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Da quando vidi il film "I fiumi di porpora" e lessi il libro che lo aveva ispirato. leggo sempre i romanzi di Jean-Christhof Grangé. Si potrebbe dire che li attendo al varco e non ne perdo uno
Le trame dei suoi romanzi a volte sono intricate, a volte quasi baroccheggianti e si tratta il più delle volte di thriller che tendono al noir con i personaggi principali che sembrano muoversi ai limiti del delirio e dell'allucinazione.
Ma ciò nondimeno mi tengono avvinto.
Grangé non mai ceduto alla tentazione di creare delle serie, in cui i singoli romanzi sono dei tasselli in una storia di ampio respiro che coinvolge sempre gli stessi personaggi principali.
Ogni romanzo si presenta come un novum (salvo alcuni che si presentano in qualche legati a coppie con il ricorrere degli stessi personaggi).
"Altare della paura" (Le jour des cendres, nella traduzione di Doriana Comerlati), pubblicato da Garzanti (Collana Narratori Moderni), nel 2021fa parte di questa tipologia di eccezioni, in quanto rappresenta la seconda indagine di una male assortita - eppure efficace - coppia di poliziotti, rispettivamente il commissario Paul Niémans e la sua aiutante sul campo Ivana Bogdanović. Quest'ultima - sottoposta di Niémans - ha un passato difficile e doloroso dal quale si è riscattata con l'aiuto decisivo del commissario che le ha fatto da tutor salvifico, a tutti gli effetti.
I due vengono inviati dall'Ufficio centrale di Parigi per indagare su delitti di sangue gravi che si siano verificati nelle province più lontane della Francia e che richiedono una particolare delicatezza nelle procedure o che si presentano con una loro particolare complessità.
La loro precedente indagine (che ha rappresentato per noi lettori l'esordio della coppia di investigatori) si è svolta nell'Alsazia (si veda "L'ultima caccia", 2022).
Qui, invece, i due devono indagare su un presunto caso di omicidio avvenuto nel territorio dove vive da secoli una setta di anabattisti che hanno proprie usanze e riti (a somiglianza degli Amish in Pennsylvania) e che ammettono poche intrusioni nelle aree dove vivono grazie anche ad accordi impliciti con le amministrazioni locali confinanti.
Il presunto omicidio è avvenuto al tempo della vendemmia che per i "vendemmiatori di Dio" è fondamentale e rappresenta la principale risorsa economica.
Niémans indagherà dall'esterno, mentre Ivana si infiltrerà sotto copertura come lavorante stagionale.
L'indagine procede a ritmo incalzante e con numerosi colpi di scena, sino a quando i due - mettendo assieme le evidenze e i diversi bandoli - non giungono ad una risoluzione.
Una storia ben costruita che non mi ha deluso (15 luglio 2022)
(Copertina) In una comunità senza peccato, c'è un solo colpevole. E potrebbe essere l'unica anima innocente.
(Risguardo di copertina) Nella cappella alsaziana di Saint-Ambroise si riesce ancora a udire il fragore che ha accompagnato il crollo improvviso della cupola e la morte del vescovo Samuel, il cui corpo giace ormai senza vita sotto le macerie. A un primo sguardo, parrebbe trattarsi di un semplice incidente. Ma da alcuni dettagli non è possibile escludere l'ipotesi di un omicidio. È questo che pensano il detective Pierre Niémans e il suo braccio destro, Ivana Bogdanović, non appena visitano la scena del disastro. E scoprono che il luogo appartiene a una piccola comunità anabattista chiusa al resto del mondo. I suoi membri si fanno chiamare «vendemmiatori di Dio» perché vivono dei soli proventi di un vasto vigneto e si considerano gli unici emissari di un messaggio divino di purezza e integrità religiosa. Eppure, dietro una facciata di rettitudine e devozione, si cela una storia di rapporti coercitivi e malsani. Di promesse e giuramenti che non lasciano scampo. Di sacrifici che vanno oltre l'immaginabile e trovano la loro origine in un'interpretazione promiscua delle Scritture. Più Niémans e Bogdanović entrano in questa realtà fuori dal tempo, più si rendono conto di quanto sia difficile stabilire un confine tra bene e male, tra fede e fanatismo. Ma i due detective sono disposti a tutto pur di scoprire la verità. Anche a offrirsi come vittime sacrificali se serve a risparmiare vite innocenti ed evitare ulteriori spargimenti di sangue.
Torna il maestro del grande thriller con un nuovo episodio della serie che ha avuto inizio con il bestseller I fiumi di porpora, un successo internazionale senza precedenti, poi diventato un film con Jean Reno e Vincent Cassel. Nell'Altare della paura, Jean-Christophe Grangé accompagna i lettori nel cuore di una comunità apparentemente senza peccato, dove sembra impossibile individuare un movente o trovare un colpevole. Perché quest'ultimo potrebbe essere l'unica vera anima innocente.
Hanno detto
«Grangé non delude e si riconferma il re del grande thriller» – Le Figaro
«Un thriller straordinario, dal ritmo serrato, che ci ricorda come i sogni di purezza nascano spesso da cattive intenzioni» – Paris Match
«Grangé non ha pari, è capace di dipingere ritratti forti e incastonarli nel dramma della tragedia. L'altare della paura è un libro avvincente che si divora» – La Provence
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L'Autore. Jean-Christophe Grangé, nato a Parigi nel 1961, è autore di romanzi che hanno ampliato i confini del thriller tradizionale.
Dopo l'esordio negli anni Novanta, giunge alla notorietà grazie al film di Mathieu Kassovitz tratto da I fiumi di porpora (Garzanti 1999) interpretato da Jean Reno e Vincent Cassel, il primo di diversi adattamenti delle sue opere per il cinema e la televisione.
Per Garzanti ha pubblicato anche Il volo delle cicogne (2010), Il concilio di pietra (2001), Amnesia (2012), Il respiro della cenere (2013) e Il rituale del male (2016), primo volume della saga nera che trova la sua conclusione nell'Inganno delle tenebre (2017), La maledizione delle ombre (2019), L'ultima caccia (2020), sino a L'altare della paura (2021).
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Jean-Christophe Grangé, L'ultima caccia (nella traduzione di Doriana Comerlati),Garzanti (collana Narratori Moderni), 2020
Jean-Christophe Grangé ti aspetto sempre al varco! Da quando ti ho scoperto con "I fiumi di porpora" (a cui sono arrivato però tramite il film), non ho smesso di seguirti e di leggere le tue trame e i tuoi personaggi, a volte un po' contorti ed elaborati, ma sempre interessanti ed appassionanti, mai noiosi.
E ora attendo il prossimo… staremo a vedere (in genere Grangé ci regala un nuovo romanzo all'anno).
L'Ultima Caccia ci introduce alla conoscenza di un personaggio investigativo nuovo, con il suo torbido e problematico passato, il commissario Niémans, e alla sua comprimaria, la giovane detective Ivana, anche lei forgiata da un passato complicato e doloroso. Niémans è stato prescelto per le sue particolari capacità intuitive e per la disinvolta rudezza con cui è capace di condurre le sue indagini, anche al prezzo - a volte - di infrangere delle regole e dei limiti.
I due vengono mandati ad indagare in uno scenario particolare, su di uno strano e truce caso di omicidio avvenuto nei boschi dell'Alsazia, riguardante il rampollo di un'illustre e potente famiglia tedesca (di alto lignaggio, peraltro).
Per questo motivo, il caso ha complicazioni internazionali e coinvolge in una inizialmente difficile collaborazione anche il corrispondente ufficio della polizia di oltreconfine.
Attraverso un percorso contorto e non semplice si arriverà all'individuazione di un colpevole, ma giustizia non sarà in fatta in senso pieno.
E tutti i personaggi, anche gli investigatori ritorneranno alla loro vita fiaccati e segnati, e con qualche insegnamento in più per quanto riguarda uno sguardo introspettivo su se stessi.
(dal risguardo di copertina) Nel cuore della Foresta nera, dove gli alberi fitti formano un dedalo inespugnabile, il buio non ha confini. È un buio che non lascia scampo e non perdona i passi falsi, come quelli commessi dal giovane Jürgen von Geyersberg, rampollo di una nobile e stimata dinastia. Quando il suo corpo viene rinvenuto con evidenti segni di mutilazione, è subito chiaro che si tratta di un efferato omicidio di cui può occuparsi una sola persona: il detective Pierre Niémans, l'uomo perfetto per risolvere casi spinosi che richiedono sangue freddo e riservatezza in ogni fase dell'indagine. Perché è importante che non trapeli alcun dettaglio e si impedisca alla stampa di ricamare sopra le vicende di una famiglia tanto rispettabile. Con l'aiuto dell'allieva Ivana Bogdanović e del comandante Kleinert, capo delle forze dell'ordine tedesche, Niémans si mette sulle tracce degli assassini, individuando, grazie al suo intuito infallibile, una valida pista da seguire: è quella della pirsch, un misterioso rituale venatorio che sembra risalire ai Cacciatori neri, un gruppo di criminali senza scrupoli assoldati da Himmler durante la seconda guerra mondiale per rintracciare ed eliminare gli ebrei. Ma più il tempo passa, più questa pista, all'inizio tanto promettente, si perde in sentieri secondari che sviano la polizia rischiando di far naufragare le indagini. Ma una nuova battuta di caccia sta per cominciare. Per arrivare alla verità, a Niémans e ai suoi non resta che stare al gioco e trasformarsi in predatori, prima che siano loro a diventare prede. Jean-Christophe Grangé si conferma uno degli autori di thriller più amati dai lettori. I suoi libri, tradotti in trenta lingue, occupano sempre i primi posti delle classifiche internazionali e il suo ultimo successo non fa eccezione. Con L'ultima caccia, Grangé torna alle atmosfere del romanzo che gli ha regalato la notorietà, I fiumi di porpora, e tesse una storia ricca di suspense e colpi di scena, dove gli orrori del passato sono la chiave per risolvere gli enigmi del presente.
Hanno detto:
«Una storia scritta a regola d'arte, un romanzo che vi terrà col fiato sospeso fino all'ultima pagina» – Le Figaro Magazine
«Un colpo da maestro, Jean-Christophe Grangé ritorna alle atmosfere dei "Fiumi di porpora" regalandoci un romanzo ipnotico sulle insidie nascoste nei legami di sangue» – l'Opinion
«"L'ultima caccia" ci conduce nella profonda oscurità dell'animo umano, rivelandone i lati più terribili. Un romanzo squisitamente inquietante e imperdibile» – Marie Claire France
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