(Maurizio Crispi) Leggo sempre i nuovi romanzi di Massimo Carlotto con immenso piacere, poiché sono il più delle volte romanzi brevi, fulminanti, che vanno subito al sodo, senza tanti fronzoli. C'è chi per scrivere ha bisogno di espandersi in centinaia di pagine ed altri - ma questo è un dono raro - hanno la capacità di racchiudere una storia in un centinaio di pagine. Massimo Carlotto appartiene a questa categoria di scrittori e mantiene questa cifra stilistica anche con i suoi romanzi più complessi (come, ad esempio, quelli della serie de l'Alligatore).
il suo recente Il Mondo non mi deve nulla (Edizioni e/o, 2014) non tradisce le attese.
Ilse e Adelmo. Lei è una ex-croupier sulle navi da crociera, ora sessantenne, ma ancora in buona forma, delusa e tradita dalla vita. Adelmo è, invece un topo d'appartamento, uno sfigato che, a causa della disoccupazione e della recessione, cerca di far quadrare il bilancio familiare rubando quello che può dagli appartamenti vuoti(con la Carlina, la sua compagna rompiscatole che gli telefona con il cellulare ad ogni piè sospinto).
Adelmo entra in un appartamento vuoto e la finestra lasciata aperta, al buio totale, ma dentro vi trova Ilse adagiata su di un divano. Ilse è in attesa: vuole uscire di scena e cerca una situazione che le consenta di farlo senza dovere agire di prima persona.
Tra Ilse e Adelmo si instaura un dialogo che prosegue in momenti successivi in cui la prima cerca di fare Adelmo partecipe del suo progetto e di convincerlo ad essere il suo "traghettatore", in cambio di qualcosa, di ciò che le rimane.
Si instaura tra i due un dialogo e Adelmo impara a vedere la vita in un modo di diverso (attraverso gli occhi e le esperienze di vita di Ilse che si affacciano su di un mondo totalmente diverso dal suo.
Il dialogo in noir che è anche percorso di trasformazione procede sino alla sua conclusione (che è scontata, ma nello stesso tempo non lo é).
Un bel noir, costruito in modo insolito, da parte del maestro Carlotto, che potrebbe essere una pièce teatrale drammatica e dal quale emergono due splendidi ritratti. Quello di Ilse con la sua delusione, la sua rabbia, le sue nostalgie insopprimibili, il suo rancore nei confronti della vita che l'ha tradito; quello di Adelmo con il suo apparente cinismo di ladro che, però, dietro la facciata dura - costruita come un fragile schermo - desidera altro dalla vita.
Due disperazioni che si nutrono l'una dell'altro, in un gioco in cui ciascuno - a suo modo - utilizza l'energia dell'altro per nutrire la propria speranza o il proprio progetto.
Un bel romanzo - dotato di caratteristiche di originalità - che si legge rapidamente nell'arco di due ore al massimo.
L'ambientazione è Rimini, ma è anche il mondo sfarzoso delle crociere e delle fortune che possono costruirsi con poco (e, per il resto, potrebbe essere dovunque, dal momento che tutto si svolge in una camera chiusa, uno scenario spoglio, alcuni mobili ed una finestra aperta, nel buio, voci dialoganti e corpi che quasi non si vedono.
(Dal risguardo di copertina) Rimini. Adelmo, un ladro stanco e sfortunato, nota una finestra aperta sulla facciata di una ricca palazzina. La tentazione è irresistibile e conduce l'uomo a trovarsi faccia a faccia con Lise, la stravagante padrona di casa, una croupier tedesca che si gode la pensione al mare. Nessuno dei due corrisponde al ruolo che dovrebbe ricoprire e tra violenza e comicità si sviluppa un rapporto strano, bizzarro ma allo stesso tempo complesso e intenso sul piano dei sentimenti. Sono infinitamente lontani, nulla li accomuna, eppure entrambi cercano il modo di essere compresi e amati dall'altro. Ma l'amore, anche se si regge su ineluttabili fragilità, può essere in grado di soddisfare desideri, salvare esistenze, rimettere a posto le cose. Carlotto ci regala un racconto-capolavoro di una potenza straordinaria, una riflessione sul senso che diamo alle nostre vite, sul peso del caso e della nemesi, sulla libertà di scelta delle nostre coscienze.