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18 febbraio 2025 2 18 /02 /febbraio /2025 12:07
John Foot, La «Repubblica dei matti». Franco Basaglia e la psichiatria radicale in Italia, 1961-1978, Feltrinelli UE

John Foot, docente di Storia Contemporanea Italiana e autore di numerosi saggi  storici tematici, con "La «Repubblica dei matti». Franco Basaglia e la psichiatria radicale in Italia, 1961-1978" (nella traduzione di Enrico Basaglia), pubblicato da Feltrinelli nel 2014 e successivamente nella UE (Universale Economica) alcuni anni dopo (nel 2017) ci ha regalato un contributo di grande rilevanza e soprattutto "super partes" in un ambito storiografico italiano che all'interno del grande capitolo dell'evolversi della Sanità pubblica nel corso del XX secolo tracciasse la storia della "distruzione" dei manicomi e l'apertura di un'epoca di assistenza ai pazienti psichiatrici più umana e più rispettosa dei comuni diritti dei cittadini.

In italia, pochi lo hanno fatto: infatti, come osserva lo stesso Foot, sono mancati sostanzialmente degli studi obiettivi e onnicomprensivi che andassero alla ricerca delle fonti e che tracciassero un'effettiva articolazione del movimento - in fondo pluricentrico - che ha portato a sostanziali trasformazioni (laddove invece sono rintracciabili molteplici testimonianze parziali a firma di quegli stessi operatori che vissero il movimento oppure degli scritti (in forma di articoli o saggi) da parte dei detrattori di quelle esperienze. In entrambi i casi, siamo di fronte ad una letteratura che ha prodotto "fonti" scritte in termini di riflessioni, resoconti di accadimenti, testimonianze, ma di un tentativo storiografico accurato (non a caso John Foot, mette mano a questa storia, soltanto in occasione del trentennale della promulgazione della cosiddetta "Legge Basaglia", quando cioè, il tempo trascorso aveva consentito la messa a punto di un analisi più oggettiva e attendibile).
Rimane comunque valido interrogarsi sul perché nessun studioso italiano abbia voluto intraprendere questa fatica. Forse, secondo John Foot, ciò è accaduto perché in Italia si è rimasti fermi ad un dibattito di tesi contrapposte e nessuno si è sentito l'animo di proporre uno sguardo più esaustive che sormontasse le contrapposizioni e che potesse fornire un racconto dettagliato, mostrando tutti gli aspetti del cambiamento e delle trasformazioni.
Ma quale movimento si sviluppò a partire dai primi anni Sessanta sino al momento culminante del 1978 (anno che vide la promulgazione della 180) e che protrasse i suoi effetti trasformativi sino ai tardi anni Novanta sempre del XX secolo?

Allora si parò di "antipsichiatria", un termine che da certi orientamenti di pensiero fu ovviamente molto contestato perché faceva parere che ci si volesse muovere verso una totale cancellazione delle sindromi psichiatriche e dello stesso ruolo dei medici che si specializzavano in questo settore medico, ma giustamente John Foot ricusa quel termine poiché lo si può applicare soltanto ad un gruppo ristretto di esperienze nell'assistenza psichiatrica (si veda ad esempio il movimento transitorio dell'antipsichiatria britannica, impersonato in modo particolare da David Cooper e Ronald Laing) e preferisce optare sulla definizione di "psichiatria radicale" che meglio si attaglia ad un'applicazione storiografica non soltanto di quanto accade a Gorizia e a Trieste con Franco Basaglia, leader ed ispiratore della trasformazione, ma agli accadimenti che si verificarono in molti altri contesti, in ciascuno dei quali si ebbero delle specificità.

Quella che si verificò fu una trasformazione policentrica 8che ebbe a teatro diverse regioni e provincie italiane) sempre a partire da "psichiatri radicali" che poterono operare grazien ad alleanze virtuose con il potere politico (e nella fattispecie con le Amministrazioni provinciali locali, visto che i Manicomi (o Ospedali Psichiatrici) erano sotto la giurisdizione delle provincie.

A Basaglia, alla prima e alla seconda equipe goriziana, ma anche al gruppo di operatori che assieme a Basaglia operarono a Trieste (mentre ebbe scarsa rilevanza la parentesi di Colorno) va il merito di avere avuto una grande risonanza mediatica (grazie anche alle capacità di esposizione dello stesso Basaglia, ma sicuramente con il favore di certe circostanze e congiunture.

il "fenomeno Basaglia" impersonificò il cambiamento in corso (necessario e non più procrastinabile) che, in realtà fu policentrico, poiché i tempi erano ormai maturi per questo: molte altre esperienze coeve che, in diverse realtà manicomiali operarono tentativi di cambiamenti più o meno fruttuosi (come a Perugia o ad Arezzo) rimasero in ombra in quanto oscurati dalla invadenza mediatica (in senso buono) di Basaglia e di quanto collaborarono con lui in modo diretto tra Gorizia e Trieste e che poi andarono incontro ad una diaspora che li portò ad operare in diversi altri contesti per l'abbattimento delle mura manicomiali e per la trasformazione dell'assistenza psichiatrica.

Tutto questo ci racconta in modo appassionato e con dovizia di dettagli John Foot, con il supporto di un ricco apparato di note e di un'esaustiva bibliografia.

(Quarta di copertina) Nel 1961 Franco Basaglia assume la direzione del manicomio di Gorizia; nel 1978 la legge 180 decreta la chiusura definitiva dei manicomi in Italia. La battaglia per la riforma radicale dell'assistenza psichiatrica fu innescata dal rifiuto di pochi medici e amministratori locali di avallare gli orrori di una realtà spesso paragonata ai lager nazisti. Dal lavoro concreto per l'umanizzazione di un istituto meramente repressivo nasce una riflessione culturale e politica di vasta portata sui meccanismi dell'esclusione sociale e sull'idea stessa della malattia mentale. Nel clima febbrile degli "anni delle riforme" e del Sessantotto, libri come "Che cos'è la psichiatria?" e "L'istituzione negata" consegnano al Movimento, la realtà della lotta anti-istituzionale sul campo, mentre documentari televisivi come "I giardini di Abele" di Sergio Zavoli contribuiscono alla diffusione di una nuova sensibilità nell'opinione pubblica. Conclusa l'esperienza pionieristica di Gorizia, gli psichiatri radicali incontreranno a Trieste, Parma, Perugia, Reggio Emilia, Arezzo e in tante altre città italiane una nuova generazione di amministratori capaci di rischiare per le proprie convinzioni. John Foot ricostruisce questa complessa vicenda con appassionato rigore storico, documentando non solo i successi e i fallimenti ma anche le feroci controversie (esterne e interne) che inevitabilmente l'accompagnarono. E che ancora non si sono spente.

 

John Foot

L'autore. John Foot, docente di Storia contemporanea italiana, ha insegnato presso il Dipartimento di italiano dell’University College di Londra e insegna all’Università di Bristol. Tra le sue opere pubblicate in italiano, ricordiamo: Il boom dal basso: famiglia, trasformazione sociale, lavoro, tempo libero e sviluppo alla Bovisa e alla Comasina (Milano, 1950-1970), (Annali della Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, 1997), Milano dopo il miracolo. Biografia di una città (Feltrinelli, 2003), Fratture d’Italia (Rizzoli, 2009), Calcio. 1898-2010. Storia dello sport che ha fatto l’Italia (Bur, 2010), Pedalare! La grande avventura del ciclismo italiano (Rizzoli, 2011) e La “Repubblica dei Matti”. Franco Basaglia e la psichiatria radicale in Italia, 1961-1978 (Feltrinelli, 2014; Ue, 2017). Fonte immagine: sito editore Feltrinelli.

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Come sono arrivato qui

DSC04695.jpegQuesta pagina è la nuova casa di due blog che alimentavo separatamente. E che erano rispettivamente: Frammenti. Appunti e pensieri sparsi da un diario di bordo e Pensieri sparsi. Riflessioni su temi vari, racconti e piccoli testi senza pretese.

Era diventato davvero troppo dispendioso in termini di tempi richiesti alimentarli entrambi, anche perchè nati per caso, mentre armeggiavo - ancora alle prime armi - per creare un blog, me li ero ritrovati ambedue, benchè la mia idea originaria fosse stata quella di averne uno solo. Infatti, non a caso, le loro intestazioni erano abbastanza simili: creatone uno - non ricordo quale dei due per primo - lo ho "perso" (per quanto strano ciò possa sembrare) e mi diedi alacremente da fare per ricrearne uno nuovo. Qualche tempo - nel frattempo ero divenuto più bravino - il blog perso me lo ritrovai).

Ohibò! - dissi a me stesso - E ora cosa ne faccio?

La risposta più logica sarebbe stata: Disattiviamolo!. E invece...

Mi dissi: li tengo tutti e due. E così feci. E' stato bello finchè è durato...

Ma giocare su due tavoli - e sempre con la stessa effcienza - è molto complicato, ancora di più quando i tavoli diventano tre e poi quattro e via discorrendo....

Con overblog ho trovato una "casa" che mi sembra sicuramente più soddisfacente e così, dopo molte esitazioni, mi sono deciso a fare il grande passo del trasloco, non senza un certo dispiacere, perchè il cambiamento induce sempre un po' di malinconia e qualche nostalgia.

E quindi ora eccomi qua.

E quello che ho fatto - ciò mi consola molto - rimane là e chiunque se ha la curiosità può andare a dargli un'occhiata.

 

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