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Il giorno é stato ribollente
Temperature roventi, mai viste
Verso sera l’aria si rinfresca,
ma solo dopo il delirio di raggi infuocati
d'un sole implacabile
che scende lentissimo
sulla linea dell’orizzonte
Quando il martellamento delle radiazioni UV decresce
scendo in spiaggia,
sentendo ancora il calore residuo
immagazzinato durante il giorno
Sono pronto
con un asciugamano bianco
drappeggiato attorno alla vita
Mi avvicino indolente al bagnasciuga
dove l’acqua semi immobile
produce un lieve sciabordio
tra piccoli detriti
frammenti di conchiglie
e corpi rappresi di meduse spiaggiate
È l’ora tra il brusco e il lusco:
il sole è già del tutto scomparso,
ma il cielo è ancora imporporato
dai suoi raggi
che diffondono una pura luminosità diffusa
in cui tutto appare nitido e schietto
In lontananza vedo dei pescatori a canna con mulinello
che sistemano con cura le loro postazioni
e si preparano a passare la notte
in attesa che qualche preda abbocchi
Io sono lì per immergermi e nuotare
Vado alla ricerca, ogni giorno,
del massaggiatore nero degli abissi
Tento la sorte
con il mio rito quotidiano
da consumare in solitudine
Immergersi nelle acque marine
in quest’ora fatata (fatale) del giorno
prima che arrivi il buio più totale
(al massimo rischiarato da un raggio di luna)
ha un certo fascino,
soprattutto adesso,
in questa stagione dell'anno e a quest'ora del giorno,
quando le spiagge
sono deserte (a parte i pescatori)
Non più bagnanti
che tirano tardi o s’apprestano
a passare la notte al fresco,
per sfuggire al tormento
di asfittiche e claustrofobiche case
arroventate dalla canicola
e che sono lì pronti a scollinare le ore più buie
con le loro teglie di pasta al forno,
guantiere di arancini,
gigantesche insalate miste,
grigliate improvvisate,
e anguria ghiacciata,
tutti vocianti e sguaiati
No, in questo momento,
posso davvero pensare
di esser solo
nella mia ricerca,
che è anche il mio rito quotidiano
Lascio cadere dunque l’asciugamano
che mi cinge i fianchi
e subito m’immergo, del tutto nudo,
lasciandomi accogliere dal fresco abbraccio
dell’acqua immota
Procedo camminando
fino a che i piedi cominciano
a perdere la presa sul fondale
e allora mi lancio nel nuoto a rana,
procedendo agevolmente, senza impedimenti
Il piacere della pellicola d’acqua che scorre
sul mio corpo ignudo è sublime
Già dopo le prime bracciate
mi sento rigenerato
Di solito, mi piace nuotare
un po' distante dalla riva, a meno di cento metri,
in parallelo rispetto alla linea della costa
così da non perderla di vista
e sentirmi al sicuro
A volte l'acqua è torbida
perché il fondale è sabbioso
e non riesco a vedere granché
Man mano che la luce va scemando,
l'acqua si fa più buia
ed ecco che compaiono miracolosamente
tracce luminescenti
ad ogni mio movimento
Di regola, nuotando a rana,
tengo la testa fuori dall’acqua,
a volte la immergo
In questa dimensione in cui
progressivamente i colori ingrigiscono
e si fanno uniformi
si accavallano pensieri e rimembranze letterarie,
ricordi e desideri
E intanto l’acqua tiepida
accarezza il mio corpo,
attivando un sottofondo
di desideri più carnali e nostalgie profonde
Penso ai libri che vorrei ancora leggere,
ai paesi che vorrei visitare,
alle persone a cui voglio bene,
alle scopate che ho fatto
e a quelle che mi sono mancate,
a qualche altra cosa,
a qualsiasi altra cosa
e tutto questo pensare ha un fine:
distrarmi da pensieri assurdi, ma presenti,
che si incarnano in un grosso squalo,
per me l'essenza (0 l'incarnazione)
della minaccia sottomarina
La mia fantasia, alimentata da troppe letture,
a volte s'infiamma facilmente,
prendendo a deragliare su crinali pericolosi
Sì, ammetto di immaginare di trovarmi davanti
uno squalo o - peggio - un megalodon
la cui pinna dorsale, minacciosa,
inizia a disegnare un carosello attorno a me,
in cerchi concentrici sempre più stretti
fino a farmi sentire il contatto veloce e rasposo
della sua cute dura e viscida,
gelida come le dita della Morte
Questo pensiero è talmente intenso e forte
da attivare i miei sensi e far sì
che basti un nonnulla
a farmi trasalire
(e a farmi accapponare la pelle,
mentre un brivido freddo
percorre la mia schiena)
Tanto mi convinco, a volte,
che un'alga galleggiante
mi sembra un segno inquietante
della sua presenza
Dio mio, qualcosa di viscido
ha appena sfiorato il mio volto
e poi di nuovo il torace!
E aspetto il dolore urticante
provocato dal tocco della Medusa
Così, per sviare la mia attenzione,
prendo a ripetere
in una nenia silenziosa i titoli dei libri
che ho letto e che voglio acquistare
(Via! pensiamo positivo!)
E poi, di nuovo un'alga mi sfiora la gamba
e penso subito a una medusa
(come una di quelle
ridotte ad un cumulo di gelatina
dopo che si erano spiaggiate,
ma più GRANDE!)
e - per divincolarmi dal pericolo -
accelero il ritmo delle mie bracciate,
rischiando un crampo alla gamba
a causa di un movimento brusco
Sulla riva, a parte le esili figurette dei pescatori
intenti nelle loro faccende
non c'è proprio nessuno
a cui poter chiedere aiuto
(I bagnini e gli addetti
al salvamento chiudono baracca presto)
Così inizio a ripetere i nomi dei paesi che vorrei visitare:
Madagascar,
Patagonia,
Namibia,
Groenlandia...
(altra manovra diversiva)
ma l’ultimo nome fa riemergere
con prepotenza le creature marine tanto temute
e via con il lungo elenco tratto da un manuale di zoologia (fantastica)
BALENA
MOBY DICK
ORCA
ORCA ASSASSINA
SQUALO
MEG
POLPO GIGANTE
K-K-K-KRAKEN
(che è il non plus ultra di questa sfilza di entità temute)
le immagini di esseri marini reali
e di altri fantastici
si susseguono in un caleidoscopio,
lasciandomi fremente e spossato,
pur nella mantenuta compassatezza del gesto del nuoto
costante e regolare
Penso a dei possibili scenari
in cui - per sfuggire alla presa dei mostri marini -
trovo salvezza su di una zattera (della Medusa? Altro orrore!)
per andare poi alla deriva nel vasto mare,
in balia delle correnti, senza né cibo né acqua
Oppure penso a me stesso naufrago
su di uno scoglio in mezzo al mare,
costretto a cannibalizzare me stesso per sopravvivere
Finalmente quella mezz'ora del mio nuoto rituale
è quasi del tutto trascorsa
Mi accingo ad uscire dall'acqua,
tonico e maschio, rigenerato
Mi avvicino a riva e mi ergo in piedi nell'acqua bassa
Percorro quegli ultimi passi
con i piedi ancora immersi,
con l'unico suono di un debole sciaguattìo ad accompagnarmi,
risucchiando la pancia in dentro
(perché per via della nuotata
ed anche della consapevolezza dello scampato pericolo
o di aver fatto fronte con efficacia alle mie paure più profonde
mi sento super-tonico)
ma - all’improvviso - sento
la stretta fredda ed implacabile
d'un qualcosa di viscido attorno alla caviglia destra
(un tentacolo!)
una presa che subito viene stretta
mentre una forza immane
mi riporta indietro
dentro il mare profondo, ormai nero
come la notte che incombe
e stavolta non bastano i pensieri
per scacciare la paura
La Cosa tanto temuta
- il Kraken, uno dei Grandi Antichi,
Yogh-Sothoth
Chutlhu che vive nella perduta città sommersa di R'lyeh,-
è adesso reale e mi ricaccia dentro il mare
Non c’è più tempo per pensare
In un attimo la mia coscienza si spegne
Non più pensieri,
non più desideri,
non più ricordi
Oblio
Oblivion
E poi mi risveglio nel mio letto
tutto sudato
con le lenzuola aggrovigliate
e l'estremità di una
strettamente attorcigliata attorno alla caviglia destra
Allora era soltanto un sogno!
Sto per tirare un sospiro di sollievo,
quando all'improvviso tutto ritorna buio,
mi manca l'aria
e sento una stretta possente che stritola il mio corpo
E poi, il Nulla
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I Grandi Antichi e tutti gli "Antichi" in Lovecraft spiegati
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