Le strade della città sono trasformate
in vie d'acqua, canali e bacini
Un'intera città
è parzialmente sott'acqua
come dopo un alluvione
o un'esondazione
E' comunque uno scenario post-apocalittico,
ma non ci sono detriti
né auto semisommerse e trascinate dalla corrente
Tutto molto tranquillo, invero,
come se fosse così da sempre,
ed io procedo in modo rilassato
sulla mia canoa,
pagaiando con vigore
e sentendo il gioco dei muscoli sotto la pelle
Vorrei fermarmi,
ma una voce interiore
- il mio coach introiettato -
mi dice di proseguire ancora
All'angolo di un incrocio,
ora punto d'intersezione di due canali,
una folla assiepata assiste
alle manovre goffe e senza costrutto
d'una squadra del servizio comunale ville e giardini
Dovrebbero mettere a dimora una pianta ad alto fusto,
ma la stagione è totalmente sbagliata
Siamo in piena estate:
è vero che il terreno è intriso dell'acqua dei canali,
ma non per questo non bisogna sovvertire
del tutto le regole
In ogni caso, i quattro lavoratori
si muovono senza perizia
e nel manovrare con un muletto
abbattono un platano che era stato piantato poco prima.
Il mio allenamento sta dando i suoi frutti
sono già tutto sudato
e vorrei indossare una maglia asciutta
Qualcuno mi chiede se, nel corso del mio giro,
passerò anche dal Circolo di Canottaggio,
che deve essere presidiato per alcune ore
E, senza avere da me alcun assenso,
comincia a snocciolare
un elenco minuzioso di compiti ed incombenze
da sbrigare una volta giunto sul posto
Vado via frettolosamente,
lieto di non dover più sentire
quella voce noiosa
che mi martella la testa
E continuo a pagaiare
con vigore lungo i canali
Tutto e grigio e smorto:
manca del tutto la luce vibrante del sole
come se stessi vivendo in un mondo declino
condannato ad un lungo crepuscolo
senza il sole e senza la luna
e senza astri nel cielo
La prima cosa che, mi è venuta da pensare, mentre ricordavo questo sogno, è stato il romanzo di J. G. Ballard, Deserto d'acqua (The Drowned World), uno dei primi titoli ad essere pubblicati nella rinnovata collana periodica "Urania" di Mondadori che sdoganò in Italia la letteratura SF britannica e d'Oltreoceano, nella forma "pulp" che inizialmente fu l'unica accettabile da parte delle case editrici italiane, vista la scarsa considerazione che riceveva un tipo di narrativa considerato di "genere" e, dunque, di scarso valore.
Fu mio padre ad introdurmi alla lettura dei volumi di Urania, quando mi portò - a sorpresa, come faceva sovente - "Il risveglio dell'abisso" dell'inglese John Windham (anche questo un "classico").
Lo lessi e mi piacque e mio padre continuò a portarmi altri volumi, fino a che io stesso con il mio piccolo budget settimanale non comincia ad acquistare personalmente le nuove uscite - prima quindicinali e poi settimanali.
Di Deserto d'acqua ho un ricordo indelebile. Come nel caso de "Il Risveglio dell'abisso" (citato sopra) apparteneva al filone della SF post-catastrofica: nel leggerlo mi sentii schiacciato da un profondo senso di malinconia.
Questa la trama per grandi linee. Un cataclisma naturale è il tema anche di questo nuovo romanzo di J. G. Ballard. Ma mentre ne "Il vento dal nulla" (Urania n. 288) la catastrofe veniva descritta nella sua paurosa progressione, giorno per giorno, qui, la narrazione comincia a cose fatte: la terra è sommersa, i superstiti si aggirano in una sterminata laguna, dove i monumenti della civiltà, le più orgogliose costruzioni dell'uomo, che ancora affiorano, sono diventati elementi di un mondo spettrale, ignoto e pericoloso come una giungla.
Mi sono ricordato, naturalmente, delle lunghe ore trascorse in solitudine a leggere i volumetti di Urania, cercando di essere rapido il più possibile, in modo tale da non essere sopravanzato dalle novità.
A casa della mamma c'è ancora uno scomparto di una libreria chiuso dalle antine, pieno dei volumi di Urania: ogni tanto torno a guardarli e a sfogliarli, ammirando sempre i disegni di copertina realizzati da Karel Thole.
Questo è il motivo per cui ho voluto scegliere come immagine di apertura di questo sogno proprio la copertina di "Deserto d'acqua", esattamente nell'edizione che ebbi tra le mani e che lessi (n°311 della collana Urania, pubblicato il 30 giugno 1963).
Eravamo da poco nella nuova casa di Via Lombardia ed io non avevo ancora compiuto i miei 14 anni.