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21 febbraio 2022 1 21 /02 /febbraio /2022 12:10
Il volo di Icaro

Un bel dì ho pensato di indossare
un paio d'ali
Le avevo appena trovate lì,
appese nell'armadio di casa,
il loro piumaggio era tutto polveroso
come se non fossero state usate da tempo

 

Un mistero
chi le avesse lasciate e perché
Le ho prese e le ho ripulite ben bene
sino a farle risplendere di riflessi iridescenti
che s’accendevano
nella luce piena del giorno

 

Dopo averle ammirate,
le ho indossate e mi calzavano a pennello
Ed ero tutto nudo
all’infuori di quelle ali

 

Preso da subitanea eccitazione
e inedita vigoria
sono uscito fuori in balcone
e ho spiccato il volo

 

Volavo e volavo
e, intanto, emettendo dei suoni celestiali
in un idioma a me sconosciuto,
provavo a chiamare a raccolta
altri volatori come me,
preso dal desiderio di condividere
tanta bellezza
e l’estasi vivificante del volo

 

Nessuno rispose al mio richiamo

 

Il Cielo, azzurrissimo, rimaneva vuoto
ed era ben triste tutto quel vuoto tinto di blu,
senza nemmeno una nuvoletta bianca
a tenere compagnia
a me, unico volatore

 

Allora, sono salito sempre più su,
in alto, in alto
verso l'infinito d’un blu
sempre più profondo
che trascolorava nel nero
e già intravedevo le stelle,
sino a quando il freddo siderale
ha bloccato i miei muscoli
e l’aria s'era fatta così rarefatta
che l'ossigeno ha smesso di nutrirli

 

Sono caduto a precipizio
le ali si sono scomposte
e mi sono state strappate via
e, in un attimo, a velocità supersonica
mi è venuta incontro la superficie del mare,
dura come il cemento

 

Mi ci sono sfracellato
con un tonfo sordo
e, poi, sono stato inghiottito dall'acqua
che è divenuta per sempre
la mia tomba liquida

 

La morale della storia è che, quando si trova un paio d'ali,
abbandonate nell'armadio
non bisogna mai rinunciare a usarle:
le ali erano state messe lì per te
Ed il volo è stato impagabile
Ora che son morto,
dopo che le ali mi sono state strappate via,
non lo rimpiangerò mai quel volo

 

Meglio un solo volo glorioso
che una vita intera di grigiore e inettitudine

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16 giugno 2015 2 16 /06 /giugno /2015 17:46
I passerotti caduti dal nido e il dolore del mondo
I passerotti caduti dal nido e il dolore del mondo
I passerotti caduti dal nido e il dolore del mondo

Camminavamo io e Gabriel, Gabriel nel passeggino.

Sul bordo della strada c'era un grosso merlo stecchito.

Birdie, birdie! - ha detto anche questa volta Gabriel che è solito segnalare con grida di giubilo gli uccelli svolazzanti, attorno a noi, anche quando sono molto lontani, poco più che puntini mobili nel cielo.

Ma il birdie stavolta non si muoveva: se ne stava immobile con le zampine rattrappite e con la testa piegata ad un angolo innaturale rispetto al resto del corpo.

Ci siamo soffermati.

Gli ho spiegato che il merlo era caduto dall'alto, che aveva sbattuto sull'asfalto duro e che, a causa di ciò, si era fatto tanto male, ma proprio tanto male, al punto che non poteva più ne muoversi, né tornare a volare di nuovo.

Ma tutto questo l'ho detto in poche parole soltanto, cercando di essere il più semplice possibile.

Poi ho detto: "Si è fatto tanto male, è morto...".

Comunque, il concetto è rimasto impresso nella mente di Gabriel che ha guardato a lungo il merlo stecchito.

Quando ci siamo visti con Maureen, a suo modo ha cercato di raccontare l'accaduto: "Hen... male! Hen... male"! ("Hen", cioè gallina: subito prima avevamo incontrato delle galline vive e vegete, che si muovevano di concerto, in una sorta di danza paso doble con un tronfio tacchino).

Quest'incontro casuale mi è sembrato l'occasione giusta per parlare di un concetto ostico e di introdurlo, a partire dall'osservazione della realtà.

Proseguendo nell'ammaestramento, quando si è trattato di attraversare la strada, l'ho esortato a lasciarsi tenere per mano (Gabriel è riottoso e vorrebbe sempre fare da solo) e, per incoraggiarlo, gli ho detto "Devi darmi la mano, ci sono le automobili e se non mi dai la mano, le macchine ti possono fare molto male...".

Anche se per arrivare il concetto di "morte" ci vorrà ancora molto, almeno c'è stata l'occasione di introdurre quello di un "male" irreversibile che porta all'immobilità totale.

Penso che bisognerebbe sforzarsi di affrontare con i bambini queste piccole lezioni di vita: uno dei punti deboli della società contemporanea è il fatto che, mentre in un passato non lontano, vita e morte convivevano - per così dire - nella stessa stanza e il morire era semplicemente un fatto della vita, oggi l'esperienza del male e della morte si è sempre più rarefatta e se ne ha una rappresentazione soltanto mediatica, con l'idea che sia qualcosa di finto.

E, paradossalmente, vi è un atteggiamento diffuso che vorrebbe proteggere i più piccini dalla percezione della sofferenza e della morte.

Ma il rischio è che poi, in seguito, quando il bambino di un tempo - nel frattempo cresciuto dovesse - imbattersi in queste esperienze, non avrebbe strumenti per poterle metabolizzare e ne uscirebbe del tutto traumatizzato, poiché sarebbe incapace di assorbirle e di farsene una ragione.

Sarebbe un po' come accade nella storia del principe Siddharta che, messo di fronte all'esperienza disperante del dolore del mondo (dopo esserne stato protetto a lungo da genitori che volevano il meglio per lui), la senti del tutto intollerabile (un tradimento e una negazione della rappresentazione di un mondo dorato ed edulcorato che era stato portato a costruirsi)e dovette intraprendere un suo personale percorso di liberazione dalla sofferenza

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23 maggio 2015 6 23 /05 /maggio /2015 06:21
(foto e testo di Maurizio Crispi)
(foto e testo di Maurizio Crispi)
(foto e testo di Maurizio Crispi)
(foto e testo di Maurizio Crispi)

(foto e testo di Maurizio Crispi)

Chi si trovasse a percorrere a Palermo Via Alberto Dalla Chiesa, in un tratto di strada che offre ben poco allo sguardo, poichè da un lato vi è il lungo muro di pietra che fa da recizione al Liceo Garibaldi, del tutto impenetrabile allo sguardo e, dall'altro, passato il Giardino Inglese, vi è soltanto un condominio con qualche esercizio commerciale, si imbatterà subito passato questo edificio condominiale in un piccolo giardino ombroso e ricco di alberi fronzuti. E lo sguardo dell'occasionale visitatore sarà immediatamente attratto dal contorto ceppo di olivo posto subito all'ingresso, sul quale campeggiano due targhe.

E, leggendo le targhe, scoprirà che è entrato nel "Giardino Giusto Monaco", dedicato alla memoria dell'illustre grecista, filologo classico e studioso del teatro antico, nato a Siracusa, ma palermitano di adozione.

Si tratta di un'autentica oasi di pace e di un un luogo che, come pochi, fornisce nutrimento all'anima.

In stratta connessione con l'enunciato di questa qualità, é un luogo "da leggere": arricchito com'è da ventidue targhe con citazioni tratte da autori della letteratura greca e latina, amati da Giusto Monaco.

Inaugurato nel 2008, con la riapertura del piccolo giardino comunale preesistente, ha poi avuto un lungo periodo di chiusura a causa della mancata manutenzione.

E' stato riaperto al pubblico e restituito ai cittadini nel 2012.

Il 18 ottobre 2008, alle ore 16.00, in via Carlo Alberto Dalla Chiesa a Palermo, si inaugura il giardino comunale intitolato a Giusto Monaco. Filologo classico, studioso di letteratura latina e greca, vivo interprete del teatro antico, per oltre un ventennio Giusto Monaco ha guidato l’Istituto Nazionale del Dramma Antico – da Commissario straordinario prima, da Presidente poi – lasciando una memoria indelebile della sua statura umana e intellettuale e degli sforzi dediti alla diffusione della cultura classica, dei suoi valori, della sua forza espressiva.
Uomo di scuola, maestro di generazioni di studenti in vari licei e università italiane e, a Palermo presso il Liceo Giuseppe Garibaldi e la Facoltà di Lettere e Filosofia, Giusto Monaco è anche l’ideatore del Festival Internazionale del Teatro Classico dei Giovani (giunta alla XV edizione) a cui la Fondazione INDA dedica ogni anno un appassionato impegno organizzativo, accrescendola ulteriormente in un processo di internazionalizzazione e nel coinvolgimento di scuole di ogni ordine e grado
.

E' un luogo molto bello, nella sua sobrietà pensosa, arricchito dalle numerose citazioni degli autori classici che furono cari a Giusto Monaco, e vibrante di giochi di luci ed ombre, con numerose panchine per la sosta.

Un luogo per passeggiare, per leggere, per sostare dai frenetici ritmi della vita moderna, per meditare.

Un luogo che serve a dare nutrimento all'anima, uno di quei rari luoghi soul food.

Ed è anche uno di quei piccoli miracoli, in cui a Palermo - malgrado tutto - ci si può imbattere.

Il Giardino Giusto Monaco a Palermo. Un piccolo miracolo di pace nel caos del traffico, un luogo "soul food"
Il Giardino Giusto Monaco a Palermo. Un piccolo miracolo di pace nel caos del traffico, un luogo "soul food"

Giusto Monaco (Siracusa, 1915 – Palermo 1994), filologo e docente italiano.

Giusto Monaco nasce a Siracusa mentre è in pieno svolgimento la Prima Guerra Mondiale. Il padre, funzionario del ministero delle Finanze, viene trasferito periodicamente, Giusto frequenta così il ginnasio a Trapani e il Liceo Classico Garibaldi a Palermo, scuola dove tornerà ad insegnare nel 1947.

Dal ’33 al ’37 frequenta la classe di Lettere della Scuola Normale di Pisa dove si laurea con una tesi su Settimo Severio. Fra i docenti ci sono Bianchi Bandinelli, Gentile, Momigliano e Giorgio Pasquali che realizzavano in quegli anni ciò in cui credevano loro e i loro maestri da un paio di millenni, il primato della cultura classica. A Pisa Giusto impara inoltre che il pensiero vive nel ridonarsi alla società che lo nutre. Questa sarà l’ispirazione per tutte le sue future attività.
Inizia l’attività d’insegnamento al Liceo Galilei di Firenze e dopo averlo continuato a Livorno e Sassari, ritorna a Palermo dove prende servizio al Liceo Garibaldi. In quella scuola insegnerà a tempo pieno fino al 1962, accompagnando alle lezioni anche l’organizzazione delle prime gite scolastiche, di seminari e perfino di pomeriggi musicali.
Giusto Monaco inizia negli stessi anni a scrivere una lunga serie di formidabili testi scolastici di letteratura greca e latina. Coinvolge un piccolo editore di Palermo – Giovan Battista Palumbo – che con le decine di libri scritti da Monaco e coautori farà le sue fortune, da 40 anni infatti, testi come La produzione letteraria nell’antica Roma e Lingua latina fanno compagnia agli studenti di moltissimi Licei italiani.

A Palermo, Monaco segue naturalmente anche gli sviluppi della vita universitaria locale e nel 1955 ottiene la “libera docenza” in grammatica greca e latina che inizia ad insegnare alla neonata facoltà di Magistero.
Monaco insegna con l’entusiasmo che ne contraddistinguerà l’intera vita professionale e al di fuori del lavoro. Ne parla così uno dei suoi migliori allievi, Gianfranco Nuzzo:

«Era un docente eccezionale. Era coltissimo, ma usava uno stile semplice e accessibile che era arricchito da un’allegria naturale, per cui ogni lezione era regolarmente condita di battute e di arguzie, quelle stesse che duemila anni prima avevano costellato le orazioni ciceroniane e sulle quali avrebbe scritto pagine magistrali nel saggio dedicato al De ridiculis».

Nel 1968 vince quindi il concorso per la cattedra di Latino e si trasferisce nella più prestigiosa facoltà di Lettere e Filosofia di Palermo dove insegnerà letteratura latina e poi, dal 1977 al 1986, filologia classica.
Attraverso le raccolte di Pan, Studi dell’Istituto di Filologia latina da lui fondata nel 1973, impresse una svolta di grande efficacia e serietà alla storia degli studi classici nell’Università di Palermo e creò un centro di studi al quale afferirono giovani ricercatori, poi affermatisi, latinisti e filologi classici, medievisti, studiosi di letteratura cristiana antica e di teatro greco e latino, che trovarono nella rivista la sede cui destinare naturalmente i propri contributi. Dona la sua biblioteca personale al Dipartimento di studi greci, latini e musicali Aglaia dell’Università di Palermo.

Dal 1973 al 14 febbraio 1994 è prima, Commissario Straordinario e poi Presidente dell’I.N.D.A. (Istituto Nazionale del Dramma Antico) di Siracusa. In questi anni, si intensificano congressi biennali e seminari e nasce anche una scuola di teatro.
Giusto Monaco muore a Palermo nel 1994.

Il 18 novembre del 2008 allo studioso viene intitolato il giardino comunale, chiuso da anni, di via Carlo Alberto Dalla Chiesa che. La villetta, realizzata dal figlio Iano Monaco su un impianto a verde già esistente, presenta al suo interno ventidue testi greci incisi su targhe per poter rileggere durante le passeggiate i versi di Eschilo, Saffo, Euripide, Omero e Sofocle.

 

Giusto Monaco

Educato educai, percorsi l’involucro del mondo. Mi ricopre l’amica terra. Fui per tutti Giusto e amato, di Siracusa, in Sicilia”.
Il 13 novembre di 100 anni fa nasceva a Siracusa Giusto Monaco, studioso della lingua e letteratura greca e latina, del teatro antico; uomo di scuola, maestro di generazioni di studenti in vari Licei e Università d’Italia e soprattutto, a Palermo, al Liceo Giuseppe Garibaldi e alla Facoltà di Lettere e Filosofia. Rifondatore e guida, per lunghi anni (1973-1994), dell’Istituto Nazionale del Dramma Antico, che nei teatri antichi di tutto il mondo, e di Siracusa in particolare, ha messo (e mette) in scena i drammi del teatro antico testimoniandone la forza espressiva, i valori etici,  l’attualità civile.
Giusto Monaco, sul teatro: Oggi come ieri, teatro è responsabilità, consapevolezza di problemi etici, civili, comportamentali, impegno a scelte personali che possono essere traumatiche ma che devono considerarsi ineludibili. Oggi come ieri, teatro è acquisizione e governo di mezzi d’espressione, affermazione di umane conquiste, esaltazione di forze individuali e di esigenze sociali. Oggi come ieri, teatro è libertà, lotta per essere artefici della propria sorte, ricerca del significato dell’esistenza, meditazione di interrogativi spesso destinati a rimanere senza risposta, rifiuto di essere oppressi, disdegno di farsi oppressori.

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24 gennaio 2015 6 24 /01 /gennaio /2015 06:00
Villa Sperlinga di notte (foto di Maurizio Crispi)

Mangiare biscotti sdraiato su di un divano troppo corto
con i piedi che sporgono ad un'estremità
Come sono buoni quei biscotti sbocconcellati a piccoli morsi e degustati ad occhi chiusi!
Il loro sapore è più ricco e più pieno che durante il giorno!
Leggere un libro e poi l'altro, sbocconcellando anche loro, come prima i biscotti
Fare di nuovo un giro veloce per casa, ascoltarne prima il silenzio profondo
e poi il sottile rumoreggiare delle tubature che si dilatano e dell'acqua che scorre nei muri
Rimettermi seduto in poltrona,
questa volta per divorare un capitolo d'un romanzo che mi sta piacendo particolarmente

Guardare le mail in arrivo e rispondere a questa e a quella

Consultare le statistiche del mio magazine online

Alzarsi e prepararsi un the: per la tua prima colazione mattutina.

Poi, ne verranno altre

Un the sorseggiato assieme a due biscotti digestivi

e ad un piccolo donut ormai raffermo,
comprato ad una vendita promozionale una settimana fa,
e per contorno altre letture ancora,
osservando compiaciuto il progredire di diversi libri in cantiere

Alcuni appena aperti, altri in stato avanzato di lavorazione.

E guardare dalle ampie finestre la notte che trascolora nel giorno

E i treni che vanno in su e in giù, senza fermarsi mai

E le luci delle council house di fronte.

E le strade senza passanti

E intanto prepararsi al ritmo del nuovo giorno,
che vedrà ulteriori letture e scritture&piccole scoperte

Il mattino ha l'oro in bocca

Alcuni, cultori dell'inalienabile sonno lungo, definirebbero tutto questo insonnia

Ma la mancanza di sonno o il risveglio precoce o quello frequente

possono essere volti a proprio favore, invece che vissuti con sofferenza

In fondo, il giorno dei monaci comincia presto:
sono sempre tante le cose da fare
e la mente deve essere sempre tenuta impegnata

Il sonno troppo protratto è parente dell'accidia, dicono,
oppure genera mostri

 

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29 gennaio 2014 3 29 /01 /gennaio /2014 10:56
The Last Waltz - locandina del film

(Maurizio Crispi) The Last Waltz - L'ultimo valzer (1978) è un film di Martin Scorsese che racconta l'ultimo grandioso concerto del gruppo rock di origini canadesi "The Band" (con l'intercalare di una serie interviste con i diversi componenti della band) dopo 18 anni di carriera (successivamente, nel 1993 The Band si riunì per un breve arco di tempo e produsse tre nuovi album).
Vidi la prima volta il film al tempo della sua uscita nelle sale cinematografiche e ne rimasi profondamente colpito, emozionato.
E fui realmente dispiaciuto quando il film finì e con esso la band di cui, attraverso le interviste, era stata tracciata la storia..
Perchè?
The Band con il suo " Music from Big Pink" (di cui nel 2000 fu prodotta una versione rimasterizzata con l'aggiunta di alcune tracce inedite) fu una delle mie prime scoperte musicali autonome, dopo gli inzi di ascolto musicale alla guida di mio padre che era un cultore della musica classica e dell'opera lirica, ma che non mancava di offrirmi stimoli nuovi, regalandomi dischi innovativi che pensava potessero interessarmi (come Joan BaezJohn MayallThe Beatles) come anche, a lui, devo la prima scoperta di Fabrizio De André (con il suo regalo dell'LP "Tutti morimmo a stento")
Bob Dylan fu la mia prima scelta autonoma e subito cominciai ad ascoltare la sua musica, decifrarne i testi, amare i contenuti che trasmetteva, leggere su di lui e approfondire le tematiche che potevano essere seguite come i fili di una ragnatela che s'intersecano e ciascuno dei quali conduceva a nuove vie da percorrere.
Il mio mentore (virtuale) in quest'esplorazione fu Riccardo Bertoncelli, a partire dal suo testo avveniristico (per quei tempi) sulla musica Rock e Pop di quegli anni, Pop story. Suite per consumismo, pazzia e contraddizioni di Arcana, edito per la prima volta nel 1973 (un classico nel genere
 perché nello stile della critica e della storiografia rock "ispirata" e forse oggi, purtroppo, introvabile).
The Band è inestricabilmente collegata a Bob Dylan, visto che spesso collaborarono assieme (ricordate i "Basement's Tapes"?), ma anche perchè a lui fece da spalla nelle prime tournée.

The Band, il cui leader indiscusso fu Robbie Robertson (il quale, poi, continuò ad incidere album da solo, con un nuovo ed inedito interesse per le musiche dei Nativi americani), operò, incidendo molti album (non moltissimi) e calcando le scene musicali per oltre 18 anni.
Ma per il gruppo arrivò il momento degli addii e, quindi, posero fine alla loro attività quasi ventennale con un grande concerto di commiato che venne denominato "The Last Waltz" e a cui invitarono in veste di ospiti tanti dei musicisti rappresentativi della loro epoca musicale: sicché in quel concerto si schierò un parterre di artisti davvero grandioso, in un certo senso l'epitome di una parte della musica rock degli anni Sessanta e Settanta.
Il concerto ebbe luogo nel Winterland Concert Ballroom di San Francisco, il 25 novembre 1976 e fu evento memorabile, tanto che qualcuno disse: "Cominciò come un concerto e divenne una celebrazione"; e questa divenne la sua epitome, la frase incisiva con cui tramandarlo.
Il film di Scorsese peraltro, come documentario rock, rimase come una pietra miliare nella cinematografia di genere sia per la qualità del suono, sia per l'innovatività delle soluzioni di ripresa adottate.

Al tempo dell'uscita del film, io - ancora agli albori della mia vita lavorativa - stavo appena cominciando a fare le mie scelte e, quindi, vedere il concerto di commiato di musicisti che avevo seguito appassionatamente per quasi dieci anni (the Band e molti degli artisti coinvolti nel concerto, mentre altri erano per me nuovi), mosse in me delle emozioni, relativamente a qualcosa che non avevo ancora sperimentato e che, forse, avrei solo sperimentato in seguito.
Ma nel film vidi anche una metafora del commiato in genere e del passaggio da una fase della vita ad un'altra (e questo era qualcosa che allora era per me più accessibile in termini di esperienza: avevo già costruito dei possibili modelli dentro di me).
In effetti, per poter procedere nei miei studi di Medicina e arrivare alla loro conclusione, avevo dovuto rinunciare a possibili alternative e, comunque, avevo dovuto tralasciare delle "non scelte", quali potevano essere quella di rimanere in uno stato adolescenziale protratto, "non scelte" verso le quali - in un momento di difficoltà - mi ero sentito profondamente attratto.
Quindi la malinconia degli addii (che è anche il dispiacere susseguente ad una rinuncia, qualsivoglia essa sia, o quella sottile saudade per ciò che non si è ancora raggiunto da cui ci sente estromessi), in una certa misura, l'avevo già sperimentata dentro di me.
L'addio e il commiato sono carichi di nostalgia, ma nello stesso tempo possono diventare una grande festa e una celebrazione di ciò che siamo stati ed è quello che appunto The Band fece in occasione del suo ultimo commiato.
Uscii dall'aver visto il film commosso, quasi in lacrime, profondamente toccato nell'intimo, dispiaciuto che il film fosse finito e, con esso, The Band.
Poi continuai ad ascoltare per decine di volte l'album omonimo del concerto e OST del film di Scorsese e dalla visione di quel film, partirono per me innumerevoli altri sentieri musicali da seguire (come quello tracciato da Van Morisson o la scoperta degli album di Emmylou Harris).
A distanza di più di 40 anni, nel rivederlo in DVD, le emozioni sono state identiche, gioia, commozione, nostalgia, sconforto al pensiero di ciò che è stato e di ciò che si è perso, ma anche soddisfazione per ciò che ho fatto nella mia vita.

E, poi, aggiungerei che The Band costruì un suo repertorio di canzoni e pezzi memorabili: basti pensare a "The Weight"...  per non parlare di tutte le altre.
Un'ultima notazione: a vederli retrospettivamente, a distanza di tanti anni, dopo aver macinato l'ascolto di una quantità incredibile di musica di tutti i tipi, devo dire che tutti i musicisti di The Band sono bravissimi, capaci di trasmettere nel modo in cui suonano entusiasmo ed emozioni.
Sanno essere travolgenti e sanno adattarsi a modalità musicali diverse, come hanno fatto per ciascuno degli ospiti presenti accanto a loro in quest'ultimo concerto, con i quali imbastiscono delle cover dal clasdsico repertorio di ciascuno (come nel caso del pezzo con Muddy Waters con il suo classico "Hoochy Koochy Man" o con Bob Dylan, lanciati con lui in una rimarchevole e toccante interpretazione di "For Ever Young").

 

Il film di Scorsese peraltro, come documentario rock, rimase come una pietra miliare nella cinematografia di genere sia per la qualità del suono, sia per l'innovatività delle soluzioni di ripresa adottate.

 

(Da Wikipedia - En) The Last Waltz was a concert by the rock group The Band, held on American Thanksgiving Day, November 25, 1976, at Winterland Ballroom in San Francisco.
The Last Waltz was advertised as The Band's "farewell concert appearance", and the concert saw The Band joined by more than a dozen special guests, including Paul Butterfield, Bob Dylan, Neil Young, Emmylou Harris, Ringo Starr, Ronnie Hawkins, Dr. John, Joni Mitchell, Van Morrison, Muddy Waters, Ronnie Wood, Neil Diamond, Bobby Charles, The Staple Singers, and Eric Clapton.
The musical director for the concert was The Band's original record producer, John Simon.

The event was filmed by director Martin Scorsese and made into a documentary of the same name, released in 1978. Jonathan Taplin, who was The Band's tour manager from 1969-1972 and later produced Scorsese's film Mean Streets, suggested that Scorsese would be the ideal director for the project and introduced Robbie Robertson and Scorsese.
Taplin was the Executive Producer of The Last Waltz.
The film features concert performances, scenes shot on a studio soundstage and interviews by Scorsese with members of The Band.
A triple-LP soundtrack recording, produced by Simon and Rob Fraboni, was issued in 1978.
The film was released on DVD in 2002 as was a four-CD box set of the concert and related studio recordings.

 

The Last Waltz is hailed as one of the greatest concert films ever made, although it has been criticized for its focus on Robertson.

Da The Last Waltz, il pezzo finale "I Shall be released" con tutti gli artisti sulla scena.

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23 aprile 2013 2 23 /04 /aprile /2013 08:43

Il sogno del cavalloHo sognato che facevo un viaggio a cavallo...
In verità, eravamo in due - io e una donna - a viaggiare in groppa a quel cavallo.
Ed era un bellissimo cavallo roano, forte e mansueto.
Adattissimo per me che non ho alcuna dimestichezza con i cavalli.
Il viaggio era quieto e tranquillo, ma nello stesso avventuroso.
Si dipanava attraverso monti e valli, strette cengie di montagna tra pietraie senza un filo d'erba e fitti boschi.
Quando ci fermavamo per il bivacco, il cavallo molto tranquillamente, dopo aver pascolato si metteva a terra a riposare.
Mi dispiaceva soltanto di non avere con me la striglia per detergergli di dosso la schiuma e una coperta per ripararlo.
Ma lui non si lamentava. Aveva cibo abbondante a disposizione e l'acqua dei torrenti per dissetarsi.
Alla fine, arrivavamo in una casa dove c'era mia madre ad attenderci.
Mi pareva che fosse stata lì da sempre ad attendere me e la mia compagna di viaggio.
Io capivo che era stata proprio lei a mandarmi quel cavallo in regalo perchè potessimo viaggiare sino a lei.
E, dopo essere stati in sua compagnia per un po' di tempo, veniva per noi il momento di congedarci per  intraprendere il nostro viaggio di ritorno.

E' stato un sogno che ha lasciato dentro di me al risveglio una sensazione di grande pace interiore.

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4 aprile 2013 4 04 /04 /aprile /2013 20:03

E rieccomi a Piazza Magione

Piazza Magione, palermo (dal web)


Dall'ultima volta che ci sono passato sono trascorsi alcuni mesi
E non è certamente venuto da queste parti un mago Merlino con la sua bacchetta magica a ripulire tutto con un incantesimo
La monnezza e il degrado che mi avevano colpito allora ci sono ancora immutati, forse accresciuti, purtroppo
I conci di tufo che delimitano le fondamenta degli antichi edifici sono stati in parte divelti
Le assi di alcune delle panchine di legno sono state asportate
Insomma c'è di che per stare allegri!
Ma allevia la visione dell'incuria e della monnezza sparsa qua e là (in procinto di trasformarsi in reperto archeologico o di completare un processo di mineralizzazione), il verde risplendente dei prati e gli alberi nei quali si indovina una tensione pronta ad esplodere, soprattutto in quelli che, in autunno, hanno perso le foglie.
Allevia la sgradevole sensazione di degrado anche il fatto di vedere tanti che "usano" il posto in modo buono: una ragazza distesa a prendere il sole e accanto il suo cane
Un'altra che porta a spasso un cagnone

Cagnolini, cani, cagnoni: un complemento indispensabile del mondo, presenze assidue e costanti
Un ragazzo del posto, intento a far coccole ad un cuccioletto di cane, mentre se sta seduto all'ombra dell'alto edificio ornato di grandi graffiti e dalla facciata butterata che un tempo ospitava le suore di Madre Teresa di Calcutta
Una coppietta si fa le moine su una delle poche panchine rimaste intatte
E c'è anche un gabbiano isolato, in mezzo a tanti piccioni che pascolano tra l'erba e le commessure dei grandi lastroni di pietra, alla ricerca di bocconcini gustosi
L'arrivo improvviso d'una scolaresca che si ferma attorno alla statua di Padre Pio, schiamazzando e facendo giochi di corse e rincorse e poi indugiando a fare la sua brava merenda
Frida, curiosona, si protende verso gli scolari e alcune delle bimbe si avvicinano a coccolarla un po' e prima mi chiedono il permesso (ma non realmente per educazione, solo perché timorose di un'improbabile aggressività da parte della canuzza).
Io sorbisco un caffè al solito bar di sempre, Il Cokito, mentre fumo una sigaretta, pensoso.
Penso a dei fili magici che si protendono attraversano l'aria e che stabiliscono dei collegamenti con chi sta molto lontano, consentendo il movimento incessante di energie, di forze e di calore
E poi, me ne sto un po' ad aggiornare la mia agenda, un po' sonnacchioso e via via riscaldato dal sole i cui raggi picchiano sempre di più
Poi, leggo per un po' e la batteria del telefono sta per scaricarsi e non ho quasi più credito residuo.
E quindi, mi sento un po' paralizzato, isolato, "insulare"
Ma chi vive sulle isole deve per forza essere abituato a questo!
E poi, quando vado via, ci sono altre coppie che prendono il sole, distese su quegli scampoli di prato verde-smeraldo e che chiacchierano in un tempo fermo, senza troppi accadimenti e senza frenesia.

Ed io sono sempre pronto ad alzarmi, per andare altrove
La verità, l'essenza delle cose, si trova sempre nell'intervallo che ti separa dal posto dove sei all'altrove dove stai andando o dove vorresti arrivare.


Foto di Maurizio Crispi

Di nuovo a Piazza Magione di Palermo, ma ora è primavera
Di nuovo a Piazza Magione di Palermo, ma ora è primavera
Di nuovo a Piazza Magione di Palermo, ma ora è primavera
Di nuovo a Piazza Magione di Palermo, ma ora è primavera
Di nuovo a Piazza Magione di Palermo, ma ora è primavera
Di nuovo a Piazza Magione di Palermo, ma ora è primavera
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14 novembre 2011 1 14 /11 /novembre /2011 15:45

DSC08230.JPG

 

Il burattino di legno voleva essere un bambino di carne e ossa. E, alla fine, il suo desiderio venne esaudito.
 

La rosellina di plastica era triste, perchè avrebbe voluto essere un fiore vero, ma anno dopo anno rimase di volgare plastica che con il sole e le intemperie si andava facendo vieppiù scolorita.

La incontrai un giorno, abbandonata in deliquio per terra, prostrata e malinconica

Io le ho detto: Non essere triste! Sei bella anche così e poi durerari molto più a lungo di qualsiasi fiore vero"...
E la rosellina replicò: "Non voglio vivere in eterno, voglio essere un fiore vero, anche se dovessi durare per un solo giorno. Voglio essere annusata e voglio che chi mi si avvicini possa cogliere la mia fragranza...Voglio sentire dentro di me la tensione della crescita del fiore ancora in boccio la cui linfa preme per trasformarsi in petali, stami e pistilli..."
E a questo punto la rosellina non disse altro...
Si chiuse nel silenzio triste d'un impossibile sogno...
E io non potei dire null'altro per placare la sua malinconia.
Ma prima di andar via, forse per consolarla, volli raccoglierla dal pavimento di nudo cemento dove era stata gettata con sprezzo e la deposi su di una fioriera, accanto a dei fiorellini di lantana, dall'odore pungente ed aspro.
Mi commiatai da lei: "Buona vita a te, Rosellina: magari un giorno il tuo sogno di esser vera sarà esaudito..."

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DSC04695.jpegQuesta pagina è la nuova casa di due blog che alimentavo separatamente. E che erano rispettivamente: Frammenti. Appunti e pensieri sparsi da un diario di bordo e Pensieri sparsi. Riflessioni su temi vari, racconti e piccoli testi senza pretese.

Era diventato davvero troppo dispendioso in termini di tempi richiesti alimentarli entrambi, anche perchè nati per caso, mentre armeggiavo - ancora alle prime armi - per creare un blog, me li ero ritrovati ambedue, benchè la mia idea originaria fosse stata quella di averne uno solo. Infatti, non a caso, le loro intestazioni erano abbastanza simili: creatone uno - non ricordo quale dei due per primo - lo ho "perso" (per quanto strano ciò possa sembrare) e mi diedi alacremente da fare per ricrearne uno nuovo. Qualche tempo - nel frattempo ero divenuto più bravino - il blog perso me lo ritrovai).

Ohibò! - dissi a me stesso - E ora cosa ne faccio?

La risposta più logica sarebbe stata: Disattiviamolo!. E invece...

Mi dissi: li tengo tutti e due. E così feci. E' stato bello finchè è durato...

Ma giocare su due tavoli - e sempre con la stessa effcienza - è molto complicato, ancora di più quando i tavoli diventano tre e poi quattro e via discorrendo....

Con overblog ho trovato una "casa" che mi sembra sicuramente più soddisfacente e così, dopo molte esitazioni, mi sono deciso a fare il grande passo del trasloco, non senza un certo dispiacere, perchè il cambiamento induce sempre un po' di malinconia e qualche nostalgia.

E quindi ora eccomi qua.

E quello che ho fatto - ciò mi consola molto - rimane là e chiunque se ha la curiosità può andare a dargli un'occhiata.

 

Seguendo il link potete leggere il mio curriculum.

 

 


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