Malinconia struggente, tristezza, solitudine Eppure, lontano, un angolo di cielo si sta rischiarando Bisogna attendere
Forse, ritornerà il sereno.
Me lo auguro!
Non mi piace star fermo con questo gelo che mi penetra nelle ossa e mi fa sentire fragile come un cristallo, pronto ad incrinarsi al minimo sussulto
Maurizio Crispi (2 dicembre 2009)
Una traccia pubblicata su Facebook il 2 dicembre 2009, saltata fuori come “ricordo” con l’algoritmo
Mi hanno lasciato solo, al freddo, esposto alla pioggia
Prima, la mia vita era stata una bella festa, vedevo tanti bimbi ciarlieri attorno a me
Non immaginavo che, senza alcun preavviso sarei stato considerato una vita di scarto e gettato via con tanta indifferenza
I miei occhi vuoti non vedono più niente nuovo
Ma ho scoperto il modo di trarre consolazione da questa nuova esistenza che mi rimane - anche se non so per quanto tempo ancora
Guardo il cielo, così alto ed immenso sopra sopra di me, e le nuvole che, a volte, viaggiano come fiocchi cotonosi simili a pecorelle e che, altre volte, si addensano minacciose, incutendomi timore
Guardo il sole nel suo ciclo giornaliero e qualche volta la sua radiosità mi fa male, perchè sono una creatura della penombra.
Guardo la luna benevola e le stelle di cui è tempestata la volta celeste, di notte
E tutto questo mi tiene compagnia
Ora sei arrivato con quella macchinetta fotografica e mi hai salvato: anche se il mio corpo di carta si dissolverà presto, la mia immagine sopravviverà per molto tempo ancora
Grazie, amico sconosciuto, per avermi preso con te!
Un mio piccolo scritto dimenticato del 2 dicembre 2009. E appartiene alla categoria delle 'foto raccontate' o delle "foto parlanti'. La foto da cui scaturisce la piccola storia è un bell'esempio di
Questa mattina, mentre portavo a spasso la Frida, ho incrociato una signora che aveva al guinzaglio tre cagnotti tracagnotti (tutti e tre minuscoli ed altezzosi, da "grembo" - come si suol dire...)...
Dall'altro lato, avanzava contegnosa una signora, anche lei portata al guinzaglio da un biancocane (bianco come il bianconiglio) vecchiotto alquanto e dondolante sulle corte gambe.
Trafficato il marciapiede alle dieci del mattino!, ho pensato.
Cose che succedono quando si è pensionati e non si è più costretti ad orari antelucani!
Un "tecnico" di qualcosa era intento, assieme ad un suo collega, a trascinare un grosso televisore demodé lungo lo stesso marciapiedi
Fatica improba, visto che il suddetto era poco più di un rottame con viscere catodiche oscenamente esposte e fili pendenti come nervi recisi.
Il tizio - moderno Sisifo - si è distolto un attimo dalla sua fatica e, evidentemente colpito dal profluvio di cani in transito, e - prendendo me come interlocutore privilegiato (forse per via dell'inevitabile complicità scaturente dall'appartenenza allo stesso sesso) - ha detto: "La prossima volta che nasco, voglio nascere cane... Almeno, la vita me la godo... senza pensieri".
Quell’esperienza rimase per me come il modello archetipico del viaggio
Maurizio Crispi
Mio padre viaggiava spessissimo già quando ero piccolo Per via delle sue attività giornalistiche andava molto frequentemente a Roma Erano i suoi viaggi brevi, nervosi, andare e tornare senza ozi Negli anni ‘50 si viaggiava ancora molto in treno forse Ancora non esisteva nemmeno l’aeroporto di Punta Raisi che venne costruito in epoca più recente e c’era un traffico di voli di linea molto limitato sull’aeroporto di Boccadifalco, con piccoli aereomobili, semplici bimotori ad elica Quindi, il mezzo elettivo per viaggiare era il treno Mio padre andava a Roma a seguire spesso lavori parlamentari o per prendere contatti importanti per il suo lavoro giornalistico Una volta disse a mia madre che mi avrebbe portato con sé nel suo prossimo viaggio Io ero molto piccolo - potevo avere forse 10 o 11 anni al massimo Fui molto inorgoglito (ed eccitato) da questa idea di papà e non stavo più nella pelle Venne il momento della partenza e io salutai pieno di emozione la mamma che rimase in banchina a sventolare la mano in segno di saluto mentre ai miei occhi si andava facendo sempre più piccola Allora, viaggiando in treno, c’era il momento del passaggio dello stretto Quella fu per me una prima volta in assoluto Si usava allora - come poi ho fatto decine di altre volte nella mia vita di adulto - scendere dalla carrozza, che era stata appena imbarcata sul traghetto, sul ponte della nave per andare al bar a consumare qualche cosa (era un rito mangiare le arancine con carne di cui lì era in mostra una bella scorta) e poi affacciarsi all’esterno per osservare con emozione la costa siciliana che si allontanava e quella calabrese che farsi sempre più vicina. In quella mia prima esperienza ci fu il seme di tutte quelle, successive, dell’attraversamento dello stretto sia in andata sia in ritorno e sempre mi ritrovai a sperimentare le stesse emozioni di quella prima volta in cui ebbi in modo netto la percezione della nostra insularità Seguendo dunque il copione (quello che per molti era un rituale irrinunciabile) salimmo con papà sul ponte del traghetto, poiché lui voleva portarmi fuori ad ammirare il panorama (ma anche a farmi prendere consapevolezza - a toccar con mano - dell’insularità della Sicilia che ci stavamo lasciando alle spalle). Però prima venne intercettato da alcuni conoscenti e si fermò ad parlare con loro, forse suoi colleghi, per un tempo che a me sembrò interminabile. Io fremevo per l’eccitazione. Avrei voluto uscire al più presto per guardare fuori. Però papà s’era immerso in una fitta conversazione con i suoi colleghi - o forse persone importanti, pensa io così piccolo come ero - e quindi io ero là che guardavo dal basso in alto questa conversazione che andava avanti apparentemente infinita, un parlare di cui non capivo un bel niente Fu allora che provai ad interferire e tirai papà per i pantaloni con insistenza e lui mi guardò di rimando con uno sguardo duro che mi intimorì, come a dirmi “Stai al tuo posto, non interferire mentre parlo di cose di lavoro!” Rimasi come paralizzato. E rimasi ad aspettare senza dire altro. Questa cosa mi è rimasta profondamente impressa in tutti gli anni successivi. Mi viene sempre in mente quando Gabriel piccolino interferisce in una telefonata che ricevo - “importante” o di lavoro - che cerco di portare avanti mentre lui è presente. Invariabilmente, in queste situazioni, anche adesso che lui è decente Gabriel manifesta degli improvvisi bisogni, sente l’urgenza di dire qualche cosa di importante o di chiedermi qualche cosa. Quando era più piccolo, presi l'abitudine di non rispondere nemmeno e di rimandare le mie telefonate ad altro momento. Ogni volta che questo succede la mia mente torna a quell’episodio con papà, alla sua severità e al suo bisogno di dover tenere separati le sfere tra ciò che era la sua attività di lavoro la sua funzione di genitore.
Ieri, ho provato a raccontare a Gabriel questa piccola storia del mio passato, proprio dopo che aveva interferito in una mia telefonata…
Ma tornando a quel viaggio con papà, la cosa strana è non ne ricordo molti altri dettagli.
Questo episodio è quello che si staglia in maniera prepotente e che esce fuori da una nebbia indistinta, assieme alle impressioni del treno che sbuffando si allontana dalla banchina della stazione e la figura della mamma che si fa sempre più piccola, mentre ci saluta:
forse in questa immagine c'è l'archetipo di tutte le mie partenze successive che il più delle volte, avvenivano senza accompagnamento da parte di parenti stretti, familiari e amici.
Il più delle volte, da solo partivo e da solo ritornavo, bevendo sino all'ultima goccia il calice del viaggio.
Di quel viaggio con papà, ricordo un altra cosa e fu il fatto che mi portò a visitare il per me "mitico" negozio di giocattoli che, nei suoi viaggi frequenti visitava sempre, per portarmi ogni volta soldatini e modellini di automezzi militari. Il negozio, se non ricordo male, si chiamava Gulliver (adesso non ne ne trovo traccia, facendo una ricerca veloce su internet) ed era non lontano dall'albergo in cui mio padre scendeva e che era in pieno centro, a poca distanza dalla piazza dove campeggiava solenne la Colonna Traiana e dunque non distante dai luoghi topici per le sue attività giornalistiche e per i suoi incontri.
Mi parlava di questo negozio come di una vera e propria caverna delle meraviglie ed io morivo dal desiderio di visitarlo: quella volta fui accontentato.
Anche da grande, ormai autonomo nei miei spostamenti, ci tornai a comprare soldatini da collezione.
Non so se esista ancora.
Del resto di quel soggiorno, non ricordo granché - come ho detto.
Sicuramente, passavo diverse ore in albergo (ero abbastanza grande da stare da solo in camera, ma non tanto da andarmene in giro da solo), mentre lui sbrigava le sue cose.
Poi, al termine di quei due o tre giorni (nemmeno ricordo l'esatta durata del viaggio), risalimmo sul treno per tornare indietro in Sicilia,
E fu tutto.
Water Closet in the Box
Bidet in The Box
Biden in the Box
Jack in The Box
WC-Biden in the Box
il luogo ideale per passanti o runner
con lo stomaco in subbuglio
Cani e cacate di cani
Scarpe da corsa nuove,
appena acquistate,
sverginate/svezzate
dalle cacate dei cani di cui sopra
Cani che cacano
e i loro padroni di merda
che non puliscono
la merda dei propri cani,
santi e innocenti loro
Merda in the Box
Shit in the Box
Merda in the dreams
Merda night&day
E poi c’è skibidi toilet
con l’invasione degli ultracessi alieni
ed tutta un’altra storia
(Lo scritto originario è del 2011 - più o meno - e l'ho recuperato attraverso i ricordi di Facebook)
Sono arrivati gli skibidi Toilets!, ovvero l'invasione degli ultracessi alieni
Una testa che canta. O meglio, una testa che canta dentro un WC. Eh sì, a volte basta davvero poco per fare centinaia di milioni di visualizzazioni su YouTube.
Come dite, non sapete di cosa stiamo parlando? Allora non siete ancora finiti in quella parte strana di internet dove lo Skibidi toilet è un fenomeno inarrestabile, con tanto di web series che ha superato le 50 puntate. Seguiteci che vi raccontiamo tutto quello che dovreste sapere di Skibidi toilet.
Come dicevamo, Skibidi Toilet è una serie animata che da febbraio 2023 va in onda su YouTube. Il suo creatore è DaFuq!?Boom! e ha come protagonista una testa cantante che esce da un WC. O meglio, questa era la protagonista all'inizio, ma ora la trama è diventata più complicata di così.
Ci sono infatti tante teste cantanti che escono da altrettanti water e vogliono conquistare il mondo. Contro di loro si ergono le teste a camera, individui che indossano un abito e hanno una telecamera al posto della testa. Il cast dei personaggi però non finisce mica qui: nel tempo sono arrivate le teste a speaker e le misteriose persone TV. Altro che cast di Final Fantasy insomma!
Devo la scoperta degli Skibidi Toilets a mio figlio Gabirel che, in un pomeriggio di fine estate, me ne ha imposto la visione reiterativa, suscitando tuttavia il mio interesse e la mia curiosità. Alcune delle foto che si vedono sotto le ho fotografate direttamente nello schermo del televisore.
From Wikipedia, the free encyclopedia Skibidi Toilet Produced by Alexey Gerasimov 7 February 2023 - present Country Georgia Skibidi Toilet is a series of viral YouTube Shorts uploaded on the ...
Era diventato davvero troppo dispendioso in termini di tempi richiesti alimentarli entrambi, anche perchè nati per caso, mentre
armeggiavo - ancora alle prime armi - per creare un blog, me li ero ritrovati ambedue, benchè la mia idea originaria fosse stata quella di averne uno solo. Infatti, non a caso, le loro
intestazioni erano abbastanza simili: creatone uno - non ricordo quale dei due per primo - lo ho "perso" (per quanto strano ciò possa sembrare) e mi diedi alacremente da fare per ricrearne uno
nuovo. Qualche tempo - nel frattempo ero divenuto più bravino - il blog perso me lo ritrovai).
Ohibò! - dissi a me stesso - E ora cosa ne faccio?
La risposta più logica sarebbe stata: Disattiviamolo!. E invece...
Mi dissi: li tengo tutti e due. E così feci. E' stato bello finchè è durato...
Ma giocare su due tavoli - e sempre con la stessa effcienza - è molto complicato, ancora di più quando i tavoli diventano tre e
poi quattro e via discorrendo....
Con overblog ho trovato una "casa" che mi sembra sicuramente più soddisfacente e così, dopo molte esitazioni, mi sono deciso a
fare il grande passo del trasloco, non senza un certo dispiacere, perchè il cambiamento induce sempre un po' di malinconia e qualche nostalgia.
E quindi ora eccomi qua.
E quello che ho fatto - ciò mi consola molto - rimane là e chiunque se ha la curiosità può andare a dargli un'occhiata.