
o, con maggiore certezza,
dell'incontro con la Nera Signora,
quando il tempo sarà giunto
di entrare nel Mistero
Il grande poeta romantico John Keats, autore di poemi quali Endymion o The fall of Hyperion: a dream, morì di consunzione (come veniva indicata, a quei tempi, la tisi) il 23 febbraio 1821 a Roma ...
Dopo una notte di sonno pesante
poco pensante
poco sognante
Non ho alcuna immagine vivida
nella mente
Solo la sensazione d’una cortina opaca
Sette veli di nebbia attorno
mi avviluppano nelle loro spire
Mi radico nella lettura,
piluccando da un libro qua
e da un libro là
un assaggino di tutto
per non farmi mancare nulla
Andiamo avanti a vista
Cosa faccio?
Quasi quasi
mi faccio uno shampoo
Oppure mi mangio una patata
Sbircio attraverso i vetri
della finestra che dà sulla corte interna
affollata di auto parcheggiate
È tutto buio lì fuori
Un gatto nero
cammina guardingo
ombra tra le ombre
Fortunato è chi riesce
a posare lo sguardo
su di una nuova alba
Fortunato è chi ritiene
che questa piccola cosa grande
conti davvero
e che sia degna di meraviglia,
ogni volta unica,
ogni volta diversa
E poi c’è il sole che sorge,
e all’alba ci appare
ancora morbido e benevolo
benché stia già sfoggiando
tutta la sua forza
La prima luce dell'alba
e il sole che sorge
rappresentano per me
la forza impetuosa della vita
Nei momenti più bui,
quando è massimo lo sconforto
e sembra che una coltre nera
e soffocante tutto avviluppi
c’è un’ancora di salvezza nel pensare:
Il sole sorgerà di nuovo, domani
Ero in un ospedale forse
Qui discutevo con altri miei colleghi di casi clinici, ma non ricordo i dettagli
Poi la scena si spostava all’aperto, in una piazza gremita da una folla oceanica che gridava slogan di intolleranza e parole di odio
Erano tutti in attesa che venisse trasportato su di un carro il condannato a morte sino al luogo dell’esecuzione
Intanto il brusio malevolo cresceva e cresceva, con improvvisi picchi di turbolenza fatta di grumi di urla ed insulti e d’improvvise - per quanto effimere - movimentazioni di centinaia di corpi ammassati
Alla fine, il carro traballante arrivava tirato da una coppia di cavalli macilenti
Il condannato si ergeva in piedi sul pianale spoglio, gli occhi bendati con una stoffa nera, il capo chino, indosso una camicia - un tempo bianca - tutta lacera
La folla si andava aprendo per consentire il passaggio alla carretta che, miracolosamente, procedeva senza un conducente
Era evidente che quei due cavalli macilenti sapessero bene dove andare, pur in assenza di un conducente
Nel generale coro unanime della folla imbestialita si levava qualche voce più sensata che chiedeva perché, perché quell’uomo fosse stato condannato a morte
Ed io allora mi ritrovavo a spiegare le ragioni della condanna, dicendo che l’uomo veniva ucciso per aver mentito, mentre in verità no, non lo aveva fatto; aveva rivelato, invece, con coraggio tutte le menzogne e le mistificazioni dei governanti che ci sovrastano. Veniva dunque ucciso per aver detto la verità, per dare un esempio
Mai dire che il re è nudo a chi è stato indottrinato sulla bellezza dei vestiti nuovi dell'imperatore, fatti di niente!
Davo le spiegazioni più volte, eppure le mie parole erano ininfluenti e si perdevano nel frastuono.
La folla era sempre più eccitata ed era tesa sino allo spasimo verso lo spettacolo della prossima esecuzione
I venditori di bibite e di cibo da strada facevano intanto grandi affari, come anche i turpi spacciatori
Qualcuno, approfittando della confusione, si accoppiava selvaggiamente
Altri roteavano gli occhi e si leccavano le labbra inaridite, aspettando il big bang
Date loro panem et circenses e ciò basterà loro!
Nutriteli con notizie fasulle!
Vi seguiranno tutti, come pecore,
sempre riconoscenti
Dissolvenza
Seduto all’ombra dell’ultimo sole,
meditando e riflettendo,
dopo il duro lavoro manuale,
sudore e olio di gomito,
riposando e riflettendo,
anche leggendo e levitando
a poco a poco
senza gravità
senza peso
Leggero
Leggero
Esercizio di leggerezza dell’Essere
Mi preparo ad esser lieve
nel finale di partita
Mai prendermi sul serio
Ho messo solo quattro parole in croce
come didascalia al mio selfie
Sogno
Sogno?
Che sogno?
Vediamo un po’ se lo ricordo Mumble mumble
Rumore di meccanismi cigolanti
Le rotelle del mio cervello
fanno un po’ le bizze, stamane
Mi pareva di poter ricordare qualcosa
ed invece niente
Il buio più totale
Eppure facevo nel sogno
qualcosa di rilevante
Forse era correlato al lavoro
Ecco! Ci siamo!
Io dicevo qualcosa ad un paziente
che aveva deciso di non mangiare più
o di darsi ad una dieta non vegana,
ma semplicemente vegetariana,
per quanto bizzosa e stravagante
Mi diceva che non vuole mangiare le uova
e che, in linea di massima,
cercherà di mangiare solo pane e olio
oppure pane e acqua
Io cercavo di dirgli che tuttavia
avrebbe dovuto introdurre nel suo corpo
i diversi nutrienti in modo equilibrato
Se mangi solo pane ed olio,
ad esempio, dove sono gli aminoacidi?
Ci sono nell’olio, ci sono!,
rispondeva lui, tutto adirato
Io ribattevo, con fermezza,
No, non ci sono!
E lui replicava: Ci sono, ci sono!
Insomma, non voleva sentire ragioni
Poi, a darmi un contentino,
aggiungeva,
Userò ogni tanto
quei beveroni a base di aminoacidi
che si usano nelle palestre,
per integrare
Poi, per rendere la mia dieta più efficace,
berrò molta acqua,
almeno quattro litri al giorno
Insomma, nel sogno,
andava avanti questa discussione,
a più riprese
La sentivo molto estenuante e faticosa
Ecco che ho sognato, quando mi pareva che non avrei più dormito per il resto della notte
Un sogno complicato (come sempre) in cui accadevano tantissime cose, di cui ricordo solo frammenti
C'era una grande manifestazione sportiva all'aperto (di questo sono certo), in un grande parco dall'inusitata bellezza, in cui si alternavano ampie radure a piccole boschetti di essenze pregiate.
Io ero lì e conducevo con me un trabiccolo volante, costruito in materiali leggeri vivacemente colorati e dotato di grandi ali simili a quelle della libellula, iridescenti nella luce del sole
Me lo trascinavo appresso (con attenzione per evitare che qualche componente si rompesse) alla ricerca di un luogo adatto al decollo.
Le cose andavano per le lunghe
Sopraggiungevano di continuo dei contrattempi oppure c'erano degli incontri imprevisti con altri convenuti alla festa che desideravano parlare con me o che mi riconoscevano
A quanto pare ero una specie di celebrità
Il decollo mai avveniva tuttavia
Eppure mi sarebbe molto piaciuto librarmi alto nel cielo
Ogni tanto volgevo gli occhi in alto e con la mente mi perdevo in quell'immensità azzurra.
Poi, più avanti (il trabiccolo lo avevo depositato da qualche parte) entravo in un grande tendone, destinato alla ristorazione.
Lì c'era un banco per la mescita di bevande (un piccolo bar a tutti gli effetti che, per quanto provvisorio, mi sembrava attrezzatissimo e super-accessoriato)
Dietro il banco vi era una grande specchiera che occupava tutta la parete di fondo e che dilatava enormemente ll fondale del tendone, ampliandone la prospettiva.
Ero colpito dal mio riflesso: improvvisamente mi rendevo conto di com'ero vestito.
In sostanza, come un guitto o un giullare di corte: indossavo un paio di pantaloni aderenti tipo fuseaux e della calzature eleganti ed essenziali a suola piatta e con la punta ricurva all'indietro, quasi si trattasse di babbucce orientaleggianti; sopra, una blusa dalle maniche sbuffanti, il tutto bicolore in giallo e verde brillanti, una fusciacca verde avvolta stretta attorno alla vita; a completare l'abbigliamento, poi, un berretto a strisce bicolori, con delle punte pendenti a cui erano attaccati dei piccoli sonagli che ad ogni mio movimento della testa emettevano un suono argentino come di cembali
Al banco vi era un mio amico (nonché antico compagno di scuola) che, nel vedermi, a stento mi riconosceva così conciato, per poi riprendersi dallo stupore e sorridermi affabile e accogliente, facendo finta di niente e non entrando nel merito del mio strano abbigliamento..
E qui il sogno finiva (almeno la parte che mi ricordo)
Il Grande Nibbio è il nome attribuito da Edoardo Zanon a una macchina volante ideata da Leonardo da Vinci tra la fine del '400 e l'inizio del '500 il cui nome si rifà a quello dell'uccello, il nibbio reale dal cui volo Leonardo aveva tratto ispirazione[3] tenendo presente anche il pipistrello la cui membrana alare viene imitata nella copertura delle ali.
Leonardo si dedicò per lungo tempo alla impostazione teorica del suo ambizioso progetto di realizzare uno strumento per il volo umano: gli studî sul volo risalgono in parte al primo periodo del soggiorno a Milano, tra il 1486 e il 1490, e in parte al secondo periodo del soggiorno a Firenze, verso il 1505. Con una serie di appunti e disegni riportati nel Trattato delli uccelli, rimasto incompleto, Leonardo programmava la sua ricerca sul volo degli uccelli, che doveva essere propedeutica a quella sul volo artificiale: «Dividi il trattato degli uccelli in quattro libri, de' quali il primo sia del volare per battimento d'alie; il secondo del volo sanza batter l'alie, per favor di vento; il terzo del volare in comune, come d'uccelli, pipistrelli, pesci, animali, insetti; l'ultimo del moto strumentale» (Leonardo da Vinci, Manoscritto K, f. 3r).
Approfondito il concetto e la meccanica del volo, unendo natura e ingegneria, per la progettazione tecnica del Grande Nibbio Leonardo eseguì una decina di disegni di parti e componenti parziali della macchina riportati in diversi fogli del Codice sul volo degli uccelli nel quale manca invece una descrizione complessiva unitaria dell'apparecchio per il volo.
Da alcuni disegni tuttavia è possibile presumere che il meccanismo sia stato ideato come un'imitazione del volo battente: essendo questo però difficilmente realizzabile con i mezzi dell'epoca, Leonardo preferì sviluppare una macchina per un volo prevalentemente planato che prevedeva la presenza di un pilota di cui Leonardo s'ingegnò, con numerosi sistemi da lui disegnati, di ridurne lo sforzo e moltiplicare così il rendimento dei suoi muscoli.
Una tradizione non adeguatamente documentata narra del primo esperimento di volo che Leonardo avrebbe realizzato con il "Grande Nibbio". L'episodio fu preannunciato in una annotazione di Leonardo in scrittura sinistrorsa sull'ultima pagina del Codice sul volo degli uccelli risalente al 1505[6], dove profetizza che
«Piglierà il primo volo il grande uccello sopra del dosso del suo magno Cecero e empiendo l'universo di stupore, empiendo di sua fama tutte le scritture e groria eterna al nido dove nacque.»
(Leonardo da Vinci, Codice sul volo degli uccelli, III di cop.[7])
Il volo di prova con il prototipo sarebbe stato affidato a un suo collaboratore Zoroastro da Peretola, pseudonimo di Tommaso Masini[8], conosciuto dal maestro quando nel 1482 si mise in viaggio verso Milano alla corte dello Sforza accompagnato dal Masini, "meccanico e mago", da un tale Atalante Migliorotti musico, e dal Salai. Il volo sperimentale sarebbe avvenuto nel 1506 sul monte Ceceri, una collina nel comune di Fiesole. La macchina volante lanciata nella vallata avrebbe planato per diversi metri prima di schiantarsi a terra. Nell'urto Masini avrebbe riportato una frattura alle gambe.
In tempi più recenti Otto Lilienthal (1848-1896), che ebbe come ispirazione per la costruzione della sua macchina volante il volo degli uccelli, probabilmente utilizzando lo stesso metodo di analisi e sperimentazione di Leonardo, riuscì a compiere con successo migliaia di voli librati fino a quando caduto nell'ultimo volo di collaudo per le ferite riportate perse la vita[1][10]. Una versione del Grande Nibbio è stata realizzata dal Centro ricerche Leonardo 3 e nel 2009 è stata esposta nel Museo di storia naturale del Mediterraneo[4]. Dal 2013 la macchina è esposta nella mostra permanente Il mondo di Leonardo di Milano.
Il grande nibbio. È la macchina volante più progredita che Leonardo abbia mai immaginato. Nei suoi manoscritti, il Genio non si limita al solo aspetto costruttivo, ma spiega chiaramente il modo in cui la macchina debba essere pilotata.
La macchina raggiungeva un'apertura alare di circa trenta braccia, equivalente a circa 18 metri. Le grandi ali si innestavano ai lati dell'abitacolo che ospitava il pilota in posizione verticale, seduto su una sorta di seggiolino.
Era diventato davvero troppo dispendioso in termini di tempi richiesti alimentarli entrambi, anche perchè nati per caso, mentre
armeggiavo - ancora alle prime armi - per creare un blog, me li ero ritrovati ambedue, benchè la mia idea originaria fosse stata quella di averne uno solo. Infatti, non a caso, le loro
intestazioni erano abbastanza simili: creatone uno - non ricordo quale dei due per primo - lo ho "perso" (per quanto strano ciò possa sembrare) e mi diedi alacremente da fare per ricrearne uno
nuovo. Qualche tempo - nel frattempo ero divenuto più bravino - il blog perso me lo ritrovai).
Ohibò! - dissi a me stesso - E ora cosa ne faccio?
La risposta più logica sarebbe stata: Disattiviamolo!. E invece...
Mi dissi: li tengo tutti e due. E così feci. E' stato bello finchè è durato...
Ma giocare su due tavoli - e sempre con la stessa effcienza - è molto complicato, ancora di più quando i tavoli diventano tre e
poi quattro e via discorrendo....
Con overblog ho trovato una "casa" che mi sembra sicuramente più soddisfacente e così, dopo molte esitazioni, mi sono deciso a
fare il grande passo del trasloco, non senza un certo dispiacere, perchè il cambiamento induce sempre un po' di malinconia e qualche nostalgia.
E quindi ora eccomi qua.
E quello che ho fatto - ciò mi consola molto - rimane là e chiunque se ha la curiosità può andare a dargli un'occhiata.