Cammino a notte tarda
lungo il Viale delle Magnolie
Tutt’attorno a me,
sopra la mia testa,
sotto i miei piedi
stanno a schiera i giganti buoni,
con barbe lunghe e pendenti
che scendono a toccare il suolo
I loro corpi sono enormi e contorti
provati dalle intemperie
e resi saggi dal tempo
che scopre nelle loro vene
Sono silenziosi,
eppure, pur senza parola, mi parlano
Avverto un effetto rasserenante
dentro di me,
ascoltando le loro voci solenni
Sono solo io,
con il cagnone Black
Ambedue procediamo con cauti passi
per non spezzare l’equilibrio del momento
e per non dare fastidio ai giganti
forse dormienti
forse anche sognanti il sogno del mondo
non individui isolati, ma connessi
l’un l’altro da una rete di collegamenti
sotterranei
Nel mio incedere,
c’è la stessa reverenza
lo stesso timore
che si provano
procedendo a passi sommessi
lunga la navata centrale
d’una chiesa gotica millenaria
Il mio pensiero
va con nostalgia e rimpianto
al gigante scomparso
poco più d'un anno fa
Al suo posto
è rimasto un marciapiedi squallido,
incatramato
Vuoto incolmabile
che i giganti barbuti
piangono di continuo
ancora adesso,
inconsolabili
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