/image%2F1498857%2F20250213%2Fob_bb0ec4_il-grande-black.jpg)
Ero in copisteria, con il cane al guinzaglio: il mio grande Blek (o Black, qui mi piace scrivere il suo nome così, come quello del personaggio dei fumetti)
Entra uno, anziano (è veramente strana la percezione che ho degli altri. Tecnicamente sono io quello "anziano", visto che la mia età raggiunge i tre quarti di secolo. Eppure nel mio rapportarmi ad altri, io li vedo "anziani", anche quando sono sicuramente più giovani di me)
Il tipo, appena entrato si rivolge al cane che, con la sua mole cospicua, occuppa gran parte dell'esiguo spazio riservato alla clientela)
Dice qualcosa, niente di che
Non sembra granché intimorito, piuttosto il suo fraseggiare sembra minzigghiusu e di moine verbali
Nell'attesa, il tipo - continuando ad esprimersi con quel suo borbottio benevolo - s'accomoda su di una sedia disponibile per i clienti
Gli dico che mi sembra abbia molta dimestichezza con i cani
Mi era sembrato che il suo comportamento e il suo modo di rivolgersi alla bestiola (se così si può dire) denotassero proprio questo
Vorrei chiedergli se abbia dei cani a casa
Ma non lo faccio
Mi risponde che no, tuttaltro!
Ha avuto brutte esperienze con i cani, in effetti, aggiunge
E prende a raccontare
Da piccolo sono stato azzannato da un cane qui e indica il suo collo
Gli avevo tirato un sassolino - era un cane di mannara - e lui mi ha assalito
Mi sono scantato, non è arrivato a farmi davvero male
lo hanno preso e lo hanno allontanato da me
Però dopo qualche giorno, mi hanno portato in un posto a farmi fare la maària per levarmi lo scantu
Ma non è finita qui
Dopo qualche tempo ero a casa di mio zio
E c'era una capretta legata fuori, ad un paletto, con la corda lunga per potere pascolare, muovendosi attorno sul prato
Mio zio la sentiva lamentarsi e non la finiva più
Belava, belava
Lo zio è andato a vedere
La poverella era attorniata da un branco di cani inselvatichiti che la attaccavano a ripetizione
E lei non poteva fare nulla per difendersi e nemmeno poteva tentare di fuggire via (poichè era legata ad una cima di corda)
Mio zio ha visto che le avevano sbranato le mammelle ed era per questo tutta insanguinata con il sangue che imbrattava il suo pelo candido
Allora che ha fatto mio zio?
E' salito in casa, ha preso il fucile, è ridisceso e ha sparato alla capretta per liberarla da quell'indicibile sofferenza
Avrebbe voluto anche sparare a quei cani inselvatichiti, ma quei bastardi allarmati dalla fucilata, nel mentre, erano fuggiti via
Nel corso della mia vita ho capito - anche a causa di questi eventi - che ci sono cani di cui è bene non fidarsi, mentre altri invece sono dei cani trattabili, a cui ci si può avvicinare, li si può toccare
M soprattutto bisogna temere quelli che, dopo essere stati con gli umani, poi si sono inselvatichiti
Da quelli bisogna stare lontani
Nel corso del suo racconto, il signore è stato lieve e sorridente, quasi affabile
Eppure la sua narrazione tra azzannata al collo e capretta sbranata viva e poi abbattuta con un colpo di fucile, erano dettagli grandguignoleschi e trasudavano orrore
Avrei preferito non essermi dovuto addentrare nell'ascolto d'una simile narrazione e il suo narrare mi ha trasmesso in effetti un senso di disagio
Ero quasi pentito di averlo stuzzicato al raccontare di sé
Eppure quel signore, pur narrando di simili orrori, era quieto e sorridente
Evidentemente ho pensato la maària che gli avevano fatto da piccolo aveva funzionato e lu scantu gli era passato definitivamente, trasformandosi in qualcosa d'altro, fors ein una quieta capacità di affabulazione senza pesantezza e senza strascichi di fobie orientate indiscriminatamente su tutti i cani del mondo
Ci sono cani e cani... e bisogna sapersi guardare
scrivi un commento …