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6 ottobre 2016 4 06 /10 /ottobre /2016 22:20
Palermitana-mente... Quelli che l'Acchianata e la Santuzza l'hanno dentro

(Cettina Vivirito) Oggi, come tutte le mattine, sono scesa con il cane per la solita passeggiata.
Nata alle falde di Monte Pellegrino, per me salire quelle antiche strade che già mia nonna chiamava fuie (fughe, o rampe - e ci sono la prima, la seconda, la terza..) fatta di pietre lisce lucide e smozzicate é come ciabattare per casa da vecchia perpetua: conosco i particolari delle curve, le erbe medicamentose e il finocchietto selvatico, le nuvole che scendono basse e quelle che si nascondono dietro la montagna per poi comparire in volo veloci come aquiloni e sempre diverse.

Da qualche giorno, quasi a metà della prima fuga c'è una gattara, qui le chiamiamo così, quelle tipe che "si partono" da casa con sacchetti, contenitori piatti di carta e quant'altro per fare mangiare i gatti in un luogo che scelgono arbitrariamente. Questi gatti però sembrano più stronzi di tutti gli altri gatti che ho conosciuto, si mettono in orizzontale lungo la strada come un passaggio a livello - chiuso - e il mio cane s'incazza. Ho provato a dire alla signora che sarebbe meglio spostarsi poco più giù, nello slargo sotto agli alberi ma lei niente, semmai mi ha apostrofato dicendo: Ma lei è per caso della forestale? No perché quelli della forestale mi hanno detto che posso stare qui, mentre i cani devono stare legati.
Scendendo poi ho visto che ha chiamato rinforzi, non era più sola ma con un uomo accanto che ostentava tutta la sua mafiosità. Si, senza offesa, qui a Palermo è un fatto culturale, un atteggiamento molto comune, magari quest'amico della signora ha un amico di cui non si ricorda neanche il nome, che lavora (o lavorava) alla forestale e tanto basti. Così ho pensato di rinunciare alla questione, mi avventuro con il cane che, almeno lui, ha capito che i gatti è meglio aggirarli, ignorarli.
Una volta in realtà ne ha inseguito e beccato uno che per fortuna è riuscito a fuggire lasciandolo con in bocca un pugno di peli e una zampa bloccata in aria dallo sforzo. Non è giovanissimo il mio cane. Non è neanche giovane. E' una vita che sta con me, più a lungo di qualsiasi altro compagno umano. Adesso tutti hanno un cane. Tutti tutti.

Una delle rampe della Scala Vecchia di Monte Pellegrino (Palermo)In effetti sembra un rimedio semplice e naturale contro la solitudine, la nostra; ci trascinano fuori da quell'evanescente mondo digitale che ci rende ancora più soli, nonostante l'illusione del contrario. I cani e la geografia sono rimasti l'ultimo riparo. Non so tutti questi cani dove stavano prima, e se preferirebbero essere liberi e stare in branco tra loro.
Nel frattempo saliamo passo dopo passo, ogni tanto ci fermiamo a guardare il paesaggio che più si sale più diventa arioso, bello. Capita d'incontrare gente, persone in gruppo o lupi solitari che salgono, scendono. Oggi ho visto un ragazzo che saliva svelto, concentrato, a piedi nudi e occhi a terra, sulle pietre. Uno sguardo alle pietre e uno ai piedi nudi, pensavo. O forse i suoi erano occhi che non vedevano nulla, guardavano dentro di sè, in profondità. Occhi e cuore in catene sembrava pensare seriamente alla sua promessa, alla grazia ricevuta, a una grazia da chiedere, a un conto in sospeso da saldare qui e ora con la Santuzza.
Non mi ha neanche guardata, non si è accorto che il cane lo stava guardando.
Quelli che salgono non troppo ripidamente verso Monte Pellegrino sono pavimenti del pensiero a cui rimangono attaccate tutte le figurine delle storie personali, pensavo. Già quando si arriva alla seconda fuga l'altezza distrae, i fichi d'india serpeggiano allo sguardo e il sole dardeggia tra i pini mediterranei che rilasciano con il calore un benefico ossigeno balsamico. Il cervello ringrazia e piovono ricordi di altri piedi nudi, di ginocchia scorticate, di bambini sul collo, di borracce d'acqua, di ceri accesi nella notte, odore di terra bagnata e di aloe. Ricordi di terremoto e tutti lì ai piedi del monte '...dove risuona una voce che il tempo non rapisce, dove odora un profumo che il vento non disperde'.
Quei pavimenti contengono i pensieri di noi palermitani; se potessero staccarsi, quei pensieri, una folla immensa di immagini pulsanti avvolgerebbe come una nube la città. La nostra Santuzza, che non è una santa vera e propria, lo dice la storia, e già che non subì il martirio che toccò in sorte alle sue coetanee, come Sant'Agata per esempio, la dice lunga, ci piace per questa assenza di santità canonica e per questo ripetiamo secolo dopo secolo quel percorso che lei fece a suo tempo, e da lei ci sentiamo così fortemente rappresentati. Rosalia era una pellegrina ieri, quanto lo siamo noi oggi. Era una donna che si era schifata dei tradimenti familiari, che si era innamorata di un uomo che s'innamorò di un altro uomo, che ha visto coi suoi occhi violenze di ogni tipo nel suo mondo circostante, una donna che non volle accettare compromessi e ipocrisie di classe, forte, intelligente, indipendente - dall'animo normanno - che provò un'empatia formidabile per la natura, anche lei salendo quelle fughe con gli occhi alle pietre e ai suoi piedi scalzi, con coraggio e temerarietà, senza guardare ad altro che alla fede in se stessa in quanto elemento di quella stessa natura, altrimenti chiamata Dio - anche lei attaccando i suoi pensieri a quei pavimenti come figurine: la madre assente, il padre tradito, il coltello del cardinale che infilza l'amante, e quella povera gente fuori dal Palazzo, la più illusa e tradita di tutti. E infine la figurina più dolorosa e decisiva, quella del suo amore per il cugino bibliotecario omosessuale.
I pavimenti del pensiero che conducono fino alla cima di Monte Pellegrino, quelle fughe così magnificamente silvestri, lineari e contorte allo stesso tempo, emanano, pensavo, il più autentico umore palermitano: quel sentirsi stranieri a se stessi e considerarlo ineluttabile come un destino, nel cuore dalle radici lontane il più frustrato e incomunicabile desiderio d'indipendenza. Proprio come Lei, Rosalia, che oggi ci somiglia forse più di ieri.

Una delle rampe della scala vecchia di Monte Pellegrino(Maurizio Crispi) Lo scritto di Cettina Vivirito è tante cose assieme: è scrittura diaristica e resoconto di un'acchianata a Santa Rosalia lungo la Scala Vecchia di Monte Pellegrino, di origini settecentesche e già decantata (e percorsa) da Goethe nel suo celebrato viaggio in Sicilia, è descrizione di luoghi e di persone, è viaggio esteriore e . nello stesso tempo -  nell'interiorità, è storia di un pellegrinaggio che non nasce in quanto tale, ma solo come passeggiata che poi finisce con il diventare altro, come le famose passeggiate roussoiane.
E' anche un resconto in stile "flaneur" sulla Palermitudine, sia su quella deteriore sia su quella beata e innocente della moltitudine ed è naturalmente una piccola - ed intensa - celebrazione dell'Acchianata a Santa Rosalia e del culto della Santuzza, che fa vedere come Monte Pellegrino, il suo Santuario e Santa Rosalia siano fortemente e indissolubilmente legati all'immaginario collettivo di una città.
E' una scrittura che mi ha rapito, subito sin dalla prima lettura ed è per questo che sin da subito ho chiesto a Cettina se avrei potuto publicare il suo scritto in questo blog.

In questa miscellanea tutte le foto sono di Maurizio Crispi, ad eeccezione di quella che ritrae una delle rampe delle Scala Vecchia di Monte Pellegrino che è stata tratta dal web
In questa miscellanea tutte le foto sono di Maurizio Crispi, ad eeccezione di quella che ritrae una delle rampe delle Scala Vecchia di Monte Pellegrino che è stata tratta dal web
In questa miscellanea tutte le foto sono di Maurizio Crispi, ad eeccezione di quella che ritrae una delle rampe delle Scala Vecchia di Monte Pellegrino che è stata tratta dal web
In questa miscellanea tutte le foto sono di Maurizio Crispi, ad eeccezione di quella che ritrae una delle rampe delle Scala Vecchia di Monte Pellegrino che è stata tratta dal web
In questa miscellanea tutte le foto sono di Maurizio Crispi, ad eeccezione di quella che ritrae una delle rampe delle Scala Vecchia di Monte Pellegrino che è stata tratta dal web
In questa miscellanea tutte le foto sono di Maurizio Crispi, ad eeccezione di quella che ritrae una delle rampe delle Scala Vecchia di Monte Pellegrino che è stata tratta dal web

In questa miscellanea tutte le foto sono di Maurizio Crispi, ad eeccezione di quella che ritrae una delle rampe delle Scala Vecchia di Monte Pellegrino che è stata tratta dal web

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commenti

M
Quasi 40 anni fa ho percorso l'acchianata per la prima volta. Venne organizzata una "Marcia dell'Amicizia", Mi iscrissi con il mio più caro amico, Enzo Cordovana. Il depliant recitava: "smetti di schiacciare con pazzesco automatismo il chiodo dell'acceleratore...". Giunti in cima, mi convinse a scendere a piedi verso Mondello. Nella vana attesa di un bus, decidemmo di farla completa: ritorno di corsa per tutta la Favorita verso piazza Unità d'Italia. Ricordo bene il gonfiore dei piedi. Ricordo bene il viso felice di Enzo. E solo tu puoi capire perchè piango ancora. Massimo
Rispondi
F
Caro Massimo, un bellissimo ricordo che sono felice tu abbia voluto condividere qui

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Come sono arrivato qui

DSC04695.jpegQuesta pagina è la nuova casa di due blog che alimentavo separatamente. E che erano rispettivamente: Frammenti. Appunti e pensieri sparsi da un diario di bordo e Pensieri sparsi. Riflessioni su temi vari, racconti e piccoli testi senza pretese.

Era diventato davvero troppo dispendioso in termini di tempi richiesti alimentarli entrambi, anche perchè nati per caso, mentre armeggiavo - ancora alle prime armi - per creare un blog, me li ero ritrovati ambedue, benchè la mia idea originaria fosse stata quella di averne uno solo. Infatti, non a caso, le loro intestazioni erano abbastanza simili: creatone uno - non ricordo quale dei due per primo - lo ho "perso" (per quanto strano ciò possa sembrare) e mi diedi alacremente da fare per ricrearne uno nuovo. Qualche tempo - nel frattempo ero divenuto più bravino - il blog perso me lo ritrovai).

Ohibò! - dissi a me stesso - E ora cosa ne faccio?

La risposta più logica sarebbe stata: Disattiviamolo!. E invece...

Mi dissi: li tengo tutti e due. E così feci. E' stato bello finchè è durato...

Ma giocare su due tavoli - e sempre con la stessa effcienza - è molto complicato, ancora di più quando i tavoli diventano tre e poi quattro e via discorrendo....

Con overblog ho trovato una "casa" che mi sembra sicuramente più soddisfacente e così, dopo molte esitazioni, mi sono deciso a fare il grande passo del trasloco, non senza un certo dispiacere, perchè il cambiamento induce sempre un po' di malinconia e qualche nostalgia.

E quindi ora eccomi qua.

E quello che ho fatto - ciò mi consola molto - rimane là e chiunque se ha la curiosità può andare a dargli un'occhiata.

 

Seguendo il link potete leggere il mio curriculum.

 

 


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