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Ora et labora
Sogna et labora
Infatti, ero al lavoro
e ne succedevano di tutti i colori
In verità, ero là in un orario insolito,
poiché arrivavo sul posto
di domenica pomeriggio
e tutto, ogni singolo dettaglio,
era sottilmente diverso,
come fossi piombato
in un universo alternativo,
in uno degli infiniti mondi paralleli
Chissà perché!
Chissà come!
C’era un sacco di confusione,
gente che andava,
gente che veniva,
una quantità enorme di personale,
tantissimi colleghi medici
chi in camice bianco e chi no,
che non conoscevo proprio
Nemmeno mi sembrava
di essere nel posto dove lavoro
Provavo un senso di totale estraneità
Eppure, cercavo di adattarmi
C’erano da sbrigare tante incombenze
Come ad esempio,
fare lavare uno reticente a lavarsi,
prelevare il sangue ad un altro,
fare un’elettroencefalogramma ad un terzo,
correre a perdifiato per fare
la manovra di Heimlich
ad uno che si stava strozzando
per aver mangiato strafogandosi,
risolvere problemi,
risolvere problemi come quel Wolf,
e c’è quello che gioca di notte
con i giochini del computer,
c’è quello che vuole una donna
perché non l’ha mai avuta
e minaccia di salire sull’albero
se non viene aiutato,
come fece Ciccio Ingrassia
in quel film di Fellini,
far sì che vengano applicate
certe regole discusse in precedenza
conferire con familiari
difficili e vociferanti,
mantenere sempre un’olimpica calma,
qualche volta adirarsi
come un padre severo,
negoziare,
mediare,
placare gli animi esacerbati
Bisogna essere come Figaro,
Figaro qua, Figaro là,
tutti lo vogliono,
tutti lo cercano
Avevo l’impressione
che non si potesse cavare
un ragno dal buco
Tutte le cose più elementari
richiedevano tempi lunghissimi
per essere espletate correttamente
e, tra l’altro, con continue interruzioni
Sembrava di essere in un luogo
totalmente impazzito
la cui la legge dominante
era quella di Sisifo
Insomma, non ricordo altro
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